Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 12/05/2009 @ 09:18:50, in Italia, visitato 1710 volte)
"ROM E SINTI: ESCLUSIONE O INSERIMENTO?"
Rho (Milano), 15 e 16* maggio 2009
Area sosta rom
via Sesia, 21
Moderatore: Beppe Gandolfo, Canale 5
h. 09,00 Saluto delle autorità Regione Lombardia
Presentazione: Jonko Jovanovic, vice presidente nazionale A.I.Z.O.
Mamma, li zingari! Carla Osella, presidente nazionale A.I.Z.O.
Intervento On. Patrizia Toia, eurodeputata
I mezzi di comunicazione di massa rispetto alla comunità romani:
la formazione dell’opinione pubblica Dario Paladini di Terre di Mezzo,
giornalista e redattore di Redazione Sociale
I rom sui media e in rete Dario Picciau, Gruppo EveryOne
Identità, memoria e futuro Anna Rita Calabrò, Università di Pavia
La crisi nelle giovani generazioni Elisa Bertazzo, presidente A.I.Z.O.
Veneto
Quale futuro per la terza generazione? Lia Beltrami Giovanazzi, Assessore
Solidarietà Internazionale e alla Convivenza, Provincia Autonoma di Trento
I Rom: il popolo che non esiste Marcella Delle Donne, direttivo nazionale
A.I.Z.O., docente Università "La Sapienza" Roma
Furto per sopravvivere o delinquenza abituale? Aurelio Barazzetta,
magistrato
Interventi dei rom e sinti Manuel Innocenti, Francesco Karis
h. 13,00 Pranzo
II PARTE
h. 14,30 Ripresa lavori
Testimonianza:
Hanno bruciato viva mia madre: storia dell’ex
Jugoslavia Branko Sulejmanovic
Sgomberi e Marce verso il
nulla Roberto
Malini, Gruppo EveryOne
Quali interventi per costruire canali di comunicazione?
Creazione di strumenti di interazione con le società maggioritarie Claudia Biondi, Caritas Ambrosiana
Le radici e le ali (progetto Dipartimento Politiche giovanili) Mara Francese, Università di Torino
Fuori dal ghetto per una cittadinanza condivisa Maria Luisa Chiarini
e sinti di Casalmaggiore (CR)
Il progetto mondiale dell’International Romani Union Haliti Bajram,
Segretario Generale IRU, Serbia
La mia vita da musicista Jovic Jovica Balval
Iniziative e proposte dell’U.E. Viktoria Mohacsi, eurodeputata in attesa di conferma
Comunicazioni di:
Massimo Mapelli, Casa di Carità,
Valerio Pedroni, Comunita’ Padri Somaschi,
Cooperativa INTRECCI,
Elena Sachsel, NAGA,
Ornella Bergadano membro esecutivo P.D. Lombardia, Delega
Integrazione,
Gruppo Verdi, Consiglio Regione Lombardia
DIBATTITO
Proposte conclusive Carla Osella, presidente nazionale A.I.Z.O. e Consiglio
h. 20,30 Serata di musica gitana
E’ gradita la prenotazione c/o segreteria sede nazionale:
A.I.Z.O. rom e sinti
via Foligno, 2 - 10149 Torino
tel.: 011 - 7496016
fax: 011 - 740171
cell.: 348 - 8257600
e-mail: aizoonlus@yahoo.it
*Il 16 maggio è riservato esclusivamente ai volontari ed operatori dell’A.I.Z.O.
L’A.I.Z.O. rom e sinti è nata nel 1971 con delega di 431 famiglie di sinti. Cardine dell’Associazione è la difesa dei diritti del popolo romani purtroppo
sempre più ai margini della società e oggetto di discriminazioni continue.
L’Associazione cammina quotidianamente accanto a loro nei propri luoghi di
abitazione coinvolgendoli in percorsi di accompagnamento all’inserimento nel
tessuto sociale attraverso programmi di promozione all’inclusione sociale,
valorizzazione della loro cultura, di inserimento scolastico, di avviamento al
lavoro, sviluppa percorsi d’identità volti ad agevolare l’impegno civico che li
coinvolga in una cittadinanza attiva e responsabile. E’ molto attiva nel settore della sensibilizzazione della società
maggioritaria attraverso progetti di formazione, educazione interculturale,
seminari, mostre fotografiche, offrendo ai vari enti sia istituzionali che del
no-profit consulenze con l’obiettivo di migliorare la qualità della loro
vita.
