Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 23/07/2008 @ 14:16:29, in Italia, visitato 1446 volte)
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Consumatori
22/07/2008 - 16:29 Intervista a Nazzareno Guarnieri, presidente della
Federazione "Rom e Sinti insieme": "I campi nomadi non hanno nulla a che fare
con la cultura Rom. Serve dialogo diretto con i diretti interessati".
Partecipazione attiva e propositiva e dialogo diretto con la comunità
sono i temi che più ricorrono nelle parole di Nazzareno Guarnieri, presidente
della Federazione "Rom e Sinti insieme". Proprio ieri è iniziato ufficialmente a
Roma, a partire da un insediamento abusivo, il censimento dei campi nomadi della
Capitale. Ma i campi nomadi, sottolinea il presidente della Federazione, "non
hanno nulla a che fare con la cultura Rom". HC l'ha intervistato per parlare di
censimento ma anche della recente mobilitazione della comunità Rom e Sinta e
delle ultime proposte del Governo.
Ieri è iniziato ufficialmente a Roma il censimento dei campi nomadi a partire
da un insediamento abusivo alla Magliana Vecchia. Qual è la vostra posizione nei
confronti di queste iniziative e di questo censimento, che in realtà non
riguarda solo Roma ma è in azione anche a Milano e a Napoli?
La posizione della Federazione è molto semplice: siamo sicuramente favorevoli a
un censimento della realtà per rilevare la presenza numerica e i tutti i bisogni
all'interno della comunità Rom ma siamo nettamente contrari a una schedatura o a
un censimento che voglia appunto schedare le persone. Anche perché circa il 90%
dei Rom e Sinti che vivono in Italia sono residenti in un Comune e il restante
10% sono le persone più controllate d'Italia perché vengono dalla ex Jugoslavia
e hanno uno status giuridico particolare, non essendoci più la ex Jugoslavia e
avendo perso l'archivio anagrafico. Oggi bisogna trovare una soluzione politica
affinché queste persone abbiano dei documenti. Posso dire che la volontà
politica di schedare, di prendere le impronte a Rom e Sinti è solo una
vigliaccata della politica per un po' di tornaconto in termini di consenso
elettorale. Secondo me tutto questo can can sulle impronte e sul censimento
vuole nascondere un dovere della politica: quello di realizzare una politica di
integrazione culturale delle minoranze Rom e Sinte. Ancora una volta non si
affronta nella giusta maniera un problema che non solo tocca Rom e Sinti ma
tocca l'intera popolazione italiana. La convivenza è un valore essenziale, la
coesione sociale è un valore irrinunciabile.
Sul vostro blog scrivete che le minoranze Rom e Sinte sono trattate come
"rifiuti umani" e sono i "monumenti moderni della segregazione". Come si supera
la segregazione?
La segregazione è avvenuta con scelte politiche totalmente sbagliate proposte e
realizzate da persone esterne alla nostra comunità. I campi nomadi non hanno
nulla a che fare con la cultura Rom. E quando quarant'anni fa dicevo "attenzione
che i campi nomadi saranno il nostro inferno" molti mi dicevano che non capivo
nulla. Oggi tutti mi dicono che i campi nomadi sono stati un grande errore. Ma
quelli che li hanno realizzati sono ancora lì. È chiaro che il campo nomadi crea
segregazione, il campo nomadi crea un livello di esclusione molto elevato. Noi
proponiamo un dialogo diretto, la Federazione si pone come soggetto
rappresentativo, rappresentando 22 associazioni di dodici Regioni italiane. Se
il Ministro dell'Interno, o il Ministro degli Affari Sociali, o il Governo,
inizia a dialogare con noi, forse si trova la giusta soluzione, condivisa anche
dalle minoranze Rom e Sinte, per avviare un percorso di integrazione culturale.
Ma questo sembra non interessi a questo governo né a quelli precedenti che hanno
sempre rifiutato un dialogo diretto con i diretti interessati.
È questo che intende quando scrivete che la Federazione "Rom e Sinti insieme"
si pone come una rete di autorappresentazione? Significa che finora ci sono
stati degli intermediari fra Rom e Sinti e istituzioni?
Finora tutte le politiche che sono state realizzate per Rom e Sinti sono state
fatte, proposte e realizzate da persone esterne, da Arci, Opera Nomadi,
Capodarco e da tante altre associazioni che sicuramente si sono occupate delle
nostre minoranze - e a loro va il nostro grazie - ma hanno avuto una lettura
interpretativa del mondo Rom. Hanno fatto quanto era loro possibile interpretare
ma non c'è mai stato un coinvolgimento attivo e propositivo delle
professionalità Rom e Sinte, cioè dei diretti interessati. Per questo si parla
molto di partecipazione attiva e propositiva. Spesso questa partecipazione è
stata utilizzata in modo strumentale: non è sufficiente essere Rom o Sinti per
essere preparati, occorre far partecipare quei Rom e Sinti con la necessaria
preparazione. Non posso creare un mediatore culturale di fatto solo perché sono
Rom o Sinto ma bisogna fare un percorso formativo. La partecipazione diventa
fondamentale. Questo emerge da quarant'anni di politiche sbagliate: l'assenza di
partecipazione attiva e propositiva di professionalità Rom e Sinte, in
particolar modo in ambito sociale. Le esigenze di sicurezza sono una cosa, le
politiche sociali sono un'altra. Occorrono politiche sociali. Solo le politiche
sociali possono dare maggior controllo del territorio e maggior sicurezza.
