Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 12/03/2006 @ 10:16:02, in Kumpanija, visitato 1934 volte)
La comunità rom di Volgograd, che è stata recentemente in Italia, comunica che ha variato il suo indirizzo:
ISO "Roma Association"
Str. Essentukskaya 19 room 38
Volgograd, 400094 Russia
Phone/fax: +7(8442) 301-278, 397-127
E-mail: gorbatov@interdacom.ru

inoltre, per chi volesse conoscerli meglio, suggerisce il proprio sito web, in lingua russa ed inglese, ricco di foto e notizie
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Di Fabrizio (del 12/03/2006 @ 10:31:34, in media, visitato 1871 volte)

da Roma Press Agency

Košice, 5 marzo (RPA) – Con l'inizio di marzo, STV 2 ha cambiato gli orari e la programmazione delle trasmissioni dedicate ai Rom. Quella che era una programmazione bimensile, diventa bisettimanale. La prima puntata del nuovo formato “So vakeres?” (Cosa stai dicendo?) è andata in onda il 6 marzo alle 16.25, e poi ripresa il giorno seguente alle 1.20 e alle 9.40.

E' cambiata anche la troupe che realizza il programma. Il compito è passato a Roma Press Agency (RPA), il cui direttore Ivan Hriczko afferma: “E' per noi una grande sfida, ma nel contempo una possibilità unica di presentare i problemi dei Rom attraverso i loro occhi”. Puntualizza poi che per quanto ci sia una informazione sufficiente sui Rom, la percezione dei problemi rimane critica. “I Rom sono descritti dai media come una curiosità, come gente che crea problemi, gente senza nome incapace di cambiare la propria vita. Anche i casi positivi, vengono presentati come eccezioni o come odissea. E' una situazione avvilente che nuoce a tutta la comunità.”

Questa è la principale ragione per cui RPA per lungo tempo ha tentato di fornire un'immagine diversa dei Rom. “Buona parte della comunità si colloca in basso nella scala sociale. E' gente che necessita di tipi differenti di informazione, spesso nella loro lingua madre, perché ciò abbia un effetto positivo sulle loro vite. Questo tipo di programmazione sinora non è stata possibile. Naturalmente esistono difficoltà oggettive, per questo è necessario rispettare certe caratteristiche e tradizioni proprie della comunità: se non se ne tiene conto le informazioni non arrivano. E' gente che già possiede quella sensibilità che non viene riconosciuta loro dalla società. Nello stesso tempo occorre affrontare l'equivoco del dialogo interetnico.” sottolinea la direttrice responsabile di RPA, Kristína Magdolenová. Queste indicazioni sono state a lungo dibattute con l'amministrazione di STV 2 e con i finanziatori della rete.

Si è giunti ad un accordo per una programmazione bisettimanale durante tutto il 2006, ed entro la fine di settembre verrà nuovamente discusso il futuro del format.

Nelle sue prime uscite la trasmissione sarà bilingue – slovacca e romanes. “Visto sono Rom gli intervistatori, le interviste saranno in lingua e sottotitolate in slovacco, o viceversa se i casi lo richiedessero. Tutti gli intervistati avranno la possibilità di esprimersi nel dialetto romanes che loro adoperano come madre-lingua. Siamo coscienti che ci saranno linguisti che inizieranno a disquisire sulla codifica e sui problemi del linguaggio, ma è l'esperienza sul campo che ci insegna che se non si affronta da subito una discussione pubblica su questo tema [...], non si va avanti. E' la vita che definisce le forme del linguaggio. Se questo deve essere invece definito da una discussione aperta a pochi introdotti, ogni codifica svanisce rapidamente,” ritiene Hriczko. Secondo lui, il fatto stesso che nel romanes non si siano ancora unificati, ad esempio, i termini riguardanti i luoghi istituzionali della vita quotidiana, testimonia lo stato critico del linguaggio. “Parlando, si imparano un gran numero di parole che si riferiscono ai centri comunitari e sanitari,m agli uffici del lavoro... e ogni villaggio, ogni singolo insediamento, usa termini differenti. Come sarà possibile progredire, se non si è in grado di unificarli?” Infine, ritiene strategico coinvolgere su questo tema la rivista Romano Nevo Lil.

