Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 01/12/2010 @ 09:31:02, in scuola, visitato 1590 volte)
Corriere della Sera Sgomberi e crisi: a Milano aumentano i ragazzi in
difficoltà. Eppure in alcuni casi basterebbe poco
MILANO - L'elenco dei desideri di Cristina ha solo un punto: "Numero uno, la
scuola". Quello che ti piace di più? "La scuola". E poi? Concede: "La maestra".
Per tornare subito al principio: quello che hai perso nell'ultimo sgombero? "La
scuola". Si può continuare con le domande, la risposta è sempre la stessa.
Da quando Cristina, due anni fa, ha scoperto banchi, libri, compagni di classe e
soprattutto insegnanti, non vuole altro. Il suo cruccio, ora che vive in strada,
da un giardinetto a un parcheggio, in movimento continuo, è aver perso un mese
di lezioni, e non avere la certezza di riuscire a seguirne ancora.
LA CARTELLA A SCUOLA - L'elenco degli sgomberi di Cristina ha 19 punti.
Ne aveva letti 17 la maestra Flaviana Robbiati al programma di Fabio Fazio e
Roberto Saviano "Vieni via con me". Da allora, tre settimane fa, la bambina e i
suoi parenti, rom romeni, sono stati allontanati altre due volte, l'ultima
giovedì. E ora si aggirano a bordo di un camioncino aperto, in un quartiere a
Nord di Milano. Il totale fa 19 sgomberi in un anno, da quando a novembre 2009 è
stato smobilitato per la prima volta l'accampamento abusivo di via Rubattino.
Cristina era stata iscritta nel 2008 alle elementari di via Cima, in zona
Lambrate, e col nuovo anno scolastico era in "quinta A - rivendica con un certo
orgoglio - con Linda e Marco", a quanto pare i più simpatici tra i compagni. Ora
che è a Nord, servirebbe il nulla osta per il trasferimento, ma se poi si sposta
ancora? La cartella nel dubbio è rimasta in via Cima, perché già due volte è
andata persa tra ruspe e vigili, una volta per la verità ha pure preso fuoco nel
campo. Per sicurezza ora è custodita dalla maestra Loredana.
QUEI PELOUCHE DIMENTICATI - Ai giocattoli ci ha già rinunciato. Dieci
anni compiuti lo scorso 30 ottobre, Cristina ha maturato un certo distacco coi
pupazzi e gli orsacchiotti, dopo aver perso le sue cose in uno dei numerosi
accampamenti che ha cambiato. E quando riceve in regalo una volpe di peluche, la
tiene un po' e poi la passa alla sorellina di due anni. Altra cosa che ha
smarrito in uno dei numerosi "traslochi", e che ci vogliono soldi e tempo per
rifare, è il passaporto. Il problema ovviamente è a monte, nei soldi. Papà
Costel, già nonno a 46 anni, si dispera per questa figlia che vuole andare a
scuola e lui non è in grado di mandarcela. Anche perché vagare significa avere
poche cose, e acqua scarsa. "Le hanno detto che puzza, io ho vergogna per lei".
Che nonostante gli stenti cerca di vestirsi bene, degli stivali di gomma blu
lucidi, un jeans che le ha passato la zia con una cintura di paillettes verde
acqua, un giubbino arancione senza maniche che non sembra l'ideale per la neve,
ma è pulito e le sta bene. In Rubattino andava alle docce della parrocchia e
della polisportiva, e aveva i capelli sciolti e puliti. "Qui c'è l'acqua calda",
dice Cristina entrando in un bar. Pizza e Coca Cola e poi molte volte a usare il
rubinetto della toilette. Sotto la pioggia, senza un tetto, si finisce per
appassionarsi a cose che per altri sono scontate. Non è una vita facile, e il
papà lo sa.
