Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
articolo intero su: Deutsche
Welle - (segnalazione
precedente)
RIASSUNTO
Il presidente iraniano Mahmoud
Ahmadinejad ha ripetutamente definito il massacro di sei milioni di
ebrei durante il nazismo come un “mito”. [...] Non tutti
i musulmani condividono le vedute.
Il giornalista Mohammed Salim Abdullah,
della Fondazione Archivi Islamici di Germania, è fermamente
convinto che questo punto di vista sia oltraggioso.
Gli Archivi Islamici furono fondati in
Germania nel 1927, sono la più antica testimonianza in tal
senso. L'istituto venne distrutto durante la II guerra mondiale e poi
ricostruito. Abdullah descrive il proprio lavoro nella fondazione
come di documentazione storica.
“Pubblichiamo 40-50 pagine di
studio ogni anno sulla storia dell'Islam in Germania” continua.
“Incoraggiamo il dialogo tra le ragioni, proprio come insegna
il Corano. [...] Cerchiamo anche di aiutare le minoranze
perseguitate”.
[...]
“Per la prima volta da sempre, Il
Consiglio Centrale dei Sinti e dei Rom ci ha invitati a pregare con
loro. Ci hanno offerto l'onore di commemorare le decine di migliaia
di musulmani uccisi ad Auschwitz dai nazisti”
GIRCA (Gypsy International Compensation and Recognition Action) comunica che la Corte di Giustizia di Ginevra ha richiesto la prescrizione della causa intentata contro l'IBM, per complicità con lo sterminio operato dai nazisti nei confronti di Ebrei, Rom e altre minoranze. La causa era stata formalizzata nel dicembre 2004. Un'altra ricostruzione dei fatti è disponibile su Webmasterpoint e su Ticinonline.
La Corte di Ginevra ritiene di non poter giudicare in merito, perché i crimini contro l'umanità sono entrati a far parte del diritto svizzero solo nel 1981, e quindi nulla possa essere imputato alla filiale svizzera di IBM per quanto commise sino al 1945.
GIRCA presenterà un nuovo ricorso al Tribunale Federale entro i prossimi 30 giorni.
Pour GIRCA Me Henri-Philippe Sambuc, advocat legal@itip.ch 0041 79 202 19 52 0041 22 343 80 12 (fax)
La scorsa settimana il Senato ha discusso sulla richiesta del
Presidente Traian
Basescu, perché i Rom fossero riconosciuti tra le vittime dell'Olocausto
avvenuto durante la II guerra mondiale. [...] La legge rumena, già approvata in
passato attraverso diverse polemiche, definiva l'Olocausto come la
"Persecuzione sistematica ed annichilimento operata dallo stato, degli Ebrei
Europei, condotta dalla Germania nazista e dai suoi alleati e collaborazionisti
tra il 1933 e il 1945", ignorando i Rom e le complicità del loro alleato
rumeno durante la II guerra mondiale, sia attraverso i corpi statali che le
milizie paramilitari della Guardia di Ferro.
L'appello compilato da intellettuali e OnG era stato recepito lo
scorso autunno dal Presidente Basescu, che si era impegnato a presentarlo al
Senato. Non senza polemiche: ancora nel 2003 l'ex Presidente Ion Iliescu aveva
affermato che non c'era stata alcuna persecuzione in territorio rumeno. (altre
notizie)
Fonte:
Romanian_Roma
Dal Kosovo, due documenti (AVVISO di lettura lunga e complicata):
- la riflessione di Rand Engel, coordinatore dei volontari per la ricostruzione in Kosovo
- la lettera aperta di Brahim MUSIĆ, Rom della diaspora e
presidente dell'associazione Ternikano Berno
Sviluppi della diaspora della Mahalla di Mitrovica
Tema: Il nodo irrisolto
della Diaspora nelle decisioni sulla Mahalla dei Rom può causare il ritiro dei
dispersi interni (IDP) dalla partecipazione e dalla presa delle decisioni, e
questo può danneggiare seriamente tutta la comunità. Le loro necessità sono da
risolvere subito.
Retroscena del caso:
Il ritorno nella Mahalla di
Mitrovica è stato tentato praticamente ogni anno, a partire dal 2000. Gli sforzi
precedenti non hanno mai ottenuto risultati concreti e c'è a possibilità che nel
2006 si arrivi ad un risultato. La comunità internazionale e le municipalità
procedono sulla base degli accordi siglati il 18 aprile 2005, che però non sono
mai stati approvati dai rappresentanti IDP dei campi attorno a Mitrovica o dai
residenti della ex Mahalla. Si registra un'iniziativa dei rappresentanti degli
IDP, che richiede di essere ammessi ai tavoli negoziali che trattano il ritorno.
Proposta che è attualmente
dibattuta seriamente dal "Gruppo Direttivo" - il comitato interagenzia
responsabile del progetto di ritorno nella Mahalla. Il Gruppo Direttivo si è
diviso tra chi ritiene
la proposta 1) facilmente accettabile, 2) valida se ci fossero futuri negoziati,
3) quasi impossibile.