Nella prima puntata sono stati presentati: un servizio sulla creazione di un distaccamento dell'Agenzia per il Supporto al Lavoro nel villaggio di Leles; le attività del Centro Comunitario ed Igienico di Drahňove; la vita dei Rom a Varhaňovce; un progetto di assistenza medica a Kecerovce; la rubrica sulla cucina romanì.

Moderatore del programma è Ivan Hriczko, mentre le puntate sono preparate e montate da Etela Matová, Jarmila Vaňová e Klaudia Vaňová.

Nelle puntate successive ci si concentrerà sui problemi del lavoro e delle infrastrutture e dall'inizio di aprile seguiranno quattro puntate monografiche sul Decennio dell'Inclusione Rom. Per la rima volta, ad un anno dall'inaugurazione del decennio, verrà scolta un'inchiesta in lingua originale e rivolta ai diretti interessati, sugli obiettivi a medio e lungo termine di questa iniziativa, cofinanziata anche dalla Slovacchia tramite il Piano di Azione Nazionale.

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Di Fabrizio (del 12/03/2006 @ 10:55:55, in Italia, visitato 2019 volte)
Al Responsabile della Protezione Civile Nazionale - Roma
 
 
Stim.sso Dott. Bertolaso,
 
 Come forse avrà appreso dalle cronache dei mezzi di informazione, nei giorni scorsi l’ennesimo, drammatico incendio di questo lungo inverno ha distrutto una vasta parte dell’insediamento Rom di Via Triboniano a Milano, privando di alcun riparo centinaia di persone di cittadinanza romena.

Nel corso di poche ore, oltre trecento persone, in gran parte bambini che frequentavano le scuole del quartiere, donne, anziani e uomini adulti hanno infatti perso tutto quanto possedevano.

L’intervento delle Autorità Pubbliche e della stessa Protezione Civile Comunale, la cui sede dista poche centinaia di metri dall’accaduto, si è tuttavia limitato alla sommaria indicazione di una pronta accoglienza in alcune strutture comunali, prive però delle effettive attrezzature per l’accoglienza (nei locali della stessa protezione civile è stata messo a disposizione solo il refettorio con delle coperte ma senza l’ausilio di brandine, uso delle docce, assistenza psicologica alle persone ecc.).

L’indomani la situazione non appariva mutata, tant’è che i posti letto disponibili nei cameroni aperti per “l’emergenza freddo invernale” che ospitano i “senza fissa dimora” erano solo 8.

Crediamo che valga la pena riassumerLe brevemente e senza eccessiva enfasi quale era la situazione reale che nel frattempo si viveva e si vive tutt’ora nell’insediamento rom.

Donne e bambini giacevano distesi per terra, lungo i muri di cinta che fronteggiano il Cimitero Maggiore, sotto una coltre fitta di coperte, tra immondizie e pericoli di ogni genere e topi, tanti topi.

Molti sono quelli che hanno trascorso le notti in macchina, con tutta la famiglia, accendendo di tanto in tanto il motore per attivare il riscaldamento.

All'interno dell’area comunale scampata all’incendio vi era una processione continua di gente da una roulotte all'altra, dove le persone si stipavano silenziosamente una accanto all’altra per passare la notte. E questo accadeva anche per i bambini che, stremati, dormivano a gruppi di 5 o 6 in un’unica branda.

Neonati, bambini di pochi mesi, minori malati sono rimasti, malgrado quello che era successo, senza alcuna forma di assistenza se non quella minima che in quelle condizioni potevano dargli i propri sventurati genitori, eppure era ben noto come in quel “campo”, abitato inizialmente da 600 – 700 persone, vi fossero anche numerosi minori con patologie gravi per le quali lo stesso Tribunale per i Minorenni ha predisposto nel tempo delle misure di protezione.

