"Sono dei bastardi!" ci dice un Rom uscendo da un vecchio caravan. "Hanno
buttato giù la mia baracca e guardate come vivo!"
Ce ne restiamo zitti ad ascoltarlo, mentre continua a domandarci se ciò che
sta accadendo sia giusto. Ci racconta di essere solo.
Su un fianco della roulotte è poggiata una lamiera a mo' di tetto. Lì sotto,
riparato dalla pioggia, c'è un fornello che scalda un brodo. Fa freddo.
Viene da chiedersi se il Piano Nomadi prevede l'abbattimento delle baracche
ancor prima di trasferire la gente che ci vive. Se possa essere considerato
"piano" lasciare che un uomo racconti di se, con le lacrime agli occhi.
"Ci fanno pagare l'affitto nei campi attrezzati. E io dove li trovo 200 euro
al mese? Io faccio l'elemosina!"
Ancora, viene da domandarsi "perché?" quando una ruspa si ferma davanti ad un
furgone, lo fa a pezzi, poi fa inversione per andarsene.
Distruggere un mezzo di trasporto è previsto o è soltanto sinonimo di
"potere"?
Come dire: Devo fare piazza pulita, quello che c'è, c'è!
Il Casilino 900, dopo quaranta anni, sta scomparendo. Nel giro di pochi
giorni, le baracche colorate diventano legni secchi sotterrati dal fango.
Tanta gente è contenta del trasferimento, ma altrettanto arrabbiata per le
modalità che il Comune di Roma sta adoperando per lo sgombero del Campo.
Non si stanno trasferendo dei rottami, delle cose, degli animali. Si stanno
trasferendo delle persone da un luogo ad un altro. Da un territorio nel quale
tanti sono nati e cresciuti.
Pertanto che sia giusto e doveroso eliminare i campi abusivi, per dare ai Rom
una sistemazione più dignitosa, è un concetto che passa in secondo piano, quando
i modi per farlo hanno ben poco di dignitoso.
Due esperti, un architetto urbanista e un'antropologa sociale, spiegano che cosa è stato il Casilino 900 in questi anni. L'esperienza del più grande campo rom italiano e i tentativi di integrazione, andati falliti. (Il video rientra nella inchiesta de "Il Carattere" sul Casilino 900)
Di Fabrizio (del 01/02/2010 @ 15:34:56, in Italia, visitato 1910 volte)
Ricevo da Ernesto Rossi
APERTAMENTE di Buccinasco
Care amiche e amici, soci, insegnanti, concreti, appassionati e affettuosi
sostenitori dell’esperienza del Quartiere Terradeo,
(se dico ‘affettuosi’, non si tratta d’una carineria accattivante, ma d’una
concreta e oggettiva valutazione sul fatto che ci si mette tutta la competenza e
la capacità di cui si dispone, certo. Ma anche l’anima)
questa mattina di sabato 30 gennaio 2010 abbiamo celebrato presso il nostro
Quartiere la Giornata della Memoria. Una ricorrenza che ha particolarmente a
che vedere e a che fare con i Sinti.
Spesso facilmente dimenticate –a partire dalla legge istitutiva- vittime di
quelle violenze che si afferma di voler ricordare.
Presenti e partecipanti circa dieci (ma come si fa a contarli, quando sono così
piccoli? erano di più?) bambine e bambini del Terradeo, alcuni speditici dai
genitori, una minuteria infantile (a parte una grandona di ben 14
anni) vivace ma attenta, insieme ai consiglieri dell’Associazione Augusto Luisi,
dal quale era partita l’ardimentosa proposta, ed Ernesto Rossi. Il tutto nella
casetta messa a disposizione da Romina con l’abituale sensibilità (dopo, le
pulizie).
Siamo partiti dal grave recente lutto per la morte di Carlo Iussi, uomo gentile,
amabile e aperto, e dal fatto che avesse colto lui un’occasione per parlare d’un
suo fratello e d’un cugino, partigiani (sapevano tutto, i bambini), chiedendo
che il presidente cercasse tracce della loro attività di combattenti: una
restituzione di onore, che raramente si compie nei confronti dei non pochi rom e
sinti sostenitori e collaboratori, o combattenti della Resistenza.
Da questa considerazione, facilitati dal fatto che alcuni dei giovanissimi
partecipanti avevano ricevuto informazioni sulla Giornata dalla televisione
(perfino) o dalla scuola, siamo passati a considerare il perché i partigiani
avessero combattuto, con quale obiettivo di libertà e di riscossa, contro le
violenze fasciste e naziste (i bambini si sono molto divertiti riconoscendo i
termini ‘zingari’ ciriklè-uccelli, usato per definire i partigiani, e
kastènghere-quelli del manganello, per i fascisti) e cosa ne fosse nato: la
Costituzione della nostra Repubblica italiana.
