Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 17/03/2010 @ 22:07:30, in Italia, visitato 2578 volte)
COMUNICATO STAMPA 17 marzo 2010
MILANO, GRUPPO EVERYONE: ANNUNCIATO E CONFERMATO SGOMBERO COMUNITA’ ROM
DOMANI A FORLANINI
Autorità si mostrano irremovibili, nonostante la comunità Rom sia parte di un
progetto di integrazione e assistenza. Chiesto intervento Croce Rossa, per
evitare tragedie umanitarie riguardo ai molti malati, e Alto Commissario Onu per
i Diritti Umani. Le organizzazioni per i Diritti Umani inviano una lettera alle
più alte cariche dello Stato affinché impediscano in extremis un'incomprensibile
e crudele azione di pulizia etnica
“Abbiamo appreso poco fa che domattina, intorno alle 7, le Autorità di Forza
Pubblica provvederanno a sgomberare i 16 Rom romeni rifugiatisi in via Cavriana,
zona viale Forlanini, a Milano”. Lo annunciano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e
Dario Picciau, co-presidenti del Gruppo EveryOne, organizzazione per i diritti
umani. “Le famiglie che risiedono in questo campo - tutte romene di etnia Rom -
avevano trovato in un comitato di cittadini antirazzisti locali, il ‘Gruppo di
sostegno Forlanini’, aiuto concreto in termine di generi alimentari,
abbigliamento, medicine, coperte e tende, oltre” spiegano gli attivisti,
“all’accompagnamento verso le strutture pubbliche, quali ospedali e pronto
soccorso, per la cura delle malattie, e consultori familiari e pediatrici, per
quanto concerne le vaccinazioni dei bimbi e la maternità delle donne.
All’interno del campo non autorizzato” proseguono Malini, Pegoraro e Picciau,
“si trovano donne, bambini e anziani affetti da gravi patologie da precarietà,
che necessiterebbero di immediata assistenza sanitaria e ricovero presso
strutture adibite a questo tipo di emergenze umanitarie. Per altro, il ‘Gruppo
di sostegno Forlanini‘, che lavora da oltre due anni nel campo, è riuscito ad
avviare un progetto di inserimento lavorativo presso alcune Aziende agricole
della provincia di Milano che collaborano con il Gruppo, per la coltivazione di
orti biologici. Tale progetto, inoltre” prosegue EveryOne, “prevede
l’inserimento dei giovani uomini e delle donne del campo, che, svolgendo questa
attività, potranno essere economicamente autosufficienti e provvedere ai loro
bisogni sia abitativi che alimentari. Ebbene, nonostante l’accorato appello alle
Istituzioni milanesi e alle autorità di Polizia competenti, ogni richiesta di
sospensione dello sgombero è stata freddamente respinta, nonostante non esista
alcuna alternativa alloggiativa per i Rom che verranno messi in mezzo alla
strada né un programma socio-assistenziale che li aiuti a integrarsi e a
sopravvivere”.
Il Gruppo EveryOne ha richiesto l’aiuto della Croce Rossa Italiana, affinché
domattina si rechi al campo, situato a poche centinaia di metri, entrando in
viale Forlanini, dai vecchi uffici Merzario in via Cavriana (vi si accede
attraverso un piccolo sentiero), e provveda all’assistenza umanitaria di tutte e
tutti coloro che, a causa dell’iniquità del provvedimento, ne avranno bisogno.
“Abbiamo inoltre inoltrato un documento” concludono i tre co-presidenti del
Gruppo EveryOne “all’attenzione dell’Alto Commissario ONU Navanethem Pillay, che
proprio qualche giorno fa ha stigmatizzato, nel corso del suo incontro in Senato
a Roma, l’atteggiamento discriminatorio portato avanti da istituzioni e autorità
italiane contro i Rom, al fine di un intervento urgente nei confronti del Comune
di Milano e delle autorità competenti”.
Contatti:
Gruppo EveryOne
+39 3408135204 :: +39 3313585406
info@everyonegroup.com ::
www.everyonegroup.com
Ciao,
vi inoltro in calce il comunicato relativo allo sgombero - preannunciato per
domani mattina - del campo di Forlanini-Cavriana di Milano, zona est.
Allego anche, per i soggetti che non conoscono la storia precedente, l'articolo
uscito a metà febbraio sulla pagina milanese del manifesto.
