Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 25/09/2007 @ 09:05:29, in Europa, visitato 2249 volte)
Da
Czech_Roma
http://www.radio.cz/en/article/95623
Il governo ha annunciato un piano per fondare un'agenzia atta a combattere la
discriminazione e l'esclusione sociale delle minoranze, specialmente i Rom,
nelle città ceche. L'annuncio è stato fatto martedì da Dzamila Stehlikova -
ministra responsabile dei diritti umani. Il piano è stato approvato anche
dal Consiglio governativo per gli Affari Rom. Un rapporto stima circa 300
insediamenti (gli attivisti dicono sono molti di più) dove gli abitanti vivono
in condizioni insostenibili. Nella fase pilota del progetto l'agenzia affronterà
il problema dei ghetti in dieci città ceche.
Jan Veliger ha intervistato Kumar Vishwanathan, un operatore di comunità di
origine indiana conosciuto per il suo lavoro con la comunità Rom. Jan gli ha
chiesto se vede la creazione di una nuova agenzia governativa come un passo
positivo:
"Penso sia uno sviluppo benvenuto. Penso che era ora che una simile
agenzia venisse creata, perché negli scorsi sedici, diciassette anni le cose per
i Rom sono andate di male in peggio. L'esclusione sociale è cresciuta, la gente
ha perso il lavoro i Rom non erano preparati ai cambiamenti democratici ed
all'arrivo del libero mercato (sotto il comunismo avevano tutti un lavoro). I
Rom sono stati i primi a perdere il lavoro e la casa, il loro livello scolare è
molto basso, così penso che questo è un chiaro segnale che lo stato vede che i
problemi sono davvero seri e che qualcosa dev'essere fatto.
Le organizzazioni Rom hanno accolto favorevolmente questi sviluppi?
Penso che molte organizzazioni Rom siano davvero elettrizzate ed inoltre
alcune municipalità sono contente e si stanno unendo. La caduta del comunismo ha
portato ad una crescita delle organizzazioni Rom, come pure della
"consapevolezza" e dell'identità Rom, ed assieme c'è anche stato una specie di
approccio compassionevole da parte dei non-Rom nel fare qualcosa per i Rom che
sono in una situazione davvero brutta.
Un sacco di OnG sono cresciute come funghi sin quando la Repubblica Ceca
ha raggiunto la UE, quando buona parte dei fondi che arrivavano dall'estero si
sono spostati verso l'Ucraina e la Romania, cosa che ha fatto terminare alcune
OnG. Ora, molte piccole e sopravissute OnG che avevano svolto un buon lavoro a
livello di base, sperano di essere in grado di accedere ai fondi che permettano
di continuare il loro lavoro. I fondi UE dovrebbero avere anche una particolare
percentuale di co-finanziamento. E' dove le municipalità locali hanno un
importante ruolo chiave e di partner.
Il commissario per i diritti umani ha dichiarato che compito dell'agenzia
dovrebbe essere il lavoro con le famiglie al completo: come pensi che dovrebbe
essere questo lavoro?
Lavorare con le famiglie non significa "viziare" qualcuno. Penso
significhi identificare i bisogni e le barriere che le famiglie incontrano nel
processo di integrazione. I Rom trovano estremamente difficile muoversi in
alcuni spazi, , lo spazio sociale è molto limitato per i Rom, che arrivano da
località marginalizzate. Quindi quanti hanno desiderio di migliorare, affrontano
innumerevoli barriere. Far parte delle forze di polizia, dei servizi sociali,
del mercato del lavoro in termini di uguaglianza con chiunque altro: questo è
ciò di cui i Rom hanno bisogno e che resta ancora un sogno.
Di Fabrizio (del 01/10/2007 @ 10:23:23, in Europa, visitato 2255 volte)
Da
Altrenotizie.org
Domenica, 30 Settembre 2007 - 13:30 - di Elena Ferrara
Nuovi, importanti e significativi passi in avanti nelle comunità dei 10 milioni
di Rom sparsi nel mondo. Ora è la volta della Bulgaria e della Russia e i
settori interessati sono quelli della televisione e del teatro. Tutto comincia
nella città bulgara di Vidin, nella parte nord occidentale del paese, dove
vengono organizzati i primi studi di una televisione tutta Rom. Si chiama
RomaTv ed è la prima emittente a carattere etnico. Ha come obiettivo quello
di contribuire all’integrazione della comunità zingara nella società bulgara e
nello stesso tempo cerca di sfatare molti miti di stampo negativo sui Rom che
sono stati costruiti nel corso degli anni. Alle trasmissioni vengono invitati
esponenti della comunità, ospiti stranieri, studiosi della storia Rom, psicologi
ed esponenti della vita locale. Si cerca di far uscire dal ghetto una minoranza
che è da sempre emarginata dal punto di vista mediatico e, quindi, da qualsiasi
tipo di “integrazione televisiva”. Per ora il raggio d’azione dell’emittente
è limitato ad alcune zone abitate prevalentemente da Rom, ma l’obiettivo
generale è quello di raggiungere un pubblico sempre più vasto uscendo anche dal
ristretto campo della tematica zingara. In pratica l’obiettivo degli
organizzatori di questa televisione consiste nello scendere sul terreno della
competitività con le altre società televisive.
Tutto questo perché esiste un problema di autoghettizzazione. Lo fa notare
Georgi Lozanov, esperto di media ed informazione, che è uno degli intellettuali
bulgari più autorevoli. E’ lui che punta a ricordare che il dare spazio ad una
comunità nel mondo mediatico significa aiutarla a modernizzarsi ma che, nello
stesso tempo, si rischia di dare vita ad un fenomeno negativo. Questo perchè nel
momento in cui una televisione di nicchia diviene l'intero mondo mediatico di
riferimento della comunità Rom, gli altri media non riescono a trovare canali
comunicativi che possano giungere fino alla stessa comunità. I Rom - rileva
Lozanov - hanno sempre più bisogno di un confronto, di una mediazione tra il
loro mondo e quello degli altri. E così il compito di questa emittente locale
consiste proprio nel tentare il miracolo della collaborazione e della
sensibilizzazione culturale.
Va ricordato che in Bulgaria la “questione zingara” è stata sempre un problema
aperto anche per il duro sistema socialista. E chi, allora, li chiamava
“zingari” rischiava una multa. Perchè si puntava ad assimilarli ai bulgari per
legge. Rifiutando così di ammettere l’esistenza ufficiale di una minoranza. Ma
le nuove condizioni “europee” stanno sempre più portando la Bulgaria a ripensare
ai propri rapporti con la comunità zingara, cercando di attuare un processo di
incontro che non annulli le tradizioni. Rispettando le suddivisioni sia su base
religiosa - professano la fede musulmana, cristiano ortodossa e vi sono anche
gruppi che appartengono a chiese protestanti - sia linguistica dal momento che
parlano differenti dialetti bulgari, il turco od il vlachi che è un dialetto
d'origine romena. Ed è a tutte queste tematiche che si riferisce la nuova tv.