MAESTRE E MAMME MOBILITATE - "Costel lavora per una cooperativa edile -
spiegano Stefano e Tamara della Comunità di Sant'Egidio, che seguono la famiglia
-, un pochino guadagna, ma il problema è, per lui come per altri casi simili, un
avviamento all'autonomia abitativa che passi da un affitto calmierato". Insomma,
trovare una casa. Anche nelle sue condizioni, senza busta paga e senza domicilio
fisso, e con i pregiudizi nei confronti dei rom che è inutile negare. Una prima
soluzione concreta, propongono da Sant'Egidio (insieme alle maestre e alle mamme
dei compagni di classe), potrebbe essere una borsa di studio per Cristina. Un
assegno mensile legato alla frequenza scolastica della bambina che nei fatti
diventa anche un aiuto alla famiglia e innesca un circolo virtuoso. "Nessuno
vuole difendere gli accampamenti rom - dice Stefano - ma è sbagliato pensare che
queste persone vogliano essere "nomadi". Desiderano invece integrarsi, e le
esperienze che abbiamo fatto con altre famiglie lo dimostrano". Di avviso
diverso l'amministrazione milanese, soprattutto il vicesindaco con delega alla
Sicurezza Riccardo De Corato, per il quale i rom hanno dimostrato incapacità a
inserirsi, propensione alla delinquenza e dovrebbero "tornare a casa". E anche
lui ha delle prove a sostegno della sua posizione.
"VOGLIO FARE LA DOTTORESSA" - Tenendo da parte le polemiche, restano le
giornate al freddo di Cristina, e la sua incredibile voglia di scuola. "Sono
bambini deprivati da molti punti di vista - riflette Silvia Borsani, che è stata
la sua maestra durante uno dei molti spostamenti -. La scuola diventa un luogo
importante, dove si ha l'occasione di imparare e di costruire un futuro diverso
da quello delle proprie madri. Il luogo dell'amicizia, del gioco e della
possibilità di tornare a fare i bambini. E anche il luogo delle regole, dove si
apprendono gli elementi fondamentali della convivenza civile. Dove Cristina può
dire "da grande voglio fare la dottoressa" (parole sue) e avere la speranza che
si avveri.
IL SOSTEGNO DEL NON PROFIT - Un caso come quaranta altri bambini del
gruppo di rom più o meno identificati con il vecchio insediamento di Rubattino,
scolari che fanno fatica a raggiungere la scuola e che vivono in condizioni
estreme. Può essere un inizio. Per partecipare alla raccolta fondi per una borsa
di studio a Cristina si può scrivere o telefonare:
santegidio.milano@gmail.com;
02.86.45.13.09 (risponde una segreteria). Oppure fare un bonifico all'Iban:
IT73J0200801739000100909828, causale: borsa di studio bambina rom.
Alessandra Coppola
Di Fabrizio (del 25/11/2010 @ 09:06:41, in scuola, visitato 1994 volte)
Segnalazione di Stefano Pasta
Incrocinews.it Lo stillicidio degli allontanamenti non mina la
determinazione di questo ragazzo rom, della sua sorellina e dei suoi cuginetti a
continuare a studiare 23.11.2010 di Silvio MENGOTTO
Marius, quindicenne rom analfabeta, da due mesi ha iniziato un corso di
alfabetizzazione presso un circolo Acli nel quartiere Rubattino: viene seguito
da alcuni insegnanti e volontari della Comunità di Sant’Egidio. Marius si vuole
integrare e trovare un lavoro. Da settembre è stato sgomberato cinque volte,
vive con la mamma Vasilica, la sorella Alexandra di otto anni, il papà e due
nonni.
Il quinto sgombero risale a venerdì 19 novembre in via Caduti di Marcinelle.
Alle sei del mattino vengono allontanate diverse famiglie, tutte provenienti da
diversi sgomberi di via Rubattino, tra cui quella di Marius. Coinvolti anche
cinque bambini che frequentavano regolarmente le scuole di Crescenzago (molto
distanti) e di via Pini.
La famiglia di Marius aveva raggiunto la sorella Flora, presente da molti
anni a Milano. Marius parla solo il romanì, la lingua rom; l’apprendimento
dell’italiano è faticoso, ma non impossibile. A volte al gioco preferisce lo
studio.
Dopo l’ultimo sgombero la famiglia di Marius si era trasferita a cinquanta
metri dal vecchio capannone abbandonato, nascondendosi sul fondo di una scarpata
che confina con un muro di cinta. Nello spazio di mezzo metro vivevano all’aria
aperta dodici persone, senza tenda e senza alcun riparo, sotto la pioggia. Per
molti giorni Marius e la sorella Alexandra hanno vissuto in quello spazio per il
semplice motivo che le rispettive scuole erano vicine.
Ogni domenica mattina i volontari di Sant’Egidio accompagnano i rom per una
doccia in un campo sportivo. La doccia è fredda, ma i rom non la trascurano
perché è l’unica occasione settimanale per potersi lavare e Marius non la perde
mai. "A volte - dice Annelise, insegnante - ha vergogna nel venire a lezione
perché ha le scarpe infangate ed è zuppo di umidità per la notte trascorsa sotto
la pioggia".
