Quando succedono fatti come
quelli recenti nella comunità cinese di Milano, ci sono due tendenze: 1) fare il
tifo per una fazione o per l'altra; 2) immaginarsi scenari apocalittici. Si
dimentica sempre che dietro storie simili esiste quasi sempre una mediazione, a
volte invisibile e spesso spontanea, che lavora per affrontare le questioni
piccole e grandi. Credo sia questo il senso della lettera che mi è arrivata e
che pubblico di seguito
LETTERA APERTA AGLI ABITANTI DEL
QUARTIERE PAOLO SARPI
C’e un’altra Paolo Sarpi, oltre a quella descritta in questi giorni dai giornali
e dalle televisioni.
C’è una Paolo Sarpi che non pensa che qui “il clima sia
irrespirabile” e che “la tensione si tagli con il coltello”. Ci sono anche
uomini, donne e bambini italiani che vivono accanto a uomini, donne e bambini
cinesi con curiosità reciproca e con piacere.
Anche noi crediamo che la legalità sia un valore da rispettare e
salvaguardare, sempre e da parte di tutti, italiani e non italiani.
Anche noi riconosciamo l’esistenza di problemi (peraltro di lunga
data), come quello della viabilità, dei marciapiedi stretti, della necessità di
riqualificazione urbanistica del quartiere.
Tuttavia a noi questo quartiere piace, perché è vivace, sicuro,
vario e ricco di stimoli. E riteniamo che i problemi si risolvano con il dialogo
e la collaborazione, non seminando e fomentando discordie, né boicottando
attività commerciali.
Chi vive qui sa che non è vero che tra italiani e cinesi regnino
soltanto tensione e incomprensione: ci sono anche relazioni di buon vicinato, di
scambio culturale, in molti casi di stima e di amicizia. Qualche esempio: il
gruppo di bimbi italiani che studia cinese nella scuola di via Giusti, i bambini
cinesi che frequentano le scuole italiane e le attività all’oratorio; gli adulti
cinesi che studiano italiano e gli adulti italiani che studiano cinese; gli
italiani e cinesi che spesso si vedono insieme per la strada o al bar.
Noi crediamo che sia questa la strada da seguire: non negando i
problemi, ma incrementando i momenti di incontro e di conoscenza già
spontaneamente in atto, lontano sia dall’ intolleranza, sia dalla violenza.
Non fa onore a una metropoli europea far mostra di un
atteggiamento di chiusura i intransigenza.
Polo Sarpi non deve essere considerata un problema, ma un
laboratorio in cui sperimentare strategie di collaborazione, convivenza e
integrazione nel rispetto sia delle leggi, sia delle specifiche identità
culturali, dando vita a progetti comuni che accompagnino il nostro quartiere e
la nostra città verso il futuro.
Alcuni abitanti della zona
Referenti: Cristina Fabbri e Nicoletta Russello