Sarebbe bene poter garantire documentazione fotografica e video.
Nel pomeriggio di oggi seguirà un'intervista a Radio popolare, nel programma
Popline.
Vi aspettiamo domani mattina, giovedì 18 marzo, h 6,30, in via Cavriana
(traversa di viale Forlanini), dopo la prima cascina per chi viene da viale
Forlanini.
GRUPPO DI SOSTEGNO FORLANINI
Vi chiedo di farlo girare ai vostri contatti. Grazie.
^^^^^^^^^^^^
Il GRUPPO DI SOSTEGNO FORLANINI (scendiamoincampo@gmail.com)
svolge la sua attività umanitaria all’interno del campo Rom di via Cavriana, in
stretta collaborazione con altre Associazioni di volontariato sociale milanesi.
Le famiglie che risiedono in questo campo sono ormai, con quello preannunciato
per domani, al loro decimo sgombero; hanno trovato nel nostro gruppo sostegno
concreto: generi alimentari, abbigliamento, medicine, coperte, tende, oltre
all’accompagnamento verso le strutture pubbliche (ospedali e pronto soccorso,
per la cura delle malattie, e consultori familiari e pediatrici, per quanto
concerne le vaccinazioni dei bimbi e la maternità delle donne). Infatti, molti
abitanti del campo soffrono di varie patologie (respiratorie, reumatiche,
traumatologiche) proprio per le cattive condizioni di vita in questa situazione,
nel totale disinteresse delle degli organi preposti alla tutela della salute
anche di questi cittadini/e.
Grazie al lavoro di due anni in questo campo, siamo riusciti ad avere un
rapporto di totale fiducia ma, soprattutto, ad essere un riferimento certo,
nell’assenza totale di ogni contatto positivo con le istituzioni ed il potere di
questa città. Ci stiamo adoperando per il loro inserimento lavorativo,
ostacolato da molte rigidità.
Gli abitanti sono una quindicina, tra giovani adulti soli, anziani in coppia o
singoli, una famiglia con la madre incinta e una bimba di nove mesi, ormai
giunta al suo settimo sgombero, e un nucleo familiare coi figli in Romania.
Chiamiamo alla mobilitazione e alla presenza la cittadinanza, le forze politiche
e sociali, gli organi di comunicazione, per impedire uno sgombero incivile e
brutale, come quello già sperimentato nelle precedenti occasioni.
L’appuntamento è per domani mattina, giovedì 18 marzo, h 6,30, in via Cavriana
(traversa di viale Forlanini).
Chi percorre il viale Forlanini in direzione aeroporto, alla periferia est
di Milano, a un certo punto, sulla sinistra, vede un muro; è l’ultimo rimasuglio
di una caserma in disarmo. Alcuni anni fa, ospitava circa 150 profughi del Corno
d’Africa (erano i reduci da via Lecco, e poi si sono dispersi, tra Bruzzano,
piazza Oberdan e altri luoghi più o meno nascosti di questa metropoli
inospitale). Il nostro Gruppo di sostegno Forlanini nacque allora, andando lì a
conoscere le storie tremende di uomini e donne, prodigandosi per le elementari
necessità di quegli “ospiti”, per la maggioranza in possesso del permesso
temporaneo perché rifugiati, ma come sempre disperati, discriminati, obbligati a
star nascosti e a non rivendicare alcunché: con un grande e diffuso sforzo di
solidarietà, garantito da associazioni, partiti e soprattutto “cittadini e
cittadine attive”, riuscimmo a garantire un’esistenza un po’ meno penosa a
quegli uomini e donne, ma sempre nella latitanza delle istituzioni. E arrivò lo
sgombero, preavviso della svolta sempre più militare impressa dalle autorità
alla questione immigrazione, tanto che la caserma fu abbattuta. Adesso, appunto,
restano solo il muro frontale e due corpi di guardia in muratura, nel frattempo
resi inagibili dall’accanimento dei successivi sgomberi. E’ in quest’ambiente,
tra le radure e la campagna retrostante, tra il fango, la neve e le sterpaglie,
che si sono poi venuti a insediare alcuni piccoli nuclei di rom, composti da
coppie di anziani, famigliole più o meno allargate con bimbi piccoli, ragazzi
soli, reduci da altri sgomberi, oppure in fuga da una Romania che ci viene
raccontata come tremenda, ma forse a suo modo non tanto diversa dalla Milano
ringhiosa di questi mesi. Ed è ricominciata, da poco più di un anno, una trafila
di solidarietà ancora più larga: ora il Gruppo ha una quarantina di componenti,
che acquistano generi di prima necessità, fanno accompagnamento sociale verso il
pronto soccorso o gli ambulatori medici (per una salute di grandi e piccini che
è sempre più minata dalle pessime condizioni ambientali), aiutano nelle minute
pratiche burocratiche, tentano l’approccio alla scuola, garantiscono la
fornitura di tende, coperte, vestiti, nella quotidianità come nelle punte più
acute degli sgomberi, quando viene distrutto tutto, dalle baracche agli affetti
personali o ai beni di proprietà - come per esempio un prezioso generatore -, ma
soprattutto si insulta la dignità. E siamo riusciti ad avviare un contatto
fiduciario, con soggetti che da tempo hanno perso ogni riferimento con la
cittadinanza, le istituzioni, il potere.
