Rom e Sinti da tutto il mondo

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La redazione
-

\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 29/11/2005 @ 09:03:33, in Italia, visitato 4681 volte)
Potete immaginare niente di peggio di una giornata di convegno in provincia, la neve che rende ancora + difficile arrivare sul posto, la sveglia alle 7.30 (di sabato!!) quando la notte prima sono andato a dormire alle 5.00??

Sì, purtroppo c'è di peggio. Perché la stessa neve sta cadendo su quelle roulottes e baracche su cui pendono ordinanze di sgombero (ripeto: fare gli sgomberi in un'altra stagione, no??) e l'argomento di UN'IDEA ALTRA DI CITTA', molto azzeccato, sono proprio la casa e i diritti. Diritti fa il paio con dignità: lo stesso giorno alcuni giornali riportavano il campo di via Idro Milano ... una storia che potete conoscere dai diretti interessati
Insomma, un momento azzeccato per fare il punto della situazione.

Durante una pausa del convegno, parlavo con Carlo e Denis (nuovi colleghi di redazione della Sucar Drom) e secondo loro le stesse cose si dicevano 10 anni fa. Ci si interrogava, al solito, di chi fosse la colpa e inevitabilmente, questo discorso rischiava di scivolare sul ritardo accumulatosi negli ultimi anni, quando in Italia il dibattito sulla condizione di Rom e Sinti, piuttosto che proseguire, ha iniziato a regredire. Per trovarci oggi a rincorrere pensieri già fatti molte volte.
A parte il piacere di rivedere facce note, i dibattiti spesso sono noiosi e fumosi (non questo, per fortuna) e, aspettando gli atti della discussione, ne riscrivo per una sola ragione: dare un punto di partenza; evitare che la prossima volta si debba ripartire sempre dagli stessi punti, evitare che qualcuno "si scordi" delle affermazione fatte.

Preciso: non sarà un resoconto stenografico, piuttosto la somma di ragionamenti e dubbi che sono emersi. Se ho sbagliato nel riassumere o ne ho dato un'interpretazione ECCESSIVAMENTE politica, torneremo sull'argomento.

Ecco che il saluto del sindaco di Trezzo sull'Adda, Roberto Milano, mette subito i piedi nel piatto della cronaca - il suo è un comune relativamente piccolo (11.500 abitanti), ma che non è estraneo alle vicende nazionali. Ecco allora l'appello del sindaco: LEGALITA' e PALETTI, ma anche la necessità di capire quali le regole e le priorità perché legalità sia un valore condiviso. I contributi di sindaci e consiglieri di altri comuni (Concorrezzo; Buccinasco, un altro paese in provincia di Cremona che purtroppo non ricordo) si ispirano a quello del sindaco di Trezzo.

La sua indicazione viene ripresa subito da Maurizio Cabras (Istituto di Ricerca Ecopolis) che presenta il confronto come un momento che riunisce tecnici ed esperti di settore, con le loro analisi e testimonianze, ma anche come occasione di costruire reti di lavoro dal basso, dove il tavolo istituzionale si allarga ai centri di studio, alle università, al privato sociale.

Laura Di Martino (ARCI), a parte la necessaria autoreferenzialità, introduce alcuni argomenti che ricorrereanno spesso, senza trovare una risposta precisa:
  • occorre creare continuità per iniziative simili, se lo scopo è avere regole condivise,
  • regole condivise sono il presupposto perché i Rom siano riconosciuti come cittadini con pari diritti e doveri,
  • la necessità di superare le divisioni, palesi e meno, perché "le contrapposizioni creano marginalità",
  • e, qui la difficoltà maggiore per gli amministratori, quale può essere adesso il "sistema quadro" dei diritti e dei doveri per i Rom stranieri, di fronte all'attuale legislazione immigratoria.
(come ha ricordato l'intervento di una Romni nata in Italia ma con i genitori provenienti dalla ex Yugoslavia, la sua situazione è una sorta di limbo giuridico, e i Rom sono la popolazione europea con la più bassa età media)

Zoran Lapov (Università di Firenze) aveva il compito di fornire un quadro teorico della questione. Compito svolto egregiamente, perché dalla teoria si è agganciato subito alla pratica: i campi sosta sono una soluzione applicata esclusivamente in Italia, che sono una forma di ghetto contro un "supposto" nomadismo, che in realtà è quasi ovunque una condizione di "sfollati permanenti". Ha poi rincarato la dose, giudicando l'Italia come un paese di forte pluralità sociale e linguistica, a cui non ha mai fatto riscontro un adeguato progetto statuale (e quando questo si è concretizzato nella legge sulle minoranze linguistiche, è stato comunque a danno dei diretti interessati)

Se da una parte si richiedono regole e progettualità, mancano politiche specifiche (eppure, a leggere i giornali sembra l'opposto) e si è obbligati a rincorrere sempre le varie emergenze.

La Caritas stessa, tramite don Colmegna, ha testimoniato come l'agire sempre sulle emergenze, da un lato ha permesso di liberare fondi e capacità tramite il privato sociale, ma quando il risultato potrebbe trasformarsi in concretezza, l'assenza della politica crea nuovi confini e paure. Il progetto Caritas di Villaggio Solidale, che nasce sulle esigenze dei Rom sfrattati da via Capo Rizzuto, vede il contributo di sindacati e ricercatori, di sicuro affronta in maniera dignitosa il problema della marginalità e dimostra che nella pratica, se si vuole, si può iniziare a risolvere i problemi.
Ma (secondo me) crea ancora più contrapposizione. Intendiamoci, fa bene la Caritas ad investire i propri soldi senza riguardo alle polemiche, AGIRE INVECE DI DISCUTERE, ma questo può risolvere, momentaneamente e quando va bene, il problema di 70 persone su 2/3000.

