Da Karin Bachmann, corrispondente di WZ - 06/03/09 Ungheria: squadre della morte contro i Rom? La polizia cerca gli assalitori seriali
Budapest - Nel caso dei due Rom uccisi vicino a Budapest, cresce l'evidenza
che sia stato un atto di assassini seriali. Questo è quanto ha detto giovedì
davanti ai giornalisti Tibor Draskovics, Ministro della Giustizia. Nella notte
del 23 febbraio, bombe molotov vennero lanciate contro la casa della famiglia
Csorba. Mentre scappavano furono sparati dei colpi, e così morirono Robert
Csorba, 27 anni e suo figlio di quattro anni e mezzo. L'assassinio ha
causato orrore in tutta la nazione, e il funerale di martedì ha riunito molta
gente e solidarietà. Vi ha preso parte anche il pubblicista András Biró,
vincitore del Premio Nobel Alternativo.
Quel crimine è parte di una serie di seri atti criminosi di violenze contro i
Rom. Secondo Draskovics, tutte queste azioni sono successe in maniera simile. I
crimini che accaddero prima, successero ad una distanza di due o tre minuti
dall'autostrada M3. L'autostrada era sorvegliata, ragione per cui probabilmente
gli autori dell'assassinio fecero la "scelta pragmatica" di attaccare un
villaggio accanto all'autostrada M5. Non necessariamente il crimine deve avere
un retroterra di destra, perché, diversamente da Tatárszentgyörgy, la
paramilitare Magyar Garda non marciò da quelle parti. I media ungheresi hanno
speculato su "squadre della morte" indipendenti, senza nessun collegamento con
la scena dell'estrema destra ed ha seguaci in 4 delle 19 contee ungheresi.
Nel contempo, la Magyar Garda ha annunciato uno spiegamento a Szikszó vicino
alla città industriale di Miskolc per il 14 marzo. Gli esperti temono che
possano esserci scontri con i Rom in occasione con l'anniversario della
Rivoluzione Ungherese.
Budapest, 27 febbraio (MTI) - Il direttore dell'Ufficio Nazionale
Investigazioni ha detto venerdì alla stampa che la polizia ungherese ha
stabilito connessioni tra i recenti attacchi contro i Rom, alcuni dei quali
finiti in omicidi.
Gli investigatori affronteranno procedure disciplinari per gli errori che
hanno compiuto durante la più recente uccisione di un Rom e di suo figlio, dice
il risultato di un rapporto pubblicato venerdì.
"Le prove sin qui scoperte suggeriscono che abbiamo a che fare con una
serie di crimini, i cui autori [provengono] dal medesimo circolo di
criminali", ha detto Attila Petofi dell'Ufficio Nazionale Investigazioni.
Ha detto che nell'insieme sono stati esaminati sette attacchi, in cui sono
stati uccisi quattro Rom.
Nello sviluppo dei collegamenti, la polizia ha fermato e presto interrogherà
un sospetto per un attacco con granate ad una famiglia Rom di cinque persone a
Pecs (Sud Ungheria) nel novembre dell'anno scorso, in cui furono uccisi i
genitori, ha detto Istvan Hazi, alto funzionario presso l'unità omicidi al
Quartiere Generale della Polizia.
Nel recente omicidio di un uomo e di suo figlio di cinque anni, i poliziotti
sono stati trovati colpevoli nelle loro azioni quando sono apparsi inizialmente
sulla scena del crimine, ha detto Sandor Armos, capo della polizia della contea
di Pecs. Il Rom e sue figlio sono stati colpiti a morte mentre fuggivano dalla
loro casa data alle fiamme all'inizio di settimana scorsa.
Armos ha detto che un rapporto completato venerdì, ha trovato che i
poliziotti non hanno condotto indagini sulla scena del delitto a crimine appena
avvenuto. Hanno ignorato le pallottole sparate dall'arma dell'uccisione che
successivamente sono state scoperte ad appena alcuni metri dalla casa. Ha
aggiunto che, d'altra parte, la polizia non è colpevole per non aver
inizialmente trattato il caso come omicidio, perché sia i medici che gli esperti
presenti sul luogo diedero loro rapporti che non indicavano evidenza di
omicidio.
