Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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La redazione
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\\ Mahalla : VAI : Kumpanija (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 28/03/2006 @ 10:26:05, in Kumpanija, visitato 2796 volte)

Il Movimento dei Travellers Irlandesi ha un nuovo sito.
 
Di Fabrizio (del 29/03/2006 @ 10:34:12, in Kumpanija, visitato 3621 volte)
Ho trovato su questo blog, un articolo interessante sull'origine e lo sviluppo della metallurgia nell'Asia del Sud Est, sulle caste della classe dei fabbri e sul conseguente ruolo avuto dai Rom e dalle altre popolazioni arrivate in Europa nel Medio Evo, nello sviluppo della metallurgia europea prima della rivoluzione industriale.
PS l'articolo è in inglese, ma facilmente comprensibile
 
Di Fabrizio (del 06/04/2006 @ 18:35:21, in Kumpanija, visitato 1953 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir:

L’anno scorso non si è potuto festeggiare questa giornata dedicata ai Rom perché eravamo in lutto per la morte del “nostro Papa”, egli ha dimostrato di avere un cuore per noi Rom, quando con coraggio ricordava le vittime “zingare” del nazismo di Hitler, in occasione della sua visita ad Auschwitz nel giugno del 1979.

Non possiamo dimenticare i tempi moderni e attuali, ciò che è successo nelle guerre Balcaniche: in nome della “democrazia” si è permesso che interi villaggi Rom venissero bruciati nel Kosovo dall’UCK, e migliaia di Rom costretti all’esodo forzato: “Democrazia, Democrazia” così gridavano gli Albanesi.

Serbi, Macedoni, Bosniaci presentavano i Rom uccisi dalla guerra come loro cittadini, così non appaiono mai liste di Rom uccisi.

Italia.
L’unica accoglienza per i Rom, profughi dalle guerre era e continua ad essere nei ghetti, chiamati “campi nomadi”.

Un altro ostacolo al nostro percorso sono coloro che si presentano come i nostri “benefattori”, ma in realtà sono degli “sfruttatori”, nominandosi anche come “esperti Rom”, operatori specializzati…e tutti i loro sbagli ricadono su di noi e siamo sempre noi Rom a dover pagare.

Quest’anno la festa dei Rom cade proprio il giorno prima delle Elezioni Politiche Nazionali, ed è per questo che la rimandiamo ad altra data, perché prima vogliamo vedere chi guiderà il “nostro Paese”, poi in base a questo adattiamo il tipo di festa.

Io spero che con il Governo Prodi si rafforzi quella volontà politica in grado di costruire un percorso di integrazione, a favore della minoranza più discriminata in Europa, che è proprio quella dei Rom.

I Rom vogliono questa integrazione, manca la volontà delle Istituzioni, ma anche quella dei cittadini Italiani e Pisani, che a causa del pregiudizio sui Rom (ladri, sporchi, furbi…) sono sempre visti solo come un pericolo e una minaccia alla società.

Ogni anno, a questa data io non mi stancherò mai di ripetere lo stesso appello:

Dateci la possibilità vera di essere cittadini, il che vuol dire avere un Permesso di Soggiorno, con un lavoro, un alloggio dignitoso.

Sottolineo, che prima della Guerra Balcanica tutte queste cose noi le avevamo già, ci sono state tolte anche con il “contributo” degli aerei Nato che partivano dalla base di Aviano (VR) per venire a bombardare il nostro paese, distruggendo le nostre case e la nostra dignità.

Etem Dzevat - Presidente ACER di Pisa e membro di “Romani Union International”

Pisa, 6 Aprile 2006

 
Di Fabrizio (del 07/04/2006 @ 08:56:31, in Kumpanija, visitato 2505 volte)

Mi sembra di ricordare, che questo fine settimana ci sia una scadenza importante () per un po' di gente in Italia. Sabato 8 aprile però è anche la ricorrenza del Giorno Internazionale del Popolo Rom
e visto che la Mahalla ha il suo zoccolo duro di lettori dall'estero, ecco un po' di appuntamenti per loro:

Bonjour à tous,

Les associations rroms « Rromani Baxt », « La Voix des Rroms », « Femmes rroms, sinté et kalé », AVER contre le racisme et « Ternikano Berno » vous invitent à la célébration de la Journée internationale rrom

Le samedi 8 avril
De 10 heures à 19 heures
A l'Institut Polytechnique Saint Louis à Cergy Pontoise
32, Boulevard du Port - Cergy
RER A, arrêt Cergy Préfecture

Au programme:
Musique, chants, expositions diverses, projection de films, lectures de morceaux choisis de la littérature rrom, prises de parole et discussion Possibilité de restauration et rafraîchissements sur place à des prix modiques

Venez nombreux!