Ne abbiamo ricordato l’articolo 3, che non solo afferma il diritto
all’uguaglianza di tutti alla nascita, ma il dovere della Repubblica di
rimuovere gli ostacoli economici e sociali, che, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Perché ‘il lavoro’? perché è il fondamento dell’affermazione di sé e delle
proprie capacità, che tutti abbiamo, maschi e femmine, e base per il progetto
del proprio futuro, individuale e familiare.
Le diversità delle culture e delle lingue (la diversità delle foglie sugli
alberi piantati al Terradeo dai loro genitori), come il sinto, prima lingua dei
nostri piccoli, sono una ricchezza che bisogna utilizzare: rom e sinti, proprio
per la loro particolarità storica, culturale e sociale, sono una felicità per il
nostro paese. Lo dimostrano, qui e altrove, i grandi rom e sinti, musicisti,
danzatori, calciatori e sportivi, e donne e uomini ad alti livelli di
rappresentanza, come il Parlamento europeo.
Insomma, c’è bisogno di voi: studiate.
Tutti felici e contenti –anche noi- e… a pranzo.
Sede legale e operativa: Quartiere Terradeo, via dei Lavoratori, 2 – 20094
Buccinasco MI
Domicilio fiscale: Ernesto Rossi, via Manzoni 15 B – 20090 Trezzano sul Naviglio
MI (Italia) tel.+39.(02).48409114
Costituita il 13 novembre 2006, registrata a Milano l’8 marzo 2007, n.1753,
serie 3. Codice fiscale 97459790156
Niente teatro gratuito per la recita sulla Shoah. Il sindaco: inaccettabile
parallelo tra i nazisti e il governo
MILANO - Volevano esibirsi al Teatro della Martesana. Si preparavano da mesi,
i ragazzini della media Falcone di Cassina De’ Pecchi. Giorno della Memoria, le
terze sul palco. Il tema di quest’anno, la storia di Rebecca Covaciu, la
quattordicenne «pittrice» (è stata premiata dall’Unicef e le sue opere sono
esposte in tutto il mondo) che ha lanciato un appello contro la persecuzione dei
rom in Italia ed è stata soprannominata la «Anna Frank dei rom». Mancava solo il
patrocinio del Comune. Il sindaco lo ha negato: «Iniziativa non attinente alla
ricorrenza». Un recital organizzato, scritto e diretto dai ragazzi. Con il
contributo del Comune. Che non è mai arrivato. Con una lettera datata 22 gennaio
e indirizzata alla scuola, il sindaco di Cassina De’ Pecchi, il leghista e
onorevole Claudio D’Amico, ha risposto così: «Il diniego del patrocinio è
ascrivibile ai seguenti motivi: l’estraneità dell’evento proposto con la
ricorrenza da celebrare; l’inaccettabilità dell’unica chiave di lettura che
propone uno sconcertante parallelismo tra il nazismo e gli indirizzi perseguiti
dal governo del nostro Paese nei confronti della minoranza rom; infine, la
scuola dispone della palestra, location più che idonea per realizzare l’evento,
oltretutto a costo zero».
Capitolo chiuso. Almeno sembrava. Ma il 25 gennaio il dirigente
dell’istituto comprensivo non ha resistito. Con una lettera inviata al sindaco e
ai genitori delle classi terze, Sergio Roncarati ha voluto fare alcune
precisazioni: «Contesto il fatto che l’evento teatrale sia estraneo al giorno
della Memoria perché è riconducibile al nazismo e alla discriminazione delle
minoranze etniche presenti nei campi di concentramento. La scuola è
un’istituzione, non fa politica. Raccoglie spunti che provengono dalla società
per accrescere la sensibilità dei ragazzi e formare una coscienza civica». La
replica continua, avanti con le precisazioni del preside. «Sul sito della
Conferenza Episcopale Italiana (www.chiesacattolica.it)
si trova un chiaro riferimento alla vicenda della ragazza e alla giornata della
memoria del 2008. E su questo sito non ho trovato "alcun sconcertante
parallelismo tra il nazismo e gli indirizzi perseguiti dal nostro governo nei
confronti della minoranza rom"». E, infine, «la palestra è uno spazio affidato
alle manifestazioni sportive e ad eventi connessi. Per questo abbiamo affittato
il Piccolo Teatro della Martesana, perché da quando è in ristrutturazione il
teatro dell’oratorio, è l’unico spazio idoneo sul territorio di Cassina De’
Pecchi».