Altra storia è quella che riguarda il teatro Rom, in Russia. Qui esiste già una
ben radicata tradizione che viene oggi portata come esempio a livello
internazionale. E tutto prende le mosse dalle recenti manifestazioni in onore
del 75mo anniversario del “Teatro zingaro, lirico-musicale” di Mosca che hanno
assunto un carattere eccezionale. Ai festeggiamenti sono intervenuti i massimi
esponenti dell’amministrazione presidenziale e i deputati della commissione
culturale della Duma. A fare gli onori di casa per questo singolare appuntamento
è stato un rappresentate di spicco della comunità zingara della Russia, il
cantante e regista Nikolaj Slicenko che dal 1977 è impegnato in questa campagna
di affermazione culturale dei Rom. Il teatro dove lavora - il “Romen” - è
appunto un vero e proprio laboratorio. Attori e cantanti sono tutti appartenenti
alla comunità zingara e portano sulla scena le migliori tradizioni della loro
arte.
Intanto in Russia - parallelamente - si va sempre più sviluppando l’attività
organizzativa dei Rom. Si è già svolto il congresso delle associazioni di tutti
gli zingari che si trovano nel territorio della Csi (in gran parte quello
dell’ex Urss) e si è formata una “Federazione delle autonomie zingare”. Alla
guida di questa importante struttura si trovano lo studioso Georghij Demetr che
si occupa della vita e della storia degli zingari dell’Europa centrale e il
regista capo del teatro “Romen”, Slicenko. E sempre in Russia - dove la
questione Rom sta assumendo una rilevanza nazionale - si rivedono, in
particolare, i vecchi regolamenti del periodo sovietico e si accettano le
situazioni che si sono andate “codificando” in questi ultimi anni. Esce uno
studio dei politologi Aleksej Muchin e Jana Zdorovez che, testimoniando i
progressi dei Rom russi, fornisce una serie di chiavi di interpretazione per
conoscerne a fondo la loro società. Si apprende così che gli zingari sono
presenti in tutto il territorio nazionale ed hanno precise organizzazioni locali
che si occupano dei tanti problemi che sorgono in relazione alle mutate
condizioni socio-economiche del Paese. In particolare nella città di Tver esiste
una associazione chiamata “Romanimos” che pubblica libri per i Rom nelle loro
lingue ed ha già presentato una edizione della Bibbia. Molte altre iniziative di
carattere sociale e culturale si segnalano in varie città siberiane. Ma è il
teatro moscovita “Romen” che fa comunque tendenza destando la maggiore
attenzione.
Di Fabrizio (del 05/10/2007 @ 08:59:49, in Europa, visitato 2298 volte)
Da
Romanian_Roma
Ancora, il Ministro della Sanità Pubblica (MSP) non ha programmi per la
comunità Rom, questo perché ritiene che il disagio e la sofferenza non abbiano
niente a che fare col retroterra etnico dei singoli. Dal 2001, anno in cui la
Romania ha adottato la normativa europea, che proibisce la classificazione su
base etnica, non ci sono dati ufficiali sul problema della sanità tra i Rom.
Abbastanza sorprendentemente, gli incaricati statali dicono spesso che i Rom
sono il gruppo privilegiato delle strategie governative per promuovere la sanità
e combattere la povertà. D'altra parte, non c'è molto che il ministro può fare
per la gente di
Ferentari. Dice Hanna Dobronauteanu ex consigliera per i problemi Rom
nel MSP "Al momento, l'area non è una priorità del MSP. Le cose potrebbero
cambiare solamente se l'Autorità per la Sanità Pubblica di Bucarest (ASPB) o
alcune OnG identificassero problemi specifichi ed arrivassero ad un piano
concreto per migliorare le condizioni dell'area".
Ma ora a Ferentari - nell'assenza di un sostanziale sforzo a lungo termine da
parte del governo - solo progetti ed iniziative delle OnG ottengono risultati,
limitati nello scopo.
Centinaia di migliaia di euro sono stati spesi per ogni tipo di programmi,
dalla lotta alla tubercolosi all'educazione sessuale (per uomini e donne) e
piani familiari, prevenzione del cancro al seno ecc. Ma tutto ciò è ancora
distante dal raggiungere risultati visibili.
"I programmi portati avanti finora dovrebbero essere soltanto l'introduzione
ad una grande, coerente campagna destinata a richiamare i complessi problemi di
salute della popolazione Rom di Ferentari. Di certo sono stati molto utili, ma
non sempre sono stati focalizzati sui bisogni più stringenti. Dietro, le vere
cause, che sono la povertà, la disoccupazione, la mancanza di scolarità" secondo
Alina Constantinescu, lavoratrice sociale dell'organizzazione sociale "Doctors
of the World". Ammonisce: "Inoltre, da quando la Romania è diventata stato
membro della UE, gli USA e gli altri stati occidentali hanno cessato di
finanziare progetti, ritenendo la Romania ormai in grado di risolvere i suoi
problemi da sola. Cosa di cui dubito..."
Nell'indirizzare le tematiche Rom, il MSP supporta solamente i mediatori
sanitari, che sono membri della comunità locale, per facilitare la comunicazione
tra popolo e medici.
Perciò, i 500 mediatori sanitari che lavorano in tutta la Romania - tutte
donne - devono entrare nelle case delle persone, identificare i problemi e
cercare le soluzioni.
Infatti, quello che fanno non è solo occuparsi dei problemi relativi alla
sanità, ma anche aiutare i Rom ad ottenere documenti di identità o certificati
di nascita o riportare i loro problemi sociali alle autorità.
Anche se, con l'aiuto dei mediatori sanitari, sono state prese misure
significative, i problemi sono lontani dall'essere risolti. Primariamente, sono
impiegati per un periodo limitato, di solito un anno, e poi i loro contratti di
lavoro sono estesi per un altro anno, rendendo il lavoro meno sicuro. Poi il
loro salario - pagato dall'Autorità per la Sanità Pubblica - è lontano dal
motivarli, ammontando ad appena 400 RON (Euro 125) o meno al mese. Le
comunicazioni con i medici non sempre sono facili.
Inoltre, ci sono problemi legati all'accesso dei servizi sanitari pubblici.
