Circa 150 bambini rom nella regione della Tracia (Turchia occidentale) stanno
affrontando l'esclusione dalla scuola dopo che le loro dimore sono state
demolite dalle autorità municipali locali, in quello che è un piano di
riorganizzazione urbana rivolto contro i quartieri rom, la legge 5366. La
collezione di misure di rinnovamento dei centri urbani, molte delle quali sono
chiaramente in violazione degli articoli della Costituzione turca che
garantiscono ai cittadini i loro diritti, misure implementate in Turchia dal
2006, sono state al cuore della demolizione di molti quartieri rom nelle città
turche, tra cui il tristemente famoso quartiere di Sulukule nel centro storico
di Istanbul. La distruzione dell'insediamento di Sulukule ha seguito azioni di
demolizioni simili, che hanno visto negli anni recenti la distruzione dei
quartieri Kucukbakkalkoy e Kagithane a Istanbul, parte del quartiere di Turgut Reis
a Mersin e quello di Sur a Diyarbakir. Queste demolizioni diffuse di quartieri
rom sono anche una caratteristica della vita delle comunità dei Rom turchi in
buona parte del paese. Queste azioni sono spesso intraprese senza le dovute
autorizzazioni, preavviso breve o inesistente (senza il tempo adeguato per i
residenti di impacchettare i propri beni prima che siano distrutti assieme alle
case), quasi nessun indennizzo e scarse alternative offerte ad inquilini e
proprietari di questi quartieri. Le famiglie sono costrette a vivere in
condizioni terribili, in container temporanei senza servizi igienici, e dove
bambini, anziani e malati sono estremamente vulnerabili
La situazione in generale è catastrofica per le comunità coinvolte in questa
maniera e una piccola indagine riguardo i continui sgomberi forzati e le
distruzioni illegali delle case rom, assieme con il diniego basico di una serie
di diritti umani, è stata prossima per i principali attivisti legali dei Rom e
attivisti dei diritti umani. L'interesse verso Sulukule è stato ampiamente
dibattuto riguardo gli aspetti culturali della comunità in quanto centro della
musica e della danza rom negli ultimi dieci secoli, ma le principali
implicazioni politiche della situazione a Sulukule ed altrove raramente è stato
esaminato con alacrità e consistenza. Cin-cin Baglari, Sulukule, Kucukbakkalkoy
e Kagithane sono andati persi, demoliti per far strada ai programmi di
rinnovamento urbano, che prevedono la costruzione di lotti per la classe media
(spesso complessi esclusivi recintati) e la rovina dei quartieri rom una volta
prosperi e vitali. Il fatto che la maggioranza di questi piani di rigenerazione
siano rivolti ai quartieri rom, indica chiaramente che sono volti ad espropriare
le sezioni più deboli e vulnerabili della società, il popolo Rom turco. Il
compenso in termini finanziari, assieme alle implicazioni politiche di queste
azioni sono trascurabili per quanti conducono queste azioni, ed i profitti (per
non dire dei dubbi e delle ombre che sono stati dimostrati accompagnare questi
progetti di rinnovamento in Turchia) per gli investitori sono enormi.
Per terminare un lungo elenco di espropriazioni e distruzioni forzate dei
quartieri rom in Turchia, la comunità rom di Dikili nella Turchia occidentale è
stata obbligata a lasciare le proprie dimore e a rifugiarsi in tende e baracche
nella foresta a parecchi km. di distanza. Circa 100 famiglie sono state
recentemente allontanate dalle loro abitazioni, lasciando i loro figli esclusi
dalla scuola che frequentavano sia per la distanza che dovrebbero percorrere che
per la perdita della residenza locale, necessaria in Turchia per iscriversi a
scuola. 150 bambini ora affrontano un viaggio giornaliero di due ore per
raggiungere la loro scuola, ed i costi del viaggio senza alcun supporto
aggiuntivo sono eccessivi per famiglie già così impoverite. La questione della
sicurezza dei bambini in queste circostanze è stata crudelmente illustrata
quando una ragazzina rom di 8 anni è stata rapita nella foresta e violentata
mentre tornava a casa, secondo le cronache locali. Il colpevole è stato
rintracciato ed imprigionato, ma la vita della ragazzina è rimasta traumatizzata
da questa terribile esperienza e la sua famiglia è a pezzi per quello che ha
passato, e con ogni probabilità poco o nessun supporto sarà offerto dai servizi
sociali o infantili alla figlia di uno dei gruppi più disprezzati nella società
turca. Secondo una recente ricerca, sovraccarichi di lavoro e a corto di
personale, questi servizi sono stati manifestamente indicati per un approccio
meno che positivo ai bambini rom e alle loro famiglie.
