Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.
E' notizia di questi giorni che la Corte Suprema della Cassazione
ha sancito
definitivamente la fine del periodo di "emergenza nomadi" che ha generato le
schedature (anche dei minori), la costruzione di campi
rom, gli sgomberi forzati
ecc.
Abbiamo intervistato Emil Costache, romeno di origine rom che vive in uno dei
campi della Capitale, per comprendere quali sono le conseguenze concrete di
questa sentenza e approfondire la conoscenza della vita nei campi rom.
Emil, mediatore culturale ed educatore, potrebbe essere definito un "nomade"
soltanto perché per diversi anni ha girato l'Europa in cerca di lavoro, prima di
stabilirsi in Italia, 13 anni fa. In Romania e in altri Paesi dove è vissuto
precedentemente, faceva una vita da stanziale, aveva un lavoro e una casa.
Intervista di Simona Hristian
Cosa significa concretamente questa sentenza per i rom? Quale cambiamento
porterà, secondo te?
Dichiarare lo stato d'emergenza in un Paese europeo nel XXI secolo dove vivono
150mila rom (dei quali più della metà lavora, abita in case e non fa parte di
alcun programma di assistenza sociale) non ha portato nessun cambiamento né ai
rom, né alle istituzioni e neanche agli Italiani. E' stata solamente una manovra
politica che non ha fatto né bene, né male. Così come questa sentenza non
porterà dei cambiamenti. Si continuerà a vivere da esclusi. Un decreto di
emergenza viene emesso solo in caso di calamità naturale, di una malattia
contagiosa ecc. invece l'emergenza rom esiste da mille anni e durerà per ancora
molto tempo.
Tu vivi in un campo rom a Roma mentre i tuoi fratelli che abitano a Bologna,
vivono in una casa. Come spieghi questa differenza tra le varie zone d'Italia?
A Roma, come in altre grandi città italiane, la politica che riguarda i rom è
fondata sulla premessa che i rom siano nomadi, ma la realtà è diversa. Sia prima
di arrivare in Italia che dopo aver avuto l'opportunità di uscire dal campo, i
rom vivono da stanziali. A Roma ci sono famiglie che hanno affittato delle case,
ma per poter fare questa scelta devi avere lavoro. Inoltre, devi rinunciare alla
tua appartenenza e presentarti come romeno per non avere dei problemi. Devi
rinunciare ad ascoltare la musica rom, di indossare i vestiti tradizionali e
molte volte non basta. Ad esempio, anni fa quando avevo uno stipendio, ho
trovato un appartamento, ma i vicini si sono opposti quando hanno saputo le
nostre origini e siamo dovuti ritornare al campo. Invece, i miei fratelli vivono
a Bologna, lavorano come autisti e abitano in appartamenti. Il Comune li ha
sostenuti per un periodo per poter pagare l'affitto e poi sono stati messi in
condizione di poter provvedere da soli. Nelle città più piccole, i comuni
investono sull'inserimento dei rom nel tessuto sociale, mentre nelle grandi
città, i fondi vengono dati alle associazioni che gestiscono i campi rom.
Inoltre, i miei fratelli non hanno avuto problemi per trovare lavoro, nonostante
la loro origine, perché a Bologna guardano soltanto la motivazione per il
lavoro.
Come si vive in un campo rom? Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli
problematici?
