Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Da
La Voix des Rroms
Domenica scorsa, quattro giovani rroms di Sofia (Bulgaria) sono stati
attaccati da skinheads. Uno di loro si è trovato all'ospedale con una mandibola
rotta. Il giorno dopo, una sommossa è cominciata nella zona di Fakulteta, un
ghetto dove vivono i giovani rroms. La polizia ha fermato quattro Rroms
sospettati di avere incitato questa sommossa dove circa 300 Rroms avrebbero
cercato la rivalsa. Le autorità poliziesche, ministro dell'interno in testa,
garantiscono che metteranno fine immediatamente a qualsiasi velleità di
conflitto.
La zona di Fakultèta è conosciuta per la povertà estrema dei suoi abitanti rroms,
vittime di una eesclusione e di una ghettizzazione totale. Secondo l'agenzia di
stampa a Focus, Rroms, armati di bastoni e di coltelli, avrebbe gridato "morte
ai bulgari", di fronte alle forze di polizia che hanno loro impedito di partire
verso la zona dove aveva avuto luogo il litigio all'origine della sommossa.
Con elezioni locali previste per l'autunno, è difficile fare la selezione delle
informazioni secondo la loro veridicità. La Bulgaria passa per lo stesso
fenomeno della Francia in 2002.
Volen Siderov, il capo di Ataka, movimento di destra estrema, è
arrivato al secondo turno. Fra gli slogan gridati nelle sue riunioni, c'era
anche: "Trasformiamo i zingari in sapone!"
I recenti disordini di Rom nella capitale sarebbero il risultato della discriminazione, ha affermato giovedì un gruppo dei diritti umani, ma ha minimizzato sul pericolo che queste violenze si possano espandere nel paese.
Martedì la polizia stava pattugliando un quartiere accanto ad un ghetto rom, quando circa 400 Rom armati di coltelli, asce e bastoni sono apparsi richiamati dalla voce che il quartiere stava per essere attaccato dagli skinheads.
L'agitazione era nell'aria da domenica, quando un Rom era stato picchiato da skinheads. Il giorno dopo circa 200 Rom avevano devastato un caffè e attaccato quattro persone che avevano l'aspetto di skinheads.
Le organizzazioni dei diritti umani dicono che questi incidenti sono il simbolo delle condizioni dei Rom in Bulgaria, molti dei quali passano la loro vita in povertà, sono analfabeti e marginalizzati nella società.
Ci sono diversi elementi - tensioni etniche, problemi sociali, severe discriminazioni contro i ghetti zingari - dice Emil Koen dell'osservatorio del Comitato di Helsinki.
"I ghetti sono come polveriere pronte ad esplodere al minimo incidente, Non mi aspetto il crescere della tensione in tutto il paese... I Rom bulgari mancano del senso di solidarietà che i rivoltosi francesi avevano de anni fa," ha aggiunto.
Secondo la polizia gli incidenti non indicano il crescere delle tensioni etniche e viene anche rifiutato il paragone portato dai giornali con i disordini nelle periferie francesi del 2005, stimolati dal razzismo e dalla discriminazione contro le minoranze etniche.
I Rom sono circa il 4,7% dei 7,8 milioni di popolazione bulgara.
Numerose iniziative per affrontare al loro discriminazione sono fallite. Sono sesso trattati con sospetto dai Bulgari, che tendono a stereotipare i Rom come disonesti e pigri.
Alcune organizzazioni Rom hanno detto che le agitazioni di questa settimana sono state deliberatamente provocate dai partiti politici che osservano per ootenere il supporto alle elezioni comunali di ottobre.
La polizia martedì non ha effettuato arresti ed i media locali riportano quanto ha detto il segretario del Ministro degli Interni, Ilia Iliev, di aver paura di essere accudato di discriminazione.
PHOTO: internet - Reuters
12:21 - 13.06.2007
L'organizzazione internazionale berlinese delle vittime del nazismo, ha
chiesto oggi di commemorare le vittime rom del protettorato nazista di Boemia e
Moravia in una maniera dignitosa e critica Praga per aver permesso che si
situasse un salumificio sul sito di un ex campo d'internamento.
L'organizzazione ha girato ad Angela Merkel, presidente EU di turno, la
richiesta di affrontare la questione.