Più attenzione è stata giustamente focalizzata alla persecuzione e
discriminazione che sono cresciute in maniera allarmante nella Repubblica Ceca,
Ungheria, Slovacchia e altrove nell'Europa centrale e orientale. La sofferenza
delle comunità rom in tutti questi paesi ed anche altri, come ad esempio il
tentativo di impedire la demolizione della comunità di Dale Farm in GB, e la
partenza dei Rom rumeni dall'Irlanda del Nord, sono indicative della crescita di
sentimenti xenofobi ed ultra-nazionalisti e della nuova crescita dei partiti di
estrema destra in Europa, come evidenziato dai recenti risultati delle elezioni
UE. La continuata ed assolutamente inaccettabile situazione delle comunità Rom
ed Egizia nei campi di Mitrovica nel Kosovo, atrocemente avvelenate dai depositi
di metalli pesanti delle vecchie miniere di Trpca e la negligenza delle agenzie
internazionali, è un'altra caratteristica di questa spensierata negligenza sui
diritti, benessere ed esistenza reale del popolo rom. I sempre-troppo-frequenti
richiami alle istituzioni sovranazionali ed ai governi nazionali di affrontare
questi temi apparentemente cadono in orecchie sorde, come i rapporti di
rispettate agenzie internazionali, OnG ed attivisti rom locali e persino del
Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa sono apparentemente poco
utili, nonostante i chiari, persuasivi e validi argomenti portati in ogni
rapporto da questi individui ed organizzazioni coinvolti.
La domanda su quanto possa ancora continuare il diniego dei più basici
diritti dei cittadini più vulnerabili negli stati europei, sembra non avere
risposta, dato che l'alienazione dei cittadini rom in Italia, GB, Ungheria,
Slovacchia e Turchia - la maggior parte firmatari di diversi convenzioni
esistenti per proteggere i più vulnerabili, come stati membri e stati candidati
ad esserlo - e sembra destinata a continuare, siamo "altri" e stiamo diventando
apparentemente non-persone davanti alla legge, letteralmente alieni in patria.
La strada verso l'inferno per il popolo rom in questi ed altri stati europei è
pavimentata con le rovine delle loro comunità, persino le loro stesse vite che
hanno ricoperto tutte le buone intenzioni. La retorica dei diritti rom da parte
dei governi, degli stati e delle istituzioni sovranazionali è pura sofisticheria
e semantica, un "paravento" per assicurarsi i benefici dell'appartenenza alla
UE, a spese dei più poveri e dei più espropriati, i Rom. Il catastrofico
fallimento della politica che è il risultato della quasi completa mancanza di
volontà politica di realizzare le misure per un cambiamento reale e durevole verso
le comunità rom, sembra a questo punto sempre meno mancanza di capacità e di più
una scelta deliberata e cinica.
Per le comunità rom di Turchia, l'edificazione di eventi che sanciranno
Istanbul come Città della Cultura Europea 2010 hanno poco significato. Sono
stati rigettati da Istanbul e altrove dalle autorità municipali che intendono
sradicare la loro presenza e la loro storia - Sulukule per esempio è stata
rinominata Karagumruk, cancellando così il reale punto di origine per le
migrazioni verso l'occidente nel resto d'Europa a partire dal XII secolo. Se,
come argomenta il filosofo Avishai Margalit (The Ethics of Memory, Harvard
University Press, 2004) la memoria condivisa è il ricordo che gli individui
hanno in comune per assicurare la perpetuazione delle comunità e che queste
comunità richiedono che la memoria sia istituzionalizzata in qualche modo nei
luoghi, edifici, monumenti e storie, allora la distruzione di questi quartieri
rom è un esercizio nel cancellare la reale esistenza di noi come popolo rom
dalle mappe topografiche e mnemoniche di panorama urbano come è stato costituito
per quasi un migliaio di anni in queste terre. L'abusata nozione dei Rom come
popolo "dimenticato" in Europa deve anche vedersi nella stessa luce, meno di uno
slittamento della mente e più di una cancellatura continuata e intenzionale…
Dr. Adrian R. Marsh,
PhD International Romani Studies Network
Un comune campano contro la legge sulla sicurezza. Ronde vietate e tasse
sui rinnovi a carico del primo cittadino
Roma – 24 luglio 2009 - La risposta alle ordinanze anti immigrati dei sindaci
leghisti arriva da Sicignano degli Alburni, poco più di tremila abitanti in
provincia di Salerno.
In questo paese, dove il 10% dei residenti sono immigrati, si vive secondo il
sindaco Alfonso Amato "una vera integrazione". E in nome della convivenza
pacifica e dell'uguaglianza dei diritti tra italiani e stranieri a Sicignano non
si applicheranno tre punti chiave della nuova legge sulla sicurezza.
