Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 04/10/2008 @ 09:36:34, in scuola, visitato 1737 volte)
Da
Hungarian_Roma
Parigi, 29 settembre 2008 - La Presidenza Francese del Consiglio
dell'Unione Europea [ha tenuto] un secondo summit sull'uguaglianza a Parigi il
29 e 30 settembre. Lívia Járóka MEP (EPP-ED) ha puntualizzato che la
segregazione prevalente e la discriminazione costante affrontata dai bambini
Rom, impatta negativamente sul loro futuro e sulla capacità di trovare un
impiego remunerativo quando cresceranno.
Escludere i bambini Rom dalla scuola, come pure segregarli dalle scuole
principali, li depriva del diritto fondamentale all'istruzione ed ostacola
direttamente la loro capacità di continuare verso una più alta istruzione o di
accedere a migliori lavori pagati che potrebbero essere messi a loro
disposizione, e propaga l'esclusione sociale ed economica che oggigiorno
caratterizza così tante comunità Rom. La continuata marginalizzazione della
gioventù Rom causerà alla società la perdita di una fonte significativa di
creatività e contribuzione sociale. Il costo del mantenimento delle scuole
segregate, assieme all'ingiusto trattamento discriminatorio verso i Rom, avranno
conseguenze negative nel lungo termine per i governi europei. "Per questa
ragione, investire nell'istruzione dei Rom non è soltanto moralmente giusto, ma
aiuta anche al rafforzamento dell'Economia Europea," ha dichiarato Járóka.
Livia Járóka ha anche sottolineato l'importanza del livello di coinvolgimento
europeo riguardo l'impegno a lavorare per desegregare le scuole, ed ha
evidenziato il ruolo strategico in questo processo della Commissione Europea. Ha
richiesto una campagna d'azione per un'istruzione giusta e di qualità. Ha
dichiarato: "Le direttive UE devono servire soprattutto a questo scopo. Il
circolo vizioso di istruzione sotto gli standard, ghettizzazione nell'alloggio e
disoccupazione cronica, sono evidentemente collegati. Se questo circolo dev'essere
rotto, i giovani Rom devono avere, almeno, pari accesso alle scuole e alle
università, e dev'essere dato loro il giusto posto nella società.
For further information:
Járóka Lívia (EPP-ED/Fidesz) , T.: 0032 2 28 45215
Vera Stricki GSM.: 0032 472 90 27 34
http://fidesz-eu.hu/
Hölvényi György
sajtótanácsos/ press councillor
sajtóosztály/Press Service
EPP-ED Group - képviselőcsoport
Európai Parlament/European Parliament
Tel: +322/284 23 93 (BRU), +33/3881 73718 (STR)
Di Fabrizio (del 27/09/2008 @ 08:50:20, in scuola, visitato 1747 volte)
Da
Bulgarian_Roma
17 settembre 2008 COMUNICATO STAMPA
Sofia, Bulgaria. Il 15 settembre segna l'inizio di un nuovo anno
scolastico in Bulgaria e la fine della segregazione scolastica per circa 200
studenti Rom a Blagoevgrad. Gli studenti, che frequentavano la scuola
elementare speciale N° 1 a Blagoevgrad, saranno spostati in diverse scuole
cittadine dove avranno una migliore istruzione e per i primi tempi impareranno
in un ambiente integrato con i loro pari di altri gruppi etnici.
Gli sforzi di desegregazione scolastica furono lanciati un anno fa a
Blagoevgrad attraverso un progetto, appoggiato dal Fondo Educazione Rom che
pilotò l'integrazione di cinquanta studenti Rom in scuole miste cittadine e
sollevarono il fine della segregazione. L'iniziativa portò alla decisione
municipale di chiudere la scuola elementare segregata N° 1 nel marzo
2008, che fu approvata a maggio dal Ministro dell'Istruzione. Secondo il vice
sindaco di Blagoevgrad, Dr. Valentin Vasilev, "la bassa qualità dell'istruzione
nella scuola e l'alto livello di assenteismo sono state tra le principali
ragioni della decisione".
Il comune ha già presentato con successo un progetto per l'integrazione
istruttiva dei bambini Rom, tramite i Fondi Strutturali UE. Secondo il vice
sindaco, il progetto creerà opportunità d'impiego per alcuni degli insegnanti
della scuola segregata che sarà chiusa.
Tobian Linden, il nuovo direttore del Fondo Educazione Rom ha accolto con
favore questa iniziativa del comune e si è impegnato a continuare a fornire
supporto agli sforzi desegrazionisti a Blagoevgrad e nel resto della Bulgaria.
