Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 11/07/2010 @ 09:50:39, in casa, visitato 2559 volte)
IL GIORNALE DI VICENZA SOCIALE. Nuovo sviluppo per il discusso progetto di integrazione
che punta alla stanzialità di una famiglia nomade. In attesa che l'Ater liberi
un alloggio, saranno ospitati al Caile, vicino al rustico Pettinà
L’accampamento attrezzato di via Lago di Vico. FOTO DONOVAN CISCATO
08/07/2010 Una casa per la famiglia Helt. Intanto provvisoria ma presto
definitiva. Siamo ad una svolta decisiva in quello che è stato il primo e assai
discusso progetto di inserimento sociale di un nucleo nomade, partito nel 1989 e
oggetto persino di un referendum consultivo.
L'obiettivo dichiarato dal Comune è semplice: rendere definitivamente stanziali
questi sinti che, a suo tempo hanno deciso di lavorare e restare in città,
relegati però con le loro roulotte nell'area di sosta di via Lago di Vico.
Adesso si va "Oltre l'area", nome del nuovo progetto in collaborazione con la
cooperativa Primavera Nuova, per superare la condizione di precarietà.
Un'operazione promossa in vista di una probabile assegnazione di alloggio di
edilizia residenziale pubblica (ATER), visto che gli Helt sono i primi nella
graduatoria. Prevede la sistemazione temporanea di alcuni dei componenti della
famiglia sinti italiani in uno o più appartamenti dell'ex centro di accoglienza
al Caile, un'ala del rustico Pettinà, centro civico del quartiere.
Servono alcuni interventi per riadattare la struttura, da un anno e mezzo non
più utilizzata dopo l'apertura in centro di Casa Bakhita,
Il progetto prevede la sottoscrizione di un patto di corresponsabilità dove sono
definite regole e impegni economici (tra cui affitto e utenze) da rispettare.
Tra i punti, oltre al rispetto delle regole di buon vicinato, anche il divieto
di sosta a roulotte di altre famiglie.
«Più di venti anni fa una famiglia di nomadi sinti italiani ha scelto di
fermarsi a Schio. Con loro abbiamo avviato un progetto di accompagnamento e
stretto un patto di impegno reciproco. Ne è nato un percorso di
stanzializzazione, a volte non facile, ma che ha portato frutti importanti: con
la frequenza della scuola da parte dei bambini e l'impegno nel lavoro da parte
degli adulti sottolinea il sindaco Luigi Dalla Via Da quei primi passi oggi la
situazione è quindi molto cambiata e ora, come la famiglia auspica da tempo, si
prospetta la possibilità di un loro ingresso in un alloggio. È un passaggio
importante, sia per la famiglia che per la comunità, e noi vogliamo
accompagnarlo».
La messa in pratica di "Oltre l'area" sarà seguita dagli operatori della
Cooperativa Primavera Nuova.
«Il progetto aggiunge l'assessore Antonietta Martino - ha l'obiettivo di far
superare i disagi della sistemazione attuale rispondendo alla volontà espressa
da tempo dalla famiglia di stabilirsi in un alloggio. Diamo loro questa
opportunità convinti che il vivere sotto un tetto possa essere un aiuto concreto
all'integrazione, oltre che un reale miglioramento della situazione legata
all'area di sosta attuale».
Al Caile la sistemazione sarà dunque provvisoria ma stanziale, in attesa che si
liberino gli alloggi Ater.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Mauro Sartori
Di Fabrizio (del 11/07/2010 @ 09:01:56, in Italia, visitato 1563 volte)
COMUNICATO 9 gennaio 2010 - La Polizia Locale (8 agenti) alle h. 16.30 ca.
si è recata al campo di via Cavriana per sgomberare. Alla vista dei 5 minori,
alcuni in tenerissima età, ha dato 'la possibilità' di passare questa notte al
campo. Lo SGOMBERO è previsto per domani mattina alle h. 7,30/8.00 ca.
Per tutti quelli che potranno essere presenti allo sgombero, l'appuntamento è
per le h.6.30
Grazie. Ciao.
Con questo ns. comunicato ieri, venerdì 9, avvertivamo di ciò che questa mattina
sarebbe dovuto accadere.
Ma così non è stato! Alle 6,30 'Scendiamo in campo-Gruppo sostegno Forlanini'
con una decina di volontari era sul luogo per verificare che non ci fossero
problemi durante le operazioni di sgombero, a tutela di tutti gli abitanti ed in
particolare dei 5 bimbi,alcuni di tenerissima età, più due donne in attesa e
molti anziani con patologie di difficile risoluzione proprio perché causate
dalle terribili condizioni di vita del campo.
Alle 6,30 una fila composta di donne, bimbi e uomini si allontanavano dal campo
con le poche masserizie trasportabili.
Basta l'avvertimento di sgombero a fare in modo che 'tolgano il disturbo', basta
allertarli il giorno prima dichiarando l'immediatezza dello sgombero: avete due
ore di tempo per andarvene! E' sufficiente che vedano una divisa per capire cosa
sarà della loro vita per i futuri giorni…
E questa mattina la polizia locale che aveva promesso lo sgombero non si è
vista, sicuramente si vedrà nei prossimi giorni, con l'Amsa per ripulire il
territorio da ciò che non ha potuto essere trasportato.
In compenso verso le h. 8 si sono materializzati 3 poliziotti in borghese della
Digos, che hanno identificato alcuni di noi, hanno comunicato alla questura la
nostra presenza al campo e la totale assenza dei rom e hanno verificato coi
superiori che l'intervento della Polizia locale non ci sarebbe stato.
La minaccia di sgombero è una nuova pratica attuata da questa giunta. Non basta
sgomberarli ogni qualvolta lo si ritiene necessario per i finti motivi di
sicurezza del territorio, ora lo si comunica allarmandoli, rendendo la loro vita
ancora più disgraziata e poi non si effettua lo sgombero nel giorno
preannunciato.
Se questa nuova pratica può allontanarli dal campo per alcuni giorni, si deve
sapere che mai nessuno è stato allontanato in modo definitivo dal territorio
cittadino. Che queste modalità - sgombero e rinvio dello sgombero -esasperano
ulteriormente gli animi e producono ulteriore rabbia nei confronti della giunta
ed in particolare del vice sceriffo De Corato che continua a fregiarsi dei finti
risultati ottenuti.
