Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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Gli Zingari fanno ancora paura?

La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 12/05/2011 @ 09:34:05, in Italia, visitato 1622 volte)

Da Elisabetta Vivaldi, tramite Marco Brazzoduro

... sono stati sgomberati pure i Rom di Giugliano in Campania. Sono a Napoli. Se mi vuoi aiutare ti passo un po' di materiale. La situazione è tragica si tratta di 500 persone che sono state per decenni su una terra piena di rifiuti tossici. Secondo La Repubblica Napoli si tratterebbe di 35 mila tonnellate di materiali tossici. Adesso sono divisi in gruppi e si sono accampati nei campi del giuglianese, senza acqua o altro. Hanno perso sia le baracche che parte delle loro cose. Si sono mossi con i camper e le roulotte ma sono in condizione molto molto precaria. Ci dovrebbe essere un incontro domani tra Sindaco e Prefetto ma i rappresentanti dei Rom e i gruppi pro-Rom non sono stati invitati a partecipare. Solo 100 su 500 sono stati "sistemati" in una ventina di container senza allaccio idrico.

Tra gli sgomberati ci sono malati, bambini, donne incinte e che allattano, una vecchietta dializzata e la mamma del bambino che un paio di settimane prima è morto per la malasanità secondo la mamma, perché Rom.

Ti allego il materiale,

http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/puntata/ContentItem-444ab352-e780-4162-870d-7415efbfcac2.html?refresh_ce

http://www.eu-roma.net/dblog/campo.asp?c=Giugliano

http://napoli.repubblica.it/cronaca/2011/04/13/news/via_i_rom_dall_asi_400_senza_casa_100_nei_container_ma_non_c_acqua-14871178/

radio http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/puntata/ContentItem-444ab352-e780-4162-870d-7415efbfcac2.html

http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/campania/2011/04/12/visualizza_new.html_903242545.html

http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/campania/2011/04/12/visualizza_new.html_903242572.html

Kon mangel te kerel tumendar roburen chi shocha phenela tumen o chachimos pa tumare perintonde
Chi vuole schiavizzarti non ti dirà mai la verità sui tuoi antenati

Aggiornamento 2 maggio 2012:

ecco a distanza di un anno... l'ultimo triste evento... PER NON DIMENTICARE:

http://italy.indymedia.org/n/5565/23-04-12/bimbo-mese-muore-nel-campo-rom-aveva-forte-r

http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=192270&sez=NAPOLI

https://mariomonfrecola.wordpress.com/2012/04/26/giugliano-lipocrisia/

http://www.carrierain.it/auchan/news/lqpage/3

http://www.santegidio.org/index.php?pageID=64&id=8246&idLng=1069

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Di Fabrizio (del 11/05/2011 @ 09:48:55, in scuola, visitato 1342 volte)

Dopo i "tre giorni della basilica di San Paolo" e le discussioni seguite sulle modalità di accoglienza delle famiglie rom sgomberate dai campi autorizzati, il piano dell'amministrazione locale per ripulire la città dalle baracche è stato riavviato. Obiettivo di stamane diversi "campi abusivi" del XV Municipio, dove sono intervenuti Vigili Urbani e Polizia di Stato. Fra gli insediamenti coinvolti anche quello noto come "il canneto" dove risiedono alcune delle famiglie che da alcuni anni la nostra associazione sostiene.

E proprio in questo campo si è materializzata una nuova frontiera del diritto, un inedito criterio di separazione fra rom buoni e rom cattivi: i "NO" segnati con vernice rossa su alcune delle baracche del campo hanno infatti garantito a una decina di famiglie la possibilità di avere ancora un tetto sulle loro teste, un posto, sicuramente misero e pericoloso, dover potersi riparare e conservare le proprie cose.

Si tratta delle famiglie i cui bambini sono iscritti e frequentano le scuole del quartiere, a cui è stato assicurato che fino alla fine della scuola potranno rimanere nelle loro baracche.

