Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Sucar Drom (del 25/11/2005 @ 08:15:51, in casa, visitato 1670 volte)
da Sucar DromDa un anno stiamo intervenendo nell'Alto Vicentino dove vivono un centinaio di famiglie Sinte Italiane. La situazione è drammatica. Famiglie intere si vedono negata la residenza e ricevono quotidianamente Ordinanze di Sgombero perchè appartengono alle Minoranze Etniche Linguistiche dei Sinti Italiani. Particolarmente grave la situazione a Piovene Rocchette dove il Sindaco, Maurizio Colman, ha intrapreso "una crociata" contro una famiglia di Sinti Teich Cranaria che ha acquistato un terreno nel 2000. La famiglia Levacovigh si è vista notificare anche due ordinanze di sgombero al giorno. Nei prossimi giorni abbiamo intenzione di presentare un esposto alla magistratura per discriminazione razziale contro il Sindaco che ha affisso cartelli di "divieto di sosta ai nomadi" su tutto il territorio comunale. L'atteggiamento del Sindaco di Piovene Rocchette ha trascinato tutto l'Alto Vicentino (Vicenza compresa). In queste settimane stiamo cercando di contrastare la grave situazione in collaborazione con la Prefettura di Vicenza e l'UNAR (Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali ed Etniche).
Nella foto le signore Levacovigh e uno dei quindici cartelli di divieto di sosta a Piovene Rocchette
Rif: Raccomandazione del Consiglio d'Europa
Di Fabrizio (del 27/11/2005 @ 19:50:54, in casa, visitato 4170 volte)
Opera Nomadi
Via di Porta Labicana 59– 00185 ROMA
ENTE MORALE D.P.R. n.347 del 26.3.1970
Roma 6 e 7 Dicembre 2005
SEMINARIO NAZIONALE HABITAT
O CHER LACIO’
La cultura dell’abitare fra i Rom, Sinti e Camminanti
Conduttore di gruppo: Massimo Converso (Presidente Nazionale Opera Nomadi)
Segreteria del gruppo: Elena Coluccia (Volontaria in Servizio Civile)
·
Il superamento del “Campo-Nomadi” e, progressivamente, anche del “Villaggio Attrezzato”
· L'architettura di chi ricerca l'integrazione stabile - in abitazioni mononucleari in muratura - con la storia della sua cultura
· Il viaggio e la sosta nelle trasformazioni territoriali richiedono tipologie edilizie che definiscano un'architettura rispondente alla richiesta ed all'idea dell' "abitare" che appartiene al mondo dei Rom, Sinti e Camminanti;
· Risposte ed iniziative attraverso lo studio e il confronto tra i progetti in atto nelle diverse realtà territoriali del nostro paese;
· La legalizzazione di un processo già ampiamente in atto: il ricorso all'autocostruzione come processo che, partendo dall'autoriflessione sull'architettura dell'abitazione Romanì, giunga alla sua attuazione formale attraverso procedimenti costruttivi partecipativi.
