Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
oltre il pregiudizio CAMPAGNA CONTRO IL RAZZISMO
La Camera del Lavoro di Milano e Opera Nomadi presentano
PORRAJMOS lettura spettacolo voci da uno sterminio dimenticato Rom e Sinti nell'Europa della 2° guerra mondiale
Con Dijana Pavlovic' e Claudio V. Migliavacca
MUSICHE ESEGUITE DAL VIVO DA RAHPSODIJA TRIO Muarizio Deho', violino Luigi Maione, chitarra Giampietro Marrazza, fisarmonica
Con la partecipazione di Giorgio Bezzecchi, Naum Jovanovic e Daniela Di Rocco
Un progetto di MaurizioPagani
Elaborazione video Itsos “Albe Steiner” sezione cine tv: Simone Ferrari, Luca Lossani, Desiré Ieva
Luci e tecnica – Lele Cascione
Testi & Regia: Dijana Pavlovic' – Claudio V. Migliavacca
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OPERA NOMADI SEZIONE DI MILANO ONLUS
Ente Morale DPR n. 347 del 26.3.1970
Via Archimede n. 13 20129 Milano C.F. 97056140151
Tel 0284891841 - 3393684212
INVITO
In occasione della Giornata della Memoria 2006, l’Opera Nomadi è lieta di invitarla ad assistere alla lettura spettacolo “Porrajmos, voci di uno sterminio dimenticato”
MARTEDI’ 24 GENNAIO 2006 ORE 21,00
c/o Camera del Lavoro di Milano – Sala Di Vittorio
Corso di P.ta Vittoria 43
Porrajmos: distruzione, divoramento. Analogamente al termine ebraico ha – shoah, con questa denominazione convenzionale in romanès si dà un nome ai tragici eventi che portarono all’annientamento nei lager nazisti e nei territori occupati, complici i regimi fascisti, di centinaia di migliaia di Rom.
Ebrei, Rom e Sinti, sarebbero infatti divenuti nel breve volgere di pochi anni, dal ’37 al ’45, vittime di un evento prevedibile e inimmaginabile che sconvolse la Mitteleuropa, ma che affondava le proprie radici in una storia secolare di violenze e persecuzioni.
Storia e memoria. Il popolo dei Rom rimuove il ricordo della sventura, così come le immagini e le cose possedute in vita dai mulè, i morti. Nella lingua parlata, ancora prettamente orale, non esistono i verbi “leggere” e “scrivere” e le tradizioni, le esperienze, si tramandano di generazione in generazione in una dimensione senza tempo.
In Italia, l’assenza di un’esplicita legislazione razziale relativa ai Rom e la scarsità di testimonianze dirette, ha a lungo condizionato il lavoro degli storici, rinviando a tempi più recenti la condanna delle gravi responsabilità della dittatura fascista artefice dell’internamento e della deportazione verso i campi di sterminio di migliaia di Rom e Sinti e dell’appoggio agli efferati crimini contro l’umanità degli Ustasha croati di Ante Pavelic.
In Europa, e in particolare in Germania, la documentazione reperita, precedente in qualche caso al ’42 (decreto di Himmler di internamento nel campo di sterminio ad Aushwitz di tutti gli zingari e poi, quella del 2 Agosto del ’44 che sancisce la liquidazione del campo per famiglie di Auschwitz Birkenau Blocco B3), rendeva intanto nota la volontà di sterminio dei Romà da parte del nazifascismo.
Un popolo destinato a scomparire in quanto tale, come gli ebrei, e non per i presunti comportamenti asociali di cui sarebbe stato portatore.
Il Vicepresidente: Maurizio Pagani
Il Segretario Nazionale: Giorgio Bezzecchi
E' stato da poco pubblicato un interessante libro scritto dai Sinti Emiliani: Vladimiro Torre, Walter Relandini, Gelsomino Casalgrande, Catia Truzzi, Maurizio Esposti, Margherita De Bar, Alberto Truzzi, Sabrina Torre, Mara Bellinati, Floriano Debar. Il libro è curato da Paola Trevisan ed edito dal CISU nella collana romanes, diretta da Leonardo Piasere. Sicuramente molti di voi conoscono uno degli autori, il Presidente dell'Associazione Them Romano di Reggio Emilia, Vladimiro Torre. E' stato Vladimiro l'ideatore e il motore di questa importante iniziativa editoriale. Inviatiamo tutti ad acquistare il libro e a diffondere uno dei pochissimi testi dove i Sinti si raccontano. Segnaliamo all'interno dei vari racconti le testimonianze sull'internamento nei campi di concentramento italiani che possono essere utilizzate in questi giorni di manifestazioni per Il Giorno della Memoria. Naturalmente pensiamo di presentarlo nei prossimi mesi a Mantova e nelle altre realtà locali dove lavoriamo.
