Roma, 20 gen. (Adnkronos) - Nonostante le polemiche, perche' i campi nomadi
vengono spostati ma mai aboliti? E a chi servono davvero? Queste e altre domande
si pone Luca Cefisi nel suo scioccante saggio sui bimbi zingari: 'Bambini
ladri'. Esperto di immigrazione Cefisi ha iniziato a occuparsi della
minoranza zingara in Italia nel 1993, in concomitanza con l'arrivo dei profughi
della guerra civile jugoslava. Con questo saggio, ampiamente documentato, ci fa
conoscere la societa' rom: il modello arcaico patriarcale, la solidarieta' di
gruppo, la vita 'libera' dalle regole del mondo esterno. Ci descrive i pericoli
della vita da strada, ''tra pedofili attenti e poliziotti distratti'', la deriva
della tossicodipendenza e ci mostra come determinate problematiche vengono
affrontate in altri paesi europei.
Obiettivo principale del volume e', pero', quello di sfatare alcuni dei piu'
celebri luoghi comuni, presenti ormai in maniera trasversale nell'immaginario
collettivo nazionale. Nella visione dell'autore infatti i rom non sono, al
contrario di come vorrebbero le leggende metropolitane, ne' potenziali
stupratori ne' tantomeno 'ladri di bambini', e pochi sono nomadi per scelta
é con immenso piacere che vi invitiamo alla nostra prima iniziativa:
un'analisi della cultura e della storia del popolo ROM per conoscerlo e
comprenderlo e non farsi contaminare dagli stereotipi razzisti che lo dipingono
come il nuovo "nemico". Un'iniziativa che prende spunto dalle celebrazioni
del giorno della Memoria per ricordare quelle vittime troppo spesso
dimenticate dalla storia.
L'iniziativa si articolerà su tre interventi: una relazione di carattere
storico, tenuta il 24 gennaio dal Prof. Finzi, che illustrerà la
storia degli "zingari" dall'India all'Europa e delle secolari persecuzioni
contro di loro, focalizzando l'attenzione sul genocidio perpetrato dai
nazi-fascisti durante la Seconda Guerra Mondiale (con proiezione di
testimonianze di Rom e Sinti internati ad Auschwitz) per arrivare ai giorni
nostri, in Italia e nel mondo, con i Rom e i Sinti sempre vittime di politiche
di esclusione quando non di vera e propria persecuzione;
una relazione di carattere sociologico per far conoscere la struttura e
l'organizzazione delle etnie del popolo Rom e le politiche possibili tenuta il
21 febbraio dai Prof. A. Alietti e M. Pagani, e un momento
artistico rappresentato da artisti Rom, i Muzikanti, che si terrà al
Parco Trotter il 9 aprile.
La relazione di storia del Prof. Finzi verrà ripetuta a tutti gli studenti
delle classi V del Civico Liceo Linguistico A. Manzoni, in Via Rubattino,
proprio nel giorno della Memoria.
Di seguito i dettagli nella speranza di potervi avere tutti nostri graditi
ospiti
Titti Benvenuto
Zona 3 per la Costituzione
ROM e SINTI: un percorso di conoscenza per una convivenza possibile attraverso
LA STORIA: lunedì 24 gennaio - ore 21:15
presso la Casa della Sinistra - via Porpora 45, Milano Conferenza del prof. P. Finzi: giornalista, saggista e politologo "A FORZA DI ESSERE VENTO: lo sterminio nazista dei Rom e dei Sinti"
LA CULTURA: lunedì 21 febbraio - ore 21:15
presso la Casa della Sinistra - via Porpora 45, Milano Conferenza dei
Prof. A. Alietti: docente di Sociologia Urbana e di Comunità, Università di
Ferrara
Prof. M. Pagani: studioso e presidente dell'Opera Nomadi di Milano "Origine, organizzazione e politiche possibili delle società Rom e Sinti"
L'ARTE: sabato 9 aprile - ore 15:00
presso il parco Trotter, via Padova 69, Milano Concerto di musica rom con il gruppo "I MUZIKANTI"
MILANO -
Un campo rom alla periferia di una qualunque grande città degli anni Duemila. In
questo ambiente, il regista Mario Martone immagina il compiersi della tragedia
verista messa in musica da Ruggero Leoncavallo nei "Pagliacci", l'opera che
insieme a "Cavalleria rusticana" di Pietro Mascagni e con la direzione di Daniel
Harding avrebbe dovuto andare in scena oggi alla Scala ma che per lo sciopero
proclamato dalla Cgil slitterà a martedì prossimo (ma la tensione resta dopo che
il sovrintendente Stephane Lissner ha spiegato che solo a fine gennaio si saprà
se il governo ripristinerà i cinque milioni di fondi che ha tolto per il 2010 e
quindi se il teatro chiuderà il consuntivo di bilancio in pareggio potendo
pagare così l'integrativo ai lavoratori).