Botta e risposta. Che non è servito a riappacificare gli animi e anzi, ha
confermato il mancato patrocinio alla manifestazione da parte del Comune a Est
di Milano. Lo spettacolo, comunque si farà. Le mamme della scuola media
insistono: «Vogliamo tenere i ragazzi fuori dalle polemiche politiche».
L’appuntamento è per giovedì mattina e venerdì sera, ovviamente al teatro della
Martesana, pagato con il contributo delle famiglie e della scuola. Sul palco,
gli studenti. E in platea, Rebecca (che dopo varie peregrinazioni e brutte
esperienze ora vive a Milano) «la cui vicenda condurrà lo spettatore dentro una
realtà di discriminazione e, contemporaneamente, lo avvicinerà a rivelandogli
uno straordinario messaggio di gioia e di speranza».
IL Caso in un locale vicino al campo nomadi della martora «Due euro per un caffè, se sei rom»
Per tutti gli altri solo 75 centesimi Conto con sovrapprezzo per una nomade in un bar a Tor Cervara: costa caro
così ve ne andate da un'altra parte
Lo scontrino del caffè: due euro (Brogi)
ROMA - Via di Tor Cervara, un bar. Siamo nella periferia est di Roma, tra
Tiburtina e Collatina, vicino al Raccordo anulare. Ma anche nei pressi
dell’ufficio immigrazione della questura di Roma e del quartier generale della
Guardia di Finanza. Vicino c’è infine un campo nomadi, quello della Martora. In
fila alla cassa, per un caffè. Costa 75 centesimi, annuncia la tabella in mostra
alle spalle della giovane cassiera italiana. Diamo un euro, in cambio di uno
scontrino e di 25 centesimi di resto.
CONTO DIVERSO - Poi tocca a una nomade. Chiede un caffè anche lei. «Due euro», è
la risposta. «Ma come?», protesta la donna. «Ieri costava un euro e cinquanta.
Oggi due?». Imperturbabile la cassiera ribatte: «Sono due euro». La direttiva
deve essere molto netta. Caffè a due euro. La nomade paga, lo scontrino indica
come voce dell’acquisto la categoria «varie». Accanto ci sono due agenti, stanno
acquistando cartelle del Superenalotto alla vicina cassa, sono indaffarati,
forse non sentono. Eppure la nomade ha protestato alzando un po’ la voce.
Il bar in via di Tor Cervara (Brogi)
IL SOVRAPPREZZO - Va avanti così da tempo. Finora era un euro e mezzo, oggi
(mercoledì 3 febbraio) è addirittura scattato un ulteriore sovrapprezzo. La
banconista addetta alla macchina del caffè è una giovane rumena, alla nomade
rumena come lei (ma rom) serve il caffè richiesto in un bicchierino di plastica.
Tutto avviene in silenzio ora. Non è la prima volta che succede. La nomade
lavora come operatrice di una cooperativa per la scolarizzazione dei bambini
rom. Se ne va via col suo bicchierino di plastica in mano e lo scontrino che
registra il prezzo del caffè probabilmente più caro d’Italia.
LA SPIEGAZIONE - Una volta fuori la nomade spiega: «Un giorno me l’hanno anche
detto chiaro e tondo, il caffè costa caro perché così ve ne andate da qualche
altra parte…». Sono appena passate le 15,12, dice lo scontrino, e in via di Tor
Cervara si è ripetuta una scena che i rom considerano abituale. Tra gli
operatori della cooperativa la vicenda infatti è più che nota, sono state fatte
anche segnalazioni a quanto riferiscono alle forze dell’ordine, i controlli si
sarebbero arenati di fronte al fatto che ogni esercente fa quello che vuole.
Questo il succo degli interventi effettuati. Però, ricordano gli operatori della
cooperativa in cui è ingaggiata anche la nomade, la tabella dei prezzi esposta
dovrebbe pur contare qualcosa…
La multinazionale francese viene accusata di comportamenti razzisti e di
discriminazione dei disabili. Dopo un tam-tam in Rete, è costretta a modificare
il sito ufficiale in cui invitava i clienti a segnalare eventuali nomadi vicino
ai punti vendita. E intanto alle cassiere viene imposto di andare in bagno solo
a una volta ogni quattro ore
Ad accorgersene è stato un
blogger milanese, che - lo dice lui stesso - «non ci voleva credere». E
invece era vero: tra i possibili disservizi che la catena di grandi magazzini
Carrefour invitava a segnalare, c'era anche l'eventuale «presenza di nomadi» nei
pressi dei loro punti vendita. Il tutto nel sito ufficiale (italiano)
dell'azienda francese, presente con più di diecimila negozi in una trentina di
paesi (65 ipermercati solo nel nostro Paese).
