Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 17/04/2007 @ 09:30:58, in Italia, visitato 2592 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir
Vi voglio presentare la verità dell’accumulo di vari tipi di mondezza
abbandonati in via Dell’Idrovora a Coltano, nei pressi del “campo nomadi”, dove
prima c’era un bellissimo parco naturale.
La verità è che cittadini italiani e stranieri hanno approfittato nella loro
malafede e hanno buttato la spazzatura nel bosco, a sinistra e a destra lungo la
strada in via Idrovora che parte dall’Aurelia e arriva a Coltano, sperando come
tante volte è successo, di scaricare sulle spalle degli “zingari” il torto.
Lì sono state buttate gomme usate, quando nessun “zingaro” è gommista,
ci sono anche stoffe di sarto, e nessuno di noi fa il sarto,
e non manca materiale edile, quando nessuno di noi è muratore.
Tantissimi di noi lavorano nella raccolta di ferro, e lì non c’è del ferro
abbandonato.
Sappiamo che il pregiudizio sugli “zingari” è ancora enorme, e noi continuiamo
ad essere accusati e discriminati, quindi sopportiamo di essere “sorvegliati con
telecamere”, perché vogliamo dimostrare la verità.
Spero che in futuro si cambieranno le visioni su di noi “zingari”, e voi
“gagjiè” (i non zingari) non mostrerete la vostra “cultura”, evitando di buttare
la vostra spazzatura vicino a noi.
Così arriverà il momento di vivere come tutti i cittadini normali non
“sorvegliati con telecamere”!
Grazie dell’attenzione e distinti Saluti,
Etem Dzevat
Presidente A.C.E.R.
Coltano (PI), 14 Aprile 2007
altre storie di
spazzatura
Di Fabrizio (del 16/04/2007 @ 09:55:27, in Italia, visitato 2024 volte)
Li chiamiamo nomadi, ma ormai sono stanziali da tanti anni. E li consideriamo
stranieri, mentre la maggior parte di essi è italiana da generazioni. Luoghi
comuni sulle comunità rom e sinti presenti nella nostra Provincia. Pregiudizi
che una ricerca promossa dalla Provincia di Venezia e realizzata dal Coses prova
ora a sfatare.
Si chiama "E per patria una lingua segreta" il volume realizzato dai due
ricercatori del Coses Stefania Bragato e Luciano Menetto per conto della
Provincia di Venezia, assessorato alle Politiche sociali. Una ricerca che mai
fino ad oggi era stata realizzata sul territorio veneziano.
«Siamo partiti dalla constatazione che, con la chiusura di quasi tutti i campi
nomadi veneziani, oggi la comunità è pressoché invisibile», spiega l'assessore
provinciale alle Politiche Sociali Rita Zanutel. Oggi, infatti, rimane aperto il
campo di via Vallenari, con tutte le problematiche legate al suo prossimo
spostamento verso Favaro. Non a caso proprio i sinti di questo campo nomadi
(vedi articolo a fianco) sono stati gli unici a non prendere parte alla
realizzazione della ricerca, rifiutando di farsi intervistare.
La ricerca si è sviluppata attraverso interviste a "testimoni privilegiati", in
particolare gli assistenti sociali dei comuni della Provincia, che più di tutti
intercettano le richieste dei nomadi, insieme agli operatori scolastici. E poi
attraverso interviste dirette ai protagonisti.
«Ci siamo chiesti - prosegue l'assessore - dove sono oggi le persone che
vivevano nei campi, come vivono, che percezione hanno della comunità residente e
viceversa».
Invisibili all’anagrafe. Da questo punto di partenza si è sviluppata
l'indagine che approfondisce più gli aspetti qualitativi che quantitativi.
«Avevamo chiesto agli uffici anagrafe dei vari comuni se tra la popolazione
straniera risultassero rom o sinti, ma solo quattro comuni hanno dato risposta
affermativa, mentre noi sapevamo per certo che anche in altri comuni
(incrociando altri dati) vi era la loro presenza», aggiunge Zanutel.