Siamo ormai al nono sgombero di questa realtà, che non ha mai impensierito
realmente gli abitanti del quartiere, cui basta il traffico frenetico del viale
e quel muro per non vedere quel luogo di perdizione. Eppure gli “ospiti” di quel
campo non si vogliono nascondere: ad aprile 2009, poco prima del primo sgombero,
a un’assemblea in piazza Ovidio con De Corato, indetta sulla sicurezza,
convincemmo due di quelle donne a intervenire pubblicamente; davanti a una
platea prima tumultuante e poi raggelata nell’ascolto, parlarono della loro vita
grama, della loro insicurezza, del degrado in cui non volontariamente vivevano,
dimostrando quanto erano “normali” gli “alieni” da cui ci sentiamo “minacciati”.
Ora il nostro gruppo intende intensificare la lotta a questa politica truce;
saremo presenti agli interventi che lì si preannunciano, abbiamo già raccolto
materiale per altri tre sgomberi, in modo da non lasciare sguarnite le
dotazioni; domani, giovedì, preannunceremo in Consiglio di zona (via Oglio 14, h
18) queste nostre intenzioni: più oltre, nella stessa seduta, una mozione della
Lega chiederà l’ennesimo sgombero.
E intendiamo denunciare questi comportamenti inumani nelle sedi ufficiali, alla
stampa e agli organi nazionali e internazionali a ciò preposti. Perché i “loro”
diritti sono i “nostri” diritti.
Purtroppo la polizia ha confermato lo sgombero del campo in via Forlanini per
domani 18 alle 7.30. Il campo è seguito da un ampio gruppo di solidarietà, che
ha attivato un 'progetto di inserimento lavorativo' (quello del vino rom), un
accompagnamento ai servizi sanitari, un aiuto materiale, il coordinamento con le
scuole, etc.
Chiedevano un aiuto e una presenza domattina.
Il campo si trova in via CAVRIANA
Si entra da Viale Forlanini, si passano i vecchi uffici di Merzario siti sulla
destra (palazzina anni 70 di 4/5 piani color marroncino).
Si procede sulla stretta via per circa 100mt. Sulla destra ad un certo punto si
vede una casetta prefabbricata in legno che non fa parte della comunità (stile
baita di montagna).
A quell'altezza vi è uno slargo (parola grossa ma due utilitarie in fila possono
essere parcheggiate)
Sulla sinistra della "baita" ci sono i nostri amici. Vi si accede tramite un
sentierino.
Credo sia molto importante una presenza
Tommaso Vitale
Di Fabrizio (del 18/03/2010 @ 09:48:08, in Italia, visitato 1776 volte)
Ricevo da Roberto Malini
COMUNICATO STAMPA
MIlano, 17 marzo 2010. Il segretario provinciale della Lega Nord di Milano, Igor
Iezzi, ha chiesto al sindaco di Milano Letizia Moratti di tagliare i fondi
pubblici a Opera Nomadi dopo che l'associazione ha aderito al presidio per
impedire lo sgombero dell'insediamento Rom in zona Forlanini, dove vivono una
quindicina di persone in gravi condizioni di emarginazione e povertà, aiutate
proprio dalle associazioni e da privati cittadini che non sono stati
travolti dall'odio razziale. "Non è pensabile," ha scritto il leghista in una
nota, "che chi riceve soldi pubblici per fare opera di integrazione culturale si
faccia promotore di una iniziativa di questo stampo, che inneggia all'illegalità
e all'abusivismo".
