L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.
L'inclusione dei Rom nella società potrebbe aumentare il PIL dell'11%
Bratislava, 27 ottobre (TASR) - Secondo lo studio "Perdite per l'esclusione
dei Rom", l'integrazione sociale dei Rom arricchirebbe la Slovacchia di oltre
l'11% del PIL nazionale, dicono gli autori Anton
Marcincin e Lubica Marcininova.
Secondo gli autori, non sarebbe il risultato del risparmio dei benefici
sociali, quanto un impiego della forza lavoro impiegata, che incrementerebbe il
PIL. Lo studio ipotizza che nel 2030 il10% della popolazione slovacca sarà
Rom, col 16% della popolazione in età lavorativa o scolastica.
"Se continuiamo ad ignorare i Rom - i loro problemi e sottosviluppo - e non
capiremo che tutte le nostre regioni sono del tutto dipendenti dalla forza
lavoro locale e dal suo impiego, lavoro, consumo - in molti casi anche dei Rom,
un giorno ne sconteremo le conseguenze," ha detto Marcinin.
Ha spiegato che la curva demografica dei Rom è differente da quella della
popolazione non-Rom, puntualizzando che se non useremo il loro talento e
capacità lavorative, la Slovacchia potrebbe risvegliarsi nel 2020 scoprendo che
in alcune regioni della Slovacchia orientale la maggioranza dei Rom è ancora
disoccupata. "E non c'è nessun modo di investire lì, perché non c'è niente o
nessuno su cui investire," ha aggiunto.
Secondo le stime attuali, almeno 430.000 Rom vivono oggi in Slovacchia
(popolazione 5,4 milioni), di cui i due terzi sono in età produttiva. Tra i
bambini in età scolare, un settimo appartiene alla minoranza rom. "Gran parte
della popolazione rom dipende dal sistema sociale. La cattiva istruzione e il
colore differente della pelle sono tra le ragione dei tassi bassissimi di
impiego tra i Rom (secondo le stime soltanto il 10% in età produttiva sta
lavorando)," elenca lo studio, aggiungendo che la povertà viene trasferita di
generazione in generazione.
Insieme a due ospiti affrontiamo due temi comunicanti: con Monica Rossi,
antropologa sociale, discutiamo della possibilità di inserimento lavorativo per
un Rom. Con Ermelinda Coccia, giovane regista, parliamo del documentario Me
Sem Rom e dell'idea di voler raccontare come lavoro una realtà ai limiti della
società.
Di Fabrizio (del 05/11/2009 @ 09:37:24, in lavoro, visitato 1812 volte)
Care amiche, cari amici,
in questo clima di ostilità e razzismo crescente, anche all’interno delle
istituzioni, non possiamo certo restare fermi e attoniti a veder peggiorare le
cose.
Ci sono iniziative concrete che vogliono lottare contro le discriminazioni e
permettere alle donne romnì di offrire le proprie competenze senza essere a
priori respinte.
Fra queste, vorrei segnalarvi il corso di sartoria romanì, o di romanì fashion,
come le ragazze hanno proposto, che da circa due anni si sta tenendo a Milano.
E' difficile riuscire a trasmettere con poche parole la vivacità e la bellezza
interiore di queste persone che si impegnano con generosità e fiducia, molta ma
molta di più di quanto si possa immaginare...
Tutto questo per chiedere a chi ha possibilità di:
- offrire commesse di lavoro (perché, ad esempio, non commissionare loro una
borsa, un copriletto o una tovaglia ecc. in patchwork ecc.) o anche solo di
- offrire stoffe e tessuti in buone condizioni da riutilizzare
Potete
- scrivere alla mail dell'Opera Nomadi di Milano (operanomadimilano@tiscali.it)
o
- telefonare al Presidente (Maurizio Pagani: 3393684212) e/o
- andare a trovare queste giovani donne il martedì e il giovedì mattina nel
laboratorio (in via De Roberto a Milano, zona Quarto Oggiaro) o al campo in cui vivono (principalmente a
Baranzate)
Il Laboratorio Manufatti Donne Rom sarà presente con opere ricamate alla mostra
di Sara Bernabucci e Barbara Salvucci “SENZA PERDERE IL FILO” curata da Lea
Mattarella ; inaugurazione venerdì 16 ottobre 2009, ore 19 fino al 18 dicembre
2009. Vicolo del Farinone, 32 – Roma.
PRODOTTI: Realizziamo manufatti in stoffa, originali ed esclusivi, accessori per
la casa e per l'abbigliamento unici e curati nei dettagli:
• Linea Donna gonne della tradizione zingara, sciarpe, collane, portagioielli, borse,
pochette, portamonete, pizzi • Linea Casa tovaglie, set da tavola, canovacci, asciugamani •
Linea Bambino vestiti, gonnelline, pantaloncini per bambini grandi e piccoli con tessuti
anallergici e di facile vestibilità
Facciamo piccole riparazioni e "restauri". Ordinazioni pronte in una settimana.