Il MSP dicono che sono stati implementati,ma le OnG locali sono di opinione
differente. Daniel Radulescu, di Romani Criss, dice: "Anche se ora più persone
sono registrate, questo non significa che hanno ottenuto un pari accesso ai ai
servizi forniti. Molto spesso, i Rom ci informano che i dottori mostrano
attitudini razziste.
Anche Ervin Szekely, segretario statale del ministero, conferma l'esistenza
di casi simili. "Siamo stati recentemente informati su una donna Rom che ha
consegnato un reclamo per non avere ricevuto adeguata assistenza medica riguardo
ai seri problemi avuti con la nascita di suo figlio. Al medico sono state
imposte sanzioni, non per un atto di discriminazione, ma per avere mancato nel
provvedere adeguata assistenza medica. Così non è stato sanzionato per
discriminazione, perché è difficile da provare."
Romani Criss riporta anche istanze di segregazione in ospedale - che in
Romania è illegale - ma ammette che casi simili sono difficili da provare.
"Discriminazione e segregazione per lungo tempo non sono state tra le nostre
priorità. D'altra parte, stiamo pianificando come includere questi fenomeni nel
nostro lavoro di ricerca", dichiara Erwin Szekely.
DIVERS - www.divers.ro
Investigation published by Marian Chiriac, editor of DIVERS news bulletin
country, and Daniel Ganga, a freelance journalist of Roma origin.
This article is part of the Public Health Journalism and Roma Program, the
second edition, coordinated by Center for Independent Journalism Bucharest, and
supported by the Open Society Institute – New York.
Di Fabrizio (del 19/10/2007 @ 09:33:03, in Europa, visitato 1913 volte)
Da
Mundo_Gitano
Madrid (España)/11 de octubre de 2007/(CIMAC/ AmecoPress) .- Rosalía Vázquez,
esperta di cultura e tradizioni gitane e sin da giovane interessata nella
partecipazione al movimento associativo gitano, parla della storica
discriminazione che soffrono le persone Gitane, soprattutto le donne, e sulla
necessità di rompere con questa.
Nel 1980 fondò la Asociación Gitana de Cantabria, e co-fondatrice di Unión
Romaní e, nel 1995 fondò la Asociación de Mujeres Gitanas ALBOREÁ. Attualmente è
portavoce del Consejo Estatal del Pueblo Gitano e Presidente della Federación
Nacional de Mujeres Gitanas (Kamira), una piattaforma che riunisce 14
associazioni di donne gitane in tutta la Spagna
Perché una Federazione delle donne gitane?
La Federazione ha circa sei anni, e riunisce tutte le Associazioni per essere
più forti e creare un progetto comune e un'unità di visione. Non è solo una
Federazione spagnola, ma nasce con vocazione europea e di proiettarci nelle
istituzioni come il Consiglio Europeo Gitano. Come programmi di base, la
Federazione alfabetizza e prepara le donne perché abbiano un posto di lavoro e
siano visibili nella società.
Come sono considerate le donne nella cultura gitana?
Le donne gitane, sia dentro che fuori la cultura gitana, hanno sofferto
discriminazioni. Solo per essere gitane sono state perseguitate nelle decadi
passate, con leggi contro di noi. Arrivammo nel 1425 e già con i Re cattolici si
promulgò la prima legge di persecuzione. Ora siamo dimenticate in un angolo, in
un angolo c'è la cultura gitana e nel fondo, ci sono le donne gitane. Non ci
hanno permesso di svilupparci e sinora abbiamo potuto soltanto sviluppare la
sopravvivenza.
Il ruolo delle donne nella cultura gitana è sempre stato rimanere coi nostri
figli ed aiutare i mariti perché non abbiamo avuto altri spazi. Come donne
abbiamo capito che siamo il motore del cambio in tutti i popoli, non solo quello
gitano. La Spagna è avanzata assieme alle donne. Intendiamo che l'educazione e
la formazione sono gli strumenti più efficaci per lo sviluppo personale e
collettivo del nostro popolo. Da qui siamo interessate nel dare educazione alle
nostre figlie perché abbiano un futuro sicuro.
Le donne gitane si sono evolute negli anni?
Ci siamo svegliate e sappiamo che dobbiamo essere integrate nella società e
lottare. Attraverso le associazioni e le federazioni gitane ci uniamo e
riflettiamo su cosa conviene fare secondo le necessità del popolo gitano.
Esaminiamo la nostra cultura e tradizioni.
Ci sono ghetti che non sono progrediti però ci sono dei gitani che
collettivamente si sono svegliati e ci hanno motivato per uscire da una
situazione di marginalità. Ci sono gitane universitarie, e le madri chiedono che
le nostre figlie stiano negli organi direttivi, nella politica, nelle
istituzioni del governo. La nostra lotta è per questo, vogliamo lavorare e che
le nostre donne non siano più invisibili.
Il popolo gitano non può più continuare ad essere invisibile. Le donne gitane
hanno compreso il nostro lavoro e vogliono conquistare spazi come stanno facendo
le donne non gitane, non vogliamo restare in disparte ma lavorare assieme a
loro. Le istituzioni pubbliche e politiche sono quelle che devono dare spazio
alle donne gitane.
Che tipo di discriminazioni si incontrano dentro e fuori la cultura
gitana?
Le donne sono in generale discriminate e le donne gitane, doppiamente. Siamo
invisibili e non ci danno spazi per svilupparci e partecipare. Questi spazi
devono arrivarci dalle istituzioni, come ricorda la nostra Costituzione
spagnola. Noi lottiamo, ma sono le amministrazioni, centrali ed autonomiste,
quelle che devono appoggiarci per compiere la Costituzione.Non abbiamo bisogno
di un aiuto paternalista, abbiamo bisogno di ascolto ed appoggio.
In Andalusia, il governo autonomista ha dato spazio ai collettivi gitani;
senza dubbio, il nord della Spagna è ad anni luce, se non siamo discriminate
dalle istituzioni stesse.
Cosa credi che possa adottarsi per finire con la discriminazione?
Darci più possibilità non solo consiste, per un'Associazione, nello sperare
in un progetto di sviluppo, perché questo da solo è niente. C'è da colmare un
debito storico nell'offrire una vera educazione alle nostre famiglie, e avere
rispetto come gitani.
Intendiamo che l'educazione è la cosa più importante per uscire dalla
marginalizzazione: con l'educazione, il resto viene per aggiunta. Nella misura
in cui otterremo formazione potremo essere indipendenti, esporre le nostre idee
e svilupparle. Le istituzioni debbono appoggiare e rinsaldare questa educazione
però senza farci smettere di essere gitane.