La prima notte dopo lo sgombero Marius l’ha trascorsa al freddo sotto un
cavalcavia con tutta la famiglia. Nonostante i tentativi di cercare lavoro, i
genitori di Marius sono scoraggiati e tentati di ritornare in Romania, ma anche
laggiù la situazione non sarebbe rosea. Con il lavoro cercano anche strade di
integrazione come la scolarizzazione per i loro figli che, al contrario dei
genitori, vorrebbero rimanere a Milano per continuare a studiare.
Oggi Marius è seguito da volontari che, alternandosi, organizzano lezioni di
italiano, letteratura e scrittura, svolte nella sede del circolo Acli in via
Conte Rosso. Questa preparazione è indispensabile perché nel gennaio prossimo
Marius vuole sostenere l’esame per una borsa-lavoro da apprendista. Insieme a
mamma Vasilica partecipa anche al corso di lingua italiana per stranieri ogni
sabato pomeriggio nella parrocchia di S. Crisostomo in via Padova, organizzato
dalla Comunità di Sant’Egidio.
Mamma Vasilisca si commuove ogni volta che vede il figlio studiare con
passione. "Spesso - dice Annelise - Marius arriva per le lezioni bagnato, ma la
cartella e i quaderni sono asciutti, i compiti fatti. Lo stillicidio degli
sgomberi continui non mina la determinazione di Marius e della sua sorellina e
dei suoi cuginetti a continuare a studiare anche se ogni spostamento la scuola
diventa più lontana da raggiungere, anche se hanno dormito all’aperto, anche se
non sanno dove potranno dormire la notte". Nel caos dell’ultimo sgombero Marius
è arrivato in ritardo alla lezione, ma paradossalmente, dice Annelise, "il suo
volto era euforico di gioia. La vera notizia era la nascita della piccola
cuginetta avvenuta nella stessa mattinata dello sgombero".
Di Fabrizio (del 20/11/2010 @ 09:37:37, in scuola, visitato 2313 volte)
Segnalazione di Stefano Pasta
Buongiorno,
Sono una mamma milanese, abito al quartiere Feltre, ho tre figli, una libera
professione che mi impegna molto, un marito, una casa; la mia vita insomma, come
tante altre donne milanesi, sempre un po' trafelata e con l'impressione di aver
poco tempo per tutto.
Sabato 20 novembre, insieme ad altre mamme e maestre del mio quartiere,
festeggerò in maniera speciale questa data, da tutti conosciuta come la giornata
dei diritti dei bambini, perché è l'inizio della storia che qui racconto.
ANTEFATTO
Tutto nasce due anni fa nel campo rom di via Rubattino, una vera e propria
favela cresciuta ed autorganizzatasi in un ex centrale Enel abbandonata, nella
nostra zona. Le famiglie di rom romeni sono molte, moltissimi i bambini in età
scolare che a scuola non vanno.
Vista la stabilità del campo la Comunità di Sant'Egidio, che da anni segue la
comunità rom, prende l'iniziativa ed iscrive una decina di bambini nelle tre
scuole della zona: le scuole primarie Toti, Morante e Munari.
Per i bambini è la prima volta nelle scuole dei "gagè", sconosciuti e temuti.
Per le famiglie italiane del quartiere è il primo incontro con i bimbi rom e con
le loro famiglie, altrettanto sconosciute e temute.
Questa semplice esperienza da subito sovverte i pregiudizi. Ci aspettiamo
bambini particolarmente problematici, arrivano invece bambini preoccupati e
timorosi ma che in breve tempo vengono a scuola con contentezza. I bambini rom
hanno nomi, storie, sorrisi e dopo qualche mese si sentono parte dell'esperienza
scolastica legandosi alle classi e alle maestre.
In seconda con mia figlia arrivano due gemelline, Cristina e Florina. Il
primo giorno di scuola piangono spaventate. Viene inviato un bambino romeno a
dir loro che non devono aver paura, la scuola è un bel posto.
Alla recita di Natale di quel primo anno scolastico le vedo felici ed
emozionate sul palco che richiamano l'attenzione dei loro genitori mentre
cantano.