Nell'ultimo incontro del 3 marzo i
rappresentanti degli IDP hanno espresso la loro insoddisfazione per:
- l'inattività del comune all'interno del Gruppo Direttivo. Il comune
avrebbe un ruolo attivo da assumere su diversi punti chiave, ma la mancata
partecipazione induce gli IDP a credere di essere abbandonati a se stessi;
- non si tiene conto degli interessi degli ex residenti della mahalla, la
maggior parte dei quali è oggi dispersa in altre nazioni. La loro
preoccupazione è che tutta l'area venga riconvertita ad altri scopi oppure
abbandonata e che gli ex residenti siano obbligati ad accettare condizioni
vessatorie per il loro ritorno.
Ci sono preoccupazioni temporali: la ricostruzione nell'area dovrebbe partire
il 1 aprile. Inoltre, i finanziatori si ritroveranno a convegno a Mitrovica il
27 marzo. Per questo continuano gli incontri tra il Comitato Direttivo e i
rappresentanti dei RAE (Rom, Askali ed Egizi) che attualmente sono sparsi nei
campi profughi.
In ogni caso, la ricostruzione partirà con o senza un accordo in tal senso.
Nel 2006 il programma prevede circa 57 case su terreno privato e due
appartamenti su terreno municipale accanto all'istituto di agricoltura.
Le urgenze:
I rappresentanti degli IDP al momento possono ricercare un accordo ragionevole
per quelli che sono dispersi nei campi profughi interni. Non hanno alcun mandato
e mancano di rapporto con la comunità della diaspora. Dati i tempi pressanti, si
trovano di fronte due scenari:
- se riuscissero ad ottenere un accordo congiunto col comune e il Gruppo
Direttivo, molte delle loro richieste del 18 aprile 2005 verrebbero
incorporate nel piano d'azione. Tra queste, contratto d'affitto per gli
abitanti della mahalla con scadenza a 99 anni, riconsegna delle case agli ex
abitanti anche in assenza di documenti originali. La cooperazione tra
finanziatori e comune assicurerebbe eque condizioni di ritorno.
- in mancanza di accordo, i finanziatori della ricostruzione sarebbero
comunque tenuti a provvedere alla ricostruzione, ma non ci sarebbero
garanzie per gli ex abitanti della mahalla. Le ipotesi più probabili
sarebbero che il comune assegnasse queste case a nuovi proprietari,
piuttosto che divisioni e tensioni nella comunità per poter ritornare alle
case originali.
Presupposti:
- questo è il migliore anno per avere progressi nella mahalla;
- molti finanziatori sono stanchi di dover continuamente cambiare i piani
esistenti ed hanno perso la fiducia nel fatto che le cose possano
migliorare. Credono che non riusciranno mai raggiungere un accordo coi
rappresentanti degli IDP;
- alcuni finanziatori minacciano di ritirare i loro soldi se non vedranno
significativi processi;
- molti di quanti vivono la diaspora e che provengono dalla mahalla,
comprendono la tragedia di vivere in campi per profughi interni, e sono
pronti ad accettare qualsiasi ragionevole accordo che permetta di fare
ritorno nella mahalla;
- altri viceversa hanno interesse nel bloccare ogni accordo, perché questo
accelererebbe la loro espulsione dai paesi dell'Europa occidentale;
- non c'è tempo ulteriore. L'accordo va siglato entro questo mese;
- i componenti della diaspora sono vari, dispersi e i loro interessi non
sempre coincidono. Il problema è come rappresentarli unitariamente ed in
modo appropriato.
Interessi della diaspora contro interessi degli IDP
Si stima che sino al 1999 vivessero 8.000 persone nella mahalla di Mitrovica.
Poco meno di 700 sono nei campi IDP in Kosovo. Il resto sono dispersi, buona
parte in Serbia e Montenegro, e molti di più nei paesi dell'Europa occidentale.
Tra loro ci sono interessi divergenti. I 700 nei campi IDP vivono in condizioni
deplorevoli e hanno una fortissima necessità di migliorare la loro condizione.
Possono anche accettare il compromesso di andare a vivere in case in affitto,
pur di no restare nei campi. I compromessi non sono mai desiderabili: si può
pensare che siano un ricatto, ma verrebbero accettati, anche al costo di perdere
la proprietà della loro casa.
Il popolo della diaspora ha meno ragioni per cedere a compromessi. Vivono più
o meno sicuramente altrove. Molti probabilmente non hanno intenzione di
ritornare a Mitrovica - almeno nei prossimi anni. Vedono qualsiasi compromesso
come una violazione dei loro diritti umani fondamentali (diritto al ritorno,
alla proprietà, minaccia di rimpatrio forzato).
Soluzioni proposte:
- IDP: i loro rappresentanti hanno chiesto che i Rom della diaspora
nominino propri rappresentanti, in tempo utile per la chiusura dei colloqui
preliminari.