Il blogger che ha scoperto la vicenda ci ha riso (amaramente) su, suggerendo di
aggiungere anche la possibilità di «segnalare l'eventuale presenza di ebrei, di
omosessuali, di cinesi, di marocchini, giusto per non lasciare fuori nessuna
categoria da discriminare». Ma, ironie a parte, la "tendina razzista" presente
nel sito di Carrefour ha rapidamente fatto il giro della Rete, con inevitabili
proposte di boicottaggio.
E così - seppur non ripresa da nessun giornale o canale televisivo - la
questione dev'essere arrivata sul tavolo di qualche manager italiano, che ha
rapidamente impartito l'ordine di far sparire la scritta razzista. E così è
stato: dopo meno di 24 ore dalla prima segnalazione in rete, il sito era stato
modificato.
Una grande vittoria per i blog, dunque, che con il loro tam-tam hanno costretto
una multinazionale a tornare sui suoi passi.? Forse, ma una vittoria solo a
metà, perchè Carrefour ha sì cancellato l'opzione razzista, ma zitta zitta,
senza dirlo a nessuno. Nessun comunicato di scuse, nessuna ammissione di
responsabilità. Il contrario esatto della trasparenza che oggi i consumatori
-che sono anche cittadini - chiedono sempre di più a tutte le aziende.
Non è la prima volta che Carrefour impatta nella forza della rete, dopo una
pessima figura; qualche tempo fa la madre di un bambino disabile denunciò
sul suo blog le umiliazioni subite dal figlio nel corso di un'animazione
dell'azienda. In quell'occasione la Carrefour
fu costretta a scusarsi pubblicamente, cosa che questa volta non ha
(ancora?) fatto.
La stessa Carrefour è recentemente salita agli onori delle cronache per aver
imposto alle proprie cassiere di andare in bagno non più spesso si una volta
ogni quattro ore (LEGGI).
Due anni fa la stessa azienda aveva scatenato le proteste dei sindacati
per aver sospeso i pulmini di trasporto dei dipendenti disabili nella sede
di Paderno Dugnano, ritenendo il servizio «economicamente svantaggioso e non
indispensabile».
Nel settembre scorso i grandi magazzini finirono al centro di
un altro scandalo perché sui banconi venivano vendute bottiglie di alcolici
con le effigi di Hitler.
A completare l'opera,
l'azienda
ha appena disdetto unilateralmente il contratto integrativo con i suoi
dipendenti. Il Tutto mentre l'azienda
festeggia in borsa un ottimo risultato di vendite e un aumento dei ricavi (LEGGI).
Insomma, Carrefour incassa ma non sembra curare molto la sua reputazione in
termini di responsabilità sociale, pur essendo uno dei gruppi più grandi e
potenti del mondo. O forse proprio per questo.
(04 febbraio 2010)
Di Fabrizio (del 10/02/2010 @ 17:41:08, in Italia, visitato 2198 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
FACCIAMO IL PUNTO
Dato il silenzio stampa … vi chiedo di dedicare due minuti a scorrere queste
righe e a diffondere anche per non dire poi… io non sapevo.
Siamo in uno dei momenti storici in cui Milano ha il maggior numero di soldi per
i "nomadi" (fondo Maroni).
La scelta del Comune e Prefetto di Milano è di utilizzare i soldi unicamente per
interventi sociali nei campi regolari; in base al Decreto del
Ministero dell'Interno 3/2/09 il finanziamento approvato è di 13.115.700 euro
(Progetto di riqualificazione, messa in sicurezza e alleggerimento delle aree
adibite a campi nomadi, integrazione sociale della relativa popolazione ed
eliminazione di alcune aree): 4.000.000 di euro per gli interventi sociali,
9.115.700 euro per gli interventi strutturali (cioè messa a norma e sgomberi)
Ma cosa succede nei “ campi irregolari “? Nonostante l'"emergenza freddo", la situazione ha subito un forte
peggioramento dall'inizio dell'anno. Le associazioni che da tempo stanno loro
accanto ( Naga, Comunità di sant’Egidio, Padri Somaschi, Caritas,…) ci
confermano che gli sgomberati sono quasi sempre le stesse famiglie
(poche) che sono costrette a spostarsi continuamente spostate in altre aree
periferiche. E’ una persecuzione e questo è un bollettino di guerra
CRONOLOGIA DEGLI ULTIMI SGOMBERI e non sono tutti
- 28 dicembre: sgombero alla Bovisa (all'ex campo noto alle cronache): si
disse che alcuni rom erano tornati in Romania, ma sono già tutti nuovamente a
Milano e hinterland.