Sgombero sì, sgombero no, Scendiamo in campo-Gruppo sostegno Forlanini resta al
fianco dei rom e, come più volte dichiarato,fornirà loro l'occorrente perché
questa vita da schifo che sono costretti a vivere non sia vissuta in solitudine,
riscattando il volgare, inumano ed inutile comportamento della giunta, con la
nostra più totale solidarietà ed impegno concreto.
Milano, 10 luglio 2010 - SCENDIAMO IN CAMPO-GRUPPO SOSTEGNO FORLANINI
Di Fabrizio (del 10/07/2010 @ 09:25:53, in Italia, visitato 1814 volte)
Ricevo da Matteo Pegoraro
9 luglio 2010 - [Alleghiamo alla presente il testo (vedi link ndr)]
dell'appello diffuso da Front Line (www.frontlinedefenders.org),
fondazione internazionale per la protezione dei difensori dei diritti umani nel
mondo, riguardo alla persecuzione giudiziaria in corso in Italia nei confronti
degli attivisti del Gruppo EveryOne (www.everyonegroup.com), e in
particolare dei suoi co-presidenti Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario
Picciau. A seguito infatti di un decreto penale di condanna nei confronti di
Malini e Picciau per presunta "interruzione di pubblico servizio" a Pesaro nel
dicembre 2008, Malini, Pegoraro e Picciau sono stati sottoposti a quasi un anno
di indagini preliminari su ordine del sostituto Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Pesaro. Le indagini hanno concluso che i tre
co-presidenti sarebbero colpevoli del reato previsto e punito dall'articolo 368
del codice penale italiano, ossia "calunnia", nei confronti di un assessore del
Comune di Pesaro e della dirigente dei servizi sociali locali. Il tutto per aver
inviato due lettere - una indirizzata alle istituzioni pesaresi e alla società
civile, un'altra all'autorità giudiziaria - in cui si parlava di "abusi"
perpetrati dai servizi sociali e di sottrazione illecita - a causa
dell'indigenza familiare - di una minore di etnia Rom ai propri genitori
biologici.
Invitiamo pertanto politici, organizzazioni umanitarie, associazioni e chiunque
si batta per la libertà e soprattutto per la salvaguardia dei diritti umani e
civili, a divulgare l'appello di Front Line e ad aderirvi, accedendo alla pagina
http://www.frontlinedefenders.org/node/2597/action e firmando la petizione
on line su
www.petitiononline.com/italyhrd.
Di Fabrizio (del 10/07/2010 @ 09:12:51, in Italia, visitato 2371 volte)
Si avvicina lo sgombero per i rom accampati a Quaracchi. Dopo il sopralluogo
della ASL che ha definito invivibile la situazione, il Comune di Sesto ha già
inviato in due riprese la Polizia municipale, e solo l'intervento, fra gli
altri, di don Santoro, ha impedito che le persone venissero cacciate su due
piedi,senza neppure raccogliere quel poco che hanno. Per il dopo sgombero, che
ormai è imminente, è pronta la consueta tradizionale soluzione: lasciare che si
arrangino. Purché vadano più in là. E' da gennaio che vanno più in là, questi
rom qui, hanno dormito fuori nel gelo e ora bollono nelle baracche di cartone.
Pazienza…
Malgrado l'esistenza di fondi europei inutilizzati, destinati specificamente
all'inclusione dei rom, i comuni dicono di aver finito i soldi e quindi di
essere impotenti.
Certo, per ottenere i fondi bisogna presentare dei progetti, e per fare progetti
occorre una volontà politica che, evidentemente, non c'è.
Così come ci appare tristemente latitante la chiesa… il nostro pensiero corre
alle decine di strutture religiose – istituti, conventi, canoniche – abbandonate
o semivuote, oltre che esenti dall'ICI, che invece di accogliere lo straniero
restano sbarrate e inespugnabili.
Malgrado i tanti discorsi sulla vita sacra, sull'infanzia da proteggere, sui
diritti umani… Questi sono zingari, mica umani.
di Antonio Passanese, dal Corriere Fiorentino
Un cancello arrugginito divide il mondo reale da quello irreale. A Quaracchi, a
due passi dalle industrie della Piana c'è una vera e propria favela. Ci vivono
un centinaio di rom tra grossi ratti, zecche, pulci, tonnellate di immondizia,
escrementi. Hanno occupato due capannoni completamente rivestiti di amianto. Le
strutture cadono a pezzi ma "gli zingari che sono qui non sanno dove andare"
denuncia Arianna Contini di Opera Nomadi.
C'è un rischio epidemia, hanno segnalato gli ispettori del dipartimento di
prevenzione della Asi 10. Dopo il sopralluogo del 29 giugno scorso i medici
hanno riscontrato "che le condizioni complessive dell'area in oggetto sono
attualmente incompatibili, dal punto di vista igienico sanitario, con la
permanenza di persone". Nella favela di Quaracchi non è difficile prendere la
tubercolosi "e tra un po', se qualcuno non interviene, potrebbe scoppiare il
colera". Cartoni e lastre di compensato dividono le improbabili camere da letto.
Non c'è acqua, non c'è elettricità "la situazione è gravissima — continua
Arianna Contini —, in particolare per i numerosi bambini, quasi tutti malati".
Gli oltre cento rom che oggi occupano quell'area dell'Osmannoro (di proprietà di
un'azienda di Verona poi affittata alla Cir, ora fallita), fino a qualche tempo
fa, erano alla ex Osmatex. "E' inutile scaricarli qui e lì come dei pacchi.
Bisogna risolvere il problema alla radice", continua la rappresentante di Opera
Nomadi.
Nella favela di Quaracchi i rom hanno paura. Non vogliono parlare e non vogliono
farsi fotografare altrimenti "ci mandano via. Però fate vedere come stiamo
vivendo". I miasmi sprigionati dalla spazzatura, che da mesi non viene raccolta,
prendono allo stomaco. La zona circostante è una fogna a cielo aperto e con il
caldo di questi giorni l'odore acre delle urine rende impossibile la permanenza
in quell'area, anche per pochi minuti.
