SULLO SCIOPERO DELLA FAME NEL C.I.E. DI VIA CORELLI (ottavo giorno)
Di Fabrizio (del 18/03/2010 @ 10:33:41, in Italia, visitato 1743 volte)
Mi scrive
TodoCambia
Riceviamo dal Collettivo MaiStateZitte il seguente aggiornamento sullo
sciopero della fame in corse nel C.I.E. di via Corelli:
Lo sciopero continua compatto, e ora siamo alla fine dell’ottavo giorno. La
fame si fa sentire, molti non si alzano più dal letto, la situazione è dura e la
tensione cresce. Continuano a nutrirsi solamente con le bevande che vengono
portate dai solidali giornalmente. Nonostante le difficoltà e la stanchezza i
reclusi di Corelli vogliono continuare la lotta almeno fino sabato, e poi vedere
di proseguirlo a staffetta. Intanto si può registrare una piccola ma
importante vittoria. La ragazza marocchina che stava male, dopo le pressioni
fatte da fuori e le battiture all’interno è stata finalmente rilasciata ed ora è
libera, libera come lo può essere una donna senza permesso di soggiorno oggi in
Italia…
Intanto grazie all’ininterrotta corrispondenza con dentro le storie, le più
assurde, si moltiplicano.
C’è un ragazzo nigeriano che ha ottenuto l’asilo politico in Italia. Di ritorno
da un viaggio in Germania durato alcuni mesi, dove è andato a trovare dei
parenti, viene fermato all’aeroporto di Linate. Con il foglio dell’asilo
politico scaduto da due mesi viene portato in Corelli, e oggi il giudice gli ha
convalidato il fermo .
Oppure vi è la storia di un ragazzo rom rumeno che finito nel mezzo di una
retata viene fermato e portato nel centro. Ha la moglie incinta, un contratto
d’affitto regolare, un lavoro. Il giudice, cosa più unica che rara, non gli
convalida il fermo in Corelli. Lui esce libero dal centro la mattina, fa poche
centinaia di metri e viene fermato da una pattuglia di polizia che lo riporta in
questura e la sera è di nuovo dentro al centro di Corelli, con i suoi compagni
di stanza che sbigottiti ci chiamano increduli. E stamattina il giudice si è
ricreduto: ha decretato che dovrà passare i prossimi sei mesi nel centro.
Infine la storia di G. dal Gambia.
Con un permesso di soggiorno spagnolo per motivi di salute finisce in carcere in
Italia, e da li a Corelli. Lui vuole tornare in Spagna, ma niente, non lo
mollano. Da dentro ci chiamano dicendo che sta male, non riesce a camminare, ha
dolore a tutte e due le gambe, che non dovrebbe stare in un centro. Non riesce a
dormire dal dolore, deve essere operato. I suoi compagni chiamano la Croce
Rossa, chiedono che venga ricoverato, ma niente. Il ragazzo deve restare in
centro, deve restare in Italia, non può ne’andare in Spagna ne’ farsi curare in
ospedale.
Tutti gli scioperanti di Corelli, reparto trans donne e uomini, ringraziano
tutti per la vicinanza e la solidarietà espressa. Ringraziano le radio che li
hanno intervistati e che ogni giorno li chiamano, i compagni e le compagne che
da fuori portano loro le bevande, tutti quelli che in qualche modo stanno
lottando per l’abbattimento di questi muri, e ci ricordano che insieme possiamo
farcela.
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