- 28 dicembre: sgombero in via Sacile
- 14 gennaio: viale Forlanini, ex polveriera del demanio militare
- 19 gennaio: sgombero a Rho
- 19 gennaio (?): sgombero in via Gonin
- 21 gennaio: sgombero area vicino al cimitero di Chiaravalle (95 rom
rumeni). Gli sgomberati si sono spostati per la maggior parte al campo di
Lorenteggio (al confine con Corsico)
- 28 gennaio: via Cristina di Belgioioso, 60 rom rumeni
- 29 gennaio: via Molinetto di Lorenteggio. Circa 120 persone (almeno 40
minori, varie donne incinta, provenienti dagli sgomberi di Rubattino e di
Chiaravalle). Erano in corso i trasferimenti per 7 minori dalle scuole del
quartiere Rubattino alle scuole del quartiere Lorenteggio( via Salerno, via dei
Narcisi). Agli uomini è stato detto potevano recarsi al dormitorio in Viale
Ortles: arrivati al dormitorio, han detto che non c'era più posto. (una mamma
con due bambine è stata per alcune notti in una comunità mamma-bambino)
- 31 gennaio: nuovo sgombero in via Molinetto di Lorenteggio
- 31 gennaio: nuovo sgombero in via Giambellino
- 1 febbraio: sgombero in un capannone di via Siccoli (Bovisa), 30
persone, di cui 8 minori. I minori in età scolastica erano 2, frequentavano da
inizio gennaio la Scuola elementare di via dei Guicciardi, ben accolti da
compagni e maestre. Erano bambini già provenienti dalle scuole di Rubattino, che
quindi avevano già visto interrotto il loro percorso scolastico... (accoglienza
per la prima notte in comunità mamma-bambino Villaggio della Misericordia)
A seguito di questo sgombero, De Corato dichiara: "Salgono a 188 gli sgomberi
effettuati dal 2007. Otto solo nell'ultima settimana, più di uno al giorno."
- 1 febbraio: sgombero al cavalcavia Bacula Sarebbe interessante chiedere al Comune di rendere pubblici i costi delle
operazioni di sgombero. Sarebbe così palese quanti soldi pubblici sono
sprecati... Un caso emblematico è sicuramente l'area del cavalcavia Bacula: in un
Comunicato Stampa del 4 aprile, il Vicesindaco stimava in 30.000 euro il costo
del solo sgombero del 31 marzo 2009. Quello era l'ottavo intervento, in quel
luogo, in due anni.
Il 24 settembre 2009 c'è stato a Bacula il nono sgombero, il 1 febbraio 2010 il
decimo sgombero e ora i rom sono già tornati a Bacula...!
Sempre a Bacula, dopo lo sgombero del 31 marzo 2009, il Comune pubblicizzò come
risolutiva una cancellata ( .. "Sono terminati i lavori di pulizia sotto il
cavalcavia Bacula dove era sorta una baraccopoli occupata da 140 rom romeni e
smantellata lo scorso 31 marzo. Amsa ha rimosso ben 230 tonnellate di rifiuti
ingombranti e solidi urbani. Dalla prossima settimana inizieranno le operazioni
per la posa della cancellata in modo da prevenire ulteriori intrusioni. Gli 8
interventi effettuati in due anni nell'area abusiva sono costati al Comune circa
100 mila euro: 30 mila solo per l'ultimo sgombero". Lo comunica il vice
Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato.
"Dalla prossima settimana - conclude De Corato - verranno avviati i
lavori per la cancellata, che si concluderanno entro Pasqua. La soluzione,
prevista da accordi stipulati con un'azienda specializzata che si accollerà gran
parte delle spese in cambio di una sponsorizzazione, sarà una recinzione alta
3,5 metri che poggerà su un muretto in calcestruzzo armato".)