Ancora una volta sono quindi mancati quegli interventi umanitari, di conforto e assistenza minima che pure ormai riteniamo abituali e meritori in occasione di un blocco stradale, di un evento con un gran numero di persone e non solo nelle calamità che in ogni dove percorrono periodicamente il nostro Paese.

Anche nei giorni successivi all’evento non è stato predisposta alcuna azione volta a verificare se e in quale misura vi fossero situazioni di reale disagio o di richiesta di aiuto da parte delle persone, eppure sul luogo erano presenti per interventi di ordine pubblico forze di polizia dello Stato e locale, ma non assistenti sociali e personale sanitario dei servizi del territorio.

Pur conoscendo le condizioni e i motivi, accidentali, per i quali si è sviluppato l’incendio, non sono state infine predisposte quelle misure minime atte a scongiurarne efficacemente un altro, che infatti potrebbe ripetersi in qualsiasi momento con esiti ancor più drammatici.

A fronte di quanto sopra descritto riteniamo che l’impiego e l’intervento della Protezione Civile Comunale, nel suo coordinamento e non certo per l’abnegazione degli operatori, abbia seguito un criterio “politico” pregiudiziale, non ottemperando ai propri obblighi di assistenza umanitaria verso persone in stato di grave necessità e gettando un’ombra di discredito e preoccupazione sull’operato di un’istituzione che per i propri indiscussi meriti si è guadagnata in Italia e all’estero un generale apprezzamento e simpatia.

Distinti saluti
 
Il Direttivo
Opera Nomadi Sezione di Milano

Ente Morale DPR n. 347 del 26.3.1970
Via Archimede n. 13                                                                                       
20129 Milano
Tel 0284891841 3393684212

C.F. 97056140151

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Di Fabrizio (del 13/03/2006 @ 10:08:44, in blog, visitato 1952 volte)

Sul termine Mahalla (o Mahala: i puristi non hanno ancora deciso quale sia la forma giusta), avevo dato una prima spiegazione lo scorso 25 maggio.
Più recentemente avevo aggiunto delle informazioni che mi arrivavano dall'Egitto, dove avrebbe avuto origine e sussiste tuttora in altre forme.
L'ultimo spiritoso contributo arriva da Ernesto Rossi:

MAHALA le s.f. 1 periferia, borgata; de – triviale/volgare/da piazza/plateale 2 plebe, gentaglia; popolazione di una borgata

mahalagioaicăe s.f. (peggiorativo) ciana, comare, pettegola, donna volgare; donnaccia

mahalagism s.n. 1cianata, ciarla, pettegolezzo 2 becerata, comportamento triviale 3 parolaccia

mahalagiu -i s.m. 1 (raro) abitante di borgata 2 (per estensione) villanzone, tanghero, becero

(da Dicţionar Român – Italian, di Doina Concrea Derer. 2002, Bucureşti, Editura 100+1 Gramar)

Nota: le lettere sottolineate portano l’accento tonico, che in romeno non s’indica graficamente.

Le mahalà erano i quartieri periferici delle città romene, prima di tutte di Bucarest, prevalentemente abitate, quando non esclusivamente da Rom. Furono distrutte durante il regime di Ceauşescu, nell’ambito di un programma di risanamento e ammodernamento. Ma ai loro abitanti furono date le case popolari.

Commento: nessuna novità. Basta cercare zingaro sul vocabolario d’italiano.


...insomma, tranquilli che siamo tutti brava gente!
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Di Fabrizio (del 13/03/2006 @ 10:25:42, in Italia, visitato 1980 volte)
Un appuntamento segnalato da pensieri in migrazione:

È stato annunciato un interessante appuntamento nei prossimi giorni a Milano.
il titolo è: “Costruire l'integrazione nelle comunità multiculturali".
Si svolgerà martedì 14 marzo 2006, a partire dalle ore 9.30, presso Spazio Oberdan, in piazza Oberdan (MM1 Porta Venezia.
la Provincia di Milano, in collaborazione con il Centro COME e della Cooperativa Farsi Prossimo, presenterà i primi risultati del progetto finalizzato all'apertura, prevista nel 2007, di una "Casa delle Culture ", uno spazio di reciproca conoscenza e dialogo con i cittadini immigrati, occasione permanente di riflessione e di co-progettazione e struttura aperta alla collaborazione di coloro che vogliono fare del nostro territorio il luogo di una comunità coesa, solidale, interculturale. Nell'occasione verrà distribuita "INTEGRANDO - Mappa delle comunità straniere, dei servizi comunali e delle associazioni di mediazione nella provincia di Milano ".
La mappa delinea, da un lato, la presenza sul territorio provinciale di "sportelli o servizi" per stranieri, predisposti localmente su base comunale o inter-comunale, dall'altro traccia la diffusione e le caratteristiche di associazioni e comunità straniere, nazionali e inter-etniche che vi risiedono. Verranno inoltre presentati i risultati di una serie di focus group rivolti ad alcuni testimoni privilegiati che da anni si occupano di integrazione e di intercultura, condotti dalla Provincia di Milano in collaborazione con il Centro COME, allo scopo di approfondire gli obiettivi del progetto di apertura della "Casa delle Culture" e delineare azioni e iniziative da realizzare in quello spazio. All'incontro prenderanno parte:
Daniela Benelli, Assessore alla cultura, culture e integrazione della Provincia di Milano; Graziella Favaro e Miriam De Vito del Centro COME, che illustreranno il lavoro di realizzazione della Mappa e il suo funzionamento; Massimo Gatti e Gianluca Cassuto, operatori socio-culturali rispettivamente di Desio e San Donato Milanese, che illustreranno le politiche di integrazione dei loro Comuni; Bendaoud Mouchen e Almira Myzyri, mediatori linguistico-culturali, che parleranno della partecipazione degli immigrati alla costruzione delle politiche di integrazione
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Di Fabrizio (del 13/03/2006 @ 11:01:57, in Italia, visitato 3343 volte)

miracolo_a_milano

Talmente abituati a scommettere su B. o su P., talmente abituati a una campagna elettorale continua, che i partiti di programmi e impegni farebbero volentieri a meno. Come dargli torto?

I votanti, una parte almeno, se ne sono accorti, hanno fatto un girotondo e com'era ovvio, sono finiti TUTTI GIU' PER TERRA a chiedere: “E i programmi?”


GorlaCiliegi

2303579

Beh, ci siam detti un paio di mesi fa, se chi deve provvedere se ne dimentica, e chi deve protestare, protesta, PROVIAMO... si scrive noi qualcosa.

Voi non potete immaginare cosa può fare un collezionista di notizie, con una linea internet e 100 persone che discutono per due mesi.

...gli zingari, popolo di cui non frega niente a nessuno (come mi piace questa definizione!)

vivono sul suolo italiano da qualche secolo, abbastanza per aver imparato che se qualsiasi politico chiedesse il voto per loro, al limite rimedierebbe una solenne trombatura. E allora si è ragionato su cosa chiedere, non per i Rom e i Sinti, ma per i loro vicini sedentari, che dai Rom hanno preso lo stesso vizio di lamentarsi in continuazione.

Sarebbe bello, assieme, scoprire che si può anche fare, agire, ragionare... quando lamentarsi non basta.

E così, nasce il nostro programma. Povero, ma dignitoso, in stile con chi lo propone. Ma, la cosa più importante, fattibile e nell'interesse di tutti. I soliti sognatori dai piedi per terra!

Un po' ne siamo orgogliosi, mi pare ovvio, ma visto che, come si dice, è un programma partecipato, sarebbe interessante che i lettori potessero dirne peste e corna. Ci contiamo.

Il candidato virtuale ha i suoi problemi:

  1. trovare gli urbanisti, i consorzi, le associazioni sul territorio che diano una mano;

  2. calcolare quanti siano i certificati elettorali mancanti al campo.

Perché, è come essere un minuscolo partito, l'un per mille della popolazione. In zona, un pacchetto di 50/70 voti può far comodo di questi tempi, o può darsi che non siano sufficienti. Di nuovo, bisogna chiedere una mano ai lettori.