Per gli altri invece nessuna alternativa e nessuna clemenza: baracche distrutte in poche ore e poi la strada, a cercare un nuovo rifugio.

E poco importa che fra questi tanti altri ci siano numerose famiglie con bambini troppo piccoli per essere inseriti a scuola, oppure già inseriti nelle liste per la formazione delle classi del prossimo anno scolastico; poco importa anche di quelle famiglie i cui bambini sono in cura negli ospedali del quartiere oppure frequentano la scuola materna: comunque non si tratta di scuola dell'obbligo e quindi nessun
dovere nei loro confronti per l'amministrazione.

Il nuovo criterio che legittima gli sgomberi senza alternative appare ai nostri occhi tanto semplice, quanto contraddittorio: si salvano per qualche settimana solo le famiglie i cui minori oggi sono iscritti a scuola, ma sul loro futuro nessuna certezza, mentre del presente e del futuro di tutti gli altri (nel campo ci sono almeno cinquanta bambini di età inferiore ai sei anni) non interessa a nessuno.

Ma questo nuovo criterio selettivo genera ancora altre contraddizioni e ambiguità che proponiamo in forma di domanda: se davvero il criterio della frequenza scolastica dei minori è stato assunto come linea d'intervento dall'amministrazione, cosa ne sarà di queste stesse famiglie oggi "graziate" quando quest'anno scolastico sarà finito? Quali misure saranno messe in campo per garantire la continuità del loro inserimento scolastico per il prossimo anno?

E ancora: se gli sgomberi degli insediamenti non autorizzati sono giustamente motivati dalle condizioni di pericolo e di degrado in cui i residenti si trovano, quali misure si intende adottare affinché queste famiglie di fatto autorizzate a rimanere in quel campo non debbano correre già da stanotte il rischio di incendi o di problemi igienici e sanitari, vista la grande quantità di materiali tossici come l'amianto che è stata rilevata?

A questa serie di domande oggi non c'è stata risposta, lasciando a tutti noi l'impressione netta che questo improvviso richiamo al diritto alla scuola per i minori rom, se applicato come stamattina, si sia di fatto tramutato in un gigantesco alibi, che permette all'amministrazione comunale di continuare nella sua strategia di sgomberi senza alternative, mettendo in strada decine di famiglie e di bambini, ma lasciando ancora per qualche settimana alcuni rom "buoni" a sopravvivere nelle stesse identiche condizioni di rischio e di degrado.

E' forse questa la nuova frontiera del diritto e della protezione dei bambini rom?

A.R.P.J.- Tetto ONLUS
Lungotevere Dante, 5 - 00146 Roma
www.arpj.org - arpj@arpj.org

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Di Fabrizio (del 10/05/2011 @ 09:42:49, in musica e parole, visitato 1629 volte)

Vi invita THEATRE ROM

Sabato 14 maggio 2011 h. 19.00
Via Cassia 472 ROMA, TEATRO PATOLOGICO
INCONTRO CON:

Antun Blazevic, in arte Toni Zingaro è nato meticcio da padre rom e madre gagè nel 1961 a Sremska Mitrovica nell’ex-Yugoslavia. Dal 1981 vive in Italia e da allora si è sempre dedicato alla questione Rom in funzione di mediatore culturale, attivista, scrittore e attore teatrale. Dalle sue esperienze teatrali è nato il desiderio di scrivere sceneggiature che rappresentassero gli "uomini", i Rom come si autodefiniscono, cercando di avvicinare il pubblico al loro mondo apparentemente tanto distante. Negli anni ha anche scritto poesie e brevi racconti raccolti nel libro "Speranza", pubblicato nel 2009. Racconti e poesie tristi e malinconiche, ironiche e sarcastiche, intese a far fronte all’ignoranza e l’intolleranza che vige riguardo ai Rom.

h. 20:30
Associazione Culturale Theatre Rom in "Lo zingaro in ricerca di lavoro"  con la regia di Antun Blazevic