- Diaspora: Brahim Music suggerisce la formazione di una
commissione che coinvolga le OnG dei diversi paesi. Un primo incontro si è
già tenuto a Bruxelles ed un altro si terrà entro fine mese a Vienna. E'
un'opzione che comprende la partecipazione di un ampio spettro della
diaspora, ma che necessita di tempi più lunghi.
- Gruppo Direttivo: da parte loro vorrebbero dividere la trattativa
tra il settore est e quello ovest della mahalla, senza intervenire nel
settore ovest finché non sia risolta la questione della rappresentanza della
diaspora. La proposta può essere accettata anche dai rappresentanti degli
IDP - che però chiedono: 1) una presa di posizione dai Rom della diaspora,
2) la presa d'atto da parte di questi ultimi che nel frattempo si inizierà
ad operare nel settore est, 3) la comprensione dei diversi attori
(istituzioni, comunità internazionale, finanziatori) e l'impegno che la
mahalla potrà ritornare ai legittimi abitanti.
Se fosse possibile da parte dei componenti della diaspora, di promuovere una
visita non ufficiale di una propria delegazione, questo sarebbe di grande aiuto.
Si potrebbe anche organizzare una conferenza telefonica a cui prendano parte
componenti della diaspora.
Questioni irrisolte:
- Chi parlerà a nome della diaspora? Quanto e come potrà dirsi
rappresentativo?
- Se il Gruppo Direttivo ed assieme gli altri soggetti locali ed
internazionali coinvolti, garantissero di non intervenire nel settore ovest
della mahalla sino al coinvolgimento di una delegazione della diaspora,
questo sarà sufficiente perché nel frattempo i Rom delle comunità all'estero
avvallino il ruolo di mediatore sin qui assunto dai rappresentanti degli IDP?
- La diaspora potrà accettare che nel frattempo inizi la ricostruzione nel
settore est? Questo non li porterà viceversa ad appellarsi all'accordo del
18 aprile 2005?
Attualmente, i piani approvati prevedono la ricostruzione delle case
distrutte a tutti gli ex residenti, indipendentemente dalla dimensione delle
case, o che fossero in affitto o di proprietà. I Rom confinati nei campi sono
disposti ad accettare di ottenere casa anche in località e condizione
diversa dalla loro provenienza. Non è una soluzione ottimale, ma il Gruppo
Direttivo ritiene che questo compromesso potrebbe smuovere le resistenze del
comune.
Conclusioni:
Il tempo a disposizione è quasi scaduto. Certo, sarebbero stati invece necessari
mesi per lavorare a questa fase, ma non è così. I finanziatori e gli
amministratori (UNMIK, OnG, comune) mostrano sempre più la loro impazienza, ma
anche per gli IDP è così. Il ruolo della diaspora verrà tenuto in conto, se si
dimostrerà capace di accelerare il processo di ritorno.
Rand Engel
Balkan Sunflowers
Da: Ing. Brahim MUSIĆ
President of the NGO «Ternikano Berno»
Clichy-sous-Bois
FRANCE
To: Mrs. Laurie WISEBERG Minority Rights Adviser & Executive Officer for Return to Roma Mahalla Project
Mrs. Els de GROEN, MEP
Mrs. Anastasia CRICKLEY, Special Representative of OSCE Chairmanship
Mr. Yves DOUTRIAUX, Ambassador of France at OSCE
Mr. Nicolae GHEORGHE, OSCE/ODIHR Adviser on Roma and Sinti Issues
Mr. Rudko KAWCZYNSKI, President of ERTF
Mr. Bashkim IBISHI, President of ERTF’s Kosovo Commission
Mr. Rand ENGEL, Coordinator Volunteers for Social Reconstruction Signore e
Signori
Come Rom di Mitrovica, che vive in Francia da oltre tre decadi, sono
profondamente preoccupato per gli ultimi sviluppi nella mia città. La Rromani Mahlàva,
lo storico quartiere dove vivevano oltre 8.000 Rrom, Askali e Balcano-Egizi,
è stato svuotato dai suoi abitanti da oltre sei anni. La maggior parte di
loro è in esilio nell'Europa occidentale. Circa 700, i meno fortunati, dal
1999 sono confinati nei capi della parte settentrionale della città, in
un'area altamente pericolosa, causa l'inquinamento da metallo di tutta la
zona. Sono tutti fatti a voi noti, per cui il mio scopo non è di informarvi,
ma piuttosto portare la vostra attenzione sui rischi attuali. In realtà, la
disastrosa situazione di questi 700 IDP è stata internazionalmente discussa,
- più come si trattasse di uno "scoop", mentre i rischi erano già noti sei
anni fa, - ed ora il dibattito si sta accelerando, avviandosi verso la
confusione totale. Nella fretta di spostare gli IDP dall'area contaminata,
sono apparse due opzioni: a) una caserma dismessa, inappropriata perché
posta sulla stessa area contaminata, b) il ritorno nella Mahlàva. Proprio su
quest'ultima ipotesi vertono le mie osservazioni:
Sin dal 2002, diverse OnG rromani con sede in Francia, hanno proposto una
serie progetti per assicurare, in fasi diverse, un ritorno sicuro e
sostenibile dei rifugiati e degli IDP del Kosovo. E' la nostra personale
esperienza che insegna come spesso, il ritorno debba essere preparato e
guidato, incluso quei rari casi, - come la Francia - dove i richiedenti
asilo Rrom dal Kosovo sono stati garantiti dallo status di rifugiati. In
molti farebbero ritorno volontariamente,. Nondimeno, nessuno dei loro
progetti ha ottenuto l'attenzione dei finanziatori.