· La quarantennale generalizzata esperienza nel Centro-Sud dell’edilizia popolare per le Comunità ROM “autoctone
· Il Socialismo Reale e la politica per la casa per i 5 milioni di Rom dell’est europeo
Lunedì 5 Dicembre ore 17e30
presso la Sala TEATRO Municipio 3 in Via dei Sabelli 119 (San Lorenzo)
La casa nelle Comunità Rom in SerbiaMostra fotografica di Monika Bulaj
Presentazione del libro"Le ha ma la ja”
da un viaggio di parole e immagini tra i Rom della Serbia, il tratto di un popolo " (Editrice Monti) con l’autrice Marzia Ravazzini, Volontaria nei Villaggi Rom in Serbia
Martedì 6 dicembre 2005
pressoAssessorato Politiche Sociali Comune di Roma
in Viale Manzoni 16 (Quartiere San Giovanni – Fermata Manzoni Metropolitana Linea A)
ore 15:30 Registrazione partecipanti presso la Segreteria del Seminario
ore 16:00 Introduzione generale del Dott. Massimo Converso (Presidente Nazionale Opera Nomadi)
ore 16:15 Proiezioni immagini e filmati
· Microarea attrezzata Comunità Sinti GackaneVia delle Sette Chiese (Roma)
· Microarea residenziale (Comunità Sinti Guastalla di Mantova)
· Microaree attrezzate, istituzionali, in Alto Adige
· Villaggio Rom di case popolari (Quartiere urbano San Vito - Cosenza)
· Casilino 900 : il Campo-Rom più antico d’Italia
ore 20:15 Cena in loco
ore 21:30 1° CONCORSO ROMANO dei MUSICISTI di STRADA Rom/Sinti
presso la Sala TEATRO Municipio 3 in Via dei Sabelli 119 (San Lorenzo)
Mercoledì 7 dicembre 2005
al mattino
pressoAssessorato Politiche Sociali Comune di Roma
ore 9:00 Dibattito sulle proiezioni
ore 13:00 Conclusioni
ore 13:30 Pranzo in loco
nel pomeriggio
presso la Sala TEATRO Municipio 3 in Via dei Sabelli 119 (San Lorenzo)
ore 15:30 Relazioni finali dei 5 GRUPPI SEMINARIALI (Habitat, Lavoro, Scuola, Sanità, Diritti e Mediatori Rom/Sinti)
ore 17:30 Risposta dei Rappresentanti del Governo Italiano (Ministeri Affari Regionali, Istruzione, Pari opportunità) ; presiede il Senatore Sinto Livio Togni
ore 19:00 Partenza dei partecipanti per le sedi di provenienza
Di Sucar Drom (del 29/11/2005 @ 20:00:30, in casa, visitato 3058 volte)
da sucar drom
Pubblichiamo un articolo apparso martedì 29 novembre 2005 sul quotidiano Libertà OnLine. Come potete capire la politica dei campi nomadi non è ancora finita anche in Emilia Romagna, purtroppo!
Castelsangiovanni (Piacenza) Annuncio dell'assessore Bellinzoni: il progetto costerà 288mila euro. Campo nomadi con i soldi regionali. «La nuova struttura finanziata al 90% da Bologna»
Castelsangiovanni - Potrebbe ricevere un finanziamento pari al 90 per cento del costo preventivato il progetto relativo al nuovo campo nomadi di Castelsangiovanni. L'annuncio è arrivato in sede di commissione, dove l'assessore ai lavori pubblici Giovanni Bellinzoni ha illustrato le voci della variazione al piano delle opere pubbliche tra cui anche il campo nomadi che, lo ricordiamo, dovrebbe sorgere in località Molino Suzzani. Campo nomadi per cui la Regione, almeno secondo quanto riferito dall'assessore ai commissari presenti, potrebbe arrivare a finanziare il 90 per cento dei circa 288 mila euro di spesa prevista. «Manca ancora la conferma ufficiale - ha detto l'assessore - ma gli uffici ci hanno praticamente assicurato che l'entità del finanziamento sarà pari al 90 per cento. Ora attendiamo la delibera regionale per la conferma definitiva». Alla domanda del consigliere di minoranza Aldo Bersani sulla presenza delle autorizzazioni previste dalla legge per realizzare la nuova struttura, Bellinzoni ha risposto che le autorizzazioni «verranno richieste sulla base del progetto esecutivo», aggiungendo che il nuovo campo nomadi rappresenta una «svolta storica per la città di Castelsangiovanni». La realizzazione del campo è inserita nella variazione al piano di opere pubbliche, e del bilancio 2005, che stasera verrà vagliata dal consiglio comunale. Tra gli altri numeri della manovra di fine anno vengono inseriti a bilancio oltre un milione e 600 mila euro per la