Le organizzazioni rom hanno accusato la polizia di essere inadatta nel
risolvere il caso,dato che inizialmente non l'hanno trattato come omicidio.
Il primo ministro Ferenc Gyurcsany ha chiesto un'inchiesta per stabilire se
l'azione della polizia è stata inadeguata riguardo gli attacchi contro la
popolazione rom e sollevato le forze di polizia nelle aree dove i disaccordi tra
gruppi rom e no hanno causato problemi.
Alcuni dei dimostranti erano a volto coperto -
VIDEO
La polizia anti rivolta della città ceca di
Litvinov
ha ingaggiato una battaglia sanguinosa con i dimostranti di estrema destra che
cercavano di raggiungere il quartiere rom.
I poliziotti, alcuni a cavallo, hanno tentato di far retrocedere con i
manganelli e gas i circa 500 rivoltosi, che hanno risposto con lancio di pietre
e molotov.
Sette dimostranti e sette poliziotti sono rimasti feriti negli scontri.
La violenza è esplosa durante la marcia del Partito dei Lavoratori lunedì
scorso, festa pubblica nella Repubblica Ceca.
E' stato visto almeno un poliziotto ferito a terra con del sangue in faccia,
ed una macchina della polizia è stata data alle fiamme.
Circa 1.000 poliziotti sono stati dispiegati per controllare i manifestanti.
"La polizia ha cercato di far indietreggiare i dimostranti al percorso
prestabilito, ma questi hanno iniziato a lanciare bottiglie incendiarie," ha
detto Jarmila
Hrubesova, portavoce della polizia.
In seguito sono state arrestate circa 15 persone.
La grandemente impoverita popolazione Rom della Repubblica Ceca da tempo è
bersaglio dell'estrema destra e molti Rom in questo paese di 10 milioni di
persone lamentano un'endemica discriminazione razziale.
Dicono gli analisti che i gruppi di destra come il Partito dei Lavoratori non
sono riusciti ad attecchire nella politica nazionale nell'ultima decade.
19 novembre 2008, BUDAPEST (Reuters) - L'uccisione di due Rom in un assalto
con granate nell'Ungheria meridionale mercoledì scorso ha dato luogo ad una
disputa tra l'ombudsman delle minoranze e la polizia, che dice che è prematuro
parlare di pregiudizio razziale.
L'attacco ha avuto luogo nella notte di martedì a Pecs, 250 km. a sud di
Budapest, quando una granata è stata gettata dentro una casa da una
finestra.
La polizia della contea di Baranya dice che sono stati uccisi un uomo e una
donna, ed i loro due figli hanno riportato lievi ferite.
"Escludiamo la possibilità che ci sia stato un movente razziale," ha detto
alla Reuters Peter Zsobrak, portavoce della polizia di Baranya.
"Non c'è nessuna indicazione che la famiglia fosse il bersaglio di un attacco
etnico," ha aggiunto, dicendo che un'unità speciale sta investigando, ma la
motivazione appare essere una vendetta.
Durante la conferenza stampa, Erno Kallai, ombudsman in carico ai diritti
delle minoranze etniche e nazionali, ha accusato la polizia di essere saltata
alle conclusioni.
"Non sappiamo se questo crimine abbia o no motivazioni razziali. Ma non è
compito della polizia passare alle conclusioni prima che siano terminate le
indagini," ha detto.
L'Ungheria ha una delle più vaste comunità Rom [...] nell'Europa dell'Est,
che compongono dal 5 al 7% dei 10 milioni di abitanti.
Kallai ha rilasciato una dichiarazione in cui dice che è allarmante la serie
di recenti attacchi verso i Rom ungheresi.
"L'etnia delle vittime ed il tipo di crimini ci portano a pensare che questi
attacchi non sono una coincidenza. I Rom, che vivono alla periferia della
società, che sono i più vulnerabili, che sono soggetti a pregiudizio, sono sotto
attacco," recita la dichiarazione.
All'inizio del mese due Rom erano stati colpiti a morte durante un attacco a
due case nel villaggio nord-orientale di Nagycsecs (VEDI
ndr), ma la polizia dice che non ci sono collegamenti tra quel fatto e
l'attacco di martedì.