Tocca a Maurizio Pagani (Opera Nomadi Milano) ricordare che un'organizzazione storica come la sua, che non possiede le capacità finanziarie di una Caritas, paga maggiormante l'involuzione politica e progettuale degli ultimi anni. Anche il recente e discusso rapporto sul razzismo, al di là dello specifico, rimprovera all'Italia di non aver mai fornito le cifre su quanti siano i Rom e i Sinti in Italia.
Da questa lontananza dello stato nasce l'equivoco del "problema rom": oggi si parla di emergenza coi Rom rumeni, come in passato gli stessi toni erano riservati ai Rom bulgari o bosniaci. Ma non si può ogni volta affrontare l'emergenza delle varie diaspore, se rimangono sul tappeto i problemi pregressi delle comunità storiche dei Rom italiani.

Francesca Corso e Irma Dioli (rispettivamente Assessora ai diritti dei cittadini e Assessora alla partecipazione e cooperazione internazionale della provincia di Milano) hanno dovuto comnvincere la platea che il rapporto con la Provincia si può ricreare, nonostante i recenti anni di reciproca diffidenza; come, ancora non è del tutto chiaro. Potrà assumere un ruolo "super partes", che dia voce alle singole esperienze locali, o piuttosto un ruolo più attivo e di stimolo, come quello che ha assunto nei pochi mesi dal suo insediamento, stretta tra le chiusure del capoluogo milanese e la necessità di coordinare piani che coinvolgano tutta l'area metropolitana. Lo stesso concetto di LEGALITA', ricorrente più volte, diviene una scelta politica, nel momento che il Parlamento sta cambiando le carte in tavola con Devolution e riforma costituzionale, scompaginando i ruoli delle istituzioni e delle autonomie.

Tommaso Vitale (Università di Milano Bicocca) esorta la Provincia a promuovere un dibattito pubblico sulla condizione dei Rom, al più alto livello e ad invitare Lívia Járóka e Viktória Mohácsi, le due romnià elette al Parlamento Europeo. Sempre a Vitale spetta introdurre le sessioni tematiche pomeridiane, illustrando il legame che partendo dal concetto di cittadinanza, arriva all'essere legittimati a governare e partecipare.

Antonio Tosi (Politecnico di Milano) esordisce osservando come i Rom non sono considerati di "diritto abitativo". Le stesse organizzazioni rom, solo recentemente hanno preso atto del fallimento della politica dei campi sosta.
Di sicuro, la condivisione di spazi e servizi non più segregati, mette in discussione tutti i rapporti esistenti.

E' quello che poi dimostreranno gli interventi seguenti, con la Toscana nel ruolo di regione "virtuosa", e l'intervento finale di Paola Dispoto (consulente Ufficio pianificazione sociale, Comune di Bolzano), purtroppo sacrificato per la mancanza di tempo.

Esperienza positiva quella toscana, illustrata a più riprese da Antonio Sconosciuto (Società della salute, zona pisana), Milena Scioscia e Michele Vonci (progetto Rom Arci Toscana) e Nicola Solimano (Fondazione Michelucci, Firenze).
Positiva per i risultati: il graduale superamento dei campi sosta, per soluzioni più rispettose della dignità umana, meno costose per la comunità contribuente e il recupero di aree degradate.
Ma positiva, soprattutto per il percorso politico adottato: i risultati sono stati ottenuti perché c'è stata la costanza e la volontà di impegnarsi 10 anni e di coinvolgere diverse autorità: un lavoro in rete locale, appunto.
E in questo tempo, a volte le soluzioni sono sfuggite di mano, non solo per le difficoltà tecniche: nel momento che i vari soggetti non riuscivano a coinvolgere la popolazione locale, anche le scelte più "corrette" segnavano il passo.
Il valore di una politica condivisa, è che non solo i problemi, ma anche le soluzioni si toccano, e partendo dalle politiche abitative e del riconoscimento reciproco, si sono individuate soluzioni e percorsi anche nel campo del lavoro, della scuola, della sanità.
E soprattutto, si è delineato un modo operativo che può dare i suoi frutti, anche se applicato ad istanze che non riguardano la marginalità sociale ed economica.

Sono replicabili queste soluzioni? Modestamente, penso che non basti sostituire la parola d'ordine CAMPO SOSTA con CASA. Manca ancora una riflessione critica sulle dinamiche che sinora non hanno funzionato.
Il rischio, accettando acriticamente una nuova parola d'ordine, è ricreare le soluzioni abitative di alcuni gruppi rom a Milano e Napoli: avuta la casa in quartieri già degradati di loro, si sono spostati dalla piccola criminalità allo spaccio (e consumo) di droghe e alla prostituzione: la strada per scomparire definitivamente come popolo.
Ancora, un problema politico: non è l'etnia a rischio devianza, ma la situazione in cui avviene l'urbanizzazione.
Se questa avviene in:
  1. periferie estreme già problematiche di per sé
  2. in situazione di alta concentrazione etnica o numerica
  3. in mancanza di servizi pubblici
la realtà non cambia. E, come giustamente insistono i coredattori di Sucar Drom, condizione essenziale è prevedere piani di mediazione culturale e di coinvolgimento e responsabilizzazione dei diretti interessati. O, per dirla dal punto di vista opposto, "aggredendo" la spinosa questione delle condizioni delle periferie, coscienti che è nell'interesse generale e non dei soli Rom.

Per terminare, perché un così lungo riassunto? Sono state dette tante cose, è necessario averne memoria, per non sentirle ripetere uguali il prossimo convegno. E' necessario scriverle, perché con la scusa della cultura orale, alla lunga si rimane fregati dalle promesse.
 