costruzione del primo lotto di lavori relativo all'ampliamento della Tina Pesaro, dove verranno accorpate tutte le scuole elementari. «Nei prossimi due anni - ha spiegato Bellinzoni - verranno inseriti a bilancio gli altri due lotti per il completamento dei lavori». Si tratta d lotti di circa 900 mila euro l'uno, per un totale di oltre tre milioni di euro. «Non vedo un piano organico per lo sviluppo dell'intero progetto - ha obiettato Bersani - L'allargamento della Tina Pesaro dovrebbe infatti servire a liberare gli spazi della scuola cardinal Casaroli di piazza XX settembre dove dovrebbero traslocare gli uffici comunali». Tra le altre voci, Bersani ha criticato la realizzazione del palasport. Un'opera, a suo dire, «faraonica, totalmente diversa da come era stata pensata». «Una struttura polivalente - secondo l'assessore Bellinzoni - che lascerà il segno e avrà un richiamo a livello provinciale». Critiche anche dal capogruppo di minoranza Fabrizio Carrà che ha parlato di «gioco delle tre carte» riferendosi al continuo cambio di ubicazione sia del palasport (prima via Montanara e poi la Spadina), della scuola elementare (prima alla Spadina e poi alla Tina Pesaro) e del campo nomadi (prima sul rio Carogna e poi in località Molino Suzzani). «Un'associazione d'idee inopportuna», secondo la presidente di commissione Marina Vercesi che ha difeso il percorso «trasparente e partecipato con cui si è arrivati alla definizione di scelte, quali la scuola, che vanno incontro a esigenze ben precise della cittadinanza». Mariangela Milani
© 1996 - 2005 Libertà On Line
Di Fabrizio (del 03/12/2005 @ 05:25:14, in casa, visitato 2726 volte)
Ustiben report DAIL FARM: IL GOVERNO POTREBBE IMPORRE LA SOLUZIONE By Grattan Puxon - fonte British_Roma Un ostile editoriale di ECHO, il giornale locale, ha chiesto al governo una decisione definitiva sulla lunga vertenza che coinvolge gli occupanti di Dale Farm (vedi precedenti, ndr.) perché si dia inizio allo sgombero e alla demolizione definitiva della comunità autogestita, diventata illegale negli anni (i casi in Italia, ndr). Lo stesso giorno, il tribunale accettava la richiesta della Commissione per l'Uguaglianza Razziale di costituirsi parte in causa assieme ai Nomadi e Viaggianti che hanno fatto causa al comune di Basildon per la decisione di abbattere le 86 case del villaggio di Dale Farm e sgomberare 600 persone.
L'intervento del Governo rappresenterebbe una svolta decisiva e lo sgombero in questo caso potrebbe avvenire in tempi brevi. Il portavoce degli occupanti, Richard Sheridan, teme che i recenti tentativi di John Prescott, incaricato governativo, di convincere le famiglie a lasciare di propria volontà il villaggio di Dale Farme spostarsi in un'altra parte, porti i residenti/occupanti a perdere le loro proprietà.
Sempre Prescott ha indicato una nuova area di 3,5 ettari a Pitsea (sempre nel comune di Basildon), attualmente di proprietà di English Partnership, un'agenzia di rigenerazione,, che potrebbe affittarla o venderla ai Nomadi e Viaggianti perché possano destinarla ad area di sosta.
Questa possibilità, per quanto ben accetta, pone un dilemma ai proprietari dei lotti di Dale Farm, che avrebbero preferito aver ottenuto i permessi per le strutture che hanno creato in questi anni e che sono costate alla loro comunità due milioni di euro. D'altro canto, le forti tensioni che negli ultimi anni hanno contrapposto la comunità dei Nomadi e Viaggianti ai Consigli Comunali, hanno di fatto delegato a John Prescott e al governo il ruolo di arbitri super-partes, e difficilmente l'offerta di un'area alternativa potrebbe convivere col rinnovo dei permessi di progettazione a Dale Farm.
Ma la proposta governativa, che ha una sua logica, non tiene conto dell'opposizione dei residenti di Pilsea all'arrivo di 600 Nomadi e Viaggianti. Il comune di Basildon, i comitati civici e la Neighbourhood Watch (un gruppo anti-crimine) hanno già annunciato che non tollereranno il trasferimento.