Ha detto che i campi nomadi non sono tipici della comunità e infatti sul
vostro sito internet proponete soluzione abitative diverse, come quella della
"microarea". Cos'è una microarea? E ci sono esempi in Italia di realtà simili?
Alcuni esempi li abbiamo creati proprio noi della Federazione in Lombardia. Sono
terreni prevalentemente agricoli comprati dalle famiglie Sinte dove in accordo
con l'ente locale si va a definire la possibilità di costruire un'abitazione per
la famiglia allargata di quella determinata famiglia Sinta, con l'obbligo ben
preciso che quell'abitazione non può essere posta in vendita. È una soluzione
tutta da sperimentare, stiamo provando a lavorare su questo, gli esempi sono
molto positivi. Esempi positivi riguardano l'Alto Adige e la Lombardia.
Negli ultimi tempi si è assistito a una mobilitazioni da parte della comunità
Rom e Sinta che è scesa in piazza a Roma per rivendicare i suoi diritti e ha
tenuto assemblee pubbliche. Si tratta di una novità, sta cambiando qualcosa o
queste iniziative c'erano anche prima ma nessuno se n'è accorto?
Sicuramente stanno cambiando delle cose, sicuramente si sente forte le necessità
di una partecipazione attiva. Oggi ci si rende conto di quanto sia importante
avere anche la partecipazione attiva e propositiva di Rom e Sinti.
Il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha detto di voler concedere la
cittadinanza ai bambini Rom senza genitori. Secondo lei può rappresentare una
soluzione o riguarda una strettissima minoranza?
È evidente che il Ministro conosce poco la realtà Rom anche perché i bambini Rom
senza genitori sono veramente rarissimi, veramente molto pochi. Invece c'è una
grossa realtà di bambini Rom nati in Italia ma senza documenti perché provengono
dalla ex Jugoslavia. Nel nostro documento, presentato a Cecina, abbiamo chiesto
la necessità di riconoscere lo stato di apolidia a queste persone. E di
riconoscere la cittadinanza a tutti quei bambini, Rom e non, immigrati, che sono
nati in Italia. Questo presuppone un cambiamento della legge sulla cittadinanza:
non diritto di sangue ma diritto di suolo, cioè i bambini che nascono in Italia
sono automaticamente cittadini italiani. È questa la proposta della Federazione.
Sicuramente quelle proposte non vanno nella direzione giusta e per questo
chiediamo al Ministro Maroni di incontrarci e di dialogare insieme, e insieme di
condividere soluzioni utili a tutti i cittadini.
A cura di Sabrina Bergamini
Di Daniele (del 24/07/2008 @ 00:22:41, in Italia, visitato 1464 volte)
Di Fabrizio (del 24/07/2008 @ 13:26:10, in Italia, visitato 1475 volte)
CS102-2008: 24/07/2008 In una lettera inviata ai ministri europei degli Interni e della Giustizia, che si riuniscono oggi a Brussels nel Consiglio giustizia e affari interni, Amnesty International ha chiesto che siano condannati gli atti di discriminazione nei confronti delle comunità rom in Italia, culminati nella raccolta di informazioni sull'origine etnica e la religione, nonché in quella delle impronte digitali, anche di minori. "Dopo le critiche della Commissione e del Parlamento europeo, ora spetta agli Stati membri dell'Unione europea prendere posizione contro quella che è diventata una campagna a tutto tondo contro i rom" - ha dichiarato Nicolas Beger, direttore dell'Ufficio di Amnesty International presso l'Unione europea. Secondo l'Ufficio europeo dell'organizzazione per i diritti umani, la raccolta delle impronte digitali dei rom per motivi di pubblica sicurezza è solo l'ultima di una serie di politiche discriminatorie adottate dalle autorità italiane. Dal 2007, per esempio, vi è stato un aumento degli sgomberi forzati tra cui quello di Tor di Quinto, a Roma, dove un gran numero di persone (bambini e anziani inclusi) sono stati abbandonati nella notte dopo che il loro accampamento era stato distrutto. L'azione delle autorità si è sviluppata in un clima di virulenta retorica anti-rom da parte di esponenti politici nazionali e locali. Raramente gli autori sono stati chiamati a rispondere delle proprie dichiarazioni xenofobe, le quali hanno contribuito ad alimentare e legittimare atti di violenza da parte dei cittadini. "Dobbiamo essere chiari: stiamo assistendo a una caccia alle streghe presentata come una serie di 'misure di sicurezza" ha aggiunto Beger. "Quello che è certo è che ora in Italia c'è un effettivo problema di sicurezza: quella dei rom". Quest'anno a maggio, per esempio, il campo rom di Ponticelli, a Napoli, che ospitava 800 persone, è stato attaccato e distrutto da un centinaio di aggressori che hanno anche lanciato una molotov contro una roulotte all'interno della quale si trovavano dei bambini, fortunatamente scampati al successivo incendio. L'ultima "misura di sicurezza" applicata - un censimento riguardante solo i rom, che include la raccolta di informazioni sull'origine etnica e la religione, nonché quella delle impronte digitali - è per Amnesty International un provvedimento discriminatorio, sproporzionato e ingiustificato, in diretto contrasto con la Convenzione europea sui diritti umani. "L'estensione della rilevazione delle impronte digitali all'intera popolazione italiana entro il 2010 non cambierà nulla se nel frattempo, come dichiarato dalle autorità, il censimento dei rom andrà comunque avanti" - ha sottolineato Beger. Considerando gli obblighi del diritto internazionale e del diritto comunitario cui sono vincolati gli Stati membri dell'Unione europea, Amnesty International chiede al Consiglio giustizia e affari interni di:
- assicurare l'adozione di misure immediate per fermare pratiche discriminatorie quali la raccolta delle impronte digitali su base etnica e gli sgomberi illegali;
- garantire che siano adottati adeguati provvedimenti disciplinari o penali nei confronti dei funzionari e degli esponenti politici autori di dichiarazioni dispregiative o razziste;
- riesaminare lo stato d'emergenza e gli atti e le misure derivanti dalla sua adozione, per garantirne la compatibilità col diritto internazionale ed europeo.