Una messa in scena, quella voluta da Martone, che ha già suscitato qualche
allarme fra i leghisti milanesi, tanto da far dire a Luciana Ruffinelli,
presidente della commissione Cultura in consiglio regionale: «Questa scelta è
una vera e propria provocazione visto che verrà proposta in una città come
Milano, che ha grandi problemi nella gestione dell'immigrazione rom». Venerdì
alla presentazione della prima scaligera, Martone non ha nemmeno voluto
rispondere direttamente, limitandosi a rilevare che "Pagliacci" «è un'opera
eccezionale», che «il nomadismo è una cosa che ha a che fare con la storia e i
circensi sono sono nomadi».
Poi c'è il "verismo" e la sua rappresentazione oggi: «Ma che senso avrebbe farne
un ritratto con una cornice d'epoca?». Martone ha avuto già numerose esperienze
con la lirica, ma è soprattutto regista cinematografico, tanto che l'autore
delle scene, Sergio Tramonti, ha detto di aver cercato di mettere in scena
«l'avventura cinematografica che Mario mi ha descritto, come l'inquadratura di
una qualsiasi periferia di una metropoli di oggi, con l'arrivo dei giostrai in
una piazza con una rampa autostradale sullo sfondo, che potesse fare da supporto
al coro». Un coro, quello della Scala, elogiato dal direttore Daniel Harding,
assieme all'orchestra scaligera che «pur a vent'anni dall'ultima
rappresentazione di "Cavalleria" e "Pagliacci"» (il dittico manca dal 1988), ha
mostrato di essere preparatissima.
Se tanto è stato anticipato su "Pagliacci", anche sull'onda delle polemiche
leghiste, pochissimo gli autori hanno voluto rivelare su "Cavalleria", facendo
presagire una scenografia minimalista, «spogliando molto la rappresentazione
scenica – ha detto Tramonti – per dare spazio alla musica, tanto da farla
diventare essa stessa scenografia, perché è Mascagni che ci restituisce gli
odori e i sapori della Sicilia, attraverso la sua musica».
Grande attesa per la prima, slittata a martedì, e per le compagnie di canto che
per "Cavalleria" puntano su Salvatore Licitra e per "Pagliacci" su Josè Cura.
21 gennaio 2011 alle ore 19:30 Circolo
ARCI BELLEZZAvia Bellezza 16a MM3 Porta Romana
"Dio dacci la terra" è la serata che presenta il documentario "Se un giorno
d’inverno un suonatore di fisarmonica" e il concerto dei Muzikanti.
Progetto LUOGHI
Attraverso le musiche, le memorie e il vissuto del maestro Jovica Jovic,
raccontate nel documentario "Se un giorno d’inverno un suonatore di fisarmonica"
di Valerio Finessi, la serata vuole essere un momento di riflessione comune
sulla condizione delle popolazioni rom e sinte a Milano, che negli ultimi anni
sono state vittime di continue discriminazioni, a causa della mancanza di una
visione politica e amministrativa che nega i diritti e possibili percorsi di
integrazione socio-economica e culturale. La serata si concluderà con il
concerto dei Muzikanti, che con le loro danze ci faranno riscoprire il piacere
di divertirci insieme.