Friday April 7th, 2006

7 pm Building open to public – café/bar opens
8 pm House lights dim
8.00 - 8.30 Romani Rad Music and Dance
8.30- 9.00 Brentwood Gypsy Support Group
“That’s all very Romantic - but ….” From India to Bentley
churchyard. ( with multi-media back projection)
“I want to go to School” 1811 - The story of Trinity Cooper:
“We want to go to School” 1967 – Hornchurch Airfield
“Up the Chimneys” Tribute to Charles Smith and Bob Reed by
Bernadette Reilly
The meaning of the Romani National Anthem: Anglo-European
School students, Abbie Southern and Berengere Ariaude

9.00 – 9.20 Interval

9..20 – 9.50 It’s a Cultural Thing – or is it? (Extracts)
By Michael Collins, with Michael Collins and Patricia
McCarthy, directed by Mick Rafferty. A personal journey
through childhood, and a view from the inside of the
stand made by Travellers forty years ago at Cherry Orchard in
Dublin, and today at Dale Farm, Basildon.
9.50 – 10.20 Romani Rad Finale, ending with Opre Roma

Tickets from Brentwood Theatre Box Office £9 (£7.50 conc.)
Telephone the Box Office on (01277) 200305 and pay by most credit or debit cards. There is no booking fee. For an optional charge of 40p your tickets will be posted to you, or else you may collect them from the Theatre's foyer in the 30 minutes before the performance commences. In person From the Information Centre 44 High Street (opposite WHSmith) open, Monday to Friday 9.30 – 12, 1- 400pm

Transport. Go to Brentwood and Warley Rail Station from Liverpool or Stratford Main Line Rail Stations. Brentwood Theatre would be around a £3 taxi ride, or a brisk 15 minute walk up Queen's Road.
Details of how to get there on http://www.brentwood-theatre.org/

Trains go back to Liverpool Street every 15 minutes or so up to 23.47 (which arrives Liverpool Street at 12.35) - After that it's the 4.42 on 8th April)


Cher,
 Nous avons le plaisir de vous inviter à plusieurs évènements relatifs à la Journée de la Nation Roms à Gand (le samedi 8 avril à partir de 17 heures), à Bruxelles (le dimanche 9 avril à partir de 16 heures) et à Opwijk (le vendredi 14 avril à partir de 20h30).
 A Bruxelles en particulier, au Centre culturel "De Pianofabriek" situé rue du Fort 35 à 1060 Saint-Gilles (200 m de la Barrière de Saint Gilles), le programme est le suivant:
 - 20 h - "La Panica" - Fanfare Bulgare.
 - 18 h - "Roma Luca" - Présentation du CD "Andar o Brussel" - Roumanie
 - 16 h - "Ze kwamen uit het Oosten..." présentation de son livre par Wolf Staf Bruggen.
 Au plaisir de vous y rencontrer. Cordialement.
 Alain Verkindere, pour:
 Wolf Staf Bruggen
 Voorzitter-Chairman-Presidentos
 Opré Roma ngo
 opreromavzw@yahoo.com
 Tel : ++32 (0)484.962.264


RED WHEELS AGAINST RACISM UK Festival,


ROMA COMMUNITY CENTRE in Toronto, Canada


http://www.old.edu.ro/invrrom_b51.htm

Dear friends!
Gelem, gelem is here!
Gelem, gelem este aici!
Cautati!
Phralalen!
i gili Gelem, gelem / gilabadi mandar / si kathe. Roden la!
Gheorghe Sarau
 
Di Fabrizio (del 15/04/2006 @ 09:59:51, in Kumpanija, visitato 1998 volte)

Un argomento che affronto raramente, per limiti miei personali, è quello della religione tra Rom, Sinti e Kalé.