Per informazioni e prenotazioni www.anticorpi-online.it/Anticorpi/Base.html

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Di Fabrizio (del 09/05/2011 @ 09:26:08, in Kumpanija, visitato 1596 volte)

Da Mundo_Gitano (altro su Dalila Gomez)

EL MUNDO.es Por: Anna Viñas* - 16 aprile 2011
* Giornalista e sta girando il mondo per descriverci la situazione della donna nei cinque continenti

Dalila vive una contraddizione. Si definisce innanzitutto una gitana, ama il suo popolo e le sue tradizioni, e pertanto si veste da gitana, vive nel suo gruppo e ne parla l'idioma, il romanés. Però proprio per amore alla sua "kumpania", il nome che riceve la comunità in romanés, ha rotto con la maggior parte degli archetipi che limitano la donna gitana. E' ingegnere industriale, ha lavorato per l'amministrazione colombiana, ed il consiglio dei patriarchi della comunità -un'istituzione vietata alle donne- non  prende nessuna decisione senza prima consultarla. "Io faccio sempre quel che voglio", assicura. Non è poco. Il suo obiettivo: lottare per i diritti del popolo rom.

Il suo cammino verso la ribellione iniziò a 18 anni, quando decise che voleva andare all'università. Contravvenendo ai desideri di tutta la famiglia, preoccupata più di ogni altra cosa che si sposasse, Dalila si è laureata grazie al denaro guadagnato leggendo la fortuna alle sue compagne di corso. "Mio padre non voleva che studiassi e mi diceva che se l'avessi fatto sarei diventata una gagì (paya), che all'università si apprendono cose cattive, come la droga o la prostituzione."

Come poche gitane in Colombia, Dalila non si è sposata a 15 anni, non è rimasta incinta ed è riuscita a diventare ingegnere industriale specializzata in gestione e pianificazione dello sviluppo. Passata attraverso diverse imprese, facendosi passare come occidentale per paura delle discriminazioni, sino ad arrivare all'amministrazione pubblica, dove ha iniziato a lavorare per i diritti del suo popolo. Il suo impegno si è materializzato in un decreto che riconosce i gitani come gruppo etnico colombiano, presente nel paese dall'epoca coloniale ed in un censimento. " Già ora siamo una variabile di cui tenere conto nel bilancio, dato che il popolo gitano deve affrontare diverse sfide. Una di queste è di attuare politiche di prevenzione nella salute, perché culturalmente i gitani non ci pensano. Un'altra sfida è la scolarizzazione dei bambini, che molto presto abbandonano la scuola perché i loro modelli culturali non rientrano nel sistema educativo omologante della società occidentale." Di fatto, si calcola che in Colombia il 70% dei bambini gitani non abbia mai messo piede in una scuola.

La maggior parte dei problemi rispondono a blocchi culturali, e Dalila lo ha sperimentato nella storia della sua vita. Durante i primi anni di scuola ricorda di essere stata una bimba segnalata per le sue "strane" abitudini e per il suo modo di vestire. "Non  parlavo bene il castigliano ed avevo uno strano accento perché in famiglia si parlava il romanés. Inoltre, i miei compagni di classe non capivano perché non avessi una casa e vivessi in una tenda." Era l'obiettivo degli scherzi, ma lei voleva lo stesso completare gli studi. Inoltre dovette adattarsi ai nuovi modelli di autorità. "Ero molto ribelle perché non capivo che il professore dovesse comandarmi. Nella kumpania solo il patriarca ha l'autorità sugli altri ed i bambini sono sempre molto liberi."

La libertà è uno dei valori più apprezzati dal popolo gitano, che si dichiarano libertari. Non vogliono [...] padroni, non accettano la routine, né essere schiavi del tempo. "Viviamo nel presente, nel qui e ora. Non ci occupiamo del passato, e questo in parte ci pregiudica perché non reclamiamo giustizia. Non abbiamo capitalizzato l'Olocausto come gli Ebrei." Non si preoccupano neanche del futuro, da qui il disinteresse alla prevenzione o al risparmio. "Se abbiamo soldi li spendiamo o li condividiamo con gli altri," dato che la loro concezione di vita è collettiva.