Si consiglia la prenotazione della cena, 20 euro con concerto, bevande escluse.
(tel. 02-58319492 - info@arcibellezza.it)
La serata avrà inizio alle 19.30 con la proiezioni del video ritratto di Jovica
Jovic, musicista Rom nato a Belgrado, e del suo amore per il suono della
fisarmonica. Attraverso il mestiere di musicista si ripercorre la vita di Jovica
continuamente intrecciata al fare musica, che lo ha portato a confrontarsi con
la diversità delle culture di molti paesi europei.
Non è facile la vita di un Rom in Italia e Jovica non fa eccezione, sette figli,
una famiglia smembrata e sparsa in Europa, la fuga dalla guerra nel suo paese e
la clandestinità per mancanza di documenti.
Jovica suona con i Muzikanti, un gruppo i cui componenti vengono da paesi
diversi, che si esibiranno alle 22.30, dopo la cena che seguirà la proiezione
del documentario.
I loro concerti sono un momento di scambio interculturale, che permettono la
conoscenza di un patrimonio musicale spesso semi sconosciuto. La musica diventa
così il tramite per un dialogo possibile tra le diversità.
Biografia e filmografia del regista:
Valerio Finessi è nato a Ferrara ma dal 1980 vive e lavora a Milano.Si è formato
alla scuola di cinema dell’Albedo Cinematografica realizzando numerosi
documentari per la Rai e enti privati e pubblici.
come filmaker ha realizzato i documentari
UNO NESSUNO CENTOMILA, IL TEATRO DELLA NECESSITA’ NECESSITA’ DEL TEATRO, IL
MAGICO MONDO DI NATALE PANARO, ACQUA, IL CORAGGIO DELLA FEDE Il Cardinal Andrea
Carlo Ferrari, IL CIELO DI SHTUPEL diario dal Kosovo, NESSUNO ESCLUSO, SE UN
GIORNO D’INVERNO UN SUONATORE DI FISARMONICA…
Ha realizzato i film per le scuole:
LA RAGAZZA DI TEREZIN, LA VOCE DEL BOSCO, GAME OVER, 10 CORTI CONTRO IL
CYBERBULLISMO
LA RICHIESTA – il corto selezionato al festival la 25 ora 2008 – la 7
EMAJ MagazineRom in Turchia, integrazione attraverso la musicadi Adi Halfon | Foto di Margarita Tomo
Turchia. Il sole del mercoledì mattino splende sui vecchi affollati
edifici di Bostan, un povero quartiere della città di Istanbul. Molti Rom vivono
in quest'area. La sala da tè "Nazlitas" sta in una delle piccole vie. Dentro ci
sono circa una dozzina di Rom, seduti attorno a semplici tavoli, che giocano a
backgammon, bevono tè e guardano la televisione. L'atmosfera nel locale è molto
da uomini e un po' rude. Non hanno un lavoro normale. Alcuni di loro sono
disoccupati, alcuni vendono fiori o lustrano scarpe per vivere. Altri sono
musicisti. Questo lavoro sembra essere molto popolare in questa comunità.
Non è facile essere Rom a Istanbul. Non solo che la maggior parte di essi
appartengono ad una bassa classe sociale e spesso si sentono discriminati. "Ogni
volta che c'è un furto, la gente da subito la colpa a noi", dice uno dei ragazzi
della sala da tè. "Ma ancora", continua, "siamo fedeli alla Turchia. La sentiamo
come la nostra terra. I nostri ragazzi fanno servizio nell'esercito turco, siamo
Rom e Turchi nello stesso momento". Un altro ragazzo interviene: "Mio zio fa
servizio nell'esercito, aveva un alto rango. Tuttavia, una volta che l'esercito
ha scoperto che era Rom, gli è stata negata la promozione ed è stato respinto.