Di Fabrizio (del 29/11/2005 @ 11:42:54, in Italia, visitato 4474 volte)

note:

Cologno Monzese (Milano)
NESSUNO TOCCHI I DIRITTI
30 novembre 2005

in collaborazione con la Consulta per la Pace e Amnesty International Circoscrizione Lombardia

Giornata contro la pena di morte

La città di Cologno Monzese aderisce alla iniziativa «Città per la vita - Città contro la pena di morte» promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. 
Trecento città in tutto il mondo sceglieranno un monumento da illuminare per richiamare l’attenzione di tutti i cittadini sulla violazione dei diritti umani che la pena di morte rappresenta. 
Villa Casati sarà illuminata con proiezioni, immagini e parole. 
Spazio espositivo a cura di Amnesty International Circoscrizione Lombardia 

Cineteatro di via Volta ore 21.15 
proiezione del film «Porte aperte» 
di Gianni Amelio, con Gian Maria Volontè 
Ingresso libero 

L’Assessore alla Cultura e alla Pace 
Giovanni Cocciro

    3 dicembre 2005

In collaborazione con la Consulta per la Pace del Comune di Cologno M.se 2005
Casa della Carità
Opera Nomadi

Giornata per i diritti del popolo ROM

Nell’approssimarsi della giornata mondiale per i diritti umani e nell’anniversario dell’apertura dell’Ufficio per la Pace, l’Amministrazione Comunale intende dedicare uno spazio ai diritti del popolo Rom. 

Ore 16.00 Villa Casati Sala Pertini Saluto del Sindaco Mario Soldano
Saranno presenti:

  • Irma Dioli Assessore alla Pace della Provincia di Milano

  • Giovanni Cocciro Assessore alla Pace di Cologno Monzese

  • Don Virginio Colmegna Presidente della Casa della Carità

  • Giuseppe Sampietro Presidente della Consulta per la Pace di Cologno Monzese 

Ore 16.30 
Sala Mostre -Inaugurazione delle mostre fotografiche: 
«Il popolo rom» a cura dell’Opera Nomadi foto di Paolo Poce 
«Faccia da zingaro» del fotografo Sergio Pontoriero 

Ore 17.00 
Il Sindaco Mario Soldano e l’Assessore alla Pace Giovanni Cocciro consegneranno il Premio alla Pace Città di Cologno 2005 

Ore 17.30 
Proiezione dei video sulla storia e la condizione del popolo Rom 

Ore 18.00 
Concerto della Banda del Villaggio Solidale 
Durante l’iniziativa saranno presenti banchetti espositivi delle associazioni di volontariato Di Cologno Monzese 

Il Sindaco 
Mario Soldano

Biblioteca Civica 
INFO 
Ufficio per la pace 
02 25308656

OPERA NOMADI SEZIONE DI MILANO ONLUS                                                                 Fotografie di Paolo Poce

Ente Morale DPR n. 347 del 26.3.1970

Via Archimede n. 13                                                                                                                       

20129 Milano Tel 0284891841 – 3393684212

operanomadimilano@tiscalinet.it

 

Sul numero dei rom e sinti in Italia e sulle concentrazioni demografiche dei gruppi zingari in Europa non esistono censimenti precisi ma stime percentuali, a fronte della crescente consapevolezza di una diffusa condizione di discrimazione e disuguaglianza.

Quella “Rom” è la più consistente minoranza trasnazionale (c.ca 10 milioni) dell’Unione Europea, lacerata da una diaspora territoriale resa ancor più acuta dai processi di modernizzazione, dalla perdita di protezioni sociali, dalle migrazioni dalle aree balcaniche provocate da un generale impoverimento e da una radicale modificazione dei rapporti sociali nelle comunità locali.

Nell’area carpato balcanica è presente c.ca il 60 % dell’intera popolazione rom europea, distribuita tra i paesi più poveri e con il reddito pro capite più basso (Romania, Slovacchia, Bulgaria, Bosnia, Kosovo, Macedonia); seguono la regione atlantica comprendente la penisola iberica (con un rapporto numerico complessivo pari c.ca allo 0,4 – 0,6 % della popolazione autoctona) e il resto degli stati della “vecchia europa” dove la percentuale si aggira mediamente attorno allo 0,2 – 0,3% (nel nostro paese è pari a c.ca 150.000 persone).

In Italia vi sono 27 comunità tra loro riconoscibili per una diversa provenienza geografica, religione, professioni esercitate, formate per c.ca la metà da italiani di antico insediamento (XIV sec.) e per l’altra da profughi o emigranti, la cui comune “identità” poggia quasi esclusivamente su fattori linguistici. Rom sono coloro che comunicano e si riconoscono attraverso le diverse parlate del Romanès o romani chib, una lingua di origine indiana (sanscrito) sulla cui esatta origine si è a lungo discusso senza trovare mai un pieno accordo.

Nel corso del novecento i rom hanno mutato quasi per intero le professioni tradizionali e gli spazi di relazione tipici della società rurale, restando ai margini delle nuove opportunità offerte dal mercato del lavoro e della società, mentre la percezione sociale e il pregiudizio che li circonda è andato crescendo.

Più che sulle cause e i rimedi possibili che pure pongono la forte necessità di un’azione culturale e sociale che investa l’insieme della società, veniamo chiamati a constatare gli effetti di una convivenza a tratti irrisolta o “inquietante”, relegata com’è nei confini minimali delle città, o annichilita nell’immobilità conflittuale imposta “dalle baraccopoli o ghetti” che provocano una pauperizzazione dell’esistenza e delle relazioni sociali e un senso generale di insicurezza.

L’influenza del luogo in cui si vive è un fattore determinante per creare il senso di emarginazione, discriminazione e disperazione tra le persone. Le barriere mentali si materializzano in frontiere urbane, in spazi di negazione, in campi nomadi.

All’interno del variegato e complesso mosaico della società rom milanese e di tutta la provincia emergono in modo dirompente gli effetti di una ripresa dell’emigrazione dai paesi dell’europa orientale e dell’area balcanica e in particolare dalla Romania, ma anche le tante, tantissime situazioni di abbandono e trascuratezza che riguardano le comunità rom e sinte italiane.

Si stima che Rom, Sinti e Camminanti siano in tutta la Provincia non più di 10 – 15.000 persone. La metà circa sono minori al di sotto dei 16 anni. Solo il 2 – 3 % supera i sessant’anni.
 