A giugno, delle molotov erano state lanciate in tre case rom a Patka, a ovest
di Budapest, mentre a luglio erano stati sparati colpi contro tre case rom a
Galgagyork, vicino a Budapest. Non ci sono stati feriti.
Uno studio di ottobre, del Political Capital think tank, commissionato dalla
Fondazione Ungherese Anti-Razzismo, ha trovato che la forza crescente
dell'estrema destra ungherese coincide col pregiudizio crescente contro i Rom.
"Una... significativa minaccia è il rafforzamento del conflitto tra i Rom e
la società non-Rom, che è il conflitto sociale più importante del nostro paese,"
dice lo studio.
(Reporting by Krisztina Than and Balazs Koranyi; editing by
Michael Roddy)
[...] il 17 novembre si svolgerà una marcia di un vasto fronte dei gruppi di
estrema destra (si attendono 2.000 persone) nel città di
Litvinov (Repubblica Ceca settentrionale), precisamente nel quartiere Janov,
abitato principalmente da Rom.
Ci sono già stati degli scontri in precedenza.
Nel video (in lingua ceca), è documentato lo scontro verbale tra le
due parti. Come si vede alla fine, la Polizia si comporta amichevolmente coi
nazisti e questa settimana un Rom è stato accusato di razzismo e discorsi
razziali. Nessun estremista di destra, uomo o donna - c'erano anche loro, è
stato incriminato.
Stavolta, la municipalità e la polizia non hanno trovato nessuna ragione per
proibire la manifestazione e nei giorni scorsi, gli estremisti hanno fatto
propaganda su internet alla manifestazione.
Sono un produttore cinematografico austriaco, di origine ceca, e sto
terminando un documentario su una famiglia Rom. Sarà il seguito di Romane Apsa -
Lacrime Romanì, un documentario che feci 5 anni fa.
Sto seguendo la crescita dell'anti-ziganismo e del razzismo nella Repubblica
Ceca ed in Slovacchia.
A Litvinov, ci sarà una grande copertura dei media.
Ieri ho preso parte a una discussione in un articolo a proposito di questa
marcia su
http://www.aktualne.cz/ e hanno minacciato di spararmi se avessi continuato
ad esprimere le mie opinioni. Sto valutando quali misure legali prendere.
Sono scosso e sconvolto dagli sviluppi nel mio ex paese, la Cecoslovacchia.
Alcuni militari e poliziotti sono stati sospesi a causa della loro vicinanza con
l'estrema destra.
Nella città di Brno, i militanti di estrema destra minacciano i Rom nelle
strade in cui vivono. I neonazisti manifestano in varie città ogni fine
settimana, e la polizia combatte il movimento antifascista. Il cantante
Daniel Landa
canta di razza Bianca ed è molto popolare. Il popolare giornale "Lidove Noviny"
annincia uno "studio" del Delnicka strana (partito Laburista), che intende
provare che i Rom dovrebbero tornare in India. Ho contattato il giornalista, era
convinto di aver fatto bene ad annunciare lo studio.
La Repubblica Ceca assumerà la presidenza dell'Unione Europea l'anno
prossimo.
Un portavoce della polizia locale ha annunciato che sono morti due Rom a
seguito di un attacco condotto oggi all'alba con armi da fuoco e bombe molotov
contro la loro casa a Nagycsécs, nel nord-est dell'Ungheria.
"Un uomo di 43 anni ed una donna di 40 son morti sul colpo dopo che
sconosciuti avevano lanciato bombe molotov contro due case a Nagycsécs," a circa
170 Km. a nord-est di Budapest, ha dichiarato alla stampa Tamas Dobi, portavoce
della polizia dipartimentale.
Ha aggiunto il poliziotto che dopo aver preso fuoco, le case sono sono state
l'obiettivo di colpi di pallettoni.
"I colpi di fuoco hanno raggiunto le vittime alla testa attraverso le tende
chiuse, un uomo è stato leggermente ferito al ventre ed è stato ricoverato in
ospedale," ha precisato il poliziotto.