Per arrivare a RHO:
via Treno: da stazione Centrale di Milano prendere Trenino fino a Rho (45’)
da Porta Garibaldi prendere metropolitana fino a stazione di
Rho (20’)
via Auto: dall’autostrada di Torino uscire a Rho
dall’autostrada di Milano uscire a Como – Chiasso e poi c’è l’uscita per Rho
Il sito del Convegno è a 15 minuti di strada dalla stazione di Rho
Di Fabrizio (del 13/05/2009 @ 08:59:35, in Italia, visitato 7156 volte)
Negli ultimi due anni la situazione delle popolazioni Rom/Sinti in Italia è diventata, se mai fosse possibile, ancora più precaria ed incerta. Dal governo alle amministrazioni comunali sino ai mezzi di comunicazione nazionali e locali, si insiste sull'emergenza rom, individuando nella loro presenza uno dei mali da debellare. In realtà questo clima anti-rom funziona da laboratorio sociale di restringimento delle libertà individuali e collettive, arrivando a proporre vere e proprie soluzioni di apartheid differenziato e di criminalizzazione di questa minoranza. L'ASSOCIAZIONISMO Questo clima politico e sociale ha visto la crisi di alcune organizzazioni e l'ascesa di nuovi soggetti. UPRE ROMA intende collaborare col mondo dell'associazionismo, in particolare con chi si occupa di Rom e Sinti, ma per non replicare errori che altri hanno commesso in passato vuole caratterizzarsi come associazione che: 1) Non opera PER i Rom/Sinti, ma CON i Rom/Sinti, rimanendo aperta al contributo di tutta la società civile; 2) Non si fa scudo della situazione emergenziale in cui vivono oggi migliaia di Rom e Sinti, allo scopo di rendere costante la loro situazione di dipendenza, esautorandoli di fatto della loro soggettività e possibilità di migliorare, agendo così da INTERMEDIARI verso i media, le istituzioni, l'opinione pubblica. OLTRE L'EMERGENZA Oggi i Rom, molto più di 10 anni fa, si trovano bloccati nell'accesso alla casa, al lavoro, ai servizi di base. Chiusi nei "campi", istituzionali o improvvisati, corrono il rischio di perdere la loro storia e cultura e di diventare sempre più esclusi senza identità. L'attività di UPRE ROMA, oltre alla doverosa denuncia di questa situazione di ghettizzazione sociale, intende "...promuovere tutti gli ambiti culturali, formativi, informativi e attività sociali, nei quali si può realizzare l’espressione della cultura e delle tradizioni rom e sinte e un impegno civile che favorisca le relazioni interculturali e, in applicazione della Costituzione italiana, l’affermazione dei diritti civili, contro ogni forma di ignoranza, di intolleranza, di violenza, di censura, di ingiustizia, di discriminazione economica, sociale, razziale, di genere per una piena coesione sociale." (dallo statuto associativo)
I PRIMI PASSI Non si tratta di rinchiudersi in un nuovo ghetto costituito dalla propria identità, ma di recuperare le proprie radici e tutti i propri aspetti positivi come popolo per poter interloquire col mondo attorno, aprendosi anche a forme di comunicazione non sperimentate nel passato, offrendo un dialogo con quella parte profonda e radicata nella cultura rom che muove i sentimenti più antichi e nobili dell'animo umano e nella quale ognuno si può riconoscere: la bellezza.
Per questo i nostri primi progetti prevedono: 1) UN LABORATORIO TEATRALE perché il linguaggio teatrale è universale, come la musica (altro patrimonio culturale dei Rom e dei Sinti), e permette soprattutto ai più giovani di esprimersi, superare le proprie paure, comunicare col prossimo. 2) RICONOSCIMENTO DELLA LINGUA ROMANI' attraverso un'iniziativa di legge popolare, e riconoscimento dei Rom e Sinti come minoranza linguistica italiana (vedi legge 482 del 15 dicembre 1999). Questa modalità prevede la raccolta di firme e quindi l'iniziativa e il coinvolgimento dei rom e dei sinti e un'apertura all'intera società con la quale confrontarsi sui diritti della cittadinanza. Su queste iniziative e sulle altre future, contiamo di informarvi in seguito.
Potete contattarci a upre.roma@sivola.net
Di Fabrizio (del 13/05/2009 @ 09:07:56, in Italia, visitato 2426 volte)
Segnalazione di Lia Didero
(Proposta per una assemblea antirazzista unitaria da tenersi il 13 Maggio)
Un anno fa, il 13 maggio del 2008, la città di Napoli è stata teatro di un
orribile pogrom, a colpi di spranghe di ferro e bottiglie molotov, contro le
misere baracche di una inerme comunità di rom che da alcuni anni si era
insediata nei pressi di via Argine a Ponticelli.
Un episodio infame le cui immagini hanno fatto il giro del mondo e che bruciano
ancora nella nostra memoria e coscienza civile, come le fiamme che hanno
distrutto quelle povere abitazioni.
Noi non abbiamo dimenticato e non dimenticheremo che il campo su cui si accanì
con particolare ferocia la "folla di cittadini" insisteva su un'area interessata
dal "contratto di quartiere", un affare per decine di milioni di euro.
Una città degna di fare parte dell'Unione Europea non può e non deve
dimenticare, non può essere silente di fronte a ciò che nella nostra storia
collettiva questa vergogna ha rappresentato e tuttora rappresenta.
Un anno fa il pogrom dei campi rom di Ponticelli non è stato un evento isolato,
ha significato l'inizio di una stagione maledetta contro gli immigrati, a Napoli
e nell'hinterland napoletano, che ha visto nel giro di pochi mesi: l'incendio
doloso ed il successivo sgombero dell'edificio occupato dagli immigrati e
rifugiati africani di via Trencia a Pianura, vicenda che ha visto gli immigrati
arrivare ad occupare il Duomo di
Napoli per obbligare il comune ad una soluzione abitativa temporanea che non ha
visto ancora la sua conclusione definitiva; le aggressioni a sfondo razzista nei
confronti della comunità di immigrati di via dell'Avvenire a Pianura, pilotate
da personaggi della destra napoletana e che hanno visto per protagonisti noti
pregiudicati; infine il massacro dei sei immigrati a Castelvolturno, colpevoli
solo di essere di colore, da parte del braccio del clan dei casalesi facente
capo a Setola.
Tutti questi episodi sono apparsi, ed appaiono tuttora, avere come unico filo
conduttore interessi trasversali, immobiliari e speculativi, che affondano le
radici nel malaffare e nella collusione camorristica, da parte di chi ha usato
il paravento del razzismo per nascondere la verità agli occhi di una opinione
pubblica accecata dalle campagne mediatiche che sempre più insistentemente nel
nostro paese agitano il fantasma della xenofobia e dell'intolleranza razziale.