L'anno scolastico si conclude, i bambini sono ben inseriti. I genitori rom
arrivano a prendere le pagelle a scuola eleganti e rispettosi. Sono contenti di
poter mandare a scuola i loro figli.
Molti di loro non sanno né scrivere né leggere e si sentono ciechi, come ci
raccontano.
L'anno scolastico successivo inizia con molti altri bambini rom che vengono a
scuola: nelle tre scuole ce ne sono una trentina. Sono arrivati fratellini e
cugini. La scuola è un bel posto.
LO SGOMBERO DEL 19 NOVEMBRE SCORSO
Ma nel novembre scorso arriva lo sgombero della favela dove ormai vivono quasi
trecento persone. E' pieno inverno, manca un mese a Natale e sono le giornate in
cui in Comune si celebra con gran enfasi la dichiarazione dei diritti
dell'infanzia. Lo sgombero viene effettuato senza nessun ragionamento né
percorso previsto a tutela dell'esperienza scolastica dei minori del campo.
Quel mattino sono in studio, so dello sgombero. Apro le pagine on line dei
quotidiani milanesi ed iniziano a scorrere sotto i miei occhi le foto. Vedo
Cristina e Florina, gli occhi coperti dalla striscetta nera, piangenti accanto
alla loro mamma, con gli zainetti di scuola in spalla.
In quel momento mi rendo conto che quei bambini non potranno più venire a
scuola.
Per un mese settanta bambini, alcuni piccolissimi, e le loro famiglie vivono
dormendo per strada, ovunque, qui in zona, senza neanche più il tetto di una
baracchina sulla testa. Molti spariscono per mesi. A scuola non viene più
nessuno di loro per settimane.
Un gruppo di genitori italiani e di maestre rimangono sconvolti davanti ad
una così plateale violenza. Questi bambini sono naturalmente bambini come i
nostri, ma di fatto non possono più venire a scuola perché poveri e figli di
senza tetto.
Molte famiglie vengono ospitate nei giorni più freddi dai compagni di classe
italiani e dalle maestre. Le associazioni umanitarie fanno appelli ad una
moratoria degli sgomberi per soccorrere le famiglie più provate. Le istituzioni
cittadine tacciono o addirittura rispondono sprezzanti.
NASCE IL VINO R.O.M.
Nei mesi successivi abbiamo lavorato per ricucire il più possibile di questa
esperienza frantumata e per sostenere le famiglie dei bambini che a fatica e con
tenacia sono tornati a frequentare le nostre scuole nonostante una vera e
propria persecuzione li cacciasse ogni poche settimane da un rifugio ad un
altro. Sempre le stesse famiglie, sempre gli stessi angoli abbandonati di città
dove si nascondevano. Sgomberi costosissimi senza nessun risultato. Cosa si
sperava di ottenere, che sparissero? Per sottrarre queste famiglie alla
indicibile povertà in cui vivono bisogna tendere loro una mano per trarli dal
fango. Non continuare a spezzare i legami che possono aiutarli ad iniziare un
percorso di integrazione.
Con l'appoggio del Gas Feltre, un gruppo di acquisto di zona, e di Intergas,
genitori e maestre hanno ideato un' iniziativa di raccolta fondi per sostenere
con borse di studio e lavoro le famiglie di questi bambini: la vendita del vino
R.O.M. (Rosso di Origine Migrante) messo a disposizione da un viticoltore
toscano la cui cooperativa aveva in comune con i rom una storia di sgomberi.
Il vino R.O.M. ha incontrato tantissima solidarietà e le sottoscrizioni hanno
consentito di approntare le prime borse lavoro e borse di studio. La Comunità di
Sant'Egidio ci ha seguito in ogni passaggio e ci ha supportato con la sua
esperienza nell'intraprendere percorsi di integrazione e di autonomia per le
persone rom che vivono senza tetto in Italia.
BORSE LAVORO, BORSE DI STUDIO, INSERIMENTI ABITATIVI ED AMICIZIE
Durante l'anno che si conclude domani, con le nostre poche forze di semplici
cittadini, il nostro poco tempo, ed i pochi soldi raccolti abbiamo coinvolto
circa dieci famiglie rom di bimbi che vengono nelle nostre scuole in percorsi di
reinserimento lavorativo (tre papà ed una mamma), ripresa di percorsi scolastici
(tre fratelli adolescenti frequentano "scuole bottega" dove imparano un lavoro),
uscita dal campo di quattro famiglie che sono riuscite ad andare a vivere in
casa. E poi le merende fuori da scuola, le feste di compleanno insieme,
l'affetto ed il sostegno nei momenti più duri, che lo scorso inverno sono stati
tantissimi. Quanto freddo nelle tende sotto la neve o cercando vestiti asciutti
nel campo allagato per mandare i bambini a scuola.