L'attacco avrebbe potuto fare più vittime perché nella seconda casa abitava
una famiglia con due bambini. Ma la molotov lanciata non ha preso fuoco.
La polizia ha aperto un'inchiesta "che impiega parecchi effettivi", ma
nell'interesse delle investigazioni da ora in avanti non darà più informazioni,
ha precisato il portavoce.
Il piccolo villaggio di Nagycsécs conta appena 916 abitanti ed è reputato una
località tranquilla, dove l'anno scorso si sono registrati solo 35 casi
criminosi.
Le autorità ungheresi hanno proposto una ricompensa di un milione di fiorini
(4.000 euro) per chi fornirà informazioni sugli aggressori.
Di Fabrizio (del 30/10/2008 @ 09:39:46, in conflitti, visitato 2639 volte)
Sui fatti di ieri in
Spagna, ricevo da Union Romani
Stimati amici,
In risposta agli orribili accadimenti di Castellar (Jaen), dove la
comunità gitana ha dovuto abbandonare le proprie case per paura delle
aggressioni di alcuni cittadini, vi rimettiamo un comunicato stampa in cui la
Unión Romaní spiega i fatti e le azioni che ha intrapreso.
Chiediamo la massima diffusione
Saluti
Silvia Rodríguez - responsabile stampa
OCCORRE PORRE FRENO A QUALSIASI MANIFESTAZIONE CHE COMPORTI PERICOLO PER
L'INTEGRITA' DELLA COMUNITA' GITANA
Il Presidente di Unión Romaní, Juan de Dios Ramírez-Heredia, a nome di tutta
la Giunta Direttiva della Federazione, ha inviato una petizione alla Delegazione
Governativa della Giunta Andalusa, perché si prendano tutte le misure necessarie
riguardo ai deplorevoli accadimenti che si stanno vivendo nella località jaense
di Castellar.
Nel documento citato, il Presidente di Unión Romaní vuole manifestare la
grave preoccupazione creatasi nella comunità gitana spagnola, per i fatti
accaduti nella città di Castellar, ampiamente diffusi dai mezzi di comunicazione
in tutta la Spagna, dove si mostra il confronto tra giovani "payos" e gitani,
che ha motivato la fuga massiva dei gitani residenti a Castellar.
Inoltre, si spiega nel testo che nessuno ha riportato che la Unión Romaní si
è messa in contatto con le autorità municipali di Castellar, in particolare col
sindaco, al fine di avere una conoscenza precisa dei fatti così ampliamente
diffusi.
Da questa conversazione col sindaco, Juan de Dios Ramírez-Heredia ha ricevuto
la più ferma rassicurazione che l'autorità non si farà influenzare da pretesi
estremisti di qualsiasi segno e che non ci sarà la più minima concessione dalla
sua ferma volontà di difendere i diritti costituzionali di tutti i cittadini di
Castellar, della cui popolazione i gitani formano parte indiscutibile ed
indivisibile.
Coscienti che il razzismo sia una ferita latente in buona parte della società
spagnola, e che in questi momenti sia come un appello a cui rispondere con
grande facilità, Unión Romaní manifesta la sua più ferma volontà a difesa della
comunità gitana, da sempre la parte più vulnerabile in questi tipi di conflitti.
Nello scritto inviato alla Giunta Andalusa, affermiamo, con la forza della
Legge e della Costituzione, che non si permetterà nessuna aggressione, da
qualsiasi parte arrivi, contro la popolazione gitana di Castellar e si esige che
le autorità civili e politiche garantiscano il ritorno in pace e sicurezza delle
famiglie gitane che, a causa di minacce o di legittima paura, si sono viste
obbligate ad abbandonare le loro residenze.
Su questa linea, l'organizzazione ha manifestato la più ferma volontà nel
richiedere tutta l'assistenza da parte delle Forze dell'Ordine Pubblico, a
difesa dell'integrità delle famiglie gitane oggi allontanate dai loro domicili.
