L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.
Di Fabrizio (del 06/02/2014 @ 09:09:07, in casa, visitato 1720 volte)
Campo delle Tagliate
La NAZIONE - Lucca - Vicenda alloggi, ecco come la pensano i diretti
interessati
Lucca, 4 febbraio 2014 - Per chi ancora si immagina rom e sinti come
amanti della vita itinerante, tutti stretti intorno al fuoco, sempre pronti a
trasferirsi in altre città con la propria roulotte, deve ricredersi.
Loro le case le vogliono eccome, la stanzialità gli è entrata sottopelle al
punto che il campo di via delle Tagliate, che dovrebbe essere di passaggio, per
alcuni è dimora fissa da due-cinque anche dieci anni e oltre. Lasciamo che nel
dibattito di questi giorni sul progetto del Comune di costruire le casette di
legno in via delle Tagliate - anzi no - di ristrutturare 7 appartamenti in via
Brunero Paoli, entrino anche i diretti interessati: rom e sinti che occupano le
due ale del campo nomadi con una convivenza spesso non facile. Ma uniti da un
punto fermo: le case si devono fare, anche per chi - più di uno - ci confessa
candidamente di essere stato sfrattato dalle case popolari di S.Anna perché da
tempo non pagava l'affitto.
"Certo, vogliamo una casa - dice Adrian - . Io in Romania vivevo in una casa,
ora da 5 anni sono qui con due figli e nipoti, arrangiato in una roulotte, con
93 euro di bolletta Geal e 100 di luce. Neanche i cani vivono così, in mezzo
alle pozzanghere e al freddo. Non ci hanno dato nemmeno le bombole per
riscaldarsi, soltanto gli estintori, uno per piazzola". Gli chiediamo se lavora
e annuisce. Gli chiediamo perché ha una bella Audi berlina parcheggiata accanto
alla sua roulotte. "Una macchina come un'altra. In Romania costano meno…". Molti
ci vengono incontro per dirci che si arrabattano con alcuni lavoretti (commercio
auto, trasporti, vendita ferro) e che a volte non riscuotono perché il ‘capo'
gli contesta il lavoro, che devono pagare l'acqua maggiorata per via del nuovo
impianto ("ma il contatore mica ce lo portiamo via?"), che non rubano anche se
"le mele marce sono ovunque", che ci sono bimbi piccoli nati prematuri che non
possono vivere così, e che la scalata alle graduatorie delle case popolari dà
qualche buona speranza. Molti sono iscritti da tempo.
"Io ho 8 punti - ci dice una giovane mamma rom - dovrei essere vicina
alla casa, ma mi hanno detto che forse scenderò, non so perché. E'
un'altalena continua, non c'è da capirci niente". Alcuni ragazzi sinti, uno dei
quali con orgoglio ci dice che è "contrattualizzato" e lavora 14 ore al giorno,
ci indicano le pozzanghere tra le roulotte. "Quattro mesi fa hanno fatto tanti
lavori: tubature nuove agli impianti, ghiaino e piazzale ‘nuovo'. Adesso siamo
di nuovo punto e a capo". Scuote la testa Nico, 55 anni, sposato, separato e poi
riaccompagnato con una ragazza. Una presenza storica la sua: è qui da 12 anni,
con un intermezzo di vita in un alloggio popolare della periferia. Ma l'affitto
era troppo salato.
Di Fabrizio (del 07/02/2014 @ 09:00:13, in Italia, visitato 1760 volte)
Prefazione di PIERO LEODI
Le fotografie della fiaccolata sono di CLAUDIO FRATI
Dall'introduzione
Seconda edizione, dunque, dopo oltre vent'anni. Un documento storico, con foto e
testi che altrimenti sarebbero andati perduti.
A parte questo, un pezzo importante - secondo me - per alcune ragioni:
restituisce un'immagine niente affatto stereotipata di una
delle comunità più discusse e meno conosciute in Italia;
la raccolta a caldo delle loro impressioni. Magari in
maniera sgrammaticata (allora erano un gruppo poco scolarizzato
e le interviste fecero parte del programma di alfabetizzazione,
ma anche di quella di una sorta di "educazione civica"),
comunque convinta e partecipe per un evento che era stato voluto
e organizzato da loro stessi.
Avranno loro il tempo di formulare, di rivedere quei pensieri, noi potremo
essere d'accordo o meno, ma se si vuole uscire dai recinti della scarsa
conoscenza e degli stereotipi, è necessario ascoltarli in prima persona.
