E' di tre giorni fa, lo ripubblico ora prima che sulla vicenda cali il silenzio:Il Comune di Milano sta approntando, con ampio ritardo, la cosiddetta messa in sicurezza del campo comunale per Rom in via Triboniano 210-212, costituito il 6 nov. 2001 e subito uscito… di sicurezza, per un’improvvido squillo di trombe mediatiche che lo trasformò in un punto di raccolta di Rom da tutt’Italia, con la conseguente drammatica condizione d’ingovernabilità –sia da parte dei capi famiglia, che delle autorità municipali- che è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere, invece di fare propaganda.
Il fuoco di mercoledì sera ha dato una mano, senza troppo distinguere fra regolari ed irregolari, come d’altronde fanno le autorità degli sgomberi.
* Il giorno dopo il disastro la polizia era già all’opera per l’ennesima conta e così 10-15 persone sono state portate via con un pulmino dalle macerie ancora fumanti e dalle famiglie.
Il progetto deliberato in Giunta prevedeva che l’insediamento sarebbe stato diviso in quattro settori. Gli abitanti di ognuno di questi settori sarebbero stati trasferiti in successione nel prato antistante, per consentire l’esecuzione dei lavori; quindi, gli aventi diritto (a giudizio insindacabile del Comune e con l’assistenza del servizio sociale, affidato alla Questura) avrebbero potuto poi prendere possesso dei containers messi a disposizione dal progetto (costo 1.050.000 €).
* Non stiamo qui a sottilizzare su altri aspetti, quali la realizzazione, nonostante l’ostilità degl’interessati e degli altri abitanti del quartiere, d’un insediamento di 300 persone, in area di rispetto cimiteriale, nella zona 8 del Decentramento, già carica di analoghe presenze, con conseguenze a ricaduta sull’uso di servizi pubblici (scuola, sanità, trasporti…).
* Contrariamente al previsto, si è cominciato dai Rom bosniaci, una famiglia allargata di 50 persone. Essi hanno assistito, dal fango del prato, in cui hanno trascorso questi mesi di pioggia e gelo, alle varie fasi dei lavori e, con grande sconcerto, a quella che ha portato all’installazione dei containers. Infatti, mentre la gru li sollevava per collocarli sul terreno, hanno potuto constatare che essi erano ampiamente danneggiati nella parte sottostante. Alcuni lo sono anche nell’interno e nel soffitto. Insomma, ci piove. Uno dovrà essere sostituito, perché i suoi allacciamenti non corrispondono a quelli che l’impresa ha realizzato nel terreno.
*Ci chiediamo se questi scatoloni, ammassati a due metri l’uno dall’altro, abbiano veramente un costo tale da corrispondere a quello previsto in delibera, dove peraltro non si parla di materiali di recupero.
Su ognuno di essi, infatti, una targhetta metallica recita: Commissario del Governatorato del Friuli. Ditta Autocar Nuova di Battistini Ezio. Cesena. Contr. N° 301. 9.7.1992. Riparato 11.2.1993.
*I Rom romeni, autentici emigranti, a poco tempo dal preannunciato inizio (?) dei lavori, ancora non sanno con che criterio saranno scelti gl’inquilini e gli espulsi, col solito probabilissimo esito di famiglie spezzate, di bambini tolti dalla scuola, di lavoro faticosamente trovato e subito perso.
Insomma una nuova Capo Rizzuto.
*Non ci rimane che ricordare che dentro quelle scatole vivranno delle persone, che verranno a rilassarsi, tornando dal lavoro in cantiere, dei bambini ci ritorneranno da scuola e ci faranno i compiti, ecc. Una ‘corea’, come si diceva una volta, parlando di emigranti nostri.
In fondo, ci pare un bel segnale d’integrazione e di cittadinanza, se degli zingari potranno, finalmente, vivere come i nostri terremotati.
Ma, se scoppiasse un incendio, nel NUOVO CAMPO messo in sicurezza (ma con le bombole), che accadrebbe fra questi containers ammucchiati?
il Presidente, Laurenţiu Sandu
il vicepresidente Ernesto Rossi
Milano 10 marzo 2006
Per informazioni
ASSOCIAZIONE “
AVEN AMENTZA” – UNIONE ROM E SINTI – ONLUS
Via Triboniano 212 – 20156 Milano (Italia). Tellefono +39.(02).48409114
Provincia di Milano, Via Pancrazi 10 –20145 Milano. Tel. +39.(02).7740.4489 – fax 7740.4490