Alla sala da tè
C'è qualcosa di interessante con il popolo Rom nella sala da tè. Sono tutti
desiderosi di parlare, di far sentire le loro lamentele. Tuttavia, non si fidano
dei media. Nessuno degli uomini ha accettato di dire i propri nomi, come se
qualcosa accadrebbe loro come risultato. "Giornalisti turchi sono arrivati in
questo quartiere ed hanno fatto foto, ma nulla è cambiato", dicono. A casa di
Kazim Turkmen, il 56enne leader di una delle comunità Rom, sono state dichiarate
cose simili. "Voi arrivate qui a chiedere domande sulla nostra vita", dice
Sengul Turkmen, moglie di Kazim, "ma poi andate e scrivete solo quanto siamo
poveri."
Nella sala da tè, uno dei ragazzi più anziani racconta la storia della sua vita.
Ha 57 anni, e ha iniziato a suonare quando ne aveva 13. É figlio di un
musicista, ed ora anche suo figlio segue la sua strada. "Qui la gente mantiene
l'occupazione dei loro antenati", dice uno di loro. "La conoscenza di come fare
musica veniva tramandata da padre in figlio. Oggi abbiamo capito l'importanza
dell'istruzione. Mio figlio, ad esempio, studia musica all'università." Ciò che
dice sembra essere vero, tutti gli uomini a "Nazlitas" sono relativamente
anziani, eccetto uno. Ozgur Akgul, un 32enne esperto di musica Rom, è d'accordo.
"Puoi sicuramente notare che la nuova generazione dei musicisti Rom sta
diventando sempre più professionale".
Ozgur Akgul
Turkmen stima che circa il 75% della sua comunità suona. "Per molti di loro",
dice, "la musica non è l'unica occupazione, dal momento che non guadagnano tanti
soldi da essa. Anche cosi, la musica è un modo per guadagnarsi da vivere, ed
anche qualcosa che la gente apprezza fare". Akgul dà un'altra spiegazione a
queste cifre incredibili: "I musicisti Rom si stanno integrando nella società
turca molto meglio di qualsiasi altro Rom", dice, "perché c'è un alta richiesta
di musica. Alcune dei loro tradizionali mestieri, come fare i cesti, non sono
più pertinenti. La musica, d'altro canto, è qualcosa che la gente ascolterà
sempre." Akgul sta girando un film documentario sui musicisti Rom, che uscirà il
prossimo marzo. La sua tesi di laurea è stata sulla musica e sull'identità Rom.
"Quando la musica è iniziata ad essere un'industria, c'era una grande richiesta
di nuovi cantanti. Allora i turchi hanno scoperto i cantanti Rom", dice. "La
musica aiuta i Rom a cambiare la loro immagine negativa. Una volta che i
musicisti Rom diventano popolari, stanno cambiando gli stereotipi che la gente
ha verso di loro", rivendica Akgul. Dà un esempio: "Alcuni dei cantanti Rom non
sottolineano la loro origine, a causa di questi stereotipi, e a volte cambiano
persino il loro nome di famiglia in uno turco", ammette Akgul, "tuttavia, c'è un
popolarissimo cantante Rom chiamato
Husnu Senlendirici, che ha mantenuto il suo
nome e sempre dà enfasi alla sua origine. Lui ha aiutato molto il cambiamento
dell'immagine dei Rom.
Le canzoni Rom contengono molta satira e sarcasmo, soprattutto su questioni
relazionali. I cantanti Rom, sembra abbiano influenzato il mercato. "Il ritmo di
9/8, che è chiaramente di stile Rom, è divenuto estremamente popolare in
Turchia", rivela Akgul. Ma non tutto risulta essere positivo. Nel processo
d'integrazione nella società, la comunità cerca di adattarsi ai cambiamenti di
stile di vita. " Ero in Grecia, e non riuscivo a comunicare con i Rom locali
perché non conosco la lingua Rom", si lamenta una persona della sala da tè, "i
Rom greci mi ha detto che non sono un vero Rom".