Infine, il valore del documento è dato dall'evento stesso: forse la prima
manifestazione di Rom in Italia: il tentativo di uscire tanto dall'isolamento
che dalla rassegnazione.
Si trattava, oggi i termini non sono molto cambiati, di chiedere migliori
condizioni di vita, di essere riconosciuti come persone non più "nomadi", ma
cittadini con diritti e doveri.
Questo veniva richiesto attraverso il riconoscimento a vivere in un "campo
nomadi", che fosse civile ed attrezzato.
Interessanti anche le reazioni della stampa di allora, molti snobbarono
l'evento, altri lo raccontarono in toni - tutto sommato - più generosi di quelli
a cui gli anni seguenti ci avrebbero abituato.
Vent'anni dopo, quando la situazione "campo sosta" ha mostrato tutti i suoi
limiti, chiudo con una ricostruzione della storia di questo campo, dall'inizio
alla probabile fine. Si tratterà di un punto di vista parziale e localizzato,
nonostante ciò la riflessione riguarderà anche considerazioni più generali.
PS: lo striscione c'è ancora, nell'armadio di casa mia...
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Pubblicato 4 febbraio 2014
Lingua Italiano
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Di Fabrizio (del 08/02/2014 @ 09:08:20, in Europa, visitato 2014 volte)
La popolazione europea e quella Rom - tra le quali non c'è stato un
significativo mescolamento genetico - condividono però un gruppo di geni del
sistema immunitario, assenti in altre etnie, che si sono evoluti in seguito
all'esposizione alle stesse grandi epidemie, in particolare alla Peste Nera (red)
I geni del sistema immunitario di europei e Rom mostrano segni di un'evoluzione
convergente dovuta alla pressione selettiva esercitata dalle grandi epidemie del
Medioevo, e in particolare dalla Peste Nera. A scoprirlo è un gruppo di
ricercatori dell'Universitat Pompeu Fabra a Barcellona, della Radboud University
a Nijmegen, dell'Università "Iuliu Hatieganu" a Cluj-Napoca, in Romania, e del
Dayanand Medical College and Hospital a Ludhiana, in India, che firmano
un
articolo sui "Proceedings of he National Academy of Science".
L'evoluzione dei geni del sistema immunitario sotto la pressione selettiva delle
malattie infettive è un fatto ben noto, ma finora pochi studi hanno analizzato i
meccanismi di questo processo a livello di modificazione del genoma.
Hafid Laayouni e colleghi hanno potuto sfruttare la rara condizione demografica
di due popolazioni con un'ascendenza genetica diversa, europea e Rom, ma che
hanno vissuto nella stessa area geografica senza un significativo mescolamento,
e sono stati esposti a rischi ambientali simili, comprese le infezioni. Studi
linguistici e genetici hanno infatti mostrato che la popolazione rom è
originaria delle regioni settentrionali dell'India, paese che ha lasciato fra il
V e il X secolo, per stabilirsi in Europa nel XI secolo, soprattutto nell'area
dell'attuale Romania.
La popolazione rom ha condiviso per secoli lo stesso ambiente della
popolazione europea rumena, ma geneticamente è più affine a un'etnia che ancora
vive in India, dalla quale si è separata per migrare verso l'Europa, in più
ondate, fra il X e il XII secolo. (Cortesia H. Laayouni et al./PNAS)
I ricercatori hanno effettuato un confronto incrociato fra i geni immunitari
della popolazione rumena, di quella Rom stabilitasi in Europa e dell'etnia
indiana da cui discendono i Rom (poiché la storia delle grandi epidemie in
Europa e in India è differente).
Per un complesso di ragioni non perfettamente chiarito – la quasi aella
popolazione rumena, di quella Rom stabilitasi in Europa e dell'etnia indiana da
cui discendono i Rom (poiché la storia delle grandi epidemie in Europa e in
India è differente).
Per un complesso di ragioni non perfettamente chiarito – la quasi assenza
nell'ambiente indiano di pulci della specie Xenopsylla cheopis, che vi si
sarebbe diffusa solo dal XVII secolo, le barriere geografiche e le difficoltà di
spostamento su distanze quali quella che separano l'Europa dall'India - la peste
risparmiò il subcontinente indiano, dove si diffuse in misura limitata e con una
mortalità non superiore al 5 per cento.