Il sindaco Gianassi, qualche giorno fa, ha voluto rendersi conto in prima
persona della precaria situazione di Quaracchi. Dice di avere le mani legate
perché "non ci sono più fondi. E poi devo anche pensare agli altri 65 rom che
alloggiano nel campo di via della Madonna del Piano". Qualche giorno fa il primo
cittadino ha ricevuto la nota della Asl e "adesso sto cercando di capire se il
rischio epidemia ed amianto sia circoscritto a quel dormitorio abusivo o se
riguarda tutta l'area". Intanto nella favela di Quaracchi la spazzatura cresce.
E così anche il rischio malattie.
Ma per chiudere:
9 luglio 2010 - Comunicato stampa “Infondato il pericolo di epidemia di
colera negli insediamenti rom di Sesto Fiorentino”
Intendiamo smentire con fermezza i riferimenti ad un presunto pericolo di
epidemia di colera nell’insediamento spontaneo rom nell’area di Quaracchi a
Sesto Fiorentino (FI) diffusi nella giornata del 6 luglio dall’Agenzia Ansa, dai
quotidiani La nazione (pag.18) e Corriere Fiorentino (pag.8) e da diversi siti
internet. Non esistono a tutt’oggi segnalazioni di epidemia di colera sul
territorio italiano e non sono state svolte analisi specifiche nell’area di
riferimento, come confermato dallo stesso Dipartimento di Igiene Pubblica della
Asl.10. Ciò non significa che la situazione igienico sanitaria non sia da
considerarsi preoccupante dal punto di vista igienico sanitario. La scorsa
settimana Medici per i Diritti Umani ha presentato e diffuso il rapporto dal
titolo “L’Europa Invisibile”, contenente tutti i dati sanitari a seguito di due
anni di lavoro all’interno degli insediamenti della zona. Invitiamo pertanto gli
organi di informazione ad avere maggiore cautela nel diffondere notizie che
posso ingenerare inutili allarmismi nell’opinione pubblica. La drammatica
condizione di vita di quelle famiglie richiede uno sforzo comune per predisporre
soluzioni positive, che una cattiva informazione finisce col rendere ancora più
difficili e osteggiate.
Medici per i Diritti Umani
Fondazione Michelucci
Arci Toscana
Caritas Diocesana di Firenze
Di Fabrizio (del 09/07/2010 @ 09:16:24, in media, visitato 2044 volte)
Da
British_Roma
Middle East Online -
By Iqbal Tamimi
Un viaggio che dura da 1000 anni
Il giornalista zingaro che mi ha insegnato sugli Zingari in Medio Oriente
- Jake Bowers, editore di Gypsy Roma Traveller: Non sono pigro e non vivo nel
retro di un Carrozzone
02/07/2010 - La sua vita è sempre in movimento come una stella del cinema o una
celebrità, se la sua fortuna fosse stata differente, avrebbe potuto essere uno
di loro. Ancora, non è mai stato accolto col tappeto rosso. Ciò che rende la
vita di Jake Bowers (vedi
QUI ndr) totalmente differente dalle celebrità, anche se viaggia come
loro, è il fatto di essere uno Zingaro. E' schiacciato in uno stampo non
comodo costruito dai media per chi fa parte di gruppi minoritari. Il mio stampo
è la mia kefia e quello di Jake è un carrozzone. Bowers è un Viaggiante, un Rom
in pace con tutte le frontiere e confini, ed il mondo è la sua casa.
Cosa rende questo Zingaro britannico così differente dai 300.000 altri
Zingari GB? Jake mi ha detto "I media principali ammoniscono la gente su di noi,
siamo descritti come pigri, non istruiti, che vivono nei carrozzoni, criminali,
non credibili perché gli Zingari rapiscono i bambini." Bowers è uno Zingaro
ed un giornalista di talento. Non è pigro, da sostentamento alla sua famiglia,
paga le tasse e ha un lavoro regolare. Non è sporco, è brillante e si comporta
come un vero gentleman alle conferenze dove è invitato come relatore. Da
quanto ne so, non vive in un carro, anche se mi ha detto che gli piacerebbe
vivere in una casa mobile trainata da un cavallo. Non ha lasciato la sua
carovana perché scontento di quello stile di vita, l'ha abbandonato per amore di
sua moglie che veniva da un altro ambiente e trovava difficile collegare
l'asciugacapelli.
Bowers ci ha accompagnato in macchina, usando il navigatore satellitare per
trovare la strada attorno a Bristol, di conseguenza non si fida delle stelle per
conoscere la strada, né usa i tarocchi per prevedere il futuro, altrimenti
avrebbe saputo quanto è difficile trovare un parcheggio. Non è un criminale,
altrimenti non sarebbe diventato editore-capo della prima rivista di questo tipo
in GB. E' un giovanotto istruito che ha buon gusto nelle arti ed una buona
conoscenza delle società e della storia che mi ha chiarito su alcuni gruppi
zingari nel Medio Oriente in Siria, Iraq e Turchia ed anche a Gaza in Palestina
(vedi
QUI ndr). Si può aver fiducia in lui perché mi è stato presentato dal
mio caro amico Mike Jempson, un accademico e giornalista che ha dato un pezzo
della sua vita per il giornalismo investigativo e per difendere gli sforzi dei
giornalisti nel creare gruppi e sindacati che proteggano i loro diritti nel
mondo.
Bowers è un giornalista che sta combattendo la cattiva immagine data dai
media sugli zingari, perché sono una minoranza vittimizzata e perché è uno di
loro ed è molto fiero della sua ascendenza.
La GB ospita 300.000 Zingari, anche se non sono rappresentati nei media che
si diverte a bullarsi di loro. E' per questo che pubblica il Gypsy Roma
Traveller, la prima rivista zingara in GB e forse nel mondo, il cui scopo è
informare sulla storia, la vita e le arti degli Zingari che ancora soffrono i
travisamenti dei media, come le altre minoranze.