Noi non abbiamo dimenticato e non dimenticheremo quello che abbiamo visto e
sentito con le nostre orecchie a Ponticelli, a Pianura ed a Castelvolturno:
immobili confiscati anni fa dal comune che sarebbero rientrati in possesso dei
proprietari ma che non posso essere venduti perché "purtroppo occupati dagli
immigrati", i lavori per il terzo stralcio della L.219 e per il "contratto di
quartiere" di Ponticelli e Pianura sullo sfondo delle "esplosioni" di razzismo,
gli interessi per i lavori di ristrutturazione e la crescita del valore degli
immobili "una volta che gli immigrati sarebbero andati via"; l'illusione del
lavoro, dell'alloggio o della crescita del valore del proprio bene immobiliare
instillata ad arte agli italiani protagonisti di questi episodi di aggressioni
razziste; il sogno che la città di Castelvolturno diventerebbe come "Malibu" se
solo venisse "riequilibrata la presenza dei migranti sul litorale domizio", etc.
A distanza di un anno non è stato celebrato un solo processo nei confronti dei
mandanti e dei responsabili dell'incendio dei campi di Ponticelli e degli altri
episodi gravissimi accaduti a Pianura e Castelvolturno, mentre invece procede
speditamente il solo processo nei confronti della minorenne rom accusata del
tentativo di "furto di bambino" (episodio da cui sarebbe scaturita la "rabbia"
degli abitanti
contro i campi) che in primo grado ha già visto una condanna a tre anni e otto
mesi.
Noi non abbiamo dimenticato e non dimenticheremo l'accanimento giudiziario nei
confronti di questa ragazza, che tra l'altro non faceva parte della comunità rom
che viveva nei campi assaltati con le bottiglie
molotov, la quale durante il processo ha visto violati alcuni suoi diritti
fondamentali come la mancata traduzione degli atti nella sua lingua madre, il
rifiuto della concessione del gratuito patrocinio a spese dello Stato, una
sostanziale mancata verifica delle incongruenze nell'unica testimonianza che la
accusa.
Non dimenticheremo mai l'atteggiamento dei media che, anche durante l'assalto ai
campi da parte di personaggi noti perlopiù alle forze dell'ordine, trasmettevano
ossessivamente la notizia del tentato rapimento del bambino, episodio che
qualora venisse confermato dalla magistratura, costituirebbe un precedente
giuridico unico nella intera storia della giurisprudenza italiana, avallando uno
dei peggiori stereotipi che da secoli viene ingiustamente cucito addosso alle
popolazioni rom.
Per queste ragioni il prossimo 13 maggio non può essere una data come le altre,
non può essere occasione di passerelle politiche in nome "dell'antirazzismo",
non può essere solo una giornata in cui si proclami
l'immunità dal razzismo delle istituzioni e si celebri il falso sermone della
città da secoli non razzista perché "ponte tra le culture del mediterraneo"; il
13 Maggio deve essere una giornata di denuncia, contro la camorra, contro il
malaffare, contro i pericoli di una politica eversiva che a Napoli potrebbe far
scoppiare l'inferno se la città non si dotasse da subito del coraggio di
raccontare e di denunciare, unico modo per evitare che simili vicende possano
accadere in futuro.
Chiediamo pertanto a tutt@ gli/le antirazzist@i, alle forze politiche e
sindacali, alle comunità immigrate, ai/alle tant@ cittadin@ napoletan@ che hanno
a cuore il futuro della nostra città di unirci tutti per promuovere una
assemblea pubblica aperta, da celebrarsi possibilmente nel giorno 13 maggio,
nella quale chiedere:
- che la Corte d'Appello garantisca un processo equo e giusto alla ragazza
condannata per il supposto "furto di bambino;
- che vengano accertate le vere cause che si nascondono dietro l'incendio delle
baracche che insistevano su un area destinata ad importanti interventi edilizi
nel quartiere di Ponticelli;
- che si accertino le cause e che si celebrino i processi sulle denuncie
effettuate per gli episodi accaduti a Pianura tra luglio e settembre 2008;
- che la magistratura faccia il possibile per accertare le vere cause che hanno
portato alla morte di sei africani innocenti a Castelvolurno il 19 settembre del
2008;
- che si indaghi sulle presenze di personaggi legati ai clan della camorra
nell'assalto ai campi rom di Ponticelli e negli episodi gravi che hanno visto
come teatro il quartiere di Pianura tra i mesi di luglio e settembre 2008.
Questo appello vuole essere una proposta aperta a qualsiasi contributo. Crediamo
fermamente che sia necessario che il 13 maggio diventi una occasione di
confronto tra tutt@ gli/le antirazzist@ e che sia un momento in cui ciascuno
abbia diritto di parola.
Ad ognuno di fare qualcosa...