È scritto in altrettante ordinanze firmate dal sindaco ai primi di luglio,
subito dopo il via libera alla legge in Parlamento.
"Per l'intero territorio comunale – recita la prima – è categoricamente vietato
ogni e qualsivoglia ricorso alle ronde". Una scelta giustificata dal fatto che
Sicignano "si è sempre distinto per l'assoluta civiltà dei suoi abitanti
(cittadini italiani e cittadini-fratelli stranieri)" e quindi "non ha bisogno
alcuno né di ronde né di delegare a privati l'imprescindibile funzione di tutela
della convivenza civile".
Le altre due ordinanze sono invece dedicate ai nuovi contributi sulle domande
per la cittadinanza (200 euro) e per il rilascio dei permessi di soggiorno (da
80 a 200). Tasse, recitano i provvedimenti, "assolutamente spropositate e
smoderatamente esose", che potrebbero addirittura ostacolare la presentazione
delle domande da parte dei "fratelli stranieri".
La soluzione? Gli immigrati non sborseranno un euro, perché le tasse su permessi
e cittadinanze verranno versate "tramite prelievo dall'indennità di carica del
sindaco". Il primo cittadino ha deciso insomma di tagliarsi lo stipendio pur di
non far pagare gli immigrati contributi che ritiene ingiusti.
Al di là della sostenibilità dell'iniziativa (l'indennità del sindaco di un
paesino non è certo milionaria…), la battaglia di Sicignano non finisce qui.
Amato vuole coinvolgere anche altri sindaci e lanciare un referendum abrogativo
contro il reato di immigrazione clandestina: "Un'offesa - dice - alla cultura
giuridica del nostro Paese, incriminare una persona perché è nata in Africa
anzichè in Italia è una bestialità".
Di Fabrizio (del 31/07/2009 @ 08:56:53, in sport, visitato 2038 volte)
Forse i lettori che ci seguono da più tempo, si ricordano
della Homeless World Cup, il torneo mondiale di calcio per senza fissa
dimora, a cui partecipò la squadra italiana, la "Multietnica" nata nel
campo rom di Triboniano.
Qua la recensione del libro, che ne racconta la nascita e la prima vittoria
nel 2004. Nel 2005, seconda vittoria italiana, in un torneo che fu seguito sul
campo e dietro le quinte giorno per giorno da questo blog e che potete trovare
riassunto
qua
(vi invito a rileggerlo).
Dopo tanto silenzio, torno a parlare di loro. La prossima
Coppa Mondiale si svolgerà a Milano dal 6 al 13 settembre e ieri ho
ricevuto una mail che vi riporto qua sotto.
Buona sera,
l'Ufficio stampa della Nuova Multietnica (ONLUS) con la presente e-mail
parla a nome del nostro ct. Bogdan Kwappik allenatore della Nazionale Italiana
Homeless world cup e attuale presidente della A.S.C. Nuova MultiEtnica (ONLUS)
di Milano.
Vogliamo comunicare che, nonostante nella conferenza stampa di lunedì
27/07/09 con presenti il ministro alla difesa La Russa e il sindaco di Milano
Letizia Moratti in veste di Ambasciatrice dei senza tetto alla presentazione del
prossimo mondiale di Homeless World Cup Milano 2009, siamo stati vittime di
eventi degni di nota. Con esplicita fermezza vogliamo esprimere il nostro più
estremo rammarico e preoccupazione per gli eventi che stanno condizionando i
nostri preparativi per il mondiale che si terrà all'arena di Milano dal 6 al 13
settembre, noi come di consuetudine ci alleniamo due volte alla settimana e ci
ritroviamo tutti alla stazione di Lambrate a Milano per poi essere portarti al
nostro campo di allenamento con un furgone situato nei pressi della villetta
dell'idroscalo di Milano, vogliamo sottolineare l'accaduto di oggi 29/07/09
pressappoco per le 19:00 a Lambrate due tizi in moto hanno colpito con un sasso
il nostro furgone attentando all'incolumità del nostro mister che fortunatamente
era appena sceso dal mezzo, danneggiando lievemente il parabrezza, ma creando
scompiglio e paura nel nostro gruppo, questo episodi sottolinea la pressione che
piano piano stiamo subendo sempre di più avvicinandoci al mondiale,noi come
giocatori che parteciperanno alla Homeless worl cup rappresentiamo il mondo
povero e disagiato dell'Italia e il fenomeno dell'immigrazione e della loro
integrazione, quindi noi portavoce di queste realtà ora ci sentiamo minacciati e
spaventati da questi eventi sempre più eloquenti, noi ci chiediamo come sia
possibile tutto questo, come possono succedere cose del genere. inoltre un altro
evento sempre più sconvolgente è accaduto a dei nostri giocatori, più
precisamente a dei nostri compagni rom, sono stati minacciati e maltrattati da
dei carabinieri
di far sgombrare il loro accampamento con la forza dove all'interno ci sono
presenti donne e bambini, tutto questo nelle vicinanze di un evento
importantissimo che parla proprio di senza tetto è una cosa gravissima che
speriamo si possa risolvere nel migliore dei modi. vogliamo che la nostra voce
venga ascoltata e letta da tutti i giornali e ogni forma di telecomunicazione
per far capire che noi ci siamo e che non ci arrendiamo davanti a tutto questo,
noi abbiamo formato un buon gruppo che viene sempre più fortificato grazie
all'aiuto del ct. Bogdan che si sente sempre più motivato a continuare questa
scalata e a non mollare mai. Chiediamo l'aiuto a tutte le associazioni benefiche
affinché ci facciano sentire parte di una grande realtà e non come adesso che ci
sentiamo sempre più soli.