Distaccati dalla materia e dal territorio, i gitani sono nomadi per concezione di vita, anche se oggi è un'opzione difficilmente realizzabile a causa delle frontiere, e in Colombia dal conflitto armato. "Anche se la guerra genera il fenomeno dello spiazzamento in molte vittime, noi soffriamo il confinamento. Dentro un territorio ci sentiamo sequestrati, e questo influisce sulla nostra qualità di vita."

Tuttavia, la mobilità è il loro livello mentale. Ed è quello che da vita a Dalila. "Quando lavoravo per l'amministrazione, mi offrirono un posto fisso ma rifiutai. Non era per me." Tuttavia, il lavoronon le è mai mancato, e quindi lei èil supporto economico della sua famiglia allargata, con 20 membri. "Mio padre ed i miei fratelli non hanno un'entrata stabile, perché sono artigiani del rame e non vendono molto. Io sostengo tutti e loro sono orgogliosi di me per il mio lavoro."

Tuttavia, in precedenza era una donna perseguitata dai patriarchi della comunità, ed era a rischio di essere esclusa dal suo lavoro pubblico in difesa degli interessi del popolo gitano. "Mi giudicavano e mi accusavano di voler rimpiazzare gli uomini. Non accettavano che prendessi il comando."

Proprio la mancanza i rappresentanza delle donne e la loro assenza negli organi di potere, è per Dalila un'altra delle sfide che deve affrontare il popolo rom. "Dobbiamo cambiare in alcune cose, per esempio il nostro accesso all'istruzione superiore, se vogliamo essere in una situazione migliore." Tuttavia, sottolinea che "questo non significa che dobbiamo cambiare la nostra maniera di essere."

Si riferisce ai lignaggi patrilineari che organizzano il gruppo, e alla differenziazione tra uomini e donne, che dice "si prendono cura di loro." Per Dalila questo non è maschilismo. "I gitani hanno imparato ad essere maschilisti dalla società occidentale, non dalla nostra cultura," assicura. "Vedo il maschilismo come una questione del capitalismo, in cui gli uomini vogliono possedere le donne, però per i gitani non è una questione di possesso, ma di rispetto."

Dalila intende preservare l'essenza gitana immergendola nei nuovi tempi, e ha iniziato l'esperimento con la sua stessa vita. Ha cambiato il suo destino di donna gitana studiando, pianificando e investendo nel suo futuro per essere autonoma, ed è riuscita a farsi ascoltare dagli organi di comando della sua kumpania. Dalila ha rotto con gli schemi del popolo gitano, al fine di preservarli. Sembra questa stessa una contraddizione, però la vita ne è piena.
_______
PRORROM
Proceso Organizativo del Pueblo Rrom (Gitano) de Colombia
Correo-e: prorrom@gmail.com

“Yo no se qué tristeza o qué alegría me producen estas aves errantes a quienes amparan el sol y la luna y el cielo y las estrellas y los árboles. Tristeza de irse a todas horas. Alegría de renovar el horizonte a cada que los pájaros cantan al alba. Alegría de no pesar sobre la tierra más de lo que pesa una yerba. Tristeza de no tener Patria, ni raza, ni alero nativo” / (Tic Tac: 1913)

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Di Fabrizio (del 08/05/2011 @ 09:28:15, in Italia, visitato 1445 volte)

Segnalazione di Agostino Rota Martir

PisaNotizie.it Circa venti persone, tra cui donne e bambini, sono state allontanate nella giornata di ieri. Distrutto l'insediamento

Sono state sgomberati nella giornata di ieri (mercoledì 4 maggio) due insediamenti di ridotte dimensioni fra il viale delle Piagge e il Ponte alle Bocchette. Sul luogo diciannove persone, tutti rom di cittadinanza rumena.