"Iezzi sbaglia," dichiarano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau,
co-presidenti del Gruppo EveryOne, "perché la Costituzione italiana e gli
accordi internazionali vietano sgomberi, persecuzione etnica e negazione di
alloggi alternativi e assistenza sociale ai senzatetto, soprattutto se
appartenenti a gruppi sociali disagiati e discriminati, come i Rom. Questa è la
vera illegalità, che causa tragedie umanitarie, crea disagio sociale e mette l'italia
in pessima luce di fronte alle istituzioni internazionali. Le associazioni come
Opera Nomadi hanno il dovere di tutelare le minoranze perseguitate, in linea con
gli accordi internazionali sui Diritti Umani. La politica dissennata dei
movimenti anti-stranieri, inoltre, distoglie le forze dell'ordine dai veri
problemi di sicurezza: la mafia, che si sta impadronendo del Paese, la droga,
che rovina la nostra gioventù, la corruzione, che avvelena la società e crea
caste al di sopra della legge. Le azioni di sgombero vedono il governo e le
amministrazioni locali nel torto di fronte alle leggi e alla morale civile,
trattandosi di azioni disumane, come più volte denunciato dall'Alto Commissario
Onu, dalla Commissione europea e dalle organizzazioni per i Diritti Umani. Se si
arriva a intimidire quelle poche associazioni rimaste a sostegno delle minoranze
perseguitate, si tocca il fondo dell'inciviltà: è ciò che fecero i nazisti con
le organizzazioni umanitarie nel Reich ed è una politica foriera di un futuro
ancora più fosco e crudele dei terribili giorni attuali, in cui esiste una
differenza abissale fra i diritti degli italiani e degli stranieri appartenenti
a razze e gruppi vulnerabili".
Contatti:
Gruppo EveryOne
+39 3408135204 :: +39 3313585406
info@everyonegroup.com ::
www.everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 18/03/2010 @ 10:33:41, in Italia, visitato 1744 volte)
Mi scrive
TodoCambia
Riceviamo dal Collettivo MaiStateZitte il seguente aggiornamento sullo
sciopero della fame in corse nel C.I.E. di via Corelli:
Lo sciopero continua compatto, e ora siamo alla fine dell’ottavo giorno. La
fame si fa sentire, molti non si alzano più dal letto, la situazione è dura e la
tensione cresce. Continuano a nutrirsi solamente con le bevande che vengono
portate dai solidali giornalmente. Nonostante le difficoltà e la stanchezza i
reclusi di Corelli vogliono continuare la lotta almeno fino sabato, e poi vedere
di proseguirlo a staffetta. Intanto si può registrare una piccola ma
importante vittoria. La ragazza marocchina che stava male, dopo le pressioni
fatte da fuori e le battiture all’interno è stata finalmente rilasciata ed ora è
libera, libera come lo può essere una donna senza permesso di soggiorno oggi in
Italia…
Intanto grazie all’ininterrotta corrispondenza con dentro le storie, le più
assurde, si moltiplicano.
C’è un ragazzo nigeriano che ha ottenuto l’asilo politico in Italia. Di ritorno
da un viaggio in Germania durato alcuni mesi, dove è andato a trovare dei
parenti, viene fermato all’aeroporto di Linate. Con il foglio dell’asilo
politico scaduto da due mesi viene portato in Corelli, e oggi il giudice gli ha
convalidato il fermo .
Oppure vi è la storia di un ragazzo rom rumeno che finito nel mezzo di una
retata viene fermato e portato nel centro. Ha la moglie incinta, un contratto
d’affitto regolare, un lavoro. Il giudice, cosa più unica che rara, non gli
convalida il fermo in Corelli. Lui esce libero dal centro la mattina, fa poche
centinaia di metri e viene fermato da una pattuglia di polizia che lo riporta in
questura e la sera è di nuovo dentro al centro di Corelli, con i suoi compagni
di stanza che sbigottiti ci chiamano increduli. E stamattina il giudice si è
ricreduto: ha decretato che dovrà passare i prossimi sei mesi nel centro.
Infine la storia di G. dal Gambia.