Nel campo dove vivo manca l'acqua potabile da circa un anno, nonostante sia un
campo autorizzato per il quale il Comune di Roma paga un affitto. Per il mio
camper si spendono circa 1900 € e ogni mese io pago 50€ per l'elettricità al
gestore che dovrebbe mettere a disposizione tutto il necessario. Succede invece
che i ritardi nel pagamento da parte del Comune o altri problemi si ripercuotono
sulle condizioni di vita degli abitanti del campo, di cui la maggioranza sono
bambini. Con questi soldi si potrebbero pagare tre affitti: uno per la famiglia
rom e due per le famiglie italiane. Sarebbe anche un modo di integrarsi, di
socializzare con la popolazione italiana mentre adesso viviamo in un ghetto,
isolati dal resto della società. Però non tutti i campi sono situati in zone
marginali, così come la gestione è diversa da un campo all'altro. Alcuni gestori
responsabilizzano i rom ospitati, coinvolgendoli nella gestione, ma esistono
anche campi dove l'organizzazione e le condizioni non permettono l'autonomia e
la responsabilizzazione dei rom. Per esempio, non possiamo portare personalmente
i nostri figli a scuola. L'accompagnamento dei bambini a scuola con il bus
toglie l'opportunità ai genitori di svolgere il loro ruolo e di relazionarsi con
la scuola, con gli insegnanti, dato che sono gli operatori del campo a farlo al
loro posto. Nei piccoli paesi e nelle cittadine dove i rom sono inseriti nel
tessuto sociale, la situazione è diversa. Sono i genitori a curarsi degli
aspetti pratici, burocratici ecc.
Tu li chiami ghetti ma la maggioranza delle persone pensa che siano luoghi
adatti al modo di vivere rom.
Nel campo dove vivo non si può entrare senza una liberatoria del Comune di Roma
e non c'è neanche la possibilità di ricevere visite (neanche i famigliari),
mentre in alcuni campi ci sono degli orari quando è possibile ricevere ospiti.
C'è un controllo all'ingresso del campo, dove l'ospite si presenta nell'orario
di visita e chi lo ospita deve venire a firmare per conferma. La maggior parte
dei rom vorrebbe uscire dal campo, ma ci sono anche dei rom a cui conviene
vivere lì. Purtroppo per lasciare il campo devi avere un lavoro che ti permetta
di pagare l'affitto.
Nell'immaginario collettivo, i rom stanno in questi campi sporchi che non
puliscono, non lavorano, vanno a chiedere elemosina o a rubare. Come si svolge
la tua giornata tipo?
Nei campi vivono tutti i tipi di persone, ci sono anche quelli che rubano o che
non lavorano, ma la maggioranza dei rom lavora, svolgono soprattutto l'attività
di raccolta del ferro vecchio. Ultimamente, è nato un problema burocratico
dovuto al fatto che una direttiva europea impedisce la raccolta di ferro senza
il permesso della Regione e senza avere una cooperativa. La licenza per la
raccolta del ferro viene data soltanto a 20 persone all'anno. Io mi alzo alle 6
o alle 7, in base alla giornata e al programma che ho. Lavoro anche nel fine
settimana perché il lavoro precario di mediatore non mi permette di mantenere la
famiglia e, per arrotondare, lavoro come giardiniere.
Molti pensano che i rom non vogliono mandare i figli a scuola. Tu lavori nel
progetto di scolarizzazione, qual è la tua opinione?
Il progetto è iniziato 25 anni fa e pochissimi ragazzi arrivano a fare le
superiori, al massimo le scuole professionali. Come si fa a continuare un
progetto quando i risultati sono questi?
Secondo te, a cosa è dovuto questo fallimento?
Il progetto è sbagliato. Ci sono gli operatori che fanno tutto, negando così la
genitorialità. Le responsabilità sono attribuibili alle istituzioni che hanno
sempre fatto dei progetti senza considerare i bisogni e le esigenze dei rom. Non
c'è una progettazione a lungo termine. Non si considera la possibilità di
formare i rom in modo di trovare un lavoro che gli permetta di lasciare il
campo. Basterebbe aiutarli a trovare un lavoro perché dopo penserebbero da soli
a trovare casa e a gestirsi da soli. Poi c'è il fatto che i bambini non hanno la
possibilità di inserirsi a scuola, arrivando sempre in ritardo e uscendo prima,
non hanno modo di socializzare con i compagni. Dopo la scuola stanno insieme
agli altri rom, non possono uscire o giocare insieme ai loro compagni di scuola
perché i campi sono lontani dai centri abitati. Non possono neanche fare i
compiti con gli altri bambini del campo perché non si possono riunire in una
roulotte dove vivono 8-10 persone. Ci sono tante difficoltà. Quindi sono visti
come diversi, sono messi in fondo alla classe e abbandonati a loro stessi. Molti
non sanno né leggere né scrivere; arrivano alle medie senza conoscere neanche le
tabelline. I compagni quindi li emarginano e li temono. Alla fine rinunciano,
finite le medie. Si disperdono perché non si sentono appoggiati e rinunciano.