Durante il seminario tenutosi a Bristol mercoledì 30 giugno, il secondo di
una serie sponsorizzata dall'Economic and Social Research Council per
indagare sulle barriere poste dai media riguardo l'assunzione dei neri e dei
membri di minoranze etniche, Bowers era invitato come relatore ed ha condiviso
con noi le diapositive con i titoli apparsi in una sola settimana sui principali
mezzi d'informazione in GB, incluso l'ampiamente distribuito Sun, che
incriminano e discriminano gli Zingari.
Ha anche condiviso con i presenti le foto e le copie dei manifesti che
vietano agli Zingari l'ingresso in differenti posti, pub compresi, incolpando
gli Zingari per i problemi sociali. Il punto da lui sottolineato è che gli
Zingari sono uno dei più grandi gruppi di minoranza nel mondo, con una
popolazione di 12 milioni, in viaggio da 1.000 anni, che soffrono tuttora gli
stereotipi dei media. Ci sono gruppi minoritari che non sono rappresentati per
niente dai media, ed altri che sono male rappresentati. Il razzismo dovrebbe
essere affrontato dai media e tutti hanno il diritto ad essere rappresentati.
Iqbal Tamimi -
Director for Arab Women Media Watch Centre in UK
iqbal.tamimi@ayamm.org
GOGOL BORDELLO
(live) A seguire DAMA (Dj Set): it's not only Rock
'n' Roll Baby
martedì 13 luglio 2010 ore 21.30
Carroponte -
via Granelli 1 di fianco al Centro Sarca, Sesto San Giovanni (MI)
Prezzo biglietto: 15 € (+ D.D.P)
Biglietti disponibili in Loco e sul circuito Vivaticket:
www.vivaticket.it
In procinto di suonare nei maggiori open air festival europei, i Gogol Bordello
saranno di nuovo a Milano per una data speciale, un live show atteso da chi è
rimasto fuori dalle porte dell'Alcatraz lo scorso 25 Maggio (sold out come la
data di Bolgona), un concerto che è unico al mondo, ecco come ne parla
Outune.net (recensione proprio del recente live act milanese): "ti lasci
portare da una marea di carne bagnata dove si è perso il senso del pudore,
magliette che volano reggiseni semi abbassati e corpi in estasi danzante… un
moderno baccanale ... Si suona, si balla e anche chi è on stage comincia a
sentire il caldo, Eugene a torso nudo, magro e muscoloso, ricorda quella
salamandra di Iggy. Il mustacchio si rende riconoscibile in mezzo alla baraonda,
tra tamburi e violini si consuma un rito orgiastico. Sul palco c’è il circo".
Info Line: cell: +39 392.3244.674
mail: info@carroponte.org
Cos'è il Carroponte? Scoprilo su
www.carroponte.org
Di Fabrizio (del 08/07/2010 @ 09:44:41, in Italia, visitato 2154 volte)
Da
SOS Fornace
Caro Cecchetti,
leggo su "La Prealpina" la tua dichiarazione in merito alla "morte cerebrale" di
Zoran Milenkovic (vedi
QUI ndr): "Mi accusano (SOS Fornace), di essere responsabile della morte
di un rom allontanato da via Sesia. Questa persona, malata, è morta in Germania
cinque mesi dopo aver lasciato Rho. Cosa c'entri io in tutto questo nessuno lo
sa". Non solo tu, Cecchetti, ma anche chi ha materialmente firmato gli atti
all'interno dell'Amministrazione Comunale che hanno portato all'espulsione dal
campo in pieno inverno, per futili motivi, di un uomo dializzato e quasi
cieco, porta il peso di un'oggettiva "responsabilità morale" in quanto è poi
tragicamente accaduto. Zoran, ti ricordo, venne allontanato dal campo regolare
di via Sesia dal Direttore ai Servizi alla Persona perché tu e la Lega,
chiedeste le Sue dimissioni e quelle dell'Assessore Pellegrini in un tumultuoso
Consiglio Comunale, dopo esservi accorti (ma dove eravate prima?) che il Piano
Rom, finanziato dal Ministro dell'Interno, Maroni, prevedeva sì lo
smantellamento del campo, ma anche il contestuale avvio di azioni di
integrazione sociale e abitativa rivolte a 10 precisi nuclei abitanti a Rho,
Zoran compreso.
Vedi, Cecchetti, a metterli in fila, tutti gli atti amministrativi che sembrano
dover portare ad una fine annunciata, quella del campo nomadi, si rimane colpiti
innanzitutto per la serie impressionante di abusi e omissioni, contestazioni
prive di fondamento, accanimenti at personam, richieste e impegni pubblici prima
sottoscritti e poi smentiti, sperpero di denaro e utilizzo improprio di fondi
destinati inizialmente ad azioni di ben altro tipo che avrebbero, quelle sì,
coniugato viceversa l'esigenza del principio di legalità da te impropriamente
invocato col rispetto delle leggi e della giustizia sociale.
La documentazione del resto, per prendere atto di come in questa città, anche da
Voi governata, s'ignorino le regole formali che garantiscono i diritti
fondamentali dei cittadini "indesiderati" è lì, a disposizione, anche e
soprattutto di tutti quei consiglieri comunali che sono stati eletti proprio per
questo: esercitare il potere di controllo sulle azioni pubbliche di chi governa
ma che, "fortuna tua e di chi è responsabile anche penalmente dei procedimenti"
preferiscono, per calcoli politici come i tuoi, voltarsi dall'altra parte.
Maurizio Pagani - Presidente
Opera Nomadi Milano
Di Fabrizio (del 07/07/2010 @ 09:36:20, in casa, visitato 1526 volte)
Da
Roma_Francais
Ci sono campi di fortuna, nascosti sotto un ponte, rannicchiati su un
terreno abbandonato... improvvisati dietro una strada. L'anticamera
dell'espulsione. E poi ci sono, tra i Rom, quelli che sopravvivono al vagare. A
Lilla, alcuni vivono nel vecchio ospedale Saint-Antoine, a Moulins.
Altri nel villaggio d'inserimento di Fives, in un pugno di case mobili. Altri
infine avrebbero potuto stabilirsi a Wazemmes. Nell'ex scuola privata di rue
Gantois, Saint-Michel. "Sette pezzi potevano essere trasformati molto
rapidamente, sarebbe bastato mettere due docce." Chi racconta è padre
Arthur, uno dei pionieri della questione rom nella metropoli. Pensava di avere
una soluzione d'emergenza per sette famiglie a Mons-en-Baroeul, alloggiati in
tende da quando le ruspe hanno demolito i loro ripari di fortuna a fine maggio.