"Educazione integrata significa migliore istruzione per tutti i bambini", ha
detto.
For additional information about this press release, please contact Toni Tashev,
Country Facilitator for the Roma Education Fund, at tel. +359886797272 or via
email at tashev@romaeducationfund.org.
Di Fabrizio (del 20/09/2008 @ 09:35:29, in scuola, visitato 1754 volte)
Forum sociale europeo. Una scuola per rom a Malmo di Paolo Rizzi
[17 Settembre 2008]
A Malmo dal 17 settembre si svolge il quinto Forum Sociale Europeo. Uno dei
luoghi di coordinamento dei volontari si trova in città in via Annelundsgatan al
55, ed è lì che mi presento per prendere istruzioni come volontario. Sbaglio la
porta di ingresso e mi trovo al terzo piano in un locale sulle cui pareti sono
affisse molte immagini di rom; incuriosito rimango e cerco informazioni.
Ho la fortuna di incontrare uno dei due coordinatori, Djura Ivanov, e gli chiedo
se posso fargli domande, in quanto sono tristemente testimone della nuova
repressione in atto da noi in Italia. Djura mi sorride ed inizia a parlare
italiano: nella sua infanzia è stato a Verona ed ora da 20 anni vive qui in
Svezia. Conosce perfettamente la situazione italiana, guarda con attenzione la
nostra tv ed è molto preoccupato per il suo popolo.
Mi fornisce documenti in danese, non conosco la lingua ma capisco che si tratta
di una scuola per zingari che proprio quest’anno celebra 10 anni di attività. La
scuola si chiama IRIS, Internationella Romer i Samverkan, e “Samverkan”
significa Lavorare insieme.
Gli propongo un’intervista, voglio capire e lui mi aiuta con entusiasmo: «Se può
servire ad aiutare i miei amici Rom italiani, sediamoci e parliamone».
La scuola è statale, finanziata dal governo e dalla città di Malmo, riservata ad
adulti che abbiano compiuto 20 anni: oggi sono iscritti 70 rom adulti. Djura mi
racconta che quando arrivò in Svezia venne sottoposto ad un test di lingua e
cultura, che non superò, precludendosi molte possibilità offerte ai nativi [in
Svezia per avere il permesso di soggiorno è obbligatorio imparare la lingua].
Cominciò comunque a lavorare, a costruire una comunità di rom ed a dialogare con
le istituzioni.
Dieci anni fa un cittadino svedese gli disse: «Perché non apri una scuola per
Rom, perché non abbiano a incontrare le tue stesse difficoltà?». Quel sogno
impossibile incominciò: il primo anno gli studenti furono 32, nel secondo 200.
Attualmente ci lavorano 5 insegnanti, 2 supervisori, 1 tecnico, 1 addetto
all’inserimento dopo la scuola, tutti pagati dallo stato che paga anche
l’affitto, le strutture dell’edificio ed un contributo in base agli iscritti.
A Malmo abitano circa 280 mila persone, il 20 per cento di loro è straniero e ci
sono interi quartieri cosmopoliti. La manifestazione del 20 settembre del Forum
sociale europeo darà un segno d’integrazione partendo dal quartiere di
Rosengard, abitato al 90 per cento da extracomunitari. Chiedo a Djura quanti
zingari abitano a Malmo: mi risponde che sono registrati circa 7 mila, ma forse
sono di più, dato che non tutti dichiarano di essere rom perché è comunque
penalizzante nel cercare lavoro.
In Svezia dovrebbero essere circa 60 mila e lo scorso anno è stata aperta una
seconda scuola per Rom a Goteburg.
Gli ricordo la legge italiana Bossi-Fini ed i problemi legati alle chiamate
degli imprenditori, unica possibilità per entrare in Italia. Queste modalità si
scontrano con lo sfruttamento dei migranti nella maggior parte dei casi
lavoratori «in nero».
Qui in Svezia, mi spiega, per avere il permesso di soggiorno bisogna dichiarare
un salario minimo mensile di 13.800 corone [circa 1.500 euro] ed i datori di
lavoro non possono quindi dartene di meno.
Anche lo stato contribuisce poi a sostenere l´integrazione: infatti un adulto
che voglia frequentare l’università è sovvenzionato con una borsa di studio di
circa 800 euro al mese, riceve circa 7 mila corone, di cui 5 mila a fondo
perduto, mentre le altre 2 mila le restituirà quando avrà un lavoro con un
automatismo che trattiene il 4 per cento del salario.