Inoltre, le donne si sposano presto.
Perché le donne si sposano presto?
Ti faccio l'esempio della mia famiglia: mia figlia grande - che è cresciuta in
Romania e Francia - si è sposata tardi, invece la piccola - che è cresciuta nel
campo - è scappata a 15 anni con un ragazzo, nonostante fosse brava a scuola e
conoscesse tante lingue. Nel campo si subisce l'influenza della tradizione.
Quale sarebbe la soluzione?
Da una parte la cultura, l'educazione e dall'altra uscire dal campo, trovando la
casa e il lavoro. Altre soluzioni non esistono. Con l'aiuto delle associazioni
italiane e rom, prima o poi troveremo le soluzioni.
In futuro dove ti vedi?
In una casa, facendo una vita normale. Non rimarrò nel campo. Probabilmente
tornerò in Romania, ma anche se rimarrò qui, starò in una casa e avrò un lavoro.
Politics.hu- Orban guarda ai Rom come una "risorsa nascosta" per
l'economia ungherese - by MTI (Magyar Tàvirati Iroda)
Martedì il primo ministro ha detto che il governo considera i Rom d'Ungheria
una "risorsa nascosta" e non un problema.
Mentre la maggioranza dei partiti vede i Rom come fossero un problema, il
governo vede la comunità come "un'opportunità", un potenziale inesplorato per
l'economia del paese, ha detto Viktor Orban alla sessione del Consiglio degli
Affari Rom a Budapest.
"Per cui, per noi non è soltanto una questione di diritti umani, come i Rom
vivano in Ungheria, ma anche una sfida economica e sociale," ha detto.
Ha aggiunto che non devono considerarsi secondari né gli aspetti dei diritti
umani, né quelli sociali o economici.
Orban ha definito molto importanti le opportunità d'impiego per i Rom,
notando che lo schema di avviamento lavorativo del governo è più uno strumento
che una meta. Parlando nel contesto del quadro strategico per i Rom europei,
Orban ha notato che l'Ungheria si è impegnata a sollevare mezzo milione di
persone dalla povertà e ha anche sottolineato l'accordo quadro siglato tra il
governo e l'Auto-Governo Rom Nazionale (ORO), per creare 100.000 posti di lavoro
per i Rom entro il 2015.
Ha detto che istruzione per i Rom, e permettere loro di preservare la propria
cultura è ugualmente importante.
Ha sottolineato: "E' nostro desiderio, scopo e programma assicurare che i Rom
di Ungheria possano trovare il loro posto nel futuro dell'Ungheria."
Rivolgendosi agli intervenuti,il ministro alle risorse umane, Zoltan Balog,
ha notato che l'Ungheria ha incluso nella strategia rom la sicurezza pubblica e
la cultura come aree ulteriori, accanto all'impiego, all'istruzione,
all'assistenza sanitaria e all'alloggio. Tra i risultati raggiunti sinora, ha
elencato l'impiego dei Rom nell'ambito del regime dei lavori pubblici, nuove
borse di studio, formazione sull'applicazione delle leggi ed eliminazione delle
baraccopoli.
Florian Farkas, capo dell'Auto-Governo Rom Nazionale, ha detto che sinora
54.000 Rom sono stati inclusi nello schema governativo di opere pubbliche.
Alla riunione hanno partecipato i ministri degli interni e dell'economia
nazionale, ed anche il capo ufficio del primo ministro.