E' molto difficile essere donne del secolo XXI ed essere gitane, vogliamo
portare la nostra essenza e valori col rispetto ai nostri anziani e all'unità
familiare. A volte per acquisire conoscenze, dobbiamo smettere di essere gitane,
e non vogliamo smettere di esserlo.
Il Governo ha fatto qualcosa di importante per l'integrazione delle
persone gitane?
Assolutamente niente. Siamo cittadine spagnole ed in tutte le iniziative
politiche siamo meno di zero. Occorre una discriminazione positiva perché le
donne gitane inizino ad essere visibili.
Attraverso i suoi 50 anni ha vissuto la discriminazione?
Ricordo quando ero bambina, con la dittatura franchista, c'erano negozi con
un cartello che proibiva l'ingresso a gitane e gitani. Le mie amiche entravano e
io restavo sulla porta aspettando che uscissero.
Adesso, per una ragione o per l'altra, continuo ad incontrare situazioni di
discriminazione. Non voglio che le mie figlie soffrano queste situazioni di
diseguaglianza e lotterò con le unghie e coi denti. Non vogliamo più essere
invisibili e lotteremo per un'uguaglianza di opportunità reale per le donne
gitane.
07/MC/GG/CV
Fuente: CIMAC NOTICIAS. Periodismo con perspectiva de género. México, D.F.
Tomado de:
http://colombia. indymedia. org/news/ 2007/10/73476. php
PRORROM
PROCESO ORGANIZATIVO DEL PUEBLO ROM (GITANO) DE COLOMBIA / PROTSESO
ORGANIZATSIAKO LE RROMANE NARODOSKO KOLOMBIAKO [Organización Confederada a
Saveto Katar le Organizatsi ay Kumpeniyi Rromane Anda´l Americhi, (SKOKRA)]
Di Fabrizio (del 22/10/2007 @ 09:38:12, in Europa, visitato 2011 volte)
Romania: il sogno rom di una sanità migliore
19.10.2007 - Nonostante la retorica secondo cui la salute dei rom costituisce
una priorità, le autorità rumene mancano i loro impegni nel migliorare la
situazione nel maggior insediamento rom di Bucarest. Nostra traduzione
Di Marian Chiriac e Daniel Ganga* da Bucarest -
BIRN (tit. orig "Roma
Dream of Better Health in Romania", pubblicato il 26 settembre 2009)
Traduzione per Osservatorio: Marzia Bona
Quasi ogni mattina, appena si fa giorno, Gogu prende il suo carretto carico di
cianfrusaglie e rottami metallici e lentamente lo trascina fino al centro di
riciclaggio. Scarica lì il suo carretto e in cambio riceve una modica somma di
denaro, con cui riesce appena a pagarsi il cibo per la giornata. Quindi se
ne torna a casa.
Quello che fa ogni giorno Gogu, conosciuto anche come Ion Gogonet, non è niente
di insolito per molte delle persone che vivono a Ferentari. Situata all’estema
periferia sud di Bucarest, Ferentari è un grande quartiere a metà fra lo slum ed
il ghetto.
Molti magazzini, un paio di bar che lasciano alquanto a desiderare, qualche
negozio in pessime condizioni, un parco che sembra più grigio che verde e una
mensa gratuita per i poveri, questa è Zabrautului Street.
La zona è nota per i suoi monolocali in brutti palazzi a cinque piani, con i
panni stesi fuori ad asciugare e piccole finestre dalle quali in ogni momento
spunta la testa di una donna che grida ai bambini che giocano a palla di sotto,
fianco a fianco con i cani che rovistano nella spazzatura.
Qui, in questo mondo stile-ghetto sporco ma vivace, vive Ion Gogonet, un rom di
50 anni.
Il suo monolocale è di appena sedici metri quadrati; comprende una piccola
cucina e un bagno di tre metri quadrati. Ad ogni modo è allacciato alla rete
elettrica e al sistema di acqua corrente, il che secondo chi ci abita non è
poco, da quando non molto tempo fa gli edifici sono stati privati di questo
genere di servizi di base.
Qui è dove vive la famiglia di Gogonet: la sua compagna, Ilie Stela, 33 anni, e
tre bambini – due dei quali frequentano ancora le scuole elementari. Il loro
padre dorme in un altro letto perché in passato ha avuto la tubercolosi. Ha 72
buchi nei polmoni, e la vita in un contesto povero e insalubre lo hanno reso
infermo. Eppure, rifiuta di vedere un medico, in parte per negligenza e in parte
per pudore e paura che lo sappiano i suoi amici.
Solo due anni fa un assistente sanitario è riuscito a convincerlo ad iniziare il
trattamento per la TB.
Adesso sta bene, anche se soffre ancora dei postumi. Almeno adesso non è più
contagioso.
Gogonet è solo uno dei beneficiari della campagna di prevenzione e trattamento
della TB avviata da svariate ONG, principalmente americane, e finanziata dall’USAID,
l’Agenzia Internazionale degli Stati Uniti per lo Sviluppo.
Il motivo per cui è stata pensata questa campagna è che la Romania ha il più
alto tasso europeo di incidenza della tubercolosi, ed il numero di casi è
raddoppiato negli anni ’90. Secondo le statistiche ufficiali, nel 2006,
l’incidenza della TB in Romania era di 117,8 casi ogni 1000 abitanti.
In ogni caso, secondo i dati epidemiologici, la comunità rom è circa 10 volte
più colpita dalla TB rispetto al resto della popolazione. Fra le cause di ciò ci
sono l’accesso limitato ai servizi sanitari pubblici, una scarsa conoscenza in
materia sanitaria, l’analfabetismo diffuso, le condizioni di vita in luoghi
affollati ed insalubri e la povertà in generale.
Taves Batalo!
I rom si salutano fra loro ogni giorno con l’espressione taves batalo – che
significa “Stai bene”. La salute viene apprezzata da chiunque indipendentemente
dalla sua origine etnica, specialmente in Romania dove il sistema sanitario
pubblico si trova ancora in condizioni critiche.
Secondo un’inchiesta condotta in aprile dal Romanian Center for Economic
Policies, CEROPE, la quota erogata per la salute in Romania è di soli 470 $
annui pro capite, ben al di sotto della media mondiale di 650 $ a persona.
“La Romania è in una situazione negativa per ciò che riguarda il servizio
medico, con una distribuzione regionale insoddisfacente, in cui le aree rurali e
le comunità più povere che vivono ai margini della società risultano le più
svantaggiate”, sottolinea l’inchiesta.