Esiste anche il salario sociale [ma il nuovo governo sta restringendone la
fruizione] di circa 300 euro e settimanalmente bisogna presentarsi per
rispondere alle offerte di lavoro, pena la sospensione.
Concludo la visita e ringrazio Djura che mi invita a tornare. Sono contento di
aver sbagliato porta e di averne aperta un’altra nella direzione di un altro
mondo possibile che qui, come in Africa, in India e in America latina, stiamo
costruendo insieme. Questo mio incontro vuol essere la testimonianza di uno
splendido esempio di civiltà e integrazione: non ci sono altri casi al mondo di
scuole specializzate per persone adulte zingare.
Aggiungo solo che i bambini rom che frequentano le scuole dell’obbligo purtroppo
non sono aiutati con corsi speciali, il che a volte li penalizza; ma nel caso
non riuscissero sanno che dopo i 20 anni hanno sempre la possibilità di
ricominciare a studiare grazie a questa scuola. Djura ha solo la licenza
elementare, non ha avuto tempo per continuare gli studi, ma ha dedicato il suo
tempo agli studi degli altri.
Per informazioni www.irisskolan.se,
info@irisskolan.se
Di Fabrizio (del 10/09/2008 @ 08:41:41, in scuola, visitato 1612 volte)
Da
La
voix des Rroms
PETIZIONE
da PARADA FRANCE All'attenzione di: Monsieur Olivier Dubault - Sotto Prefetto
di la Seine Saint-Denis
Bianca ha otto anni. L'anno scorso era in una classe CLIN a Saint-Ouen e la
sua insegnante era onorata del suo lavoro. Fa parte delle famiglie rom che si
sono battute perché i loro figli potessero andare a scuola. Bianca doveva
rientrare nel CE1 nella sua nuova scuola di Saint-Ouen. L'accampamento che
abitava fino a lunedì scorso è chiuso ed alcune famiglie sono state selezionate
per essere integrate in un villaggio d'inserimento, la scolarizzazione era uno
dei criteri. Bianca e sua madre sono stati trattenuti, ma la sua famiglia
comprende anche i nonni, che sono troppo anziani per essere integrati nel
villaggio. In conseguenza di ciò, Bianca raggiungerà i nonni in un altro
accampamento che è difficile da raggiungere da qui. La sua scolarità verrà
interrotta e tutti quelli come lei saranno esposti all'obbligo di lasciare
permanentemente il territorio.
A dispetto di tutte le convenzioni internazionali sul diritto all'infanzia,
sulla libertà di circolazione dei cittadini europei, rischia quindi di essere
reinviata in Romania perché la sua famiglia vuole restare unita. Bianca è
arrivata in Francia all'età di due anni, non conosce il rumeno.
BIANCA DEVE RESTARE IN FRANCIA CON LA SUA FAMIGLIA E CONTINUARE AD ANDARE
ALLA SCUOLA DI SAINT-OUEN !
http://www.myspace.com/paradafrance
Pour faire un lien vers cette pétition,
cliquez-ici
Di Fabrizio (del 05/09/2008 @ 12:14:06, in scuola, visitato 1998 volte)
Da
Il Giornale
di Maria Sorbi - La scuola si prepara ad accogliere la valanga di
alunni stranieri: oltre 160 etnie. E, a sorpresa, si scopre che i problemi più
grossi non sono causati dai bambini rom. Bensì da cinesi, arabi e magrebini. Non
ci saranno le classi ghetto ma l’integrazione non sarà facile. Soprattutto
perché gli scolari cinesi o arabi non spiccicano una parola di italiano. Ogni
scuola si sta organizzando come può.
L’istituto Cadorna di via Dolci, dove gli stranieri iscritti sono quasi la
metà, si è inventato dei corsi di italiano per le mamme dei bimbi stranieri.
«Č importante che i bambini parlino italiano anche a casa di pomeriggio - spiega
il dirigente scolastico Giovanni Del Bene - Per questo coinvolgiamo anche le
mamme. I problemi minori li abbiamo proprio con i rom che già a sei anni
conoscono l’italiano abbastanza bene».