Con la crisi della contaminazione ambientale a Mitrovica nord, il tema
del rimpatrio ha invaso la discussione. Ma se agissimo nel senso sbagliato?
Cioè, l'inquinamento dei campi profughi è una questione prettamente
umanitaria, e come tale dev'essere affrontare ed urgentemente risolta.
invece, il rimpatrio e "la ricostruzione della Mahlàva" sono più un processo
politico, da affrontare in fasi differenti e senza precipitazione, pena il
fallimento e probabili conflitti. Per questo, occorre definire cosa sta
accadendo a Mitrovica. La mia opinione - condivisa da tutti i Rrom con cui
mi sono consultato - l'intero processo altro non sarebbe che una soluzione
d'emergenza per i 700 IDP che sono in pericolo di vita. Riguarda
esclusivamente la rilocazione di queste famiglie, senza dover dipendere da
quelle che fossero le loro precedenti proprietà o la ricostruzione della Mahlàva
nel suo complesso (prego notare che il 90% degli ex abitanti è rifugiata
all'estero e quindi non coinvolta).
Per quanto le famiglie che vivono nei campi per IDP si trovino in una
situazione senza via di scampo, non hanno ritenuto di prendere una posizione
netta sul piano di rilocazione proposto, perché sanno di non poter decidere
a nome dei loro ex-vicini e di potersi trovare nella situazione di ledere i
diritti ed interessi di questi ultimi. Preoccupazione comprensibile e
condivisibile, che trova d'accordo anche i rifugiati di Mitrovica che
appartengono alla diaspora, che si sentono esclusi dal processo di
"ricostruzione della Mahlàva", e nel contempo sono a rischio imminente di
rimpatrio forzato, quando questo non sia già avvenuto come nel caso della
Germania.
Alcune tra la parti in causa nel processo di ricostruzione, richiedono il
coinvolgimento della diaspora tramite uno o più rappresentanti. Con tutto il
rispetto per quello che si chiama processo di autorappresentazione politica
- che non sempre si è mostrato efficace - penso che questa strada sia
inappropriata. Progetti ed interessi delle singole famiglie sono diversi.
Talvolta variano tra gli stessi componenti di un gruppo familiare. In queste
condizioni, non è possibile arrivare ad una rappresentanza univoca. Questa
forma di coinvolgimento, d'altro canto, è in contrasto col diritto alla
scelta libera e cosciente dei rifugiati, come riconosciuta dalle leggi e
dalle norme internazionali. Per questo, diverse OnG, esperti ed attivisti
rromani hanno proposto la creazione di una Commissione che indaghi sui
diritti di proprietà e sui piani riguardanti ogni singola famiglia che ha
abbandonato Mitrovica dall'inizio del conflitto. Ciò permetterebbe il
disegno di un piano urbano ed eviterebbe futuri conflitti sulle proprietà.
E' un metodo che trova d'accordo gli IDP e la diaspora, perché assicurerebbe
una soluzione a lungo termine. Ancora, non abbiamo ottenuto nessuna risposta
dall'UNMIK. Siamo coscienti che la nostra proposta prenderà più tempo, ma è
l'unica su cui si può fondare la ricostruzione del quartiere rromani di
Mitrovica. Tra le varie ragioni, ne elenco tre:
- Prima che inizi la ricostruzione, è necessario identificare ogni
possibile reclamo sull'area che verrà edificata. I documenti del catasto
di Mitrovica sono incompleti e gli ex residenti (che siano in possesso
di documenti che comprovino il loro status o viceversa ne siano
sprovvisti) non sarebbero rintracciabili stramite una ricerca sul campo
o incrociando i dati a disposizione.
- La Mahlàva si è progressivamente sviluppata nel corso dei secoli,
senza seguire alcun piano urbano. Di questo c'è invece bisogno ora,
quando se ne affronta la ricostruzione. Ragione ulteriore per
coinvolgere gli ex residenti nelle scelte che competeranno le unità
abitative e le infrastrutture.
- Il ritorno dev'essere affrontato come un processo globale.
Soddisfare esclusivamente il bisogno di alloggio, non è
sufficiente per programmare un ritorno sostenibile, se non è
accompagnato da misure che riguardino l'occupazione, i servizi sociali,
la scuola ecc. Nel passato , molti Rrom della Mahlàva campavano di
piccole e medie attività commerciali. Come ricordavo in precedenza, gli
IDP confinati nella parte nord della città, tornerebbero in una
situazione di estrema deprivazione sociale, economica e sanitaria, e non
sarebbero in grado da soli si assicurare al quartiere il necessario
dinamismo economico. Per questo, l'ipotesi più probabile è che sarebbero
obbligati a rivendere le loro case. Un piano globale e ragionato,
inclusa l'opzione del ritorno degli ex residenti in esilio, darebbe
maggior sicurezza sia in termini economici che di atmosfera generale.