CONCLUSIONE
Sono una mamma milanese come tante altre, che un anno fa, insieme ad un manipolo
di genitori e maestre di buona volontà, nell'affanno delle nostre vite
quotidiane, si è detta intimamente "io no" davanti all'espulsione di bambini
poveri da scuola, l'unica possibilità per loro di un futuro diverso.
Mi guardo indietro e quasi incredula vedo quanta strada abbiamo fatto tutti
insieme quest'anno.
Credo che un giorno gli amministratori cittadini saranno chiamati a
rispondere dell'aver scientemente e deliberatamente tanto distrutto (con
centinaia di migliaia di euro dei cittadini spesi inutilmente negli sgomberi)
quando, con pochi soldi e la sola volontà di farlo, si è potuto e si può
costruire tanto nella direzione della giustizia e di un migliore futuro per
tutti.
Bianca Zirulia
Di Fabrizio (del 18/11/2010 @ 09:01:15, in scuola, visitato 2037 volte)
Da
Czech_Roma
By Karel Janicek (CP)
Praga, 10/11/2010 - I gruppi dei diritti umani hanno comunicato mercoledì di
aver presentato una denuncia alla UE, accusando il governo ceco del mancato
rispetto di una sentenza del tribunale, che interrompeva l'immissione di
migliaia di bambini rom in salute nelle scuole per disabili mentali.
Il governo è finito sotto un fuoco accresciuto negli ultimi giorni per il
terzo anniversario della sentenza del 13 novembre 2007 della Corte Europea dei
Diritti Umani. Il Consiglio d'Europa, osservatorio pan-europeo sui diritti
umani, dovrà esaminare il 30 novembre i progressi del paese.
La Repubblica Ceca ha mancato verso i bambini rom, dicono i gruppi dei
diritti umani in una dichiarazione.
I bambini rom nella Repubblica Ceca "hanno continuato ad essere deviati in
scuole sotto gli standard e classi per disabili mentali," ha detto James A.
Goldston, direttore esecutivo della Open Society Justice Initiative, che si è
aggiunta alla denuncia di European Roma Rights Center and del Greek
Helsinki Monitor.
Ha aggiunto che i funzionari UE dovrebbero chiedere il termine della
segregazione dei bambini rom, ed entro sei mesi adottare misure finanziarie e
legali per aiutarli.
Il mancato rispetto della sentenza del tribunale potrebbe portare ad un nuovo
procedimento giudiziario ed eventuali multe o sanzioni.
Il ministro dell'istruzione Josef Dobes ha difeso il proprio governo,
sostenendo che gli emendamenti alla legislazione che proibirebbero di educare
bambini sani alle stesse condizioni dei disabili mentali, dovrebbero essere
presentati al governo entro la fine del gennaio 2011. Non è chiaro quando
diventerebbero effettivi.
La legislazione dovrebbe "assicurare pari accesso all'istruzione nelle nostre
scuole, e con ciò concordo pienamente," ha detto. Ma ha aggiunto che il suo
ministero era ancora in attesa delle reazioni da parte delle autorità regionali
e degli esperti.
Secondo Amnesty International, [...] i Rom costituirebbero l'80% degli
studenti nelle scuole ceche per disabili mentali. I Rom sono una delle più
grandi, povere e a maggior tasso di crescita minoranze d'Europa. Si stimano che
dai 7 ai 9 milioni vivano nella Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria
ed altri paesi.
"Siamo particolarmente preoccupati per questo terzo anniversario dove il
ministero dell'istruzione sembra aver rinunciato ad ogni pretesa di riformare il
sistema," ha detto Robert Kushen, direttore esecutivo dell'European Roma Rights
Center di Budapest.
Kushen ha detto che la situazione nella Repubblica Ceca "non è unica".
In due altri casi distinti, la corte ha sentenziato che i bambini romanì
affrontano un simile tipo di discriminazione in Grecia e Croazia, ha detto
Kushen, aggiungendo che sono mandati in scuole speciali anche in Slovacchia,
Serbia, Ungheria, Bulgaria e Romania e che persino la Spagna ha "un grave
livello di segregazione".