DESCRIZIONE COMPAGNIA: Il Laboratorio è composto da più locali, uno dei quali è
stato allestito come punto esposizione dei manufatti, dando la possibilità di
mettere in relazione da subito le partecipanti con il pubblico.
Nel Laboratorio c’è anche un piccolo angolo cucina e uno spazio dedicato ai
bambini con giochi per la prima infanzia e altro materiale didattico che dà la
possibilità alle partecipanti di portare con loro i figli che non vanno a
scuola: possibilità indispensabile per le donne Rom che allattano per lungo
tempo.
Il sabato, quando vengono i bambini più grandi, ci si dedica anche ad attività
ludico/educative, al sostegno scolastico, ai lavori di bricolage, alle
passeggiate nel quartiere, a momenti per la divulgazione della cultura Rom,
tramite iniziative specifiche (ascolto e lettura di fiabe e racconti, canti o
balli tradizionali ecc...).
Le attività di manifattura ad oggi sono realizzate con 6 macchine da cucire,
professionali ed industriali, 1 taglia e cuci, 1 ricamatrice, 1 bullonatrice per
tessuti. La strumentazione in dotazione sta permettendo l’assetto del gruppo
lavoro, grazie alla parallela attività di promozione e gestione delle donazioni,
curate anche queste dalle donne Rom, ad oggi realizzate in concomitanza di
manifestazioni pubbliche, di eventi particolari e grazie ad una rete informale
di diffusione commerciale che si realizza con il lavoro volontario di molte
altre donne.
L’elevato livello di professionalità raggiunto in questi anni ha spinto le donne
a voler sperimentare nuove produzioni di manufatti (abbigliamento per bambini
con tessuti anallergici e di “facile vestibilità”, gonne della tradizione
“zingara”), ma soprattutto a voler accrescere la visibilità del laboratorio
anche con l’idea di sensibilizzare al consumo critico, inteso come quel
comportamento che consiste nel comprare un prodotto sulla base non solo del
prezzo e della qualità, ma anche in base all'impatto sociale, alla
valorizzazione del capitale umano impiegato e alla preferenza verso prodotti
artigianali ad elevato contenuto di manodopera.
La visibilità di questa esperienza al territorio, inoltre, permette di far
conoscere la sua “originalità” in termini di contenuto e di processo lavorativo,
valorizzando l’immagine dei Rom e sottolineando un’idea concreta di
intercultura.
MISSIONE: Dal 2006, l’Associazione Insieme Zajedno, insieme a donne
bosniache di etnia Rom, ha attivato a Roma, in Via dei Bruzi 11/c (quartiere San
Lorenzo), un LABORATORIO DI MANIFATTURE DONNE ROM, che è anche un progetto per
la formazione e l’occupazione di donne Rom nel settore della manifattura e
vendita di accessori per l’abbigliamento e la casa (taglio, cucito, tricot,
tappeti a mano, manufatti in pelle).
Il Laboratorio si presenta come un esperimento su piccola scala di inclusione
sociale, “naturale” e “dal basso”, e come un percorso concreto di autonomia e
integrazione.
L’obiettivo principale del Laboratorio è stato sin dall’inizio quello della
partecipazione delle donne Rom alla progettazione, allo sviluppo, alla
valutazione e alla gestione diretta degli spazi e delle risorse, comprese quelle
economiche: questo è il vero elemento innovativo del progetto.
Il percorso che ha permesso ad oggi di avere un gruppo di lavoro consolidato di
donne Rom che gestiscono il laboratori ha agito su più versanti, da quello della
formazione lavorativa, a quello dell’inserimento nel tessuto sociale e al
supporto al nucleo familiare, a quello dell’aggregazione, intesa come
possibilità di dialogo e di confronto.