Con un permesso di soggiorno spagnolo per motivi di salute finisce in carcere in
Italia, e da li a Corelli. Lui vuole tornare in Spagna, ma niente, non lo
mollano. Da dentro ci chiamano dicendo che sta male, non riesce a camminare, ha
dolore a tutte e due le gambe, che non dovrebbe stare in un centro. Non riesce a
dormire dal dolore, deve essere operato. I suoi compagni chiamano la Croce
Rossa, chiedono che venga ricoverato, ma niente. Il ragazzo deve restare in
centro, deve restare in Italia, non può ne’andare in Spagna ne’ farsi curare in
ospedale.
Tutti gli scioperanti di Corelli, reparto trans donne e uomini, ringraziano
tutti per la vicinanza e la solidarietà espressa. Ringraziano le radio che li
hanno intervistati e che ogni giorno li chiamano, i compagni e le compagne che
da fuori portano loro le bevande, tutti quelli che in qualche modo stanno
lottando per l’abbattimento di questi muri, e ci ricordano che insieme possiamo
farcela.
Di Fabrizio (del 19/03/2010 @ 09:23:00, in Italia, visitato 1379 volte)
Ricevo da Paolo Ciani
In Italia è in corso una revisione della normativa riguardante il diritto
alla cittadinanza. A questo riguardo, la Comunità di Sant'Egidio desidera porre
l'accento in particolare sul diritto alla cittadinanza dei minori nati in
territorio italiano o giunti in tenera età e scolarizzati in Italia.
La campagna per la cittadinanza promossa dalla Comunità di Sant'Egidio intende
quindi richiedere che nella nuova normativa sia previsto che
- il bambino nato in Italia da cittadini stranieri regolari possa acquisire la
cittadinanza al momento della nascita;
- possa acquisire la cittadinanza anche il bambino, nato all’estero e giunto in
Italia minorenne, che abbia frequentato un ciclo di studi nel nostro Paese.
Si può sostenere la campagna con la FIRMA ONLINE
oppure utilizzando IL MODULO ALLEGATO
http://www.santegidio.org/index.php?pageID=1597&idLng=1062
Di Fabrizio (del 19/03/2010 @ 11:19:05, in Italia, visitato 2355 volte)
venerdì 26 marzo alle ore 23.00
"Laboratorio Fusolab"
via Giorgio Pitacco 29 ROMA
Monologo di Antun Blazevic Tonizingaro
Gruppo musicale rom TARAF DI TRANSILVANIA
ospite della serata
EMANUELE INSERTO chitarra
Spuntino a seguire
L'appuntamento su
Facebook
Di Fabrizio (del 20/03/2010 @ 09:55:52, in Italia, visitato 1938 volte)
Oggi alle 11.30, sono arrivati al campo il sig. Quagliarone, della segreteria
della Belviso, un'addetto alla sala operativa sociale del V dip. e due vigilesse
del GSSU, comandato da Di Maggio, ed hanno voluto parlare con i portavoce per
annunciare l'inizio del fotosegnalamento, a gruppi di 30/40 persone, per LUNEDI'
22 MARZO, al quale dovranno sottoporsi tutti gli abitanti del campo,
maggiorenni e minorenni, con o senza permesso, anche coloro che hanno, da tempo,
ottenuto la cittadinanza italiana.
Per i senza permesso è stato promesso l'avvio di regolarizzazione per motivi
umanitari, a meno che non abbiano dei decreti di espulsione o precedenti per
reati gravi, per i quali è prevista una "fermata" al CIE di Ponte Galeria.
I rom hanno chiesto la solidarietà e la presenza della stampa e delle
associazioni a garanzia che l'operazione, obbligatoria se si vuole avere il
permesso di rimanere nel campo "tollerato" o la garanzia di inserimento nel
futuro campo, venga svolta nel rispetto dei diritti umani.
Paolo e Davide dell'arci solidarietà onlus
L'appuntamento (anche su
Facebook) è per lunedì 22 marzo alle 8.00
Di Fabrizio (del 22/03/2010 @ 09:04:57, in Italia, visitato 2024 volte)
Lunedì 29 marzo ore 21.00
presso Cooperativa La Liberazione -
via Lomellina, 12 MILANO
La cultura Rom e le sue trasformazioni all'interno del contesto italiano. Cosa
rimane della figura romantica dello zingaro e quali spazi esistono ancora per
loro?
