Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località
Succede a Pessano con Bornago, in provincia di Milano. L'intervento di un
gruppo di cittadini, di Caritas Ambrosiana e Avvocati per Niente ha impedito il
provvedimento. Natalia Halilovic, una rom del campo: "La nostra vita ormai è in
questo Comune"
MILANO – Abitano in due camper e in una roulotte, accatastate al bordo di una
stradina che si perde in mezzo ai campi di Pessano con Bornago, comune in
provincia di Milano. In quest'area dal 2002 vivono almeno una trentina di rom,
fra loro 15 minori. Sono bosniaci, entrati in Italia nel lontano 1969 e da
allora ancora alla ricerca di un posto dove stare.
Rischiavano di essere sgomberati domani, 13 luglio, ma un gruppo di cittadini si
è opposto, ottenendo un congelamento – e non una soppressione - dell'ordinanza.
Mentre il sindaco Giordano Mazzurana e l'assessore alle Politiche sociali Chiara
Fiocchi (l'amministrazione è di centro sinistra, ndr) discutevano con Caritas e
Avvocati per Niente onlus sul futuro dei rom, fuori dal Municipio cinque anziani
del paese alzavano cartelli con scritto "I diritti non si sgomberano". "Ora
bisogna capire se Caritas, Casa della Carità o altri enti del privato sociale
saranno in grado di offrire una soluzione, almeno per i casi più vulnerabili",
spiega Alberto Guariso di Avvocati per Niente. Intanto l'avvocato attende per
oggi un "censimento" delle fragilità all'interno del campo. I casi conclamati,
al momento, sono Maria Halilovic, una signora di 73 anni con tre bypass, e il
figlio Spaho, cieco dalla nascita.
A portare i rom a Pessano con Bornago è stato il marito di Maria. Qui, 8 anni
fa, aveva comprato un campo, ad uso agricolo. Voleva avere la famiglia vicina,
durante il suo ricovero all'ospedale San Raffaele. Ma quando, nel 2008, è stata
introdotta la legge Maroni che vieta gli assembramenti di roulotte sui terreni
ad uso agricolo, Maria è stata costretta a spostarsi "in strada", pochi metri
più in là. Con lei, i due figli Spaho e Natalia. Un luogo scomodo, di passaggio,
perché da qui transitano ogni giorno gli agricoltori per raggiungere i propri
terreni. Per il Comune questa situazione è diventata con il tempo inaccettabile,
tanto che il villaggio rom diventa un problema.
"Nel novembre 2010 sono venuti a fare il primo sgombero", racconta Natalia. A
detta del Comune, in quel momento nel campo abusivo di Pessano c'erano più di 33
famiglie. Chi ha potuto se n'è andato, gli altri sono rimasti qui. I segni di
quell'evento sono ancora visibili: alle spalle delle roulotte affiorano i resti
di altre case mobili, abbandonate in quello stato dal giorno dello sgombero.
"Peggio di una discarica. Ma il Comune crede che dobbiamo portare via tutto noi?
Sono loro che l'hanno fatto e loro devono pulirlo", denuncia Natalia.
Al campo i bambini si tuffano in un canale, che scorre proprio di fronte alle
roulotte. Uno di loro, di 14 anni, racconta che quest'anno non ha potuto
frequentare la seconda media, perché sua madre lo teneva a casa, temendo ogni
giorno che lo sgombero minacciato diventasse effettivo.