Il capogruppo dei conservatori locali, Malcolm Buckley, dopo eessere stato a lungo contestato per le affermazioni razziste che hanno segnato la contrapposizione su Dale Farm, ha potuto così definire Pitsea come un luogo non adatto alla sosta: "È a mala pena ad un chilometro da un deposito dell'immondizia e dalla centrale fognaria." Inoltre, la sistemazione si situa nel cuore del distretto elettorale del deputato John Baron, uno dei più attivi nel fomentare il panico nella popolazione residente per la presenza delle comunità Nomadi e Viaggianti.
Per ironia della sorte, la strenua opposizione che sta montando sull'ipotesi Pitsea, ha l'effetto di prolungare la permanenza di Dale Farm, che a causa dei rinnovi dei permessi edificativi, dei processi legali incrociati che contrappongono i Consigli Comunali ai Nomadi e Viaggianti, delle stesse elezioni locali, potrebbe durare anni. [...] In questo momento, è difficile capire se la mossa governativa rappresenti un'uscita di sicurezza oppure un tradimento. E anche se l'area di Dale Farm fosse sgomberata, non potrebbe ritrasformarsi in spazio verde a disposizione dei residenti. La stessa English Partnership è a sua volta parte in causa per i lavori della A127 che attraverseranno le sue proprietà.
[...]
"Tutto ciò che possiamo fare è concentrarci sul ricorso al giudice" dice Richard Sheridan. "Sono in gioco le nostre case".
Di Fabrizio (del 07/12/2005 @ 16:14:26, in casa, visitato 1872 volte)
Roma press agency Slovakia (RPA) comunica che il municipio di Nizna Mysla, nel distretto di Kosice, intende costruire un muro tutto attorno all'insediamento dei Rom. Il comune aveva costruito tre edifici nel 1989 che aveva assegnati ai Rom; col tempo il quartiere ha visto anche la crescita di circa 15 altri rifugi di fortuna, occupati da giovani famiglie con figli. Si ritiene che ogni baracca ospiti 15 persone. "E' una bomba a tempo. Il municipio dovrà circondare tutto l'insediamento, oppure i Rom continueranno ad allargarsi. Devono capire che sono sulla proprietà altrui" dice a RPA il sindaco Jozef Veber. Poi aggiunge che in consiglio hanno discusso sulla possibilità di ottenere un finanziamento di 6 milioni di corone dal Ministero delle Costruzioni e lo Sviluppo Regionale. Denaro che sarà speso per la costruzione del muro. A parte, il problòema della proprietà dell'area: "Non siamo in grado di negoziare, perché la proprietà è molto frammentata. Alcuni dei proprietari sono morti e il processo del trapasso agli eredi è piuttosto lungo," commenta il sindaco. Secondo lui, il problema dei Rom residenti nel villaggio dev'essere affrontato nella sua interezza. Il livello scolastico generale è basso e sembra che uno solo abbia terminato la scuola secondaria. Inoltre, i Rom, che secondo RPA sono il 15% della popolazione, non hanno un centro culturale comunitario proprio.