Organizzano:
Convergenza delle culture - zona 4
Fabrizio Casavola - redattore di Mahalla
Comitato di sostegno Forlanini
Di Fabrizio (del 24/03/2010 @ 09:03:16, in Italia, visitato 1731 volte)
Segnalazione di Isabella
PisaNotizie
La lettera di Marco Della Pina e di Giorgio Gallo, docenti del Corso di
Laurea in Scienze per la Pace dell'Università di Pisa
Sono passati diversi giorni dallo sgombero del campo rom delle Bocchette, ma
alcune riflessioni possono essere ancora utili. Il tempo allontana le emozioni.
Non tutte però: certamente continua a fare male aver visto quasi in diretta su
internet la ruspa che demoliva le abitazioni. E vederle demolire davanti alle
stesse famiglie, con i bambini che guardavano impauriti l’impotenza e
l’umiliazione dei propri genitori.
Ciò che colpisce nell'accaduto alle Bocchette, così come in casi precedenti, è
l'apparente mancanza da parte delle istituzioni di una capacità di vedere i
problemi nella loro complessità. L'esistenza di comunità rom ed il problema che
esse hanno di trovare spazi per una vita dignitosa, sono dati di fatto che non
possono essere affrontati con le ruspe e con provvedimenti di sicurezza.
Le famiglie sgomberate finiranno per ricostruire altrove un precarissimo campo,
o ritorneranno nello stesso luogo e intanto qualcuno avrà perso il lavoro e
molti bambini avranno lasciato le scuole con l'interruzione di percorsi
limitati, ma fondamentali per una progressiva integrazione.
Rischiamo così di omologarci ad una realtà nazionale dove le politiche nei
confronti dei migranti e dei rom sembrano rispondere solo ad esigenze
securitarie, se non a logiche razziste. E questo in una Toscana che ha una buona
legge sull'immigrazione.
È anche essenziale una politica nuova per case popolari, problema delle
abitazioni sfitte e degli affitti in nero. Sono politiche non particolarmente
mirate ai rom, ma che se portate avanti possono aiutare a risolvere anche il
loro problema. Farebbe emergere gli interessi comuni fra i cittadini italiani
senza casa, gli studenti sfruttati dal mercato irregolare, gli immigrati o i rom
che non trovano casa. Sarebbero politiche "generali", basate sui diritti di
cittadinanza sociale e non indirizzate ad un particolare gruppo etnico. Si
eviterebbero le discriminazioni e diminuirebbe quel clima di lotta tra poveri,
inasprito dalla crisi economica.
In questo contesto si aprirebbe anche uno spazio per un'opera di mediazione
sociale, in generale tra cittadini e immigrati. Una mediazione che faccia
crescere la consapevolezza dei propri diritti, nell'ascolto delle ragioni degli
altri, e porti al superamento dei conflitti.
A Pisa abbiamo una ricchezza che potrebbe essere sfruttata, il corso di laurea
in "Scienze per la Pace: cooperazione, mediazione, prevenzione e trasformazione
dei conflitti", che proprio nella mediazione sociale e nella trasformazione
creativa del conflitto ha uno dei suoi temi centrali, e che potrebbe
ulteriormente valorizzare il rapporto tra la città e la sua università.
Marco Della Pina - Giorgio Gallo (docenti del Corso di Laurea in Scienze per
la Pace dell'Università di Pisa)
Di Fabrizio (del 24/03/2010 @ 09:36:31, in Italia, visitato 2037 volte)
Segnalazione di Barbara Stazi
Da venerdì 26 marzo 2010 alle ore 19.00 a venerdì 9 aprile 2010
Padova, via san Pietro 3
Si inaugura il 26 marzo alle ore 19 la mostra fotografica "INTERNO ROM" di
Alessandra Quadri.
Questo progetto è stato realizzato dal settembre 2006 fino al febbraio 2010,
periodo della chiusura del campo Casilino 900, il più grande campo abusivo
d’Europa. Queste immagini documentano la vita familiare delle popolazioni rom di
Roma, dal “Residence Bravetta” a diversi campi attrezzati e abusivi. Il lavoro
si colloca in due significative fasi di transizione per i Rom d’Italia: una
politica, che ha portato alla chiusura di molti campi, e una culturale, che con
l’avvento di nuove generazioni sta portando a una graduale perdita dell’identità
etnica rom. Avendo instaurato un rapporto di fiducia con alcune famiglie, ho
potuto documentare momenti spontanei di vita quotidiana, comuni a tutte le
popolazioni del mondo, concentrandomi sull’interno delle abitazioni e
sull’intimità familiare. Nonostante le indubbie peculiarità della cultura rom,
ho cercato di non indugiare sul mito romantico gitano, soffermandomi piuttosto
sulle relazioni interne, nel tentativo di conservare la memoria di una comunità
varia e in continuo mutamento che, nonostante i preconcetti che la circondano, è
sempre più integrata ai costumi della società di oggi.