Dati certi, dunque, non ce ne sono. Anche se la stima, incrociando diverse fonti
ha fornito questi risultati: 1466 rom e sinti in tutta la Provincia, di cui 898
residenti, 111 stranieri e 399 minori. Gli italiani sono 653, i kosovari 359 e i
provenienti dalla ex Jugoslavia sono 156.
A questo punto, raccolte le interviste degli assistenti sociali, agli insegnanti
che lavorano in scuole dove frequentano ragazzi rom o sinti, e quelle ai
"nomadi" stessi, sono emersi i primi risultati. «Si tratta soprattutto di
preconcetti che grazie a queste interviste sono via via caduti», spiega Luciano
Menetto che con Stefania Bragato ha realizzato la ricerca.
Il primo preconcetto è che i nomadi sono ormai stanziali. «Noi gagé, cioè noi
non nomadi come siamo chiamati nella loro lingua, crediamo che siano ancora
comunità in movimento, mentre sono stanziali e da molti anni». A questo si lega
un altro giudizio errato, quello cioè che tutti loro amino vivere nei campi e
nelle roulotte: «Non è vero. Molti desiderano una casa». Infine, terzo
preconcetto sfatato, quello che siano quasi tutti stranieri: «Sono invece in
prevalenza italiana e lo sono da generazioni».
Il conflitto generazionale. Sono però comunità in conflitto. «Uno dei
dati che emerge - aggiunge l'assessore Zanutel - è il fatto che vivono la
perdita di identità con profondo disagio. E non mancano i conflitti, soprattutto
tra vecchie e nuove generazioni.
I ragazzi che frequentano la scuola guardano a un modello di vita che i genitori
non capiscono. In particolare le ragazze: esse chiedono di proseguire gli studi
e non vogliono sposarsi giovani come prevede invece la loro cultura».
Una lingua che unisce. Un altro aspetto che emerge dalla ricerca e che dà
il titolo al testo è quello legato alla lingua: queste comunità sono diverse al
loro interno, anche divise da stili di vita diversi. Ne è un esempio il fatto
che gli italiani benestanti, con case di proprietà, non condividono che i
kosovari arrivati da poco accettino anche lavori umili. Eppure, al di là di
queste divisioni, esiste un elemento che unifica e preserva l'identità: la
lingua romanes, un codice solo orale trasmesso di generazione in generazione e
che viene parlato da tutti. «Sono poche ormai le tipicità che contraddistingono
rom e sinti. Una di queste è certamente la lingua», conferma il ricercatore del
Coses. Ed è una risorsa che non vogliono perdere. «Uno degli impegni che ci
siamo presi - conclude l'assessore Zanutel - è la conservazione della lingua
romanes, anche attraverso la sua trasposizione scritta».
Serena Spinazzi Lucchesi
Tratto da Gente Veneta , no.15 del 2007
Di Fabrizio (del 09/04/2007 @ 11:33:40, in Italia, visitato 2734 volte)
Insulti omofobi sulla Libreria Babele di Milano 7 aprile 2007 Ieri mattina il titolare Rolando Canzano arriva alla Libreria Babele di via San Nicolao a Milano per l’ora di apertura. Ciò che lo attende sono le vetrine imbrattate di scritte omofobe, i muri segnati dalla violenza e dal razzismo. «Gay pedofili», «Froci al muro» e anche un più politico «Imma Battaglia t...» campeggiavano in bella evidenza e a dimensioni giganti sulle vetrine della famosa libreria gay milanese. «Un’offesa che ci ha procurato ansia e rabbia- ha commentato a Babilonia Rolando- anche tenendo conto che noi siamo una attività commerci...
continua
Di Fabrizio (del 07/04/2007 @ 10:06:57, in Italia, visitato 1708 volte)
foto per gentile concessione di Dijana Pavlovic
Di Fabrizio (del 04/04/2007 @ 09:55:29, in Italia, visitato 2434 volte)
Quando le fiaccole illuminano la strada per le ronde
C’è da stupirsi che qualcuno si stupisca.