Assopace Napoli - Associazione per la Pace
Da: Assopace Jerusalem
jerusalem@assopace.org
Di Fabrizio (del 13/05/2009 @ 09:45:33, in Italia, visitato 1838 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
AMNESTY INTERNATIONAL invita Nei giorni 21, 22, 28 e 29 maggio dalle 16 alle 20 al corso di Educazione ai Diritti Umani: DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI: DIRITTI CALPESTATI, RIVENDICAZIONI E BATTAGLIE DI OGGI organizzato dal gruppo 001 presso la sala convegni della Città dell’altra Economia in Largo Frisullo a Roma. In quattro incontri il seminario svilupperà il tema dei Diritti Economici, Sociali e Culturali, i cosiddetti diritti di seconda generazione. I forti livelli di disuguaglianza economica e sociale sperimentati oggi nel mondo si traducono in gravi violazioni degli obblighi internazionali in materia di diritti umani. I diritti all’alimentazione, all’alloggio, alla salute, all’istruzione e al lavoro sono anch’essi pilastri imprescindibili della Dignità Umana, insieme ai diritti civili e politici. Oggi in tutti i paesi i movimenti sociali portano avanti rivendicazioni sulla base di tali diritti, negati o violati dalle macro riforme economiche e da scelte politiche orientate al perseguimento di obiettivi economici più che di benessere sociale. Le lezioni-dibattito vedranno la presenza di numerosi attivisti ed esperti, che hanno portato avanti battaglie in prima persona o che le hanno sostenute, e che descriveranno i “desc” nel loro contesto giuridico e attraverso testimonianze concrete. Al fine di comprendere al meglio la complessità, ma allo stesso tempo l’universalità e indivisibilità dei diritti umani, abbiamo selezionato tre aree geografiche diverse tra loro ma caratterizzate tutte dall’urgenza di porre rimedio a situazioni di violazione grave della Dignità Umana: Messico, Nigeria e Italia. Per iscriversi basta scrivere a Amnesty International Gruppo 1 - gr001@amnesty.it Oppure telefonare a 320.2364565 / 349.4444370 Per informazioni: www.amnestyroma1.it (sito Gruppo 1 di Amnesty) www.amnestylazio.it (sito Circoscrizione Lazio di Amnesty) www.amnesty.it (sito Sezione Italiana di Amnesty)
DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI: DIRITTI CALPESTATI, RIVENDICAZIONI E BATTAGLIE DI OGGI CITTA’ DELL’ALTRA ECONOMIA - SALA CONVEGNI Largo Dino Frisullo (ex Mattatoio Testaccio) Tutti gli incontri si terranno con orario 16:00-20:00
Giovedì 21 Maggio “LE IMPRESE” Diana Cortese (Amnesty Gruppo 1) Presentazione del corso. Gerardo Romei (Amnesty International) Multinazionali e diritti. Benedetto Fassanelli (Comm. Equo e Solidale) Imprese e commercio equo.
Venerdi 22 Maggio “IL MESSICO” Diana Cortese (Amnesty Gruppo 1) Messico: Protestare è un delitto. Proiezioni del Centro di Diritti Umani della Montagna di Tlachinollan. Monica Mazzoleni (Amnesty International) Le azioni di Amnesty in Messico. Alejandro Gonzalez (Attivista Diritti Umani) Diritto all’Informazione in Messico.
Giovedì 28 Maggio “L’ITALIA ED I ROM” Marika Vellei (Amnesty Gruppo 1) Essere Rom in Italia. Prof. Marco Brazzoduro (Docente “La Sapienza”) Diritto all’abitazione in Italia Girolamo Grammatico (rivista Shaker) Abitare le case e abitare la mente. Romà ONLUS (Ass. di Rom e Sinti italiani) Diritto all’abitazione dei ROM.
Venerdi 29 Maggio “LA NIGERIA” * presso la Sala Riunioni della CAE Diana Cortese (Amnesty Gruppo 1) Nigeria: economia, risorse e diritti. Javier Gonzalez (Amnesty International) Le azioni di Amnesty in Nigeria. Prof.ssa Adriana Piga (Docente “La Sapienza”) Nigeria: petrolio e violenza.
Al termine del corso a tutti i partecipanti verrà consegnato un attestato di frequenza da parte di Amnesty International
Di Fabrizio (del 14/05/2009 @ 09:36:12, in Italia, visitato 1654 volte)
Un caro saluto da Ernesto Rossi, presidente associazione "ApertaMente
di Buccinasco"
Gentili Signore e Signori, cari Amici,
vi rivolgiamo l'invito, che si avvia ormai a divenire tradizionale, alla 3^
Festa dei Sinti del Quartiere Terradeo, che si terrà sabato 16 maggio in via dei
Lavoratori 2, col patrocinio del Comune di Buccinasco, nell'ambito della 14^
edizione di “Giovani ed Associazioni in Festa.
Quest'anno essa è specialmente dedicata a bambini e ragazzi, e pertanto il
programma prevede giochi e animazioni, con una merenda al seguito. Alle 17
la celebrazione della Messa, dedicata al Beato gitano Ceferino. Mentre i ragazzi
giocano, potremo accogliere gli ospiti, autorità e associazioni, cui presentare
il Quartiere, la sua associazione e i suoi programmi.
Come molti sanno ormai, la Festa è un'occasione d'incontro reciproco fra gli
abitanti del Terradeo e la cittadinanza, con l'obiettivo di eliminare
progressivamente le distanze che si frappongono ad una completa inclusione di
questa comunità in quella più grande di Buccinasco.
ore 14,00: festa dei giovani Sinti e i loro amici con giochi vari, visita al
quartiere Terradeo
ore 16,15: merenda
ore 17,00: Santa Messa al campo
Di Fabrizio (del 15/05/2009 @ 09:45:59, in Italia, visitato 1564 volte)
Segnalazione di Veniero Granacci e Giorgio Bezzecchi
Desideriamo invitarVi a partecipare alla serata di presentazione del libro "I
ROM E L'AZIONE PUBBLICA" a cura di Giorgio Bezzecchi, Maurizio Pagani e
Tommaso Vitale - Teti Editore, organizzata dall'Associazione La Conta
in collaborazione con il Circolo ARCI Martiri di Turro, che ci sarà, con
ingresso gratuito con tessera Arci, lunedì 18 maggio 2009 alle ore
21,00 al Circolo ARCI Martiri di Turro -
Via Rovetta, 14 a Milano.