Analizzando il genoma di soggetti dei tre gruppi etnici per saggiare ben 196.524
varianti genetiche (polimorfismi a singolo nucleotide, o SNP), i ricercatori
hanno identificato sul cromosoma 4 un cluster di geni che codifica per recettori
immunitari, e che è presente nelle popolazione rumena e in quella rom, ma non in
quella dell'India settentrionale.
Attraverso una serie di esami i ricercatori hanno poi confermato che questo
gruppo di geni è coinvolto nella risposta immunitaria degli europei al bacillo
Yersinia pestis, l'agente eziologico della peste, e a Y. pseudotuberculosis, un
suo stretto parente.
Grazie a questi risultati la ricerca fornisce una prospettiva unica sugli
effetti dell'evoluzione sul sistema immunitario sotto pressione dalle infezioni.
Milano e Roma, ma anche città piccole come Pisa: le amministrazioni comunali
tornano a sgomberare i campi rom. Come se non fosse cambiato nulla in questi
anni
Violano i diritti umani e alimentano l'emarginazione dei rom e dei sinti.
Costano cifre astronomiche (pagate dai contribuenti) e non producono risultati
apprezzabili. Sono vietati dalle norme internazionali sul diritto all'alloggio,
e di recente sono stati "messi al bando" anche dall'Unione Europea. Le nuove
politiche del governo italiano, sintetizzate nella "Strategia Nazionale di
Inclusione delle popolazioni rom", suggeriscono di evitarli, e propongono strade
alternative.
Insomma, gli sgomberi dei campi rom sono - per usare un eufemismo - "vivamente
sconsigliati". E per la verità sembravano anche passati di moda, dopo l'uscita
di scena dei loro principali sostenitori nei "palazzi che contano": Gianni
Alemanno al Campidoglio, Letizia Moratti a Palazzo Marino e Roberto Maroni al
Viminale. E invece, da qualche settimana la moda sembra tornata. In grande
stile.
Roma e il "metodo del rigore"
Le ultime notizie vengono dalla Capitale. Mercoledì scorso, alle prime luci
dell'alba, è iniziato lo sgombero forzato nel campo di Via Belmonte Castello,
alla periferia est della città: 20 famiglie rom, tra cui 40 bambini tra 0 e 12
anni, sono state allontanate con la forza dall'area. Secondo la
denuncia di
Associazione 21 Luglio e Popica Onlus, l'intervento rappresenta "una grave
violazione dei diritti umani".
"L'azione", spiegano le due associazioni, "non è stata accompagnata da una
genuina consultazione con gli interessati né dalla valutazione di adeguate
alternative allo sgombero. Non si è proceduto a dare un preavviso congruo e
ragionevole alle persone coinvolte. A causa dello sgombero, inoltre, i bambini
interrompono il loro percorso scolastico e le famiglie rom vengono rese ancora
più vulnerabili".
A dir la verità, la Giunta Marino non è nuova a queste imprese. Già nel
Settembre scorso il Campidoglio aveva fatto eseguire quello che era stato
definito "il primo sgombero della nuova amministrazione": 35 nuclei familiari
erano stati allontanati dal campo di Via Salviati. Da allora si sono registrati
diversi sgomberi, nei campi di Colle Oppio, Casal Bertone, Cesarina...
A sentire il primo cittadino, la sequenza di azioni "muscolari" si deve al
nuovissimo metodo partorito dalla sua Giunta: il "metodo del rigore". "Non
possiamo tollerare situazioni di insediamenti abusivi", ha spiegato lo stesso
Marino il 24 Gennaio scorso, durante una trasmissione radiofonica, "nei prossimi
mesi useremo un metodo di rigore. Useremo tutti gli strumenti legittimi per
allontanare i rom".
Cosa ci sia di nuovo, nel "metodo del rigore", rimane un mistero: il "pugno di
ferro" contro i rom era una vera e propria mania di Gianni Alemanno, il
predecessore di Ignazio Marino. E difatti l'Associazione 21 Luglio non esita a
parlare di vera e propria "continuità" con la passata amministrazione.