Il salumificio a Lety (vicino a Pisek nella Boemia del sud) è situato dove
c'era un ex campo d'internamento dove morirono centinaia di Rom e altre
centinaia vennero deportati nei campi di sterminio.
L'appello [...] è indirizzato anche al primo ministro ceco Mirek Topolanek, è
stato sottoscritto da organizzazioni internazionali dei campi di concentramento
di Oswiecim (Auschwitz) e Buchenwald assieme al Consiglio Centrale dei Rom e dei
Sinti tedeschi.
Si è aggiunta la firma di Cenek Ruzicka, capo del comitato Ceco per la
compensazione delle vittime dell'olocausto Rom.
L'attuale situazione di Lety è vergognosa per un paese democratico come la
Repubblica Ceca, inoltre umilia la memoria delle vittime e dei sopravissuti
all'Olocausto.
Noah Flug, presidente del Comitato Internazionale Auschwitz, dice che i
firmatari protestano contro questa situazione. Aggiunge che è impossibile che un
salumificio sorga dove tanta gente è morta in passato.
Author: ČTK
Riferimento:
Lety
Da
Kosovo_Roma
Cari amici di roma-kosovoinfo, questi gli aggiornamenti sul nostro sito
News
04 Giugno 2007
Amnesty International "estremamente preoccupata" sui ritorni forzati in
Kosovo
Nel suo rapporto, Amnesty International (AI) ammonisce sui ritorni forzati
delle minoranze etniche in Kosovo. L'organizzazione è "estremamente preoccupata"
su come alcuni stati europei stiano preparando deportazioni in Kosovo, anche se
il conflitto politico sullo status della provincia può portare a rinnovate violenze,
secondo AI. "Sinora, né l'UNMIK (l'Amministrazione ad Interim ONU) né l'attuale
PISG (Istituzioni Provvisorie di Auto Governo) sono state capaci di garantire un
sicuro sviluppo in cui i membri delle minoranze possano ritornare in sicurezza e
dignità", dice AI. Secondo sue stime, dal luglio 1999 oltre 235.000 Serbi, Rom e
membri di altre minoranze etniche hanno lasciato il Kosovo. Solo il 6% ha fatto
ritorno. Il rapporto completo è disponibile nella sezione "Documenti":
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option=
com_content&task=view&id=22&Itemid=35#Forced% 20Returns
28 Maggio 2007
L'ONU continua ad ignorare la richiesta di giustizia per i Rom kosovari
A nome dei 158 Rom IDP (Persone Internamente Disperse) il Procuratore Dianne
Post ha compilato un reclamo contro l'ONU nel febbraio 2006. Dalla distruzione
dell'insediamento a Mitrovica sud nel luglio 1999, i Rom vivono in campi,
costruiti su terreni altamente contaminati. I campi hanno continuato ad esistere
sino all'aprile 2006, sotto la supervisione delle Nazioni Unite, nonostante
fossero riportati livelli estremi di contaminazione da piombo. Dianne Post
chiede supporto, dato che sinora l'ONU non ha risposto al reclamo.
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option=
com_content&task=view&id=131&Itemid=1
24 Maggio 2007
Rapporto 2007 di Amnesty International: Discriminazione sulle minoranze in
Kosovo
Secondo il rapporto annuale di Amnesty International, che copre lo stato dei
diritti umani in 153 paesi, le minoranze etniche continuano a fronteggiare serie
discriminazioni nella provincia serba del Kosovo. Atti di violenza che sono
motivati da odio etnico sono difficilmente perseguiti, il numero di quanti hanno
fatto ritorno in Kosovo rimane basso. Quanti sono stati rimpatriati a forza
dagli stati membri EU non ricevono supporto dalle autorità pubbliche, critica
AI.