In particolare parteciperanno alla serata Giorgio Bezzecchi, Maurizio Pagani
e Tommaso Vitale che hanno curato il libro "I ROM E L'AZIONE PUBBLICA",
nonché Alberto Giasanti ed altri ancora che ci parleranno, tra l'altro, dei
Rom, dei sinti e di altri gruppi di zingari, della loro storia, della loro
cultura, delle forme espressive quali la musica, la danza, i costumi ecc,
affinché possiamo conoscerli un pochino meglio e far venire meno i stereotipi e
pregiudizi tutt'ora presenti. Saranno discusse altresì le politiche adottate
negli ultimi 10 anni dal Comune di Milano, i loro fallimenti ed effetti
perversi, nonché alcune proposte già sperimentate in altre città per migliorare
le condizioni di vita dei gruppi zigani e favorirne il riconoscimento politico e
culturale.
Di Fabrizio (del 17/05/2009 @ 09:41:15, in Italia, visitato 2018 volte)
Napoli - dal 15 maggio al 14 settembre 2009
Santiago Sierra - Ponticelli
MADRE - MUSEO D'ARTE DONNA REGINA
vai alla scheda di questa sede
Via Luigi Settembrini 79 (80139)
+39 08119313016
www.museomadre.it
Nuovo progetto di Santiago Sierra pensato e realizzato dall’artista a Napoli, e
per la prima volta esposto al Madre, che affronta la questione dei Rom e, in
particolare i recenti fatti della comunità Rom di Ponticelli, prendendola a
simbolo della nuova ondata xenofoba e di intolleranza verso gli immigrati che
attraversa il paese e, più in generale il mondo occidentale a seguito della
crisi economica mondiale.
orario: dal lunedì al venerdì ore 10.00 – 21.00 sabato e domenica ore
10.00 – 24.00 Giorno di chiusura: martedì (possono variare, verificare sempre
via telefono) biglietti: Intero: € 7.00 Ridotto: € 3.50 Gratuito tutti i lunedì
Audioguide € 4.00 vernissage: 15 maggio 2009. ore 12 ufficio stampa:
ELECTA NAPOLI
curatori: Bartolomeo
Pietromarchi autori:
Santiago Sierra
note: La mostra è realizzata in collaborazione con la Prometeo Gallery di
Ida Pisani. parte (integrante) del nuovo progetto di Santiago Sierra è già in
mostra per le vie di Napoli in diversi spazi urbani normalmente dedicati alla
pubblicità genere: arte contemporanea, personale
Comunicato stampa
PONTICELLI è il nuovo progetto di Santiago Sierra pensato e realizzato
dall’artista a Napoli, e per la prima volta esposto al MADRE, che affronta la
questione dei Rom e, in particolare i recenti fatti della comunità Rom di
Ponticelli, prendendola a simbolo della nuova ondata xenofoba e di intolleranza
verso gli immigrati che attraversa il paese e, più in generale il mondo
occidentale a seguito della crisi economica mondiale. Il progetto si compone di
tre opere in mostra al museo e di un imponente progetto pubblico che per tutto
un mese (da metà maggio a metà giugno) occuperà numerosi spazi urbani
normalmente dedicati alla pubblicità con una serie di immagini realizzate
dall’artista.
Le immagini rappresentano dentature digrignanti di due famiglie Rom, ultime
rimaste prima dello sgombero definitivo del campo di via Ponticelli, che si sono
prestate per realizzare l’opera. Un segno forte nella città, segno di rabbia e
di disperazione, urlo contro l’intolleranza di tutti i generi, sensibilizzazione
verso un silenzio impotente di fronte al montare di odio e paura. Un’opera che
con grande impegno riflette sulla questione del diverso, della tolleranza e
della convivenza in momenti di crisi quando la questione si fa più sensibile e
attuale.
In mostra al MADRE oltre alle due opere che ne hanno preparato la realizzazione
QUEMA DE VIVIENDAS (ESCENA ENCONTRADA) e ESTUDIO FOTOGRÁFICO DE PONTICELLI anche
la serie completa delle immagini del progetto pubblico DIENTES DE LOS ÚLTIMOS
GITANOS DE PONTICELLI, oltre ad un programma di proiezioni di video di recenti
progetti dell’artista compreso il controverso LOS PENETRADOS recentemente
realizzato a Madrid sul tema del genere, il sesso e la razza.
In occasione della mostra sarà realizzata una giornata di studio e di
approfondimento sulla questione dei Rom, in particolare, e su quella
dell’integrazione del diverso e dello straniero più in generale. All’incontro
saranno invitati il collettivo Stalker, Nando Sigona uno dei fondatori di
OsservAzione - Centro di ricerca e azione contro la discriminazione Rom e Sinti
- e docente di Refugee Studies presso la Oxford Brookes University e City
University (London), e rappresentanti delle associazioni e degli attivisti che
si occupano dell’argomento, oltre all’Associazione Nazionale Opera Sinti e Rom.
Santiago Sierra è nato in Madrid e si è trasferito nel 1995 a Città del Messico.
Artista di fama mondiale Sierra è conosciuto per le sue opere provocatorie
realizzate dentro e fuori gli spazi dedicati all’arte. Santiago Sierra si e’
progressivamente distinto negli ultimi anni grazie ad un lavoro in bilico tra la
scultura minimalista, la fotografia concettuale e la performance, mettendo
costantemente in discussione i limiti e le costrizioni imposti dalla società
contemporanea. Tra le ultime prove dell’artista ricordiamo il Padiglione
Spagnolo alla 50° Biennale di Venezia, a cui si poteva accedere solo se in
possesso di un passaporto iberico; ”The first verse of the Marseillaise played
uninterruptedly for one hour” al Centre d’art contemporain de Bretigny, dove
un’intera orchestra ha suonato il primo verso dell’inno francese per un’ora, e
”300 Tonnen” alla Kunsthaus di Bregenz, una possente installazione in cemento
del peso di trecento tonnellate che ha spinto agli estremi le capacità
strutturali del museo austriaco, al punto da poter accogliere solo quaranta
visitatori alla volta.