Le “ronde padane” proposte per controllare i campi nomadi non sono una novità,
un’improvvisa e incontrollabile deviazione dal percorso sin qui seguito
dall’operazione “Proteggiamo Milano” che ha vissuto il proprio culmine con la
manifestazione del 26 marzo scorso.
Non è il caso di dilungarsi sulle immagini lugubri che tali alzate d’ingegno
richiamano alla memoria, né sulla partita politica che si sta giocando
all’interno della maggioranza che governa la nostra città.
I propositi di chi oggi si appresta a presidiare Rogoredo e Gratosoglio -domani
si vedrà- non devono destare stupore: bastava ascoltare gli slogan dei militanti
leghisti che alla manifestazione del 26 marzo hanno sfilato dietro allo
striscione “Zingari, fora dai ball!”.
I militanti del Carroccio gridavano:“Non ne vogliamo/zingari non ne
vogliamo”, “Clandestino, zingarello/il tuo posto è sul battello” .
Bastava ascoltare e prevedere. Del resto erano le stesse forze politiche che
erano state protagoniste del presidio anti-rom di Opera, con tutto ciò che ne è
seguito.
Una volta innalzato il vessillo della sicurezza non bisognava essere dotati di
capacità profetiche per prevedere che il primo bersaglio sarebbero stati i campi
nomadi e che coloro che avrebbero fatta sentire più alta la propria voce
sarebbero stati gli imprenditori della paura, coloro che reclamano a gran voce
sicurezza ma si oppongono a qualsiasi percorso che porti a integrazione, dignità
e legalità.
Ma si sa gli apprendisti stregoni spesso non valutano appieno gli effetti delle
proprie azioni.
Effetti che si sono fatti già sentire concretamente e sono quantificabili.
Infatti, non solo è stata messa in moto una deriva che sarà difficile arrestare,
ma è stata sconfessata la politica messa in atto dall’Assessore Moioli che
puntava a disegnare dei percorsi di riconoscimento e inserimento per i nomadi.
Anche le cifre parlano chiaro: 400.000 euro dirottati dalle politiche sociali a
quelle per la sicurezza.
Beniamino Piantieri
Di Fabrizio (del 04/04/2007 @ 00:14:32, in Italia, visitato 1815 volte)
La Cdl taglia i fondi alle Politiche sociali e dà 400mila euro al settore
Sicurezza!
Rogoredo, Chiaravalle e Gratosoglio saranno meta, mercoledì 4 aprile, di una
ronda organizzata dalla Lega Nord, dietro una proposta di Matteo Salvini, contro
i campi nomadi.
Pensiamo che siano due cose inaccettabili e che non bisogna restare in silenzio.
Dunque, mercoledì, 4 aprile, alle 13 e 30 organizziamo un presidio davanti al
campo di via S.Dionigi (non c'è numero civico, il campo si trova in fondo alla via), dove la ronda leghista passerà a partire dalle ore
14.00, per protestare insieme ai Rom, in modo pacifico, ironico e festoso, vista
anche la presenza di alcuni musicisti Rom. Chi può, è invitato a portare
telecamere, macchine fotografiche, cartelli e pennarelli. E anche dei bicchieri
di carta per elemosinare qualche spicciolo per il fondo per le Politiche
sociali.
In allegato il comunicato stampa della lista Uniti con Dario Fo per Milano,
dell’Associazione Naga, dell’Associazione Liberi e del Comitato per le libertà e
i diritti sociali..
Dijana Pavlovic
Rif:
Milano
le ronde padane per i rom
MUSICA E ACCATTONAGGIO CONTRO I GIUSTIZIERI IN CAMICIA VERDE OGGI COME IN
CAMICIA NERA IERI
A Milano dopo la parata populista della maggioranza, il Sindaco ha deciso di
trasferire 400.000 euro dal fondo per le politiche sociali, destinato
all’immigrazione.
Dobbiamo prendere atto che per avere un sostegno sociale occorra mendicare un
intervento per avere risposte ai propri bisogni e sembra che ci sia
un’inquietante connessione tra questi due fattori: ridurre i fondi per le
politiche sociali, da una parte, e aumentare quel disagio funzionale a creare
uno stato di insicurezza che, spesso, si traduce in emarginazione e in fenomeni
di devianza.