Tre famiglie sono state dunque allontanate dalla Polizia Municipale in collaborazione con Carabinieri e Polizia. Lo sgombero è iniziato intorno alle otto e alle 10.30 le ruspe avevano già abbattuto le strutture presenti. Sul posto anche la Croce Rossa e gli operatori della Società della Salute. Le donne e i bambini sono state ricevuti dai servizi sociali e, dopo il colloquio, hanno ricevuto alcuni buoni per l'acquisto di generi alimentari e di prima necessità.

Dalle undici di ieri, poi, si sono attivati gli uomini e i mezzi di Avr, impegnati nella rimozione di due roulotte e un camper parcheggiati nella zona che si trova lungo la golena dell'Arno non facilmente raggiungibile con mezzi di grandi dimensioni.

L'area era già stata interessata da un'operazione di sgombero il 15 aprile scorso, quando Polizia Municipale e Carabinieri procedettero all'allontanamento molto probabilmente delle stesse persone coinvolte nella giornata di ieri. Intanto, però, delle famiglie sgomberate non si hanno notizie certe. Se infatti sono stati dati loro buoni per acquistare generi di prima necessità, non è dato sapere dove abbiano passato la notte né se gli siano state prospettate soluzioni alternative.

Ennesima operazione di sgombero, dunque, da parte dell'amministrazione comunale, verso la quale solleva forti dubbi l'associazione Africa Insieme, da anni impegnata nella tutela dei migranti presenti sul territorio: "Il 16 Febbraio scorso il Consiglio Regionale della Toscana aveva approvato all'unanimità una mozione in cui si chiedeva la sospensione degli sgomberi e l'avvio di una diversa politica in materia di insediamenti".

"Il Comune di Pisa - proseguono da Africa Insieme - si pone al di fuori delle politiche toscane, e avvia una nuova campagna di sgomberi condotti alla stessa maniera di Alemanno a Roma: distruzione delle baracche e nessuna soluzione alternativa per gli abitanti dei campi. Intere famiglie, con donne e bambini al seguito, vengono messe in mezzo ad una strada: gli unici interventi in loro favore - qualche misero pacco-spesa alimentare - hanno quasi il sapore di una beffa, per chi si è visto distruggere il tetto sotto il quale dormiva ed è ora costretto a vagare di luogo in luogo. Una politica crudele, costosa e del tutto inutile, perché tutti sanno che gli sgomberi non allontanano nessuno. Ci chiediamo a chi giovi tutto questo".

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Di Fabrizio (del 07/05/2011 @ 09:07:56, in musica e parole, visitato 2218 volte)

Don Gino Rigoldi introduce
DJANGO DEI SOBBORGHI di Sabrina Dionisio Rossi
con la partecipazione di Jovica Jovic

Interpreti:
Tommaso Pusant Pagliarini
Claudio Lobbia

Regia di:
Alberto Oliva



Sabato 14 maggio 2011 ore 21.00
Mandello del Lario - TEATRO COMUNALE "Fabrizio De Andrè"

Ingresso € 10,00 - Prevendita biglietti giovedì 12 e venerdì 13 maggio 2011 dalle ore 10.00 alle ore13.30 presso la struttura n. 1 via Manzoni 44/3 e la sera dello spettacolo dalle ore 20.00 presso la biglietteria del teatro
PATROCINIO DEL COMUNE DI MANDELLO DEL LARIO
___
Lunedì 16 maggio 2011 ore 21.00
TEATRO OUT OFF via Mac Mahon 16, Milano

€ 12,00 - info 02-34.53.2140 www.teatrooutoff.it
___
Mercoledì 25 maggio
TEATRO DELLA TOSSE, Genova
www.teatrodellatosse.it/
con apertura di don Gallo

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Di Fabrizio (del 06/05/2011 @ 09:42:56, in media, visitato 1610 volte)