“Una spiegazione si trova nell’insufficente finanziamento del servizio di salute
pubblica, assieme alla crisi prolungata del fondo di assicurazione sanitaria e
allo scarso budget destinato al settore, attorno al 3 -4% del PIL, in netto
contrasto rispetto all’8 -9% dei paesi più sviluppati d’Europa”.
In questo già difficile quadro, i rom si distinguono per la posizione negativa
che occupano.
Ufficialmente sono 550.000 le persone di etnia rom, che corrisponderebbero al
2,6% dei 21 milioni di abitanti della Romania. Ma molti studi e statistiche
sostengono che il numero si aggiri attorno ad 1- 1,5 milioni.
La situazione a Ferentari è particolarmente allarmante. A soli 8 chilometri dal
centro di Bucarest, molte migliaia di rom vivono in condizioni spaventose.
“Non c’è niente che possiamo fare, figlio mio. E’ così che sono abituati a
vivere. Il camion della spazzatura non viene quasi mai da queste parti, ma il
fatto è che sono le persone a non meritarselo. Non è come quando Ceausescu era
vivo, le persone erano più rispettose, perché avevano paura”, dice una donna
anziana, ricordando i giorni del dittatore comunista, Nicolae Ceausescu, mentre
vende semi di girasole tostati.
Uno dei problemi principali della zona è che le persone non hanno un lavoro
stabile, fatto che impedisce loro di contrarre un’assicurazione medica.
“Se non hai un documento di lavoro o un qualche certificazione del tuo datore
che dica che sei un contribuente, non puoi accedere ad un medico di famiglia. E’
qui che inizia il problema “, dice Ioana Constantin, assistente sanitaria a
Ferentari.
La gente reclama un centro medico per la zona. “Il più vicino si trova a 15
fermate d’autobus”. La distanza ed il costo delle corse sono scoraggianti. “In
effetti c’è un centro medico un po’ più vicino, ma è privato, e quindi caro”,
aggiunge Ioana.
Priorità, o no?
Finora, il ministero della Sanità non ha programmi espliciti per la comunità
rom. Questo in base all’idea che la malattia e la sofferenza non abbiano niente
a che vedere con la provenienza etnica di ciascuno.
A partire dal 2001, anno in cui la Romania ha adottato il regolamento europeo
che proibisce la classificazione dei pazienti in base all’etnia, non è più
disponibile alcun dato ufficiale sui problemi di salute dei rom.
Sorprendentemente, si sente spesso dire che i rom siano il principale
destinatario delle strategie governative di promozione della salute e di lotta
alla povertà. Ad ogni modo, non c’è molto che il ministero della Sanità possa
fare per la gente di Ferentari.
“Attualmete, la zona non rientra fra le priorità del ministero. Le cose
potrebbero cambiare solo se l’Autorità per la Salute Pubblica di Bucarest, ASPB,
o qualche ONG, identificassero dei problemi specifici e proponessero un piano
concreto per migliorare le condizioni della zona”, dice la dottoressa Hanna
Dobronauteanu, consigliere per la questione rom presso il ministero della
Sanità.
Per ora a Ferentari – in mancanza di un impegno sostanziale e di lungo termine
da parte del governo - solo le iniziative o i progetti delle singole ONG
sembrano portare risultati, pur rimanendo limitate negli scopi.
Centinaia di migliaia di euro sono stati spesi in ogni tipo di programma,
compresa la lotta alla TB, l’ educazione sessuale e la pianificazione familiare,
la diagnosi del tumore al seno e altri programmi. Ma tutto ciò, finora, sta
producendo pochi risultati visibili.
“I progetti portati avanti fino a questo momento dovrebbero essere solo l’inizio
di una campagna ampia e coerente pensata rispetto ai complessi problemi di
salute della popolazione di Ferentari”, dice Alina Constantinescu, un’attivista
dell’organizazione americana Doctors of the World.
“Di certo sono stati molti utili, ma non sempre indirizzati alle necessità più
stringenti”.
“”Le cause reali sono la povertà, la disoccupazione e la mancanza di
educazione”, continua la Constantinescu, e avverte: “Inoltre, da quando la
Romania è entrata nell’Unione Europea, gli Stati Uniti ed altri paesi
occidentali hanno smesso di finanziare molti progetti ritenendo che il nostro
paese ora sia in grado di risolvere da solo i propri problemi. Personalmente lo
dubito.”
Pianificare è ciò che facciamo meglio!
Rispetto alla questione rom, il ministero della Sanità sostiene il ruolo degli
assistenti sanitari, membri della comunità locale, formati per facilitare la
comunicazione fra i pazienti ed i loro medici. Di conseguenza, i 500 assistenti
che attualmente lavorano in Romania – tutte donne- devono entrare nelle case
della gente, capire i loro problemi e tentare di risolverli.
Effettivamente, non si limitano alla cura dei problemi di salute, ma aiutano i
membri della comunità rom anche ad ottenere i documenti d’identità e i
certificati di nascita, oltre a trasmettere alle autorità i problemi sociali
riscontrati.
Anche se con l’intervento degli assistenti sanitari sono stati fatti molti passi
in avanti, i problemi sono ancora distanti dall’essere risolti. Anzitutto, il
loro impiego è a tempo determinato, normalmente un anno, dopodiché i loro
contratti vengono rinnovati per un altro anno, cosa che li rende estremamente
precari.
In secondo luogo il loro salario - pagato dall’Autorità per la Salute Pubblica -
è lontano dall’essere soddisfacente, 125 euro nel migliore dei casi.
Inoltre, rimangono le difficoltà d’accesso da parte dei rom ai servizi di salute
pubblica. Mentre il ministero della Sanità sostiene che siano migliorate, le ONG
locali sono di un'altra opinione.
Daniel Radulescu, coordinatore del progetto salute dell’organizzazione rom
Romani Criss, dice: “Anche se ora sono molte di più le persone affiliate ad un
medico, ciò non significa che abbiano un accesso effettivo ai servizi erogati.
Molto spesso, ci vengono testimoniate attitudini razziste da parte dei medici.”
Anche il Segretario del Ministro della Sanità, Ervin Zoltan Szekely, conferma
l’esistenza di questi casi. “Recentemente siamo stati informati di una donna rom
che ha sporto un reclamo per non aver ricevuto un’assistenza medica adeguata,
dovendo così affrontare serie complicazioni nel dare alla luce suo figlio.
Accertato l’accaduto è stata imposta una sanzione disciplinare al medico, ma non
per comportamento discriminatorio, bensì per aver fornito un’assistenza medica
inadeguata. In sostanza, il medico non è stato ripreso per discriminazione,
perché questo comportamento risulta difficile da provare.”