Di Fabrizio (del 29/11/2005 @ 13:29:26, in Italia, visitato 5898 volte)
La scorsa segnalazione del programma del seminario era incompleta. Mi sono giunte diverse email, chiedendomi di rettificarla (non sapevo di essere letto così tanto!).
Questo il programma generale:

* Opera Nomadi

Ente Morale (D. P. R. 26/03/70 n. 347)

Presidenza Nazionale

Via di Porta Labicana 59–00185 Roma

tel. 06/44704749
fax 06/49388168
 
 
 
 
Con la collaborazione
 
MIUR

(Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca)

 
Comune di Roma
 
 

VIII Seminario Nazionale Opera Nomadi

6 e 7 dicembre 2005

"I Rom/Sinti e le Metropoli"

Riunione dei Gruppi di lavoro

Martedi 6 dicembre (dalle ore 15.00 alle ore 20.00)

Mercoledì 7 dicembre (dalle ore 9:00 alle ore 13.00)

Mercoledì 7 dicembre (dalle ore 15.30 alle ore fino alle ore 19.00 conclusioni del seminario)

GRUPPO DI LAVORO N. I "HABITAT": "La cultura dell'Abitare"

Presso l’Assessorato delle Politiche Sociali del Comune di Roma

in viale Manzoni 16 (quartiere Labicano)
 

Conduttore di gruppo: Massimo Converso(Presidente nazionale Opera Nomadi)

Segretaria di gruppo: Elena Coluccia (Volontaria in Servizio Civile)

GRUPPO Dl LAVORO N. 2 “SANITA”

Presso la sala Missiroli l’Istituto Superiore di Sanità in via Giano della Bella 34 (zona Università La Sapienza, Quartiere Italia)

Conduttori di gruppo: SalvatoreGeraci (Referente Area Sanitaria Caritas) e Antonio  

                                       Scopelliti (Opera Nomadi Foggia e Referente Nazionale Sanità O.N.)

Altri partecipanti: Pierluigi Tomassini (Operatore Camper Sanitario Opera Nomadi Lazio)

                                Simonetta Scarsi (Pediatra - Consigliera Nazionale Opera Nomadi-   

                                 Referente Sanità Liguria)

Segretario di gruppo: Flavia Zampa (Volontaria in Servizio Civile)

 
GRUPPO DI LAVORO N. 3 "SCUOLA":

Presso il MIUR (Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca) in via Ippolito Nievo 35 (Quartiere Trastevere)

Conduttori di Gruppo: Prof.ssa Renata Paolucci (Consigliera Nazionale Opera Nomadi -  

                                        Referente Scuola Opera Nomadi Nazionale)

                                       Prof. Marco Nieli (Consigliere Nazionale Opera Nomadi)

Altri Partecipanti: Prof. Renzo Comin (Referente Scuola Opera Nomadi Veneto)

                                Ins. Anna Biondani (Referente Scuola Opera Nomadi Sicilia)

                                Prof.ssa Antonia Dattilo (Presidente Opera Nomadi Emilia Romagna)

                                Dr.ssa Maria Rosa Chirico (Sociologa Opera Nomadi Lazio)

Segretarie di gruppo: Grazia Ciampi (Volontaria in Servizio Civile)

                                      Rubina Paradisi (Volontaria in Servizio Civile)

GRUPPO DI LAVORO N. 4 "LAVORO":

Presso la sala Blu del Comune di Roma Assessorato al Lavoro in via Lungotevere de' Cenci 5, II piano (Quartiere Ebraico)

 

Conduttori di Gruppo: Aleramo Virgili (Responsabile Sportello Lavoro Opera Nomadi  

                                        Lazio)

Segretaria di Gruppo: Giovanna Tarquini (Volontaria in Servizio Civile)

GRUPPO Dl LAVORO N. 5 "DIRITTI/MEDIATORI":

Presso la sala Teatro della Scuola A. Saffi (Municipio 3) in via dei Sabelli 119

(Quartiere San Lorenzo)

Conduttori di Gruppo: Giorgio Bezzecchi (Seg. Naz. Opera Nomadi – Referente

                                        Mediazione Culturale Opera Nomadi nazionale)

Altri Partecipanti: Avv.ssa Raffaella Tucci (Ass. Altro Diritto-Firenze)

                                Magistrato Filippo Paone (Presidente VII Sezione Tribunale Penale di   

                                Roma)

                                Dr.Pietro Vulpiani (Ministero Pari Opportunità)

                                Dr.Renato Fedele (Presidenza del Consiglio - Dipartimento degli Affari     

                               Regionali)

                               Enzo Esposito (Referente Diritti Opera Nomadi Napoli)

Segretari di Gruppo: Lino Posteraro (Volontario in Servizio Civile)

                                     Rossella Lizzadro(Volontaria in Servizio Civile)

Martedì 6 dicembre 2005 dalle ore 21.30 alle ore 24.00

Presso la sala TEATRO della Scuola A. Saffi (Municipio 3-Comune di Roma) in via dei Sabelli 119 (Quartiere San Lorenzo)

 1° CONCORSO ROMANI’ dei MUSICISTI di STRADA Rom/Sinti
 
Mercoledì 7 dicembre 2005 dalle ore 15.30 alle 19.00

Presso la Sala Conferenze Municipio 3 in via dei Sabelli 119

(Quartiere San Lorenzo)
Conclusioni

PS: sono state invitate personalità delle Istituzioni Nazionali e locali, nonché del mondo del Volontariato e impegnate nel "Sociale" di cui siamo in attesa di conferma di partecipazione