Segnalazione di Alberto Maria Melis

Cinecittà.com

Esce in Italia un film francese sui rimpatri forzati, Tutti per uno diretto da Romain Goupil, dal 1° giugno nelle sale distribuito da Teodora. Di grande impatto emotivo la pellicola ha imbarazzato l'Eliseo perché la protagonista, nei panni di una madre coraggio che difende i piccoli immigrati, è Valeria Bruni Tedeschi, la sorella della Premiere Dame Carla Sarkozy. Racconta all'Ansa Goupil, già assistente di Polanski e Godard, un passato da membro Lega Comunista, "Valeria mi ha detto: 'adoro questo film ma non posso davvero assicurarti la promozione'. Del resto la capisco, quello che ha da dire sulla politica del cognato lo dice nel film e senza equivoci". La storia è una sintesi di ciò che accade agli immigrati irregolari. E' ambientata a Parigi nel 2009 quando Milana, di origine cecena, ha 11 anni, le piace il compagno di classe Blaise e con lui e altri bambini, francesi ma anche maghrebini e africani, fa parte di una piccola banda. Un giorno assistono alla 'deportazione' di uno di loro, Youssef, illegale come i suoi genitori. Dopo qualche tempo, una mamma sans papier si suicida per paura di essere presa dalla polizia. I bambini ne sono scioccati e Milana sembra essere la prossima nella lista delle autorità. Così la scuola si dà da fare per i bambini in pericolo e la mamma di Blaise e della piccola Alice accoglie Milana e la protegge, finendo per prendersi cura di tutti gli altri: li porta in vacanza, li fa entrare a scuola di nascosto dalla polizia, ci gioca. Ma l'atmosfera si fa cupa: i bambini da soli preparano una fuga e una mattina spariscono. I genitori si disperano, la polizia fa pressione sui compagni di classe, i notiziari della sera parlano di questo mistero. Milana, Blaise e gli altri sono in una cantina a sperare che il brutto passi. Poi un giorno si arrendono, mani in alto, come dei piccoli criminali. "Nel 2007, quando Sarkozy ha cercato di sedurre l'estrema destra, ha decretato questa politica del rimpatrio forzato, anche per le famiglie e i bambini, che ha provocato in me un disgusto totale, un sentimento di rivolta. Ho fatto questo film non per denunciare ma per rinascere, far vedere l'assurdo in cui viviamo. In Italia accade lo stesso: si fa leva sulle paure della popolazione, si cerca di compiacerla con pratiche incivili quando dovremmo essere fieri di accogliere queste persone. Nell'agosto 2010 con il rimpatrio forzato dei Rom abbiamo raggiunto l'apice di questa politica allucinante". Goupil ha avuto la Caméra d'or a Cannes e una nomination all'Oscar per il suo debutto, Morire a 30 anni sul maggio '68.

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Di Sucar Drom (del 05/05/2011 @ 09:45:43, in blog, visitato 1375 volte)

Roma, Settimana Santa: settimana dolorosa per rom e immigrati, inadeguata la risposta della Città
Nel cuore della Settimana Santa che precede la Pasqua, alla vigilia della beatificazione di Giovanni Paolo II, la Comunità di Sant'Egidio esprime stupore, preoccupazione e disappunto per le recenti scelte dell’Amministrazione di Roma Capitale nei confronti dei Rom e dei profughi giunti in quest...

Roma, le tre giornate di San Paolo
Hanno vinto i Rom. Sì, hanno vinto i Rom. È importante. Ed è importante che siano stati loro in gran parte gli artefici della vittoria, opponendo sino alla fine un pacato ma fermo rifiuto alla consueta proposta del Comune di Rom...

Brescia, tutti uniti: dosta!
Circa 500 persone, nonostante il maltempo e la giornata prefestiva, si sono ritrovati in piazza Loggia a Brescia sabato 23 aprile per poi muoversi in corteo nel centro di Brescia e partecipare alla manifestazion...

Gyöngyöspata (Ungheria), "gite pasquali" per difendere i rom...
E’ cominciata un po’ come da noi, con la nascita di un partito xenofobo e nazionalista sottovalutato e considerato come un caso di folklore. Ad ottobre l’equivalente del nostro termine...