Di Fabrizio (del 18/05/2009 @ 09:17:01, in Italia, visitato 1795 volte)
Da
Roma_Italia
SABATO 23 MAGGIO 2009, ORE 9.30 -13.00 / 14 -17.30
UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO
VIA CARDUCCI 28/30, MILANO (MM 2 VERDE SANT'AMBROGIO)
FIDARSI O NON FIDARSI? DILEMMI DELL'AZIONE PUBBLICA NEGLI INTERVENTI
LOCALI A FAVORE DI ROM E SINTI
A cura di Tommaso Vitale, Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale,
Università degli Studi Milano Bicocca.
Al seminario interverranno anche:
Mattia Civico, Consigliere provinciale Provincia Autonoma di Trento
Osvaldo Filosi, Stefano Petrolini ed Elena Poli,
cooperativa Kaleidoscopio, Trento
Radames Gabrielli, Mirco Gabrieli, Alessandro Held,
Agostino Pasquale, Sinti di Bolzano e Trento
Il seminario si concentrerà sui dilemmi dell'azione pubblica a fronte delle
tensioni aperte da gruppi rom e sinti. Nei confronti di questi gruppi,
un'amministrazione comunale si trova a che fare non solo con le problematiche (e
potenzialità) più tipiche dei gruppi zigani, ma anche con i temi e problemi
tipici dell'accoglienza di persone con un progetto migratorio. Il laboratorio è
volto ad approfondire le diverse modalità con cui le amministrazioni pubbliche,
a livello locale, affrontano le contraddizioni che si aprono in proposito, a
livello progettuale e a livello di comunicazione pubblica. La presenza di
pregiudizi duri e invalidanti nei confronti di questi gruppi, nonché le
situazioni di conflitto esplicito chiedono sempre più alle amministrazioni di
esercitare funzioni delicate di mediazione. Per gli operatori sociali ed
educativi che lavorano nell'amministrazione pubblica o nel terzo settore su
mandato di un Ente locale, si aprono molte scelte dilemmatiche e l'assenza di
setting specialistici mette a dura prova le professionalità.
L'osservazione di diversi casi studio ci mostra a proposito la necessità di
tematizzare la dimensione politica degli interventi promozionali sui singoli e
sui gruppi così come degli interventi di sviluppo di comunità. Il laboratorio,
perciò, ruoterà intorno ai dilemmi della programmazione sociale quando si
confronta con i problemi di consenso e di mediazione legati alla costruzione e
implementazione di interventi sociali in situazioni critiche. Due le principali
finalità, ciascuna delle quali sarà sviluppata in un'apposita sessione di
lavoro:
-discutere dei principali problemi di mediazione e costruzione incrementale del
consenso negli interventi sociali, educativi e abitativi con gruppi rom e sinti;
-valutare se, e a quali condizioni, la comunicazione pubblica (e i relativi
criteri di trasparenza, informazione e coinvolgimento) sia utile o
controproducente per realizzare interventi promozionali effettivi ed efficaci.
Al seminario parteciperanno anche Osvaldo Filosi, Stefano Petrolini e Elena
Poli della cooperativa Kaleidoscopio di Trento, Mattia Civico, consigliere
provinciale Provincia Autonoma di Trento e Radames Gabrielli, Mirco Gabrieli,
Alessandro Held, Agostino Pasquale, Sinti di Bolzano e Trento.
Il Laboratorio infatti, considererà anche -come caso di analisi -la realtà
del campo Sinti di Trento dove la cooperativa Kaleidoscopio, su mandato del
Comune di Trento, conduce da anni un intervento di carattere socio-educativo.
Anche nella realtà trentina il rapporto con le amministrazioni degli Enti Locali
è rilevante a fronte di questioni critiche sul piano interculturale; la presenza
di Mattia Civico, consigliere provinciale della Provincia Autonoma di Trento,
offrirà elementi ulteriori di approfondimento, in particolare in riferimento ad
una recente iniziativa di sensibilizzazione sulle tematiche dei Sinti che Civico
ha pubblicamente realizzato.
La partecipazione al seminario è gratuita, ma è necessario confermare la
presenza inviando una mail all'indirizzo di posta elettronica:
elisabetta.dodi@unicatt.it
Di Fabrizio (del 18/05/2009 @ 09:34:12, in Italia, visitato 1735 volte)
Dopo la presentazione di
UPRE ROMA, un contributo di Dijana Pavlovic sui rapporti tra Rom/Sinti
e società maggioritaria
In cosa consiste la cultura di un popolo? Nelle sue espressioni artistiche e
intellettuali? Nella sua storia? La cultura Rom non può essere paragonata a
quella di un popolo che ha una propria nazione. E' fortemente condizionata dal
fatto di non avere e di non pretendere una terra (ed è per questo che il popolo
Rom non ha mai fatto una guerra), anche se questo ha provocato nomadismo forzato
e costanti persecuzioni. Tuttavia, pur non avendo le caratteristiche di una
nazione, il popolo Rom ha mantenuto attraverso i secoli elementi che lo
identificano, in primo luogo la lingua.
Ma c'è da porsi una questione che è la chiave di lettura per affrontare questo
tema: oggi, vale la pena di parlare della cultura Rom senza tenere conto e
occuparsi anche del disagio sociale delle comunità, della loro
discriminazione e ghettizzazione, delle conseguenze che queste producono sui
comportamenti, sulla cultura? Se i bambini vivono la propria identità culturale
e etnica con imbarazzo e con senso di colpa, come una cosa da nascondere davanti
ai gage e da vivere solo intimamente, dentro la comunità, il futuro non può
essere che di separazione e di chiusura in tutti sensi. Dall'altro lato i
cittadini "normali" con i loro comportamenti, la politica con le sue scelte, i
media con l'immagine che formano sono qualcosa che ci può lasciare indifferenti,
chiusi nel nostro ghetto, oppure questo ci riguarda direttamente?