Le attuali pressioni, in vista della conferenza indetta dai finanziatori
il 27 marzo, non devono farci ulteriori fretta per una soluzione in tempi
brevi. Certamente, è necessario raccogliere quanto necessario per finanziare
la ricostruzione, ma ragionando in semplici termini economici, ogni
investimento deve prevedere la successiva redditività. Colgo l'occasione per
ricordare che il prezzo delle case nel quartiere è praticamente il doppio di
quanto si vorrebbe stanziare. Siamo perfettamente consci che attualmente c'è
un'incompatibilità tra una soluzione emergenziale per gli IDP e quella più a
lungo termine della ricostruzione. Ma questi due nodi estremi non possono
essere separati. Dobbiamo per forza proseguire secondo una logica che
preveda tempi diversi: prima gli IDP e poi i rifugiati che sceglieranno il
ritorno. Più breve sarà il tempo che intercorre tra queste due fasi, più
avremo la certezza di un ritorno sostenibile. Per tutte queste ragioni,
caldeggio la Commissione che abbiamo proposto, a fronte di un esplicito
mandato e che entri in funzione prima che la ricostruzione abbia inizio. Le
ragioni sono tanto pratiche quanto politiche. Quanto qui proposto no solo
raccoglie il parere favorevole dei diretti interessati - gli stessi
Rrom - ma assicura anche l'esperienza e la pratica maturata da me e dai miei
colleghi. Per questo, chiediamo il vostro appoggio istituzionale
finanziario.
Siamo naturalmente disponibili al dialogo e a fornire tutte i chiarimenti
e le spiegazioni necessarie.
Brahim MUSIĆ
Segnalo da Radio Indymedia: Eugenetica in Europa tra le due guerre e oltre - Caccia agli Zingari in Svizzera
audio: MP3 at 25.1 mebibytes (download torrent)
Nel maggio del 1999, il Parlamento svedese ha deciso di indennizzare le vittime della politica di sterilizzazione forzata condotta in questo paese dal 1934 al1975. A partire dal periodo compreso fra le due guerre, in tutta Europa, sotto la pressione di una "nuova scienza", l'eugenetica, e nel quadro di un'inquietante febbre nazionalista, si attuano politiche di eliminazione o di controllo dei "devianti sociali" e degli stranieri. La Germania nazista le porterà al parossismo, ma esse furono attuate, sotto altre forme, anche dal governo elevetico nei riguardi degli zingari.
Ustiben report: By Grattan Puxon
All'alba del Giorno della Nazione Rom, il Forum UK incontrerà il vice primo Ministro per dire che ormai la Bretagna è allineata al resto d'Europa nel trattamento riservato a Nomadi e Viaggianti. Ma se l'Unione Europa sembra voler mettere freno alla politica degli sgomberi, il nostro Governo lascia massima autonomia ai Comuni nel "ripulire dagli Zingari" i loro territori.
"Abbiamo impiegato un anno a Strasburgo nel tracciare le linee-guida," dice Cliff Codona, presidente del Forum. "Ma il lavoro svolto è stato ignorato nel nostro paese. Vogliamo la fine delle pulizie etniche e il raggiungimento dei primi risultati positivi."
Secondo Codona, quattro anni di incontri e colloqui con l'Ufficio di Presidenza dei Ministri non hanno portato alcun progresso. Dopo 40 anni di campagne per i diritti umani, i 350.000 Travellers e Romanichals in Bretagna si trovano di fronte a odio e razzismo senza precedenti.
Il messaggio inequivocabile per le famiglie le cui case sono state distrutte settimana scorsa dal comune di Basildon è "non tornerete". Una esplicita dichiarazione di volontà di pulizia etnica, secondo Richard Sheridan, membro della delegazione di Dale Farm, la più grande comunità di Viaggianti in UK.
Continua chiedendo il controllo delle ditte private che i comuni hanno impiegato per distruggere centinaia di abitazioni. Stanno infrangendo ogni regola di sicurezza e mettendo a rischio la vita di vecchi e bambini. Tra le compagnie che si sono distinte in questa poco onorevole classifica: Constant & Co, con sede a Bedford e specializzata in sgomberi anti-Rom; H.E.Services; e Terranova,una compagnia di macchinari edili a noleggio. Le loro azioni sono state filmate in numerose azioni recenti di sgombero.
"Di questo passo, potrebbe scapparci il morto, se il comune di Basildon non controllerà il comportamento di queste compagnie- Il Governo deve assumersi le sue responsabilità per il precipitare della crisi."