Gli Autori di questo libro appartengono a una delle comunità di Sinti Italiani che da diversi secoli vive nel Nord ed in parte del centro Italia. Essi appartengono a quella rete di famiglie che fra gli anni ‘50 e ‘60 si fermarono in alcune zone dell’Emilia, soprattutto nelle province di Reggio Emilia, Modena e Bologna. Narrare dall’interno di queste reti familiari non è la stessa cosa che narrare da individuo singolo, che deve concentrarsi solo su se stesso e, nello stesso tempo, significa anche confrontarsi più o meno indirettamente con i gagi, ovvero gli appartenenti alla società maggioritaria (in senso numerico). Poiché a Reggio Emilia sono stati i Sinti più impegnati nell’associazionismo a voler fare questo libro, è interessante chiedersi a che pubblico si rivolgano nel raccontare le vicende della propria vita. Gli Autori si rivolgono contemporaneamente ai sinti e ai gagi, in un continuo intreccio di prospettive che non smette mai di rimarcare quello che è il proprio punto di vista sul mondo. Infatti, se i criteri che rendono vero e dicibile un racconto orale rimangono invariati nella fase della trascrizione/scrittura/riscrittura, gli Autori sono consapevoli delle diverse modalità con cui ci si può presentare all’esterno, ai gagi. Va evidenziato che nessuno parla del proprio gruppo come marginale, in crisi, o in via di modernizzazione/trasformazione, e anche quando i sinti raccontano di violenze e soprusi subiti lo fanno mettendo in risalto l’assurdo modo di agire e di pensare dei gagi, più che il fatto di percepirsi come vittime. I sinti più anziani raccontano anche le vicissitudini subite durante la Seconda Guerra mondiale e il regime fascista, che li internò in un campo di prigionia sull’Appennino modenese, e i loro ricordi hanno trovato riscontro nell’archivio comunale di Prignano sulla Secchia (MO). Rendere fruibili al pubblico le loro storie significa anche riflettere sulle fonti orali e sulla loro relazione con la storia, quella scritta dagli appartenenti alla società maggioritaria (in senso numerico).
La curatrice Paola Trevisan, è stata assegnista di ricerca e professoressa a contratto di Antropologia Culturale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Firenze. E’ dottoranda presso il Dipartimento di Storia, Geografia e Arte dell’Università di Castellón de la Plana (Spagna). Per contatti diretti: trevimonti@tin.it
Riferimenti CISU
Nella Mahalla amiamo le favole (ve l'ho gia detto, vero?) Milano - Camera del Lavoro - ore 20.20. Son terminate le ultime prove, ho raggiunto la compagnia che tra un po' andrà in scena. Sedute due file di spettatori, Rom rumeni e Khorakhané, qualche Rom Abruzzese. La sala vuota sembra enorme. Aspetto fuori, per vedere chi arriva. Fa veramente freddo, il pubblico arriva alla spicciolata e di fretta. Pochi, mi sembrano sempre pochi. Poi, torno in sala ed è strapiena! Sono arrivati in tanti dai campi, sono arrivati anche i milanesi e mi gusto la scena della sala traboccante di gente. Non vi racconterò la trama, da quel momento è stato come una specie di sogno.In questo sogno, un bambino brutto e con gli occhi storti, vissuto + di 60 anni fa, che forse si chiamava Mile. Mile non lo sapeva, ma la sua strada era anche quella percorsa da un certo Hitler. Nessuno dei due sapeva dell'esistenza dell'altro, ma la storia intanto macinava le persone. E' per questo che Mile portava un nastro giallo al braccio, che non doveva mai togliere. Neanche Barbara sapeva di Mile, mentre era a Lety, ma suo padre aveva fiutato l'aria e aveva venduto il carro per comprarsi una casa. Non era servito. La storia non la inganni. E il sogno prosegue. La Storia, quella con la S maiuscola, lasciava Barbara e Mile al margine, in Europa il progresso era nelle macchine, nella produzione di massa e quell'odore di fumo e benzina sembrava vincente, perché plasmava la storia. Ma allora il progresso parlava la lingua di