Noi che crediamo che se ci fosse maggiore attenzione alle politiche sociali non
ci sarebbe bisogno di parlare di sicurezza, come sempre dobbiamo prendere atto
che le prime vittime di questi provvedimenti siano gli immigrati, non
considerati cittadini e tra questi soprattutto i rom..
Non a caso, oggi siamo in presenza di un nuovo attacco demagogico e intollerante
della Lega, che ha indetto una “passeggiata volontaria” contro la presenza di
insediamenti di nomadi nella zona comprendente i quartieri di Rogoredo,
Gratosoglio e Chiaravalle.
Siamo di fronte alla bieca e volgare connessione tra criminalità e nomadismo,
pericoloso accostamento che mette in discussione la convivenza sociale nella
nostra città.
Di fronte a questa situazione l’amministrazione si assuma le proprie
responsabilità, ora, non aumentando un clima già presente di paure irrazionali,
seminando terrore negli animi dei residenti, individuando all’occorrenza il
capro espiatorio più opportuno per distogliere l’attenzione verso le reali cause
della sofferenza.
Noi consideriamo grave e insopportabile che chi siede nelle istituzioni che
governano questa città possa impunemente proporre atti illegali e veri e
pericolosi rigurgiti di un tragico passato, come la “passeggiata” della Lega,
quando non erano verdi ma nere le camice di chi andava in giro per il Paese a
farsi giustizia da sé.
Per questo, oltre a condividere la condanna già espressa dalle forze politiche e
sociali democratiche, facciamo un appello alle autorità che devono far
rispettare la legge, mentre per parte nostra proponiamo una diversa passeggiata,
pacifica elemosinando qualche moneta per rimpinguare le casse del fondo per le
politiche sociali, allietata dalla musica rom, e filmando quello che è il vero
atto illegale e pericoloso per la sicurezza di tutti e non solo di quelli, come
i rom, che sono considerati gli ultimi della società e perciò i più esposti ai
pregiudizi, agli insulti, all’intolleranza e infine alla violenza.
Uniti con Dario Fo per Milano, Associazione Naga, Associazione
Liberi, Comitato per le libertà e i diritti sociali
Di Fabrizio (del 02/04/2007 @ 10:18:11, in Italia, visitato 1516 volte)
Vi invio il comunicato della presentazione del libro "E per
patria una lingua segreta. Rom e Sinti in provincia di Venezia", che si terrà a
Padova presso la Fiera di Civitas, il 5 Maggio.
Cordiali Saluti
Davide Turatti
Presentazione del libro
E PER PATRIA UNA LINGUA SEGRETA
5 MAGGIO 2007 ORE 16.30
Fiera di Padova
Civitas XII edizione 4-6 maggio 2007
Intervengono:
L’Assessora alle Politiche sociali della Provincia di Venezia
I curatori del volume,
COSES
Il Presidente dell’associazione “osservAzione”
Coordina Sergio Frigo, giornalista del Gazzettino
Il libro raccoglie il lavoro di ricerca del COSES, svolto su incarico
dell’Amministrazione Provinciale di Venezia (Assessorato alle Politiche
sociali), dedicato alla presenza dei rom e dei sinti sul territorio. La ricerca
si compone sostanzialmente di quattro parti riguardanti rispettivamente:
• l’analisi per comune, avvalendosi della conoscenza degli assistenti
sociali, della presenza in provincia di rom e sinti e delle problematiche ad
essa collegate. Particolarmente importante è in questa sezione l’approfondimento
del rapporto tra i ‘nomadi’ e gli operatori dei servizi sociali, la popolazione
residente e le Istituzioni;
• lo studio dei problemi sollevati dall’inserimento dei minori nel sistema
scolastico attraverso una serie di interviste a testimoni privilegiati puntate
sugli aspetti comportamentali, ma anche sui problemi di attrito linguistico;
• un focus, con interviste ancora rivolte a testimoni privilegiati, su alcuni
problemi legati all’inserimento dei rom e dei sinti nel mondo del lavoro;
• una quindicina di interviste dirette a rom e sinti di varie zone della
provincia veneziana, cercando di capire (e di far capire) che senso abbia in
questo nuovo Millennio essere o nascondere di appartenere a queste etnie.