- Il 4 febbraio, dopo lo sgombero di Rogoredo (90 rom rumeni; una mamma con bambino e una donna con handicap hanno accettato
il ricovero nelle strutture comunali),
"L'azione del Comune - spiega De Corato - sta andando avanti inesorabilmente
secondo un piano programmato di interventi. Salgono così a 190 le operazioni
effettuate dal 2007, 15 da inizio anno, quasi uno ogni due giorni. I rom devono
capire che Milano è ostile a qualsiasi forma di abusivismo. Ecco perché abbiamo
predisposto che una pattuglia della Polizia Locale segua i movimenti dei nomadi
allontanati. Per scongiurare il pericolo che si accampino in un'altra area della
città". (omnimilano.it)
- Il 5 febbraio ci sono stati altri 3 piccoli sgomberi in un giorno
- Per l'inizio della settimana (9/10 febbraio?) è annunciato lo sgombero del
campo di rom rumeni di Chiaravalle -Sant'Arialdo: circa cento persone, una
cinquantina di minori.
La Comunità di Sant'Egidio è presente in questo campo: nonostante le difficoltà
"logistiche" (è necessario camminare dieci minuti nel fango per raggiungere la
strada asfaltata), ci sono 4 famiglie che mandano i minori a scuola: sono
famiglie di ex abitanti di Rubattino. Sono in corso le operazioni per iscrivere
altri minori presso la scuola di via Ravenna (ad oggi altri 6 hanno fatto
richiesta).
Due minori che frequentavano la scuola Pini della zona Rubattino, dal 1/2/2010
frequentano la scuola di via Ravenna,adesso verranno strappati anche da lì:
tutti questi sgomberi rendono impossibile la continuità dei percorsi scolastici
Altri minori frequentano le scuole elementari della DDS Pini (Lambrate-Feltre),
la media di via Maniago, il CTP di via Heine.
Porto l'esempio di una famiglia, ex Rubattino ora al campo di Chiaravalle
seguita dalla Comunità di S. Egidio: il padre ha avviato un percorso di
formazione per la riqualificazione professionale presso l'ESEM, il figlio
maggiore di 17 anni è iscritto al corso per le 150 ore al CTP Heine e ogni
giorno accompagna i tre fratelli e un cugino a scuola in zona P.zza Udine (con i
mezzi da Chiaravalle ci vuole almeno un'ora): alle 7,50 entra in prima media la
sorella (via Maniago), alle 8,30 i due fratelli e un cugino all'elementare di
via Feltre, alle 13,30 esce la sorella dalle medie e alle 16,30 i fratelli dalle
elementari... Nonostante la distanza, la frequenza è ottima e regolare.
Sempre nel campo di Chiaravalle, il 30 gennaio sono bruciate sei baracche per
una candela rimasta accesa (una mamma aveva paura che i topi mordessero la
figlia di pochi giorni): vivere nei campi abusivi è pericoloso, non piace
neanche ai rom, ma gli sgomberi continui non fanno altro che abbassare
ulteriormente le condizioni di vita dei rom (speranza di vita per un rom che
nasce in un campo abusivo a Milano: 50 anni) e aumentare i pericoli.
E’ stato più volte chiesto al Comune di rendere pubblici i costi delle
operazioni di sgombero. Sarebbe così palese quanti soldi pubblici sono sprecati…
Se solo lo si volesse sono praticabili alternative alla politica degli sgomberi
senza soluzioni alternative.
La complessità del fenomeno ( a cominciare dal fatto che alcuni “ nomadi” ( che
nomadi non sono) sono italiani, altri comunitari…) richiede una pluralità di
risposte che si giocano su più tavoli con scelte politiche che prevedano
percorsi mirati all’autonomia.
“E’ possibile fare politiche per la cittadinanza sociale dei rom e dei sinti, ed
è possibile farle con loro” (Tommaso Vitale).
Sono già stati fatti percorsi con famiglie che, dopo un periodo di
accompagnamento sociale, si sono rese autonome dal punto di vista abitativo e
economico. Questo è il modo per "smantellare" veramente i campi rom da Milano.
Qui sotto c'è il link a un servizio andato in onda il 5/2/2010 sul tg3
nazionale. Si parla di una famiglia inserita in una casa e di un ragazzo, di 15
anni, anche lui inserito in casa: fino ai giorni dello sgombero andava a
mendicare e non vedeva grandi prospettive alternative, ora frequenta un corso di
150 ore per l'ottenimento della terza media e un corso di idraulico.....
09/02/2010 - Martedì a Ginevra l'Italia è finita sotto le critiche del
Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite riguardo le sue misure su
migrazione, minoranze e indipendenza del giudiziario.
Il paese era sotto scrutinio come parte del meccanismo di Revisione Periodica
Universale del consiglio, che ogni quattro anni monitora i dati sui diritti di
ogni stato membro dell'ONU.