Roma 10 Novembre 2005

                                                              Il Presidente

Dottor Massimo Converso

 
Di Sucar Drom (del 29/11/2005 @ 20:04:54, in Italia, visitato 3049 volte)

postato da sucar drom

MINORANZE LINGUISTICHE: IN GENNAIO A ROMA PRIMA CONFERENZA

Palermo, 28 novembre 2005

A meta' gennaio si svolgera' a Roma la prima riunione della Conferenza delle minoranze linguistiche, realizzando un confronto tra Stato, Regioni, Comuni, istituzioni locali e minoranze.
Lo ha annunciato il ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia, intervenendo a un convegno sul tema oggi a Palermo.
Un appuntamento, ha spiegato il ministro, nel quale si dovra' discutere anche di una nuova legge di settore, poiche' la 482 del '99 "ha prodotto buoni risultati, ma non basta piu'. Serve uno strumento legislativo piu' adeguato e aggiornato. E il nuovo ddl - ha aggiunto - dovra' essere pensato e formulato insieme alle minoranze linguistiche".
Il testo dovra' peraltro istituzionalizzare la Conferenza permanente delle minoranze linguistiche, "ma poiche' - ha spiegato La Loggia - potremmo non fare in tempo ad approvare la legge, a meta' gennaio convocheremo comunque tale organismo. Lo faremo politicamente, se non istituzionalmente. Contestualmente sara' avviato il percorso per il varo del disegno di legge che potra' essere approvato o meno. Nel frattempo, avremo comunque riunito una grande Conferenza, con l'effetto di spingere la politica e le istituzioni".

Riguardo all'attuale legge, il bilancio per La Loggia "e' positivo" perche' sono stati fatti passi in avanti per la salvaguardia delle 12 minoranze linguistiche, sebbene ci siano quelli che il ministro chiama "i beneltranzisti, cioe' quelli che pensano che ci sono 'ben altri problemi', quelli che non sono mai soddisfatti".

Il ministro ha annunciato anche un monitoraggio sui risultati ottenuti da alcuni strumenti, come gli sportelli linguistici, "un'importante occasione di integrazione. Ecco, perche', mi rammarico che non siano cosi' diffusi come dovrebbero, e che da qualche parte siano assenti".

L'uso della lingua minoritaria nella pubblica amministrazione e nella scuola, infatti, "e' fondamentale perche' realizza il necessario legame con le comunita', le radici e la storia". Per Gaetano Caramanno, sindaco di Piana degli Albanesi (Palermo), dove vive la piu' numerosa minoranza albanese in Italia, "la lingua e' fondamentale per mantenere in vita la nostra stessa cultura. Il percorso di salvaguardia e' gia' avviato - assicura - anche grazie a passi concreti come gli sportelli linguistici, i corsi di bilinguismo nelle scuole e le indennita' di bilinguismo degli impiegati comunali".

Rif: AGI on line

230917
 
Di Fabrizio (del 30/11/2005 @ 05:45:13, in Italia, visitato 3435 volte)
da VogheraNews.it (link)
VOGHERA 28/11/2005: Più Nessun Ostacolo al Campo per gli Zingari Residenti
Area (Il progetto della piazzola per i Sinti inserito nell'area scelta dal Comune)

(VOGHERANEWS) – VOGHERA
di Christian Draghi
Dopo numerose vicissitudini sembra avvicinarsi alla conclusione la vicenda legata alla costruzione dell’area attrezzata per i Sinti residenti che attualmente occupano il cortile dell’ex Caserma. (...)

La soluzione all’annosa questione, come noto già da tempo, era stata trovata nel 2004 con l’individuazione di un’area posta tra la tangenziale e la ferrovia lungo la bretella che collega Voghera e Casteggio, ma non si è potuto procedere con i lavori per via del ricorso al Tar presentato dal proprietario del terreno che il Comune ha espropriato.

Ora, dopo l’ultima sentenza favorevole all’amministrazione, lo scorso 15 novembre è scaduto il termine entro il quale sarebbe stato possibile, da parte dell’ormai ex proprietario, presentare una nuova impugnativa. Nulla più ostacola la pianificazione dei lavori.

Riguardo ai tempi di attuazione, nulla è ancora certo, anche se la giunta è intenzionata a trasferire i Sinti dall’ex Caserma entro la prossima fiera dell’Ascensione, prevista dal 26 al 28 maggio.

“In questo modo – fa sapere il vicesindaco Graziano Percivalle – si libererebbe l’area che dà su via Marsala, che tornerebbe così ad ospitare le giostre come ha sempre fatto in passato. E’ ipotizzabile che i lavori inizino a febbraio, al più tardi agli inizi di marzo”.

Progetto (Il progetto)

Quello che si conosce del progetto, già presentato a suo tempo, sono i dati tecnici. L’area occupata sarà di 3.100 metri quadrati come stabilito dal progetto redatto dai lavori Pubblici, all’interno della quale saranno create 18 piazzole di sosta, ognuna delle quali avrà gli allacciamenti per gas, luce e acqua.

Come più volte sottolineato dalla Giunta, l'area sarà a disposizione dei soli residenti, i quali dovranno accollarsi le spese per i servizi gas, luce, acqua, e non potranno subaffittare le piazzole. Il costo totale dell’opera sarà di circa 284mila euro. Ultimo Aggiornamento ( lunedì, 28 novembre 2005 )
 
Di Fabrizio (del 01/12/2005 @ 01:48:20, in Italia, visitato 2132 volte)

La Libertà
LIBERTA' di mercoledì 30 novembre 2005 > Piacenza

La polemica - sugli interventi ai campi sosta
"I nomadi rubano, e allora gli evasori dell'ICI?"