Distinti saluti.
Per le minacce rivolte ai giocatori della nazionale senza tetto contattare
direttamente i giocatori coinvolti
Florian Matei : 3298990762
Patru Florian : 3273410206
Di Fabrizio (del 30/07/2009 @ 09:46:55, in Regole, visitato 2142 volte)
Segnalazione di Demetrio Gomez
ADRA (ALMERÍA), 28 luglio
La giunta andalusa, attraverso il servizio Giochi e Spettacoli, ha decretato
la chiusura provvisoria del chiringuito "Garfield" situato sulla spiaggia
di levante nella località almeriense di Adra per "aver infranto la normativa
vigente riguardo il diritto di ammissione", dopo che lo stabilimento è stato
denunciato dall'associazione culturale gitana "El callí abderitano", la quale
afferma che si negava l'ingresso a persone di etnia gitana.
Fonti della giunta andalusa hanno specificato ad Europa Press che la misura
si mantiene "in forma cautelare" sin quando il locale non possa comprovare di
aver sanato le deficienze della denuncia, tra le quali, secondo la segnalazione
dell'associazione, il pagamento di 20 euro per le persone gitane per conseguire
un'identificazione personalizzata con la firma del gerente che permetta loro di
passare il recinto, quando l'entrata è gratuita.
Secondo la relazione sui fatti da parte dell'associazione, i guardiani del
locale "pongono qualsiasi scusa, sia i vestiti o che sia in corso una festa
privata" per impedire di passare alle persone di etnia gitana, motivo per cui si
è rivolta al Consiglio comunale di Adra (PP), alla Giunta di Andalusia e alla
Sottodelegazione del Governo in Almería per denunciare i fatti.
L'associazione segnala anche che è stata informata dei fatti anche
l'Unità del Corpo della Polizia ascritta alla Comunità Autonoma di Andalusia
che, affermano, si sono presentati lo scorso 10 luglio nel locale dove
"scoprirono deficienze in materia di sicurezza", secondo la versione
dell'associazione.
"El callí abderitano" aveva già formulato denunce e reclami amministrativi su
questo locale prima di rilevare che il chiringuito non ammetteva il
passaggio di persone di etnia gitana nel locale, da cui i suoi membri accusarono
tanto il gerente che i portieri del chiringuito di reato di
discriminazione.
I membri dell'associazione ricordano così che lo scorso 30 maggio si
presentarono attorno all'1.00 nello stabilimento per comprovare se si
verificavano i fatti in seguito segnalati. Al loro arrivo, osservarono che il
locale era quasi vuota e che all'ingresso c'erano dei controllori che, secondo
le loro dichiarazioni, negavano l'ingresso solamente a persone di etnia gitana,
adducendo che c'era una "festa privata".
"Non era segnalata né c'era alcuna traccia di tale festa privata",
ha indicato il denunciante, il quale ha assicurato che insistendo con i
guardiani perché gli spiegassero il motivo per cui non li lasciavano
entrare, questi lo guardarono in modo "intimidatorio", al ché sollecitò il
foglio dei reclami dello stabilimento, che pure furono negati, da cui la
denuncia.
Con la presenza della polizia sul luogo dei fatti, l'associazione ha
interposto nuovi reclami amministrativi, un reclamo penale ed ha ottenuto di
denunciare anche la presenza di un minore di 15 anni dentro il locale. "E'
inaudito che se neghi l'ingresso ad una persona di etnia gitana di 40 anni e si
permetta di accedere ad un minore di 15 anni", ha detto uno dei portavoce nelle
dichiarazioni a Europa Press.