[...] Amnesty International ha detto in un rapporto che le autorità ungheresi
dovrebbero indagare sugli attacchi a sfondo razziale contro i Rom, e che i Rom
vittime di violenti attacchi spesso mancano di accesso ai servizi di sostegno
per affrontare il loro dolore e altri problemi [vedi
QUI ndr].
"I Rom sono sovra-indagati come potenziali criminali e sotto-indagati come
possibili vittime," ha concluso Nicola Duckworth, direttore regionale di Amnesty
International.
A settembre, i pubblici ministeri hanno nuovamente denunciato quattro uomini
sospettati di aver effettuato una serie di attacchi contro i Rom in diversi
villaggi ungheresi, durante i quali sono state uccise sei persone, ma i cui casi
devono essere ancora portati in tribunale.
Copyright © 2010 The Canadian Press. All rights reserved.
Di Fabrizio (del 14/11/2010 @ 09:32:29, in scuola, visitato 1877 volte)
Segnalazione di Laura Coletta
sabato 20 al teatrino del parco ex trotter
h. 11.30 – 13,00 i bambini della scuola elementare Russo – Pimentel presentano
una danza del Congo per il progetto Harembee Baninga (lavoriamo insieme amici).
A seguire: QUANDO IL DIRITTO DI ANDARE A SCUOLA E’ IN PERICOLO - incontro pubblico sulla
situazione dei bambini delle comunità rom di Milano
Interventi e testimonianze: mamme e maestre di via Rubattino;
mamme e maestre di via Russo
don Massimo Mapelli della Casa della Carità
di Patrizia Quartieri
F. Casavola del comitato Vivere zona 2
comunità di Sant’Egidio
Verrà proiettato il film “Seminateci bene” alla presenza
degli autori.
Di Fabrizio (del 12/11/2010 @ 09:58:11, in scuola, visitato 1677 volte)
Ricevo da Stefano Nutini
Buongiorno a tutte/i,
dopo il finanziamento di tre borse lavoro, abbiamo deciso di finanziare tre
borse di studio.
I beneficiari sono tre ragazzi: Ovidiu, Marian e Belmondo, che abbiamo
conosciuto perché i loro fratelli più piccoli frequentano (o hanno frequentato)
le scuole di Rubattino.
Ovidiu, 15 anni, e Marian, 16 anni, frequentano dal 2 novembre 2010 la scuola
bottega dell’EINAIP di Pioltello: ci sono laboratori di alfabetizzazione e
socialità e molti laboratori di formazione (cucina, carpenteria, meccanica…), da
frequentare per 4 pomeriggi alla settimana. Quando gli educatori ritengono che i
ragazzi siano pronti, li inseriscono in un tirocinio. Per Marian, che ha già
ottenuto la licenza media al CPT, il percorso di apprendimento dovrebbe essere
abbastanza breve e dovrebbe essere inserito rapidamente in un tirocinio. Ovidiu
avrà tempi più lunghi: da due anni non va più a scuola e un tentativo di
inserirlo alle medie è fallito.
Belmondo, 16 anni, sempre dal 2 novembre 2010 sta frequentando un corso di
scuola bottega (in particolare di meccanica della bicicletta) presso le Vele di
Pioltello. E’ inserito in un gruppo di lavoro ristretto (si tratta infatti di
6/7 ragazzi) e questo consente di fare un corso molto intensivo. Tra l’altro
anche la frequenza è molto impegnativa: fino a giugno tutti i giorni dalle 9
alle 17, eccetto il lunedì mattina. Per Belmondo sarà una vera rivoluzione:
dalla quarta elementare non va più a scuola e il suo italiano è piuttosto
stentato.
Ovidiu da qualche tempo ha una situazione più stabile: vive in una casa di
assegnazione provvisoria e suo padre lavora come muratore. Marian e Belmondo
invece “abitano” all’interno di campi irregolari.
I corsi che stanno frequentando sono gratuiti: noi copriamo per tutti e tre i
ragazzi il costo dei trasporti (abbonamento ATM e treno) e a due di loro
assegniamo anche un contributo mensile di 100€ ciascuno per sostenere questo
percorso.
Il contributo della Comunità di S Egidio è stato fondamentale, in particolare
per l’individuazione dei corsi più adatti e per il lavoro svolto insieme agli
educatori dell’EINAIP e delle Vele affinchè questi corsi possano avere la
maggior efficacia possibile.