Religione che è vissuta in modo molto intenso, ma senza alcuna contrapposizione. E' normale per loro, quello che un tempo era comune in tutta l'area dei Balcani: le feste musulmane, valevano anche per i cattolici e gli ortodossi, e viceversa, senza nessuna contrapposizione. Un doveroso omaggio alla divinità "cugina" e un'occasione per ristabilire rapporti, amicizie e commerci.

Se qualcuno gradisce un augurio pasquale da un ateo come me: Mercoledì scorso stavo andando a trovare amici in un campo milanese e sulla strada vengo superato da un furgone sconosciuto, con le tendine alle finestre. Arrivato al campo, ho riconosciuto l'autista. Un piccolo prete con la barba bianca, che gira tra i vari insediamenti, parla la romanì chib e ha dei modi semplici di fare, per cui è accolto bene dovunque. Ci siamo anche fermati a parlare: io gli ho raccontato di questo sito che ha redazioni virtuali in giro per il mondo, lui dei suoi giri tra le comunità a Milano, a Brescia, a Udine, in Romania e in Slovacchia.

Alla fine, mi ha regalato qualche copia della rivista che distribuisce. Sarebbe un peccato non citare queste due testimonianze sulla pace e la tolleranza religiosa:

Il Rom Musulmano nei Santuari della Madonna
Il 15 agosto a Fontanelle di Montichiari (Brescia) circa mille pellegrini hanno pregato la "Madonna delle Rose". I fedeli erano musulmani, precisamente Romà. Non è il primo anno che avviene questo fatto.

Fuggiti dal Kosovo per la guerra, i Romà Horahané non possono più raggiungere facilmente il santuario della Madonna di Letnica che hanno sempre frequentato nel giorno della festa dell'Assunta, ed allora si recano in altri luoghi dedicati a Maria, la madre di Gesù.

Dalla pubblicazione "Nevi iag" (del CCIT) sappiamo che al santuario della Madonna di Banneux in Belgio, ogni anno arrivano 2500 Romà, tutti musulmani. Nella rivista salesiana "Don Bosco DNES" troviamo una notizia simile: due anni fa a Colonia in Germania sono entrati nel duomo il 15 agosto 4000 zinfgari musulmani per pregare e accendere ceri davanti all'altare di Maria. Si pone necessariamente una riflessione seria su questo fenomeno da parte degli operatori che curano l'aspetto religioso tra i Nomadi.

Riboldi

Lettera di protesta

Al Sig. Prefetto di Pisa - Al Questore di Pisa
Al Comandante dei Carabinieri di Pisa
Per conoscenza a:  Arcivescovo di Pisa

Sindaco Assessore Politiche Sociali

Ci rivolgiamo a voi, Autorità della città di Pisa, per esprimere la nostra amarezza in seguito a ciò che vi raccontiamo. Prima però dovete sapere che noi Rom di Pisa facciamo parte dell'Islam e apparteniamo alla corrente Sufi, più precisamente a quella dei Dervisci...

Ebbene il 15 agosto (la festa dell'Assunta anche per noi Rom è una festa importante) siamo soliti festeggiare Maria, la madre del profeta Gesù, recandoci presso un santuario o presso una chiesa per fare le nostre preghiere e per chiedere la protezione sui nostri figli.

Siamo andati alla Basilica di S. Pietro a Grado (Firenze), lì abbiamo chiesto al parroco don Mario il permesso di sostare fino a sera. Lui gentilmente ci ha accolto.

Verso le 19.00 è arrivata una pattuglia di carabinieri di Pisa. Noi abbiamo accolto i carabinieri con rispetto e loro ci hanno chiesto con tono cattivo cosa stavamo facendo lì.

Abbiamo spiegato con calma che eravamo lì per la festa della Madonna, ma loro ci hanno imposto in malo modo di andare via entro 20 minuti. Ancora stavamo mangiando. Ma quello che ci ha lasciato sorpresi di più è stato l'atteggiamento arrogante del carabiniere che non ha voluto ascoltarci, nemmeno di fronte al Parroco che era intervenuto per spiegare le faccende. Tutto questo è avvenuto davanti alla famiglia con tanti bambini, almeno 17, rimasti impauriti e alcuni in lacrime.