Il libro esce ulteriormente arricchito da un contributo dello studioso Nando
Sigona e da una scheda sulla legislazione nazionale ed europea riguardante rom e
sinti a cura di Carla Osella.
Di Fabrizio (del 30/03/2007 @ 09:56:43, in Italia, visitato 2820 volte)
Su
Osservazione.org è apparsa una interessante intervista a
Dijana Pavlovic, ricca di spunti sulla recente attualità. Potevamo non
ripubblicarla?
In Italia si parla spesso di 'problema nomadi', secondo te a cosa si
riferiscono?
Se ne parla spesso al livello locale (comuni e province) e raramente al livello
di stato. O dietro le tragedie come roghi e sgomberi, oppure dietro i fatti di
cronaca come casi di pedofilia e di micro criminalità. Sempre attraverso
un'ottica di emergenza umanitaria, di sicurezza e di ordine pubblico. Si
usano al livello mediatico, secondo me appositamente, due parole che mettono
paura e suscitano la diffidenza da parte dei cittadini ( appunto "problema
nomadi"). E' ovvio dal modo in cui e ne parla, che si riferiscono sempre allo
stesso luogo comune: zingari e per ciò ladri, non lavoratori, quelli che non
rispettano le leggi ecc. Il motivo, secondo me è sempre quel vecchio giochino,
banale e scontato, però sempre funzionante: creare paura per poter controllare e
strumentalizzare per scopi politici. Perché la gente ci crede? Per proteggere e
recintare il suo piccolo benessere, per non dover mettere in discussione l'unico
modello di vita che conosce, ma questo argomento merita un approfondimento per
cui qui non c'è spazio, e forse è anche superfluo, visto che ci sono tanti saggi
e libri di sociologia che ne parlano.
Come vedi le attuali aperture del governo verso rom e sinti?
In modo positivo. Secondo me è il momento per noi di creare un dialogo,
pretendendo una risposta approfondita e seria, che possa dare le soluzioni alle
nostre esigenze vere e reali, senza più luoghi comuni e strumentalizzazioni.
Quali sono le priorità su cui intervenire?
Tutte le questioni legate al popolo romanò sono priorità. Una richiesta e una
risposta seria dovrebbero accomunare tutti gli strati di questo complesso
argomento. Certo, affrontare le emergenze umanitarie senza più assistenzialismo
e carità, ma con argomenti concreti come lavoro, abitabilità, sanità,
scolarizzazione è fondamentale. Ma questo ha meno senso e efficacia se non si
combattono il razzismo e i luoghi comuni. Come? Creando occasioni per promuovere
la nostra cultura e il nostro modo di vivere, riconoscendo lo status di
minoranza linguistica, proponendo l'immagine dei Rom e dei Sinti anche in modo
positivo. Si deve riconoscere ufficialmente il diritto di vivere non solo
secondo un unico modello di vita.
Come si può promuovere la partecipazione di rom e sinti in questi
processi?
Le associazioni, pur con le difficoltà che conosciamo, potrebbero dare spazio
alle iniziative dei Rom e Sinti, riservando loro il ruolo di protagonista nelle
cause che gli riguardano, come del resto è avvenuto a Mantova. La politica
potrebbe superare la logica della mascotte, e candidare i Rom e Sinti investendo
seriamente sulle loro candidature .
Alle ultime elezioni amministrative a Milano non sei stata eletta, stai
continuando la tua attivita' politica?
Certo. Penso che la vera possibilità di cambiare qualcosa sta nella
partecipazione politica. A Milano c'è una situazione drammatica, legata in
particolare ai Rom rumeni. Contro "il patto di legalità e di socialità" abbiamo
promosso un appello al quale hanno aderito tantissime persone e associazioni, e
stiamo lavorando a una serie di iniziative. La mia candidatura non è stata una
questione di immagine. La mia lista, candidandomi si è assunta la responsabilità
di portare avanti questo argomento e lo sta facendo con impegno e serietà.