Romani Criss segue anche casi di segregazione all’interno degli ospedali – cosa
illegale in Romania – ma ammette che anche queste circostanze sono difficili da
provare. “La discriminazione e la segregazione non sono stati la nostra priorità
finora, ma stiamo pensando di includere questi aspetti fra gli obbiettivi delle
nostre indagini”, dice Szekely.
Molti rom sperano che tali promesse possano segnare un effettivo miglioramento
nell’attitudine ufficiale, migliorando l’accesso ai servizi sanitari per la loro
comunità.
* Marian Chiriac è Direttore di BIRN in Romania e Daniel Ganga è giornalista
freelance. Balkan Insight è una pubblicazione on line della rivista BIRN.
Di Fabrizio (del 27/10/2007 @ 09:22:18, in Europa, visitato 2709 volte)
Da
Roma_Daily_News
ATHENS, Oct 16 (IPS) - Thomas Hammarberg, venne eletto Commissario per i
Diritti Umani del Consiglio d'Europa nell'ottobre 2005. Gioca un ruolo cruciale
nel promuovere l'implementazione delle raccomandazioni del sistema dei diritti
umani del Consiglio
Il Consiglio d'Europa ha 47 stati membri nella regione europea, ed è la più
antica organizzazione che si occupa dell'integrazione europea. E' separato
dall'Unione Europea (EU) e quindi dal Consiglio della EU.
Thomas Hammarberg è stato eletto dall'assemblea parlamentare del consiglio,
che comprende i membri dei parlamenti nazionali. Apostolis Fotiadis di ISP ha
discusso con lui sui problemi chiave dei Rom, uno dei gruppi che oggi sono più
discriminati nella EU.
IPS: Come spiega il persistente sentimento anti-Rom che si estende
attraverso l'Europa. Quali sono le fonti del problema e come si possono
indirizzare?
TH: Penso sia difficile definire un'eredità razionale. Sono diventati il
capro espiatorio dei problemi delle nostre società. A lungo la gente che
potrebbe rialzarsi e difenderli hanno permesso un'atmosfera in cui i Rom sono
designati come indesiderabili. E' una questione che riguarda anche una lunga
storia. Durante il nazismo oltre mezzo milione furono sterminati, e mai hanno
ricevuto delle scuse.
IPS: Ritiene che la condizione dei Rom in Europa stia peggiorando o
migliorando?
TH: Sono preoccupato. Sembra esserci un cambio verso la polarizzazione.
Alcuni gruppi adottano discorsi anti-Rom che i politici sembrano tollerare. E'
uno sviluppo piuttosto sfortunato perché la disattenzione e l'indifferenza a
volte possono legittimare ulteriore intolleranza. Dobbiamo nuovamente chiedere
ai politici di essere attenti ed essere dalla parte dei Rom piuttosto che unirsi
alle tendenze xenofobe.
IPS: Si può comparare il trattamento delle comunità Rom in paesi
differenti della medesima regione, per esempio Grecia, Bulgaria e Romania?
TH: Evito deliberatamente la discussione su chi sia il migliore. Molti paesi
della regione arrivano da profondi cambiamenti dovuti al passaggio dal periodo
sovietico, quindi ci sono differenti punti di partenza. Il mio quadro è che i
Rom sono discriminati in ogni paese. Questo riguardo l'occupazione, la sanità,
le reali possibilità di partecipazione politica nelle elezioni o nelle strutture
politiche, la situazione è problematica.
IPS: Come si può indirizzare il problema della loro partecipazione
politica?
TH: Molta della responsabilità riguarda la mancanza o il negativo interesse
dei partiti politici. I principali partiti devono aprirsi ai Rom; perché non lo
sono. L'esempio sono le campagne politiche dove i candidati dei principali
partiti fanno dichiarazioni xenofobe invece di andare nelle comunità Rom,
ascoltare i loro bisogni e tentare di rappresentare il loro punto di
vista. Non solo, i Rom devono organizzarsi e cercare di essere meglio
rappresentati.
IPS: Si dovrebbe enfatizzare il loro incorporamento nella vita politica a
livello locale e nazionale?
TH: Sono entrambe importanti, ma per ora dobbiamo focalizzarci a livello
locale. Molte delle decisioni importanti riguardanti i Rom sono prese a questo
livello. In alcuni paesi nelle assemblee locali ci sono posti riservati ai Rom.
In Slovenia hanno un seggio in ogni municipalità dove risiedono i Rom. In
Romania hanno un posto in parlamento. Non è la migliore soluzione, ma qualcosa
bisogna fare.
IPS: Ci sono storie di successo?
TH: Sì, ci sono dei posti nei paesi scandinavi dove il problema della casa è
più o meno risolto. In alcune parte della Slovenia, le comunità sono
ragionevolmente positive nel trattare con i Rom. L'esperienza insegna che quando
le autorità e i politici fanno tentativi, anche se occorre del denaro, è
possibile ottenere soluzioni.
IPS: Ci sono casi dove le pressioni del Consiglio d'Europa possono
aumentare l'efficienza nella protezione delle comunità Rom?
TH: Pressioni politiche addizionali da parte dei membri permanenti del
Consiglio d'Europeo possono avere effetti considerevoli. Deve comprendersi che
la tematica Rom è una pagina nera d'Europa, assumersene la responsabilità e fare
pressione sugli stati membri. E' inoltre necessario aumentare la pressione sulle
autorità locali perché rivedano la loro politica quando si tratta di sgomberi.
Talvolta gli sgomberi possono essere necessari, ma devono essere fatti nel modo
giusto e fornendo soluzioni abitative alternative.
IPS: Cosa potrebbe migliorare nel vostro lavoro?
TH: La cosa importante per noi è sapere come proseguire. Molte volte non
sappiamo, o l'informazione arriva in ritardo. Il centro per i diritti di
Budapest ci aiuta parecchio, come pure diverse OnG. Il punto chiave rimane
ancora che non riusciamo a persuadere le autorità locali ad occuparsi dei
problemi di Rom.
Di Fabrizio (del 28/10/2007 @ 09:34:01, in Europa, visitato 2750 volte)
Atene. Lunedì la sezione greca di Amnesty International ha consegnato al
governo una petizione firmata da oltre 56.000 persone che condanna la
discriminazione contro immigrati e Rom in Grecia.
Gli attivisti di Amnesty hanno esposto uno striscione di protesta ricoperto
di firme sulla recinzione del governo mentre una delegazione era ricevuta [...]