"Fossi il presidente della Repubblica – dice – donerei a tutti i rom un campo
dove stare". Parla del sindaco come il responsabile delle condizioni assurde in
cui è costretto a vivere. "Tutti i nostri figli sono iscritti a scuola, ma non
sempre siamo riusciti a mandarli – spiega Natalia -, ma la colpa è del Comune
che ci vuole cacciare via". Una delle donne del campo non vuole che si facciano
fotografie né a lei né ai suoi figli: "In città ci conoscono tutti e io mi
vergogno del posto in cui sono costretta ad abitare". "Abbiamo rinunciato ad
essere nomadi – racconta Maria – perché volevamo che i nostri nipoti
studiassero, imparassero a leggere e scrivere e si trovassero un buon lavoro. Se
ci continuano a sgomberare ci fanno tornare all'epoca dei miei bisnonni"
San Nicolò D'Arcidano, una delle prime comunità stabili Rom della provincia di Oristano, ieri pomeriggio rimane vittima di un tragico incendio che ha completamente distrutto il
"campo". Non ci sono feriti tra i rom che vivono nel campo, una novantina, tra i quali molti bambini. Fiamme alte anche 20 metri, che nel giro di meno di due ore hanno praticamente raso al suolo tutte le baracche del campo. Momenti di paura per l'esplosione di alcune bombole di gas. Per domare le fiamme sono dovuti intervenire due elicotteri del servizio antincendi regionale. La natura dell'episodio è ancora da accertare ma non si esclude il dolo. La Protezione Civile ha lavorato sino a notte inoltrata e, nel campo sportivo del comune sono state issate 7 tende che come si legge sulla Nuova Sardegna online, sono state fornite dal Servizio di Protezione civile della Regione. Le tende sono equipaggiate di biancheria pulita e nell'arco della giornata dovrebbero essere montati alcuni gazebo per creare ombra e refrigerio. Attualmente anche gli spogliatoi e i servizi igienici del campo di S.N.Arcidano sono utilizzati dai cittadini di etnia Rom, l'amministrazione comunale poi già da ieri, con grande solerzia, ha predisposto un servizio catering e, d'intesa con l'Asl, l'erogazione dell'assistenza medica ad alcune persone ammalate, inoltre sembra persino che per evitare ulteriori disguidi la tendopoli sia costantemente vigilata dai locali L volontari della Protezione civile.
La comunità rom di San Nicolò d'Arcidano, la più
"antica" della provincia è da sempre integrata ottimamente con la comunità locale, e, attualmente sembra essere composta da circa 100 rom stanziali. Nell'incendio di ieri però tutto è andato distrutto persino i mezzi che i Rom usano per lavorare. è composta da 94 persone, molti sono i bambini e diverse anche le persone anziane. Nell'incendio di ieri pomeriggio hanno perso tutti i loro averi. Con le baracche sono bruciati arredi e suppellettili e il fuoco ha incenerito anche alcuni mezzi parcheggiati nelle adiacenze. Al comune sono già pervenute richieste di aiuto economico. Da qui ad un mese la situazione sarà delicatissima e, fortunosamente già da tempo, grazie a dei fondi Europei, si lavorava alla sistemazione di un'area nei pressi del campo rom, per poter creare alcuni spazi abitativi migliori e così già tra un mese i rom arcidanesi potranno avere le nuove
"case" fatto sta che però la situazione potrebbe rivelarsi critica dal punto di vista del disagio economico in cui verseranno alcune famiglie zingare.
Pardubice, 10.7.2011 08:40 - Quando non aveva ancora 14 anni, Maruška
sottrasse da una gioielleria una catena d'oro del valore di 16.000 corone. "Il
tribunale giovanile la condannò a diversi mesi di sorveglianza da parte di un
incaricato," dice Marek Demner, coordinatore del progetto Rom Aiutano Rom (Romové pomáhají Romům)
a Pardubice. Il progetto intende espandere e migliorare i servizi di "mentoraggio"
rivolto a membri della minoranza rom che hanno avuto problemi con la legge e
sono ammissibili a pene alternative.
Durante il processo si è scoperto che il suo arresto per taccheggio non era
stata l'unica difficoltà incontrata da Maruška nei mesi recenti. Aveva anche
problemi a scuola, secondo il giornale locale Pardubický deník.
Dice Demner: "Aveva decine di ore d'assenza ingiustificata e gli insegnanti
si lamentavano della sua mancanza di disciplina e di progressi. A quel tempo,
sua madre se ne era andata in un quartiere vicino con la sorella di Maruška, e
adesso viveva sola con suo padre."
La collaborazione di Maruška con l'addetto alla sorveglianza non ebbe un buon
avvio. Lei frequentava solo occasionalmente gli incontri e i suoi problemi
scolastici continuavano.
"All'inizio della libertà vigilata, Maruška rimase incinta. L'assistente
chiese a Eva, un mentore esperto, di lavorare con Maruška. Assieme decisero le
priorità da affrontare. Lo scopo era che Maruška frequentasse scuola
regolarmente e che si diplomasse. Anche suo padre ed il ragazzo da cui aspettava
un figlio vennero coinvolti," racconta Demner.