Ma Rom in rue Gantois, il sindaco non ne vuole. "Non voglio aprire quella
scuola, anche se provvisoriamente", taglia corto Marie-Christine
Staniec-Wavrant.
"Come utilizzare"
A padre Arthur, che gli aveva telefonato in settimana, l'assistente del
comune di Lilla alla solidarietà ha opposto un niet categorico. Secondo
la socialista, Lilla non ha la vocazione per accogliere tutta la miseria del
mondo e fa già la sua parte. "Abbiamo 1.200 posti letti ricovero, il 30%
dell'agglomerato. E' sempre lo stesso, si porta la povertà dove c'è già. Padre
Arthur può chiedere a Bondues, Marcq-en-Baroeul o Lambersart." Cero. Ma questi
tre comuni non si sono autoproclamati "Città della solidarietà". Padre Arthur,
non demorde. "A Mons-en-Baroeul, queste famiglie sono state cacciate dal loro
bosco, sono finite con le loro poco cose nella metropolitana. Che ne sarà di loro?
Quella scuola sarebbe meglio per loro." C'è un esempio. Un precedente. A
gennaio, cinquanta Rom si stabilirono in una vecchia scuola privata a Ronchin.
Una struttura in disuso, messa a disposizione dal suo proprietario,
l'Associazione fondiaria di Lilla e periferia (AFLB). La stessa, braccio
immobiliare delle istituzioni cattoliche, recentemente ha avvertito padre
Arthur: Lilla ha una scuola privata vacante, Saint-Michel, chiusa a giugno 2009.
Alleluia, ha detto l'uomo di chiesa, che ha visto la possibilità di duplicare
l'esperienza di Ronchin.
Ma, l'AFLB non ne è più proprietaria. La sindaca ha fatto valere il suo
diritto di prelazione. L'edificio è suo. "L'atto è firmato," afferma Mme Staniec.
"Riguarda un programma di alloggi sociali." Padre Arthur propone un compromesso:
"Noi ci impegniamo a partire da una data convenuta. In attesa che si facciano i
lavori, si può utilizzarlo."
Ma Mme Staniec non vuole intendere. "Se ci incontreremo, non si potrà fare
niente. E poi mettere delle persone in un edificio non idoneo, non è rispondere
ai loro bisogni." Rinviando ancora le responsabilità alle città vicine. Morale,
quando Lambersart virerà a sinistra e la presidente Aubry negozierà una
soluzione europea a Bruxelles, allora i Rom saranno salvati. Padre Arthur avrà
la pazienza di attendere questo dono dal cielo? • S. B.
Di Fabrizio (del 06/07/2010 @ 09:56:11, in Europa, visitato 4227 volte)
by Paul Polansky
[continua] Venne immediatamente indetta un'indagine su dove i Rom e
gli Askali del campo volessero vivere. Oltre il 90% dichiarò che intendeva
rimanere a Mitrovica nord con i Serbi. Gli Zingari del campo avevano paura di
tornare a vivere accanto ai vicini albanesi che li avevano cacciati nel 1999.
Inoltre, tutti i loro bambini ora erano andati alle scuole serbe a Mitrovica
nord per otto anni e non volevano imparare una nuova lingua prima di frequentare
le scuole albanesi a sud. Però, dato che l'ambasciata USA a Pristina era
riluttante a cooperare con i Serbi, un membro albanese di Mercy Corps fu inviato
a Mitrovica nord per discutere la possibilità di acquisire un terreno per il
progetto. Naturalmente, i Serbi e questo Albanese non si videro mai di persona e
non venne offerto nessun terreno.
Dopo aver sentito ciò, contattai Mercy Corps (MC) e li invitai ad
accompagnarmi a Belgrado, dove si determinavano la maggior parte delle decisioni
riguardanti Mitrovica nord. Mercy Corps rifiutò, dicendo che l'unica soluzione
era di costruire gli appartamenti nel vecchio quartiere zingaro di Mitrovica
sud. Ciononostante, andai da solo a Belgrado e dopo incontri con gli incaricati
del governo, mi fu assicurato che se gli Zingari del campo volevano rimanere a
nord, si sarebbe trovato un terreno per loro. Mercy Corps rifiutò ancora di
riconsiderare cosa volevano realmente gli Zingari dei campi, nonostante il
progetto USAID che dichiarava che le case sarebbero state costruite dove gli
Zingari intendevano stare in Kosovo.
Nel progetto USAID da 2,4 milioni di $ era anche stipulato che sarebbe stato
fornito ai Rom e agli Askali il trattamento medico, una volta che si fossero
spostati dai campi tossici. Però, in diverse interviste che ebbi con Mercy Corps
ai massimi livelli in Kosovo, MC rifiutò di rivelare cosa richiedeva quella
soluzione medica. I Rom che avevano già fatto ritorno al loro vecchio quartiere
non vennero curati, nonostante mostrassero alti livelli di piombo un anno dopo
aver lasciato i campi.
Nel contempo, l'UNHCR convinse il governo del Kosovo ad assumere
l'amministrazione dei campi, togliendo all'ONU la responsabilità degli Zingari
dei campi che continuavano a morire di complicazioni legate all'avvelenamento da
piombo.
Nel 2009, l'Unione Europea decise di aiutare l'ONU in Kosovo ed inviò una
"squadra di giustizia" chiamata EULEX per sovrintendere al sistema giudiziario
che era nel caos. Nel loro mandato, i giudici UE dovevano consigliare e
sorvegliare il sistema giudiziario kosovaro ed intervenire solo nei casi di
"accadimento di serio crimine" che il governo del Kosovo rifiutava di
perseguire.