Baggi (Rifondazione): recuperati 1,5 milioni di euro di imposta


(guro) Prendersela con i lavori di migliorìa al campo nomadi, «ricettacolo di delinquenza», come li ha definiti Marco Tassi (An)? E se invece  scoprissimo che sono i piacentini doc, magari proprio il distinto signore della porta accanto, a «bagnare il naso ai nomadi»? L'espressione è di Luigi Baggi, capogruppo di Rifondazione comunista. L'ha usata l'altro ieri in consiglio comunale quando il dibattito sulla variazione di bilancio 2005 poi approvata dalla maggioranza si stava scaldando sui 300mila euro (270mila stanziati dalla Regione, 30mila dal Comune) destinati a lavori di rifacimento strutturale delle aree sosta di Le Mose. Per replicare alle critiche dell'opposizione allo stanziamento, ha spostato lo sguardo su un altro dato che emerge dalla variazione di bilancio, vale a dire il recupero di evasione fiscale superiore alle attese, il che ha costretto il Comune ad aumentare la quota di "aggi" da versare alla ditta privata incaricata dei controlli tributari. Evasione ed erosione su vari fronti fiscali, dalla Cosap alle pubbliche affissioni, ma è sull'Ici che Baggi ha puntato il dito: di 1,5 milioni di euro il recupero di evasione ed erosione da quando è partito l'attività di accertamento (cioè da due anni a questa parte), 500mila dei quali già incassati.
Sui nomadi è intervenuto anche Massimo Trespidi (Fi) chiedendo una scatto in avanti nelle politiche loro riservate: significa responsabilizzarli coinvolgendoli in attività utili alla società.
Ma proprio la responsabilizzazione è quello che ci si propone con questi interventi alle strutture dei campi, ha osservato l'assessore ai servizi sociali Leonardo Mazzoli: «Oggi una delle due aree sosta è in condizioni di forte degrado con promiscuità tra i nuclei familiari che non riescono ad avere i requisiti minimi di privacy e questo porta le persone a una minore responsabilizzazione».
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Di Fabrizio (del 01/12/2005 @ 07:52:52, in Italia, visitato 2216 volte)
Ricevo il testo dell'intervento di Maurizio Pagani, per la sezione di Milano dell'Opera Nomadi.
Per quei milanesi che il 3 dicembre non potranno andare alla manifestazione di Roma PER LA LIBERTÀ E I DIRITTI DEI MIGRANTI, segnala anche un appuntamento

"Comunità rom e sinte e politiche sociali del territorio: quali prospettive di cambiamento"

L’eterogeneità e la diversificazione socio culturale delle comunità che compongono la dimensione Romanì (15 gruppi distinti al proprio interno nella sola provincia di Milano, 27 in tutta Italia), nonché la oggettiva discriminazione politica e sociale che riguarda in particolar modo il nostro Paese e, a livello più ampio i circa 12 milioni di rom in Europa, pongono con forza la questione di “quali politiche pubbliche” si debbano o si possano attuare nel prossimo decennio, e quali siano le “prospettive di cambiameto auspicabili”.

Fino ad oggi, infatti, su scala nazionale, l’azione pubblica non ha seguito alcun indirizzo coerente, preferendo, a partire dalla metà degli anni ’80, “disimpegnarsi” in un processo di progressiva regionalizzazione delle politiche inerenti la minoranza rom, lasciando ai soli Comuni l’applicazione di normative regionali, le cui norme sono state del resto raramente o molto parzialmente ottemperate.

In assenza di un quadro di riferimento statale che promuova una affermazione esplicita dei diritti e delle modalità di partecipazione dei soggetti coinvolti, le contraddizioni si riversano esclusivamente sul livello locale, senza alcuna forma di coordinamento orizzontale tra gli enti, né di corresponsabilità, né di governo, tra le istituzioni ordinate verticalmente.

Le conseguenze che si registrano sono gravi, sul piano politico e culturale, poiché la gestione dei fenomeni ad essi collegati avviene solo sul piano emergenziale o dell’ordine pubblico o, con una parola oggi molto in voga, con la “legalità”.

E sono estremamente gravi per le comunità dei “Rom, Sinti e Camminanti” che subiscono gli effetti devastanti di una forte disuguaglianza di accesso alle risorse pubbliche, sanitarie, scolastiche, occupazionali, abitative o, infine, ma non per minor importanza, di trattamento delle misure giudiziarie afflittive, siano esse rivolte ad adulti o a minori.

La discussione sul tema dei diritti di cittadinanza sembra dunque mancare di una pre - condizione essenziale: il riconoscimento pubblico delle genti rom non solo come entità culturale e storica propria, cioè dell’applicazione da subito dello status di minoranza che le leggi attuali non riconoscono (in attesa di un’estensione più generale a livello europeo), ma anche come parte intrinseca della nostra identità sociale o, più semplicemente, come concittadini.

Costruire un’altra idea di città equivale, innanzitutto, alla possibilità di riconoscere a noi stessi la libertà di autorappresentazione dei soggetti altri, con modalità e capacità che possono anche essere molto diverse da quelle omologate dalla società maggioritaria.

Veniamo ad un esempio.

Il tema della casa e dell’abitare è, oggi come ieri, uno tra i principali motivi di conflitto urbano tra rom e gagè.

La soluzione più praticata dalle amministrazioni comunali è quella della realizzazione di campi sosta o “villaggi”, cioè di una segregazione estrema in luoghi liminali della città, invisibili e privi di un oggettivo valore fondiario, ma ugualmente definiti come frontiere off limits, dove cresce il disagio, la devianza, ma soprattutto viene meno la speranza, avvicinadoci impercettibilmente alle più note banlieues francesi…

L’influenza del luogo in cui si vive è un fattore determinante per creare il senso di emarginazione, discriminazione e disperazione tra le persone. Le barriere mentali si materializzano così in frontiere urbane, in spazi di negazione, in campi nomadi.

Le strutture e i servizi predisposti dal Comune di Milano (le sole ad oggi esistenti sul territorio provinciale…), realizzate nel 2000 per ospitare principalmente una parte dei rom romeni presenti in città, non presentano gli standard minimi necessari all’abitare e hanno codificato un trattamento indiscutibilmente differenziale tra l’applicazione di regole urbanistiche e amministrative che vigono per i cittadini italiani e quelle rivolte ai rom.