In questa forma si è chiesto - per un elementare senso di prudenza ed in base
alla triste esperienza acquisita in circostanze molto simili - che venga
impedita o posposta qualsiasi manifestazione che sotto il motto di altre
rivendicazioni, possa sottintendere il pericolo che si incendino gli animi e,
una volta di più, siano i gitani le vittime dell'odio razzista e di azioni
incontrollate dei più violenti.
Per tutto questo, in conclusione, Unión Romaní ha sollecitato la Delegazione
Provinciale del Governo della Giunta Andalusa a ricevere un gruppo di persone
che a nome dell'organizzazione e capeggiato da don Antonio Torres Fernández,
presidente della Unión Romaní Andalucía e vicepresidente dell'Unión Romaní
Spagnola, al fine di manifestare apertamente la posizione dell'organizzazione e
concordare, appena possibile, le azioni da prendere a difesa dei diritti
costituzionali di tutti.
MADRID: Gli Zingari hanno lasciato un villaggio spagnolo dopo che la folla
aveva assaltato con lanci di pietre le loro case, in seguito ad una collutazione
tra giovani, ha comunicato ieri un'associazione gitana.
Un gruppo della comunità di circa 90 zingari è ritornato ieri alle loro case
a Castellar, con la polizia che proteggeva la lor presenza, ha detto Juan
Luis Munoz, presidente di Romani Chungalo, locale gruppo per i diritti degli
zingari.
Ha detto Munoz che poco dopo la collutazione di sabato notte, gli abitanti
del paese hanno tirato pietre alle case ed alle macchine degli zingari del
paese, che ospita 3.800 persone per lo più impegnate nella produzione olearia
della provincia di Jaen nella Spagna meridionale.
"Hanno colpito molte famiglie. Le hanno anche minacciate. E' razzismo," ha
detto.
Un portavoce della Guardia Civil ha confermato che pietre sono state tirate
contro le case, ed il giornale El Pais scrive che i locali a dozzine hanno
attaccato diverse case di zingari.
Dice sempre il portavoce che domenica, circa 300 persone si sono riunite nel
villaggio per protestare contro la criminalità, da loro imputata agli zingari.
Il sindaco di Castellar non ha risposto alle richieste di ieri mattina di
spiegare cos'era accaduto.
I locali accusano la comunità zingara di comportamenti minacciosi, furti ed
altri piccoli crimini, ha detto una negoziante del paese, che ha richiesto
l'anonimato.
"L'ultima goccia sono stati questi ragazzi che sabato ne colpivano altri, i
genitori sono intervenuti e tutto si è riscaldato. E' il culmine di tante cose.
La gente è al colmo," ha detto per telefono alla Reuters, aggiungendo di non
aver notizia che le famiglie zingare stessero lasciando il paese.
Praga, 23.10.2008, 10:10, (ROMEA) Siamo profondamente afflitti dal silenzio
seguito alla manifestazione di sabato dei membri di Národní odpor (Resistenza
Nazionale) e di Dělnická strana (Partito dei Lavoratori) a Litvínov. Sin
dall'inizio, il corteo non autorizzato era rivolto contro la minoranza Romanì
che vive nell'insediamento di Janov. La preoccupazione di quanti vivono lì era
completamente giustificata. Già erano stati oggetto di provocazione il 4 ottobre
2008 da parte dei membri dell'estremista DS, quando i "Corpi di Protezione"
avevano sfilato per le vie di Janov. Nei media abbiamo visto immagini di Rom con
mazze da baseball, cosa che ha agitato contrapposte sensazioni da parte del
pubblico. D'altra parte, i Rom non avevano ricevuto alcuna assicurazione da
parte dei politici o della polizia che sarebbe stata protetta la loro sicurezza,
cosicché sfortunatamente era completamente logico che decidessero di prendersi
cura della loro sicurezza e di quella delle loro famiglie.
CHIEDIAMO A TUTTI I SINGOLI ED ORGANIZZAZIONI DI UNIRSI A NOI NELLA LOTTA
CONTRO IL NEO-NAZISMO! Scriveteci a romea@romea.cz
Le provocazioni dei gruppi estremisti, guidate dai DS, sono diventate più
frequenti nei mesi recenti. I Rom si sentono insicuri e sono preoccupati. Stiamo
forse tornando all'atmosfera della seconda metà degli anni '90, quando almeno 20
persone, per la maggior parte Rom, vennero uccisi per ragioni razziali? Noi
crediamo che i politici Rom, specialmente quelli responsabili della sicurezza e
della protezione dei diritti umani dei cittadini, ora non dovrebbero rimanere in
silenzio. Siamo sorpresi che lo siano.