Maro Pantazidou, rappresentante di Amnesty, ha detto: "La Grecia ha un
numero molto alto di casi di violenza della polizia contro Rom e migranti, che
sono automaticamente trattati come cittadini di seconda classe."
Ha aggiunto che le firme sono state raccolte in tutta Europa, principalmente
in festival musicali.
Secondo Amnesty, i migranti che entrano illegalmente in Grecia - minori
inclusi - sono detenuti per lunghi periodi in squallide condizioni, ed i
richiedenti asilo sono quasi sistematicamente rimpatriati, anche in paesi in
guerra.
Il gruppo ha detto che i Rom in Grecia sono oggetto di attacchi razzisti e di
sgomberi continui dai loro insediamenti.
Di Fabrizio (del 05/11/2007 @ 09:32:53, in Europa, visitato 1754 volte)
Da
La
voix des Rroms
Circa 400 Rroms della Romania ha manifestato ieri, 31 ottobre a
Saint-Denis (93) per denunciare le recenti incursioni sul dipartimento ed il
diritto di lavorare regolarmente in Francia. Una delegazione è stata ricevuta
alla vice prefettura di Saint-Denis dal segretario generale, la signora Bartoli
ed il sig. Mathieu, capo d'ufficio, che hanno preso nota, ma non hanno potuto
rispondere alle rivendicazioni, cioè la sospensione delle espulsioni ed un
diritto al lavoro effettivo per questi nuovi cittadini europei.
Dal 1 gennaio 2002, i cittadini rumeni e bulgari hanno acquisito il diritto
di entrare e restare nello spazio Schengen, fra cui la Francia per meno di tre
mesi, senza visto. In estate 2003, cioè un anno dopo quest'apertura, il
ministero dell'interno riconosceva che c'erano in Francia circa 5000 Rroms della
Romania nelle bidonvilles, e questa cifra non è sensibilmente cambiata dopo.
Varie volte quest'estate, il sig. Brice de Hortefeux ha dichiarato che l'entrata
della Romania e della Bulgaria complicava il conseguimento dell'obiettivo
quantificato di 25.000 espulsioni di stranieri, poiché il 30% degli espulsi 2006
era costituito da rumeni o bulgari. Nei fatti, si tratta di Rroms di questi due
paesi con alcune eccezioni, cosa che vuole dire che 8.000 Rroms rumeni e bulgari
sarebbero stati espulsi nel 2006, mentre in tutto sono tra 5000 e 6000, e sempre
in Francia. Infatti, dei Rroms sono stati espulsi 2, o 3 volte nel corso
dell'anno, da cui la cifra di 8.000 espulsioni, che rappresenta così circa 80
milioni di euro per il contribuente francese se si prende in considerazione la
media di 10.000 euro con espulsione. E tutto ciò per rinviare persone di cui si
sa pertinentemente che ritorneranno alcuni giorni dopo, poiché hanno il diritto
di farlo.
Con l'entrata dei loro paesi rispettivo all'Ue, una nuova tecnica è realizzata:
il ritorno volontario forzato. La polizia arriva sul terreno, lo circonda
bloccando la circolazione e proibendo l'accesso ad ogni persona esterna.
Accompagnata dall'ANAEM, fa firmare gli obblighi di lasciare il territorio
francese e la domanda d'aiuto al ritorno, cioè 153 euro per adulto e 46 euro per
bambino, sotto la minaccia d'imprigionamento. Nel corso di una riunione giovedì
scorso, il prefetto di Seine-Saint-Denis ha dichiarato che non tollererà più
nessun "accampamento selvaggio" sul suo territorio.
È in questo contesto che i Rroms si sono mobilitati numerosi per dare l'allarme
all'opinione pubblica su questi metodi che distruggono i loro progetti,
sprecando il denaro pubblico, la totalità sacrificata all'altare dell'obiettivo
sacrosanto di misure di distanza dalla macchina infernale delle espulsioni
massicce. Obbligati ad ottenere un'autorizzazione preventiva per lavorare
regolarmente hanno chiesto anche l'alleggerimento delle procedure, che rendono
questo diritto inaccessibile: un contributo di 893 euro a carico del datore di
lavoro ed una procedura che dura in media 3 mesi. Le insufficienze di forze di
lavoro non giustificano tale procedura, nella misura in cui gli 80.000 euro
sprecati nel 2006 avrebbero potuto in gran parte coprire le spese per assumere
più personale che studierebbe le cartelle e che delibererebbe entro alcuni
giorni.
In seguito alla riunione con i rappresentanti della vice prefettura, hanno
comunicato che attendevano un seguito a questo scambio ed alla relazione che
sarebbe stata consegnata alle autorità aventi un potere di decisione. Nessun
termine è stato indicato per la risposta. Alla fine della riunione, la
delegazione ha segnalato che i Rroms attenderebbe una risposta entro un termine
ragionevole, e che manterrebbero e rafforzerebbero la loro mobilitazione.
Di Fabrizio (del 07/11/2007 @ 09:26:48, in Europa, visitato 2061 volte)
Rapporto sulla Violazione dei diritti basici del popolo Rrom
Presentato al Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa
Secondo la Costituzione Albanese, ogni membro della minoranza Rrom che viva
in Albania ha i medesimi diritti di qualsiasi altro cittadino albanese; questo è
previsto nelle altre Legislazioni supplementari.
Questa minoranza culturale ha pure il supporto delle disposizioni del
Consiglio d'Europa che tratta i diritti delle minoranze e la carta linguistica
sulle minoranze regionali, ciò significa che esiste l'intera struttura legale
che sanziona i diritti e la libertà fondamentali per quanto riguarda minoranza
dei Rrom.
A fianco dei forum europei che monitorano i diritti della minoranza Rrom
sono stati inviati rapporti, raccomandazioni e note, poste anche delle
condizioni, cercando di ottenere l'attenzione del Governo Albanese e far
presente che questi diritti non sono attualmente realtà. Tutte le volte che ai
differenti Governi è stato chiesto di fare reali questi diritti, questa cosa è
prevista come un termine per quanto riguarda l'applicazione della Repubblica di
Albania nel corso dell'associazione e della stabilizzazione, nel senso verso
Comunità Europea.
Esistono e perdurano differenti progetti, sostenuti finanziariamente. Tentano
di materializzare in realtà i diritti e le libertà fondamentali riguardo la
minoranza Rrom in Albania. Possiamo menzionare qui il Patto di Stabilità o il
Decennio dei Rrom. Il Governo Albanese è spinto dal Consiglio d'Europa nel
disegnare ed approvare la strategia nazionale riguardo la minoranza Rrom. Quel
documento riflette le attività per raggiungere le priorità in differenti campi
dove basicamente è motivato il rispetto dei diritti della minoranza Rrom.