Lombroso, di Interlandi, di Himmler. La tecnologia si era nutrita del loro razzismo, assieme definivano ciò che era "moderno". Non solo in Germania e Italia, ma anche in Francia, in Romania, in Boemia, in tutta la moderna Europa. Il progresso regalava a Barbara delle baracche ordinate, e i servizi e la scritta "Il lavoro rende liberi". Anche lei era una zingara nuova, come era documentato da quella Z sui vestiti Era moderno, anche il filo spinato con la corrente elettrica, era moderna la puzza di carne bruciata. No, rimanevano antiche le botte e quel ghetto dove i Rom e i Sinti, a differenza degli ebrei, vivevano in famiglie, a spaccare pietre e a morire di stenti. C'erano il fango e il bastone e la fame e quando non puoi più fuggire, se non per qualche secondo... . ..mescoli il sangue con la pipì,e il fango lo puoi modellare,mettilo in tasca e non farti scopriresarà il tuo grande violinista...E arrivò Himmler in visita al campo. Vide i fantasmi sui tavolati, e i volti dei bambini sfigurati dalle malattie, un capannone dove i topi scorrazzavano sopra file di morti. Ma Himmler, che aveva sognato il mondo nuovo, pulito e ordinato, si sentì offeso e deriso da quell'orrore, non era così che se l'immaginava... e allora ordinò l'abbattimento della struttura e l'annientamento di tutti quei reclusi. Mile morì molto lontano da quel campo, fucilato una notte con tutta la famiglia. Smise di aver paura.
(Un bambino piange tra il pubblico, gli attori si agitano, ma il suo pianto è già parte del mio sogno)
Barbara - tatuata Z1963 - scampò alla soluzione finale. E la storia vide nuovi vincitori, Norimberga, i vecchi aguzzini che ritornavano al lavoro, i campi e le riserve. Il progresso. Una serata per guardarci negli occhi.
Teatar Roma / RomanoTeatro
Chaplin
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Cari amici, cari visitatori!
Le novità del nostro teatro in queste pagine, vi permetteranno di camminarci lentamente, proprio come Charlie Chaplin dare un occhio, informarvi e conoscere i componenti e il loro lavoro
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Il Teatro Chaplin!
- E' il teatro dei Rom della regione Primorsko-goranska, attivo dal 2004 nella città di Rijeka.
Conta diversi membri, tutti impegnati nel proteggere e promuovere i valori della cultura Rom. Per questo presentano i propri lavori in tutta la Croazia. Intendono anche presentarsi all'estero per stupire gli spettatori stranieri con i loro incredibili shows.
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Perché “Chaplin”?
- Abbiamo scelto il nome del famoso attore perché sua nonna era Romani. Ma non è l'unica ragione!
Ne " IL GRANDE DITTATORE " Charlie Chaplin proclama:
"Ci sarà una grande guerra, un bagno di sangue. Non voglio essere il dittatore in un mondo in cui i poveri soffrono, io voglio un mondo in cui possa far ridere le persone di tutte le razze e culture".
Proprio come Chaplin, i componenti del teatro vogliono portare il sorriso sulla volto di tanti, farli divertire e raggiungere il loro cuore, che siano bianchi, neri o gialli, perché sono tutti uguali davanti a Dio.
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La vita di Charlie Chaplin!
-Chaplin nacque il 16.04.1889. a Londra. Aveva un fratello di nome Sydney, e i suoi genitori divorziarono subito dopo la sua nascita.
Nel 1896, sua madre, Hannah, non era più i grado di badare ai figli e.così tutti furono costretti a trasferirsi. Nel 1910, Chaplin lasciò l'Inghilterra per gli USA, dove recitò come protagonista nelle commedie di McSennett. Nel 1914 divenne popolare con la sua caratterizzazione del clown. Dopo la I guerra mondiale, fndò una propria compagnia, che divenne molto rinomata. Morì il 25.12.1977, lasciando dietro a sè numerosi capolavori che vivranno per sempre.
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Con la preghiera di dare massima circolazione, M.N. Opera Nomadi di Napoli.