L'esposizione rimarrà aperta fino al 9 aprile presso Sabspace, contenitore di
arte contemporanea
Dal martedì al sabato dalle ore 16.30 alle 19.30
L'appuntamento su
Facebook
Di Fabrizio (del 25/03/2010 @ 09:35:16, in Italia, visitato 2297 volte)
In attesa della
chat di stasera, ricevo da Paolo Cagna Ninchi
La Lombardia è ragione della
nostra infelicità politica. Regno quasi incontrastato di un mix terrificante
composto dal modello di potere di Formigoni e della Compagnia delle opere e
dalla pervasività sul territorio della politica xenofoba della Lega, ha da anni
il contraltare di una sinistra, oggi impersonificata da Penati, che ha assorbito
la sindrome del perdente e scelto come una unica alternativa quella di inseguire
l’avversario politico sul suo stesso terreno non avendone però né le alleanze
forti, né il radicamento sociale che anzi si smarrisce sempre più nella scelta
di chiudere con la sinistra politica e sociale per inseguire illusorie e
perdenti alleanze al centro. Non si possono dimenticare di Penati il contributo
alla devastazione di un territorio già divorato come quello della provincia di
Milano, l’accettazione della perdita del valore sociale del lavoro, le
dichiarazioni sulla subalternità della politica non ai bisogni ma agli stati
d’animo agli umori, indotti o meno, nella popolazione e quindi dagli anche tu
con la caccia al rom, diventato, nella sua fragilità, il perfetto capro
espiatorio.
Qualcuno ha detto che con questi
dirigenti la sinistra non va da nessuna parte. Non è vero purtroppo: va verso un
deserto culturale e civile dal quale sarà ben difficile riemergere perché ben
radicato nel senso comune. Sentire di appartenere a una comunità che condivide
beni comuni, riconoscere il diritto dell’altro, essere solidale con chi ha meno
non fa più parte dei connotati di gran parte anche delle giovani generazioni.
Anche queste elezioni in
Lombardia nascono quindi nel segno di una sconfitta annunciata e anche
accettata, ma non da noi che sappiamo quanto determinante sia coltivare la
speranza che il mondo nel piccolo come nel grande possa e debba cambiare. Allora
bisogna gettare i semi di una visione del mondo radicalmente alternativa, che
ridia senso all’appartenenza a una comunità solidale, che condivida valori di
giustizia sociale, di apertura verso tutto quello di diverso il mondo ci porta e
può arricchire la nostra vita, ricordando come le nostre radici siano nutrite da
tante culture diverse tra loro.
Gettiamo questo seme, facciamo
gesti significativi in questa direzione. Contro la barbarie della Lega, la
criminalizzazione degli immigrati, la devastazione culturale e sociale della
giunta Formigoni, la subalternità delle candidature alla Penati, vi chiediamo un
voto per mandare una “zingara” al Pirellone, Dijana Pavlovic, candidata
per la Federazione della sinistra - rom serba, attrice, attivista zigana - come
segno del valore della diversità, del riscatto delle minoranze per il riscatto
di tutti, non come una concessione al
politically correct ma come lievito per far crescere il pane del
futuro.
LE RAGIONI DEGLI ULTIMI SONO LE RAGIONI DI TUTTI. MANDIAMO UNA “ZINGARA”
AL PIRELLONE Dario Fo e Franca Rame, Moni Ovadia, Giorgio Bezzecchi
(Associazione RomanoDrom), Nelly Diop e Daimarely Quintero Tumbarell (promotrici
del movimento 1° marzo), Yuri Del Bar (Associazione SucarDrom), Radames
Gabrielli (presidente Federazione Rom e Sinti insieme), Ivana Kerecki
(Coordinamento nazionale per la Jugoslavia), Pap Khouma (scrittore), Wejdane Majeri (docente Politecnico), Tatiana Olear (regista)
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