Anche se avevo coinvolto diversi avvocati nei casi contro l'ONU a favore
degli Zingari dei campi, non era sin qui trapelato niente perché l'ONU tentava
di nascondere le proprie responsabilità sotto lo scudo dell'immunità. Fidandomi
dunque negli standard europei di giustizia, scrissi al capo della missione EULEX,
chiedendo un appuntamento per discutere questo "grave crimine di negligenza
infantile di massa", che dava come risultato oltre 80 morti e danni cerebrali
irreversibili a tutti i bambini zingari nei campi. Con mia grande sorpresa, il
generale francese in pensione a capo della missione EULEX, Yves de Kermabon,
rifiutò di ricevermi. Mi contestò che non era stato commesso nessun grave
crimine.
Guardando indietro, vedo un forte continuum francese in questa tragedia senza
senso che dura da 11 anni: truppe francesi rifiutarono di fermare gli Albanesi
che cacciavano questi Zingari dalle loro case nel 1999; il dr. Bernard Kouchner,
ex Ministro della Sanità nel governo francese, che sistemò i profughi zingari su
di un terreno contaminato e quando i loro bambini ebbero i più alti livelli di
piombo nella storia medica, rifiutò di evacuarli e curarli; la KFOR francese che
spiana con i bulldozer le strutture delle case zingare che avrebbero potuto
essere riparate e ricostruite; un generale francese in pensione a capo della
squadra di giustizia europea che rifiuta persino di ascoltare le accuse di gravi
e mortali negligenze verso i bambini durate 11 anni. Naturalmente, con
ogni probabilità voleva coprire il fatto che i bulldozer dell'esercito francese
nella KFOR avevano distrutto tutte le case francesi che ancora resistevano nel
loro vecchio quartiere, così facendo cancellando ogni prova della loro
precedente presenza. Dopo tutto, una volta era un incaricato della KFOR in
Kosovo.
Ma perché questi Francesi erano così anti-zigani? Forse la ragione è nella
loro storia o nella loro tradizione. Durante la II guerra mondiale nella
repubblica di Vichy (chiamata anche Francia Libera) i Francesi avevano più campi
di concentramento solo per zingari (9) che qualsiasi altro paese d'Europa,
Germania compresa.
C'erano almeno 40 altri campi come Camp Gurs (Pirenei Atlantici) dove altri
piccoli gruppi di Zingari erano detenuti per i lavori forzati. Viene stimato
dagli storici dell'Olocausto che la Francia Libera internò oltre 30.000 Zingari
nella II guerra mondiale.
Considerando questi terribili fatti, non è difficile capire perché le truppe
francesi rifiutarono di fermare gli Albanesi kosovari dalla pulizia etnica di
8.000 Zingari di Mitrovica, o perché il dr. Bernard Kouchner non volesse perdere
il suo tempo cercando di salvare 4.000 bimbi zingari dall'avvelenamento da
piombo. Dopo tutto, tradition is tradition.
Naturalmente, non sono solo i Francesi ad avere responsabilità in questa
tragedia senza senso. Nelle pagine seguenti leggerete di quanti avrebbero potuto
aiutare e non l'hanno fatto. Compiacimento? Incompetenza? Insensibilità? Tu,
lettore, devi decidere se si meritano questi anti-premi... per la loro
negligenza mortale.
Paul Polansky
Pristina, Kosovo
Febbraio 2010
I governatori ONU del Kosovo
Dal giugno 1999, il Kosovo è stato amministrato dalle Nazioni Unite in base
alla Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza. L'Amministrazione ONU del
Kosovo (UNMIK) è guidata da un Rappresentante Speciale del Segretario Generale (SRSG).
L'SRSG ha pieni poteri nello sviluppare qualsiasi azione ritenuta necessaria per
il bene pubblico in Kosovo. Per esempio, nel 2004 durante un sollevamento
albanese contro le enclavi serbe, l'SRSG Holkeri ordinò l'evacuazione di diverse
comunità, mentre la polizia ONU rimosse fisicamente migliaia di Serbi che
rifiutavano di lasciare le loro dimore. Nel 2006, l'SRSG Jessen-Petersen
appoggiò la suo vice Patricia Waring nell'impiego della polizia ONU per
traslocare fisicamente centinaia di Albanesi che si riteneva fossero in pericolo
di vita, dato che le loro case potevano collassare perché il loro villaggio era
costruito sopra le gallerie delle miniere. In entrambe i casi, la maggior parte
della gente rifiutava di andarsene e dovette essere evacuata a forza.
Nonostante questi e molti altri precedenti, tutti gli SRSG hanno rifiutato di
evacuare i Rom e gli Askali che dal 1999 vivono nei campi ONU costruiti su
terreno contaminato. Anche se molti dei loro bambini hanno i più alti livelli di
piombo nella letteratura medica, e molti sono nati con danni irreversibili al
cervello a causa dell'avvelenamento da piombo, l'UNHCR (incaricata dei campi
sino al dicembre 2008) ha rifiutato di ottemperare alla richiesta della sua
agenzia sorella ONU, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, di evacuare
immediatamente i campi e fornire cure urgenti.
Di seguito ci sono gli anti-premi per questi SRSG che attraverso ignoranza,
compiacimento, incompetenza e/o insensibilità (decidi tu) hanno rifiutato di
salvare questa gente, specialmente i bambini e le donne incinte, i più
vulnerabili ai 36 elementi tossici trovati nell'aria, nel suolo e nell'acqua nei
ed attorno ai campi.
L'unico SRSG non considerato per i nostri anti-premi è il primo tra tutti,
Sérgio Vieira de Mello, che fu un SRSG "in azione" non "a tempo pieno", dato che
servì in Kosovo dal 13 giugno al 15 luglio 1999... anche se fu quello il periodo
esatto in cui gli estremisti albanesi nelle uniformi nere dell'ALK visitarono le
case degli Zingari a Mitrovica sud e dissero ai Rom e agli Askali di lasciarle
entro 24 ore, se non volevano che fossero uccisi i loro figli.
