Da
Mundo_Gitano (altro su
Dalila Gomez)
EL MUNDO.es Por: Anna Viñas* - 16 aprile 2011
* Giornalista e sta girando il mondo per descriverci la situazione della
donna nei cinque continenti
Dalila vive una contraddizione. Si definisce innanzitutto una gitana,
ama il suo popolo e le sue tradizioni, e pertanto si veste da gitana, vive nel
suo gruppo e ne parla l'idioma, il romanés. Però proprio per amore alla sua "kumpania",
il nome che riceve la comunità in romanés, ha rotto con la maggior parte degli
archetipi che limitano la donna gitana. E' ingegnere industriale, ha
lavorato per l'amministrazione colombiana, ed il consiglio dei patriarchi della
comunità -un'istituzione vietata alle donne- non prende nessuna decisione
senza prima consultarla. "Io faccio sempre quel che voglio", assicura. Non è
poco. Il suo obiettivo: lottare per i diritti del popolo rom.
Il suo cammino verso la ribellione iniziò a 18 anni, quando decise che voleva
andare all'università. Contravvenendo ai desideri di tutta la famiglia,
preoccupata più di ogni altra cosa che si sposasse, Dalila si è laureata
grazie al denaro guadagnato leggendo la fortuna alle sue compagne di corso.
"Mio padre non voleva che studiassi e mi diceva che se l'avessi fatto sarei
diventata una gagì (paya), che all'università si apprendono cose cattive, come
la droga o la prostituzione."
Come poche gitane in Colombia, Dalila non si è sposata a 15 anni, non è rimasta
incinta ed è riuscita a diventare ingegnere industriale specializzata in
gestione e pianificazione dello sviluppo. Passata attraverso diverse imprese,
facendosi passare come occidentale per paura delle discriminazioni, sino ad
arrivare all'amministrazione pubblica, dove ha iniziato a lavorare per i diritti
del suo popolo. Il suo impegno si è materializzato in un decreto che
riconosce i gitani come gruppo etnico colombiano, presente nel paese
dall'epoca coloniale ed in un censimento. " Già ora siamo una variabile di cui
tenere conto nel bilancio, dato che il popolo gitano deve affrontare diverse
sfide. Una di queste è di attuare politiche di prevenzione nella salute, perché
culturalmente i gitani non ci pensano. Un'altra sfida è la scolarizzazione dei
bambini, che molto presto abbandonano la scuola perché i loro modelli culturali
non rientrano nel sistema educativo omologante della società occidentale." Di
fatto, si calcola che in Colombia il 70% dei bambini gitani non abbia mai
messo piede in una scuola.
La maggior parte dei problemi rispondono a blocchi culturali, e Dalila lo ha
sperimentato nella storia della sua vita. Durante i primi anni di scuola ricorda
di essere stata una bimba segnalata per le sue "strane" abitudini e per il
suo modo di vestire. "Non parlavo bene il castigliano ed avevo uno
strano accento perché in famiglia si parlava il romanés. Inoltre, i miei
compagni di classe non capivano perché non avessi una casa e vivessi in una
tenda." Era l'obiettivo degli scherzi, ma lei voleva lo stesso completare gli
studi. Inoltre dovette adattarsi ai nuovi modelli di autorità. "Ero molto
ribelle perché non capivo che il professore dovesse comandarmi. Nella kumpania
solo il patriarca ha l'autorità sugli altri ed i bambini sono sempre molto
liberi."
La libertà è uno dei valori più apprezzati dal popolo gitano, che si
dichiarano libertari. Non vogliono [...] padroni, non accettano la routine, né
essere schiavi del tempo. "Viviamo nel presente, nel qui e ora. Non ci occupiamo
del passato, e questo in parte ci pregiudica perché non reclamiamo giustizia.
Non abbiamo capitalizzato l'Olocausto come gli Ebrei." Non si preoccupano
neanche del futuro, da qui il disinteresse alla prevenzione o al risparmio. "Se
abbiamo soldi li spendiamo o li condividiamo con gli altri," dato che la loro
concezione di vita è collettiva.
Distaccati dalla materia e dal territorio, i gitani sono nomadi per
concezione di vita, anche se oggi è un'opzione difficilmente realizzabile a
causa delle frontiere, e in Colombia dal conflitto armato. "Anche se la guerra
genera il fenomeno dello spiazzamento in molte vittime, noi soffriamo il
confinamento. Dentro un territorio ci sentiamo sequestrati, e questo influisce
sulla nostra qualità di vita."
Tuttavia, la mobilità è il loro livello mentale. Ed è quello che da vita a
Dalila. "Quando lavoravo per l'amministrazione, mi offrirono un posto fisso ma
rifiutai. Non era per me." Tuttavia, il lavoronon le è mai mancato, e quindi lei
èil supporto economico della sua famiglia allargata, con 20 membri. "Mio
padre ed i miei fratelli non hanno un'entrata stabile, perché sono artigiani del
rame e non vendono molto. Io sostengo tutti e loro sono orgogliosi di me per
il mio lavoro."
Tuttavia, in precedenza era una donna perseguitata dai patriarchi della
comunità, ed era a rischio di essere esclusa dal suo lavoro pubblico in
difesa degli interessi del popolo gitano. "Mi giudicavano e mi accusavano di
voler rimpiazzare gli uomini. Non accettavano che prendessi il comando."
Proprio la mancanza i rappresentanza delle donne e la loro assenza negli
organi di potere, è per Dalila un'altra delle sfide che deve affrontare il
popolo rom. "Dobbiamo cambiare in alcune cose, per esempio il nostro accesso
all'istruzione superiore, se vogliamo essere in una situazione migliore."
Tuttavia, sottolinea che "questo non significa che dobbiamo cambiare la nostra
maniera di essere."
Si riferisce ai lignaggi patrilineari che organizzano il gruppo, e alla
differenziazione tra uomini e donne, che dice "si prendono cura di loro."
Per Dalila questo non è maschilismo. "I gitani hanno imparato ad essere
maschilisti dalla società occidentale, non dalla nostra cultura," assicura.
"Vedo il maschilismo come una questione del capitalismo, in cui gli
uomini vogliono possedere le donne, però per i gitani non è una questione di
possesso, ma di rispetto."
Dalila intende preservare l'essenza gitana immergendola nei nuovi tempi, e ha
iniziato l'esperimento con la sua stessa vita. Ha cambiato il suo destino di
donna gitana studiando, pianificando e investendo nel suo futuro per essere
autonoma, ed è riuscita a farsi ascoltare dagli organi di comando della sua
kumpania. Dalila ha rotto con gli schemi del popolo gitano, al fine di
preservarli. Sembra questa stessa una contraddizione, però la vita ne è
piena.
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PRORROM
Proceso Organizativo del Pueblo Rrom (Gitano) de Colombia
Correo-e: prorrom@gmail.com
“Yo no se qué tristeza o qué alegría me producen estas aves errantes a quienes
amparan el sol y la luna y el cielo y las estrellas y los árboles. Tristeza de
irse a todas horas. Alegría de renovar el horizonte a cada que los pájaros
cantan al alba. Alegría de no pesar sobre la tierra más de lo que pesa una yerba.
Tristeza de no tener Patria, ni raza, ni alero nativo” / (Tic Tac: 1913)