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL'EVENTO:
22 MAGGIO ALLE ORE 12.00 A PALAZZO MARINO
SALUTI ISTITUZIONALI, PRESENTAZIONE CAMPAGNA DOSTA! E PROIEZIONE DELLO SPOT:
MODERA DAVID MESSINA. DIRETTORE GENERALE UNAR CONS. MARCO DE GIORGI - COMUNE DI
MILANO ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI E CULTURA DELLA SALUTE PIER FRANCESCO
MAIORINO - ASSESSORE ALLA SICUREZZA E COESIONE SOCIALE, POLIZIA LOCALE,
PROTEZIONE CIVILE, VOLONTARIATO MARCO GRANELLI - PRESIDENTE PROV.LE ACLI MILANO
PAOLO PETRACCA - DIRETTORE CARITAS AMBROSIANA MONS. ROBERTO D'AVANZO -
INTERVENTI PRESIDENTI ASSOCIAZIONI E FEDERAZIONI ROM E SINTI ITALIANE: DAVIDE
CASADIO E DIJANA PAVLOVIC FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME - VOJKAN STOJANOVIC
FEDERAZIONE ROMANI' - RADAMES GABRIELLI ASSOCIAZIONE NEVO DROM - SANTINO
SPINELLI FEDERARTE ROM - OSPITI D'ECCEZIONE MARCO FERRADINI, MASSIMO PRIVIERO E
IL REGISTA DEL FILM "MIRACOLO ALLA SCALA" CLAUDIO BERNIERI.
23 MAGGIO 2013 MATTINA
CAMPAGNA DOSTA! PRESSO OFFICINE CREATIVE ANSALDO.
ORE 10.30 - PRESENTAZIONE CAMPAGNA DOSTA! E PROIEZIONE DELLO
SPOT. APERTURA ISTITUZIONALE EVENTO MODERA DAVID MESSINA:
DIRETTORE GENERALE UNAR CONS. MARCO DE GIORGI - COMUNE DI MILANO
ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI E CULTURA DELLA SALUTE PIER
FRANCESCO MAIORINO - ASSESSORE ALLA SICUREZZA E COESIONE
SOCIALE, POLIZIA LOCALE, PROTEZIONE CIVILE, VOLONTARIATO MARCO
GRANELLI - PRESIDENTE PROV.LE ACLI MILANO PAOLO PETRACCA -
DIRETTORE CARITAS AMBROSIANA MONS. ROBERTO D'AVANZO - INTERVENTI
PRESIDENTI ASSOCIAZIONI E FEDERAZIONI ROM E SINTI ITALIANE:
DAVIDE CASADIO E DIJANA PAVLOVIC FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME
- VOJKAN STOJANOVIC FEDERAZIONE ROMANI' - RADAMES GABRIELLI
ASSOCIAZIONE NEVO DROM - SANTINO SPINELLI FEDERARTE ROM.
- "MIRACOLO ALLA SCALA" CON MUSICHE DEL GRUPPO SINTO "THE
GIPSYES VAGANES" - A SEGUIRE DIBATTITO CON GLI ALUNNI DELLE
SCUOLE E GLI STUDENTI UNIVERSITARI PARTECIPANTI ALLA PRESENZA
DEI SEGUENTI OSPITI PROTAGONISTI DEL FILM: IL REGISTA CLAUDIO
BERNIERI; LA PROTAGONSITA DEL FILM LOREDANA BADEANU; DAVIDE
PARENZO - CONDUTTORE DE "LA ZANZARA" RADIO 24 (da confermare);
ROSSELLA CICERO - DELLA SCUOLA DI DANZA DI FLAMENCO DELLA SCALA
DI MILANO; IL GRUPPO MUSICALE ROM "UNZA".
ORE 13.30 - CHIUSURA EVENTO
23 MAGGIO POMERIGGIO
CAMPAGNA DOSTA! PRESSO OFFICINE CREATIVE ANSALDO.
ORE 16.00 - PRESENTAZIONE CAMPAGNA DOSTA! E PROIEZIONE DELLO
SPOT; INTERVENTI DI SALUTO DEI RAPPRESENTANTI DELLE ASSOCIAZIONI
E FEDERAZIONI ROM E SINTI, MODERA MARCO LIVIA.
ORE 1630 - APERTURA EVENTO MUSICALE A CURA DEL GRUPPO SINTO "THE
GIPSYES VAGANES"
ORE 18.00 - SFILATA DI MODA ROM CON MUSICHE ROMANI' A CURA DI JOVICA JOVIC MAESTRO BAL VAL E LETTURE DI POESIE A CURA DI
DIJANA PAVLOVIC.