Il gruppo-lavoro è diventato, quindi, un contenitore di supporto alle difficoltà
del cammino che le donne Rom devono realizzare in un mondo al di fuori del
contesto di un “Campo Rom”.
Si tratta di una metodologia improntata sulla condivisione del lavoro e della
collaborazione fattiva e quotidiana tra le donne Rom e le donne
dell’Associazione (una pediatra esperta in etnopediatria, due coordinatori di
nidi e scuole dell’infanzia comunali, tre educatori di nidi comunali, esperte in
tecniche di taglio e cucito e tricot).
L’idea di fondo è che l’integrazione e l’educazione ad evitare comportamenti di
devianza sociale, debbano passare attraverso le relazioni umane ed essere
improntate ad un itinerario concreto di orientamento, educazione e formazione
professionale che favorisca l'acquisizione di valori educativi quali l'impegno,
la responsabilità, l'autonomia, l'autostima individuale, ma anche la possibilità
di comunicare migliorando la capacità di compiere le proprie scelte.
Queste modalità di lavoro includono necessariamente un percorso che agevola ed
evidenzia davvero le idee delle donne, sviluppandone l'immaginazione, la
spontaneità e le proprie abilità, si deve lavorare a 360 gradi, e comprende
anche quei passaggi (costruzione di relazioni affettive, sostegno
all’istruzione, aiuto nel disbrigo di pratiche amministrative come permessi di
soggiorno e ricongiungimenti familiari, controllo sanitario ecc…) utili a
fornire gli strumenti validi per una reale autonomia.
Trascorrere la giornata lavorativa insieme (comprendente i momenti del pranzo e
dell’accompagnamento al Campo Nomadi), stimola la possibilità di dialogo e di
confronto paritetico fra diverse culture senza rinunciare a parti significative
della propria identità; tutte le donne coinvolte imparano a sviluppare un certo
grado di confidenza all'interno del gruppo e a condividere, con semplicità,
attitudini ed emozioni; si impara a mettere in pratica, nelle situazioni
quotidiane, quanto appreso nel gruppo; si cresce nell’accettazione e nel
rispetto di se stesse; si diventa tolleranti nei confronti degli altri,
rispettando le diversità; si condividono i meccanismi di accettazione e di
differenza e la socializzazione aiuta a superare l’isolamento fino ad arrivare a
ideare e produrre insieme.
In questo contesto che si potrebbe definire “di genere”, la donna Rom diventa,
in quanto imprenditrice di se stessa, un punto di forza, un esempio di successo,
qualcuno in cui identificarsi, anche per altre donne.
Essenziale è il rispetto concreto delle condizioni di lavoro. Una donna che
lavora nel Laboratorio è stata assunta, già dal 2007, dalla Cooperativa “Le rose
blu” partner dell’associazione, con contratto a tempo indeterminato e gode di
tutti i diritti che questo comporta (permesso di soggiorno anche per i figli,
assegni familiari, malattia, maternità, ricongiungimento familiare per il
marito).
Ruxandra Stanescu –
DIVERS.ROOgnuno ha la sua stella fortunata
La tradizione è importante per i Rom, dai calderash agli attori. La
nona edizione della tradizionale fiera artigianale ha avuto luogo a Sibiu.
21/09/2001 - Alin, 13 anni, è eccitato. Vuole andare alla Fiera dei Vasai nella
Piazza Centrale di Sibiu, ma sua madre vuole qualcos'altro, vuole andare alla
Fiera Artigianale Rom in Piazza Piccola. Quest'anno per la prima volta la
Fiera Artigianale Rom e la Fiera dei Vasai hanno avuto luogo lo stesso giorno.
Quest'anno gli organizzatori hanno deciso di invitare veri artigiani rom a
presentare e vendere i loro manufatti.
Un artigiano
"Di solito la Fiera Artigianale Rom è organizzata qualche settimana dopo
quella dei Vasai, ma sfortunatamente abbiamo meno partecipanti e visitatori,"
dice
Oana Burcea, uno degli organizzatori del Museo Astra di Sibiu. "E' per
questo che abbiamo deciso di organizzare entrambe le fiere lo stesso giorno
quest'anno e dare più visibilità alla Fiera Artigianale Rom."
Oana Burcea è soddisfatto dei risultati di questa fiera: "Per la prima volta
siamo riusciti a tenere lontani i visitatori kitsch e a portare artigiani rom da
tutto il paese. Hanno avuto l'opportunità di presentare i loro manufatti
tradizionali."