Di Fabrizio (del 29/07/2009 @ 22:59:03, in Italia, visitato 1899 volte)
Segnalazione di Tom Welschen
CorriereFiorentino.it Impegnati otto mezzi dei pompieri per domare l’incendio scoppiato in via
Lucchese. Mistero sulle cause, probabile l’origine dolosa
Deve essere stata una brutta bestia, questo incendio. Veloce e aggressiva,
almeno a giudicare da quel che ha lasciato dietro di sé. Non che prima il
paesaggio fosse memorabile — campi di sterpaglie tra via Lucchese e
l’autostrada, tra una fabbrica e l’altra — ma ora si è aggiunta la desolazione
nera e piatta creata dal fuoco. La bestia sembra essersi fermata all’improvviso
davanti alle baracche tirate su da un gruppo di rom. C’è come un confine
invisibile: forse l’intervento dei vigili del fuoco, o forse la terra dura e
senza sterpaglie dove si trovano gli alloggi di fortuna, hanno impedito alle
fiamme di arrivare all’accampamento, che comunque era fortunatamente vuoto.
L’incendio invece ha cancellato un altro accampamento di rom che si trovava
pochi metri più in là ed era anch’esso deserto al momento del rogo.
IN VIA LUCCHESE - "Interno" via Lucchese, angolo tra l’ex Longinotti e
l’autostrada, al confine fra Sesto e Campi. Le due baraccopoli sono andate
distrutte giovedì scorso, in piena mattinata. I pompieri sono intervenuti alle
11.43 per "incendio baracche", come spiegano dal comando di via La Farina, e si
sono trovati di fronte una situazione non facile. Per domare le fiamme ci sono
voluti ben otto automezzi, e anche Prato ha dovuto dare una mano. Qual è la
causa del rogo? "Ci sono indagini in corso", rispondono dal comando fiorentino.
È possibile che si sia trattato di un fenomeno di autocombustione?
"L’autocombustione è una favola tutta italiana. E poi l’area bruciata è vasta,
troppo vasta". E l’ipotesi di un incidente — una persona rimasta negli
accampamenti che magari cercava di cucinare qualcosa con un fornellino — è
realistica? "Ci sono indagini in corso", è ancora la risposta che arriva dai
vigili del fuoco. Chi conosce i due gruppi di rom, l’associazione "Medici per i
diritti umani" (Medu), spiega che è difficile che a quell’ora ci fosse ancora
qualcuno nelle baraccopoli. "Nella prima, quella più vicina all’ex Longinotti e
risparmiata dalle fiamme — dicono Andrea Bassetti, responsabile del progetto
rom, e Marco Zanchetta — vivono una ventina di persone tra i 25 e i 65 anni, rom
di nazionalità rumena, che di giorno lavorano o vanno a chiedere la carità. Non
ci sono bambini piccoli".
MISTERO SULLE CAUSE - E qualcuno sembra voler continuare a viverci, visto
che sulle "macerie" delle capanne abbattute sono state tirati su ripari ancor
più di fortuna, delle specie di tende canadesi fatte con materassi, compensato e
lamiere. "Nel campo distrutto dall’incendio — proseguono i due di "Medu" — c’era
gente ancora più giovane, ragazzi e ragazze che tra l’altro vivevano nella
situazione più decorosa tra quelle di questo tipo che conosciamo". Ne parlano al
passato perché questi giovani rom, quelli della seconda baraccopoli, sono tutti
spariti dal giorno dell’incendio. Tutti o quasi. Uno di loro, con cui Bassetti
ha parlato al telefono, si è rifugiato dentro l’ex fabbrica Osmatex, sempre
lungo via Lucchese: un’area che fu sgomberata all’inizio di luglio dell’anno
scorso, ma adesso è di nuovo occupata, secondo quanto raccontano i due di "Medu"
che fanno visite periodiche anche lì per dare una prima assistenza medica a chi
ci vive. Gli altri, invece, non si sa dove siano. Mentre i "superstiti" (una
trentina) ieri hanno acquistato alcune tende "igloo" (altre sono state regalate
da alcuni sacerdoti) e si sono riaccampati lì dov’erano le baracche distrutte.
Pare però che l’intenzione sia quella di spostarsi al più presto. L’associazione
di Zanchetta e Bassetti conosceva da poco tempo le due baraccopoli che sono
andate distrutte giovedì scorso. "Il 20 luglio siamo andati a fare una visita—
raccontano — e abbiamo notato che intorno al secondo campo c’era un’area
bruciata, come a delimitarlo. Abbiamo chiesto cos’era successo e i rom ci hanno
risposto che non erano stati loro". Allora chi? "Loro non hanno visto gli
autori. Ma non vorremmo che fosse stato una specie di avvertimento". Di sicuro è
un altro mistero di questa storia.