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option=
com_content&task=view&id=133&Itemid=1&lang=en
Media
AFP: Roma minority demands to be part of Kosovo status negotiations, 29.5.2007
http://www.dzeno.
cz/?c_id= 14462
"Building a new beginning - The return to Roma Mahala", in: UNMIK, Focus Kosovo,
March 2007.
http://www.unmikonl ine.org/pio/ fokus_kosovo_ eng.htm
Documenti
Amnesty International: Kosovo (Serbia). No Forcible Return of Minorities to
Kosovo, Maggio 2007.
http://www.roma- kosovoinfo. com/index. php?option=
com_content&task=view&id=22&Itemid=35&lang=en#Forced% 20Returns
COMUNICATO STAMPA
Un
Ponte per... Jasenovac
Mostra fotografica
dal 28 maggio all' 8 giugno
alla
Casa della pace della Provincia di Milano – Milano
Jasenovac. Sulle rive del fiume Sava. A un centinaio di chilometri a sud-est di
Zagabria. Nome che sta a indicare, in lingua serbo-croata, “bosco di frassini”,
il luogo in cui vennero commessi i crimini più efferati da parte del regime
croato degli ustascia (ustasce = insorti) con a capo il Poglavnik/Führer
Ante Pavelic, che appoggiò le potenze dell'Asse durante la Seconda guerra
mondiale. Il luogo in cui morirono tra le 500 e 700 mila persone, in prevalenza
serbi ortodossi, Rom, ebrei e croati dissidenti al regime di Pavelic.
La
mostra fotografica è stata realizzata da “MOST ZA BEOGRAD – UN PONTE PER
BELGRADO IN TERRA DI BARI” – Associazione culturale e di solidarietà con la
popolazione jugoslava, su foto e testi forniti dal MUSEO DELLE VITTIME DEL
GENOCIDIO DI BELGRADO, e tradotti con la collaborazione della cattedra di
serbo-croato dell'Università di Bari, di cui è titolare la prof. Svetlana
Stipcevic.
A
Milano, la mostra è stata organizzata dall'associazione "UN PONTE PER...",
insieme al COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA JUGOSLAVIA, OPERA NOMADI e
Associazione La Tenda (progetti balcanici di Antonio Furlan), e con il
contributo della Provincia di Milano, e vorrebbe illuminare la memoria comune su
una pagina buia della nostra storia.
Gli
scatti sui volti di numerosi bambini e bambine forniti dal Museo delle vittime
del genocidio di Belgrado testimoniano i vuoti, l'assenza, l'innocenza portata
via dalle nefandezze e dalla cieca brutalità della dittatura e della guerra.
Jasenovac è il segreto oscuro dell'Olocausto. Noi, dopo 60 anni, questo tabù lo
vorremmo svelare. Le vittime di Jasenovac ce lo chiedono.
Il 28 maggio alle ore 18 l’inaugurazione della
mostra:
ERANO SOLO BAMBINI
Jasenovac. Tomba di 19432 bambini e bambine
Apertura dei lavori alla presenza degli Assessori provinciali Irma Dioli,
Francesca Corso, Giansandro Barzaghi.
Interverranno:
Andrea Catone (Most Za Beograd, Bari)
Jovan
Mirkovic (Museo delle vittime del genocidio di Belgrado)
Giuseppe Zaccaria (giornalista de "La Stampa")
Maurizio Pagani (Opera Nomadi)
Coordina: Jasmina Radivojevic (Un Ponte per…)
Al
termine degli interventi l'attrice Dijana Pavlovic leggerà la poesia "La Foiba"
del poeta croato Ivan Goran Kovacic, accompagnata dal musicista Jovica Jovic.
La mostra si potrà visitare: dal 28 maggio all'8
giugno presso la Casa della Pace della Provincia di Milano, via Ulisse
Dini 7 (MM2 Abbiategrasso), Milano.
Da Kosovo_Roma
Cari amici e colleghi,
siamo lieti di annunciarvi che il nostro sito web roma-kosovoinfo è online (in lingua inglese e tedesca ndr)
Il sito è studiato per fornire informazioni sullo stato dei diritti umani del popolo rom in Kosovo. Si possono trovare le ultime notizie ed informazioni di base sulla deportazione dei Rom kosovari dagli stati membri dell'Unione Europea. Inoltre, presentiamo ricerche ed analisi sull'espulsione dei Rom dal Kosovo a seguito della guerra del 1999.
Al momento, molti articoli sono disponibili solo in tedesco. I testi della sezione "ultime notizie" sono anche in inglese, come pure molti rapporti delle organizzazioni internazionali sui diritti umani nella sezione "Downloads".
Facciamo conto sul vostro supporto per fornire una più ampia informazione. Forniteci quindi notizie interessanti, ulteriori informazioni o correzioni.
roma-kosovoinfo Dirk Auer, Boris Kanzleiter
La storia di Taro Debar, sinto partigiano.