Lista degli SRSG in Kosovo:
- Sérgio Vieira de Mello (13 giugno - 15 luglio 1999) Brasile
- Bernard Kouchner (15 luglio 1999 - 12 gennaio 2001) Francia
- Michael Steiner (14 febbraio 2002 - 8 luglio 2003) Germania
- Harri Holkeri (25 agosto 2003 - 11 luglio 2004) Finlandia
- Søren Jessen Petersen (16 agosto 2004 - 30 giugno 2006) Danimarca
- Joachim Rücker (1 settembre 2006 - 20 giugno 2008) Germania
- Lamberto Zannier ( 20 giugno 2008 - a tutt'oggi) Italia
Tratta da
Wikimedia Commons - (clicca sull'immagine per vedere la mappa a grandezza
naturale)
Fine terza puntata
Di Fabrizio (del 05/07/2010 @ 09:02:52, in sport, visitato 3180 volte)
Da
Roma_und_Sinti (Su Johann Trollman, leggete anche
QUI)
Spiegel International By Siobhán Dowling
(Manuel Trollmann)
Johann Trollmann era una giovane stella della boxe, quando i nazisti andarono
al potere. Il punto culminante della sua carriera avrebbe dovuto essere la
vincita del titolo dei pesi massimi leggeri nel 1933. Ma Trollman era Sinto, e
quel titolo gli fu tolto. Presto, sarebbe caduto vittima del genocidio nazista.
Sembra uno strano posto per un ring di pugilato - annidato sotto un
baldacchino di alberi in un tranquillo angolo di Viktoria Park nel quartiere di
Kreuzberg di Berlino. La struttura è di cemento, la base è fortemente
inclinata in una direzione ed una dozzina di oggetti sferici di cemento che
assomigliano a guantoni da boxe si aggrappano alle corde. Ma cosa ci fa qui?
Lì vicino, una targa con la fotografia di un giovane ben messo in guantoni da
boxe, chiarisce ogni confusione. Il ring tra gli alberi è un memoriale
temporaneo dedicato a Johann Trollman, un pugile che fu privato dai nazisti nel
1933 del suo titolo dei pesi massimi leggeri, dopo aver vinto un incontro ad un
tiro di sasso da lì in Fidicin Strasse. Non c'era posto per un campione come
Trollmann nel Terzo Reich - lui era Sinto. E come mezzo milione di Rom e Sinti,
sarebbe caduto vittima della politica razziale nazista di annientamento, morendo
in un campo di concentramento nel 1944.
La forte pendenza della scultura, dice Alekos Hofstetter, membro di Bewegung
Nurr, il gruppo di artisti che ha progettato il monumento, rappresenta "l'abisso
in cui fu trascinato Trollmann."
Lungi dall'essere solo un memoriale statico, il sito, inaugurato il 9 luglio
- 77° anniversario del titolo vittorioso di Trollmann, è stato quest'estate il
palcoscenico per una serie di discorsi e concerti. Laboratori per i giovani
locali hanno sottolineato la vita di Trollmann e la persecuzione dei Sinti e dei
Rom - definiti "zingari" dai nazisti - nel Terzo Reich. Il nome del monumento è
semplicemente "9841", il numero di Trollman da prigioniero nel campo di
concentramento.
Snobbato per il colore della pelle
Nato nel 1907 vicino ad Hannover, il nome ufficiale di Trollmann era Johann,
ma in famiglia e tra gli amici era conosciuto come Rukeli, dalla parola "albero"
in lingua romanés. Cominciò ad allenarsi alla tenera età di otto anni e presto gareggiò
col club pugilistico Heros Hannover.
Già prima che i nazisti arrivassero al potere, fu vittima del razzismo quando
il comitato selezionatore per i Giochi Olimpici nel 1928 gli preferirono un
pugile che aveva battuto da poco. Per tutta risposta, Trollmann si trasferì a
Berlino diventando professionista. La paga era buona e vincere, non il colore
della pelle, era l'unica cosa che importava.
La sua fama crebbe rapidamente all'inizio degli anni '30, e divenne famoso
per il suo stile "danzante"; il suo aspetto che fece di lui un rubacuori. Hofstetter
sostiene che Trollmann fu "uno degli inventori della boxe moderna." Il suo stile
agile e dinamico si sposava con la competenza tecnica e fece di lui un
precursore di Mohamed Alì. Come i nazisti guadagnarono popolarità, venne sempre
più attaccato dalla stampa fanatica di destra, che lo etichettò come "lo zingaro
sul ring".
Una volta che nel 1933 si assicurarono il potere politico, i nazisti furono
rapidi nel prendere il controllo di uno sport che era diventato molto popolare
nella Repubblica di Weimar. L'introduzione dopo la I guerra mondiale di un
orario lavorativo più corto aveva dato più tempo libero e creato un pubblico
attento alle manifestazioni sportive di massa. Considerato come uno sport
prettamente proletario, grandi star del pugilato come Max
Schmelling attraevano fan borghesi e celebrità come Bertolt Brecht.
Bandito dallo sport
La presa di potere nazista ebbe un effetto immediato nel mondo pugilistico,
con alti funzionari del partito che presero posizione ai vertici della
federazione e gli Ebrei immediatamente banditi dallosport. Sarebbe seguita
presto la proibizione per Rom e Sinti.
Hitler era grandemente entusiasta di questo sport, dice Roger Repplinger -
autore di un racconto di semi-fiction sulla vita di Trollman "Leg dich, Zigeneur"
(Sdraiati, Zingaro)."Solo due sport erano menzionati nel Mein Kampf, jujitsu e
pugilato," ha detto a SPIEGEL ONLINE. "Hitler guardava allo sport come una dote
e questo lo rendeva importante per i nazisti." Le SS ed i soldati si
addestravano al pugilato ed era insegnato nelle scuole, la parola Boxen
di origine inglese venne sostituita da Faustkampf, o pugni. "Per una
nazione che si stava preparando alla guerra," spiega Repplinger, "la boxe era
vista come molto utile."
"Alla fine, fu perché i nazisti videro la boxe come nobile che Rukeli perse
il titolo," afferma. Quel titolo del 9 giugno fu tanto il punto culminante della
carriera di Trollman, che il suo punto di svolta.
Lui ed il suo avversario Adolf Witt combatterono 12 riprese alla Birreria
Bock di Fidicin Strasse. Trollmann fu chiaramente il migliore ed avrebbe dovuto
vincere ai punti. Ma gli ufficiali nazisti presenti all'incontro fecero
pressione sulla giuria per un pareggio. Il pubblico si rivoltò e gli avvenimenti
stavano per prendere una brutta piega.