Paolo Ceccarelli 28 luglio 2009 (ultima modifica: 29 luglio 2009)
Di Fabrizio (del 29/07/2009 @ 09:39:34, in Europa, visitato 2197 volte)
Vi invito a leggere
l'articolo del nostro presidente Juan de Dios Ramírez Heredia, pubblicato il 28 luglio sul giornale spagnolo "El
Mundo". [...]
Questo testo
contiene chiaramente la filosofia e gli obiettivi della nostra organizzazione,
condivisi dalla maggioranza delle entità che lavorano per la promozione,
sviluppo e progresso del nostro popolo.
But baxt, Sastipen thaj Mestipen
Manuel
García Rondón - Segretario Generale di
Unión
Romaní
UNION
ROMANI
Dirección Postal/Postal Address:
Apartado de Correos 202
E-08080 BARCELONA (Spain)
Sicuramente il
presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, occuperà un posto di rilievo nella
storia del suo paese non solo per essere il primo presidente negro della nazione
più grande del mondo, ma anche per aver preso ieri decisioni politiche
inimmaginabili che segneranno il suo mandato come uno dei più innovatori in un
paese abituato a sentirsi, forse a ragione, l'ombelico del mondo.
Ho letto con
ammirazione il suo discorso pronunciato giorni fa durante il congresso
dell'Associazione Nazionale per il Progresso delle Persone di Colore, che
celebrava il primo centenario della sua esistenza, e non ho potuto sfuggire alla
sensazione di sentirmi direttamente rappresentato dalle sue parole. Anzi, ho
fatto l'esercizio di sostituire semplicemente la parola "negro", ogni volta che
appariva nel testo, con la parola "gitano" e il discorso si trasformava in un
messaggio assolutamente adeguato alla nostra realtà. Per questo oggi mi sento
confortato nel constatare che l'uomo più potente della terra sia un negro che ha
detto alle persone della propria etnia quello che alcuni di noi gitani andiamo
dicendo ai nostri simili da più di trenta anni. Da domani, quando ripeterò alla
mia gente quello che vado dicendo da molto tempo, dirò loro che non sono parole
mie, ma che è lo stesso presidente degli Stati Uniti a pronunciarle: " Si, se
sei gitano, le possibilità di crescere tra la delinquenza e le bande sono
maggiori; si, se vivi in un quartiere povero, affronterai difficoltà che coloro
che vivono nei quartieri residenziali ricchi non devono fronteggiare. Ma queste
non sono ragioni sufficienti per ottenere note negative, queste non sono
motivazioni esaurienti per non andare a scuola o per abbandonare gli studi.
Basta con le scuse! Nessuno ha scritto il tuo destino al posto tuo. Il tuo
destino è nelle tue mani. Non ci sono scuse!".
Noi gitani
spagnoli, - che senza dubbio siamo un collettivo privilegiato se paragonato ai
nostri fratelli nel resto d'Europa, - patiamo ancora un altissimo tasso di
analfabetismo e le condizioni di vita di buona parte della nostra popolazione
sono quelle proprie di coloro che
formano i gruppi di esclusione e "lumen" sociale. Per questo acquistano maggior
valore le parole del presidente gitano degli Stati Uniti che a due mesi
dal giuramento sul suo mandato si dovette confrontare con un rapporto che
sosteneva che "i negri negli Stati Uniti possiedono il doppio delle possibilità
di restare disoccupati, il triplo delle possibilità di vivere in povertà, e sei
volte di più quella di andare in carcere rispetto ai bianchi".
E´vero che, come
dice il saggio proverbio castigliano, "la casa di Santa Maria non è stata
costruita in un giorno", ma non è meno certo che il ritmo frenetico delle
trasformazioni che sta sperimentando la società maggioritaria da poco più di
mezzo secolo, obbliga noi gitani europei a fare uno sforzo supremo affinché il
cambiamento che auspichiamo sia efficace e che possiamo essere, una volta per
tutte, artefici del nostro destino e amministratori della nostra libertà. E il
presidente Obama ci ha detto che "in ultima istanza, siamo noi che dobbiamo
coltivare il nostro destino giorno per giorno". Questo mi porta a formulare, in
linea con il pensiero del presidente statunitense, alcune proposte per i gitani
spagnoli.
Prima: Non
riponiamo troppa fiducia nei sovvenzionamenti del Governo. Le sovvenzioni devono
essere un mezzo, mai un fine. Anzi, quando le sovvenzioni non sono pienamente
giustificate, o si concedono con criteri presumibilmente estranei alla volontà
degli stessi gitani, possono essere una remora che ci condannerà
irrimediabilmente al clientelismo e alla dipendenza dalla mano che ci alimenta.