E, visto che le elezioni sono un gioco democratico, per chiudere lascio la parola a un avversario politico (altrettanto virtuale)

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Di Fabrizio (del 13/03/2006 @ 13:27:46, in Regole, visitato 1634 volte)

Marzo 2006 - 14:32 MEZ (APA/dpa) Il Consiglio Tedesco dei Sinti e dei Rom ha chiesto di abrogare l'identificazione di una persona come appartenente a minoranze etniche, religiose e sessuali, da parte delle istituzioni statali e dei media.

Il Consiglio della Stampa Tedesca ha rifiutato, dicendo che gli editori devono avere la libertà di scrivere sull'origine etnica di una persona e che qualsiasi divieto imposto per legge aumenterebbe le discriminazioni.

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Di Fabrizio (del 14/03/2006 @ 10:55:51, in Italia, visitato 2140 volte)
Ricevo e ripubblico, col permesso dell'autrice, questa lettera datata 12 aprile:
Caro Fabrizio, non so se lo sai, ma a a Roma ieri è morta una bambina.
Era piccola, aveva appena 18 mesi. Giocava sul ciglio del fiume, un branco di cani l’ha inseguita, piena di terrore è scappata e caduta sul fondo. Le braccia che la potevano salvare non sono arrivate che quando era troppo tardi. La sua mamma l’ha stretta quando già la sua piccola non poteva sorriderle più.
La sua morte è stata tragica come è stata tragica la sua breve vita e la vita dei suoi fratellini di due mesi e 7 anni, e della sua giovane mamma, di soli 23 anni che si è buttata per salvarla....troppo tardi.
Sì, perchè nel terzo millennio, in un paese tra i più ricchi del mondo, in una capitale “con un tasso di crescita del 4,1%” , questi tre piccini vivevano con i loro genitori in una baracca, tra le canne, sul ciglio del fiume, vicino a loro altre baracche, altre famiglie, altri bimbi indifesi, vulnerabili, altri bimbi in pericolo.
Questa bambina si chiamava Alina, veniva dalla Romania. Suo papà cercava di sopravvivere e far sopravvivere lei, la mamma, i due fratellini, offrendosi a giornata come manovale, ai “caporali”. Se aveva fortuna, era un giorno di lavoro, 35 euro per 10 ore a portar sacchi di mattoni e cemento. Altrimenti, andava ai semafori, lavava i vetri per portare a casa gli spiccioli buttatigli in mano da qualche automobilista più pietoso di altri.
Erano rumeni, di etnia rom. Scappati dalla povertà, l’emarginazione, il razzismo. Scappati in Occidente, inseguendo un sogno di benessere, per una vita migliore per sè e i loro figli. C’è del male in volere questo?
O forse c’è del male in una società che non accoglie e protegge i piccoli che vengono a lei?
Come si può lasciar vivere delle famiglie, delle mamme in gravidanza, dei bimbi vulnerabili, in una baracca , sul ciglio di un fiume, tra le canne, in mezzo ai cani randagi?
A pochi metri da seconde case magari lasciate sfitte...o con affitti stratosferici?
Come è possibile, mi chiedo, che , se non si riesce a dar un tetto a tutti, almeno non si provvede ai bimbi e ai loro genitori, ai malati, a chi chiede asilo e altro rifugio non ha?
Adesso che succederà alla mamma di Alina, ai suoi fratellini? Alla cuginetta di due anni caduta nel fiume insieme a lei, ma che , piccola di due anni, è riuscita a tirarsi fuori sulle sue gambette e che nei suoi occhi porterà per sempre il ricordo di una compagna di giochi che il fiume le portò via per sempre?
(ho letto la notizia su repubblica di ieri, c'era un articolo in cronaca, comunque ecco un link all'ansa http://www.audionews.it/notizia.asp?id=140953)
Ecco mi chiedo che possiamo fare noi per evitare che questo accada di nuovo? Scrivere al sindaco, ai giornali, che altro?
Più siamo a farlo, meglio siamo, per questo te l'ho raccontato.