FINE DEL COMUNICATO Brussels / Roma, 24 luglio 2008 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
Di Fabrizio (del 25/07/2008 @ 10:04:35, in Italia, visitato 1795 volte)
Da
Reterom
Lunedì 28 luglio 2008 ore 12:00 - INAUGURAZIONE
c/o Campo Rom Casilino 900
Via Casilina 900, Roma
Savorengo Ker, la casa di tutti, è un esperimento di autocostruzione che
si è tenuto nel Campo Rom 'Casilino 900', il campo più antico di Roma, che circa
quaranta anni fa accoglieva le baracche degli italiani provenienti dal
meridione.
Savorengo Ker è una casa costruita dai Rom delle quattro diverse etnie del
Campo, riuniti in un progetto comune volto a dimostrare all'amministrazione e ai
cittadini che è possibile proporre risposte concrete e praticabili all'emergenza
abitativa. La casa in legno costruita dai Rom con la collaborazione di Stalker/ON
e il sostegno del Dipartimento di Studi Urbani dell'Università di Roma Tre,
nasce come un' alternativa al container, unica soluzione prevista finora dalle
amministrazioni. Savorengo Ker dimostra che allo stesso costo di un container
di 32 metri quadrati è possibile costruire una casa di 70 metri quadrati su
due piani, con soggiorno, cucina, servizi, tre camere e veranda, e che il
costruire insieme la propria casa è un bellissimo modo per intessere legami e
relazioni tra culture e persone diverse. Rom, associazioni, studenti, professori
e cittadini in questa esperienza hanno condiviso immaginari, visioni del mondo e
della vita, realizzando un prototipo di casa che non intende essere un modello
da replicare nella sua forma architettonica, ma un modo differente di pensare
l'abitare e la città.
Savorengo Ker è il primo spazio pubblico del Casilino 900, è una casa di
tutti e per tutti. Accoglierà nel prossimo futuro diverse attività collettive:
uno spazio di gioco e di studio per i bambini, un laboratorio per il centro di
medicina solidale, ma soprattutto darà vita ad una cooperativa di
autocostruzione fatta dai Rom per fornire supporto al progetto di rigenerazione
del campo. La cooperativa potrà inoltre lavorare nello sviluppo e nel progetto
di altri insediamenti per le persone che non hanno casa, siano essi Rom o
cittadini Italiani e stranieri in perenne attesa di una casa.
Ore 12.00 conferenza stampa
Introdurranno:
Francesco Careri, Stalker/ON, Università di Roma Tre
Najo Adzovic, Associazione Nova Vita
Sono invitati:
Gianni Alemanno, Sindaco di Roma
Carlo Mosca, Prefetto di Roma, Commissario per l’emergenza nomadi per Roma ed
il Lazio
Prof. Mario Quinto, Università di Roma Tre, Consulente della Prefettura per
la negoziazione sociale
Roberto Mastrantonio, Presidente VII Municipio di Roma
Prof. Giorgio Piccinato, Direttore del Dipartimento di Studi Urbani,
Università di Roma Tre
Prof. Francesco Cellini, Preside della Facoltà di Architettura, Università di
Roma Tre
Con la partecipazione di:
Don Paolo Lojudice, Pontificio Seminario Romano
Dott. Lucia Ercoli, Servizio di Medicina Solidale e delle Migrazioni del
Policlinico di Tor Vergata
Prof Marco Brazzoduro, Dipartimento di Scienze Demografiche - Università La
Sapienza
Lucio Conte, ex Consigliere del VII Municipio di Roma, gruppo misto
Valerio Musillo, Cooperativa Ermes
Paolo Ciani, Comunità di Sant'Egidio
Francesco Garofalo, curatore della mostra - L'Italia cerca Casa - alla
Biennale di Venezia
Dott. Marco Nuccetelli, N.A.E., Nucleo Assistenza Emarginati VII Municipio di
Roma
Ore 18.00 - 22.00 inaugurazione
Presentazione del progetto
Festa e concerto delle Nuove Tribù Zulu
Contatti:
Azzurra Muzzonigro 333 1060543
Ilaria Vasdeki 338 4104677
Francesco Careri 347 4142500
Di Fabrizio (del 25/07/2008 @ 11:27:58, in Italia, visitato 1660 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Il Gruppo EveryOne e gli antirazzisti sardi esultano: dalla campagna per i
Rom di
Terralba nasce un programma di integrazione positiva che coinvolge tutta la
regione
Il 22 giugno scorso il Gruppo EveryOne, insieme agli Amici dei Rom di Terralba
(Oristano) ha iniziato una campagna contro lo sgombero dell'insediamento locale,
composto da 52 Rom: 23 adulti e ben 28 bambini. Il Comune di Terralba aveva
deciso, formalizzando la decisione con un'ordinanza, di evacuare la comunità
Rom, senza offrirle alcuna alternativa di alloggio. Alessandro Matta, esponente
sardo del nostro gruppo, ha dedicato un impegno particolare alla riuscita
dell'azione di protesta. La campagna EveryOne proponeva agli antirazzisti di
tutta Italia di inviare e-mail di protesta al sindaco di Terralba. "E' da
segnalare che ci sono molti anziani, molti bambini che frequentano le scuole,"
scrivemmo al primo cittadino e alle altre autorità locali, "e non paiono esserci
grossi problemi con la comunità terralbese, a parte il fatto che le condizioni
in cui vivono i Rom sono di indigenza ed emarginazione. Insieme agli amici dei