ORE ORE 19.00 - APERIROM, APERITIVO A BUFFET CON PRODOTTI
TIPICI DELLE COMUNITA' ROM E SINTI, INTERVENTI MUSICALI A CURA
DI MARCO FERRADINI E MASSIMO PRIVIERO, IL VIOLINISTA EDUARD ION
E JOVICA JOVIC PRESENTAZIONE DEL LIBRO "BUTTATI GIU' ZINGARO" DI
ROGER REPPLINGER CON LA PRESENZA DELL'AUTORE E DEL PUGILE ROM
MICHELE DI ROCCO. IL LIBRO RACCONTA LA STORIA DI JOHANN
TROLLMANN, PUGILE SINTO, CHIAMATO IL PUGILE DANZANTE PER IL SUO
STILE CHE VENNE PRIVATO DAI NAZISTI DEL TITOLO DI CAMPIONE E
UCCISO IN UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO.
Di Fabrizio (del 16/05/2013 @ 09:09:16, in blog, visitato 20546 volte)
Visualizza Europa in una mappa di dimensioni maggiori
Un lavoraccio! Ho risistemato la rete virtuale della Mahalla, così, tanto per
non perdersi... Ho cercato di localizzare le redazioni, i collaboratori e i
lettori che creano i nodi da cui arrivano notizie e comunicazioni.
Davvero tanti, così ho dovuto preparare tre diverse mappe:
Italia,
Europa e
Resto del Mondo. Indicativamente, in blu sono i singoli, in verde le
associazioni, in rosso i centri informativi, ma con qualche sorpresa.
Visualizza Italia in una mappa di dimensioni maggiori
Magari manca ancora qualcosa, oppure ci sono degli errori. Se vi capita,
fatemi sapere
Visualizza Extra Europa in una mappa di dimensioni maggiori
Si è appena conclusa l'adunata festosa degli alpini, e c'è già chi si
preoccupa dell'arrivo, in città, di numerosi zingari sinti nell'ultima settimana
di maggio. a questo proposito ecco quanto scrive il sindaco di Piacenza Paolo
Dosi sul proprio profilo Facebook.
Le leggende metropolitane sono inaffondabili. Da qualche settimana si é
sparsa la voce che, alla fine del mese, Piacenza ospiterà un grande raduno di Sinti. Mi arrivano messaggi del tipo: "Bene gli alpini, ma i sinti...". Oppure:
"Ma dove li metterete i 10.000 zingari del raduno? Li farete arrivare in città?
Rinforzate il servizio di polizia?"
Ho già avuto diverse occasioni per chiarire di che cosa stiamo parlando, ma ci
provo ancora, nella speranza di essere chiaro.
Il raduno é organizzato da una Chiesa Evangelica, una delle tante del
mondo protestante, che da otto anni organizza un incontro di preghiera nella
nostra città.
Come mai nei sette anni precedenti nessuno si é mai accorto di nulla? Perché non
é mai successo niente. Il numero oscilla tra le 400 e le 500 unità, il luogo
dell'incontro é in un parcheggio periferico della zona del Montale. Gli
organizzatori hanno versato, come sempre, una cauzione di 5.000 euro e il comune
non dá nessun contributo. Fintanto che riusciremo a vivere in uno stato di
diritto, proveremo a garantire il libero esercizio di un diritto semplice e
fondamentale: quello di riunirsi.
14 MAGGIO 2013 Nella sua videolettera da Roma il senatore altoatesino Pd-Svp
Francesco Palermo annuncia di voler presentare due disegni di legge. Il
primo per il "riconoscimento di Rom e Sinti come minoranze nazionali", il
secondo per garantire il diritto di voto anche agli studenti universitari fuori
sede all'estero.