I gioiellieri dell'argento di Alexandria, i calderash di Brateiu
ed i fabbricanti di cucchiai di Babeni erano tutti ben rappresentati a
questa fiera.
Uno degli artigiani più famosi è Nicolae Caldarar, che vende pentole
di rame ed altri oggetti fabbricati da lui e dalla sua famiglia. "Ho imparato
questa arte dai miei antenati e poi l'ho insegnata anche ai miei figli."
Caldarar ride e indica un bambino di quattro anni che si nasconde dietro le
gonne delle donne. "Persino questo bambino sa come usare un martello e il mio
più grande è molto conosciuto e partecipa a molte fiere e festival."
"Se hai talento, impari l'arte in un anno, se non ne hai, non ti basta una
vita. La tradizione è molto importante e la continueremo."
Un'attrice
Anche la giovane attrice considera molto importante la tradizione. "Se recito
in un ruolo classico, rispetto completamente il contesto del pezzo, ma ho
recitato in due spettacoli con un tema molto vicino al mio cuore: i Rom. In un
pezzo agivo accanto a mio padre - un ritratto della mia famiglia con canzoni,
cose buone e cattive e vita vissuta." Oana Rusu viene da una famiglia rom
vicino a Iasi, ma suo padre ha lavorato per il Teatro Ebraico e voleva diventare
attore.
"L'ho scoperto quando ho detto a mio padre che volevo diventare attrice,"
dice Oana.
La giovane considera che anche se non hai potuto imparare dagli antenati a
diventare attore, la capacità ereditate giocano un ruolo importante. "Porto
molta empatia nei ruoli che recito e penso di avere molto coraggio quando mi
sono confrontata con le sfide. Anche se in famiglia non c'erano artisti famosi,
ogni componente canta e danza magnificamente. Sono per me i veri artisti!"
Oana Rusu ha provato a lavorare all'estero, perché gli attori non hanno vita
facile in Romania. "Assieme a due colleghe, ho lavorato a Napoli, ma non in
teatro. Anche se la mia vita era meglio che in Romania, abbiamo decisodi tornare
e di fare qui quel che ci piace di più."
Da artigiano o da attore, la strada per il successo non è mai facile,
soprattutto quando sei un Rom. "Ma ognuno ha la sua stella fortunata," come ha
detto Oana Rusu.
La battaglia per il lavoro alimenta la xenofobia in Irlanda del
NordBy Andras Gergely
BELFAST Martedì 18 agosto 2009 - "Corpi estranei" che vengono dall'Europa
dell'Est per cercare lavoro, sono un nuovo avversario per Alan Skey, ex
militante che dopo oltre un decennio dalla pace stabilita per l'Irlanda del Nord
è stato rilasciato dalla prigione di Maze.
In piedi accanto al murale di un uomo mascherato armato di fucile che segna
l'ingresso alla "Zona centrale lealista di Belfast Sud", Skey - che ha lottato
per mantenere la provincia come parte del Regno Unito - elogia il processo di
pace e rivela un nuovo nervo scoperto.
"Non possiamo lavorare nella nostra città. Non abbiamo lottato per questo,"
dice Skey, che ha passato 16 anni in prigione prima di essere liberato per i
termine dell'accordo di pace Good Friday del 1998.
"Ho lottato per far continuare a sventolare la bandiera britannica. Ora i
lealisti ed i repubblicani sono oppressi nel loro stesso paese a causa di corpi
estranei."
Storicamente, erano i migranti economici della più grande Repubblica
d'Irlanda cattolica che agitavano i rumori della comunità protestante. Il sud,
una "Tigre Celtica" fin quando non è stata colpita dalla crisi del credito, è
ora la zona dell'euro più debole.
Ciò nonostante, i "corpi estranei" a cui si riferisce Skey sono lavoratori
soprattutto dalla Polonia, Lituania e Romania. I suoi punti di vista sono
radicali, ma circa il 50% degli intervistati di un sondaggio ritengono che i
migranti sottraggano lavoro ai nati nell'Irlanda del Nord.
Su 1.215 adulti intervistati tra il 1 ottobre 2008 ed il 27 febbraio 2009 per
la Queen's University di Belfast e l'Università dell'Ulster, solo il 38% è in
disaccordo con l'asserzione: il 46% era a favore.