Di Fabrizio (del 22/03/2007 @ 10:19:04, in Italia, visitato 1705 volte)
Recentemente a Roma e nel Lazio si sono riaperte le polemiche sui campi nomadi. Riporto questo articolo da TusciaWeb che, anche senza dire niente di nuovo, tenta di dare alcuni elementi di dialogo
Sono stato a guardare stupefatto ed incredulo la vicenda del possibile trasferimento d’alcuni rom sul nostro territorio.
Il Prefetto Serra ha dichiarato che non esisteva alcuna ipotesi di trasferimento forzato di campi nomadi, giudicabile negativamente dagli stessi rom (demonizzati senza essere a conoscenza di nulla), e che sarebbe stato considerato alla stregua di una deportazione, ma un’ipotesi appunto, d’inserimento di 10 persone per centro abitato, in abitazioni pagate dalla Regione e con inserimento scolastico dei bambini rom.
Sono stati semplicemente chiesti i pareri dei sindaci coinvolti, e quindi non si comprende il perché di tutta questa spirale d’odio, d’ignoranza e di paure, fomentata dalle destre, che mi ha personalmente indignato.
Il popolo rom è una popolazione indeuropea che parla una lingua di ceppo indiano, concentrato soprattutto nell'Europa dell'Est, in Spagna e in Sud America (specie in Brasile e in Argentina).
Nella loro lingua rom (o rrom, plurale roma o rroma) significa semplicemente "persona", "essere umano". I rom sono spesso chiamati zingari, zigani o gitani, tutti termini che derivano da Egitto e che fanno riferimento ad una presunta (ed erronea) origine egiziana dei rom. I rom sono spesso impropriamente chiamati nomadi, termine che in realtà si riferisce genericamente a chiunque conduca vita itinerante, e che quindi è improprio riferito ai Rom stanziali (la maggioranza) e, al contrario, potrebbe applicarsi a popolazioni che nulla hanno a che fare con i rom (fonte Wikipedia).
Può un popolo essere interamente criminalizzato e perseguitato?. In passato questo è accaduto, nei campi di sterminio nazisti non sono morti solo ebrei, ma anche rom.
Al pari della più nota Shoah (il tentativo del regime nazista di sterminare gli ebrei), il Porrajmos fu deciso sulla base delle teorie razziste che caratterizzavano il nazismo. Dato che le comunità nomadi dell’Europa orientale non erano organizzate come quelle ebraiche, il numero delle vittime non è esattamente definibile, ma si può approssimare tra le 400.000 e le 800.000 unità.
Solo recentemente i Rom hanno iniziato a chiedere di essere ufficialmente inseriti tra le vittime del regime nazista.
L'aspetto più terribile della loro detenzione è rappresentato soprattutto dagli esperimenti scientifici cui fecero da cavie, a partire dal 1943, ad Auschwitz e altri campi di concentramento.
A molti di loro furono inoculati germi e virus patogeni per osservare la reazione dell'organismo di fronte alle malattie, altri furono obbligati ad ingerire acqua salata fino alla morte. Particolarmente duro fu il trattamento riservato alle donne. Le più giovani venivano sottoposte a dolorose operazioni di sterilizzazione, mentre quelle mature erano utilizzate per riscaldare, nude, i corpi di coloro che erano stati soggetti agli esperimenti sul congelamento.
L’art. 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite recita:
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Art. 2 Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione potrà essere inoltre fondata sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.
I diritti sono i diritti di tutti nessuno escluso e dichiarazioni come quelle del sindaco di Barbarano Montaccini “gli zingari sono portatori di malattie, come la scabbia”, sono gravissime e probabilmente anche al di fuori della legalità, oltre che una palese violazione dei diritti umani.
Il sindaco Montaccini, si è domandato perplesso perché un giornalista gli abbia chiesto se era cattolico……… la risposta signor sindaco è su di uno strano libro a lei probabilmente ignoto Matteo 5, 3-12…..Beati quelli che fanno cordoglio, perché saranno consolati.