Sgomberi a Milano
Anche a Milano gli sgomberi non sembrano passati di moda. La scorsa settimana,
tra Martedì e Mercoledì, un'azione congiunta delle forze dell'ordine -
Carabinieri, Polizia e vigili urbani - ha definitivamente chiuso il campo di Via
Selvanesco. L'area era già stata sgomberata nel Novembre scorso, il Comune aveva
chiuso tutti gli accessi ma due gruppi di rom (una quarantina tra romeni e
bosniaci) continuavano a dormire di nascosto al campo. Tra l'altro il terreno
era di proprietà degli stessi rom: lo sgombero non era stato motivato
dall'occupazione "abusiva" dello spazio, ma da ragioni igienico-sanitarie e
dalla presenza di manufatti (baracche, roulotte ecc.) in violazione delle norme
urbanistiche.
Nel capoluogo lombardo, peraltro, la Giunta Pisapia non ha mai smesso di
sgomberare. Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e Coesione Sociale,
va
dicendo da tempo che le cose sono cambiate rispetto all'era Moratti, che - certo
- gli sgomberi ci sono, ma che il Comune garantisce ai rom delle soluzioni
alternative dignitose. Le associazioni, però, sono di tutt'altro avviso. E negli
ultimi mesi hanno lanciato accuse pesantissime contro l'operato di Palazzo
Marino.
Alla fine di Novembre, ad esempio, la chiusura del campo di Via Montefeltro ha
suscitato le
proteste del Naga, storica associazione milanese, e anche
quelle
dell'European Roma Rights Center (Errc), una Ong internazionale con sede a
Budapest. "Si è proceduto ad uno sgombero di più di 700 persone", accusava il
Naga, "sapendo già che gran parte di queste non potranno accedere ad alcun
alloggio: i posti messi a disposizione dall'amministrazione comunale sono
infatti appena 200".
Grandi e piccole città: il caso di Pisa
Gli sgomberi non avvengono solo nelle grandi città: per restare ai fatti della
scorsa settimana, c'è da segnalare anche l'ordinanza emanata dal Sindaco di Pisa
Marco Filippeschi. Negli anni passati, gli sgomberi erano una prassi quotidiana
all'ombra della Torre Pendente: ma da qualche tempo le ambizioni "muscolari"
della Giunta targata Pd si erano un po' ridimensionate.
Nei giorni scorsi, il primo cittadino è tornato all'attacco, e stavolta ha preso
di mira il campo di Coltano. Si tratta, per la verità, dell'unico insediamento
autorizzato della città, che in tempi recenti era stato trasformato in un
"villaggio": al posto delle baracche e delle roulotte, il Comune aveva fatto
costruire delle "casette", in modo da rendere più dignitoso lo spazio. Come
spesso accade in questi casi, non tutti i rom erano stati autorizzati a entrare
nella nuova area attrezzata, e alcune famiglie si erano sistemate nei terreni
circostanti: così, accanto al "villaggio" era sorto il "campo", ovviamente non
autorizzato.
Da tempo si discuteva di una possibile soluzione per tutte le famiglie, e dunque
dell'inserimento abitativo dei nuclei confinati nel "campo". Ma la Giunta
comunale ha scelto la strada consueta: quella dell'allontanamento forzato.
"Quattro nuclei verranno sgomberati",
accusano Africa Insieme e Rebeldia, due
sigle da sempre impegnate a fianco dei rom, "ma solo a due di questi è stata
proposta una dignitosa soluzione abitativa. Le altre famiglie - nelle quali vi
sono anche bambini - dovranno allontanarsi".
Peraltro, le associazioni accusano il Comune di non aver voluto trovare
soluzioni: "La Regione Toscana", dicono, "ha creato tavoli di lavoro con gli
enti locali per scongiurare gli sgomberi forzati. Vi sono fondi europei
stanziati per progetti validi e innovativi, e già alcune città toscane hanno
avuto accesso a questi fondi. Il Comune di Pisa non ha presentato alcun progetto
ed è oggi il fanalino di coda delle politiche sociali sui rom, sia a livello
regionale che nazionale".
Il gioco dell'oca
Sono passati due anni da quando il Governo italiano ha varato la "Strategia
Nazionale di Inclusione", che chiedeva di superare il binomio segregazione nei
campi / allontanamenti forzati, e che sembrava aprire una nuova stagione nelle
politiche in materia di rom e sinti. Eppure, a vederla "dal basso" - da quel che
accade nelle grandi e piccole città, nei territori, nelle amministrazioni locali
- sembra davvero di essere tornati al punto di partenza. Come in un assurdo
gioco dell'oca.
PESCARA. E' un pescarese di origine rom la nuova promessa della Formula Renault.