La fuoriuscita spontanea dai “campi sosta” di intere famiglie allargate rom o sinte non è, invece, un fenomeno recente. Nei Comuni della Provincia decine di famiglie di sinti lombardi, taich e piemontesi (ma anche rom calderasa e kahanjarja) hanno acquistato da 10 – 15 anni a questa parte piccoli terreni agricoli, riconvertendoli parzialmente ad uso abitativo, dando inizio ad un lungo contenzioso amministrativo e talvolta penale ma, soprattutto, restituendo all’abitare la condizione di consistenza per la persona e il gruppo.

A Milano, questo fenomeno ha interessato molte famiglie rom e sinte dal 1999, in risposta ad un sostanziale abbandono della sfera politica e amministrativa della città alle istanze di cambiamento abitativo avanzate dai gruppi di più antico insediamento.

In misura minore cresce anche il numero di famiglie che chiedono l’assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica o che occupano un appartamento sfitto.

In tutti i casi, quel che emerge è la necessità di una politica abitativa che proponga in modo convincente uno salto culturale, abbandonando politiche logore e rigettate dagli stessi rom, come la creazione di aree “abitative” temporanee, separate dal contesto urbano, prodotto di un “differenzialismo culturalista” foriero di sicure sventure.

Occorre inoltre estendere su ampia scala le politiche sociali nei settori prioritari quali l’istruzione, la salute, il lavoro, facendo leva sulle esperienze più che decennali di mediazione culturale e formazione di cooperative rom che costituiscono un prezioso e imprescindibile patrimonio comune.

Un percorso di promozione, sostegno all’autonomia, distribuzione di risorse pubbliche che veda dunque le comunità rom partecipare attivamente alla costruzione di progetti di integrazione e sviluppo e, non, viceversa, come soggetti passivi sottoposti ad una azione di tutela preventiva.

Tra le buone prassi e i modelli esportabili l’esperienza milanese e, in misura minore, quella provinciale può vantare un recente sensibile innalzamento del numero di iscrizioni alle scuole dell’obbligo e alla scuola materna (500 a Milano nell’anno scol. 2004 – 2005, 800 nell’intera provincia) ma soprattutto, la messa in rete di competenze specifiche attraverso un lavoro comune tra CSA, Scuole, Opera Nomadi, Docenti, Mediatori Culturali Rom.

Tuttavia la dispersione scolastica dei minori rom presenta numeri ancora rilevanti, come sostanzialmente negativa risulta essere la valutazione qualitativa degli esiti formativi finali, a cui fa seguito un precoce abbandono degli studi fin dalla scuola media e una pressochè nulla presenza alle scuole superiori.

La fascia minorile meno sostenuta è quella adolescenziale, dove più marcatamente si registrano comportamenti sociali spesso devianti che sfociano nella microcriminalità, in un innalzamento della gravità dei reati commessi (o di cui sono vittime, come nel caso dello sfruttamento a fini sessuali), in una permanenza media negli Istituti Penali Minorili più alta dei loro coetanei italiani.

Analogamente, sul fronte della salute e delle possibili prassi d’intervento finalizzate ad innalzare l’accesso alle strutture pubbliche da parte dei rom, si sono venute a confrontare, talvolta ad interagire efficacemente, modalità e tipologie differenti d’intervento.

Quella pubblica, dei Consultori Familiari e Pediatrici dove operano alcune mediatrici culturali, interagendo con le famiglie rom, in ispecie le giovani donne madri e i loro mariti e i servizi del territorio, e quella del privato sociale impegnato in interventi assistenziali e di carattere umanitario.

Sullo sfondo, gli indici più generali segnalano una aspettativa di vita media per un rom che non supera i 45 – 50 anni, con solo il 2 –3 % della popolazione al di sopra dei 60 anni d’età, ma anche le difficoltà crescenti di accesso al Servizio Sanitario Nazionale e la perdita di tutela per tutti quegli ammalati che, sottoposti alle restrizioni della Legge “Bossi – Fini”, non possono accedere alle prestazioni sanitarie gratuite.

Infine il lavoro, la necessità cioè di combinare azioni pubbliche di sostegno a realtà cooperativistiche consolidate che sono le uniche, oggettivamente, a fornire un percorso di inserimento lavorativo per fasce di soggetti altrimenti esclusi dal mercato del lavoro, accanto alla necessità di sperimentare forme nuove di microcredito individualizzato in grado di sviluppare le potenzialità imprenditoriali presenti nelle comunità rom di più piccole dimensioni.

Permane del resto un’ampia condizione di disoccupazione o di accesso al lavoro nero, ma anche una “chiusura” interna alle comunità come risposta alle sole politiche di repressione e controllo.

Per concludere, i ritardi accumulati dalle politiche pubbliche nell’ultimo decennio sono enormi e più complesse le problematiche in gioco, il cui esito finale, fortemente condizionato dall’andamento delle prossime elezioni e dal costante accanimento mediatico su ogni fatto di cronaca, rischia tuttavia di allontanare ancor più la ricerca di soluzioni praticabili.

Occorre stabilire delle priorità di intervento, ma poi bisogna metterle in atto, non solo enunciarle, dimostrando una capacità complessiva di comprensione e gestione dei fenomeni, non inseguendo un consenso di facciata ma proponendo azioni precise efficaci e di forte impatto simbolico.

Bisogna saper distinguere tra interventi emergenziali doverosi di carattere umanitario che riguardano innanzitutto le pessime condizioni degli immigrati rom romeni e i contenuti salienti di una politica di più ampio respiro che non debba appiattirsi su principi generali di “solidarietà” ma sappia relazionarsi alla gran parte variamente articolata del mondo romanì.

Trezzo, 26 Novembre 2005

Opera Nomadi Milano
Il Vicepresidente
Maurizio Pagani


 
Di Sucar Drom (del 02/12/2005 @ 01:28:03, in Italia, visitato 2043 volte)
da sucar drom
Pubblichiamo una lettera dell'Ente Morale Opera Nomadi Sezione di Napoli, ricevuta attraverso il Romano Lil (circolare interna dell'Ente Morale Opera Nomadi Nazionale).
Scrivete a romanolil@libero.it per ricevere la circolare direttamente al vostro indirizzo di posta elettronica.