La manifestazione non autorizzata dei DS a Litvínov era attesa. Le forze
della sicurezza avrebbero dovuto esserne a conoscenza, come pure delle
preoccupazioni dei Rom locali. Stavolta i Rom hanno scelto un percorso di pace e
si sono muniti di slogan, come "Stop al nazismo", "I Cechi sono per i Rom", "Ora
chi ha bisogno di essere difeso?", "Dopo 63 anni, no al ritorno delle pattuglie
SS" ed altri erano la lampante indicazione della loro speranza che la polizia li
avrebbe protetti e che non avrebbero dovuto provvedere loro a proteggere i loro
bambini. Comprendiamo che in quel preciso momento le imminenti elezioni fossero
più importanti per i politici, di quanto non lo fossero le minacce ad un gruppo
specifico di Litvínov. Però, semplicemente non capiamo il mortale silenzio dopo
la manifestazione, persino dopo i servizi televisivi sugli attacchi ai
giornalisti, agli ufficiali di polizia e al sindaco. Perché il Ministro degli
Interni sta zitto, perché non fa una dichiarazione pubblica per rassicurare i
cittadini di quel paese - i cui residenti ora sono stati attaccati per la
seconda volta - dicendo che investigherà sul comportamento tenuto dalle forze di
sicurezza e prenderà tutte le misure necessarie? Recentemente, disse che si era
vicini alla "goccia che fa traboccare il vaso" e che avrebbe proposto di abolire
questi gruppi estremisti. Quale dev'essere la "goccia che fa traboccare il vaso"
- il ricovero in ospedale di un sindaco, l'uccisione di un poliziotto, un Rom
con le costole rotte, un neonazista ucciso da un Rom mentre quest'ultimo si
difendeva?
Ricordiamo il Ministro degli Interni Ivan Langer che incolpava i Rom emigrati
in Canada di agire da "irresponsabili" verso il resto della società ceca, per la
minaccia di reintrodurre l'obbligo di visto. Adesso molti altri Rom devono
affrontare preoccupazioni ripetute sulla sicurezza delle loro famiglie. E'
giunto il momento che il Ministro degli Interni si assuma le proprie
responsabilità. Si deve indagare sull'intervento della polizia che ha reso
possibile a neonazisti armati di sfilare nel centro di Litvínov. nel panico che
ne è seguito, i Rom hanno fatto bastoni dei loro cartelli. E' sorprendente? I
loro diritti umani non erano minacciati in quel momento? Perché Džamila
Stehlíková, Ministro dei Diritti Umani e delle Minoranze, è rimasta in silenzio?
Perché il parlamentare Mirek Topolánek è silente? Cosa deve succedere ancora per
affrontare seriamente questa situazione? Altri omicidi, tensioni, disordini
razziali? Se continuerà questo silenzio da parte dei politici, se la polizia
continuerà con questi errori, è quello che presto dovremo aspettarci. Non sarà
il miglior percorso per una società che si suppone essere democratica.
ROMEA, le organizzazioni e gli individui sotto elencati, chiedono al
parlamentare Mirek Topolánek, al Ministro degli Interni Ivan Langer ed al
Ministro dei Diritti Umani e delle Minoranze Džamila Stehlíková di iniziare ad
affrontare seriaemnte questa situazione, a smettere di mantenere il silenzio su
ciò e ad iniziare a sciogliere Dělnická strana!
ROMEA
THIS DECLARATION IS SUPPORTED BY Slovo 21, o. s.
Liga proti antisemitismu
Romodrom, o. s.
Dženo, o.s .
Občanské sružení Přátel Milovic
Gwendolyn Albert
Jana Tatíčková
Liberecké romské sdružení, o.s.
Jarmila Kuchárová
Natálie Landová, DiS.
Občanské sdružení Manuš
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