Di nuovo grazie a tutte/i
Le mamme e le maestre di Rubattino
Di Fabrizio (del 26/10/2010 @ 09:57:09, in scuola, visitato 2762 volte)
clicca sul logo per vedere il filmato
Categoria: Corti della realtà
Durata: 21' 05''
Trasmesso su: Inedita
Ente: Fondazione Scuole civiche di Milano (Scuola di Cinema, Televisione
e nuovi media)
Milano è una delle città d’Italia con il più alto numero di rom. Nel corso degli
ultimi anni i campi nomadi sono aumentati in maniera esponenziale. In tre scuole
del quartiere di Lambrate (quelle di via Feltre, via Cima, via Pini) un esempio
di integrazione e solidarietà è venuto alla luce, e ha visto come protagoniste
le maestre e le mamme degli studenti. Dal settembre 2008 trentotto bambini che
abitavano nel campo rom di via Ribattino, hanno iniziato a frequentare le classi
delle elementari. Un percorso complicato, soprattutto nel momento in cui il
campo di via Ribattino è stato sgomberato, disperdendo le famiglie e i ragazzi
che frequentavano le scuole.
di Emanuele Cucca, Sara Fasullo, Rossella Midili e Francesca Picchi
Di Fabrizio (del 25/10/2010 @ 09:36:38, in scuola, visitato 1771 volte)
Due segnalazioni di Stefano Pasta
Sono un'insegnante elementare che ieri ha assistito all'ennesimo sgombero
di un campo Rom non autorizzato.
Da circa un anno seguo la dolorosa cronaca degli spostamenti di questi "nomadi
per forza", persone che sto imparando a conoscere nella loro individualità prima
ancora che come Rom. La loro tragedia è un grido di dolore e
ingiustizia che attraversa la nostra città e impedisce, a chi la incontra, di
rimanere in silenzio.
Allego una lettera scritta di ritorno dallo sgombero di ieri, ma che descrive
scene viste tante, troppe volte in questa città.
Avrei piacere ad essere avvisata di una sua eventuale pubblicazione.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Cordiali saluti e buon lavoro,
Silvia Borsani
Milano, 21 ottobre 2010
Di nuovo. Un altro sgombero di Rom nella nostra città. L'ennesimo, inutile,
dispendioso sgombero. Questa mattina le ruspe si sono mosse in direzione
Segrate, verso la zona della cave di Redecesio.
Di nuovo scene già viste centinaia di volte negli ultimi anni: ragazzi e adulti
che racimolano quel che riescono e lo caricano su mezzi più o meno di fortuna,
senza sapere dove dormiranno la prossima notte; uomini avvertiti via cellulare
dello sgombero, perché al mattino presto son partiti per il lavoro, nonostante
si dica che "quelli lì mica hanno voglia di lavorare"; bambini che perdono i
loro giochi, la loro vita di scolari, spesso anche lo zaino con i quaderni e di
certo la spensieratezza che dovrebbe essere un diritto inviolabile alla loro
età.
Di nuovo le stesse persone, incontrate gli scorsi mesi al Rubattino, poi a
Segrate, poi ancora al Rubattino, poi al cavalcavia Bacula e ancora a Segrate,
in questa forzata odissea della disperazione che le fa peregrinare senza sosta
di quartiere in quartiere, tornando sempre al punto di partenza. Persone che
ormai conosciamo bene, di cui siamo amici, che stimiamo anche per la grande
dignità con cui affrontano la tragedia della persecuzione.
Di nuovo, insieme all'immancabile Comunità di S. Egidio, i volontari del
quartiere e delle scuole vicine: da due anni, con una tenacia ed un'umanità
ammirevoli, stanno raccontando una Milano diversa e possibile, alla quale però
si rifiuta di credere chi amministra la nostra città.
Stamattina, arrivando al campo di Segrate, ho subito incrociato Cristina con la
mamma e la sorellina. Dall'inizio di quest'anno è stata sgomberata già dodici
volte. «Maestra - mi ha detto con aria serissima – questa non è vita». Hai
ragione, Cristina, i tuoi dieci anni meritano di meglio.
BAMBINI SENZA SCUOLA…………………
Oggi, 21 ottobre 2010, noi insegnanti della scuola primaria di Via San Mamete,
Milano, aspettavamo in classe i nostri alunni provenienti dal campo rom di
Redecesio.