Rom di Terralba lanciamo un accorato appello: aiutateci a evitare la tragedia
umanitaria dello sgombero del campo nomadi di Terralba. Mettere in mezzo alla
strada famiglie Rom integrate, ma prive di mezzi di sostentamento, equivarrebbe
ad annientarle". L'azione a sostegno dei Rom di Terralba è stata da noi portata
all'attenzione della Commissione per i Diritti Umani del Parlamento europeo, al
Comitato contro le discriminazioni delle Nazioni unite, all'ERRC, alle
principali organizzazioni internazionali per la tutela dei Diritti dei Popoli e
ai media internazionali. Nonostante questo, le famiglie sono state costrette ad
abbandonare il campo e sono state ospitati presso la comunità Il Samaritano,
fondata da don Giovanni Usai. Il sindaco di Terralba, irriducibile antizigano,
ha tentato di cacciare i Rom anche dalla comunità, attrezzata decorosamente
dalla protezione civile, con la motivazione che "nel campo non ci sono le
condizioni igieniche". Per fortuna Giovanni Usai non si è arreso: "Qui si tratta
di persone che hanno bisogno e voglia di integrarsi e non si può accettare che
vengano cacciate da un momento all’altro senza motivo. Le condizioni igieniche
ci sono, si tratta di discutere e ragionare, anche per tutelare i 23 minori che
vanno a scuola, tanto alle elementari quanto alle medie e con ottimo profitto".
Il prefetto, sentite le ragioni del parroco, gli ha consentito di mantenere le
tende nel campo allestito al Samaritano, in attesa di una soluzione più consona.
Intanto proseguiva la campagna a favore dei Rom di Terralba e da tutta Europa
piovevano proteste nei confronti dell'amministrazione comunale. Ieri, 23 luglio
2008, finalmente la vicenda si concludeva felicemente, grazie all'intervento
della Regione - il cui presidente è Renato Soru - che ha concesso alla
Cooperativa “Il Samaritano” una decina di immobili dell’ex Ersat in comodato
gratuito, perché sia realizzato un Villaggio della Solidarietà. Gli immobili si
trovano nei territori di Arborea, Oristano e Terralba: l'Assessorato degli Enti
Locali ha stanziato 80 mila euro per gli interventi di manutenzione.
L’Assessorato alla Sanità ha già iniziato ad attivare programmi di sostegno per
l’inclusione sociale a favore dei nuclei familiari in particolari condizioni di
emergenza e povertà. Per portare avanti il progetto di integrazione delle
popolazioni Rom sparse per la Sardegna saranno investiti subito 500 mila euro.
Con questi programmi, la Sardegna dimostra di aver superato la fase
dell'emarginazione ed esclusione delle comunità Rom per entrare nello spirito
della nuova Europa, l'Europa della solidarietà, del'integrazione positiva e dei
diritti umani. Il nostro gruppo segnalerà alla Commissione europea per i diritti
umani Renato Soru e la Regione Sardegna quali esempi virtuosi di accoglienza in
questo periodo di deriva razzista che coinvolge molte regioni italiane, in cui
istituzioni e autorità conducono una vera e propria campagna persecutoria nei
confronti di Rom e Sinti.
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334-8429527 – (+ 39) 331-3585406
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 26/07/2008 @ 00:31:56, in Italia, visitato 1796 volte)
Da Flickr
clicca sull'immagine per vedere l'originale
Di Fabrizio (del 28/07/2008 @ 13:57:10, in Italia, visitato 2510 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Illustrissimo Sindaco Luca Ceriscioli, Assessori Riccardo Pascucci e Marco
Savelli, Presidente Regione Marche Gian Mario Spacca, Presidente della Provincia
di Pesaro e Urbino Palmiro Ucchielli, Arcivescovo di Pesaro S. E. Rev.ma Piero
Coccia, Prefetto Alessio Giuffrida e autorità civili
e per conoscenza: Onorevoli deputati al Parlamento europeo Viktoria Mohacsi,
Marco Pannella e Marco Cappato; Commissario europeo Vladimìr Špidla; Alto
Commissario per i diritti umani alle Nazioni Unite Navanethem Pillay, Presidente
Union Romani Juan de Dios Ramírez-Heredia e altri,
il Gruppo EveryOne - organizzazione internazionale per la tutela dei diritti
umani - e i rappresentanti della Comunità Rom romena che vive a Pesaro
indirizzano questa lettera aperta alle Istituzioni e alle autorità civili e
religiose della città e della regione. Innanzitutto, confermiamo il nostro
sincero apprezzamento per la disponibilità mostrata dalle Istituzioni - nelle
persone del Sindaco e degli Assessori alla Salute e Sicurezza e ai Servizi
Sociali - ad intraprendere un serio progetto di integrazione, necessario per
consentire alla Comunità Rom di Pesaro di inserirsi positivamente nel tessuto
sociale della città, nel rispetto dei loro diritti etnici, civili e umani e in
contrasto con qualsiasi ideologia razzista e intollerante. Come vi è noto, anche
grazie ad alcuni articoli pubblicati sulla stampa locale e nazionale, i Rom che