Io ero (sono stato) tra i gagé fin da bambino. Il mio povero papa e la mia
povera mamma morirono quando avevo quattro anni. Mi misero in mezzo alle suore
ed ai preti; là feci le scuole. Rimasi fino quattordici anni con le suore e con
i preti.
(Me ne) andai dopo un po' di tempo, avevo gia' sedici anni, andai a lavorare con
(presso) dei signori del paese. Non avevo ancora diciotto anni, arrivarono la
tre o quatto signori.
Vennero dal mio padrone e mi dicevano: "Abbiamo bisogno di te". Ed io dissi
(risposi): "per cosa avete bisogno di me?" "Cerchiamo un ragazzo svelto che
passi in mezzo ai tedeschi e che vada sulle montagne dove si trovano i
. [...]
Il testo completo in originale su
O Vurdon (segue la
versione in Sinto di Bella Ciao)
Quando succedono fatti come
quelli recenti nella comunità cinese di Milano, ci sono due tendenze: 1) fare il
tifo per una fazione o per l'altra; 2) immaginarsi scenari apocalittici. Si
dimentica sempre che dietro storie simili esiste quasi sempre una mediazione, a
volte invisibile e spesso spontanea, che lavora per affrontare le questioni
piccole e grandi. Credo sia questo il senso della lettera che mi è arrivata e
che pubblico di seguito
LETTERA APERTA AGLI ABITANTI DEL
QUARTIERE PAOLO SARPI
C’e un’altra Paolo Sarpi, oltre a quella descritta in questi giorni dai giornali
e dalle televisioni.
C’è una Paolo Sarpi che non pensa che qui “il clima sia
irrespirabile” e che “la tensione si tagli con il coltello”. Ci sono anche
uomini, donne e bambini italiani che vivono accanto a uomini, donne e bambini
cinesi con curiosità reciproca e con piacere.
Anche noi crediamo che la legalità sia un valore da rispettare e
salvaguardare, sempre e da parte di tutti, italiani e non italiani.
Anche noi riconosciamo l’esistenza di problemi (peraltro di lunga
data), come quello della viabilità, dei marciapiedi stretti, della necessità di
riqualificazione urbanistica del quartiere.
Tuttavia a noi questo quartiere piace, perché è vivace, sicuro,
vario e ricco di stimoli. E riteniamo che i problemi si risolvano con il dialogo
e la collaborazione, non seminando e fomentando discordie, né boicottando
attività commerciali.
Chi vive qui sa che non è vero che tra italiani e cinesi regnino
soltanto tensione e incomprensione: ci sono anche relazioni di buon vicinato, di
scambio culturale, in molti casi di stima e di amicizia. Qualche esempio: il
gruppo di bimbi italiani che studia cinese nella scuola di via Giusti, i bambini
cinesi che frequentano le scuole italiane e le attività all’oratorio; gli adulti
cinesi che studiano italiano e gli adulti italiani che studiano cinese; gli
italiani e cinesi che spesso si vedono insieme per la strada o al bar.
Noi crediamo che sia questa la strada da seguire: non negando i
problemi, ma incrementando i momenti di incontro e di conoscenza già
spontaneamente in atto, lontano sia dall’ intolleranza, sia dalla violenza.
Non fa onore a una metropoli europea far mostra di un
atteggiamento di chiusura i intransigenza.
Polo Sarpi non deve essere considerata un problema, ma un
laboratorio in cui sperimentare strategie di collaborazione, convivenza e
integrazione nel rispetto sia delle leggi, sia delle specifiche identità
culturali, dando vita a progetti comuni che accompagnino il nostro quartiere e
la nostra città verso il futuro.
Alcuni abitanti della zona
Referenti: Cristina Fabbri e Nicoletta Russello
Durante il periodo del rapimento del giornalista Daniele Mastrogiacomo molti blog hanno postato la sua foto, richiedendone la liberazione. Non mi sembra che ci sia lo stesso impegno per il suo interprete e per il mediatore che permise la liberazione di Mastrogiacomo. Non capisco il perché e vi giro questo appello con raccolta di firme.