Vicenza, + respect: pringiarasmi, percorso di formazione
L'associazione Sucar Drom terrà nel mese di maggio a Vicenza il corso di formazione “PRINGIARASMI, percorso di formazione per la conoscenza della cultura rom e sinta”. Il corso è all'interno del progetto “+ RESPECT”, fina...

Milano, il record razzista di De Corato: 501 sgomberi contro le famiglie rom e sinte
Cinque anni di tolleranza zero e di scarsi risultati. Per arrivare al record i vigili hanno mandato via 55 romeni dal cavalcavia Buccari e da altre due baraccopoli che rinasceranno altrove...

Milano, c'era una volta Triboniano
Tra poche ore sarà chiuso definitivamente lo storico campo rom regolare di via Triboniano: secondo gli agenti di Polizia municipale presenti sul posto, entro domani le famiglie dovranno lasciare il campo. Le operazioni, precluse ai giornalisti, stanno avvenendo sott...

Giovanni Paolo II, i migranti, i rifugiati e i rom
E' difficile in poche righe raccogliere e sviluppare il magistero di Papa Giovanni Paolo II sui migranti, rifugiati e i rom, tre volti contemporanei di esclusione e di povertà nelle nostre città, dal 16 ottobre 1978 al 2 aprile 2005, in un lungo periodo...

Maroni non capisce e sfida la Corte costituzionale
Il Ministro Maroni ci riprova a trasformare l'Italia in uno stato di polizia anche dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Maroni a Milano ha affermato: "Presenterò un decreto legge sulla sicurezza urbana - ha spiegato Maroni - per ovviare al problema della sentenza della Corte costituzionale" che ha bocciato il potere di ordina...

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Di Fabrizio (del 04/05/2011 @ 09:16:32, in Europa, visitato 1679 volte)

Da Roma_Shqiperia

Notizie inquietanti da Tirana, la capitale, dove una casa occupata da cinque trans ed una famiglia rom di sette membri (tra cui cinque minori) è stata deliberatamente data alle fiamme nelle prime ore di mercoledì 27 aprile. Fortunatamente tutti i dodici occupanti sono vivi e vegeti, anche se la casa non è più abitabile.

Come risposta è stato emesso da Pink Embassy il seguente comunicato:

PINK Embassy, un'organizzazione che lavora per la protezione della comunità LGBT in Albania, intende esprimere la propria preoccupazione per un evento accaduto stamattina 27 aprile 2011, quando la vita cinque persone transgender è stata seriamente messa a rischio perché la casa dove si trovavano è stata data alle fiamme da ignoti.

Erano alloggiate in una casa abbandonata in via Durres, adiacente all'edificio dell'ambasciata della ex Jugoslavia a Tirana. Circa alle 4,30, si sono accorte del fumo e delle fiamme, che avevano bloccato quasi tutte le entrate e le uscite della casa. Nello stesso edificio viveva una famiglia rom di sette membri, di cui cinque erano minorenni.

Anche se fortunatamente non ci sono state altre conseguenze, la comunità transgender ritiene che l'atto vandalico sia stato commesso da un gruppo di omofobi, che in precedenza avrebbe individuato la località. La polizia ed i pompieri sono arrivati immediatamente sulla scena per estinguere le fiamme e fornire i primi aiuti alle vittime. Però l'Autorità di Polizia di Tirana non ha rilasciato alcun comunicato stampa sull'evento.

I crimini d'odio sono severamente puniti in tutto il mondo civilizzato e l'Albania non può essere un'eccezione. L'evento in questione mostra ancora una volta che, mentre l'Albania ha adottato la legge contro le discriminazioni, la vita e la dignità della comunità transgender continua a non essere rispettata e messa a rischio.

Il fatto che alla comunità comunità transgender non è stata fornita, né dal comune di Tirana o dal ministero del lavoro, affari sociali e pari opportunità, nessuna opportunità di alloggio, impiego e sicurezza, indica che l'omofobia è radicata nella mentalità di governo in Albania. Questo per noi è inaccettabile! La vita e la dignità di ogni persona transgender è uguale a quella di ogni cittadino albanese!