Il punto debole dei razzisti nord-irlandesi si è mostrato quest'estate.
A giugno bande di giovani, alcuni mostravano il saluto nazista, hanno
obbligato circa 100 Rom rumeni, incluso un neonato, a lasciare le loro case a
Belfast.
Questo ha evocato scene di intensificata violenza dell'Europa dell'Est contro
i Rom, inclusi attacchi con bombe molotov, granate e fucili in Ungheria, che
hanno ucciso una mezza dozzina di persone negli ultimi 18 mesi, con violenze
sporadiche dappertutto.
A marzo, dopo scontri tra tifoserie rivali nella partita di calcio tra
Polonia e Irlanda del Nord, circa 40 persone sono state costrette a lasciare
un'area operaia lealista di Belfast, a causa delle intimidazioni.
L'accordo di pace del 1998 ha ridotto la violenza settaria che uccise 3.600
persone dagli anni '70, ed i più grandi gruppi paramilitari sia protestanti che
cattolici hanno sotterrato le loro armi.
Ma gli assalti razzisti sono diventati, nelle parole di Naomi Long, sindaco
di Belfast, la "macchia di vergogna" della provincia.
"In realtà il settarismo e il razzismo sono molto simili, malvagità gemellate
dal pregiudizio e dall'intolleranza," ha detto Anna Lo, nata ad Hong Kong,
l'unico membro dell'Assemblea Nord Irlandese di una minoranza etnica, che
rappresenta il collegio elettorale di Belfast Sud.
Shock nel mercato del lavoro
La disoccupazione in Irlanda del Nord era al 6,7% in aprile-giugno, l'ultimo
periodo per cui sono disponibili i dati del governo, inferiore ai livelli della
GB e dell'Unione Europea.
D'altra parte, il numero dei 51.000 richiedenti l'assegno di disoccupazione a
luglio, è quasi raddoppiato rispetto ad un anno fa: i dati mascherano un settore
statale artificialmente gonfiato. L'Irlanda del Nord ha la più alta percentuale
di lavoratori nel settore pubblico della GB - 30% di assunti nel 2005 contro il
20% o meno dell'Inghilterra Meridionale.
Economisti di Belfast dicono che L'Irlanda del Nord potrebbe attraversare una
crisi ancora maggiore nel mercato del lavoro, dato che la pressione fiscale
obbliga Londra a tagliare i sussidi che sostengono la sovradimensionata
burocrazie della provincia.
"Il prossimo governo dovrà aumentare i tagli alla spesa pubblica e l'Irlanda
del Nord non l'ha mai sperimentato prima," dice Richard Ramsey, economista della
Ulster Bank.
La ricerca delle università ha mostrato che il 22% degli intervistati non
vorrebbe avere amici dell'Europa dell'Est ed ancor meno approverebbero il
matrimonio con un familiare.
"La maggior parte dei miei amici è già tornata in Polonia, a causa degli
attacchi e della crisi economica," ha detto Robert Kowalski, 26 anni, parlando
da una casa a Belfast Nord dove s'è rifugiato dopo che la sua casa era stata
assaltata in seguito alla partita di calcio a marzo.
"Mantenete chiuse le loro bocche"
Uno su cinque degli intervistati in un'intervista separata della Equality
Commission for Northern Ireland nel 2008 diceva di provare sentimenti negativi
verso i migranti dall'Est Europa e quasi un quarto che le minoranze etniche o
razziali erano i gruppi trattati più ingiustamente nella provincia.
Questo comparato al 5% che dice che i peggio trattati erano i cattolici, la
minoranza la cui situazione fu al centro della precedente campagna militare
dell'Esercito Repubblicano Irlandese.
"Io stesso sono stata un bersaglio con una telefonata alla polizia (dicendo
che)... la mia casa era stata incendiata," dice Lo.
Molti degli attacchi contro stranieri sono stati perpetrati nei quartieri
protestanti impoveriti come quello di Belfast Sud di Skey. Gli irlandesi del
nord cattolici sono generalmente più aperti verso gli stranieri, secondo la
ricerca delle università.
Anche tra i cattolici, d'altra parte, non molti di più accetterebbero come
parente diretto un musulmano o un viaggiante irlandese.