La chiusura da parte della società italiana si concentra e si esprime in due
stereotipi: da una parte c'è lo stereotipo di origine romantica legato all'idea
di libertà, alla musica, al ballo e alle zingare bellissime e letali come la
Carmen di Merimée o la Zamfira di Puskin. Dall'altra parte c'è lo stereotipo
negativo, ultimamente sfruttato con irresponsabilità e cattiveria, quello dello
zingaro mendicante e ladro, che vive nell'immondizia, ladro di bambini e
fannullone. Questo è uno stereotipo antico che ci è costato migliaia di morti
nelle persecuzioni in tutta Europa e nei campi di concentramento tedeschi e
italiani.
E' ovvio che l'identità culturale di un popolo così complesso come quello Rom e
Sinto non corrisponde a nessuno di questi due stereotipi, ma tuttavia entrambi
contengono elementi di verità. E' vero che una componente della nostra cultura è
legata al senso del muoversi pacificamente in un mondo considerato senza
confini, legata a una libertà, non effettiva ma del tutto soggettiva, come un
piccolo riflesso dentro un essere umano che ha bisogno di poco, forse un po' di
musica per sentirsi felice e libero dentro, come dire: posso essere povero,
disprezzato, potete guardarmi con diffidenza e odio, ma la mia anima non la
potete avere, appartiene a me. E non si può neanche negare che le condizioni di
vita precarie e la ghettizzazione forzata in moderni campi di concentramento
producono fenomeni di microcriminalità, così come nomadismo e forme di
sopravvivenza legate al "mangel" (la questua) sono tra loro legate. Ma non ci si
può soffermare solo su questo.
Tuttavia entrambi gli stereotipi producono un medesimo effetto: rendono il Rom
"lo zingaro", "l'uomo nero" che provoca inquietudine e paura per il suo modo di
vita.
Questo non è solo il portato di campagne all'insegna di una insicurezza
costruita gridando a un lupo senza denti, ma è il riflesso della paura di una
società che scarica sul più debole il proprio malessere, che non affronta un
disagio sociale e morale profondo, grande responsabilità del quale tocca a una
politica che rinuncia al compito di educazione civile per seguire gli istinti
peggiori in un perverso circuito vizioso: la politica, con il coro
condiscendente dei media, alimenta la paura dei cittadini che premiano con il
voto questa politica.
Questa nuova Italia, l'Italia della violenza contro gli ultimi, del pregiudizio
elevato a verità (gli zingari rubano i bambini), della criminalizzazione della
povertà, della giustizia fai da te dovrebbe invece far riflettere questa stessa
politica e i suoi corifei mediatici sul lungo decorso della malattia della
nostra società e sulle preoccupanti prospettive del suo futuro. Non si può non
legare i Maso, le Eriche e gli Omar, che uccidono i genitori per denaro, ai
ragazzini che violentano e uccidono una coetanea, al branco che uccide un
diverso da loro a Verona, al bullismo nelle scuole, alla violenza praticata
nelle famiglie.
L'angoscia di fronte a questo scenario e al clima che riporta all'ancora recente
passato della nascita, della vita e della morte apparente dei regimi fascista e
nazista è dovuta anche al silenzio di chi sottovaluta questi processi e rinuncia
a una battaglia prima di tutto culturale contro il luogo comune, lo stereotipo,
la criminalizzazione generalizzata. Pesa soprattutto vedere il volto vile di un
paese malato. Coloro che aizzano i cani, lanciano molotov e sassi, percorrono in
ronde minacciose le città, i sindaci che annunciano nei cartelloni luminosi dei
loro borghi che "i clandestini possono stuprare i tuoi figli" sono il volto
vigliacco di chi non è capace di guardare al male che porta dentro di sé.
In questa situazione tante e complesse sono le domande che ci si pongono.
Come è possibile superare i reciproci recinti: quello della paura dei Rom nei
confronti di una società che li criminalizza e li ghettizza senza riconoscere
loro il diritto all'autorganizzazione, a rappresentare direttamente i propri
interessi; e il recinto costruito dalla società italiana che li rifiuta e li
accetta solo come icona di uno stereotipo irreale. E poi come è cambiata e come
cambia la cultura Rom in Italia rispetto agli altri paese Europei. Cos'è adesso
nel mondo globalizzato. La televisione per esempio, non lascia indifferenti le
comunità e soprattutto i giovani. Quanti ragazzini sono vestiti "all'americana"
seguono wrestling, Dragonballs, Amici di Maria De Filippi e quante ragazzine
sognano di diventare veline.
Allora viene da pensare ai bambini e alle bambine che si possono incontrare nei
campi regolari e irregolari di questo Paese e all'allegria che si legge nei loro
occhi, ai loro destini stroncati e alla ricchezza sprecata per inseguire lo
stereotipo negativo dello zingaro sporco e ladro che porta voti ala destra. Come
possono riuscire a fare quello che i loro genitori non sono stati in grado di
fare: non delegare a nessuno il proprio destino, ma esprimere l'orgoglio di sé,
della propria storia, della propria cultura nella capacità di organizzarsi, di
pretendere il diritto a rappresentare se stessi e i propri interessi come tutti
gli altri cittadini.
