Rom-Anzi Sergio Bontempelli, 6 febbraio 2014 su
corriere delle migrazioni
Milano e Roma, ma anche città piccole come Pisa: le amministrazioni comunali
tornano a sgomberare i campi rom. Come se non fosse cambiato nulla in questi
anni
Violano i diritti umani e alimentano l'emarginazione dei rom e dei sinti.
Costano cifre astronomiche (pagate dai contribuenti) e non producono risultati
apprezzabili. Sono vietati dalle norme internazionali sul diritto all'alloggio,
e di recente sono stati "messi al bando" anche dall'Unione Europea. Le nuove
politiche del governo italiano, sintetizzate nella "Strategia Nazionale di
Inclusione delle popolazioni rom", suggeriscono di evitarli, e propongono strade
alternative.
Insomma, gli sgomberi dei campi rom sono - per usare un eufemismo - "vivamente
sconsigliati". E per la verità sembravano anche passati di moda, dopo l'uscita
di scena dei loro principali sostenitori nei "palazzi che contano": Gianni
Alemanno al Campidoglio, Letizia Moratti a Palazzo Marino e Roberto Maroni al
Viminale. E invece, da qualche settimana la moda sembra tornata. In grande
stile.
Roma e il "metodo del rigore"
Le ultime notizie vengono dalla Capitale. Mercoledì scorso, alle prime luci
dell'alba, è iniziato lo sgombero forzato nel campo di Via Belmonte Castello,
alla periferia est della città: 20 famiglie rom, tra cui 40 bambini tra 0 e 12
anni, sono state allontanate con la forza dall'area. Secondo la
denuncia di
Associazione 21 Luglio e Popica Onlus, l'intervento rappresenta "una grave
violazione dei diritti umani".
"L'azione", spiegano le due associazioni, "non è stata accompagnata da una
genuina consultazione con gli interessati né dalla valutazione di adeguate
alternative allo sgombero. Non si è proceduto a dare un preavviso congruo e
ragionevole alle persone coinvolte. A causa dello sgombero, inoltre, i bambini
interrompono il loro percorso scolastico e le famiglie rom vengono rese ancora
più vulnerabili".
A dir la verità, la Giunta Marino non è nuova a queste imprese. Già nel
Settembre scorso il Campidoglio aveva fatto eseguire quello che era stato
definito "il primo sgombero della nuova amministrazione": 35 nuclei familiari
erano stati allontanati dal campo di Via Salviati. Da allora si sono registrati
diversi sgomberi, nei campi di Colle Oppio, Casal Bertone, Cesarina...
A sentire il primo cittadino, la sequenza di azioni "muscolari" si deve al
nuovissimo metodo partorito dalla sua Giunta: il "metodo del rigore". "Non
possiamo tollerare situazioni di insediamenti abusivi", ha spiegato lo stesso
Marino il 24 Gennaio scorso, durante una trasmissione radiofonica, "nei prossimi
mesi useremo un metodo di rigore. Useremo tutti gli strumenti legittimi per
allontanare i rom".
Cosa ci sia di nuovo, nel "metodo del rigore", rimane un mistero: il "pugno di
ferro" contro i rom era una vera e propria mania di Gianni Alemanno, il
predecessore di Ignazio Marino. E difatti l'Associazione 21 Luglio non esita a
parlare di vera e propria "continuità" con la passata amministrazione.
Sgomberi a Milano
Anche a Milano gli sgomberi non sembrano passati di moda. La scorsa settimana,
tra Martedì e Mercoledì, un'azione congiunta delle forze dell'ordine -
Carabinieri, Polizia e vigili urbani - ha definitivamente chiuso il campo di Via
Selvanesco. L'area era già stata sgomberata nel Novembre scorso, il Comune aveva
chiuso tutti gli accessi ma due gruppi di rom (una quarantina tra romeni e
bosniaci) continuavano a dormire di nascosto al campo. Tra l'altro il terreno
era di proprietà degli stessi rom: lo sgombero non era stato motivato
dall'occupazione "abusiva" dello spazio, ma da ragioni igienico-sanitarie e
dalla presenza di manufatti (baracche, roulotte ecc.) in violazione delle norme
urbanistiche.