vivono a Pesaro sono impegnati nella ricerca di un lavoro e di un inserimento a
scuola per quanto riguarda i minori. La Comunità Rom che si trova sul territorio
di Pesaro è formata da tre nuclei familiari, comprendenti anche bambini, donne
(alcune gravide), invalidi e malati. Purtroppo i rapporti con le Istituzioni e
le autorità cittadine non sono stati finora facili, perché è un momento
difficile, nel campo dell'accoglienza e dell'integrazione razziale, per tutta
l'Italia e solo poche località, nonché una sola regione (la Sardegna) hanno
finora scelto di attenersi alle Direttive e alle norme vigenti nell'Unione
europea, che prevedono di combattere il razzismo e di favorire programmi
concreti di inserimento soprattutto per quanto concerne il popolo Rom, che
subisce ancora un fenomeno diffuso di intolleranza e discriminazione. Sono
ancora attuali, purtroppo, in molte città italiane, gli stereotipi razziali che
hanno colpito nei secoli le persone di etnia Rom e che i movimenti razzisti e
xenofobi hanno posto alla base di terribili persecuzioni. Secondo tali
stereotipi, i Rom non vogliono lavorare, tramano contro la "brava gente",
rapiscono bambini, sono geneticamente dediti al crimine, non vogliono
integrarsi, sono sporchi e disordinati, violenti e immorali. Le stesse accuse
che in altri tempi, difficili come e più del presente, furono rivolte agli
ebrei, alle persone di colore, alle minoranze etniche e religiose (oltre che
agli stessi "nomadi"). La Comunità Rom di Pesaro comprende alcuni Figli
dell'Olocausto di seconda e terza generazione: figli e nipoti dei pochissimi
'zingari' scampati allo "zigeunelager" di Auschwitz. Altri membri sono sfuggiti
alla persecuzione attuata dal dittatore Ceausescu e posseggono competenze
professionali significative nei campi dell'edilizia, dell'industria e
dell'artigianato, dell'agricoltura biologica e dell'allevamento. Fino ad ora,
però, a causa del pregiudizio e nonostante le referenze e le garanzie offerte
dal Gruppo EveryOne e da Istituzioni e organizzazioni europee, non è stato
possibile ottenere un inserimento professionale per alcuno dei Rom adulti di
Pesaro, i quali stanno disperatamente cercando qualsiasi attività lavorativa,
anche umilissima e sottopagata e una soluzione alloggiativa dignitosa,
indispensabile per la vita di nuclei familiari indigenti, che senza un tetto
sulla testa sarebbero costretti all'addiaccio, in una situazione vulnerabile e
indegna di qualsiasi società civile.
Vi è da dire che i Rom di Pesaro, che circa un anno fa giunsero nella città
marchigiana sfuggendo alla persecuzione e agli sgomberi promossi dalle
Istituzioni nel Milanese, oltre che ostilità e violenze, hanno incontrato anche
solidarietà, in Italia. A tale proposito, è il caso di lasciare la parola a
Nicusor Grancea, Rom romeno di Pesaro noto come musicista folk e attivista per i
diritti umani: "E' vero, perché, oltre alle organizzazioni che ci tutelano,
abbiamo incontrato personalità politiche che hanno posto il nostro caso al
centro di un progetto europeo. La parlamentare europea Viktoria Mohacsi ci ha
chiesto ufficialmente, durante un incontro a Roma, di testimoniare per la
Commissione europea in merito alla condizione del popolo Rom in Italia.
Parlamentari italiani e di altri Stati membri dell'Unione europea ci seguono con
attenzione, monitorando attraverso di noi la situazione in cui vivono i Rom
romeni sul territorio italiano. Anche alcuni Testimoni della Shoah hanno alzato
le loro autorevoli voci per difenderci, paragonando il nostro popolo
perseguitato agli ebrei, negli anni delle leggi razziali e dell'Olocausto. E'
stato commovente l'incontro di alcuni rappresentanti della Comunità Rom pesarese
con il sopravvissuto ad Auschwitz Piero Terracina. E' molto importante che anche
le Istituzioni e le autorità locali ci ascoltino, mentre finora nessuno ci ha
confortati quando siamo stati oggetto di episodi discriminatori, mentre se gli
stessi episodi fossero accaduti a cittadini italiani, sicuramente essi non
sarebbero stati lasciati soli. Vi è tempo di rimediare, ma è importante che le
Istituzioni e le autorità comincino a guardarci come esseri umani, come famiglie
in difficoltà e non come invasori, potenziali nemici o creature che non
appartengono alla razza umana. Una ragazza incinta presa a calci in mezzo alla
strada nell'indifferenza di tutti, un ragazzino schiaffeggiato e cacciato dalla
città, un giovane attivista Rom minacciato di morte, una madre di famiglia
sofferente di cancro e in preda a dolori lancinanti rifiutata da un ospedale: se
questi episodi fossero capitati a persone a voi care, di certo vi sareste
indignati e avreste sofferto per loro. E' importante che vi sforziate e
cominciate a considerarci 'famiglie' e non una banda di malviventi degenerati.
E' importante che abbandoniate il pregiudizio e che vediate la verità".