Contatti: upre.roma@sivola.net
Di Fabrizio (del 21/05/2009 @ 01:35:40, in Italia, visitato 2306 volte)
Ricevo questa segnalazione da Agostino Rota Martir. Se ne
era parlato anche
QUI
Da
PisaNotizie.it
Iniziati i "rimpatri volontari e assistiti" per i Rom rumeni. Per
chi rimane, ruspe e sgomberi. I primi commenti delle forze politiche
Quaranta persone riaccompagnate in Romania, 21.500 euro di "contributo
umanitario" erogato alle famiglie tornate al loro paese (da 500 a 1.500 euro per
ciascuna, a seconda della consistenza del nucleo), 6.000 euro di "spese
organizzative", due campi smantellati. Sono questi i numeri dell'operazione di
"rimpatrio volontario e assistito", predisposto dal Comune di Pisa e dalla
Società della Salute per i Rom rumeni.
Le cifre sono state presentate in una conferenza stampa, alla quale hanno
partecipato il Sindaco Filippeschi, la neo-assessora alle politiche sociali
Paola Ciccone e i tecnici della USL che hanno diretto le operazioni. Partiti
con un pullman della Croce Rossa, i Rom sono arrivati a destinazione nel
pomeriggio di ieri, attraversando la Slovenia e l'Ungheria. Nell'organizzazione
del viaggio sono stati coinvolti anche il Consolato romeno di Milano (che ha
fornito i documenti necessari al rimpatrio), la Prefettura, i diversi corpi di
polizia (Carabinieri, Vigili Urbani e Questura), nonchè l'Interpol per
coordinare l'attraversamento delle diverse frontiere.
Un'operazione che il Sindaco non esita a definire "positiva ed efficace". "E' un
provvedimento che alleggerisce una presenza ormai divenuta sproporzionata
nella nostra città", spiega il primo cittadino. Per Paola Ciccone, assessore
alle politiche sociali, quella del rimpatrio è "un'operazione che coniuga gli
inderogabili impegni di solidarietà e tolleranza con gli altrettanto
fondamentali principi di legalità, di sostenibilità, di concertazione
istituzionale". "Noi", spiega ancora l'assessore, "non accettiamo la filosofia
del farsi la baracca o dell'accamparsi in modo abusivo. E i
problemi della povertà non possono gravare su un unico Comune: per questo,
abbiamo richiesto l'aiuto della Regione, che deve farsi carico di una più equa
distribuzione dei problemi sul territorio".
Le ruspe nei campi
Intanto, in due campi - a Cisanello e sull'Aurelia - sono arrivate le ruspe del
Comune, che hanno distrutto le baracche e i ripari delle famiglie rimaste a
Pisa. "A coloro che restano garantiremo assistenza umanitaria", dice Giuseppe
Cecchi, direttore della Società della Salute. "Tuttavia - aggiunge - c'è una
differenza tra i Rom inseriti nel progetto Città Sottili, e quelli che ne
sono esclusi. Per i primi abbiamo un impegno straordinario per l'inserimento
abitativo. Per i secondi non è possibile un intervento del genere: le risorse
sono limitate, e i servizi sociali non sono un'agenzia immobiliare. Chi non
riesce a trovare casa deve andarsene".
Mentre si svolge la conferenza stampa, i Rom del Campo dell'Aurelia arrivano
alla Società della Salute, portando con loro i pochi effetti personali sottratti
alle ruspe. Uno ad uno, i capifamiglia si recano dagli assistenti sociali: i
quali, come ci spiega Giuseppe Cecchi, "sono stati mobilitati in modo
straordinario per l'emergenza di oggi".
I servizi offrono un piccolo contributo per l'acquisto dei pannolini per
bambini, e dei buoni-spesa per mangiare. "Ma nessuno sa dirci dove dormiamo
stasera", protesta un giovane Rom "e ci sentiamo presi in giro: abbiamo bisogno
di buoni-tetto, non di buoni-pasto". I Rom si ingegnano a trovare soluzioni, e
c'è chi ha individuato qualche terreno dove portare tende e materassi. "Gli
assistenti sociali", dicono due capifamiglia, "rispondono che occupare i terreni
è illegale: ma noi da qualche parte dovremo pur dormire". I volontari di Africa
Insieme portano cibo, bevande, generi di conforto.
Nel tardo pomeriggio l'assessore Ciccone arriva in Via Saragat e incontra
direttamente le famiglie Rom. Viene "concessa" una piccola "tregua", per la
notte verrà concesso alle famiglie di dormire nel parcheggio della Società della
Salute. Ma, dal giorno dopo (cioè da oggi) dovranno andarsene.
Dopo i rimpatri
L'alternativa posta dal Comune ai Rom è dunque questa: o tornare in Romania,
accettando il "contributo umanitario", o comunque andarsene da Pisa per cercare
fortuna altrove in Italia.
"In questo modo non si risolve nulla", ci dicono gli stessi capifamiglia Rom, "perchè
noi non ce ne andiamo: qui lavoriamo e almeno guadagniamo qualcosa per vivere.
In Romania il lavoro non c'è, nelle altre città italiane dovremmo ricominciare
tutto da capo". Secondo i diretti interessati, insomma, il Comune non riuscirà
ad allontanare davvero gli insediamenti e persino i "rimpatriati" - a loro
parere - sono destinati a ritornare presto in Italia. Del resto, le normative
europee prevedono, per i cittadini comunitari, la libertà di circolazione e di
soggiorno in tutti i paesi UE. Nulla, dunque, impedirebbe a una famiglia di
rientrare in Italia.
"E' vero, in teoria potrebbero tornare", riconosce l'assessore Ciccone, "ma noi
abbiamo stipulato un patto d'onore con i capifamiglia. Era necessario per
impedire il proliferare dei campi abusivi. Ed è stato, da parte nostra, un segno
di rispetto e di riconoscimento nei confronti dei Rom".
Sergio Bontempelli
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