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Kossovo
Di Fabrizio (del 21/12/2005 @ 09:41:05, in casa, visitato 2086 volte)
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Lasciando Plemetina

Ukė e Sabile Krasniqi, una coppia rom, entra nel nuovo appartamento di Malisheva, Kosovo, per la prima volta dopo sei anni passati in un campo per rifugiati interni. © UNHCR/S.Halili
MALISHEVO, Kosovo, 13 dicembre (UNHCR) – Ukė e Sabile Krasniqi hanno atteso sei lunghi anni l'arrivo di questo giorno. Questa coppia di Rom di mezza età hanno finalmente realizzato il loro sogno di una casa propria, dove riunire la loro famiglia di otto figli.

Il mese scorso hanno lasciato Plemetina, un campo organizzato nel 1999 per ovviare alla sistemazione d'emergenza di circa 1.300 dispersi delle minoranze del Kosovo, inclusi Serbi, Rom, Askali, "Egizi" ed altri.

La coppia ha camminato verso il blocco di appartamenti appena costruito a Malishevo (Malisheva in albanese) che sarebbe diventato la loro nuova casa, osservando con attenzione l'edificio e i dintorni. Lungo il percorso, hanno salutato i precedenti vicini, amici e conoscenti, molti dei quali non vedevano da tempo. Ricevute le chiavi dal presidente dell'assemblea cittadina, hanno varcato l'ingresso di un appartamento al primo piano con due camere da letto, cucina, bagno e un balcone.

L'intero appartamento misura solo 60 mq. Non molto per una così grande famiglia, che include l'anziana madre di Ukė. I Krasniqi, d'altra parte, non si lamentano. Quando gli è stato chiesto come si sentiva a ritornare nella sua città, Ukė ha potuto dire solo: "Adesso sono felice".

Sua moglie Sabile è stata più espansiva: "I miei figli cresceranno come gli altri, in condizioni normali. Qui continueranno ad andare a scuola, avranno un posto dove imparare," chiaramente eccitata.

A seguito delle restrizioni imposte dalle autorità serbe nel 1999, più di 900.000 persone di etnia albanese lasciarono forzatamente il Kossovo, per tornare qualche mese più tardi, con l'intervento della NATO. Iniziò immediatamente un esodo che coinvolse 200.000 persone delle minoranze serbe, rom, askali ed altri, che continuò per diversi mesi. Di loro, circa 14.000 hanno fatto ritorno alle loro case, e ci sono ancora più di 20.000 dispersi interni (IDP) in Kosovo. Sei anni dopo essere stato posto sotto amministrazione ONU, il mese scorso sono iniziati i colloqui sul futuro della regione, sotto la presidenza dell'ex presidente finlandese Martti Ahtisaari.

Fiduciosi nei futuri sviluppi le autorità kossovare - assistite tra gli altri dall'UNHCR - hanno iniziato i primi passi per trovare una soluzione abitativa per i restanti residenti del Campo Plemetina. Attualmente sono in costruzione quattro progetti abitativi, finanziati dall'Agenzia Europea per la Ricostruzione e dal Governo Greco.

I Krasniqi sono la prima famiglia del Campo Plemetina a beneficiare del progetto governativo di case sociali. Gli appartamenti sono destinati agli IDP che hanno perso la loro casa e vogliono tornare nelle loro aree di origine. Assieme ricevono buoni cibo per tre mesi, forniture per la casa, legna da ardere e altre facilitazioni dalla UNHCR. Quanti avevano proprietà loro sono aiutati a ripararle o ricostruirle.

Ardian Gjini, Ministro per lo Sviluppo e la Pianificazione, ha rimarcato durante l'inaugurazione degli appartamenti a Malishevo: "I beneficiari del progetto di case sociali sono persone in stato di bisogno, e mi congratulo con le autorità locali per l'iniziativa."

Anche se il problema della sicurezza e della libertà di movimento per i Rom sta migliorando, esistono ancora aree del Kossovo dove i Rom e le altre minoranze non sono benvenute. La famiglia di Ukė, assieme ad altre del villaggio di Bajė, vivranno assieme a famiglie albanesi nello stesso stabile, ma la protezione di tutte le minoranze rimane una grande preoccupazione in tutto il Kossovo.

Ci sono altre difficoltà di fronte ai popoli del Kosovo - una delle più serie sono le limitate opportunità d'impiego. Prima della guerra, Ukė lavorava come fabbro a Malishevo e coltivava viti, ma non aveva più nessun lavoro quando era nel Campo Plemetina. Lui e sua madre ricevevano un sussidio minimo ogni mese, insufficiente a coprire le spese familiari, e dipendevano totalmente dall'assistenza UNHCR - tramite le Società Madre Teresa - in forma di farina, fagioli, stufa e stoviglie durante l'inverno.

Con la partenza delle famiglie come i Krasniqi, si avvicina il giorno della chiusura del Campo Plemetina. Grazie al progredire del progetto di alloggi sociali, e al supporto e alla collaborazione dei donatori, anche i rimanenti residenti nel campo intendono stabilirsi nei nuovi alloggi - come Ukė e la sua famiglia - con una nuova stima di sé e il piacere che deriva dall'avere uno spazio proprio.

By Myrna Brewer Flood and Shpend Halili
In Malishevo, Kosovo