Kazem Turkman
Turkmen sente che anche il mondo non è più quello di una volta. "Il ruolo di un
leader della comunità è molto tradizionale. La nostra comunità ancora ne ha uno,
dal momento che la mia comunità mi rispetta per essere un attivista per la
comunità stessa", dice, "in altre comunità non ci sono più leader. Sono
sostituiti da organizzazioni che aiutano la gente nei loro bisogni quotidiani".
E nonostante il processo d'integrazione, i Rom rimangono una minoranza che
continua ad avere bisogni sociali. "Perfino ad Istanbul", dice Turkmen, "alcuni
vivono nelle tende nelle periferie della città".
La musica conduce verso l'integrazione. E l'integrazione crea dei problemi. Ma
se tali problemi possano minacciare i Rom o no, nessuno nella comunità avrebbe
osato pensare di fermare la creazione di musica. "Condivido l'idea
d'integrazione attraverso la musica, aiuta le persone a comunicare tra di loro",
conclude Turkmen, "dopo tutto, il ruolo dei musicisti nella società è
insostituibile".
Tratta dalla raccolta
Fiabe
Zingare di Alberto Melis
La versione originale di questa breve fiaba dei Boyàs argentini (i Ludar),
raccontata da Jorge Emilio Nedich, è stata pubblicata su "Lacio Drom". Nello
stesso numero della rivista è presente anche la versione in lingua boyàs, cioè
in rumaneàste, e una breve nota di Jorge M.F. Bernal (Lolo).
QUESTA È UNA STORIA molto triste, ma è una storia vera. Così raccontava mio
nonno, perché lui c'era.
C'era dunque una volta, in un paese lontano lontano, una famiglia di Ludari a
cui nacque un bambino. Ma era così piccolo e malaticcio, uno scricciolino tutto
occhi e niente ciccia, che i suoi genitori temevano morisse prima ancora di
mettere i primi denti e prima ancora di masticare il primo pane.
Il padre allora chiamò una vecchia, una di quelle che vedono le cose che devono
restare nascoste (come le maledizioni dette sottovoce o le disgrazie tra capo e
collo), per capire se c'era una possibilità che sopravvivesse.
La donna, dopo aver preso in braccio il piccolo, scosse il capo e disse: –
Vostro figlio morirà.
Il padre però non volle rassegnarsi.
– C'è qualcosa che io possa fare – chiese – qualsiasi cosa, per impedire che
muoia?
– Forse sì – rispose la vecchia. – Prendi uno stivale di pelle di capra e
riempilo di tè. Poi prendi uno degli stampi con i quali fabbrichi i tuoi mattoni
e mettici dentro lo stivale. Riempilo d'argilla e mettilo a cuocere al sole.
Quando il sole l'avrà indurito metti il mattone con dentro lo stivale di pelle
di capra pieno di tè nella culla del bambino.
Il padre seguì il consiglio della vecchia. Prese lo stivale di capra più ampio e
robusto che riuscì a trovare e lo riempì di tè. Poi mise lo stivale dentro uno
stampo per costruire i mattoni (il più ampio e robusto che riuscì a trovare) e
coprì tutto con l'argilla. Lo mise al sole, e quando il sole l'ebbe indurito per
bene, lo infilò dentro la culla del bambino.
Proprio come aveva detto la vecchia la magia funzionò. Perché il piccolo zingaro
non solo non morì, ma crescendo divenne anche un ragazzo bello e intelligente.
La famiglia di Ludari riprese così a viaggiare per il mondo, e viaggiando
viaggiando capitò in un deserto molto grande e caldo, dove non cresceva un filo
d'erba, e dove non scorreva un filo d'acqua.
Sotto il sole che batteva e batteva, un accidente di sole tondo e sordo, il
ragazzo cadde ammalato, dicendo che se non avesse bevuto almeno un po', di
sicuro sarebbe morto.