"I programmi di governo – ha detto Obama - non otterranno da soli che i nostri
figli giungano nella terra promessa. E il Governo deve essere una forza per
fornire opportunità e una forza per munire di libertà."
Seconda:
E´necessario che siamo noi stessi gitani a essere coinvolti direttamente nella
trasformazione della nostra realtà. Nessun popolo ha raggiunto la prosperità a
partire dal colonialismo politico, culturale e caritatevole. Finché il
Parlamento Europeo si è espresso nella Risoluzione approvata lo scorso 11 marzo
intimando che noi gitani partecipiamo a tutte le decisioni previste dai governi
e dirette alla nostra comunità. E chiede che si rispetti la nostra capacità e la
nostra responsabilità di organizzarci autonomamente. Ma non ci inganniamo. A
nulla serviranno i buoni propositi dei governanti se non siamo noi, i gitani
stessi, coloro che lottano per progettare il proprio destino. Lo ha detto Obama:
"Nei gitani si deve operare un cambio di mentalità, un nuovo insieme di
attitudini al fine di prendere le redini della propria vita".
Terza: Dobbiamo
aspirare a ottenere un autentico potere gitano. Ormai non basta che i governi
mettano nelle nostre mani le risorse destinate a realizzare la nostra
emancipazione e con quella l'uscita dall'esclusione sociale a cui siamo
sottomessi. Il presidente degli Stati Uniti, che è negro, figlio di padre negro
e di madre bianca, ha conosciuto e sofferto le ferite dell'emarginazione, che lo
hanno portato a dire "si continua ad avere ingiustizia nei confronti dei negri,
che si vedono relegati all'ultima posizione in tutte le scale del benessere". Le
sue parole sono perfettamente applicabili ai gitani spagnoli quando dice che:
"Il dolore della
discriminazione si sente ancora tra di noi, ma questo non giustifica che (...)
vengano condannati alla disperazione o a ruoli secondari in questo paese. (...)
Desidero che aspirino a diventare scienziati e ingegneri, dottori e maestri, non
solo giocatori di pallacanestro o rapper".
Sono stato
un'eccezione privilegiata nella vita politica spagnola. Avendo avuto le stesse
umili origini di Obama, sono stato Deputato nel Parlamento spagnolo e nel
Parlamento Europeo per 23 anni consecutivi della mia vita. Ma con me si è
spezzata tristemente la continuità. Nessuno ha più occupato il posto che
ricoprivo a Madrid o a Strasburgo. E´vero che in Spagna attualmente ci sono due
deputati autonomisti gitani: uno è il mio carissimo amico Manuel Bustamante che
si trova nella Corte Valenciana come rappresentante del Partito Popolare, e
l'altro è il mio compagno del Partito Socialista Francisco Saavedra, che si
trova nell'Assemblea Extremadura.
Ma è vergognoso che non ci sia rappresentanza gitana nel Parlamento
dell'Andalucia, regione in cui
vive la metà dei gitani spagnoli, né nel resto delle istituzioni di
rappresentanza democratica del paese.
Il vero potere
gitano si attuerà il giorno in cui accumuleremo meriti affinché il presidente
del Governo, consapevole della forza che rappresentano più di 700.000 gitani
spagnoli, nomini un ministro o una ministra, Segretario di Stato o Direttore
generale che siano gitani. E in più ci si potrebbe aspettare, perché no? che il
prossimo Direttore generale della Guardia Civile sia un gitano. Questo sarebbe Gipsy Power!
Quarta: Infine
desidero rivolgermi proprio a quei gitani che bandiscono la propria gitanità.
Conosco molti gitani che sono professori universitari, cattedratici, medici,
ingegneri, economisti, avvocati, così come piccoli e medi imprenditori, etc.
Devono rendere pubblica la loro condizione di gitani. Questo ci dà prestigio e
contribuisce in modo positivo alla rivendicazione del nostro buon nome. Sono
convinto che quando qualcuno viene nel mio ufficio di avvocato per essere
difeso, collega alla mia condizione di gitano la fiducia nel fatto che
professionalmente io sia chi di meglio gli possa far vincere una causa.
Nessuno lo ha
detto meglio di Barak Obama, delle cui parole ci appropriamo e andiamo a
scolpire sul frontespizio di tutte le nostre organizzazioni: "È ora che i bimbi gitani aspirino a diventare scienziati, ingegneri, giudici del Tribunale
Supremo e presidenti del Governo della nazione".