Da quest’anno si prevedono meno assenze da parte degli alunni che abitano nei
campi nomadi. «L’obbligo di mandare i figli a scuola - spiegano i volontari
della Casa della Carità, che «gestiscono» il campo di via Triboniano - è proprio
una delle condizioni del patto che i nomadi hanno firmato con il Comune per
poter rimanere dove sono». Ogni mattina un bus accompagnerà gli scolari dalle
baracche a scuola e ogni pomeriggio i volontari daranno una mano ai bambini a
fare i compiti. In tutto sono più di cento gli scolari delle elementari e una
cinquantina i ragazzi delle medie. Un meccanismo già collaudato che l’anno
scorso ha pure dato i suoi risultati. Una bimba rom, Lavinia, è stata una delle
alunne che a giugno ha ottenuto una delle migliori pagelle. I volontari daranno
una mano al corpo insegnanti delle scuole dove si riversa il maggior numero di
rom: dalle elementari di via Console Marcello, all’istituto Filzi, dalla scuola
Bruno Munari a quella di via Cilea. Senza contare gli istituti di Baranzate e
Rho. Per gli studenti meno diligenti, verrà applicata una misura particolare:
tre giorni a scuola e due giorni nei laboratori di meccanica, falegnameria e
informatica con gli educatori.
Nella scuola elementare Russo, vicino al campo rom di via Idro, le maestre si
sono attrezzate per aiutare i bambini nomadi a mantenere condizioni igieniche
dignitose. Hanno comprato una lavatrice e ogni settimana fanno il bucato con i
vestiti sporchi degli alunni rom. Per loro diventa così anche più facile essere
accettati dai compagni. Qualche altro istituto mette a disposizione le docce.
Il dirigente scolastico della scuola di via Dolci, dove circa l’8 per cento
degli iscritti è rom, vede di buon occhio le classi miste: «Le scuole - commenta
- sbagliano a rifiutare i bambini stranieri per paura di perdere iscritti
italiani e la preoccupazione dei genitori è ingiustificata. Più volte ho visto
bambini italiani imparare parole cinesi e favole arabe fuori dalle aule. C’è un
travaso di culture molto proficuo, un valore aggiunto nella formazione
scolastica».
Di Fabrizio (del 30/08/2008 @ 09:09:06, in scuola, visitato 2744 volte)
Da
Roma_Daily_News
I Rom combattono per un'istruzione più giusta
Per generazioni, milioni di Rom e Sinti - spesso chiamati zingari - sono
stati esclusi dalle scuole regolari in Europa. Ma la Corte Europea dei Diritti
Umani l'anno scorso ha stabilito che questa è una discriminazione, contro la più
grande minoranza etnica del continente.
Ray Furlong della BBC esamina quale impatto ha avuto il giudizio
Non c'è senso di vittoria nel piccolo appartamento di Berta Cervenakova.
I quattro figli, dai 13 ai 18 anni, vivono ancora nella stessa camera da
letto di otto anni fa, quando lei iniziò il suo ultimo ricorso di successo
contro la Repubblica Ceca. Il cadente blocco di appartamenti è ora un edificio
condannato.
Berta Cervenakova
L'anno scorso la Corte Europea riconobbe che la figlia di Berta, Nikola - ora
di 18 anni, aveva sofferto di discriminazione essendo stata mandata in una
scuola speciale per bambini disabili mentali, anche se non c'era niente di
sbagliato in lei.
"La presero da parte per un test psicologico. Mi dissero di aspettare fuori."
"Poi mi diedero qualcosa da firmare, e firmai. Diceva che era ritardata
mentalmente - ma non avevo idea di cosa significasse," ricorda.
Ha ricevuto un indennizzo di 4.000 €u. "Ma ciò non la ricompensa per gli anni
persi - gli anni dove impari a leggere, scrivere, far di conto. Non posso
mandarla a fare compere. Tutto quello che può fare ora è un lavoro manuale."
Ma il verdetto è stato visto dai gruppi Rom come uno strumento importante per
combattere una pratica che è comune in Europa - sono seguiti ricorsi in Grecia e
Croazia, mentre altri paesi hanno preso misure verso le classi desegregate.
Attitudini
Nonostante ciò, il vero cambiamento è lento da filtrare. I cechi hanno
abolito le scuole speciali nel 2006, quando sono cresciute le critiche attorno
ai casi in tribunale.
I critici dicono che l'unico cambiamento è nel nome sulla targa della porta
-ed una visita ad un'ex scuola speciale di Ostrava sembra confermarlo.
"Nel primo grado di una scuola normale, i bambini sanno contare sino a 20.
Qui, arrivano solo a 5 - anche se vogliamo insegnargli i numeri sopra il 10,"
dice il direttore Jindrich Otzipka della scuola Ibsen.
Mi porta in giro. Nell'ottavo grado, una classe di quattordicenni, c'è un
colorato alfabeto sul muro.