L'articolo 3 della Costituzione Italiana vale anche per noi? "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza discriminazioni di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali..."

Vi scriviamo non per chiedere una punizione, ma perché attraverso la vostra autorità possiate correggere gli atteggiamenti sbagliati. Vi ringraziamo per la vostra attenzione e pazienza.

- Alcuni Rom di Coltano - p. Agostino Rota Martir
- Il presidente A.C.E.R. di Pisa (e membro Romani Union International): Etem Dzevat

 
Di Fabrizio (del 16/04/2006 @ 08:59:30, in Kumpanija, visitato 1906 volte)

Te avel tumenge bahtali e Patradji !

Saste zurale taj bahtale te inkrenla savora zhene, te zhutij amenge o sunto Del, mangav tumenge bah, zor taj sastipe savorenge!

Stefano Kuzhicov

 
Di Fabrizio (del 18/04/2006 @ 10:15:06, in Kumpanija, visitato 2170 volte)

Il tempo si è fermato per gli zingari Tamil Nadu

By Papri Sri Raman, Chennai: Rakamma si alza in piedi accanto al cancello del tempio di Kapaleeswar, a Mylapore, per richiamare l'attenzione dei passanti sulle collane, orecchini e oggetti in legno che vuole vendere.

Ma chi sta passando in processione o come semplice turista, non ha tempo di fermarsi alle bancarelle della comunità degli zingari Narikurava. Che si alternino gli anni e le elezioni, niente sembra cambiare per Rakamma e altri 20.000 della sua etnia.

"Siamo immobili nel tempo, come i gargoyles del tempio che sorridendo aspettano le processioni" dice Rakamma.

I Tamil Nadu sono gruppi nomadici che di volta in volta hanno attraversato il Deccan col loro bestiame, cacciando, vendendo erbe e olii medicinali. Sono un popolo alla mano e poliglotta, capaci di parlare il Marathi, l'Hindi o l'Urdu, e persino il Kashmiri.

Le donne indossano lunghe gonne colorate e monili in rilievo, gli uomini legano i capelli in una coda e indossano vestiti tradizionali, che li rendono riconoscibili per strada.

Ma le leggi sono cambiate e gli zingari del XXI secolo non possono più vivere della caccia tradizionale, così oggi vivono accanto a discariche e campano di lavori insalubri che tradizionalmente non appartengono loro.

Tutto ciò che Rakamma ha per casa è una stanza comune in una colonia apposita per gli zingari, chiamata Periyar Nagar, ai margini della città.

L'insediamento è  a poche centinaia di metri dal Tidel Park, il polo IT cittadino, ma a Periyar Nagar al posto di computer, si trovano file infinite di contenitori colorati, portati da bambini che dovrebbero essere a scuola e che si dirigono verso l'autocisterna incaricata della distribuzione di acqua potabile.

Sotto la copertina di politene che protegge un album di fotografie, Rakamma mostra i documenti di identità e una foto sbiadita presa da un giornale, che riprende una carica della polizia, per disperdere i Tamil Nadu  che parlavano con i giornalisti.

Ma Rakamma, 41 anni, sua sorella Sokamam, Padmini, Vijayalakshmi e i bambini Yasmini e Sivaraj dagli occhi scurissimi, non hanno smesso di raccontare le loro storie su come il sistema di giustizia sociale si è probabilmente dimenticato di loro.

"Ho venduto stoffe davanti a questo tempio per 13 anni. Ci sedevamo proprio lì davanti. Due anni fa la polizia ci ha spostato in strada," si lamenta Rakamma.

Molti dei bambini di Periyar Nagar non frequentano la scuola oltre il primo o il secondo anno, nessuna autorità si incarica di sostegno scolastico o di affinare le loro abilità linguistiche.

Alcune OnG li hanno aiutati nel commerciare i loro vestiti tradizionali, un loro collier venduto in aree come Eliots Beach e Besant Nagar può fruttare anche più di 70 Rupie.

Ma come possono i giovani e le giovani di un'intera comunità sopravvivere soltanto fabbricando vestiti?

Per questo la Tamil Nadu Pazhangudi Vagirivel Workers Association ha consegnato un memorandum al governo per portarlo a discutere sulle condizioni dei Narikurava.