Questa lettera aperta vuole chiedere alla città di Pesaro di non rigettare la
Comunità Rom locale come se fosse un corpo estraneo, ma di sforzarsi a
conoscerla, a capire le sue tragedie, a rispettare la storia delle sue famiglie,
una storia di dolore e persecuzione, di discriminazione e umiliazioni, ma anche
di coraggio e fede. Senza la fede in Dio, le nostre famiglie non avrebbero
sopportato tanta sofferenza, tanta umiliazione, tanta esclusione. L'onorevole
Mohacsi ha assicurato ai Rom di Pesaro che l'Unione europea è disposta a
sostenere le Istituzioni che rispetteranno le Direttive europee ed attueranno
programmi di integrazione positiva. Non sarebbe un orgoglio, per la città
marchigiana, poter affermare che non si è fatta travolgere dalla deriva
razzista, ma ha guardato avanti, verso l'Europa dell'accoglienza e
dell'integrazione, dei diritti umani e della civiltà? Per far questo, però, è
necessario che alle buone intenzioni seguano fatti concreti, perché presto
finirà l'estate e ai primi freddi la già difficile vita dei Rom romeni che si
trovano a Pesaro diventerà drammatica, soprattutto per gli anziani e i malati.
Il Gruppo EveryOne è in stretto contatto con il Parlamento europeo, con il
Comitato contro le discriminazioni delle Nazioni Unite, con Union Romani ed ERRC,
le principali organizzazioni a tutela dei Rom: possiede esperienza e competenze
che possono risultare fondamentali, nella realizzazione di un piano di
integrazione efficace. Progetto che in Sardegna, per esempio, partendo dalla
piccola Comunità Rom che vive a Terralba (Oristano) è diventato una realtà per
l'intera regione, una regione presieduta da un uomo di notevole statura morale,
ben lontano dal razzismo dilagante, Renato Soru. Il progetto attuato dalla
Sardegna è già stato da noi portato all'attenzione del Parlamento europeo e
delle Istituzioni internazionali, come modello di vera civiltà e della capacità
di una regione di accogliere e rispettare le minoranze. Ci auguriamo che le
Istituzioni e le autorità civili e religiose di Pesaro rispondano a questa
lettera aperta, senza temporeggiare, con l'attivazione di un progetto tanto
necessario e moralmente elevato quanto in linea con le leggi europee e
internazionali, che i provvedimenti persecutori attuati troppo spesso in Italia
hanno trasgredito con inaudita gravità, ponendo questo Paese al centro di una
stigmatizzazione internazionale severa e foriera di sanzioni e provvedimenti
futuri, nonché del prossimo giudizio della Corte europea dei Diritti Umani e
della Corte penale internazionale de L'Aja.
In fede, Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau, Nicusor Grancea, Ipat
Ciuraru - Gruppo EveryOne
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334-8429527 – (+ 39) 331-3585406
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 29/07/2008 @ 17:49:16, in Italia, visitato 2122 volte)
Da
Cittàpertutti
Rete Migranti Milano invita a partecipare al presidio che si terrà domani (a
partire dalle ore 11:30) davanti alla Prefettura, c.so Monforte per consegnare
simbolicamente al Prefetto di Milano le impronte raccolte nelle varie iniziative
promosse da diverse associazioni durante tutto il mese di luglio.
"Milano città aperta, libera e accogliente"
PRESIDIO E CONFERENZA STAMPA
Mercoledì 30 luglio 2008, ore 12.00, davanti alla prefettura di Milano,
c.so Monforte.
PRENDETEVI ANCHE LE NOSTRE IMPRONTE!
Una nuova iniziativa voluta e promossa dalla Rete Migrante di Milano per
denunciare la schedatura etnica e il nuovo "pacchetto sicurezza", dal 23 luglio
ormai legge dello Stato italiano.
Durante il presidio verranno consegnate al Prefetto Gian Valerio Lombardi le
impronte di cittadini milanesi raccolte durante l'evento dello scorso 5 luglio
in l.go Cairoli e in altre iniziative durante tutto il mese di luglio da
numerose associazioni.
Una consegna simbolica alla Prefettura di Milano per ribadire che legalità e
sicurezza non possono essere interpretate esclusivamente come controllo e
repressione, bensì vanno intese come un sistema di garanzie per difendere i
diritti umani: il diritto alla salute, all'educazione, al lavoro, alla casa,
alla libertà di espressione e di circolazione.
La sicurezza non può nascere dall'emarginazione, bensì dall'accoglienza e dal
riconoscimento dei diritti di tutti sulla base di valori di uguaglianza,
rispetto delle diversità e giustizia sociale.
Rete Migrante Milano
Di Fabrizio (del 29/07/2008 @ 18:16:10, in Italia, visitato 2132 volte)
Ricevo da Roberto Malini
COMUNICATO STAMPA 29 luglio 2008
NOMADI/PISA: RAZZISTI INCENDIANO BARACCHE, TRA CUI QUELLA DEI GENITORI DELLA
BAMBINA MORTA NEL ROGO DI LIVORNO
GRUPPO EVERYONE: "VICTOR ED ELENA LACATUS SONO ABBANDONATI A SE STESSI.