Beati i mansueti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che sono affamati e assetati della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio….
Tante volte, nell’agenda della politica, sentiamo amministratori locali parlare, devo dire spesso demagogicamente, di accoglienza, integrazione, dialogo, conoscenza…….ecco, io credo che dovremmo declinare questi concetti partendo, per esempio, dalla stessa etimologia del termine accoglienza, “ad cum lego”, che reca al suo interno il senso stesso di questo concetto, che deve necessariamente parlare di confronto, di scambio, di intercultura, di cose, persone e culture che si legano fra loro arricchendosi vicendevolmente.
Voglio farmi garante di un’iniziativa, portare ragazzi del nostro territorio in visita ad un campo rom, in modo che possano rendersi conto con i propri occhi, della condizione in cui versano degli esseri umani come loro. Mi farebbe piacere che fra questi ragazzi, ci fossero anche ragazzi di Barbarano che hanno partecipato alla “porchettata rom.
Giuseppe Picchiarelli (Assessore provinciale di Viterbo ndr)
Di Fabrizio (del 21/03/2007 @ 10:47:37, in Italia, visitato 2047 volte)
Ricevo e porto a conoscenza:
Alcune settimane fa, dalle pagine di questo giornale (Il Giorno), avevamo avanzato delle precise proposte al Sindaco di Baranzate e alla Provincia di Milano perché i problemi di convivenza e di isolamento posti dai cittadini di questo piccolo comune alle porte di Milano, rom compresi, non rimanessero per l’ennesima volta senza risposta.
Ma fino ad oggi non abbiamo avuto alcun segnale positivo.
Mentre a Milano monta la polemica per la fiaccolata promossa dal Sindaco Moratti sul tema della sicurezza cittadina, non risparmiando critiche al primo cittadino che avrebbe più propriamente il compito istituzionale di prendere per mano la gente e accompagnarla verso forme di socialità, non in piazza, il Sindaco di Baranzate e l’Assessore Corso della Provincia dimenticano anch’essi le proprie urgenti responsabilità.
Le forme di convivenza però non aspettano e devono poter ottenere l’appoggio concreto di chi governa il territorio e se tra i problemi più avvertiti vi è quello della coesistenza tra i cittadini baranzatesi e i rom che risiedono in questo comune dalla metà degli anni ’80, le risposte non possono ancora una volta essere disattese.
Il tema della sicurezza non è un valore in sé, da proporre demagogicamente con illusori “patti coercitivi sulla legalità” come nel caso di via Triboniano, ma una condizione che si conquista con la buona amministrazione e raccogliendo le istanze di convivenza che vengono dal basso, dalle persone, dal volontariato.
E allora vogliamo qui ricordare alle Istituzioni che cosa è necessario fare, da subito, con il contributo dei cittadini che già si sono resi disponibili a operare insieme:
- instaurare un rapporto di conoscenza e confronto con le famiglie rom, incontrandole, discutendo con loro dei problemi di tutti i giorni
- assicurare ai minori, piccoli e adolescenti, la possibilità di andare a scuola, a Baranzate e a Milano, nelle scuole dell’obbligo come nei centri di formazione professionale
- garantire condizioni di salute e di accesso ai servizi sanitari, soprattutto per le giovani donne madri, perché la loro aspettativa di vita media si attesta normalmente intorno ai 50 anni di età
- promuovere il lavoro e la regolarizzazione degli adulti, perché solo così potranno divenire dei cittadini con eguali opportunità.
Il mondo delle comunità rom e di chi vive non distanti da loro, nelle periferie e nell’hinterland, è spesso l’opposto di quello rappresentato dagli interessi economici delle categorie imprenditoriali e commerciali che lunedì prossimo promuoveranno la manifestazione di Milano.
Coloro che appartengono a questo mondo inferiore vivono in zone urbane separate e ghettizzate. Soffrono di isolamento e non per scelta.
Maurizio Pagani
Vicepresidente Opera Nomadi Milano
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