Eva visitò Maruška a casa. Gradualmente la ragazza iniziò a fidarsi del suo
mentore e a confidarle i suoi problemi. Dopo diverse settimane, la disciplina ed
il rendimento scolastico di Maruška migliorarono. Fu anche in grado di gestire
meglio la vita con suo padre ed il rapporto col suo ragazzo.
"Il ruolo del mentore è diventato ancora più significativo dopo che Maruška
ha dato alla luce sua figlia. Eva ha insegnato a Maruška come gestire il ruolo
di madre e prendersi cura di sua figlia. Qualche settimana dopo il parto, Maruška
tornò a scuola," dice Demner. "Sua figlia adesso ha sei mesi. Eva visita Maruška
a casa due volte a settimana. La aiuta e la consiglia su come curarsi della
figlia, sulle faccende domestiche e sulla situazione finanziaria della famiglia,
sul contatto con le autorità, la richiesta di benefici sociali, ecc."
Il mentoraggio tra Rom è stato ampliato nella regione di Pardubice tra il 205
e il 2008. Da maggio 2006 ci sono stati otto mentori rom che hanno collaborato
con i centri dei servizi di mediazione e libertà vigilata a Pardubice, Ústí nad Orlicí
e Chrudim.
Di Fabrizio (del 14/07/2011 @ 09:14:43, in casa, visitato 1408 volte)
Segnalazione di Marco Brazzoduro
Da Adista n. 51
IL DIRETTORE DELLA CARITAS LOCALE SCRIVE AD ALEMANNO 36209. ROMA-ADISTA. Una
reazione indignata e ferma contro la politica degli sgomberi dei campi Rom
portata avanti dalla giunta capitolina guidata da Gianni Alemanno arriva da don
Franco De Donno, da anni responsabile della Caritas di Ostia, nella XXVI
prefettura del territorio diocesano di Roma. De Donno, in una lettera aperta al
sindaco del 21 giugno scorso, denuncia in particolare lo sgombero del piccolo
campo Rom di via delle Acque Rosse a Ostia Ponente, avvenuto quello stesso
giorno. Sono solo state smantellate «delle povere tende e poche masserizie –
denuncia il prete – senza per nulla indicare una adeguata alternativa».
Indignato, il direttore della Caritas ha preso immediatamente carta e penna per
manifestare al sindaco il proprio «sgomento», «tanto più profondo in quanto da
vario tempo abbiamo iniziato un percorso di dialogo fruttuoso con l’Assessore
Lodovico Pace e con i Vigili Urbani del XIII Municipio: con varie assemblee dei
Rom e con una metodologia di "rete" nutrivamo solide speranze per il
raggiungimento di una serena emersione e di una dignitosa inclusione e
integrazione alloggiativa e lavorativa, come già avviene in varie città di
Italia, avendo avuto la disponibilità di una convinta e responsabile
collaborazione dei nostri Rom». Invece, quelle ruspe e quel camion «non
sgomberavano soltanto quelle poche e povere masserizie, ma anche e soprattutto
le speranze di un progetto alternativo tanto faticosamente ma decisamente
avviato con le Istituzioni locali».
Eppure, racconta il direttore della Caritas di Ostia, una delle prime iniziative
di Alemanno ad avvio del suo mandato, «quasi a dare un chiaro segnale di
politica collaborativa, fu quella di convocare in Campidoglio i rappresentanti
del mondo del Volontariato». «La sua promessa – scrive De Donno – fu quella che
ci avrebbe chiamato periodicamente per un confronto sui problemi della città,
visti anche con gli occhi del volontariato: ottimo inizio! Ma che delusione
dover constatare non solo il mancato mantenimento di una promessa, ma anche la
lontananza sempre più abissale di certe decisioni riguardo all’accoglienza e al
rispetto della dignità di ogni persona».