Il padre e la madre, al suo capezzale, piansero a lungo e si disperarono.
– Cosa possiamo fare? – chiese l'uomo a sua moglie.
– Dovremmo dargli un po' d'acqua chiara e dolce…
– Ma la nostra provvista d'acqua è finita – ribatté sconsolato l'uomo.
– Allora di certo morirà.
Fu solo in quel momento che l'uomo si ricordò dello stivale di pelle di capra
pieno di tè.
Cercò il mattone d'argilla e lo spezzò. Ma lo stivale di pelle di capra, che
ormai era tanto vecchio e rinsecchito, si polverizzò nelle sue mani: e il tè si
disperse nella sabbia del deserto.
Fu così che il ragazzo morì e la sua famiglia lo pianse.
Però il terreno dove era caduto il tè rimase umido e fresco. I Ludari scavarono
un pozzo e trovarono una sorgente d'acqua.
E ancora oggi, quando una famiglia di Ludari passa per quei luoghi, racconta la
storia del ragazzo e dello stivale di pelle di capra pieno di tè.
Anche mio nonno c'è passato, e così mi ha raccontato: «Qui un giovane Ludar ha
smarrito la vita, ma al suo posto ha lasciato la sorgente d'acqua più chiara e
dolce del mondo».
Sono Vadim Toropov, ricercatore dalla Russia (città di Ivanovo) sui Rom di Crimea (...).
Voglio offrirvi il mio nuovo libro "Lingua e folklore dei Rom di Crimea".
Il libro si concentra sulla lingua e folklore dei Rom di Crimea - una piccola
comunità etnica che ora vive dispersa sulle rive del Mar Nero. Nei secoli
passati, i Rom di Crimea hanno sperimentato le deportazioni forzate ed altre
disgrazie che li hanno portati quasi all'estinzione. La loro lingua e il loro
folklore non sono mai stati studiati, e praticamente sono stati banditi nel
nostro paese durante il periodo comunista. Negli anni '80 dovetti condurre le
mie ricerche sul campo quasi invisibilmente. Conquistai la piena confidenza di
alcune famiglie rom di Crimea e così condivisi alcuni pezzi del loro folklore.
Come risultato, ho compilato una raccolta di oltre 30 testi nella loro
lingua, incluso racconti e pezzi di storia orale. Nel libro ogni testo è
accompagnato da traduzione in inglese, note e commenti. Sono anche inclusi
chiarimenti sulla genesi e sull'attuale parlata dei Rom di Crimea.
In totale nel libro ci sono 340 pagine formato A5 (più otto illustrazioni),
rilegate in copertina rigida. E' stato edito nel 2010 dall'Università di Stato
di Ivanovo. La pubblicazione è stata sponsorizzata dalla Next Page Foundation -
un ramo dell'Open Society Institute di Budapest. Il libro ha ricevuto
incoraggianti recensioni dall'importante studioso dei Rom Lev Cherenkov -
dell'Istituto sul Patrimonio Naturale e Culturale dell'Accademia Russa delle
Scienze.
Potete ordinarne quante copie volete al costo di $40.00 al pezzo. Prezzo che
include tasse postali e copre tutte le altre spese. Il pagamento deve essere
trasferito sul seguente conto bancario:
No 42307.840.5.1700.3250113
in SAVINGS BANK OF THE RUSSIAN FEDERATION (SEVERNY OFFICE) YAROSLAVL, BRANCH
8639/015, IVANOVO, RUSSIAN FEDERATION.
Aspetto le vostre lettere e proposte.
Augurandovi Buone Feste e Buon Anno Nuovo!
Che la vostra casa sia piena di prosperità, e voi - di salute e gioia!!!
Natale è alle porte, quando ero bambino io (altra epoca, d'accordo) c'era
ancora l'abitudine di raccontarsi delle storie. Tanti anni fa, al campo di via
Idro si stampava un giornalino per le scuole, Il Vento e il Cuore, da cui è
tratto il pezzo seguente.