L’Associazione Culturale “FIGLI DEL BRONX” PRESENTA: “SOTTO LA STESSA LUNA tour” con il contributo del Comune di Napoli (Assessorato agli Affari Sociali) programma delle dieci proiezioni del film “SOTTO LA STESSA LUNA” di Carlo Luglio una produzione “FIGLI DEL BRONX” prodotto da: Luca Liguori, Dario Cortucci, Gaetano Di Vaio
6 Febbraio 2006, proiezione e dibattito presso il teatro “AREA NORD” a Piscinola (In collaborazione con “Liberascenaensemble”) Ore 19,00, saluta Renato Carpentieri. A seguire: Performance musicale di Riccardo Veno; Proiezione del film; Dibattito con Maurizio Braucci (scrittore) Carlo Luglio (regista del film), Mario Martone, Roberto Saviano (scrittore), Giovanni Zoppoli (operatore sociale) e Marco Rossi Doria (maestro di strada).
16 Febbraio 2006, proiezione e dibattito presso “PIAZZA TELEMATICA” a Scampia (in collaborazione con l’associazione “AaQuaS”) Ore 19,00, saluta Padre Farbrizio Valletti (Gesuita a scampia). A seguire: Proiezione del film; Dibattito con Padre Fabrizio Valletti, Carlo Luglio, Raffaele Tecce (Assessore agli Affari Sociali del Comune di Napoli), Ciro Tarantino (ricercatore), Aldo Bifulco (Legambiente circolo “La Grù) e Francesco Minisci (responsabile cultura Prc).
27 Febbraio 2006, proiezione e dibattito presso il campo Rom del Comune di Napoli a Scampia, (In collaborazione con l’associazione “Opera Nomadi”) Ore 19,00, saluta Amedeo Curatoli (Presidente “Opera Nomadi”- regionale). A seguire: proiezione del film; dibattito con Amedeo Curatoli, Marco Nieli, Enzo Esposito (“Opera Nomadi”), Carlo Luglio, (Mario Martone), Marco Rossi Doria. (un Rom residente nel campo).
11 Marzo 2006, proiezione e dibattito presso il “PAN” (Palazzo delle Arti a via dei mille N° 60) (In collaborazione con il gruppo di lavoro “Chi rom e chi no”) ore 19,00: proiezione del film; a seguire: dibattito con Maurizio Braucci, Carlo Luglio, Rachele Furfaro (assessore alla Cultura del Comune di Napoli), don Tonino Palmese (Libera) e Gaetano Di Vaio (Figli del Bronx).
18 Marzo 2006, proiezione e dibattito presso il Centro Sociale “DAMM” a Montesanto (In collaborazione con il gruppo di lavoro “Chi rom e chi no”) ore 21,00: performance musicale di Riccardo Veno; proiezione del film; a seguire: dibattito con Maurizio Braucci, Carlo Luglio, gruppo di lavoro “Chi rom e chi no” associazione culturale “Figli del bronx” e gli attori del film.
30 Marzo 2006, proiezione e dibattito presso il Centro Sociale “GRIDAS” a Scampia (In collaborazione con “GRIDAS” e gruppo di lavoro “Chi rom e no”). Ore 19,00: proiezione del film; a seguire: dibattito con gli operatori del centro sociale “Gridas”, “Chi rom e chi no”, “Figli del Bronx”, Alessandro Fucito (Presidente Commissione Educazione Comune di Napoli) e con il regista e gli attori del film.
4 Aprile 2006, proiezione e dibattito presso la Facoltà di Architettura, (In collaborazione con “Terzopianoautogestito) ore 17.30: Performance musicale di Riccardo Veno a seguire: proiezione del film e dibattito con Maurizio Braucci, Giovanni Persico (docente di sociologia presso la Federico 2°) e Terzopianoautogestito.
- Aprile 2006, ore 18,30, proiezione e dibattito presso L’ORIENTALE in collaborazione con il gruppo di lavoro dell’orientale
-? Aprile 2006, ore 18,30, proiezione e dibattito presso (In collaborazione con la Film Commission Regione Campania) Daimmo.