Nel capoluogo lombardo, peraltro, la Giunta Pisapia non ha mai smesso di
sgomberare. Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e Coesione Sociale,
va
dicendo da tempo che le cose sono cambiate rispetto all'era Moratti, che - certo
- gli sgomberi ci sono, ma che il Comune garantisce ai rom delle soluzioni
alternative dignitose. Le associazioni, però, sono di tutt'altro avviso. E negli
ultimi mesi hanno lanciato accuse pesantissime contro l'operato di Palazzo
Marino.
Alla fine di Novembre, ad esempio, la chiusura del campo di Via Montefeltro ha
suscitato le
proteste del Naga, storica associazione milanese, e anche
quelle
dell'European Roma Rights Center (Errc), una Ong internazionale con sede a
Budapest. "Si è proceduto ad uno sgombero di più di 700 persone", accusava il
Naga, "sapendo già che gran parte di queste non potranno accedere ad alcun
alloggio: i posti messi a disposizione dall'amministrazione comunale sono
infatti appena 200".
Grandi e piccole città: il caso di Pisa
Gli sgomberi non avvengono solo nelle grandi città: per restare ai fatti della
scorsa settimana, c'è da segnalare anche l'ordinanza emanata dal Sindaco di Pisa
Marco Filippeschi. Negli anni passati, gli sgomberi erano una prassi quotidiana
all'ombra della Torre Pendente: ma da qualche tempo le ambizioni "muscolari"
della Giunta targata Pd si erano un po' ridimensionate.
Nei giorni scorsi, il primo cittadino è tornato all'attacco, e stavolta ha preso
di mira il campo di Coltano. Si tratta, per la verità, dell'unico insediamento
autorizzato della città, che in tempi recenti era stato trasformato in un
"villaggio": al posto delle baracche e delle roulotte, il Comune aveva fatto
costruire delle "casette", in modo da rendere più dignitoso lo spazio. Come
spesso accade in questi casi, non tutti i rom erano stati autorizzati a entrare
nella nuova area attrezzata, e alcune famiglie si erano sistemate nei terreni
circostanti: così, accanto al "villaggio" era sorto il "campo", ovviamente non
autorizzato.
Da tempo si discuteva di una possibile soluzione per tutte le famiglie, e dunque
dell'inserimento abitativo dei nuclei confinati nel "campo". Ma la Giunta
comunale ha scelto la strada consueta: quella dell'allontanamento forzato.
"Quattro nuclei verranno sgomberati",
accusano Africa Insieme e Rebeldia, due
sigle da sempre impegnate a fianco dei rom, "ma solo a due di questi è stata
proposta una dignitosa soluzione abitativa. Le altre famiglie - nelle quali vi
sono anche bambini - dovranno allontanarsi".
Peraltro, le associazioni accusano il Comune di non aver voluto trovare
soluzioni: "La Regione Toscana", dicono, "ha creato tavoli di lavoro con gli
enti locali per scongiurare gli sgomberi forzati. Vi sono fondi europei
stanziati per progetti validi e innovativi, e già alcune città toscane hanno
avuto accesso a questi fondi. Il Comune di Pisa non ha presentato alcun progetto
ed è oggi il fanalino di coda delle politiche sociali sui rom, sia a livello
regionale che nazionale".
Il gioco dell'oca
Sono passati due anni da quando il Governo italiano ha varato la "Strategia
Nazionale di Inclusione", che chiedeva di superare il binomio segregazione nei
campi / allontanamenti forzati, e che sembrava aprire una nuova stagione nelle
politiche in materia di rom e sinti. Eppure, a vederla "dal basso" - da quel che
accade nelle grandi e piccole città, nei territori, nelle amministrazioni locali
- sembra davvero di essere tornati al punto di partenza. Come in un assurdo
gioco dell'oca.