Per i genitori, da raccontare quando i bambini non vogliono dormire
Speriamo che mentre ci leggete siate al caldo, in una casa o in una roulotte.
Al tempo di questa storia vera era pieno inverno e tutto il campo era
ghiacciato. Le nostre famiglie avevano poca legna, anche i fuochi erano
scarsi.
Un puledrino stava male da parecchi giorni, si reggeva in piedi a fatica.
Quella mattina eravamo tutti preoccupati per lui.
Quando siamo entrati nella stalla, era disteso a terra, stecchito, con le
zampe ritte e la pancia già gonfia per il freddo. Vicino a lui, un altro
cavallino lo osservava terrorizzato dal freddo e dallo spavento.
Ci siamo accorti che il puledro a terra respirava ancora.
Siamo corsi a prendere delle corde robuste e gliele abbiamo passate sotto la
pancia. In due, uno da una parte e l'altro dall'altra, l'abbiamo sollevato a
forza.
Ma il cavallino era ancora intirizzito e aveva gli occhi sbarrati per lo
spavento, non potevamo lasciarlo perché sarebbe ricaduto. Abbiamo cominciato a
massaggiarlo e ripulirlo, con energia ma dolcezza, sulla coda, sulla groppa, sul
collo e sulla testa.
Finalmente siamo riusciti a fargli masticare del pane secco e gli abbiamo
dato dell'acqua da bere. Sempre reggendolo e facendogli muovere le zampe,
l'abbiamo portato vicino al fuoco. E' uscito anche il suo compagno, ha mangiato
anche lui.
Adesso stanno bene, ci piacerebbe farveli conoscere.
Federazione Rom&Sinti Insieme
Associazione Upre Roma COMUNICATO STAMPA
L'arte unisce, il pregiudizio divide
Concerto conclusivo della campagna "DOSTA!" a Milano Giovedì 9 dicembre Auditorium San Fedele
Giovedì 9 dicembre alle ore 21 all'Auditorium San Fedele, in via Hoepli 3/b la
campagna "Dosta!" di Milano si conclude con il concerto organizzato dalla
Federazione Rom&Sinti insieme e l'Associazione UPRE ROMA in collaborazione con
la Fondazione Fabrizio De André e Radio Popolare.
La campagna "DOSTA!" ("basta" in lingua romanes) promossa dalla Comunità
europea è coordinata e finanziata dall'UNAR (Ufficio Nazionale
Antidiscriminazioni Razziali) in collaborazione con il Consiglio d'Europa e con
le principali federazioni rom e sinte per promuovere in Italia una maggiore
conoscenza della cultura dei Rom e dei Sinti, la più grande minoranza etnica
d'Europa, e per sconfiggere con la conoscenza gli stereotipi che hanno sempre
accompagnato questo popolo.
Il concerto si aprirà con un omaggio a Django Reinhardt, in occasione
del centenario della sua nascita. Il grande musicista manouche che influenzò la
musica jazz con le sue composizioni e il suo grande virtuosismo verrà celebrato
dalla Delirium Jazz Band.
A seguire artisti rom incroceranno le loro voci e i loro strumenti con
artisti gagi, creando originali ed insolite band promiscue: Tonino Carotone e la Banda del villaggio solidale
i Perturbazione e il maestro George Moldoveanu e il suo violino
la Banda Osiris e i Muzikanti di Balval, con il maestro Jovica
Jovic alla fisarmonica e le danze di Melissa Mattiussi.
Nel corso del concerto si alterneranno immagini e testi con Dijana
Pavlovic, Alessio Lega e ospiti a sorpresa
La serata sarà condotto da Davide Facchini di Radio Popolare.
In questa occasione la Federazione Rom&Sinti insieme e l'associazione UPRE
ROMA ringraziano la Fondazione Culturale San Fedele, la Casa della Cultura, la
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, la Fondazione Fabrizio De André per il
contributo e il sostegno dato a tutta la campagna milanese.
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