Nonostante la realtà non sia cambiata, la vita ed il lavoro di quelle persone
a volte è peggiorata a causa dei gravi problemi sollevati. Tuttora i Rrom
rappresentano lo strato meno favorito della società che ancora rifiuta i diritti
in campi come:
Il diritto all'educazione
Anche ora dopo 15 anni di democrazia scontiamo la mancanza di "un'intelligenzia"
Rrom e di persone diplomate. La percentuale di analfabetismo nella minoranza
Rrom è superiore all'80%.
Solo 7 Rrom frequentano l'università, ce ne sono 11 che frequentano la scuola
secondaria, su di una popolazione che si stima approssimatamente in 120.000
persone.
Soffriamo la mancanza di insegnanti Rrom nelle scuole pubbliche costruite
nelle aree di residenza dei Rrom.
Una grave situazione è rappresentata dalla selezione che frequentemente
dipende da diversi insegnanti nei 9 anni di scuola primaria che non vogliono
scolari Rrom nelle loro classi. Frequentemente la loro comunicazione con gli
studenti Rrom è manchevole ed insultante, non in linea con i metodi pedagogici.
Il mancato coinvolgimento degli studenti Rrom nelle lezioni, la loro
sistemazione nei banchi in fondo alla classe è una mancanza di attenzione che
sfocia nella discriminazione.
E' evidente la mancanza di asili d'infanzia nelle aree con popolazione Rrom,
come è evidente la mancanza di supporto per gli asili che hanno bambini Rrom.
Il diritto ad essere registrati come cittadini della Repubblica
d'Albania
La non registrazione dei bambini Rrom nei registri di base degli Uffici delle
Risorse Vitali è frequentemente conseguenza delle barriere burocratiche e delle
pratiche e delle procedure di registrazione, tenendo conto delle abilità e dello
status economico e sociale della popolazione Rrom.
Il diritto al lavoro
La percentuale di disoccupazione tra i Rrom è molto più alta di quella di
altre comunità.
Sono frequenti la non accettazione o i rifiuti cammuffati delle aziende
quando la richiesta d'impiego viene dalla minoranza Rrom.
E' pure evidente la mancanza di supporto alle attività i cui soggetti sono
Rrom.
Il diritto di Rappresentazione
La mancanza di rappresentazione dei membri della comunità Rrom è evidente non
solo in Parlamento, ma anche a livello locale. Ovunque, nelle municipalità, nei
comuni, in prefettura, nei distretti, nelle istituzioni del Sistema Giuridico,
nella polizia, nelle forze armate, nelle istituzioni sanitarie come pure nelle
istituzioni artistiche, scientifiche e culturali non si trovano Rrom.
La mancanza di un Codice Elettorale a base proporzionale lavora contro la
possibilità di avere eletto un membro della minoranza Rrom, secondo cifre,
percentuali e una reale rappresentazioni delle differenti comunità. Abbiamo lo
stesso supporto legale che hanno i Rrom in altri paesi. Loro hanno
rappresentanti nei parlamenti e nei governi locali e centrali.
Il diritto alla lingua Rrom
La caratterizzazione della minoranza Rrom come minoranza linguistica non è
rispettata come sancito dalla Carta delle Minoranze Linguistiche Regionali. Un
ruolo negativo è stato giocato dalla non inclusione del diritto di imparare la
lingua rrom nella Strategia nazionale per la minoranza Rrom. La mancanza di
insegnanti Rrom, capaci di insegnare la lingua, ha creato come un altro effetto
negativo, moltiplicato dalla mancanza di appoggio per la progettazione e
l'emissione di manuali in lingua rrom. Come pure l'assenza di programmi in
lingua rrom nella televisione nazionale ha giocato un effetto negativo.
Il diritto all'informazione
I media, guidati dalla maggioranza, non hanno mai creato accesso alle
problematiche e alla realtà rrom. Non si è mai offerto al pubblico la struttura
della Strategia Nazionale per la minoranza Rrom. L'assenza di una presenza nei
media, scritta o via radio, dei membri della comunità rrom ha portato a
conseguenze negative. Il Consiglio Nazionale della Radio e della Televisione non
ha mai fornito le licenze richieste, ha negato il diritto di questa minoranza,
valutando la richiesta come non d'accordo con la legge attuale.
Pellumb Furtuna (Gimi)
Executive Director
Rromani Baxt Albania
Address: Rruga "Halit Bega", Nr. 28, Tirane
Telefon: 00 355 4 368 324
Fax: 00 355 4 368 324
E-mail: afurtuna@albaniaonline.net
-
Website:
www.rromani. net
Di Fabrizio (del 12/11/2007 @ 09:03:32, in Europa, visitato 1554 volte)
By ČTK 7 Novembre 2007
Prague, Nov 6 (CTK) - Martedì scorso attivisti dell'associazione Dzeno hanno inviato un tubetto di crema solare ed un buono per un solarium al deputato Ministro per lo Sviluppo Regionale Jiri Cunek, leader dei Cristiano Democratici KDU-CSL) [...]
Nella loro lettera, l'hanno ringraziato per "il lavoro modello del governo nel campo dell'integrazione dei Rom nella società" ha detto il presidente di Dzeno, Ivan Vesely.
A marzo, Cunek aveva provocato l'attenzione pubblica con le sue parole al tabloid Blesk su "le persone di pelle scura" alludendo al colore della pelle dei Rom, che "fanno disordini con la loro famiglia e appiccano fuochi in città."
Precedentemente, Cunek era stato criticato dalle organizzazioni rom e da altri attivisti per i diritti umani, per aver sgomberato degli affittuari Rom da una casa in cattive condizioni nel centro di Vsetin, quando era sindaco della città, nel nord della Moravia.
Cunek ha anche detto che la maggior parte dei Rom abusa dei benefici sociali.
Settimana scorsa, era apparso che alla fine degli anni '90 Cunek aveva rastrellato benefici sociali, depositando milioni di corone in banca.
Cunek ha detto che si dimetterà da ogni incarico governativo.
"Visto il cattivo tempo, osiamo trasmettere un buono per la terapia solare, dato che siete conosciuto come un fan dei bagni di sole," dice la lettera.
Cunek dovrebbe accettare il "modesto regalo" come "segno di gratitudine e comprensione."
Alla fine della lettera, gli attivisti augurano a Cunek un "magnifico bagno solare per il resto dell'anno."
Cunek insiste nel proclamarsi innocente e nel dire che la sua condotta non è stata immorale.
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