Cari amici,
vorrei informarvi che la campagna elettorale a colpi di sgombero dei Rom Rumeni 2005-2006 è appena iniziata e che per domani ne è previsto uno nuovo a Torre del Greco, località Via dei Monaci (é anche una fermata della Circumvesuviana, direzione Sorrento).
Circa 70-80 Rom Rumeni, già sgomberati da Casoria il 3 novembre, avevano trovato rifugio dal tempo inclemente di questi giornii su delle strutture abbandonate a ridosso dell'autostrada.
Anche lì sono andati i vigili e minacciano di sfrattarli per domani mattina.
Tra di loro, vi sono parecchi neonati (alcuni con bronchite e altre patologie), donne incinte e vecchi malati.
Sabato scorso ho personalmente condotto alcuni neonati con le mamme al pronto soccorso.
Queste persone sono assolutamente tranquille, non delinquono e vorrebbero solo trovare un pò di pace, dopo lo sciagurato sgombero di via Lufrano.
Ancora una volta, però, verranno buttate sulla strada (non sono considerate nemmeno degne di un'espulsione) al freddo e al gelo di questi giorni, nell'indifferenza generale delle istituzioni (Prefetto in testa) e il disinteresse di tutti.
Ma quanti neonati dovranno ancora pagare con la vita la terribile colpa di essere nati rom?
Per quanti secoli o anni dovrà ancora durare questa assurda caccia contro lo "zingaro", spauracchio da sempre dei popoli stanziali?
Inivitandovi a essere vigili e all'erta sulla questione, speriamo nella collaborazione di tutti

per il Consiglio Direttivo
professore Marco Nieli
Ente Morale Opera Nomadi Sezione di Napoli

Per contatti diretti e per offrire la propria collaborazione
professore Marco Nieli, telefono 338 2064347
avvocato Cristian Valle, telefono 333 6271815

2311903

Riferimenti:
il dibattito sugli sgomberi a Napoli
 
Di Fabrizio (del 02/12/2005 @ 15:00:05, in Italia, visitato 2134 volte)

Oltre 250 cittadini africani giunti a Milano da vari paesi straziati da conflitti (come Sudan, Etiopia ed Eritrea) sono stati costretti a trovare rifugio in un edificio abbandonato di via Lecco 9, dopo aver pernottato in condizioni sub-umane in una caserma abbandonata in zona Forlanini.
Tutti loro sono titolari di Permesso di Soggiorno per motivi umanitari o per asilo politico. Alcuni altri sono ancora in attesa del riconoscimento del loro status di residenti per asilo politico. Quindi la loro presenza a Milano è pienamente legale e i documenti di cui sono titolari per soggiornare in Italia hanno una validità di due anni.

Ma, in questo momento, stanno letteralmente rischiando la vita:
- per le condizioni disastrose dello stabile ove alloggiano,
- per la difficoltà a sopportare rigide temperature in mancanza di qualsiasi forma di riscaldamento,
- per la mancanza d'acqua che rende impossibile curare l'igiene personale o cucinare pasti caldi,
- per le allarmanti condizioni sanitarie di molti. Sono infatti presenti persone affette da scabbia, dissenteria e da patologie psicologiche post-traumatiche provocate da torture, shock o stress da situazioni belliche, ecc.

Sin dal primo giorno di permanenza in via Lecco queste persone si sono date da fare per cercare di rendere più puliti, sicuri e vivibili i locali di questo edificio.

Ora le necessità più impellenti sono:
- il passaggio regolare dell'Amsa per la rimozione dei rifiuti;
- la fornitura dell'acqua e del gas;
- la fornitura di fonti di calore (stufe o caloriferi elettrici) per il riscaldamento dei locali;
- l'organizzazione di un presidio sanitario in loco.

Le associazioni che si sono attivate in queste settimane per cercare di aiutare questi nostri nuovi concittadini, fuggiti dalla guerra e dalla fame, hanno fornito ai rifugiati vestiti pesanti, materassi, coperte e generi alimentari.
Ma c'è ancora bisogno d'aiuto e di materiali; per questo le associazioni solidali con i rifugiati stanno organizzando un centro di raccolta ove convogliare tutti gli aiuti da distribuire agli abitanti di Via Lecco 9.

Allo stesso tempo, i firmatari chiedono alle autorità e istituzioni competenti di intervenire sollecitamente per risolvere i problemi più urgenti segnalati sopra, attivando celeri procedure d'emergenza in considerazione della straordinarietà della situazione e del rischio incombente di una vera e propria catastrofe umanitaria nel cuore di Milano; alla cittadinanza tutta chiediamo anche di non voltare lo sguardo dall'altra parte e di rimboccarsi le maniche. Chi può metta a disposizione le proprie risorse, le proprie energie, le proprie competenze.

C'è bisogno di tutto e di tutti e prima possibile!

Milano 1 dicembre 2005

Action, Associazione Todo Cambia, Rifondazione Comunista, Arci
 
Di Fabrizio (del 08/12/2005 @ 00:30:31, in Italia, visitato 1883 volte)
head_logo
Due notizie da il passaporto.it:

L'ANCI, Associazione Nazionale Comuni Italiani, ha approvato un progetto di legge ordinaria che prevede l’attribuzione dell’elettorato attivo e passivo agli stranieri non comunitari e il loro effettivo coinvolgimento nella vita pubblica degli enti locali. La notizia riguarda un numero significativo di immigrati: si stima che gli aventi diritto al voto amministrativo siano pari a 800 mila su quasi 3 milioni di soggiornanti stranieri
di ANELISE SANCHEZ
Il numero speciale del mensile della Polizia di Stato ‘Poliziamoderna’ pubblica un inserto che approfondisce i temi dell’immigrazione. Si intitola 'Stranieri. Ingresso, soggiorno e lavoro'. Una serie di schede riassumono il percorso da fare per ottenere la regolarizzazione o l’assunzione presso aziende o privati
 

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