Kay Beard, rappresentante UK nell'European Roma and Travellers Forum, dice che l'Ufficio di Presidenza non ha incluso nelle sue linee guida alcun accenno alle regole su sicurezza e sanità. Nel contempo, quando i nomadi richiedono l'applicazione dei permessi di sosta, se li vedono regolarmente negare dal razzismo delle autorità.
"E' gente che aveva messo insieme i soldi per comperarsi un piccolo pezzo di terra, dove non essere sgomberata di continuo", prosegue. "L'unico crimine che hanno commesso è di provare a bastare a se stessi".
Per terminare, chiede che sia favorito lo scambio di terreni quando i permessi di sosta vengano negati.
E' ANCORA POSSIBILE FIRMARE LA PETIZIONE LANCIATA DAL COMITATO per DALE FARM & INTERNACIONAL ALLIANCE OF INHABITANTS:
Infine, per chi è in GB questo fine settimana:
The Petition will be presented during RED WHEELS AGAINST RACISM
A Festival for "8 April", celebrated by Romanies and Travellers around the globe as Roma Nation Day and promoted by the UK Gypsies, Travellers and Roma Forum LAINDON COMMUNITY CENTRE Aston Road, Laindon, Essex close to Laindon railway station and the A127 Starts 2.30 pm on Saturday, 8 April main feature A TRAVELLER IN PROGRESS A play by Michael Collins, depicting his own childhood and the forty years of the Travellers' campaigning for civil rights, from the stand at Cherry Orchard Camp, in Dublin, to today's siege of Dale Farm.... Also ATCH, a short film by Jake Bowers
>>>cut out this ticket and present on entry (print more if needed):
RED WHEELS FESTIVAL A TRAVELLER IN PROGRESS By Michael Collins Laindon Community Centre - Saturday 8 April 2.30 Complimentary Ticket Admit One
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Premessa: di infiltrazioni islamiche nei Balcani, ne sento parlare da tempo.
Come da tempo sento (e io stesso mi interrogo) sul ruolo degli USA, che da un
lato combattono una "battaglia epocale" e senza esclusioni di colpi, contro il
terrorismo islamico, e dall'altro hanno reso possibile che Bosnia, Kosovo e
Macedonia diventassero le centrali internazionali della droga, della
prostituzione e dell'addestramento dei mujaheddin. Settimana scorsa leggevo
questa
notizia ANSA, molto accurata su cosa sia diventata una città che era stata
un esempio della convivenza tra diverse religioni.
In questo quadro, il
Kosovo marcia a passo di carica verso la "democrazia", ancora non si
capisce quale. Ho trovato la notizia che segue su
Kosovo_Roma_News, e senza rinnegare nessuno dei miei dubbi, mi sembra
interessante per la fonte da cui arriva (Al Jazeera)
(indicazione x i tifosi della curva: adesso non mi interessa stabilire
qual'è la verità o quali sono le menzogne. Lo lascio fare a chi c'era o chi
dice di esserci stato. Visto che in passato ho dato spazio a fonti di
tuttaltro tenore, ritengo che sia interessante per VOI, sapere che a volte
anche gli ALTRI si fanno domande)
La Serbia sonda i crimini di guerra del Kosovo - 17 Aprile 2006 1:04 PM GMT (Al Jazeera)
-
Original article
Il Kosovo è sotto amministrazione ONU dal 1999.
Dieci ribelli kosovari albanesi sono indagati dal tribunale serbo contro i
crimini di guerra per le atrocità commesse contro civili durante il conflitto
del 1999.
Gli inquirenti si riferiscono a tre diversi casi di crimini di guerra, quando
due persone sparirono e altre due furono seriamente ferite.
Secondo il tribunale, le violazioni del diritto internazionale avvennero
nelle città di Pec e Djakovica, nel marzo e nel giugno 1999.
Le vittime furono Serbi, etnico-Albanesi e Zingari, o Rom. Il rapporto non
fornisce altri dettagli. E non arrivano ulteriori commenti dal Kosovo.
Formalmente la provincia è parte della Serbia, ma Belgrado non vi ha più
alcuna autorità da quando la Nato attaccò l'allora presidente
Slobodan Milosevic, per interrompere la sua politica contro i separatisti
kosovari-albanesi e respingere le truppe serbe.
Furono uccise durante quella guerra circa 10.000 persone, per la
maggior parte kosovari di etnia albanese.
Ma anche i ribelli dell'ALK sono stati accusati di rapimenti e uccisioni di
centinaia di Serbi e appartenenti ad altre etnie, durante il conflitto e dopo la
ritirata delle truppe serbe.
Status futuro:
Nel frattempo, durante gli sviluppi conseguenti, a più riprese l'incaricato USA
ha fatto pressione su Belgrado perché giocasse un "ruolo costruttivo" nei
successivi colloqui sullo status del Kosovo, pressioni a cui la Serbia ha
risposto di voler presentare quanto prima una specifica proposta per l'autonomia
della provincia amministrata dall'ONU.