Normalmente, i bambini lo imparerebbero durante il quarto rado. Ma questi
bambini dimenticano le cose, quindi bisogna continuare a ripeterle," dice.
"Rimprovero i genitori. Non leggono ai loro bambini. I Rom non apprezzano che
ci si debba applicare per riuscire. Vivono alla giornata." Immagini simili sono
un luogo comune nella Repubblica Ceca, e mi sono state espresse anche da altri
insegnanti. Il Ministro dell'Istruzione, Ondrej Liska, dice che cambiare gli
atteggiamenti è la sfida più grande.
"Non possiamo dire a quanti insegnano così: dovete andare. Porterebbe al
collasso del sistema scolastico."
"Voglio vedere in due anni che gli insegnanti nelle scuole con un'alta
percentuale di bambini Rom abbiano una formazione appropriata e voglio vedere un
cambiamento in queste scuole - ma non posso dire: domani dovete cambiare la
filosofia con cui avete insegnato per 20 anni."
Scelte
Ma i membri della comunità Rom mi dicono che i anche i genitori devono
assumersi più responsabilità per come i loro bambini proseguono a scuola.
Radek Bhanga, rapper Rom
"Non sono andato alla scuola speciale perché i miei genitori sono stati
rigorosi con me," dice
Radek Bhanga,
un rapper Rom che ha ottenuto un vasto pubblico interraziale - mischiando
l'hip-hop con i suoni tradizionali zingari.
E' diventato famoso per aver sfidato quello che chiama la "mentalità
vittimistica" dei Rom cechi.
"Il popolo ceco è razzista e xenofobo. Ma molti Zingari sono peggio. Non
mandano i figli a scuola perché non vogliono che diventino "bianchi". E' un
grosso errore. Possiamo parlare di razzismo. Ma viviamo in un paese democratico
e ognuno può scegliere."
Sinti
Dopo aver parlato con Radek, mi dirigo in Germania - dove ci sono stati
problemi simili nel mandare i bambini Sinti nelle scuole regolari. Voglio vedere
che effetto hanno avuto 30 anni di sforzi stridenti per l'integrazione.
La mia visita alla scuola speciale di Straubing, Baviera, è più ottimistica
della visita alla scuola di Ostrava. Le lezioni che vedo sembrano molto più
esigenti. Ma ancora. i Sinti sono sotto rappresentati in maniera massiccia.
"Le famiglie Sinti vedono questa scuola come la loro scuola," dice il
direttore Wolfgang
Steinbach.
"Ci mandano i loro bambini, e noi cerchiamo di inserirli nella scuola
normale. Ma loro preferiscono che i loro bambini siano in una scuola dove ci
sono altri Sinti."
Assistenti Sinti agli insegnanti come Manuela e Nadia aiutano i bambini ad
entrare nel circuito scolastico regolare
Frequentano classi speciali con assistenti Sinti per prepararli a
rientrare nella scuola principale.
In una classe , ho incontrato Leo - che sarà trasferito l'anno prossimo
nella scuola normale.
Leo ha un carattere insolente e divertente, con le guancie tozze e capelli
sparati neri.
Dice che il lavoro in questa scuola è frustrante e che le assistenti Sinti
nella nuova scuola lo faranno sentire come a casa. Ma c'è voluto un anno per
persuadere i suoi genitori a trasferirlo.
L'esperienza qui è un ammonimento a chiunque si aspetti cambiamenti rapidi
nella Repubblica Ceca dopo la decisione di Strasburgo.
Ma Jim Goldston, l'avvocato che rappresenta Berta Cervenakova, dice che quel
giudizio è tuttora un momento cruciale.
"I genitori dei bambini nelle scuole speciali o sotto gli standard sono loro
stessi i prodotti di uno sviluppo istruttivo discriminatorio. Questo interesserà
le scelte dei loro figli."
"Così ci sono problemi con molte delle comunità coinvolte, ma la difficoltà
principale resta che il governo renda chiaro che la discriminazione deve
finire."
Published: 2008/08/28 00:19:51 GMT
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Di Fabrizio (del 26/08/2008 @ 09:04:04, in scuola, visitato 1976 volte)
Da
Mundo_Gitano
ETNIAS DE COLOMBIA - ACTUALIDA ETNICA Il significato dell'educazione
etnica per la Colombia
Por: María Fernanda Garzón Arias (Guiaacademica.com)
Bogotá, 21 /08/2008. Indigeni, afrocolombiani e gitani compongono la
ricchezza intangibile del paese, nondimeno, la discriminazione ha segnato la
convivenza di questi popoli, a tal proposito lavorano iniziative accademiche.