Mi chiedi alla fine cosa fare.
Giuro che non lo so.
Sarei tentato di ripostare tutta la tua lettera, con la risposta che segue, e vedere cosa ne salta fuori.

Ecco una lettera a cui è difficile rispondere. Perché ci sono troppi AGGETTIVI, che (parere personale) un rom non adopererebbe, o forse sì... ma di sicuro adoperiamo noi quando cerchiamo un pretesto:
  • Era piccola, aveva appena 18 mesi...
  • La sua morte è stata tragica come è stata tragica la sua...
  • Suo papà cercava di sopravvivere...
  • Scappati dalla povertà, l’emarginazione, il razzismo. Scappati in Occidente, inseguendo un sogno di benessere...
  • seconde case magari lasciate sfitte...o con affitti stratosferici...
  • piccola di due anni, è riuscita a tirarsi fuori sulle sue gambette...
Tutte cose giuste, anche se non conosco il caso personale, ma riferite a una nostra immagine del Rom, come specchio delle storture del nostro sistema.
E magari questo sistema è marcio davvero, ma cambiarlo non è semplice, perché gli stessi AGGETTIVI allora li potrei usare per i milioni di Aline sconosciute che conducono la stessa vita, e di cui ci si ricorda quando passano alla TV, o quando tentiamo noi di imitare la TV.
Come lo risolvi? Scrivendo al sindaco, ai giornali, che altro? Non ci credo. Sindaco e giornali non faranno niente, e noi ci saremo scaricati la coscienza sino al prossimo caso.
I milioni di Aline, non sono Rom: magari sono del Ruanda, del Pakistan... o dell'Italia (ci sono anche nostri connazionali che condividono vite simili).
Sapere che una bambina rom è morta così, non cambia niente del nostro sapere chi sono questi Rom. Perché, il Rom è chi vive in situazione di povertà estrema, come l'operaio che porta a casa uno stipendio ma tace sulla sua origine, è Rom chi subisce la miseria e chi cerca di combatterla, è Rom chi vive tra i cartoni e chi vive in una casa portandosi dietro ricordi da fuggiasco...
Non cambieremo il mondo, forse aiuteremo i Rom a vivere meglio, quando sapremo capire la loro "romanipè" (l'essenza, ammesso che il termine sia giusto). Uomini e donne che possono convivere e collaborare, non oggetti da disprezzare o compatire.
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Di Fabrizio (del 14/03/2006 @ 12:02:26, in Italia, visitato 3030 volte)
E' di tre giorni fa, lo ripubblico ora prima che sulla vicenda cali il silenzio:

Il Comune di Milano sta approntando, con ampio ritardo, la cosiddetta messa in sicurezza del campo comunale per Rom in via Triboniano 210-212, costituito il 6 nov. 2001 e subito uscito… di sicurezza, per un’improvvido squillo di trombe mediatiche che lo trasformò in un punto di raccolta di Rom da tutt’Italia, con la conseguente drammatica condizione d’ingovernabilità –sia da parte dei capi famiglia, che delle autorità municipali- che è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere, invece di fare propaganda.
Il fuoco di mercoledì sera ha dato una mano, senza troppo distinguere fra regolari ed irregolari, come d’altronde fanno le autorità degli sgomberi.

* Il giorno dopo il disastro la polizia era già all’opera per l’ennesima conta e così 10-15 persone sono state portate via con un pulmino dalle macerie ancora fumanti e dalle famiglie.
Il progetto deliberato in Giunta prevedeva che l’insediamento sarebbe stato diviso in quattro settori. Gli abitanti di ognuno di questi settori sarebbero stati trasferiti in successione nel prato antistante, per consentire l’esecuzione dei lavori; quindi, gli aventi diritto (a giudizio insindacabile del Comune e con l’assistenza del servizio sociale, affidato alla Questura) avrebbero potuto poi prendere possesso dei containers messi a disposizione dal progetto (costo 1.050.000 €).