AUTORITA' TOSCANE E ITALIANE LI AIUTINO"
EVERYONE CHIEDE ACCOGLIENZA PER LE FAMIGLIE COLPITE AL GOVERNATORE DELLA TOSCANA
CLAUDIO MARTINI E SI APPELLA AL PRESIDENTE NAPOLITANO PER UNA FORTE PRESA DI
POSIZIONE CONTRO LA PERSECUZIONE DEI ROM IN ITALIA
Sabato 26 luglio, a Pisa, sotto il Ponte della Cittadella,
sulle sponde dell’Arno, intorno alle 15, un gruppo di razzisti ha appiccato
il fuoco all’insediamento Rom, composto da cinque baracche, dove vivevano
anche Victor ed Elena Lacatus, genitori della piccola Lenuca Carolea, morta
ad agosto dello scorso anno nell'ormai noto "rogo di Livorno", dove hanno
perso la vita altri tre bambini di etnia Rom. Le fiamme si sono subito
sviluppate investendo interamente le baracche e distruggendo anche tutto ciò che
vi era contenuto: vestiti, qualche suppellettile e tutti gli effetti
personali delle famiglie.
"Quando sono arrivato dalla stazione ho visto la baracca dove vivevamo invasa
da fiamme altissime, e i pompieri che cercavano invano di spegnere l'incendio.
Né nella mia casa di fortuna, né in quella dei miei amici e vicini, c’era niente
che potesse scatenare le fiamme" ha raccontato questa mattina Victor Lacatus
all'attivista Rom del Gruppo EveryOne Nico Grancea. "Ho rivissuto in un
attimo la notte in cui mia figlia Lenuca è morta, è stato terribile".
I testimoni Petrica C. e Costica M. hanno riferito al Gruppo EveryOne che "all'improvviso,
si è scatenato l'inferno sotto il Ponte della Cittadella. Le fiamme bruciavano
tutto con una furia impressionante". Altri testimoni riferiscono che le
fiamme si sono sprigionate contemporaneamente nelle cinque baracche e hanno
raggiunto il massimo potere distruttivo in pochi minuti. "Solo per una
coincidenza fortuita nessuno si trovava all'interno delle baracche"
affermano i leader di EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e
Dario Picciau. "Tutti i Rom romeni della comunità colpita dal rogo hanno
subito nel recente passato intimidazioni, minacce e episodi di intolleranza da
parte di razzisti italiani". Sul luogo dell'incidente sono accorse diverse
volanti e veicoli di soccorso dei vigili del fuoco, ma non è stato possibile
salvare nulla di quanto contenevano le baracche. "La rapidità di diffusione
delle fiamme e il loro immediato e contemporaneo divampare in cinque diverse
baracche in assenza di vento fanno apparire attendibilissima la natura dolosa
del rogo" continuano gli attivisti. "Dopo aver descritto alle autorità le
dinamiche dell'incendio e lamentato i danni subiti, le famiglie Rom si sono
allontanate, senza che venisse offerto loro alcun sostegno materiale, sanitario
o psicologico. Palesemente sotto shock, si incamminavano verso
l'ignoto, come gli ebrei che fuggivano dai pogrom nei secoli scorsi. Dopo aver
abbandonato il luogo dell'incendio, i Rom non trovavano alcun riparo e dunque
si fermavano a dormire in un parco. Tra loro vi erano anche Victor ed Elena,
che poco dopo venivano sorpresi da alcuni agenti di polizia, condotti alla
stazione e costretti a salire su un treno, per essere deportati a Livorno.
"A Livorno sono stati nuovamente fermati dalle forze dell'ordine, che hanno
ascoltato la loro vicenda e li hanno obbligati a salire sul primo treno per
Pisa, dove si trovano tuttora, senza un riparo né assistenza" spiega Nico
Grancea.
"Victor ed Elena Lacatus hanno già attraversato tutto questo, ed è
inammissibile che l’orrenda storia del rogo di Livorno si ripeta a distanza di
nemmeno un anno" commentano Malini, Pegoraro e Picciau. "Sono distrutti, non
hanno possibilità di realizzare un progetto di vita e ogni giorno lottano per la
sopravvivenza: hanno altri due figli piccoli in Romania, ospitati da amici,
che vorrebbero accanto a sé per costruirsi un futuro come una comune famiglia,
con un lavoro, l’inserimento dei bambini a scuola, una casa e nient’altro.
Tutto questo è stato loro negato". Victor ed Elena Lacatus avevano incontrato il
18 luglio scorso l’eurodeputata Viktoria Mohacsì, al campo Rom di Tor di Quinto
a Roma, dove erano stati invitati ufficialmente da una delegazione del
Parlamento Europeo in qualità di testimoni della persecuzione che
colpisce il popolo Rom in Italia. "L’onorevole Mohacsì si era profondamente
commossa per la loro storia, e ha promesso di portare in Europa il loro caso,
all’attenzione della Commissione Europea. Nel frattempo" proseguono i membri di
EveryOne "chiediamo al presidente della Regione Toscana Claudio Martini,
che dal sito web della Regione promuove in prima pagina la firma del manifesto
antirazzista, e agli assessori regionali Gianni Salvadori ed Enrico Rossi, di
aiutare queste famiglie, e in particolare di provvedere quanto prima a un
inserimento sociale di Victor ed Elena Lacatus, che hanno già sofferto sulla
propria pelle incredibili pene quali vittime innocenti dell’odio razziale.
Chiediamo a Martini e a tutte le istituzioni toscane di dimostrare accoglienza,
solidarietà e lotta autentica al razzismo, e di rendersi disponibili al più
presto a incontrare queste persone e il nostro Gruppo al fine di porre rimedio
immediato a una situazione che, ogni giorno che passa, mette sempre più a
repentaglio molte vite umane. Il nostro appello" continuano "va anche al
Presidente Napolitano, affinché assuma una posizione forte, a nome della
democrazia, perché in Italia si ponga fine a una tragedia umana – quella del
popolo Rom –, indegna di un Paese civile".