«Tra qualche giorno, signor Sindaco – è la chiusa della lettera – è atteso qui a
Ostia per inaugurare il Parco "Clemente Riva" intitolato al nostro amatissimo
vescovo di recenti anni passati: il Parco si trova a pochi passi dal piccolo
campo Rom oggi sgomberato! Con quale coerenza Lei vorrà svolgere questa
inaugurazione nel nome di mons. Clemente Riva, che fu amico e difensore
coraggioso degli ultimi?».
Termometro a corda GIPSY Corda secca: Beltempo Corda bagnata: Pioggia Corda rigida: Freddo Corda invisibile: Nebbia o Bere meno Corda mossa: Vento Senza corda: Ce l'hanno rubata
Di Fabrizio (del 15/07/2011 @ 09:51:32, in media, visitato 1197 volte)
Leggendo questo
comunicato stampa di giovedì scorso, penso che anche in tempi passati Assisi
prendeva a calci i suoi poveri, salvo poi speculare con chiese e turismo se
uno di questi è
diventato famoso.
Un giorno bisognerà chiedere agli aspiranti stregoni, che trovo insopportabili
da quando hanno scoperto la parola "casta" e vogliono sostituirsi a partiti,
sindacati ecc., dove vogliono andare a parare.
Ma non si tratta di razzismo, di fascismo... Mi sembra piuttosto un modo di
dire, tipicamente italiano, tutto e il suo contrario - un colpo al cerchio e uno
alla botte - nella speranza di passare osservati in qualche modo, non importa
quale.
Qualcuno dice: comunque, non bisogna confondere il "profeta" con chi fa parte
del suo movimento; come se dovesse esistere una parte buona e una cattiva del
fenomeno. Probabilmente questo qualcuno ha le sue ragioni, ma a leggere i
commenti a
quel post c'è da farsi cadere le braccia: anche qua non per razzismo o
fascismo, ma perché si scrive (male) di tutto, tranne che dell'argomento in
questione. Insomma, la quantità dei commenti non ha niente a che fare con la
qualità, piuttosto c'entra con una malsana voglia di essere visibili, di essere
saliti su un carro.
Uno dei pochi commenti attenti, però descrive perfettamente questo "grillismo
di massa":
CARO BEPPE non riesco a capire dall'articolo se difendi questa misera
situazione o la condanni; articoli fa dicevi basta con questi stranieri che
rubano ammazzano stuprano mendicano, oggi dici poracci sti bambini(per
banbino si intende un ladruncolo in erba che da grande allargherà le sue
attività con stupri e violenze: insomma che dobbiamo fare?PAGARE LE TASSE
PER CRESCERE QUESTI QUI O CHE ALTRO?
Nel frattempo, vecchi e nuovi
pregiudizi continuano a far danni.
Non ci capisco più niente. La Lega a Padova
vorrebbe arruolare tra le sue fila un (bravo) cantante notoriamente "culattone" (uso
le stesse parole di quella cima di Renzo Bossi), perché con le sue
proteste ha fatto
cacciare una famiglia di Rom.
ImmigrArte - La Deriva d'Europa. Sentiamo parlare di zingari, rom o nomadi
pensiamo subito a persone sporche, pericolose, che vivono rubando, che non
penserebbero mai a lavorare o a mandare i loro figli a scuola per un futuro
migliore. Ma fino a che punto questa immagine corrisponde a verità? A tal
proposito prende il via una serie di iniziative rivolte ad una realtà
sconosciuta, circondata dal silenzio[]// e avvolta nel mistero, nel mito e nella
leggenda.
L'Associazione culturale multietnica reggina "Terra senza confine", guidata
da Grazia Marghe Siclari, in collaborazione con la Cooperativa Rom 1995,
presenta "Nomadi per decreto". Un testo scritto da Antonello Mangano, che tratta
non solo il tema dei rom ma, scandito in viaggi ci presenta la difficile vita
dei migranti in Italia; sarà interpretato, domenica 17 Luglio p.v. alle ore
20:30 nei locali della stessa Cooperativa in via Reggio Campi II° tronco 199, da
Francesco Iocolano con l'ausilio della performance scenografica di Taciana
Coimbra. Le musiche sono state composte da Salvatore Familiari e Bruno Panzera e
saranno eseguite da: Salvatore Familiari (chitarra), Bruno Panzera (chitarra),
Marco Modica (violino), Martino Conserva (piano), Giuseppe Gioffrè (tromba).