Di Fabrizio (del 19/05/2013 @ 09:03:52, in Italia, visitato 1440 volte)
Un
recente fatto di cronaca nella mia città ha rinfocolato una mai sopita
sequela di luoghi comuni. Difficile seguire tutti i rivoli di un dibattito che è
diventato SOCIAL (come si dice adesso), e dove il problema non è tanto la
supposta ignoranza della lingua italiana dei leghisti-razzisti ecc. (che magari, salvo qualche
eccezione, parlano quasi come fosse la madrelingua),
quanto l'uso disinvolto (o ideologico) di concetti attribuiti al vocabolario italiano.
Vediamone alcuni:
CLANDESTINO
A cercare su internet, quasi non si trova più il significato originario della
parola. Letteralmente: "sprovvisto di documenti". Il prefisso "CLAN" aggiunto al
misterioso "DESTINO" evoca comunque, al di là delle interpretazioni di legge,
l'immagine di una banda segreta con oscuri scopi. A partire dall'inizio degli
anni '90, che corrispondono ai primi picchi di emigrazione di massa verso
l'Occidente, le varie leggi europee si conformano sanzionando una condizione
temporanea (la mancanza di documenti) come un reato che può portare ad un
isolamento penale anche di anni. Dato che una gran parte degli immigrati
presente in occidente dalla prima metà degli anni '90, è arrivata come
clandestina e si è poi regolarizzata (senza dare fastidio alcuno), ecco che
per la legge (del contrappasso) un altra buona parte che vive da anni con noi, diventa clandestina in
caso di perdita di lavoro; per non parlare delle cosiddette II generazioni, che
italiane sino a 17 anni e passa, possono diventarlo al compimento dei 18 anni.
CACCIA ALL'IMMIGRATO
Ci fu un sindaco a 3VISO, credo che gli piacesse il soprannome di sceriffo,
che propose di travestire gli immigrati (regolari o meno per lui non faceva
differenza) da leprotti, per sollazzare i cacciatori locali. Non credo che le
leggi nostrane possano permetterlo, ma qualche "pazzo" che prende sul serio le
parole di un sindaco lo si trova sempre. Uno di questi si chiama(va) Carreri e stava a
Firenze. Pazzo, così dicono; ha agito da solo,
anche se era da anni legato a movimenti politici inquietanti. Se un Ghanese,
probabilmente con un concetto personale del termine integrarsi (un concetto,
questi sì, pazzoide), agisce (da solo)
con modalità simili, la responsabilità smette di essere personale, per
trasferirsi in automatico a clandestini o a ghanesi (a scelta).
NON POSSIAMO ACCOGLIERLI TUTTI
Non so quale sia il concetto di ACCOGLIENZA a casa vostra... ma umanamente (da
New York alle comunità beduine) quando si accoglie qualcuno gli si offre
quanto si ha a disposizione, come se fosse un fratello; sarà poi l'ospite a
sdebitarsi e contraccambiare. NOI NON ABBIAMO ACCOLTO NESSUNO (chiedo scusa per
la generalizzazione): abbiamo cercato braccia a basso costo da racchiudere in
baracche, cantine, ghetti, magazzini, quando non erano produttive. E poi abbiamo fatto
dell'accoglienza, della carità, del soccorso, un business per arricchirci
ulteriormente.
PERIFERIE (NON CE LA FACCIAMO +)
Certamente, le contraddizioni sono nelle periferie, perché è lì che si
(con)vive, che si lavora. Insomma, si accumulano i problemi non risolti. E lo
capisco che ad un certo punto le contraddizioni diventino insopportabili. Ma,
proviamo (per chi non ci vive) ad immaginarcela questa periferia, senza alberi,
file di palazzoni identici... Come pretendiamo che possano integrarsi gli altri,
quando siamo noi per primi a non amarle? Al posto di rimpiangere un tempo mai
esistito in cui
le cose andavano tutte bene, non sarebbe il caso di cercare aiuto, solidarietà,
forza, anche dai nuovi arrivati (che siano benvoluti o meno)?
NOI e VOI
Citavo di
recente "... rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando, di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il
pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del paese." e
mi rimangono i dubbi di settimana scorsa: DI CHI è compito? Quella "Repubblica"
fisicamente da chi è composta? Ecco, i dibattiti di questi giorni mi hanno
risollevato il problema anche dal punto di vista linguistico: folle che usano il
NOI di continuo, ma non osano mettersi in gioco, sottintendendo che quel NOI
significa QUALCUNO, BASTA CHE NON SIA IO. Gli altri, i tanto bistrattati altri,
sono quelli che devono darsi fare, attorniati da spettatori che non aspettano
altro che un errore per ripartire con le medesime litanie.