Una delegazione da Roma, guidata dal Vice Ministro degli Esteri Vincenzo
Scotti, ha detto che il governo intende presentare una legge al parlamento per
ratificare la convenzione europea contro il traffico di persone.
La delegazione dei 25 ha detto che si indagherà sugli incidenti violenti e
razzisti contro migranti e minoranze, inclusi Rom e Sinti [...]
L'Italia rifiuta di accettare alcuni migranti e richiedenti asilo, compreso
quelli già sulle imbarcazioni in mare, e gli sgomberi forzati di altri
non-cittadini sono stati criticati da alcuni stati.
Nel processo di revisione sono stati trattate anche le questioni
dell'indipendenza dei media e del potere giudiziario.
cari amici,
è venuto il momento di uscire dai gusci, per opporsi seriamente al trasferimento
forzato dei rom,
a tor de cenci, lunedì 15 alle ore 11 arriva il prefetto e Scozzafava del V dip
di Roma per dire ai rom che devono andarsene con tanto di fotosegnalamento e
sperare, poi, di poter essere ricollocati a Castel romano,
io, che lavoro con loro dal 1995, da quando il villaggio fu inaugurato dal
Sindaco Rutelli, mi muoverò per contrastare questa deportazione, penso che
ognuno di noi, per le proprie responsabilità, debba e possa spendersi per
difendere con la dignità dei rom, un po' anche della propria,
Chiunque possa intercettare organismi internazionali di difesa dei diritti
umani, assieme a santa stampa e televisioni, è pregato di farlo, dando a tutti
l'appuntamento al
Campo attrezzato di Tor de Cenci, Via Pontina 601
LUNEDI 15 FEBBRAIO ALLE ORE 11
vi aspetto con i rom che non vogliono andarsene
Perrini Paolo
Ricevo inoltre da Marco Brazzoduro il seguente comunicato
Lettera aperta dei Rom del villaggio attrezzato di Tor de Cenci
Siamo persone Rom, bosniaci, macedoni e montenegrini, e alcuni dei nostri figli
hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Abitiamo dal 1995 nel villaggio di Tor
de Cenci, da quando il sindaco Rutelli ci trasferì assegnandoci un container a
famiglia.
Non abbiamo mai avuto problemi di alcun tipo con i cittadini di Tor de Cenci e
Spinaceto, anzi, la nostra integrazione è dimostrata dalla partecipazione nel
locale comitato di quartiere e dalle frequenze regolari nelle numerose scuole
dove i nostri figli sono iscritti.
Dopo anni di abbandono da parte delle istituzioni cittadine preposte l'attuale
sindaco Alemanno ci impone di trasferirci nel grande campo, che già ospita 800
nostri fratelli, di Castel Romano.
Perchè?
Sappiamo che l'assessora Belviso aveva promesso in campagna elettorale ai
cittadini italiani il nostro trasferimento, ottenendo qualche voto in più.
Sappiamo che su di noi si giocano interessi politici che fanno leva su
pregiudizi e stereotipi alimentando paure e razzismi vergognosi.
Siamo uomini e donne alla ricerca di dignità e rispetto come tutti voi.
Come mai, con le note difficoltà di sistemarci in aree attrezzate difficili da
trovare, si vuole smantellare Tor de Cenci, che a differenza di Casilino 900, è
un campo attrezzato costato ai cittadini italiani milioni di euro, per aggravare
la situazione trasferendoci in un campo già grande e disagiato al di fuori di
qualsiasi contesto urbano? A chi conviene?
Chiediamo alle autorità preposte di ripensarci.
Nel 2009 abbiamo subito quattro censimenti da parte di polizia, carabinieri,
croce rossa e vigili urbani, ora il prefetto vuole ripetere un altro censimento
per scegliere chi è buono e chi cattivo.
Siamo stanchi di subire, ci opporremo con tutte le forze che abbiamo a fianco di
chiunque voglia
DIFENDERE LA DIGNITA' DEI ROM PER DIFENDERE UN PO' DELLA PROPRIA.