I loro banchi sono rimasti vuoti, perché proprio questa mattina sono stati
sgomberati!
I nostri alunni hanno visto le ruspe distruggere la loro baracca, costruita
da pochi giorni, non hanno potuto salvare i loro vestiti e i loro giocattoli,
per fortuna le cartelle le avevamo tenute a scuola!
Siamo molto preoccupati per il loro futuro: questa notte dove dormiranno?
Domani mattina riusciranno a tornare a scuola, dove le loro maestre e i loro
compagni li aspettano?
Chi ha ordinato questo ennesimo sgombero si preoccupa del bene di chi?
Non certo del bene di questi bambini che stavano imparando a stare con gli
altri e cosa significhi essere istruiti.
Loro desiderano continuare l'esperienza scolastica, chi si sa assumendo la
responsabilità di interromperla?
Tante sono le domande, dateci almeno qualche risposta!
35 insegnanti della scuola primaria di Via San Mamete, 11
Milano, 21 ottobre 2010
Di Fabrizio (del 18/10/2010 @ 09:43:05, in scuola, visitato 1732 volte)
i corsi di fisarmonica, metodo ad orecchio, tenuti dal maestro Jovica Jovic
NON E' NECESSARIO CONOSCERE LA MUSICA, SI PUO' COMINCIARE DA ZERO!
Il corso sarà indicativamente al giovedì, dalle cinque e mezza alle sei e
mezza.
Corsi pomeridiani individuali e di gruppo
- corso base e avanzato;
- vasto repertorio di musica balcanica;
- corso canto e balli balcanici.
La pagina Facebook
Di Fabrizio (del 09/10/2010 @ 09:17:16, in scuola, visitato 1714 volte)
Roma.Press.Agency
Jarmila Vaňová | 2010-09-24
Oggi all'ufficio editoriale abbiamo ricevuto una lettera. Per ragioni che
saranno chiare dopo la lettura, non menzionerò luoghi o nomi.
Il 20 settembre 2010 durante la quinta ora in una classe quarta elementare,
un'insegnante ha minacciato alcuni studenti, dicendo loro che se non le
obbedivano avrebbe chiamato la polizia. E l'ha fatto. Uno dei due poliziotti
entrato in classe era una vecchia conoscenza. Iniziò a battere un manganello sui
banchi, gridando: "Dannati zingari, chi vuole assaggiarlo?" Poi entrambe i
poliziotti hanno picchiato sulla testa i bambini rom e sbattuto la loro
testa sui banchi. Così la polizia ha picchiato 7 bambini. I bambini dalla paura
se la sono fatta addosso e sono corsi a casa. Piangendo hanno detto che non
sarebbero più andati a scuola. Hanno raccontato ai genitori tutto ciò che era
successo a scuola. Le madri rom sono corse a scuola per vedere la direttrice.
Quest'ultima ha detto di non essere informata sulla venuta della polizia a
scuola, ma poi ha aggiunto che la polizia può intervenire a scuola ogni volta
che i bambini non obbediscono. Più tardi, nel suo ufficio, alla presenza della
polizia, ha accusato una delle madri di aver afferrato per la gola l'insegnante
che aveva chiamato la polizia, dicendole che poteva avere dei problemi in quanto
le insegnanti sono protette. Solo 15 minuti prima la direttrice aveva detto di
non essere a conoscenza di niente. Le madri hanno rigettato con forza l'accusa
della direttrice. Alla fine la madre accusata ha una testimone che dice che non
ha attaccato l'insegnante, ma ha solo alzato la voce. Chi non griderebbe se
qualcuno picchiasse i suoi bambini?
Più tardi una delle madri è andata al commissariato locale con suo marito ed il
bambino che era a scuola. Sono stati ricevuti dagli stessi poliziotti che erano
stati a scuola. Hanno negato tutto, dicendo dinon aver picchiato i bambini.
Hanno sgridato la madre, dicendo che è colpa dei genitori che non si prendono
cura dei loro bambini. La polizia ha anche rifiutato di fare un rapporto, ed i
genitori sono tornati a casa col loro figlio.
Nei 5 giorni seguenti, 7 bambini per la paura non sono andati a scuola.
Sin qui la lettera.
No comment.
L'ufficio editoriale ha contattato un'organizzazione dei diritti umani ed
inoltre seguirà personalmente questo caso.
|