Siamo angosciati per la sorte di Rahmatullah Hanefi. Il responsabile afgano dell'ospedale di Emergency a Lashkargah è stato prelevato all'alba di martedì 20 dai servizi di sicurezza afgani. Da allora nessuno ha potuto vederlo o parlargli, nemmeno i suoi famigliari. Non è stata formulata nessuna accusa, non esiste alcun documento che comprovi la sua detenzione. Alcuni afgani, che lavorano nel posto in cui Rahmatullah Hanefi è rinchiuso, ci hanno detto però che lo stanno interrogando e torturando “con i cavi elettrici”. Rahmatullah Hanefi è stato determinante nella liberazione di Daniele Mastrogiacomo, semplicemente facendo tutto e solo ciò che il governo italiano, attraverso Emergency, gli chiedeva di fare. Il suo aiuto potrebbe essere determinante anche per la sorte di Adjmal Nashkbandi, l'interprete di Mastrogiacomo, che non è ancora tornato dalla sua famiglia. Domenica 25, il Ministro della sanità afgano ci ha informato che in un “alto meeting sulla sicurezza nazionale” presieduto da Hamid Karzai, è stato deciso di non rilasciare Rahmatullah Hanefi. Ci hanno fatto capire che non ci sono accuse contro di lui, ma che sono pronti a fabbricare false prove. Non è accettabile che il prezzo della liberazione del cittadino italiano Daniele Mastrogiacomo venga pagato da un coraggioso cittadino afgano e da Emergency. Abbiamo ripetutamente chiesto al Governo italiano, negli ultimi giorni, di impegnarsi per l’immediato rilascio di Rahmatullah Hanefi e il governo ci ha assicurato che l’avrebbe fatto. Chiediamo con forza al Governo italiano di rispettare le parola data.
LIBERATE ANCHE LORO Per aderire all'appello per la liberazione di Rahmatullah Hanefi e Adjmal Nashkbandi: www.emergency.it/appello
Da
British_Roma
Ustiben Report - DALE FARM:RUTH KELLY DA LUCE VERDE AI BULLDOZERS
By Grattan Puxon
************ ********* ********* *********
Eileen O'Brien è nata nell'ospedale di Basildon l'8 aprile, giorno in cui si
celebra in tutto il globo il Giorno della Nazione Rom
************ ********* ********* *********
"Perché" si chiede Eileen O'Brien, sei anni, "stanno spendendo due milioni di
£ per cacciarmi. Sono solo una bambina."
Mentre l'assedio a
Dale Farm entra nel suo quinto anno, è quella la domanda che si pone tutta
la comunità dei Viaggianti. Un totale di un milione e mezzo di euro è già
stato speso dal consiglio comunale di Basildon per la sua politica di pulizia
etnica.
Ma Malcolm Buckley, capo dei Tory, ha ancora molto da dire e da fare. La
maggioranza conservatrice ha votato un piano da cinque milioni di euro per
sbaraccare circa mille Nomadi e Viaggianti dalla propria terra.
In Gran Bretagna in totale, sono spesi annualmente circa 30 milioni di euro
in misure anti-Viaggianti. Durante gli ultimi dieci anni, dozzine di siti
privati e comunali sono stati chiusi e migliaia di famiglie mandate a vivere per
strada. Alcuni sono diventati vittime di attacchi di vigilantes, com'è successo
col recente incendio di caravans a Tamworth condotto da una cinquantina di
persone.
"Tutto ciò deve finire" dice Cliff Codona, che è uno dei due rappresentanti
UK nel Forum Europeo dei Rom e Viaggianti a Strasburgo. "Il danno a 350.000
della nostra gente in questo paese è tanto fisico che psicologico. E' una sorta
di lento genocidio. Vogliono distruggere il nostro modo di vita."
Eileen frequenta la Crays Hill Primary school, che è diventata una scuola
solo per i Viaggianti da quando gli altri genitori hanno ritirato i loro figli.
La scuola dovrà chiudere se Buckley riuscisse a sgomberare le 86 famiglie
in quello che definisce "l'accampamento illegale" di Dale Farm.
I Viaggianti hanno costruito lì le loro case, la maggior parte di un ettaro e
mezzo sono stati presi da una discarica che conteneva centinaia di carcasse di
auto. Nessuno se ne è lamentato, durante i quarant'anni di questa operazione,
nonostante i rifiuti e il rumore.