Termino qua questo piccolo dizionario, sperando che qualcuno si diverta a
continuarlo.
WEB, il libertario della rete
Quando il Libertario della Rete sente parlare oggi di leggi che dovrebbero
cercare di regolamentare il web e magari normare la diffusione di materiali
pericolosi attraverso di esso, il Libertario della Rete insorge, subito,
gridando all...
L'infamia perdente della campagna leghista contro la Kyenge
Invano Maroni ha cercato di limitare i danni. I gazebo che nel fine settimana
la Lega dissemina sul territorio lombardo in difesa di un reato di clandestinità
rivelatosi clamorosamente inutile dal punto di vista della dissuasione...
La ribellione ad Auschwitz-Birkenau
Sessantanove anni fa, il 16 maggio 1944, il nuovo Comandante, Josef Kramer, di
Auschwitz II da l'ordine di liquidare il Familienzigeunerlager, il "campo per
famiglie zingare". Il 16 maggio 1944 erano più di 4.500 i sinti e rom ancora
vivi a Birkenau e succede qualcosa di inaspettato: una ribellione...
Django la tua musica vive ancora
Sessant'anni fa, il 16 maggio 1953, moriva Django Reinhardt a Samois-sur-Seine
nel Nord della Francia. La sua musica immortale vive ancora. Ascoltala su U
Velto Radio...
Piacenza, apriamo un dialogo con i sinti
"Carluccioooooo, gli Zingariiiiii!!!" urlava mia madre sporgendosi dal terrazzo
della nostra casa che si affacciava sul torrente Nure. Io stavo nel letto del
torrente insieme ai miei amici dedicato a qualche gioco sulla sabbia o a pescare
con le mani quei pesci che poi gustavamo...
Di Fabrizio (del 21/05/2013 @ 09:00:56, in Kumpanija, visitato 1430 volte)
[..] Ebbene: in tal senso io sono come un negro in una società razzista che
ha voluto gratificarsi di uno spirito tollerante. Sono, cioè, un "tollerato".
La tolleranza, sappilo, è solo e sempre puramente nominale. Non conosco un
solo esempio o caso di tolleranza reale. E questo perché una "tolleranza
reale" sarebbe una contraddizione in termini. Il fatto che si "tolleri" qualcuno
è lo stesso che lo si "condanni". La tolleranza è anzi una forma i condanna più
raffinata. Infatti al "tollerato" - mettiamo al negro che abbiamo preso ad
esempio - si dice i far quello che abbiamo preso ad esempio - si dice i far
quello che vuole, che egli ha il pieno diritto di seguire la propria natura, che
il suo appartenere a una minoranza non significa affatto inferiorità eccetera
eccetera. Ma la sua "diversità" - o meglio la sua "colpa di essere diverso" -
resta identica sia davanti a chi abbia deciso di tollerarla, sia davanti a chi
abbia deciso di condannarla. Nessuna maggioranza potrà mai abolire dalla propria
coscienza il sentimento della "diversità" elle minoranze. L'avrà sempre,
eternamente, fatalmente presente. Quindi - certo - il negro potrà essere negro,
cioè potrà vivere liberamente la propria diversità, anche fuori - certo - dal
"ghetto" fisico, materiale che, in tempi di repressione, gli era stato
assegnato.
Tuttavia la figura mentale del ghetto sopravvive invincibile. Il negro sarà
libero, potrà vivere nominalmente senza ostacoli la sua diversità eccetera
eccetera, ma egli resterà sempre dentro un"ghetto mentale", e guai se uscirà a
lì.
Egli può uscire a lì solo a patto i adottare l'angolo visuale e la mentalità
di chi vive fuori dal ghetto, cioè della maggioranza.