Prendendo in considerazione questo evento, vorremmo sollecitare il comune di Tirana ed il ministero del lavoro, affari sociali e pari opportunità, a reagire contro quest'atto, fornendo alla comunità transgender nel minor tempo possibile il completamento dei loro diritti minimi alla sicurezza, alloggio e cibo. Questi diritti meritano una risposta urgente quindi ci aspettiamo azioni immediate da parte delle istituzioni pubbliche albanesi.

Episodi simili danneggiano la vita della comunità e della società in generale. I diritti umani sono uguali per tutti.

Appoggio pienamente la richiesta di Pink Embassy che le autorità condannino questo attacco e proteggano i diritti di transgender e Rom in Albania
—————
Grazie a Maria, membro del tavolo di RFSL per l'head-up.

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Di Fabrizio (del 03/05/2011 @ 09:52:40, in Italia, visitato 1477 volte)

Le Acli, in collaborazione con altre associazioni, organizzano dal 2 al 7 maggio la settimana dedicata ai popoli zigani. Cinema, cultura, gioco e anche un "open day" della formazione professionale nel campo sinti

Popolazioni dalla storia antica e tormentata, senza una patria ma orgogliose delle loro tradizioni: per conoscere le etnie zigane, le Acli organizzano la settimana "Rom e Sinti, vivere ai margini". Si tratta di una serie di eventi - dal 2 al 7 maggio 2011 - che da un lato puntano a far conoscere storia e tradizioni delle popolazioni zigane (di origine italiana o estera), dall'altro a favorire la reciproca conoscenza e percorsi di integrazione positiva e rispettosa.
L'iniziativa è promossa da Acli provinciali di Varese, Acli Zona di Gallarate, circolo Acli, in collaborazione con Agesci, Opera Nomadi Milano, Caritas Ambrosiana, Comunità pastorale San Cristoforo di Gallarate, UISP, Padri Somaschi, Vip Verbano Onlus, Enaip, CTP - Centro Eda.

Lunedì 2 maggio si parte con la proiezione del film "Un'anima divisa in due", di Silvio Soldini, che racconta l'incontro tra un uomo italiano e una ragazza zingara. Una pellicola per riflettere anche sui problemi, senza sermoni e con un po' d'ironia. Alle 21, al Circolo Acli di Gallarate (via Agnelli 33), Sala Rimoldi.

Mercoledì 4 maggio l'iniziativa si trasferisce al campo Sinti di Gallarate (in fondo a via Lazzaretto, rione di Cedrate): dalle ore 16 Scuola Eda e l'ente di formazione Enaip Lombardia offrono il loro open day. La presenza delle due scuole all'interno vuole cercare un dialogo e una opportunità di avvicinamento dei giovani del campo perché - completato il percorso nella scuola dell'obbligo frequentata in istituti gallaratesi - possano proseguire nella formazione professionale.

Giovedì 5 maggio lo sguardo si allarga ad esperienze positive nell'integrazione e tutela delle comunità nomadi: sarà presentato il libro "I rom e l'azione pubblica", di Giorgio Bezzecchi e Maurizio Pagani dell'Opera Nomadi di Milano, introdotti da Valerio Pedroni della comunità dei Padri Somaschi di Milano. Nella stessa serata sarà presentata l'interessante esperienza lavorativa della Sartoria Taivè, promossa dalla Caritas Ambrosiana per favorire l'occupazione delle donne rom.

Sabato 7 maggio, infine, si conclude con una iniziativa di gioco che punta a coinvolgere soprattutto i più piccoli. Il "Party-tone" di calcio farà incontrare scout, ragazzi del campo sinti e dell'oratorio. Il "mini-torneo a squadre (molto) miste" è organizzato in collaborazione con le parrocchie della Comunità San Cristoforo e con "Vivere in Positivo Verbano onlus" e si terrà a partire dalle 14.30, all'oratorio di Cedrate.

1/05/2011 - redazione@varesenews.it

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