Loris Boggi Spinelli, campione del mondo di karting nel 2011, vuole ripercorrere
le orme di Trulli e Liuzzi ed entrare nel circo internazionale della Formula 1.
Le qualità di guida sembrano esserci tutte, ma per coronare il sogno occorre il
sostegno economico di qualche sponsor. Intanto disputerà questo campionato
europeo di Formula Renault nella quale i piloti possono imparare i segreti prima
di passare a formule superiori, come la Formula 3, la GP2 e la Formula 1.
Classe 1995 nativo di Atri e residente a Città Sant'Angelo, ha iniziato a
praticare attività sportiva ad appena quattro anni, quando il padre Adriano lo
ha portato per la prima volta in un circuito a Moscufo e, quando si è trattato
di scegliere tra auto e moto, Loris non ha avuto dubbi preferendo le quattro
ruote.
A 10 anni subito i primi risultati con il prestigioso successo nel campionato
italiano a squadre di minikart categoria 60, sulla pista della Val Vibrata. E
poi, uno dietro l'altro, altri importanti traguardi come la vittoria al torneo
di Primavera sul circuito di Desenzano del Garda e il quinto posto al campionato
internazionale WSK del 2009.
"La soddisfazione più bella", racconta Loris, maggiorenne da poco più di un
mese, "me la sono presa nel 2011 quando ho vinto il mondiale a Sarno davanti al
danese Sorensen. L'anno prima, per colpa di un contatto nella gara decisiva, non
ero andato al di là del sesto posto ma fortunatamente mi sono preso la
rivincita. Nel 2012 sono passato alla categoria 125 e ho ottenuto due podi nelle
gare di campionato italiano Csai.
L'anno scorso, invece, ho avuto l'occasione di partecipare ad una gara di
Formula Abarth dove mi sono piazzato terzo. Adesso c'è questa nuova opportunità
della Formula Renault con il team Jenzer che spero di sfruttare al meglio per
crescere".
Coraggio e freddezza sono le sue migliori qualità di guida, mentre come stile al
volante ricorda più Liuzzi che Trulli. "Purtroppo per emergere non basta la
bravura ma ci vuole anche fortuna", conclude Loris Boggi Spinelli, cugino del
campione di mini moto Nicholas Spinelli. "I primi test a Valencia sono andati
bene e spero di essere pronto per la prima prova stagionale che ci sarà a Monza
a metà aprile"
Lo Spirito nomade: viaggio nella religiosità dei rom e dei sinti
Con Giorgio Bezzecchi, Graziano Halilovic, Daniele Degli Innocenti, Lucia La
Santina e Viola Della Santa Casa
Ancora uno sguardo di Uomini e Profeti fissato su ciò che è minoritario,
laterale, recessivo nella scala di valori della cultura ufficiale e dei grandi
dibattiti. Nella puntata di oggi ci incamminiamo lungo le strade percorse dallo
Spirito nomade, per entrare nella religiosità che abita i margini, quelli lungo
i quali si spostano e si soffermano le carovane dei rom e dei sinti. Una
religiosità permeabile che accoglie ciò che incontra e lo assorbe, facendone una
devozione semplice e forte, che non ha nulla di esotico, proprio come i campi
nomadi in cui viene vissuta, o per dirla in modo più politicamente corretto, le
microaree. Le microaree come quella dei sinti evangelici del quartiere di San
Basilio, nella periferia di Roma, dove abbiamo incontrato il pastore evangelico
Daniele Degli Innocenti, Lucia La Santina e Viola Della Santa Casa, che parlano
con discrezione e consapevolezza della loro fede, del loro risveglio, della loro
chiesa costruita con le proprie mani, nella quale ci siamo seduti a parlare,
mentre i rumori del vicino raccordo anulare e un pauroso nubifragio rendeva la
periferia romana ancora più livida.
Con gli ospiti in studio, Giorgio Bezzecchi, Graziano Halilovic rom khorakhanè,
ovvero musulmano, arricchiremo di ulteriori tessere il mosaico di
un'appartenenza religiosa mutevole come le terre che attraversa.
Suggerimenti di lettura
L. Narciso, La maschera e il pregiudizio. Storia degli zingari, Melusina 1996
L. Piasere, Un mondo di mondi. Antropologia delle culture rom, L'Ancora del
Mediterraneo 1999
L. Piasere, Italia Romanì, vol I, II, III, Cisu edizioni, 1996, 1999, 2002
A. Luciani, Un popolo senza territorio e senza nazionalismi: gli zingari
dell'Europa orientale, in A. Roccucci, Chiese e culture nell'Est europeo, Ed.