(Dzeno/Roma Press Agency)
Di Daniele (del 08/12/2005 @ 11:07:24, in casa, visitato 2398 volte)
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Rom kosovari lasciano campo tossico delle Nazioni Unite. |
Centinai di Rom che hanno passato sei anni in un improvvisato campo kosovaro contaminato dal piombo, devono essere trasferiti in nuove case. Dalla campagna di bombardamento della Nato nel 1999, i 560 Rom hanno vissuto vicino a una vecchia fonderia di piombo a Mitrovica. |
Il contingente francese della forza di pace ha iniziato la bonifica
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La Svezia donerà 320.000 € per aiutare i Rom, la stessa somma donata dalla Germania. Ora le autorità sperano di traslocare i Rom in un nuovo accampamento prima della fine dell'anno. Rimarranno lì fino a quando i lavori di ricostruzione delle loro case originali, nella zona attorno a Mitrovica, non saranno terminati nel 2006. I Rom furono costretti ad allontanarsi dalle loro case vicino alla mahala, dall'etnia albanese che li consideravano collaboratori dei serbi, alla fine del conflitto del 1999. Emergenza medica. "Queste persone sono state allontanate dalle loro case e hanno vissuto negli ultimi sei anni in un terreno abbandonato e nessuno si interessa veramente di loro," ha detto Per Byman, direttore dell'associazione umanitaria svedese sul sito web BBCNews. |
I lavori dovrebbero iniziare la settimana prossima sulle case provvisorie su una ex base militare francese, ha detto il signor Byman. Lo scopo è di trasferire i Rom lontano dalla fonderia di piombo, accusata per una serie di problemi di salute, specialmente fra i bambini. |
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"I bambini nascono con disfunzioni, con arti mancanti ecc.," ha detto il signor Byman. "Ora speriamo che la loro qualità di vita possa migliorare." Una volta trasferiti, i Rom avranno accesso all'acqua calda, all'elettricità, formazione professionale e assistenza medica. I livelli dell'avvelenamento da piombo fra i i Rom nei campi di Zitkovac, Kablare e Cesmin Luq sono attualmente qualificati come "un'emergenza medica acuta" dalle autorità mediche americane. |
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Di Fabrizio (del 19/12/2005 @ 14:11:58, in casa, visitato 1900 volte)
Scrive Paola Dispoto su luigigallo.info domenica 18 dicembre 2005
Nel 2000 è stato pubblicato un libro dal nome "Il Paese dei campi", autore l'ERRC (European Roma Rights Center), edizioni Carta .
Il paese dei campi è l'Italia. Nel resto d'Europa non esitono "campi nomadi".La nascita dei campi risale agli anni '80, quando con leggi regionali a "tutela delle minoranze rom e sinte" 10 regioni italiane decidono che rom e sinti sono nomadi e in quanto tali devono stare nei campi. Sull'uso scorretto e strumentale del termine nomadi ho già scritto, non scriverò invece quali abusi e prevaricazioni subiscono rom e sinti nei campi su territorio nazionale, i rapporti dell'ERRC sono esaustivi a riguardo.
Voglio invece tornare alla nostra situazione locale. A Bolzano non siamo stati da meno, pur non avendo una legge provinciale (che invece in provincia di Trento hanno). Esistono due campi, quello dei sinti alla spaghettata (Bolzano Sud), e quello dei rom a Castel Firmiano, entrambi aperti dal '96.
Cosa non va nei campi? Sarebbe una lista troppo lunga da elencare, ma ad esempio,entrambi sono fuori dalla città, quasi a voler sottolineare l'emarginazione, la distanza "sociale" tra zingari e gage, entrambi sono collocati in un contesto che presenta molte problematiche per la salute delle persone che nei campi vivono, il campo rom su una discarica mai bonificata e il campo sinti circondato da strade a scorrimento veloce, inceneritore, antenne della telefonia mobile, elettrosmog. Se invece entriamo nello specifico delle attitudini di sinti e rom rispetto all'abitazione, per nessuno dei due gruppi il campo rappresenta la condizione desiderata. Partiamo dai rom: la maggior parte di loro in Macedonia viveva in casa, quando sono arrivati a Bolzano non si è trovato di meglio che metterli in roulotte cadenti della protezione civile già utilizzate per i terremotati. Erano sfollati di guerra, molti hanno chiesto lo status giuridico di rifugiati politici, ma erano rom, cioè nomadi, e quindi roulotte, campo e zitti. Non sorprende che al Villaggio rom attualmente non ci siano più roulotte ma piccoli manufatti autocostruiti che almeno preservano la dignità di queste persone, la maggior parte delle quali lavorano regolarmente da anni (con buona pace di chi continua a sostenere che i rom non vogliono lavorare!). E non sorprende nemmeno che tutte le famiglie aspirino a vivere in un alloggio. Molte famiglie rom, con sacrifici sono riuscite ad affittare appartamenti sul mercato privato ( e non dell'IPES) tornando così ad uno stile di vita desiderato. Certamente anche tra i rom si registra qualche pecora nera, qualche famiglia (pochissime in verità) che vive in alloggio IPES e fa parlare di se. Come centinaia di altre famiglie bolzanine.