Il sondaggio mostra che i nord irlandesi sono meno ostili verso gli oltre
15.000 cinesi che formavano la più grande minoranza etnica prima che
l'allargamento UE permettesse agli europei dell'est - inclusi oltre 10.000
lituani - di arrivare.
Patrick Yu, a capo del Consiglio Nord Irlandese per le Minoranze Etniche, ha
detto che i cinesi si sono tradizionalmente concentrati sui loro affari e
subivano tranquillamente le estorsioni al culmine dei conflitti settari
paramilitari.
"Tengono la bocca chiusa, non fanno questioni, è per questo che hanno meno
problemi," ha detto Yu, che da Hong Kong è arrivato a Belfast e ha fatto una
campagna perché in Irlanda del Nord fossero applicate leggi contro le
discriminazioni.
Furono implementate nel 1997, due decadi dopo le altre parti della GB.
Molti est europei contattati da Reuter attraverso network online ed i
sindacati, hanno detto di non aver intenzione di partire, alcuni citano le
discriminazioni e patimenti per le minoranze come i Rom nell'Europa Orientale.
"Dico a tutti che vale la pena venire a Belfast, è un posto davvero
vivibile," dice Bernadett Haasz, insegnante di Budapest che lavora per
un'emittente di Belfast.
"Bisogna sapere in quale quartiere trasferirsi, ma questo vale per tutte le
città."
(Additional reporting by Ashley Beston in Dublin; Editing by Sara Ledwith)
Di Fabrizio (del 20/08/2009 @ 09:09:30, in lavoro, visitato 1962 volte)
Da BaobAbArci di Milano. Questa nota viene pubblicata perché
venga fatta girare. Chi desidera ricevere il file può mandare una email a
baobab@arci.it A breve avremo le traduzioni.
LE DOMANDE SI POSSONO PRESENTARE DAL 1 AL 30 SETTEMBRE 2009, SENZA LIMITE
DI QUOTE – QUINDI NON è NECESSARIO CONCENTRARE LE PRATICHE NEI PRIMI GIORNI DEL
MESE
1.DATORI DI LAVORO: italiani, europei o extraeuropei con carta di
soggiorno, solo privati (single oppure famiglie), no cooperative né società;
è possibile l'assunzione anche da parte di coniugi o altri parenti 2.TIPOLOGIA LAVORATORI: collaboratori famigliari (colf, uomini o donne)
oppure badanti (uomini o donne), italiani, europei ed extraeuropei, sia con
permesso di soggiorno che senza 3.DATA DI IMPIEGO: almeno dal 1 aprile 2009 e fino al momento della
presentazione della domanda ; non sarà richiesta alcuna prova effettiva della
data di ingresso in Italia, ma non sono da escludere controlli precisi in merito
sia alle frontiere che al momento del rilascio del permesso di soggiorno 4.REQUISITI DI REDDITO_per assumere una COLF: single o famiglia con un
solo reddito CUD di 20.000,00 €, famiglia con più persone che lavorano, CUD
complessivo di 25.000,00 € 5.REQUISITI DI REDDITO_per assumere una BADANTE: nessun requisito di
reddito 6.NUMERO DEI LAVORATORI: ogni famiglia potrà assumere una colf e due
badanti, il requisito di reddito non cambia 7.DOVE SI FA LA DOMANDA: per i lavoratori italiani, europei ed
extraeuropei in possesso di permesso di soggiorno per motivi di lavoro, agli
sportelli INPS attraverso apposito modulo; per i lavoratori extraeuropei senza
permesso di soggiorno allo Sportello Unico della Prefettura, on-line attraverso
il sito del Ministero degli Interni 8.DOCUMENTAZIONE DA PRESENTARE_per assumere una COLF: documento di
identità del datore di lavoro (carta di identità se italiano, passaporto e carta
di soggiorno se non italiano); passaporto del lavoratore; indicazioni sulla
tipologia di contratto e sul compenso, sul luogo di impiego e sulle ore di
lavoro; ricevuta del versamento del contributo forfettario e marca da bollo da
14,62€ 9.DOCUMENTAZIONE DA PRESENTARE_per assumere una BADANTE: oltre a quanto
richiesto per le colf, anche certificazione a firma del Servizio sanitario
Nazionale (struttura pubblica oppure medico di base) che attesti la limitazione
dell'autosufficienza della persona e la necessità di assistenza, riportando il