L'agitazione è iniziata soltanto quando una storica comunità zingara ad Oak Lane
si è estesa includendo Dale Farm, raddoppiando il numero di piazzole e
raggiungendo le cento yards. Più che un accampamento, Dale Farm è un villaggio,
con la sua strada privata d'accesso e i suoi vialetti. Giardini e recinzioni
circondano gli chalets e le mobile-homes, ciascuna con i suoi pittoreschi
rimorchi.
"Questa è una comunità modello," dice Richard Sheridan. "Sarebbe anche più
bella, se non avessimo questa demolizione sulle nostre teste."
L'insediamento è cresciuto, dice Sheridan, sotto l'influsso dei Viaggianti
sgomberati da altre aree. Con il passaggio al Criminal Justice Act, il modo di
vita dei Viaggianti si è fatto più duro. Secondo quanto disposto dalla Sezione
62, la polizia può rimuovere qualsiasi caravan sulla strada. Ora Ruth Kelly, la
nuova Segretaria di Stato per le Comunità, ha dato a Basildon segnale verde per
demolire Dale Farm e mandare 600 persone verso una disperata esistenza sulla
strada. A febbraio, Ruth Kelly ha rifiutato l'appello finale e deciso che è più
importante proteggere la cosiddetta "Cintura verde" che salvaguardare il futuro
dei bambini come Eileen O’Brien.
"Ciò che stanno facendo è buttare questa piccola ragazza nella spazzatura,"
dice sua zia, Kathleen McCarthy, istitutrice alla Crays Hill school.
"Questa terra ci appartiene, ma non vogliono che noi ci viviamo," si lamenta.
"Dove vogliono che andiamo?"
Puntualizza che delle circa 30 famiglie che hanno richiesto una situazione in
quanto "senza casa" dopo lo sgombero, nessuna è stata ascoltata. Il consiglio ha
trovato scuse e ragioni per dequalificare tutte le richieste, sostenendo che si
dichiaravano senza casa al solo scopo di accedere alle case popolari.
McCarthy è sprezzante su queste scuse e ritiene che il razzismo sia la causa
dell'estrema ostilità verso i Viaggianti. Trecento persone hanno preso parte ad
una marcia anti-Viaggianti, poco prima delle dichiarazioni di Ruth Kelly, e
circa 7.000 hanno firmato una petizione contro la presenza dei Viaggianti
nell'area.
Peggio ancora, gli abusi razziali stanno diventando più comuni mentre
l'assedio si prolunga. Il ventenne Patrick Egan, il cui zio detiene la proprietà
originale e legale di Dale Farm, girava con due amici quando è stato fermato ed
insultato da alcuni skinheads di Basildon.
Gli hanno gridato insulti e uno gli ha tirato un colpo violento. Un
elicottero della polizia era sulla scena e diede loro la caccia. Furono così
costretti a correre attraverso la pericolosa corsia della A127 e tra i campi
attorno a Dale Farm. Qui l'elicottero atterrò, e i ragazzi furono costretti a
terra. Patrick che, credetemi è un bravissimo ragazzo, fu trattenuto nella
stazione della polizia di Basildon durante la notte.
Furono accusati di furto di telefoni cellulari. Quando venne dimostrato che
era falso e con il reclamo dei loro genitori, assieme a quello di Bridie Jones
dell'Irish Travellers Movement 2006, furono rilasciati. Non venne presa contro
di loro alcuna misura. Nessuno degli skinheads fu mai interrogato o detenuto.
Gran parte del sentimento anti-Viaggianti è montato del deputato Tory locale
John Baron, che attualmente sta minacciando azione legale contro chi scrive qui,
che ha pregiudizi e agsce come un razzista. Non gradisce il termine "pulizia
razziale" usato per descrivere lo scopo della sua campagna.
Quindi, [...] l'impegno è quello di preservare la Cintura Verde e le
caratteristiche dell'Essex rurale. Ma nessuno spiega perché questa campagna non
sia stata lanciata quando Dale Farm era un enorme immondezzaio, che è stato
ripulito dagli stessi Viaggianti. E nessuno accenna al grande sviluppo
dell'adiacente Gardener Lane, quando sono state costruite 800 nuove case come
parte del programma governativo Thames Gateway.
Dovrà essere costruito un nuovo accesso alla A127. L'aumento delle strade
dovrebbe risolvere il "problema autostrade" sollevato dal rapporto di Kelly, è
la seconda grande ragione per l'abbattimento di Dale Farm.