"Quello era un pubblico esperto di pugilato e che poteva vedere che
l'incontro veniva manipolato per fini politici," spiega Sophia Schmitz, storica
della boxe di quel periodo. "La folla non era assolutamente disposta a prendere
parte a questo tipo di manipolazione basata sul razzismo." Temendo per la
propria sicurezza, la giuria cedette e Trollmann, piangendo di frustrazione per
avere avuto la vittoria quasi tra le sue mani, fu trionfalmente premiato con la
cintura del titolo.
La sua vittoria ebbe vita breve. Pochi giorni dopo gli fu notificato il
ritiro del titolo per la sua "performance insoddisfacente."
Combattere per la dignità
Ciò che seguì fu tanto una farsa che, in qualche maniera, una vittoria morale
per Trollmann. Fu obbligato a combattere un altro grosso incontro il 21 luglio,
contro Gustav Eder. Ma stavolta gli fu ordinato di combattere nello stile
"tedesco", che significava stare fermi e scambiarsi pugni. Trollman sapeva di
essere sicuro di perdere abbandonando il suo stile in movimento, così decise di
lasciare il segno in un altro modo. Si ricoprì il corpo di farina e tinse i
capelli di biondo - diventando la caricatura di un ariano. Quando salì sul ring
quella sera non combatteva per vincere, ma per mantenere la sua dignità.
"Dopo aver perso il titolo di campione, gli fu assolutamente chiaro cosa lo
aspettava come pugile sotto il nazismo," dice Schmitz. Vede la sua apparizione
come una dichiarazione: "Non mi permetterò di essere discreditato come Sinto,
farò una burla di questa descrizione razzista di zingaro danzante ed invece
combatterò come un pugile ariano."
Cacciato dallo sport, Trollman lottò invece per far quadrare il bilancio
negli anni '30 e spesso dovette nascondersi per evitare di essere mandato nei
nuovi "campi zingari" dove i nazisti radunavano Rom e Sinti prima di
trasportarli nei campi di concentramento. Divorziò da sua moglie, una non-Sinta,
per proteggere lei e la loro figlia. Poi iniziò la guerra e Trollmann fu
richiamato e combatté sino al 1942, quando tutti i Rom e Sinti vennero dimessi
dalla Wehrmacht. Il pugile, una volta famoso, fu subito arrestato e inviato nel
campo di concentramento di Neungamme, vicino ad Amburgo.
Tentò di mantenere un basso profilo, ma il comandante del campo prima della
guerra era stato un funzionario della boxe e riconobbe Trollmann. Lo costrinse a
battersi, terribilmente indebolito dai lavori punitivi e dalla mancanza di cibo,
per allenare di notte le SS. Era in gioco la sua sopravvivenza.
La commissione prigionieri decise di agire. Simularono la sua morte e fecero
in modo di trasferirlo nell'adiacente campo di Wittenberge sotto falsa identità.
Ma anche lì, l'ex stella fu presto riconosciuta e i prigionieri organizzarono un
combattimento con Emil Cornelius, ex criminale ed odiato Kapo - uno dei
prigionieri che godeva di privilegi per le sue responsabilità nel campo.
Inevitabilmente Trollmann vinse e Cornelius cercò vendetta per la sua
umiliazione. Obbligò Trollmann a lavorare tutto il giorno finché non fu esausto.
E poi lo colpì a morte con una pala. Trollman aveva appena 36 anni.
Qualcosa di cui essere fieri
Silvio Peritore del Centro Culturale di Documentazione a Heidelberg dei Rom e
Sinti Tedeschi dice che il destino di Trollmann fu simile a quello di molta
della sua gente sotto i nazisti. "Quando vedete come ha sofferto: bandito dalla
sua professione, ostracizzato, privato dei suoi diritti ed infine mandato ed
ucciso in un campo di concentramento. E' un esempio dell'olocausto globale dei
Sinti e dei Rom," ha detto a SPIEGEL ONLINE.
Peritore spiega che i giovani sono particolarmente alla biografia di
Trollmann, quando arrivano al centro di documentazione in visita scolastica. "Ha
incarnato lo spirito sportivo ed era una persona coraggiosa." Rispettano il modo
in cui si oppose ai nazisti e"possono identificarsi in lui".
Dato che il monumento a Trollmann è a Berlino solo temporaneamente prima di
essere mandato in altre città, avrà un monumento permanente a Berlino questo
giovedì nella forma di un Stolperstein, una "pietra d'inciampo". Questi
mini-monumenti sono piccole piazze in bronzo che onorano i singoli vittime dei
nazisti, e piazzate su vari marciapiedi nel paese. L'artista Gunter Demnig
piazzerà lo Stolperstein di Trollmann all'esterno dell'ex birreria di
Kreuzberg dove avvenne l'incontro per il titolo. Alla fine di quest'anno si
dovrebbe costruire tra il Reichstag e la Porta di Brandeburgo un monumento
permanente ai Sinti e Rom uccisi d'Europa, dopo quasi due decadi di ritardo.
Peritore dice che il monumento è vitale per la comunità, spiegando che il
genocidio inflitto dai nazisti ha avuto un grande impatto sull'identità dei Rom
e Sinti in Germania. "In ogni famiglia c'è stato qualcuno assassinato. Nella mia
famiglia abbiamo perso molti parenti ad Auschwitz ed un riconoscimento dei
nostri morti è molto importante per la nostra auto-immagine, per la nostra
identità," dice. "Dobbiamo sensibilizzare la gente alle attuali forme di
pregiudizio contro i Rom e i Sinti."
L'artista Hofstetter dice che il monumento a Trollmann è importante per
stabilire la connessione con la discriminazione odierna e per creare un'immagine
positiva dei Rom e dei Sinti. "Stiamo mostrando che sono una parte della cultura
tedesca. Trollmann era un campione e i giovani Rom e Sinti possono esserne
fieri."
Si può vedere il monumento a Trollman in Viktoria Park sino al 16 luglio.
La cerimonia di inaugurazione dello Stolperstein per Johann Trollmann [è
avvenuta] in Fidicin Strasse il 1 giugno alle 16.30. Per ulteriori informazioni
(in tedesco): http://www.trollmann.info
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