Con l'arrivo di Cristoforo Colombo nel 1492, l'America divenne una terra
colma di ibridi culturali tra nativi, mori, spagnoli, gitani ed africani.
La conosciuta epoca della "conquista" per qualcuno non fu niente più che
un'invasione nelle credenze autoctone, per cui le comunità indigene trovarono la
forma di mantenere la loro essenza e reinventarono la forma di convivere,
attraverso le difese indigene o le kumpanias (gli spazi urbani dove vivono i
rom).
Secondo il Dipartimento Amministrativo Nazionale di Statistica (DANE), sulla
base del Censimento realizzato durante il 2005, i gruppi etnici che tuttora
permangono sono:
- Indigeni, che corrispondono a circa il 3,43% della popolazione
nazionale.
- Afrocolombiani, con circa il 10,62%, incluse le comunità razziali di San Andrés y Providencia
e quella di San Basilio de Palenque.
- Rom o gitani, che corrispondono allo 0,01%.
Sin dall'arrivo degli europei, la Colombia ha guardato con malcelata
superiorità a questi popoli ancestrali, come dimostrato dalla Legge 089 del 25
novembre 1890, che determinava "che i 'selvaggi' dovessero essere ridotti a
incorporarsi nella vita civilizzata".
Con la Costituzione del 1991 si riconobbe l'importanza di queste comunità
minoritarie nella conformazione di un paese plurietnica e perciò furono
elaborati vari articoli per proteggere l'integrità culturale e patrimoniale
della nazione.
Però, Gloria Amparo Rodríguez, professoressa e studiosa della Facoltà di
Giurisprudenza dell'Università del Rosario, afferma che queste parole sono
rimaste sulla carta e non sono diventate realtà.
"Considero che manca il riconoscimento (di queste comunità), ed inoltre, di
strategie accademiche e del Governo per preservare l'essenza etnica", aggiunge.
Sulla base di questo panorama, varie istituzioni educative superiori han
deciso di prendere misure a proposito.
Per esempio, l'Università del Rosario ha un programma di borse di studio
destinate a coprire il 90% delle spese di una matricola appartenente ad una
comunità etnica.
In questo senso, Rodriguez spiega che aprire questo spazio non è stato un
compito facile perché l'incontro di due culture è complicato da assumere.
"All'inizio l'impatto di vedere gli indigeni nell'università, non era così
semplice, incluso per i professori; ad esempio, un giorno un docente mi disse
che uno studente aruhaco stava prendendo coca in classe, riferendosi
all'utilizzazione del
poporo (implementando in una forma dove si mescolano varie
sostanze organiche e che tiene un significato vitale) invece dei quaderni per
plasmare le sue conoscenze", commenta.
Così Rodriguez ha deciso di fondare la Cattedra Viva Interculturale, che
intende mostrare la cultura etnica agli studenti tradizionali.
"Impariamo molto sulle comunità minoritarie, in questa materia ogni studente
etnico ci mostra come pensa, vive e percepisce il mondo, perché sono le altre
conoscenze, quelle dei nostri antenati, che dobbiamo conoscere", sottolinea.
Nel contempo, l'Università in collaborazione col Ministero degli Interni
accoglie queste comunità nella pre-università, dove ricevono consigli per
scegliere la carriera che più si adatta al loro profilo.
"E' un'opportunità di crescita accademica tanto per gli alunni delle etnie
che per quelli tradizionali", spiega Myriam Ochoa, decana della Facoltà di
Educazione.
Come recita uno dei punti del Piano Decennale di Istruzione, è necessario
generare "autonomia per il riconoscimento della diversità culturale e del
rispetto per la differenza, guardando alla convivenza pacifica".
Gli studenti parlano
Kasokaku Busintana, alunno aruhaco, arrivò dalla Sierra Nevada di Santa Marta e
cercare strumenti validi nella società attuale per aiutare la sua comunità.
Spiega: "Lavoro e progetti ambientali, guardando al cammino politico e sociale
per proteggere i patrimoni vivi che siamo noi popoli indigeni".
Kasokaku che attualmente frequenta il settimo semestre di Giurisprudenza
dell'Università del Rosario, afferma che nell'università ha trovato spazi per
insegnare la sua cultura.
"E' importante che la società capisca che la Colombia è un paese di differenze,
di comunità multiple; non è come una mostra del museo, giorno a giorno si lavora
duro perché sia una realtà e non qualcosa di fittizio", enfatizza.