Paoline 2007, pp.275-326
Stojka Ceija, Forse sogno di vivere. Una bambina rom a Bergen-Belsen, Giuntina
2007
Parole Cvava sero po tute
i kerava jek sano ot mori
i taha jek jak kon kasta vasu ti baro nebo
avi ker kon ovla so mutavia kon ovla ovla kon ascovi
me gava palan ladi
me gava palan bura ot croiuti
Poserò la testa sulla tua spalla
e farò
un sogno di mare
e domani un fuoco di legna
perché l'aria azzurra
diventi casa
chi sarà a raccontare
chi sarà
sarà chi rimane
io seguirò questo migrare
seguirò
questa corrente di ali Versi in lingua romanés tratti da Khorakhanè, di Fabrizio De André e Giorgio
Bezzecchi
Musica Minor swing- Django Reinhardt (1910-1953), chitarrista di origine sinti,
ideatore e maggiore esponente storico del Jazz Manouche (Dal cd Retrospective et.
SAGA/038 164-2)
Ecco fatto. C'è stato persino
un
sondaggio e il risultato non lasciava dubbi.
Mi fanno ancora male i polpastrelli, ma è stato divertente.
MAHALLA EU è online..
Numero zero per due ragioni:
s'è fatto avanti un finanziatore, appena definiti gli
accordi si inizierà con uscite regolari;
nel frattempo, che parliate inglese o meno, dategli un
occhio e segnalate errori, bug, suggerimenti e tutto quanto
serva per passare dalla VERSIONE BETA ad una definitiva e
perfettamente funzionante.
A quel punto si procederà con un aggiornamento settimanale.
Sappiate che stiamo cercando traduttori dall'italiano all'inglese. Per
chiarimenti e contatti, inviare un'email.
Di Fabrizio (del 13/02/2014 @ 09:05:50, in lavoro, visitato 1976 volte)
08 febbraio 2014 -
La relazione dell'Occhio del Riciclone da il punto sulla situazione dei rom
nelle città italiane, in merito alle attività lavorative collegate al settore:
"Occorre combinare opportunità di formazione e di reddito, creando centri di
riuso e riparazione, aree di libero scambio e sportelli municipali"
ROMA - Il rapporto nazionale sul riutilizzo 2013, presentato dalla rete
nazionale di operatori dell'usato e realizzato dal centro di ricerca economica
e sociale "Occhio del riciclone", con il patrocinio del ministero dell'Ambiente,
fa il punto sulla situazione dei rom, nelle città italiane, in merito alle
pratiche e attività lavorative collegate al settore. "Siamo di fronte ad un vero
e proprio know-how", racconta Gianfranco Bongiovanni, responsabile sociale del
lavoro per l'organizzazione "Occhio del riciclone"- "si deve trovare il modo per
formalizzare soluzioni concrete, combinando opportunità di formazione e di
reddito, basterebbe seguire alcuni semplici passi, creare centri di riuso e
riparazione per la raccolta e selezione dei beni usati, istituire aree di libero
scambio, aprire sportelli municipali per le fasce deboli, far emergere le
microimprese e costituire cooperative sociali".
Come ha fatto il comune di Torino, "che dal 2010 ha creato un'area di libero
scambio dove si ritrovano Rom, comunità straniere, ex-operai, cassaintegrati.
Sono due le zone in questione e una di queste è all'interno dello storico
mercato del Balan, nel quartiere Borgo Dora, ed è un'area gestita
dall'associazione omonima (Balan), l'altra in piazza della Repubblica, ed è
l'associazione Bazar project che se ne occupa".
Riguardo a questa tematica, negli ultimi anni, "Roma ha fatto invece passi
indietro nell'opportunità di includere le economie informali, all'interno di una
gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti e nell'inclusione sociale di queste
attività". "Il comparto dell'usato è un ammortizzatore sociale naturale, poiché
chi ha mancanza di capitali la prima cosa che fa è vendere ciò che possiede
oppure gli oggetti non utilizzati della propria rete di conoscenze, questi beni
costituiscono una risorsa economica per il sostentamento del proprio nucleo
familiare", dice Bongiovanni. Con il tempo, questi mercati, dove lavoravano i
Rom, sono stati chiusi, creando così fenomeni di caporalato e taglieggiamento a
operatori Rom, spingendoli tra l'altro a portare le loro mercanzie in aree non
autorizzate, quindi esponendoli ancora di più al rischio di infrazioni e di
ritiro della merce".