tipo di patologia e il tipo di assistenza e specificando il numero di persone
(una o due) necessarie all'assistenza – se la persona ha già attestazione di
invalidità civile non è necessaria ulteriore documentazione 10.CONTRIBUTO FORFETTARIO: 500,00 € per ogni lavoratore, da pagare con
modulo F24 apposito, presso gli sportelli dell'Agenzia delle Entrate, Banche e
Uffici Postali (sportelli on-line e agenzie) – tale contributo coprirà il
periodo previdenziale 1 aprile-30giugno 2009, i contributi successivi verranno
versati dopo la stipula del contratto
11.chi fa la domanda di sanatoria rinuncia alla domanda di una quota all'interno
del decreto flussi 2007 o 2008 12.CHI NON PUO' PARTECIPARE: chi è stato espulso con decreto del
Ministero degli Interni (pericolosità sociale), chi è stato segnalato in altri
paesi (ma non in Italia) dell'area Schengen, chi ha una condanna anche non
definitiva (può partecipare invece chi è solo stato denunciato) 13.SANZIONI: le false dichiarazioni sono punite ai sensi del codice
penale, se si utilizzano documenti falsi la sanzione principale passa da uno a
sei anni di reclusione
14.l'avvenuta presentazione della domanda comporta la sospensione del reato (sia
quello di irregolarità sul territorio per il lavoratore, sia quello di
irregolarità dell'impiego per il datore di lavoro) per il periodo compreso tra
la data della presentazione della domanda e la notifica della valutazione della
pratica da parte dello Sportello Unico della Prefettura – E' QUINDI
IMPORTANTE CHE IL LAVORATORE SENZA PERMESSO DI SOGGIORNO SIA IMMEDIATAMENTE IN
POSSESSO DELLA RICEVUTA ATTESTANTE L'AVVENUTA PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA
15.l'accoglimento della domanda comporta l'estinzione di tutti i reati connessi,
sia per il datore di lavoro che per il lavoratore
16.Al termine della valutazione della pratica, la Prefettura convocherà il
datore di lavoro e il lavoratore per la stipula del contratto di soggiorno –
contestualmente verrà effettuata la comunicazione INPS dell'avvenuta assunzione
e la compilazione del Modello 209 per la richiesta del Permesso di Soggiorno
I Rom d'Europa soffrono i morsi della disoccupazione - 9
agosto 2009 By Jan Cienski in Velka Lomnica, Slovakia, and Thomas Escritt in
Budapest
Dionyz Sahi è scappato dal peggior quartiere di Kosice, la seconda città
della Slovacchia e dalla disoccupazione a vita, grazie ad un programma messo a
punto dalla US Steel per assumere membri della comunità rom. La sua via di fuga
dalla povertà è ora chiusa come risultato della crisi economica globale.
"Non siamo più in fase di assunzione, siamo in fase di riduzione," dice
George Babcoke, presidente di US Steel Kosice, una sussidiaria della compagnia
americana e il più grande investitore nella parte orientale della
Slovacchia.
Il crollo economico ha colpito in modo particolarmente duro gli 8 milioni di
Rom (stimati) in Europa, ampliamente visti come la popolazione continentale più
vulnerabile. Molti zingari hanno avuto da tempo problemi nel trovare lavoro
nell'economia formale e sono stati tra i primi a perdere il loro lavoro durante
la crisi.
"I Rom sono gli ultimi [ad essere] assunti ed i primi licenziati" dice
Rob Kushen, direttore dell'European Roma Rights Centre di Budapest. "C'è
un'evidenza aneddotica a suggerire che la crisi economica ha riguardato i Rom in
maniera sproporzionale, ma i livelli d'impiego sono sempre stati bassi per
questo gruppo."
L'effetto della crisi si può vedere nel villaggio di Velka Lomnica, nella
Slovacchia settentrionale. Là, dove il verde vivido delle pianure confina con le
montagne Tatra coperte di neve, 1.000 Rom vivono in abbietta povertà. Le donne
si appoggiano ad aperture senza finestre che si aprono in caseggiati cadenti
costruiti su tre livelli, mentre la maggior parte della gente vive in baracche
improvvisate non progettate per i duri inverni slovacchi.