* Non stiamo qui a sottilizzare su altri aspetti, quali la realizzazione, nonostante l’ostilità degl’interessati e degli altri abitanti del quartiere, d’un insediamento di 300 persone, in area di rispetto cimiteriale, nella zona 8 del Decentramento, già carica di analoghe presenze, con conseguenze a ricaduta sull’uso di servizi pubblici (scuola, sanità, trasporti…).

* Contrariamente al previsto, si è cominciato dai Rom bosniaci, una famiglia allargata di 50 persone. Essi hanno assistito, dal fango del prato, in cui hanno trascorso questi mesi di pioggia e gelo, alle varie fasi dei lavori e, con grande sconcerto, a quella che ha portato all’installazione dei containers. Infatti, mentre la gru li sollevava per collocarli sul terreno, hanno potuto constatare che essi erano ampiamente danneggiati nella parte sottostante. Alcuni lo sono anche nell’interno e nel soffitto. Insomma, ci piove. Uno dovrà essere sostituito, perché i suoi allacciamenti non corrispondono a quelli che l’impresa ha realizzato nel terreno.

*Ci chiediamo se questi scatoloni, ammassati a due metri l’uno dall’altro, abbiano veramente un costo tale da corrispondere a quello previsto in delibera, dove peraltro non si parla di materiali di recupero.
Su ognuno di essi, infatti, una targhetta metallica recita: Commissario del Governatorato del Friuli. Ditta Autocar Nuova di Battistini Ezio. Cesena. Contr. N° 301. 9.7.1992. Riparato 11.2.1993.

*I Rom romeni, autentici emigranti, a poco tempo dal preannunciato inizio (?) dei lavori, ancora non sanno con che criterio saranno scelti gl’inquilini e gli espulsi, col solito probabilissimo esito di famiglie spezzate, di bambini tolti dalla scuola, di lavoro faticosamente trovato e subito perso.
Insomma una nuova Capo Rizzuto.

*Non ci rimane che ricordare che dentro quelle scatole vivranno delle persone, che verranno a rilassarsi, tornando dal lavoro in cantiere, dei bambini ci ritorneranno da scuola e ci faranno i compiti, ecc. Una ‘corea’, come si diceva una volta, parlando di emigranti nostri.
In fondo, ci pare un bel segnale d’integrazione e di cittadinanza, se degli zingari potranno, finalmente, vivere come i nostri terremotati.
Ma, se scoppiasse un incendio, nel NUOVO CAMPO messo in sicurezza (ma con le bombole), che accadrebbe fra questi containers ammucchiati?

il Presidente, Laurenţiu Sandu
il vicepresidente Ernesto Rossi

Milano 10 marzo 2006

Per informazioni
ASSOCIAZIONE “AVEN AMENTZA” – UNIONE ROM E SINTI – ONLUS
Via Triboniano 212 – 20156 Milano (Italia). Tellefono +39.(02).48409114
Provincia di Milano, Via Pancrazi 10 –20145 Milano. Tel. +39.(02).7740.4489 – fax 7740.4490
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Di Fabrizio (del 14/03/2006 @ 15:11:19, in blog, visitato 1859 volte)

Crisi idrica nel nordest milanese. Da questa mattina Tikla e tutti i suoi sono immersi in un grande pentolone, a strofinarsi con cura la polvere di decenni.

Zio Kalderosh sta provandosi il vecchio vestito blu del suo matrimonio.

Riporto, via Mirumir:

"La visione del primo confronto televisivo tra il nostro presidente Silvio Berlusconi e Romano Prodi (in onda martedì 14 marzo alle ore 21 su Raiuno) è una bella occasione per continuare l'azione di motivazione e di recupero degli elettori indecisi.
Invita a casa tua qualche amico "tiepido" o indeciso, per vedere e commentare insieme il confronto. È un ottimo modo per stare insieme e per contribuire a consolidare la nostra inesorabile rimonta..."
Dall'inesorabile sito di Forza Italia.

Sì vabbé, ma che si mangia???

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