Chiedono inoltre due acri di terra incolta a famiglia, come era stato loro promesso in periodo elettorale. La comunità vuole coltivare frutta ed erbe medicinali. E vuole un centro per prendersi cura dei figli.

Intanto, i piccoli rimangono stretti alle madri, vendendo stoffe per la strada.

 
Di Fabrizio (del 20/04/2006 @ 10:33:08, in Kumpanija, visitato 2259 volte)

L'Indépendant - 12 aprile 2006 - Pirenei Orientali - da: Roma_Francais

Un caso unico in Francia accade a Perpignan, nel cuore della zona Saint- Jacques. La famiglia Bouziès è la sola a contare sei generazioni grazie alla nascita di uno pro-pro-pro-nipote il febbraio scorso.

Ecco (alcune ndr) foto in esclusiva, per la prima volta ripresi tutti insieme.

Jaia è caduta dal letto. Immediatamente ospedalizzata. E' la decana delle donne di Saint- Jacques, "la Jeanne" come la chiamano tuttora. Lei, Incarnation Bouziès, nata Reyès, 90 anni. Bis-bis-bis nonna del piccolo Paul nato in febbraio scorso. "Jaia" è caduta. Nella zona, in questo venerdì mattina, la notizia della caduta "della Jaia" rimbalza di finestra in balcone. "Cal que torni a casa!" (occorre che rientri a casa) esclama una prima donna al balcone, incastrata tra una corda per la biancheria ed una fila di mutande mosse dalla tramontana. "El metge té de la fer venir a casa nostra. Nos en cuidarem nosaltres" (il medico deve farla tornare a casa. Ce ne occuperemo noi.) rilancia un secondo che abita della cima di un terzo piano dalla facciata butterata.

Sì, è così tra i Gitani. Tutti cugini, tutti della stessa famiglia, in un modo o nell'altro. "La forza del gitan, sono l'unione e la solidarietà." Un orgoglio per Manuel Bouziès, 74 anni, il figlio di Incarnation. Ed oltre, una dimostrazione quotidiana ed unica. Poiché se l'identità gitana si definisce con l'appartenenza ad una famiglia, un luogo particolare e ad un modo di vita specifica, Bouziès può dire di esserne l'esempio. Sei generazioni strettamente legate tra il 1916 ed il 2006 e nessun segno di dispersione. Stessa città, stessa zona, stessa via. Rue des Remparts Saint -Jacques 20, è qui che i Bouziès hanno firmato il loro patto di vita in comune. Un arco teso tra il rispetto dei "vecchi" e le frecce infiammate di una sfilza di bambini-re.

Nella sala da pranzo di Manuel alias "Papa Vell", la credenza bianca smaltata, che crolla sotto il peso dei soprammobili, è sospeso su il nido intergenerazionale dei Bouziès. "Papa Vell" è nato in 1932. Con "Mama Vella", hanno avuto quattro figli, tredici nipoti, venti pronipoti ed una pro-pro nipote.

Sei generazioni al totale! E i nomi che giocano anacronisticamente a cavallina tra vecchio e nuovo testamento, i modelli delle serie televisive americane ed i nomi dati di padre in figlio. Poiché al di là della linea eccezionale "Incarnation - Manuel - Manuel - Nadia - Abraham - Paul", "Jaia" non sarà mai sola. Tra Giovanna, Esaie, Samuel, Isaac, Madison, Falone e poi Cubana, non c'è uno solo giorno senza che tutta la famiglia non sia in contatto. E "Papa Vell" riconosce con voce dal tono profondo "Ci sono momenti che perdo il filo con tutti questi nomi!" Tanto più che "Papa Vell", con sua moglie, ha cresciuto 10 dei suoi 12 nipoti, che sono già avi e bisavoli.