Frank Wisner, rappresentante USA ai negoziati ONU, ha incontrato i leaders
serbi durante un viaggio nella regione, che includeva anche colloqui in Kosovo e
Macedonia. [In Serbia] ha incontrato il primo ministro Vojislav Kostunica, il
presidente Boris Tadic e il ministro degli esteri Vuk Draskovic.
C'è speranza che la visita dia nuovo respiro ai negoziati ONU sulla
provincia, che conta due milioni di abitanti.
La maggioranza dei kosovari di etnia albanese insiste sull'indipendenza,
mentre Belgrado e la minoranza serba vorrebbero che almeno formalmente il Kosovo
rimanesse nei confini serbi.
Lettera aperta: 29 aprile 2006
A Sua Altezza il Papa - Vaticano
Sua Santità,
Anche se sono in possesso di innumerevoli prove sui crimini
commessi durante la II guerra mondiale dalla Croazia Indipendente contro i Rom,
documenti croati e tedeschi fornitimi dai sopravvissuti, mi mancano tuttora i
documenti vaticani degli anni 1941-1945, così da poter terminare la
sceneggiatura del film "I Rom a Jasenovac".
Sarebbe un grande contributo alla verità se Lei volesse aprire
gli archivi del Vaticano e Le rivolgo un appello in questo senso. Come
presidente del "Memorial Center dei Rom" in Serbia e Montenegro, sono a
disposizione per formare una commissione speciale che presenterebbe i documenti,
così La invito a nominare la commissione del Vaticano che li possa illustrare,
in modo che i documenti possano essere comparati ed ispezionati.
Ogni paese che ha paura della verità, si sforza a celare le
testimonianze. Ma questa è una grande opportunità per il Vaticano nel mostrare
il proprio sguardo verso la verità. Durante la sua esistenza, la Chiesa ha
insegnato "Il diritto e la verità provengono da Gesù Cristo (Giovanni 1:17). Se
il Vaticano decidesse di seguire questo esempio, sarebbe di sprone
all'applicazione di questi principi.
Con profondo rispetto,
BAJRAM HALITI
Presidente del Memorial Center dei Rom per gli studi sull'olocausto,
Membro del Parlamento dei Rom, incaricato delle questioni per il Kosovo,
Presidente dell'Uffico Centrale dei Rom del Kosovo
BUCAREST - Il governo rumeno ha approvato lo scorso 20 aprile il
Programma di sviluppo comunitario nel villaggio di Hadareni (regione di
Mures, Romania centrale -
riferimenti precedenti
ndr.) che si svilupperà nel periodo 2006-2008. Il programma include
misure per sviluppare le relazioni tra i membri della locale comunità di
Hadareni, per prevenire e combattere la discriminazione come pure per
coinvolgere i cittadini di etnia rom nella vita sociale e culturale. E'
rivolto a tutti gli abitanti di Hadareni - Rumeni, o di etnia Rom o
Ungherese - come pure alle autorità locali e regionali.
"Il Programma si basa sul concetto di sviluppo comunitario. Le autorità
intendono spronare gli abitanti a valutare tutte le misure necessarie per
ristabilire le relazioni nella comunità", ha detto Mariea Ionescu, presidente
dell'Agenzia Nazionale per l'Etnia Rom.
Il costo del programma per il 2006-2008 è stimato in 3,48 milioni di Lei
(circa 1 milione di euro ndr.). Il Governo ha allocato 1 milione e
mezzo per l'anno corrente. [...]
Nell'ambito del Programma, l'Agenzia Nazionale per l'Etnia Rom si
occuperà di risolvere i problemi connessi ai documenti di identità,
organizzare campagne sui diritti e doveri dei cittadini, sulle legislazioni
per le minoranze, pratiche nel campo della non-discriminazione, stabilire ed
organizzare una forza di polizia locale che veda la partecipazione e il
coinvolgimento di rappresentanti delle tre etnie.
[...]
Da
Alecs Iancu: Il governo ha stanziato per il Progetto Hadareni una somma
superiore a quanto stabilito dalla Corte Europea per i Diritti Umani (ECHR),
dato che le misure non riguardano soltanto la comunità rom nel villaggio, ma
anche quelle rumena e ungherese, secondo quanto affermato da [...] Haller
Istvan, capo dell'Ufficio Diritti Umani dell'organizzazione Pro Europe League.
A seguito di gravi incidenti interetnici del settembre 1993, ad Hadareni ci
furono 3 morti, 18 feriti e una dozzina di case vennero date alle fiamme.