Nella stessa maniera Arukin Torres, studente di Relazioni Internazionali
all'Università del Rosario, riferisce come l'istituzione si è convertita in un
luogo di interscambio o "baratto" di conoscenze.
"Sono venuto a costruire un mutuo conoscimento di permanenza culturale per
tracciare un cammino definito per i nostri popoli. (...) Perché, come dice mia
mamma: gli uccelli possono cambiare le piume ma, mai il canto", aggiunge.
Di Fabrizio (del 17/08/2008 @ 08:50:04, in scuola, visitato 1892 volte)
Da
Czech_Roma
Breclav, Sud Moravia, 11 agosto (CTK) - Il sindaco ha detto a CTK che il
municipio di Breclav e la branca locale della governativa Agenzia per
l'Integrazione Sociale vogliono selezionare studenti tra i bambini Rom che
frequenteranno le scuole secondarie a Brno, nello sforzo di aumentare il numero
degli ex studenti tra i Rom.
Attualmente, solo 36 sui giovani Rom del posto hanno istruzione secondaria o
hanno completato il ciclo di studi. Ha detto il sindaco Dymo Piskula che l'anno
prossimo, gli insegnanti nelle scuole locali selezioneranno gli studenti Rom che
frequenteranno le scuole secondarie a Brno.
L'agenzia governativa ha iniziato le sue attività a Breclav questa
primavera. Opera in altre 11 città in Boemia e Moravia.
La coesistenza con i Rom è un frequente argomento di discussione tra i
residenti e i politici di Breclav.
Il consigliere cittadino Tomas Nepras (Scelta per la Città) è stato criticato
l'anno scorso per le sue dichiarazioni poco lusinghiere sui Rom. Durante un
incontro in municipio descrisse i Rom come "neri plebei". Più tardi si scusò per
le sue dichiarazioni dicendo che era stato frainteso.
Le autorità di Breclav stanno preparando diversi progetti con l'aiuto
dell'Unione Europea che vuole soprattutto focalizzarsi sull'istruzione dei
giovani.
"Le assenze senza giustificazione pongono un grande problema. Oltre il 50%
dei bambini sotto i 15 anni hanno molte ore di assenze ingiustificate," ha detto
Piskula.
Janicek ha aggiunto che i genitori sono largamente responsabili della
frequenza scolastica dei loro figli e che il municipio e le agenzie impegnate
vogliono lavorare anche con i genitori. Si aspettano che li aiutino a sviluppare
il progetto di istruzione secondaria per i Rom.
Piskula ha detto che il comune spera che i genitori siano illuminati
abbastanza da non proibire ai loro figli di andare a Brno per frequentare le
scuole secondarie.
Janicek ha detto che ci saranno degli assistenti per aiutare l'istruzione dei
bambini Rom nelle scuole elementari. D'altro canto, il comune non ha ancora
deciso come lavorerà questo sistema. Intende consultare i direttori scolastici
sul problema, ha detto Janicek.
Di Fabrizio (del 10/08/2008 @ 09:49:48, in scuola, visitato 1910 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
05 Agosto 2008 14:11:57 GMT Fonte: UNHCR
PODGORICA, MONTENEGRO - All'età di sette anni, finalmente Adnan Behuli esiste
legalmente. Anche se il giovane rifugiato era nato in ospedale, sinora era
ufficialmente "invisibile" in Montenegro, perché la sua nascita non era mai
stata registrata.
Ora, con l'aiuto dei partner di aiuto legale dell'UNHCR, Servizi di
Assistenza Cattolici (CRS)/Centro Legale, il ragazzo ha un certificato di
nascita - un'identità legale che gli permetterà questo settembre di iscriversi
alla scuola elementare.
Adnan è uno dei 4.338 rifugiati Rom, Ascali ed Egizi che vivono in
Montenegro, che lasciarono il Kosovo nel conflitto del 1999. A volte chiamati
Zingari, compongono quasi un quinto dei 24.000 rifugiati dell'ex Yugoslavia che
tuttora vivono in Montenegro. In questi giorni 220 famiglie Rom, Ascali ed
Egizie vivono nel campo rifugiati Konik di Podgorica, che è gestito dal partner
di attuazione dell'agenzia dei rifugiati ONU, la Croce Rossa del Montenegro. Il
padre di Adnan combatte per far vivere i suoi nove figli con i 200 € che
guadagna ogni mese come spazzino.