Un press-kit fotografico di Victor ed Elena Lacatus è disponibile al link:
www.everyonegroup.com/downloads/victor.zip .
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334-8429527 – (+ 39) 331-3585406
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 30/07/2008 @ 22:55:44, in Italia, visitato 1963 volte)
Ricevo da
Maria Grazia Dicati
Una delegazione della Federazione Rom e Sinti ha incontrato a Roma il 30
Luglio 2007 il Vice Prefetto di Roma, al quale è stato presentato
il programma politico della Federazione ed il seguente documento.
La Federazione Rom e Sinti insieme è consapevole che per individuare corrette
politiche di interazione culturale con le minoranze Rom e Sinte è necessario non
solo una reale conoscenza, ma anche fare i conti con la storia delle politiche
del passato, le quali sono totalmente fallite considerata l’attuale condizione
di Rom e Sinti.
Oggi è documentato il fallimento di quel "metodo" politico e la Federazione Rom
e Sinti insieme sollecita un radicale cambiamento di metodo che passa attraverso
un dialogo diretto e la definizione di un ruolo attivo a Rom e Sinti.
Da troppo tempo il dialogo ed il confronto con la cultura Rom e Sinta è assente,
è più uno specchio che una finestra, perché i processi di acculturazione
“interpretativi” e le politiche “differenziate” stanno bloccando ogni
miglioramento.
Le politiche per Rom e Sinte in Italia hanno evidenziato una persistente assenza
di conoscenza, con gravi implicazioni culturali, percepibile nel fallimento
delle politiche del passato: politiche “differenziate”, “assistenzialismo
culturale”, “segregazione culturale”, sostenute con l’intento di promuovere e
valorizzare la cultura Rom e Sinta, proposte e realizzate in conformità a una
“interpretazione culturale” del mondo Rom e Sinto, di fatto hanno condotto le
persone di queste minoranze verso la divisione e la esclusione.
La divisione, interna ed esterna, sostenuta soffiando spesso sul fuoco
del frazionamento dell’identità culturale collettiva e sulla discriminazione, ha
impedito il formarsi di una rappresentatività Rom e Sinta per costruire una
proposta condivisa, attiva e responsabile, all’interno delle nostre minoranze
per collaborare a soluzioni politiche sociali e culturali utili a tutti.
L'esclusione a tutti i livelli del contesto sociale, culturale e
politico, ha ANCHE prodotto nelle persone delle nostre minoranze una condizione
di “fatalismo persecutorio” ed una forma di “assistenzialismo culturale” che ha
condotto Rom e Sinti verso:
- l’accettazione passiva di ogni forma di iniziativa che proveniva
dall’esterno, per beneficiare dell’assistenzialismo, sviluppando sempre
maggiormente una mentalità assistenziale estranea ai codici morali della cultura
Rom e Sinta;
- il rifiuto o la contrapposizione verso ogni forma di iniziativa promossa
all’interno delle nostre minoranze per il timore di perdere una
referenzialità personale utile ad ottenere un vantaggio individuale attraverso
l’assistenzialismo culturale.
La divisione e l’esclusione sono un grave rischio per l’identità
culturale collettiva di Rom e Sinti, ma in particolare un rischio per la perdita
di codici morali e culturali collettivi di riferimento per la persona
appartenente alla cultura Rom e Sinta.
Le minoranze Rom e Sinte hanno interiorizzato un forzato adattamento alle
circostanze, sempre negative, ma la trasformazione che stiamo vivendo oggi
prevede una interazione culturale sofisticata, dove tende a rafforzarsi una
maggiore consapevolezza culturale per la ricerca di quella unità collettiva,
utile per un confronto culturale attivo e propositivo e per un riesame critico,
che permetta di essere protagonisti di una nuova “dimensione dei Rom e dei Sinti”.
Le minoranze Rom e Sinte vivono oggi un’occasione se nel sano conflitto
generazionale e intercomunitario riescono a superare le divisioni e le
frustrazioni del passato e spingersi verso il futuro senza negare la tradizione.
Passaggio delicato per il rischio di falsi modelli che potrebbero orientare
verso una distorta dimensione dell’essere Rom e Sinto, dimensione che potrebbe
essere estranea sia alla diversità culturale, sia al contesto sociale, politico
e culturale.
Passaggio insidioso, se non sostenuto da corrette scelte politiche culturali,
sociali ed economiche, la promozione di un dialogo diretto e la definizione di
un ruolo attivo a Rom e Sinti.
La Federazione Rom e Sinti insieme sollecita la costituzione di un ufficio
nazionale ed uffici periferici per Rom e Sinti così come definitivo nel
documento politico.
La Federazione Rom e Sinti insieme chiede a Sua Eccellenza il Prefetto di Roma:
- il dialogo diretto ed un ruolo di collaborazione propositiva di Rom e
Sinti;
- la costituzione di un tavolo tecnico, che comprenda la presenza
strutturata di professionalità Rom e Sinte, per collaborare alla
condivisione di un programma di politiche di interazione culturale con le
minoranze Rom e Sinte;
- la predisposizione di percorsi formativi per Rom e Sinti in merito
alla “comunicazione e partecipazione”.
La Federazione Rom e Sinti insieme, nel riconoscere i bisogni del territorio
ed evitando ogni forma di contrapposizione non necessaria, si rende disponibile
al dialogo ed alla collaborazione responsabile.
Roma, li 30 Luglio 2008
Federazione rom sinti insieme
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