NO ALLA DEPORTAZIONE DEI ROM
E' il frutto della politica degli sgomberi di comune e prefettura,
denunciano le associazioni che operano nel campo. ''È diventato il rifugio di
chi è scappato dagli sgomberi''
MILANO - Nel 2007 il Comune di Milano ha eseguito una quarantina di sgomberi di
campi nomadi più o meno piccoli. Dove sono finiti chi viveva in quelle baracche
rase al suolo? Circa 600 hanno deciso di ricostruirsela alla Bovisa, in un
terreno abbandonato fra i binari delle Ferrovie nord e via Bovisasca. "A
settembre c'erano solo un centinaio di rom -spiega Valerio Pedroni,
coordinatore dell'equipe di strada Segnavia dei padri Somaschi, che tre
volte alla settimana assiste donne e bambini-. Negli ultimi due mesi sono
aumentati a dismisura. È diventato il rifugio di chi è scappato dagli sgomberi".
Ora le baracche sono circa 200 e secondo il censimento dei vigili urbani,
eseguito il 26 febbraio, vi abitano 750 persone, quasi tutte romene, di cui 280
bambini e 200 donne. "È il frutto della politica degli sgomberi adottata dal
Comune e dalla Prefettura", sottolinea Valerio Pedroni. Per il Comune di Milano
ora è venuto il turno del campo della Bovisa. "Verranno effettuati continui e
costanti allontanamenti da parte della polizia municipale con il supporto della
polizia di Stato e dei Carabinieri", ha annunciato il 28 febbraio Riccardo De
Corato, vicesindaco di Milano. Domani la commissione consigliare sulla sicurezza
effettuerà un sopralluogo (vedi lancio successivo; ndr).
I rom della Bovisa non hanno acqua né luce. "Ogni due settimana portiamo donne e
bambini a fare la doccia nelle strutture della fondazione Fratelli di San
Francesco -racconta Valerio Pedroni-. Stiamo aiutando i bambini a inserirsi
nelle scuole e abbiamo raccolto le preiscrizioni per il prossimo anno
scolastico". L'equipe di Segnavia è formata da 4 operatori professionali e il
progetto di assistenza è finanziato dalla Fondazione Cariplo.
Nel campo rom della Bovisa operano anche altre due associazioni. Il Naga,
che con il suo camper di medici volontari visita due volte al mese la
baraccopoli, e la Comunità di Sant'Egidio. "Ci sono famiglie che prima abitavano
negli insediamenti di Chiaravalle, Bacula, Sesto San Giovanni e Cinisello
Balsamo -spiega Marta Pepe, volontaria del Naga-. Si sono concentrati
tutti qui ora anche perché hanno paura, temono rappresaglie e sperano che un
campo così affollato non venga sgomberato". "Conosciamo sei famiglie che prima
abitavano nel campo di Chiaravalle -racconta Elisabetta Cimoli di Sant'Egidio-.
A metà giugno sono stati sgomberate e si sono spostate in via Rubattino. Il 29
gennaio nuovo sgombero e ora sono alla Bovisa". (dp)
Rom della Bovisa, domani il sopralluogo del comune di Milano Andrea Fanzago (Pd): ''Con gli sgomberi si è solo spostato il problema
delle baraccopoli, concentrandolo in un solo posto. La Giunta non ha programmato
anche la ricollocazione delle persone che vivevano nei campi abusivi''
MILANO - Domani la commissione consigliare Sicurezza del Comune di Milano farà
un sopralluogo al campo rom della Bovisa. "Con gli sgomberi si è solo spostato
il problema delle baraccopoli, concentrandolo in un solo posto -afferma
Andrea Fanzago, consigliere comunale del Partito democratico e membro della
commissione-. La Giunta non ha voluto programmare anche la ricollocazione delle
persone che vivevano nei campi abusivi". Per la maggioranza di Palazzo Marino
nei confronti dei nomadi l'unica regola è quello della sottoscrizione del "patto
di legalità e solidarietà". "Il principio è che chi vuole rispettare le regole
può rimanere a Milano e certo una baraccopoli di questo genere non è accettabile
-spiega Carmine Abagnale, vicepresidente della Commissione e consigliere di
Forza Italia-. Non spetta a noi decidere l'eventuale sgombero del campo, ma al
comitato sull'ordine e la sicurezza della Prefettura".
Ora la concentrazione di 700 rom in un solo campo, rende difficile ogni
soluzione. "Dobbiamo iniziare un percorso di integrazione almeno con le famiglie
che sono già seguite dalle associazioni che operano nel campo alla Bovisa
-sottolinea Andrea Fanzago-. È importante che dal Comune arrivi un aiuto a
coloro che vogliono mandare i figli a scuola, lavorare e costruirsi un futuro
migliore". "Certo le famiglie che vogliono integrarsi vanno aiutate -aggiunge
Carmine Abagnale-. Ma il problema è che la maggior parte invece vuole rimanere
in quelle condizioni e dedicarsi ad attività illecite". (dp)
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