Un ricco programma quello di domenica sera, che rientra nell'ambito delle
manifestazioni celebrative del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, e vedrà
anche la presentazione e powerpoint a cura di Alla Leontyeva e l'intervento del
presidente della Cooperativa Rom 1995 Domenico Modafferi. Inoltre, negli stessi
locali della Cooperativa Rom 1995, verrà inaugurata la mostra collettiva degli
artisti: Taciana Coimbra, Grazia Siclari, Gopal Saha che resterà aperta al
pubblico fino al 23 Luglio p.v., dalle ore 10:00 alle ore 20:00. Il ricavato
della vendita delle opere verrà devoluto in parte alla Cooperativa Rom 1995, in
parte all'Associazione "Terra senza confine" che con queste entrate
autofinanzierà i propri eventi e i corsi d'italiano per stranieri.
Di Fabrizio (del 17/07/2011 @ 09:05:08, in scuola, visitato 1207 volte)
Il laboratorio chiamato "Convergenze" che l'Associazione "Terra di Confine"
Onlus – Sez. AIZO (Associazione Italiana Zingari Oggi) di Catanzaro, sta
svolgendo all'interno dell'IPM di Catanzaro è parte integrante di un progetto
più ampio denominato "A più voci: una rete per la prevenzione", finanziato con i
fondi di cui al Bando 2008, "Perequazione per la progettazione sociale regione
Calabria".
Il progetto a valenza regionale, che si sta attuando nei territori delle
provincie di Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria, con una durata di 24 mesi, ha
come finalità la presa in carico da parte delle comunità territoriali delle
problematiche del disagio giovanile.
La delinquenza minorile è tutt'altro che un problema marginale. Da un punto di
vista statistico è meno rilevata di quanto sia in realtà (il "numero oscuro" è
molto alto, dal momento che spesso si preferisce evitare ad un minore la
punizione legale).
Nelle scuole italiane, secondo il ministero della Pubblica istruzione, ogni anno
si verificano circa 2mila reati. E i colpevoli sono loro, giovani al di sotto
dei 18 anni, che occupano sempre di più le prime pagine dei giornali con le loro
storie di violenza, disadattamento e solitudine.
L'analisi della devianza minorile rom necessita di una spiegazione sia
antropologica che strutturale perché tra i rom non esistono i minori, si passa
dall'infanzia all'età adulta quasi attraverso un "rito di passaggio" tipico
delle società arcaiche, all'età di 14/15 anni sia le donne che gli uomini sono
dei perfetti adulti in grado di mettere su famiglia con tutti i doveri che ne
conseguono. Parlare di rieducazione con loro ha un significato diverso, parlare
di reinserimento non ha senso nei termini in cui si prevede per gli altri
minori, lui il ragazzo rom rientra nella comunità di appartenenza dove chi ha
avuto precedenti penali non viene assolutamente discriminato; il discorso che va
fatto con i minori rom è quello della prevenzione e del creare nuove opportunità
attraverso la scuola e la formazione lavoro.
Il popolo rom presente sul nostro territorio non è un popolo di stranieri ma si
tratta di Comunità Rom storiche, quelle che sono arrivate nell'Italia
centro-meridionale e quindi in Calabria, intorno al 1400 e che vivono in maniera
stanziale sul nostro territorio da più di cinquant'anni. Oggi sono cittadini
italiani da molte generazioni, sono iscritti alle anagrafe, votano, mandano i
loro figli a scuola, eppure continuano a rappresentare un corpo estraneo
all'interno della nostra città. Ulteriore puntualizzazione che richiede di
essere fatta è che a distanza di secoli o se vogliamo di soltanto cinquant'anni,
le problematiche delle cosiddette comunità storiche, vengono affrontate sempre a
livello di emergenza sociale, e molto spesso, soprattutto negli ultimi anni,
come problema d'ordine pubblico. Gli errori nascono dall'incomprensione, i
non-rom non conoscono la cultura del popolo rom, anzi, sono spesso fin troppo
convinti che essi siano "nomadi, disonesti ed incapaci di inserirsi nella
società moderna".