Per quanto riguarda i sinti la situazione è più complessa. Esiste una spaccatura generazionale rispetto alla preferenza per una condizione abitativa piuttosto che un'altra. Le giovani generazioni in genere preferiscono gli alloggi, sentono meno la necessità della vita con la famiglia allargata, con cui mantengono comunque i contatti. Gli anziani e le generazioni di mezzo invece opterebbero ancora per la vita non in alloggio, ma nemmeno in un campocome quello della spaghettata.
Oltre ai problemi cui ho accennato sopra, la vita del campo, dove per campo si intende un campo con un gestore/custode dove risiedono diverse famiglie allargate, implica una forzatura rispetto alle modalità spontanee di aggregazione dei sinti. In poche parole se potessero scegliere non starebbero lì tutti insieme. Piccola divagazione: non esite e mai esisterà un capo o re o imperatore degli zingari: questo principalmente perchè l'organizzazione sociale dei sinti è acefala, non prevede un capo. Ogni capofamiglia è il riferimento per il proprio gruppo (famiglia nucleare o allargata) e basta.
Riportare questa logica all'interno di un campo dove sono presenti ad esempio 8 famiglie allargate comporta il dover affrontare 8 punti di vista molto probabilmente tesi gli uni contro gli altri in una lotta alla sopravvivenza. Questo è solo il più ecclatante dei motivi per cui, potendo scegliere, nessun sinto andrebbe a vivere in un campo così concepito.
Quindi non gli alloggi, non i campi, allora cosa? Le micro aree.
Cosa sono le micro aree? Sono delle aree più piccole di un campo dove risiede una sola famiglia allargata o altrimenti più famiglie in accordo tra loro o affini. Sono aree dove ogni singola famiglia dispone di uno spazio privato e di servizi adeguati. Non sono marginali rispetto all'abitato e ai servizi. Non sono custodite ma affidate alla responsabilità delle persone che la occupano, così come qualsiasi appartamento concesso in affitto. Non esiste un regolamento, come al campo, dove quasi devi chiedere il permesso per andare via per qualche settimana, o se vuoi ospitare parenti per un po'. Tuttalpiù un contratto d'uso e contratti delle relative utenze.
Che i campi abbiano prodotto più danni che vantaggi se ne sono accorti quasi tutti (per fortuna), anche la nostra amministrazione. Per questo ancora la vecchia legislatura Salghetti aveva commissionato alla Fondazione Michelucci di Firenze uno studio per il superamento dei campi. Lo studio verrà presentato prossimamente, ma le conclusioni sono state anticipate e prospetano, tra le altre proposte, proprio questa delle micro aree.
L'aspetto che secondo me è da rilevare di una soluzione come la micro area è rispetto all'impatto che questa ha con il territorio circostante. Faccio un esempio: quanti sanno che su via Resia esiste una micro area da circa 20 anni? Si tratta di villa Gabriel (così detta dal nome della famiglia che la abita, i Gabrielli), una ex casa ANAS con attorno dello spazio occupato da alcune roulotte. E quelli che ne conoscevano l'esistenza hanno mai sentito qualcuno lamentarsi per quella presenza? qualcuno ha mai avuto personalmente un contatto negativo con la famiglia che lì abita?
Io so che la famiglia Gabrielli è una famiglia di antico insediamento qui a Bolzano, una famiglia di bravi musicisti, conosciuta e stimata da molti in città.
Mettendo il naso fuori provincia, vicino Reggio, in Emilia, si sta ultimando il primo residence per sinti.
Torniamo a noi. Durante la sua campagna elettorale, il sindaco Spagnolli, che i sinti li conosce bene, ha inserito nel programma la realizzazione di micro aree per le famiglie sinte che vivono al campo della spaghettata. Io confido molto nell'impegno preso pubblicamente dal sindaco, e spero davvero che non siano state solo promesse.