Nessun suo sentimento, nessun suo gesto, nessuna sua parola può essere
"tinta" dall'esperienza particolare che viene vissuta a chi è
rinchiuso idealmente entro i limiti assegnati a una minoranza (il ghetto
mentale). Egli deve rinnegare tutto se stesso, e fingere che alle sue spalle
l'esperienza sia un'esperienza normale, cioè maggioritaria.
[...]
Perché non parlo di fascisti. Parlo di "illuminati", di "progressisti". Parlo
di persone "tolleranti". Dunque, ecco provato quanto ti dicevo: fin che il
"diverso" vive la sua "diversità" in silenzio, chiuso nel ghetto mentale che gli
viene assegnato, tutto va bene: e tutti si sentono gratificati della tolleranza
che gli concedono. Ma se appena egli dice una parola sulla propria esperienza di
"diverso", oppure, semplicemente, osa pronunciare delle parole "tinte" dal
sentimento della sua esperienza di "diverso", si scatena il linciaggio, come nei
più tenebrosi tempi clerico-fascisti. Lo scherno più volgare, il lazzo più
goliardico, l'incomprensione più feroce lo gettano nella degradazione e nella
vergogna.
[...]
Pier Paolo Pasolini: GENNARIELLO in Lettere Luterane -
L'Unità Einaudi (pagg. 23-26)
Di Fabrizio (del 22/05/2013 @ 09:03:29, in Italia, visitato 1490 volte)
19 maggio 2013 |
di Clelia Bartoli
Sono un vero egoista, né buono, né tantomeno buonista,
e direi anche un po' qualunquista,
E per questo vi avviso: per carità, abroghiamo il reato di clandestinità,
lo voglio cancellare perché intasa i tribunali e non fa perseguire i veri
criminali.
Poiché il gratuito patrocinio costa assai alla collettività
e preferisco che le mie tasse paghino a mio figlio la borsa di studio
all'università.
Sono un vero egoista, né buono, né tantomeno buonista,
Sono pure impaurito, a tratti perfino atterrito.
E proprio per questo non voglio aree ghetto, campi rom, una degradata periferia,
perché l'emarginazione alimenta disperazione, devianza e anarchia.
In virtù del mio egoismo voglio città includenti, direi addirittura accoglienti,
dove l'angoscia è sopita, la rabbia gestita,
dove a fregarmi ci pensi se viviamo a fianco, se sediamo allo stesso banco.
Sono un vero egoista, né buono, né tantomeno buonista,
e lo dico con orgoglio che penso al mio portafoglio.
Per tale motivo vi dico: non siate contrari, regolarizziamo tanti
extra-comunitari.
Se del lavoro nero c'è l'emersione, riuscirò a finanziare la mia pensione.
E poi vi faccio presente che questi CIE costano assai e servono a niente.
Soggiorni in custodia a spese del contribuente, la gente marcisce e le procedure
son lente.
Sono un vero egoista, né buono, né tantomeno buonista,
la crisi mi ha avvilito e ho bisogno che qualcun altro muova un dito.
Ho pensato che si potrebbe dare ai figli di immigrati la cittadinanza,
che cos'è questa disuguaglianza?
Sono giovani e in forze, il paese è allo stallo. Che "nuovi italiani" si mettano
in ballo.
Sono stanco, sfibrato, frustrato voglio passare il testimone ad altre persone,
e non me ne frega se loro nonno era di Marrakesh o di Pordenone.
Sono un vero egoista, né buono, né tantomeno buonista,
bado molto al mio orto, ma non ho lo sguardo corto.
Non voglio più che arrivino straccioni e barconi,
date fondi veri alla cooperazione, ma soprattutto basta far confusione nei paesi
di emigrazione.
Dove ci sono i conflitti non vendete armamenti, non fatte patti con despoti
presidenti,
non inquinate i fiumi e i mari dei pescatori e smettete di rubare le terre agli
agricoltori,
perché ve lo dovete aspettare che qualche giorno verranno da queste parti ad
elemosinare.
E, poi, se nei paesi "in via di sviluppo" ci sarà libertà e prosperità
avrò un bel posto dove emigrare se le cose qui si mettono male.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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