"Oltre alla povertà estrema ed ai livelli generalmente bassi di
scolarizzazione, la mancanza di documenti personali e/o registrazione civile
rappresenta un serio ostacolo all'integrazione dei rifugiati Rom, Ascali ed
Egizi nella società maggioritaria montenegrina, dice Serge Ducasse,
rappresentante dell'UNHCR in Montenegro. "A molti dei loro bambini è negata
l'iscrizione alla scuola e non possono ottenere un lavoro appropriato o il pieno
accesso ai servizi sociali. Senza documenti adeguati, i rifugiati Rom, Ascali ed
Egizi non sono riconosciuti come persone dalla legge e spesso sono senza patria
effettivi. Questa condizione viene trasmessa alle generazioni future".
Spesso i Rom non registrano la nascita dei loro figli. La mancanza di
documenti porta ad una "reazione a catena" dove gli individui non possono
assicurare altri documenti e finiscono senza nessun diritto di base. I movimenti
della popolazione in decenni di conflitti nei Balcani hanno esacerbato questo
problema, i documenti sono andati persi e le famiglie separate.
Uno studio di inizio anno del CRS/Centro Legale ha trovato che circa il 46%
dei rifugiati Rom, Ascali ed Egizi che vivono nel campo di Konik e lì attorno
sono a rischio di apolidia.
Per risolvere il problema, l'UNHCR sta mettendo enfasi nell'assicurare
rappresentazione legale per aiutare i rifugiati Rom, Ascali ed Egizi dal Kosovo
in Montenegro a navigare tra le transenne legali e registrarsi, in una scala mai
vista prima. Questo attraverso un progetto regionale dell'Unione Rom Europei
sviluppato in Serbia, Bosnia e Herzegovina, Macedonia,
Montenegro e Kosovo.
"Speriamo che assistendo un gran numero di casi, aiuteremo a determinare
cambiamenti sistematici e rendere più facile portare avanti questi temi in un
futuro senza avvocati," ha spiegato Ducasse.
Quella del piccolo Adnan Behuli è una delle prime storie di successo."Ora
sono così contento," dice suo padre, Behrim, che ha perso un figlio più grande
durante la guerra in Kosovo e non ha nessuna voglia di tornarci. A differenza
degli altri bambini che frequentano la scuola del campo, Adnan avrà ora la
possibilità di andare alla scuola fuori dal campo, dove la qualità
dell'istruzione è migliore, ed avrà quindi più opportunità di integrarsi nella
più vasta società montenegrina.
"In tutti questi anni mi sono sentito colpevole," dice Behrim, "ma ora
mio figlio inizierà la scuola e sarà in grado di avere un'educazione e spero
avrà un buon lavoro, non come suo padre."
By Charlotte Lyne and Gordana Popovic
in Podgorica, Montenegro
Di Fabrizio (del 05/08/2008 @ 09:33:21, in scuola, visitato 1652 volte)
Da
Polska_Roma
By MONIKA SCISLOWSKA - WARSAW, Poland (AP) - Il Ministro
dell'Istruzione ha programmato di chiudere le classi per soli Zingari, a seguito
delle proteste per cui sarebbero discriminatorie.
"Non ci sarà più assolutamente alcuna forma di classi separate per i bambini
Rom" ha detto venerdì Katarzyna Hall a radio Tok FM. "Dobbiamo porre una fine a
questo".
Nel 2004, il Consiglio d'Europa si era appellato alla Polonia e ad altre
nazioni con una minoranza Rom, di porre una fine alle classi segregate.
Ma il giornale polacco Dziennik ha riportato questa settimana che, secondo
dati del Ministero degli Interni, ci sono state classi separate quest'anno in
cinque città meridionali ed orientali.
I bambini Zingari erano spediti in classi separate col pretesto che non
parlavano polacco, riporta il giornale, anche se molti lo parlavano
fluentemente.
Una scuola aveva persino ingressi separati per Zingari e Polacchi, secondo il
giornale.
Krzysztof Stanowski, delegato alla Camera, ha detto all'Associated Press che
dal 1 settembre tutti i bambini saranno messi insieme, indipendentemente
dall'etnia.
"Il ministro sta parlando con tutte le autorità locali dell'istruzione
coinvolte e ha detto che a partire da quest'anno scolastico non saranno più
formate classi separate per i Rom," ha detto Stanowski.
Ha detto che il Ministero dell'Istruzione si è opposto ad ogni tipo di
discriminazione, ed elogiato il giornale per aver sollevato la questione.
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