Realizzare un area legale di libero scambio in territorio romano potrebbe essere
una maniera interessante per consentire una formalizzazione graduale di questo
tipo di attività. "Nel rapporto sul riutilizzo 2013 ci sono delle indicazioni
che possono aiutare gli amministratori locali a intraprendere dei percorsi per
l'istituzione locale alla creazione di questi spazi anche con una certa celerità
perché le esigenze dovute anche alla crisi economico-sociale sono sempre più
pressanti", racconta Dongiovanni. "Intorno al riutilizzo stanno nascendo realtà
interessanti come quelle della riconversione di spazi lavorativi, come le ex
officine per la manutenzione dei treni di Roma o l'ex Maflow di Milano. Sono
tante le persone che insieme ai figli, attraverso l'attività di rivendita
dell'usato, riescono a mandare avanti la famiglia, come persone che volevano
intraprendere una loro attività, ma che non sono riuscite a emergere a causa
delle difficoltà della normativa attuale". "Senza dubbio, conclude Bongiovanni,
il problema è la mancanza di spazi autorizzati dove commercializzare beni usati,
al fine di poter rendere questa attività un vero e proprio progetto di vita".
Di Fabrizio (del 14/02/2014 @ 09:07:59, in media, visitato 1455 volte)
Posted on Feb 6, 2014
Questa è la posizione di Valery Novoselsky, direttore esecutivo di uno
dei più grandi network dedicato a pubblicare informazioni sulle questioni rom.
Le notizie pubblicate non sono solo per un pubblico rom, ma anche per i non-Rom,
soprattutto quanti sostengono le comunità romanì e che lavorano per e con loro.
C'è dibattito sulle questioni rom?
Sì, in modo regolare, ma non intensivo, sui link relativi a Roma Buzz
Monitor, che è una parte del Roma Virtual Network. Da aprile 2010 una volta alla
settimana io o qualcuno degli abbonati ai canali del Roma Virtual Network
poniamo domande su questioni riguardanti la situazione attuale dei Rom. Prima
del giugno scorso erano postate su
http://debatewise.org ma da
allora appaiono regolarmente su
http://romadebates.wordpress.com
e una dozzina di liste di Roma Virtual Network e gruppi rom su Facebook. I
dibattiti si svolgono soprattutto su Facebook, in alcuni casi sono davvero
"caldi", soprattutto riguardo le deportazioni dei Rom da Francia, Italia e
Germania. Controllo comunque che non diventino offensivi o provocatori.
Ci sono stati alcuni cambiamenti a seguito di questi dibattiti?
Ha detto la parola esatta: "alcuni". Sì, ci sono cambiamenti, quando la gente
nel corso della discussione diventa più istruita. Più fatti e mente più aperta
modificano il punto di vista di gente dal carattere molto radicale. Così si
rendono conto che dovrebbero conoscere i fatti e individuare i veri co-pensatori
prima di lanciare campagne sociali.
Quanto sono importanti le informazioni sulle questioni rom?
Per i Rom sono sicuramente importanti sotto tutti gli aspetti. Non soltanto
musica o aiuto sociale, anche possibilità di iscrizione ai programmi MA e PhD, o
sul supporto logistico alle imprese, sulla Roma Police Union, ecc. Tutte queste
notizie sono importanti anche per i non-rom, che hanno un buon rapporto con i
Rom, quanti lavorano con loro nei medesimi progetti, o semplicemente chi è
preoccupato per il benessere e la tolleranza della società civile. Informazioni
attentamente selezionate e moderate su varie questioni rom sono postate su
diversi nodi elettronici del Roma Virtual Network dal luglio 1999, aiutano
tuttora migliaia di persone nell'apprendere sulle questioni rom, sulle
opportunità offerte ai Rom e agli eventi legati alla storia, alla cultura e al
miglioramento della situazione dei Rom in tutto il globo.
Qual è il tuo gruppo-target? Come arrivano le informazioni alle
comunità rom? E, viceversa - alle istituzioni e ai decisori politici?