6 Maggio 2006, priezione e dibattito presso la ex scuola media statale “DELEDDA” a Soccavo (In collaborazione con l’associazione “Opera Nomadi”) Ore 19,00: performance musicale di Riccardo Veno; a seguire: proiezione del film e dibattito con gli operatori delle Associazioni “Opera Nomadi”, “Figli del Bronx” e “chi Rom e chi no”
Sabato 28 Gennaio 2006
sotto la lente
Roberto Durkovic suona dal vivo il 30 gennaio alla Casa 139
Quella musica tzigana che sale dal metrò
Il quinto album dell’artista, «Semplicemente vita», unisce l’ispirazione del cantautore ai ritmi balcanici
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AUDIO
A me mi piace vivere alla grande
Il mago dei colori
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Li ha conosciuti mentre suonavano canzoni tzigane in metropolitana per guadagnarsi da vivere. Li ha seguiti vagone dopo vagone, li ha presi con sé e assieme a loro è arrivato a esibirsi davanti a Papa Wojtyla, in piazza San Pietro. Il viaggio artistico di Roberto Durkovic, madre italiana e padre cecoslovacco, comincia così, dopo un incontro casuale e un po’ magico con un gruppetto di rumeni. Il risultato è una musica che ha patrie diverse, o forse non ne ha affatto, e la conferma arriva dall’ultimo lavoro: «Semplicemente vita» (etichetta Storie di Note).
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Il quinto cd di Roberto Durkovic si muove tra sonorità tzigane e cantautorato italiano, canzone jazzata, echi mitteleuropei e influenze flamenche. Si parte con una cover di Fanigliulo, «A me mi piace vivere alla grande», in una versione orecchiabilissima. Dopodichè arrivano la fisarmonica, il violino e il contrabbasso di «Scintille», i ritmi gitani e le percussioni de «Gli uomini di Lisa», l’allegria un po’ alla Bregovic del «Mago dei Colori» (il pezzo strumentale suonato il primo aprile 2004 davanti a Giovanni Paolo II durante la giornata «Il Papa incontra i giovani») fino alla veneziana «Soffio» e a «Fantasisti del metro», che racconta l’inizio di tutta la storia: «Come un treno locale ci fermavano in ogni stazione, una chitarra un pianoforte, gioia come Savicevic con il pallone». Si conclude con «Insonnia d’estate», arricchita dalla voce di Silvia Scrofani.
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Per partire dal principio, bisogna dire che la carriera di Durkovic comincia una ventina d’anni fa. «Ho iniziato a suonare per ribellione, strimpellando Guccini, e ho fatto la gavetta sui Navigli, esibendomi nei vari locali milanesi». In quel periodo si avvicina al Club Tenco e nel ’93 ottiene una segnalazione al premio della critica «Sanremo Nuovi Talenti». Arrivano i primi due dischi, sperimentali e un po’ artigianali. «Poi, dopo il fortunato incontro in metrò con i miei amici rumeni, ho potuto finalmente realizzare un grande sogno: unire due anime, legate probabilmente alle mie origini. L’anima italiana, cantautorale e quella tzigana. Ma non mi sono fermato qui: nel mio gruppo sono entrati anche musicisti cileni, ucraini e spagnoli».
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Assieme a questa allegra combriccola Durkovic realizza un altro paio di dischi prima di arrivare al risultato più maturo, «Semplicemente vita», che lui presenta così: «E’ un lavoro che ha diversi colori, diverse gradazioni. C’è ovviamente il colore balcanico, qualcosa di sudamericano e pezzi molti intimi, sentimentali. Un disco che è il proseguimento di questo mio viaggio a contatto con la strada, il racconto di emozioni vissute assieme a musicisti straordinari che sono spesso costretti a suonare ai margini. Persone che mi hanno regalato una grande ricchezza, musicale e culturale». Niente male, per una storia cominciata per caso, tra i vagoni del metrò.
INFORMAZIONI: ROBERTO DURKOVIC lunedì 30 gennaio La Casa 139, via Ripamonti 139 Milano ore 22 info: www.robertodurkovic.com, www.lacasa139.com.
di Germano Antonucci
(rif: la storia raccontata in Mahalla)
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PISTOIA - "Tu Taj Me", Conosciamoci. Io e te per vincere il pregiudizio. Si è aperta ieri a Pistoia (31 gennaio - 7 febbraio) una rassegna dedicata alla storia e alla cultura del popolo Rom, per ricordare un olocausto troppo spesso dimenticato. "Le cifre più attendibili parlano di oltre 500mila persone scomparse nei vari campi di concentramento e di sterminio nazisti e fascisti - si legge nella presentazione dell'iniziativa - e a distanza di oltre sessanta anni dalla fine del secondo conflitto mondiale le comunità romanès sono ancora costrette lottare per essere riconosciute vittime dello sterminio".