Fanfare Ciocarlia, la brass band che è ormai una bandiera. Dei Rom Giovedì 30 luglio in Piazza Varchi a Montevarchi, Arezzo. Ritmi indiavolati e
malinconiche melodie, sulla scia di Bregovic e Kocani Orkestar. Festival
Orientoccidente, ingresso gratuito.
Viene da un piccolo villaggio della Moldavia la brass band più veloce del
mondo. Sembrano usciti da un film di Emir Kusturica gli undici musicisti di
questa banda tzigana, un tempo in servizio permanente per matrimoni, battesimi e
altre cerimonie, e ora assurti al rango di concertisti, sulla scia di Goran
Bregovic e della Kocani Orkestar. Con un repertorio sospeso tra Medio Oriente,
Turchia, Serbia, Macedonia e Romania, la "fanfara dell'usignolo" è da almeno tre
lustri la bandiera dei popoli rom e sinti, per un'Europa senza confini.
Ha esportato il canto delle diverse lingue zingare e i suoni della tradizione
balcanica collegandoli ai ritmi mediterranei. Feste di paese e virtuosismi.
Hanno fatto danzare indistintamente il pubblico giapponese, europeo ed
americano, come documenta il film "Iag Bari - Brass on fire".
Giovedì 30 luglio - ore 21,30
Piazza Varchi - Montevarchi - Arezzo
Info tel 055.9120363 www.orientoccidente.net
Ingresso libero
Di Sucar Drom (del 27/07/2009 @ 12:25:37, in blog, visitato 1914 volte)
Milano, durissima sentenza contro Alessandro Braidic
«Sul cofano della sua auto c’era una persona viva, anziana, con una gamba
spezzata, ma disperatamente attaccata alla vita e lui lo ha trascinato per 120
metri e l'ha gettato a terra come un pupazzo». Con queste parole il pm di...
Roma, continua il toto “campo”
Un “campo nomadi” da raddoppiare e trasferire a Vermicino o Tor Vergata, le
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Rom e Sinti, convocata a Bologna l'assemblea della federAzione
Il Presidente Radames Gabrielli e il Segretario Yuri Del Bar hanno convocato
l’assemblea della federAzione “Rom Sinti Insieme” a Bologna, martedì 21
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42 (zona Corticella, uscita Tangenziale numero 6)...
Cristina e Violeta, un anno dopo
Cristina e Violeta erano due “zingare”. Cristina e Violeta erano due romnì
bellissime. Cristina e Violeta erano due indesiderate. Cristina e Violeta erano
due ragazzine e solo qualche giorno prima avevano preso loro le impronte, per
schedarle. Si racconta che Cristina si e...
Napolitano: chi mi critica non conosce la Costituzione
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano assicura di ''prestare
attenzione a tutte le osservazioni e le riserve'' che gli vengono rivolte, dalle
quali ''trarrò beneficio per l'ulteriore svolgimento del mio mandato'' e cioè
''rispettare la Costituzione''. Certo, dice il C...
Milano, il bimbo che scippava in Centrale: «vorrei essere adottato»
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Brescia, “sposa bambina”: condannati marito e suoceri
Si è concluso, in Tribunale a Brescia, con tre condanne, il processo per la
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Lettera aperta al Presidente della Repubblica
Egregio Signor Presidente, sono un esponente delle minoranze sinte italiane.
Sono anche un Ministro di Culto della Missione Evangelica Zigana (MEZ),
riconosciuta dallo Stato italiano attraverso le Assemblee di Dio in Italia
(ADI). In questi mesi tantissime sono state le persone...
Roma, crediti formativi per gli studenti impegnati nel sociale
Il comune di Roma e l'Ufficio scolastico regionale per il Lazio hanno siglato un
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Roma, tolleranza zero in appalto
Immaginate un sindaco abbastanza giovane, eletto in una grande città, con un
ferreo programma di legge e ordine, una città molto sporca ma non criminale (18
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milione di abitanti) che fa sapere al suoi elettori: “Non ce la faccio più...
Lamezia Terme (CZ), Pamela Bevilacqua si è diplomata
Pamela Bevilacqua è la prima ragazza rom di Scordovillo a conseguire la
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Emilia Romagna, contro le discriminazioni firmato accordo Unar-Regione
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promossa dal Dipartimento per le Pari Opportunità e...
Massa, scontri tra ronde
Scontri alla periferia di Massa, la notte fra sabato e domenica, tra la prima
ronda proletaria antifascista, organizzata dai Carc (Comitati di appoggio alla
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simpatizzanti di destra. Il bilancio di una notte di te...
Roma, sgomberato un "campo nomadi"
E' stato sgomberato all'alba l’insediamento rom, presente da circa 20 anni, con
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in zona Rustica a ridosso del Grande raccordo anulare della Capitale, nei quali
vivevano circa 140 persone...
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