Paola
Di Fabrizio (del 21/12/2005 @ 09:41:05, in casa, visitato 2086 volte)
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Lasciando Plemetina
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Ukë e Sabile Krasniqi, una coppia rom, entra nel nuovo appartamento di Malisheva, Kosovo, per la prima volta dopo sei anni passati in un campo per rifugiati interni. © UNHCR/S.Halili |
MALISHEVO, Kosovo, 13 dicembre (UNHCR) – Ukë e Sabile Krasniqi hanno atteso sei lunghi anni l'arrivo di questo giorno. Questa coppia di Rom di mezza età hanno finalmente realizzato il loro sogno di una casa propria, dove riunire la loro famiglia di otto figli.
Il mese scorso hanno lasciato Plemetina, un campo organizzato nel 1999 per ovviare alla sistemazione d'emergenza di circa 1.300 dispersi delle minoranze del Kosovo, inclusi Serbi, Rom, Askali, "Egizi" ed altri.
La coppia ha camminato verso il blocco di appartamenti appena costruito a Malishevo (Malisheva in albanese) che sarebbe diventato la loro nuova casa, osservando con attenzione l'edificio e i dintorni. Lungo il percorso, hanno salutato i precedenti vicini, amici e conoscenti, molti dei quali non vedevano da tempo. Ricevute le chiavi dal presidente dell'assemblea cittadina, hanno varcato l'ingresso di un appartamento al primo piano con due camere da letto, cucina, bagno e un balcone.
L'intero appartamento misura solo 60 mq. Non molto per una così grande famiglia, che include l'anziana madre di Ukë. I Krasniqi, d'altra parte, non si lamentano. Quando gli è stato chiesto come si sentiva a ritornare nella sua città, Ukë ha potuto dire solo: "Adesso sono felice".
Sua moglie Sabile è stata più espansiva: "I miei figli cresceranno come gli altri, in condizioni normali. Qui continueranno ad andare a scuola, avranno un posto dove imparare," chiaramente eccitata.
A seguito delle restrizioni imposte dalle autorità serbe nel 1999, più di 900.000 persone di etnia albanese lasciarono forzatamente il Kossovo, per tornare qualche mese più tardi, con l'intervento della NATO. Iniziò immediatamente un esodo che coinvolse 200.000 persone delle minoranze serbe, rom, askali ed altri, che continuò per diversi mesi. Di loro, circa 14.000 hanno fatto ritorno alle loro case, e ci sono ancora più di 20.000 dispersi interni (IDP) in Kosovo. Sei anni dopo essere stato posto sotto amministrazione ONU, il mese scorso sono iniziati i colloqui sul futuro della regione, sotto la presidenza dell'ex presidente finlandese Martti Ahtisaari.
Fiduciosi nei futuri sviluppi le autorità kossovare - assistite tra gli altri dall'UNHCR - hanno iniziato i primi passi per trovare una soluzione abitativa per i restanti residenti del Campo Plemetina. Attualmente sono in costruzione quattro progetti abitativi, finanziati dall'Agenzia Europea per la Ricostruzione e dal Governo Greco.
I Krasniqi sono la prima famiglia del Campo Plemetina a beneficiare del progetto governativo di case sociali. Gli appartamenti sono destinati agli IDP che hanno perso la loro casa e vogliono tornare nelle loro aree di origine. Assieme ricevono buoni cibo per tre mesi, forniture per la casa, legna da ardere e altre facilitazioni dalla UNHCR. Quanti avevano proprietà loro sono aiutati a ripararle o ricostruirle.
Ardian Gjini, Ministro per lo Sviluppo e la Pianificazione, ha rimarcato durante l'inaugurazione degli appartamenti a Malishevo: "I beneficiari del progetto di case sociali sono persone in stato di bisogno, e mi congratulo con le autorità locali per l'iniziativa."
Anche se il problema della sicurezza e della libertà di movimento per i Rom sta migliorando, esistono ancora aree del Kossovo dove i Rom e le altre minoranze non sono benvenute. La famiglia di Ukë, assieme ad altre del villaggio di Bajë, vivranno assieme a famiglie albanesi nello stesso stabile, ma la protezione di tutte le minoranze rimane una grande preoccupazione in tutto il Kossovo.