Manuel, il patriarca
Il pilastro, è lui e nessun altro. Quello la cui parola non si discute. Quello a cui atterrano tutte le interrogazioni dell'infanzia, le felicità e a volte i rovesci dell'età adulta. "Papa Vell" ha qualcosa di tutto. È un tipo di Dio-padre, orologio della genesi familiare, metronomo delle bugie e verità di fronte al tempo che passa. "Da me, c'è il cuore, Chiunque può venire in qualsiasi momento. La mattina, mi ritrovo un figlio o un nipote sul divano. Nella cucina, scopro in seguito che mi hanno cucinato una bistecca. Come voi dite... Tutti ci si raggruppa, ci si aiuta... È qualcosa così!"" Dai Bouziès, ilcostume non sopporta il vagabondaggio. Così, non è raro che "Papa Vell" imponga la sua sacrosanta autorità e rimproveri seccamente suo figlio Manuel di 55 anni,detto "Joseph". "È vero... Se mio padre mi dice di non comperare quest'automobile ad esempio, allora lo ascolto... Ed è così per tutti gli argomenti." Un'obbedienza che a volte manda persino Manuel in camera sua, quando "Papa Vell" non è d'accordo...

Il patrimonio della famiglia
Vagabondaggio vietato, matrimoni fortemente combinati, segreti conservati gelosamente. E le donne in questa famiglia labirintica? "Devono restare in casa, sono fedeli e si occupano dei nostri bambini." Sotto la capigliatura, Nadia sorride timidamente.

"Papa Vell mi ha fatto la guerra per un anno, non voleva che prendessi la patente." Ed il nonno onnisciente sottolinea: "Sì, è vero.Non voglio che vada in piazza Cassanyes o piazza du Puig con l'automobile. Quello mi offende!" Le sciocchezze dei giovani? "Si prova a rimetterli nella giusta strada, far apprendere a leggere e scrivere, dir loro che occorre lavorare per guadagnare denaro." Una sfida non sempre facile da sollevare in questo turbinio tumultuoso di generazioni. Certo, i rapporti sono semplificati, le preoccupazioni di base, e tuttavia incessantemente segnate da un'opposizione nostalgica tra "la vita di prima" e la "vita moderna d'oggi".

"Prima, la vita era dura ma bella. Si facevano i vecchi lavori, si tosavano gli animali, si vendeva il pizzo o del filo... Si parlava il gitan, il kalo. Oggi, i giovani non lo capiscono neppure... Eccetto uno dei nostri figli Paul, che fa il pastore..." Papa Vell e Mama Vella hanno un solo rammarico: quello non di sapere né leggere né scrivere. Dai Bouziès, la vita si sgrana al figlio delle "assemblee" alla chiesa evangelica, situata a due porte della culla familiare. Sui tavolini da notte, sempre una bibbia. Sulla tavola, sempre l'escudella, il piatto tipico dei gitani. Una liturgia culinaria trasmessa di madre in figlia. Ma tra le generazioni, poche fotografie legate. Appena alcune flash di matrimonio ingialliti. Neppure nessun gioiello di famiglia. L'eredità materiale non fa parte della tradizione gitane.

Sepolta senza scarpe
"Le storie di famiglia, sono ciò che c'è più di importante, è più bello!" tempesta "Jaia". Uscita dell'ospedale dopo due giorni, passa i suoi giorni circondata dalla sua discendenza demoltiplicata. "Non la lasceranno mai sola, non conoscerà mai l'ospizio." Ore a raccontare, l'occhio vivo, a volte il pugno alzato. Suo padre durante la guerra di Cuba, la vendita di pizzi, di fili e di panni... Novanta anni di memorie ed un temperamento di un'acutezza fantastica. Quasi disarmante. "Ho visto una pubblicità alla tele di uno sciampo che fa crescere i capelli, lo voglio io! E quando voglio qualcosa, bisogna che lo abbia!" "Jaia"non ha oggi un solo desiderio "Non so quanti bambini conta la mia famiglia, io non hanno mai assistito ai matrimoni, non mi piacciono. Ma li voglio tutti con me prima di morire e voglio essere sepolta senza le mie scarpe..." Che ha tanto utilizzato le sue suole sui cammini della vita.

Sandra Canal

 
Di Fabrizio (del 01/05/2006 @ 10:52:39, in Kumpanija, visitato 2127 volte)

Ospitalità: pubblicato su iLand Diary Page

Un paio di giorni fa, mi trovavo in un villaggio di tessitori a Kancheepuram, oltre 800 case. Continuando a parlare con loro, ho scoperto che tutti hanno dei problemi a parlare di loro e tendono a cambiare il discorso. La vita dei tessitori in India non è facile, forse neanche da altre parti del mondo; non lo so. Mi hanno detto che se lavorassero per un mese e mezzo, potrebbero tessere al massimo tre sari e che vendendoli a un negozio privato, riceverebbero solo 1500 rupie.