Agli scontri seguì un violento conflitto tra la polizia e i Rom, che
portarono a dodici arresti tra Rom e Rumeni, tramutati dal tribunale in pene
che variavano da uno a sette anni per omicidio e altri crimini. Le vittimi e
i loro parenti fecero ricorso all'ECHR, affermando che dopo la distruzione
delle loro case, erano stati costretti per anni a vivere in case di fortuna,
senza riscaldamento e sovraffollate. La Corte Europea aveva ingiunto alla
Romania di rifondere i danni per somme varianti tra 11.000 e 95.000 euro a
sette dei richiedenti e ai loro parenti. In seguito, il governo aveva deciso
di lanciare un proprio progetto che contribuisse a ricostruire i rapporti
comunitari che erano stati distrutti dal conflitto. [...] In un commento
di lunedì scorso, Cristian Radu Georgescu, senatore socialdemocratico della
regione di Mures, ha detto che la decisione del governo è una "misura di
discriminazione positiva che potrebbe generare nuovi conflitti." Da: Romanian_Roma
COMUNICATO STAMPA CS46-2006RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SULLA RUSSIA: RAZZISMO E XENOFOBIA IN AUMENTOSecondo un nuovo rapporto di Amnesty International, gli omicidi a sfondo razzista, i pestaggi e la discriminazione sono in aumento nella Federazione Russa. Il governo di Mosca, che attualmente presiede il G8 e sta per assumere la presidenza semestrale del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, non riesce a contrastare in modo adeguato la xenofobia e l'intolleranza. Il rapporto di Amnesty International, 'Razzismo violento fuori controllo', prende in esame casi di aggressioni, alcuni dei quali con esiti mortali, nei confronti di studenti stranieri, richiedenti asilo e rifugiati provenienti da Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina, membri di minoranze etniche e migranti del Caucaso e dell'Asia Centrale, esponenti della comunita' ebraica e rom. Il testo mette in luce il fallimento delle autorita' nel prevenire gli attacchi a sfondo razzista attraverso politiche efficaci e nell'indagare e punire la grande maggioranza dei responsabili. 'La dimensione del razzismo in Russia e' incompatibile col posto che il paese occupa nella scena internazionale e mina la sua reputazione mondiale. In quanto membro del Consiglio d'Europa e suo prossimo presidente nonche' membro del G8, la Russia deve rispettare gli obblighi del diritto internazionale' - ha dichiarato Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International. 'Lo Stato ha la responsabilita' di proteggere i diritti umani di tutte le persone che si trovano sul suo territorio, a prescindere dal colore della loro pelle. Deve contrastare e portare di fronte alla giustizia coloro che violano i diritti umani. E' giunto il momento che le autorita' russe raddrizzino la deteriorata situazione dei diritti umani e rispettino i propri impegni, se vogliono avere un ruolo sul piano internazionale'. Secondo il Centro analitico di informazioni 'Sova', un istituto russo, solo nel 2005, 28 persone sono state uccise e altre 366 aggredite per motivi razziali. Il numero effettivo, comunque, potrebbe essere molto piu' elevato, poiche' molti reati a sfondo razzista non vengono denunciati o riconosciuti come tali. La polizia e i magistrati inquirenti preferiscono spesso classificarli come atti di 'teppismo'. In realta', gli autori degli episodi di razzismo fanno parte di gruppi ben organizzati che professano un'ideologia razzista, neofascista e violenta. Secondo dati ufficiali, in Russia sono attivi circa 150 'gruppi estremisti' con oltre 5000 membri. Secondo le Organizzazioni non governative e le associazioni che svolgono campagne contro il razzismo, a loro volta nel mirino di questi gruppi, gli aderenti sarebbero 50.000. 'Questi attacchi violenti sono una delle manifestazioni piu' visibili di un'intolleranza e di una xenofobia profondamente radicate in molti settori della societa' russa. Chiudere un occhio su questi crimini dell'odio ha incoraggiato la crescita dell'estremismo xenofobo e del neofascismo nel paese' - ha commentato Khan. Il rapporto di Amnesty International denuncia come, a seguito di attacchi violenti e su vasta scala nei confronti della popolazione civile, attribuiti ai gruppi armati ceceni, i membri di vari gruppi etnici del Caucaso, ceceni inclusi, siano stati perseguitati. Queste persone, in quanto appartenenti a minoranze etniche distinguibili a occhio nudo dai russi, vengono prese di mira ai controlli d'identita' istituiti nel contesto delle misure antiterrorismo o a semplice scopo di estorsione da parte della polizia. Secondo una ricerca condotta l'anno scorso da un'organizzazione locale per i diritti umani, le persone di aspetto non slavo hanno 21 probabilita' in piu' di essere fermate per controlli mentre viaggiano sulle linee della metropolitana di Mosca. 'Il razzismo e' un attacco alla nozione stessa di universalita' dei diritti umani. Esso nega sistematicamente il godimento dei diritti umani sulla base del colore, della razza, dell'etnia, della discendenza o dell'origine nazionale. In base al diritto internazionale, la Russia deve combattere il razzismo in ogni sua forma. Alcune autorita' regionali hanno preso iniziative al riguardo, ma si sono dimostrate profondamente inadeguate e isolate. E' giunto il momento che il governo federale ponga in essere un piano nazionale per dare alla lotta contro il razzismo la priorita' che merita'. FINE DEL COMUNICATO Roma, 4 maggio 2006 Il rapporto 'Federazione Russa: razzismo violento fuori controllo' e' disponibile in lingua inglese all'indirizzo http://web.amnesty.org/library/index/engeur460162006Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224, cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
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