La rassegna, nell'ambito delle 'Giornate della memoria 2006', è promossa dal Comune di Pistoia in collaborazione con la Provincia e la Cooperativa sociale Pantagruel. Il progetto rientra all'interno di "Porto Franco" promosso dalla Regione Toscana, e vede coinvolti anche i comuni di Massa e Cozzile, Ponte Buggianese, San Marcello Pistoiese.
La rassegna si è aperta ieri alle 18 a Pistoia (presso 'L'Angolo', via Capitini, Loc. Le Fornaci) con l'inaugurazione di una mostra che sarà visitabile fino al 7 febbraio (domenica esclusa, ore 10-12 - 15.30-18.30). La mostra, costituita da foto, quadri, sculture, proverbi bilingui (Romanì-Italiano) illustrati da un famoso pittore Rom, ripercorre idealmente il cammino dei Rom a partire dall'India fino ad arrivare in occidente dando particolare rilievo alle repressioni subite da Rom, Sinti, Kale, Manouches e Romanichals a cominciare da quelle del 1600 per arrivare all'olocausto sotto la dittatura nazista.
L'esposizione è corredata da proiezioni di filmati ed interviste ad ex deportati Rom. Inoltre saranno presentati oggetti in rame e ferro, abbigliamento e sartoria romaní, proiezioni di video, documentari e diapositive, oltreché cd-rom dell'Alexian group, la formazione musicale di Santino Spinelli (musicista e docente della Cattedra di Lingua e Cultura romaní all'Università degli studi di Trieste), che rappresenta un viaggio ideale attraverso i diversi stili musicali romanès dall'India del Nord (terra d'origine) fino all'Occidente, con musiche e canti romanès internazionali.
Venerdi 3 febbraio, presso la stessa sede della mostra, sarà presentato il volume "Baro romano drom. La lunga strada dei rom, sinti, kale e romanichals" di Santino Spinelli.
Ecco le iniziative che coinvolgeranno gli altri comuni:
Mercoledì 1 febbraio, ore10,00 e 22.00 Comune di Massa e Cozzile, Margine Coperta Cinema Olimpia, Via 1° maggio n. 45 proiezione del film "Romanì Rat".
Sabato 4 febbraio, ore15,30 Comune di Ponte Buggianese Sala Consiliare del Comune di Ponte Buggianese, Via Matteotti n. 78 presentazione del libro: Baro Romano Drom La lunga strada dei rom, sinti, kale e romanichals.
Giovedì 2 febbraio, ore 10,30 Comune di San Marcello Pistoiese Istituto Comprensivo di San Marcello P.se Incontro con Santino Spinelli e Barbara Beneforti (Cooperativa Sociale Pantagruel)
ore 21,0 Sala consiliare del Comune di San Marcello Pistoiese presentazione del libro Baro Romano Drom.
Per informazioni Ufficio Servizi Sociali Comune di Pistoia, telefono 0573/371414 Cooperativa Pantagruel, telefono 0573/371368
(sm) © Copyright Redattore Sociale
Ahmetovic Velija, poeta rom residente nella citta' di Rimini, annuncia l'uscita del suo libro.
Elisabetta Caravati
4 febbraio 2006
Vincitore per due anni consecutivi del premio internazionale di cultura Romani' "Amico Rom" che si tiene ogni anno a Lanciano, nel 2002 si e' aggiudicato il secondo posto e nel 2003 il primo nella sezione poesia in lingua romani'.
Quest'anno, dopo un lungo lavoro di ricerca, ha realizzato un intero libro sulle tradizioni, le feste, la cultura e la "filosofia di vita" del popolo rom. Il libro contiene inoltre una raccolta di poesie in lingua romani' con accanto la traduzione in italiano.
Il testo e' gia' disponibile in libreria ed e' distribuito dalle edizioni Mobydick di Faenza.
La prefazione del libro e' firmata da d. Oreste Benzi, presidente dell'associazione Papa Giovanni XXIII, che, sia personalmente che attraverso i suoi collaboratori, ne ha sostenuto il progetto e la produzione.
L'autore e' disponibile per incontri, interviste, confronti, colloqui con gli alunni delle scuole.
Per contattare l'autore e/o richiedere copie del libro: Ahmetovic Velija via Ca' del Drago, 27 47900 - Rimini
cell: 348 0634388
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