In breve: a Rom e pro-Rom. Indipendentemente dalla collocazione geografica o
anagrafica. A quanti sono interessati alla politica, alla letteratura, alla
difesa dei diritti umani, alla lingua, alla storia, alla prevenzione dei crimini
di odio razziale, al business e ai progetti educativi. Molti Rom già accedono a
Internet e Roma Virtual
Network è già presente in diversi social network. Non soltanto su Yahoo e nelle
sue mailing list, dove conta oltre 11.000 abbonati (singoli o associazioni). Ci
sono anche 7.000 contatti su Facebook e 1.300 connessioni dirette su Linkedin. E
un account su Twitter aggiornato regolarmente.
In termini tecnici anche le istituzioni e i decisori politici sono collegate a Roma
Virtual Network. C'è il principio di uguaglianza nella raccolta delle
informazioni pubblicate dalle varie fonti informative. Io col comitato di
redazione del RVN rispettiamo quel principio. Facciamo del nostro meglio per far
circolare le informazioni più accurate sugli eventi e le notizie relative alle
comunità rom, a livello locale, nazionale e internazionale. L'accuratezza è più
importante della velocità e spesso lo è anche del diritto d'informazione.
Ci sforziamo di essere onesti e di mentalità aperta, di riflettere tutte le
dichiarazioni significative di opinioni differenti, esplorando la gamma e il
conflitto delle opinioni. Forniamo anche ugualmente notizie e opinioni dalle
diverse sezioni delle comunità rom. RVN è aperto alle critiche costruttive e ai
contributi che possano portare a un migliore servizio per Rom e non-Rom, a chi
vuole imparare di più sulle questioni rom e contribuire al processo
dell'emancipazione e dell'integrazione romanì nel mondo contemporaneo.
Di Fabrizio (del 15/02/2014 @ 09:05:07, in Italia, visitato 1834 volte)
PREMESSA NECESSARIA: Di fondi, progetti e politiche rivolte a Rom e Sinti ne sento
parlare almeno da 20 anni. Il mese scorso stavo rileggendo la "Strategia
nazionale di inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti", elaborata
dall'allora governo Monti a inizio giugno 2011. Date le esperienze precedenti,
non mi aspetto dopo tre anni che vi siano dei risultati, ma ritengo che sia un
periodo sufficiente per un bilancio.
Ovviamente da parte di molti dei soggetti coinvolti ci
sono le consuete lamentele sull'applicazione del piano, così ho
voluto chiedere loro un breve parere (10-20 righe) su quale
fosse lo "stato dell'arte" rispetto ai TAVOLI DI CONSULTAZIONE
municipali (vedi
GIUGNO SCORSO), di cui si parla nella strategia. Ho lasciato
loro un tempo ragionevole per rispondermi. Il risultato è qui
sotto.
Il mio blog (volente o nolente) viene considerato una
fonte attendibile. Quasi quotidianamente corrispondo con
attivisti o espertoni, che magari mi fanno i complimenti, o più
semplicemente cercano informazioni. Quindi, mi ero rivolto a
loro. Il desolante risultato che leggerete mi da l'impressione
che nei 15 anni in cui mi occupo di questo tipo di informazione,
non sia cambiato molto a livello di pressapochismo e chiusura
nel proprio microcosmo. Comunque, sono molto occupati dalle loro
strategie... o da se stessi.
Ovviamente, scarsa fiducia su dove possano portare
simili tavoli: le amministrazioni hanno le loro colpe, ma
chi è seduto dall'altra parte non è migliore.
Scusate lo sfogo.
RISULTATI
- da Bologna, Dimitri Argiropoulos - In Emilia -
Romagna non esiste un coordinamento ufficializzato relativo alle questione della
Legge Regionale 47/88 sul nomadismo Hanno istituito un tavolo per il
"monitoraggio" della Strategia nazionale (nota bene ho messo fra virgolette il
termine monitoraggio. In questo coordinamento trovano spazio le coop sociali di
Gaggè che gestiscono i campi "nomadi" con un certo "successo" di bilancio... e
ritrovo anche l'Opera Nomadi... particolarmente impegnata da questa parti a fare
la conta dei rubinetti rotti nei campi. (NOTA: Mi ha pure inviato 5
allegati, con l'aggiunta di usarli con "prudenza" in quanto "ufficiali")
- da Roma - prima risposta: "Qui a Roma non è mai
esistito alcun Tavolo rom." Chiesto qualcosa di più articolato, non
pervenuto
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