English Partnerships, un'Agenzia Governativa, è coinvolta tanto in Gardener
Lane che in progetti viari sulla A13 a Pitsea, dall'altra parte di Basildon.
Questo secondo sito è stato proposto l'anno scorso come possibile alternativa a
Dale Farm dallo stesso vice Primo Ministro John Prescott.
La proposta è stata immediatamente rifiutata dai boss Tory John Baron e
Malcolm Buckley. Hanno protestato che la soluzione è improponibile come Dale
Farm, nonostante si tratti di terra brulla, non Cintura Verde, ed adoperato già
come sito legale di Viaggianti.
Basildon, come ammette Kelly, sinora non ha mai indicato come sistemare i
Viaggianti. Un recente rapporto commissionato dall'Assemblea dell'Inghilterra
Orientale dice che Basildon deve costruire 157 aree addizionali per i
Viaggianti, attualmente forzati a vivere illegalmente nell'area. Dale Farm
Housing Association, presieduta da Richard Sheridan, per questo ha proposto un
piano per costruire un'area sosta con 15 piazzole a Terminus Drive, Pitsea.
"Ovviamente, rifiuteranno," commenta Sheridan. "Ma ci rivolgeremo in appello
a Ruth Kelly. Avrà una seconda possibilità di considerare impossibile la nostra
situazione."
Sheridan dice che Basildon ha anche fallito nel designare una terra per i
Viaggianti, come richiesto dal 2004 Housing Act. Diversi Viaggianti hanno
acquistato la terra dove sistemarsi, ma in ogni caso il consiglio ha ottenuto
ingiunzioni di sgombero.
[...] Dale Farm, come l'altra comunità di Smithy Fen, Dale Farm è una grande
comunità. dove anziani e malati sono curati dalle giovani generazioni. Ma come
compromesso, dice Sheridan, è meglio che veder distrutte le proprie case, ed
alcuni residenti vorrebbero trasferirsi a Pitsea e nel nuovo sito a Colchester,
distante circa 35 miglia o di costruire in un'area di proprietà.
Tuttavia Sheridan, oltre a coinvolgere il proprio clan, sta facendo pressione
sull'opposizione per la montagna di denaro pubblico che sarebbe sprecato in
tutta questa operazione. Rimpiazzare Dale Farm non costerà "solo" cinque milioni
di euro, ma potrebbe salire a trenta o quaranta milioni per le spese legali e i
processi.
"Ha lo stesso senso di una compagnia di assicurazione che spinge un cieco
addosso ad un bus," dice Sheridan.
I residenti di Dale Farm non hanno intenzione di andare senza combattere.
Hanno ottenuto un appello, che non sarà pronunciato prima della fine
dell'anno. Gli avvocati dei Viaggianti, dicono che, tra l'altro, che uno
sgombero avrà effetti traumatici sui bambini come Eileen, e sarebbe contro
l'articolo 8 della Convenzione sui Diritti Umani, che garantisce l'integrità
della famiglia e della vita famigliare.
La locale Wickford Primary Health Trust ha ammonito che i bambini e i malati
potrebbero essere feriti durante l'operazione di sgombero. Un responsabile di
Essex Fire and Rescue ha espresso i propri dubbi sull'utilizzo per operazioni di
sgombero della compagnia privata
Constant & Co., che in casi analoghi si è macchiata di comportamenti
altamente discutibili.
Constant & Co. è stata chiamata dal comune di Basildon ed ha già sgomberato
una mezza dozzina di aree private di Viaggianti, alcune molto vicine a Dale Farm.
L'obiettivo principale è stato una serie di iarde su Hovefields Avenue, Wickford.
Piuttosto che rimuovere i caravan, alcuni sono stati schiacciati o distrutti col
fuoco.
La preoccupazione è che vengano adoperati macchinari pesanti troppo vicino a
bambini piccoli, con pericolo sulla sicurezza. I media sono stati esclusi da un
recente sgombero "per la loro stessa sicurezza" [...]
"Cosa stanno facendo è pulizia etnica" dice padre John Glynn, la cui diocesi
include Dale Farm ed Oak Lane. "Sto pregando perché non mandino i bulldozers ha
spianare tutte queste case."
|