Il vicino impianto della Whirlpool è stato costretto a licenziare gli operai
questo anno dato che la richiesta delle sue lavatrici è calata ed alcuni che
hanno perso il lavoro vivono nel villaggio. Mirko, un Rom, dice che il suo
ingresso mensile è sceso da €650 ai €130 dell'assegno governativo. "Ora mangiamo
differentemente. Carne e frutta sono cose del passato," dice. "La gente era
invidiosa di me quando avevo un lavoro, ma ora non possiamo permetterci neanche
vestiti di seconda mano."
Un altro ex impiegato della Whirlpool dice che sta cercando in giro per la
Slovacchia un altro lavoro.
"Ho cercato un lavoro a Bratislava, ma mi hanno detto: -Se sei un Rom, non si
preoccupi di segnalarsi-," dice.
Mentre la crisi colpisce, i Rom trovano più difficile competere per un lavoro
[...]
In Ungheria, dove la crisi economica ha esacerbato un problema esistente di
deindustrializzazione nella parte povera a nord-est del paese, la disoccupazione
è diventata un problema particolarmente acuto per i Rom.
Colpiti duri dalla peggior recessione del paese dalla transizione dal
comunismo, gli Ungheresi si stanno rivolgendo sempre più verso lo Jobbik, un
partito di estrema destra che accusa gli zingari per l'aumento del crimine. Nei
mesi recenti, ci sono stati assalti agli insediamenti rom, con diversi uccisi.
La Romania, con la sua popolazione zingara più vasta e meglio integrata, ha
avuto meno conflitti violenti dell'Ungheria nell'anno passato, ma potrebbe avere
una completa crisi sociale quando il ritorno a singhiozzo dei Rumeni dall'Italia
e dalla Spagna diventasse un'ondata, se andasse in crisi l'industria delle
costruzioni nell'Europa meridionale.
Nella Repubblica Ceca, l'atmosfera per gli zingari è diventata tanto
avvelenata che in centinaia hanno richiesto lo status di rifugiati in Canada,
tanto che Ottawa ha reimposto l'obbligo di visto per i viaggiatori cechi.
Mentre la regione lotta per districarsi da una inattesa e tagliente
diminuzione economica, ci vorrà probabilmente del tempo prima che gli altri Rom
seguano Sahi fuori dalla povertà. Ottenere un lavoro nel 2003 ha permesso a Sahi
di lasciare Lunik IX, un torvo quartiere rom alla periferia di Kosice. "Prima
non avevo mai avuto un lavoro," dice. "Quando ho avuto in mano il primo assegno
e ho portato i bambini a comperare dei giocattoli, ho capito allora la felicità
di avere un lavoro."
Di Fabrizio (del 24/07/2009 @ 15:17:27, in lavoro, visitato 1522 volte)
COMUNICATO STAMPA
"LA PIAZZA DEL RIUSO E DELLA SOLIDARIETA' ATTIVA"
SABATO 25 LUGLIO 2009
via della vasca navale 6, Roma (p.le ex cinodromo) Ore 09:00 INAUGURAZIONE
"La Piazza del Riuso e della Solidarietà Attiva" vuole essere uno spazio
dedicato all'incontro con la cultura, la tradizione e l'economia Rom, ancora
largamente sconosciute ai cittadini italiani.
La presenza di artisti, musicisti e danzatori gitani vi accompagnerà nella
visita del Mercatino dell'Usato, dove potrete trovare idee curiose e a buon
mercato per la vostra casa e i vostri regali.
Gli oggetti presenti negli stands del mercatino sono stati in gran parte salvati
dal triste destino di finire in discarica grazie al duro lavoro degli operatori
dell'usato rom, che rovistando i cassonetti svolgono un'attività economica
onesta anche se informale.
L'idea di una "Piazza del Riuso e della Solidarietà Attiva" nasce dall'esigenza
di coniugare piu' aspetti: quello culturale, quello sociale e quello della
sostenibilità ambientale.
Lo stand dedicato al tema del Riutilizzo a cura dell'Occhio del Riciclone potrà
aiutare tutti i cittadini a conoscere meglio tutte le potenzialità del settore
dell'usato rom, che potrebbe avere un grande sviluppo se potesse rifornirsi di
merci direttamente dalle isole ecologiche in sostituzione all'opzione
anti-igienica del cassonetto.
"La Piazza del Riuso e della Solidarietà Attiva" sara' inaugurata questo sabato
dal Presidente del Municipio Roma XI Andrea Catarci, e a partire da Settembre
diventera' un appuntamento fisso tutti i sabati e le domeniche.
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