Ci sono altre difficoltà di fronte ai popoli del Kosovo - una delle più serie sono le limitate opportunità d'impiego. Prima della guerra, Ukë lavorava come fabbro a Malishevo e coltivava viti, ma non aveva più nessun lavoro quando era nel Campo Plemetina. Lui e sua madre ricevevano un sussidio minimo ogni mese, insufficiente a coprire le spese familiari, e dipendevano totalmente dall'assistenza UNHCR - tramite le Società Madre Teresa - in forma di farina, fagioli, stufa e stoviglie durante l'inverno.
Con la partenza delle famiglie come i Krasniqi, si avvicina il giorno della chiusura del Campo Plemetina. Grazie al progredire del progetto di alloggi sociali, e al supporto e alla collaborazione dei donatori, anche i rimanenti residenti nel campo intendono stabilirsi nei nuovi alloggi - come Ukë e la sua famiglia - con una nuova stima di sé e il piacere che deriva dall'avere uno spazio proprio.
By Myrna Brewer Flood and Shpend Halili In Malishevo, Kosovo
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Di Fabrizio (del 24/12/2005 @ 10:54:04, in casa, visitato 1957 volte)
Venerdì 9 dicembre si è tenuta una manifestazione a Budapest, contro sgomberi, segregazione e razzismo organizzata dalla Fondazione Rom per i Diritti Civici.
Foto e articolo di Simo Endre - Fonte: Hungarian_Roma
La manifestazione ha visto la partecipazione delle famiglie rom del cosiddetto "dzsumbuj", il 9° quartiere, direttamente toccato dagli sgomberi. Ma la causa era soprattutto nelle parole dl sindaco del quartiere, che aveva apertamente dichiarato "la necessità di ripulire il quartiere dai rom". Il consiglio distrettuale, guidato da Ferenc Gegesy ha siglato un accordo con la compagnia Bohus Ltd., incaricata di provvedere all'espulsione mensile delle famiglie che illegalmente hanno occupato edifici abbandonati. Un contratto a sua volta illegittimo, e anticostituzionale, che darebbe pubblici poteri alla Bohus Ltd. e che costa alle finanze pubbliche 228 milioni di fiorini olandesi (più IVA).
Ilona Sztojka, madre di quattro bambini e incinta al 9° mese, è intervenuta presentando il proprio caso: mobili e suppellettili distrutte per non aver ottemperato all'ingiunzione della Bohus Ltd. La Ministra del Welfare, Kinga Göncz, ha immediatamente sospesola collaborazione con l'amministrazione distrettuale, per protesta contro la politica anti-rom del sindaco di quartiere. [...]
Come rappresentante del Social Forum Ungherese, ho assicurato la nostra totale solidarietà e preso posizione in favore della strategia "Zero Sgomberi", chiedendo una moratoria per tutto il periodo del bisogno sociale delle famiglie, aggiungendo che in caso di decisione del tribunale, le autorità devono assicurare una sistemazione alternativa. Il problema dei senza casa e degli sgomberi, in Ungheria si lega agli alti livelli di impoverimento e come Social Forum sollecitiamo l'intervento della Comunità Europea, qui e in altri paesi dell'Europa dell'Est, volti al rafforzamento della coesione sociale nazionale, per evitare gravi danni alla democrazia europea.
Di Sucar Drom (del 30/12/2005 @ 17:22:38, in casa, visitato 2454 volte)
Riceviamo da “Romano Lil” circolare telematica dell’Opera Nomadi Nazionale. Per iscriversi scrivete a: romanolil@libero.it
MANCANO ACQUA E LUCE AL “CAMPO” DI S.MARIA (CE)
Una protesta “civile” S. Maria C.V.(Caserta). L’Opera Nomadi minaccia una protesta esemplare. “Le iene della Tv sono state avvertite. Se Capua non darà l’acqua ai Rom la presidente O.N. andrà...
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