Hanno raccontato di come la vita per loro sia difficile, come sia impossibile mandare i bambini a scuola o realizzare i loro sogni. La figlia di un tessitore, Jayakumar, voleva studiare Commercio al college, suo figlio voleva fare l'istituto superiore di ragioneria, ma Jayakumar non ha soldi per mandarli a scuola. Ed entrambe i ragazzi erano bravi studenti.

Mentre stavamo per andarcene, d'improvviso è apparso Sudarshan , il figlio di Jayakumar, con alcune bibite fresche da un negozio lì vicino. La persona che si lamentava perché non aveva soldi, voleva offrirci qualcosa di fresco da bere. Ho protestato dicendo che non era necessario.

Ma non ha voluto ascoltare: "Siete nostri ospiti. Venite da Chennai e non possiamo lasciarvi andare senza niente. Sappiamo quanto è caldo. Per favore, bevete una bibita fresca. E visto che è la prima volta che arrivate a casa nostra, permettiate che offriamo qualcosa."

L'episodio mi ha riportato a un altro fatto capitatomi alcuni anni fa. Dovevo scrivere sui Narikkuravas di Chennai (per saperne di più: 18/04/06). I Narikkuravas raccolgono materiale dalle discariche e poi vendono collane, cinture ecc. Vivono in condizioni patetiche e nella povertà più nera. Ma ne hanno fatto una questione di principio di trovarmi una sedia, spolverarla e farmi accomodare, offrirmi dell'acqua fresca e delle noccioline. Non ho avuto il cuore di rifiutare, perchè avrei offeso i loro sentimenti.

Anche allora, stavo per andare e mi hanno offerto una coppia di collane lavorate in regalo. "Non posso accettare un regalo" ho detto loro. "Sei venuto in casa nostra, hai parlato con noi. Devi accettarlo come donato col cuore". Insistettero. Alla fine, li ho convinti ad accettare del denaro, rispondendo: "Voi le vendete, non posso accettarle gratuitamente." Devo dire che mi hanno mostrato un caldo affetto ed ospitalità.

Un altro caso che mi ricordo ancora fu durante un rally elettorale a Marina Beach. Era molto tardi e la spiaggia era affollata dalla folla che ascoltava gli oratori. Una donna vendeva degli idlis caldi (vedi). Mi sono seduto lì vicino e abbiamo parlato dei suoi affari e dei discorsi che si sentivano. Quando stavamo per andarcene, ha insistito perché io e il fotografo accettassimo i suoi idlis. "E' come se foste miei ospiti. Accettateli in segno del mio amore." Ho dovuto faticare a spiegarle che ero lì apposta per parlare con la gente!

Quando faccio dichiarazioni simili, sembrano tratte di peso dalla sceneggiatura di un film di Bollywood, o posso apparire come un personaggio da commedia, ma è la verità sulla mia esperienza. Ho scoperto che più la gente è povera, più desidera mostrarsi ospitale. Considera suo dovere accontentare l'ospite, anche se questo significa spendere i propri sudati risparmi.

Questo tipo di amore ed ospitalità, mi spiace dirlo, non l'ho trovato nelle case dei ricchi. Mi sono recato da ricchi sportivi o star del cinema, e alcuni di loro non ti permettono neanche di fermarti sotto la veranda. Lo scopo delle visite era lo stesso: intervistarli. Gli uni mi hanno trattato con amore, gli altri con distacco ed arroganza!

 
Di Fabrizio (del 03/05/2006 @ 11:45:33, in Kumpanija, visitato 2338 volte)
A Milano, la comunità Rom di via Idro e la cooperativa Laci Buti 2, prenderanno parte alla Terza edizione di NAVIGLIO MARTESANA IN FESTA, domenica 7 maggio.
La mattina escursione a  cavallo per i più piccoli. Durante tutta la giornata, funzionerà uno stand espositivo con animazione.

Vi aspettiamo!
 
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