"Terra di Confine" ha già portato avanti un progetto simile presso l'IPM, con un
gruppo di minori rom. L'esperienza iniziata il 5 luglio 2010 è conclusasi il 23
dicembre 2010 ha evidenziando la sua valenza e messo in atto le sue potenzialità
future. Il progetto ha previsto oltre al recupero scolastico con i minori, anche
la mediazione familiare, richiesta dai ragazzi, con incontri periodici con i
congiunti. Benché i ragazzi abbiano la possibilità delle visite parenti, oltre a
quella di poter ricevere e spedire lettere, quest'azione si è rilevata oltre
modo importante per loro. Non sono solo le notizie che risultano importanti per
i ragazzi ma la capacità di chi ormai opera con il popolo rom da quasi 18 anni,
di decodificare e di capire un linguaggio simbolico che chi non conosce la
cultura rom non può fare.
L'intervento avrà la durata di 6 mesi, i laboratori si svolgeranno una volta
alla settimana e avranno la durata di due ore, sono state previste 4 ore mensili
da dedicare alla mediazione familiare e ad attività che coinvolgeranno anche gli
altri minori detenuti, da concordare volta per volta.
Il breve percorso di conoscenza della storia e cultura Rom sarà articolato in
laboratori tematici, il metodo utilizzato sarà quello dialogico. I ragazzi
saranno stimolati al confronto, partendo dalla presa di coscienza dei propri
pregiudizi, si promuoverà la relazione con l'altro in quanto portatore di una
diversità che non deve far paura ma arricchire.
I laboratori di supporto scolastico, rivolti esclusivamente ai minori rom,
avranno lo scopo di aumentare e potenziare le conoscenze e le competenze di
questi ragazzi che spesso non hanno svolto un percorso scolastico adeguato,
molti di loro infatti non hanno concluso l'iter della scuola dell'obbligo, molti
sono quasi totalmente analfabeti. Il confronto con gli altri, anche all'interno
del carcere minorile, diventa ancora più difficile se le condizioni di partenza
sono estremamente distanti e provocano disagio.
Le finalità sono quelle di dare maggiori opportunità a questi ragazzi attraverso
un percorso di consapevolezza che passa attraverso il recupero delle proprie
radici, la possibilità di far conoscere anche agli altri il loro mondo per
superare una visione fatta di pregiudizi e di stereotipi, aumentare le proprie
competenze per mettersi alla pari coi tempi.
La scelta di operare all'interno di un Istituto per Minore e di farlo nei
confronti dei ragazzi rom nasce da una precisa esigenza la possibilità di
intervenire su questi ragazzi in un momento particolare della loro vita che è
quello della detenzione, perché farlo quando sono liberi è estremamente
difficoltoso. Confrontarsi con la realtà del carcere è un'esperienza sicuramente
arricchente, sia sul piano professionale che su quello umano, ma che altresì
crea contraddizioni e lacerazioni, dubbi ed incertezze, a cui spesso è difficile
dare delle risposte. Bisogna avere la capacità di entrare in punta di piedi in
questo "mondo parallelo", ascoltare, non farsi troppe domande, sospendere il
giudizio, fino ad arrivare e capirne il linguaggio e le regole che "regnano
sovrane". Spesso ho sentito dire, da esperti e addetti ai lavori, che bisogna
avere la capacità di far diminuire il gap esistente tra il dentro e il fuori…
spesso quello che mi porto dietro è la sensazione di un dentro come ripiegato su
se stesso e un fuori troppo distante! I ragazzi rom all'interno di questo "mondo
parallelo", seppur in maniera meno palese, continuano a mantenere la loro
specificità che spesso non viene presa in considerazione, ma negarla non
significa renderli uguali agli altri ma semplicemente privarli della possibilità
di raccontarsi!
Maria Gabriella De Luca - presidente "Terra di Confine" sez. Aizo di
Catanzaro
L'articolo è stato pubblicato pochi giorni fa su "Il cielo è di tutti ... quelli
che hanno le ali" Periodico dell'Istituto Penale per Minorenni "Silvio
Paternostro" di Catanzaro - sarà pubblicato nella prossima uscita della rivista
del Csv di Catanzaro - verrà inoltre pubblicato sul prossimo numero della
rivista a tiratura nazionale "Zingari Oggi" semestrale dell'Aizo.
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