Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località
In occasione della chiusura di
CAMPUS ROM, martedì 16 giugno alle ore 16.30, in Via Aldo Manuzio 72 (Ex
Mattatoio di Testaccio) ci sarà la conferenza:
"dal campo alla città" come favorire l'autorappresentazione e
l'autopromozione delle comunità rom
Saluto introduttivo: Francesco Careri - Dipartimento di Studi Urbani, Università di Roma Tre Presenta: Lorenzo Romito - Stalker/Osservatorio Nomade Modera: Lanfranco Sbardella - Radio Popolare Roma
Intervengono: Najo Adzovic – scrittore, rappresentante del Casilino 900
Antun Blazevic- scrittore, mediatore culturale
Graziano Halilovic - Romà Onlus
Nazzareno Guarnieri - presidente Federazione Rom e Sinti Insieme
Giorgio De Acutis – Focus – Casa dei diritti sociali
Roberto De Angelis - antropologo Università La Sapienza, Roma
Tano D’Amico- fotografo
Simona Caleo - fotografo
Giorgio de Finis - fotografo
Max Intrisano - fotografo
Stefano Montesi - fotografo
Fulvio Pellegrini – fotografo, docente di Sociologia Economica presso
l’Università La Sapienza di Rom
Di Fabrizio (del 16/06/2009 @ 09:00:21, in Italia, visitato 1614 volte)
Segnalato da Carlo Motta e Flora Afroitaliani
[...] Negli ultimi due anni i media hanno registrato trecentodiciannove casi
di violenza razzista in Italia e le aggressioni sono in continuo aumento.
Centodiciannove nel 2007, centoventiquattro nel 2008 e nei primi quattro mesi
2009 si contano già settantasei atti di violenza. Numeri che riguardano persone
reali. Una ricostruzione solo parziale, la punta dell'iceberg si potrebbe
definire, di un fenomeno in costante crescita. Cronache di ordinaria
intolleranza documentate nel "Libro bianco sul razzismo in Italia" curato
dall'associazione Lunaria e oggi nella Sala delle Pace di Palazzo Valentini,
sede della Provincia di Roma. "É un lavoro collettivo-spiega il presidente
di Lunaria Gulio Marcon aprendo la conferenza-uno strumento utile a gruppi e
associazioni per capire e arginare un fenomeno montante", quello del razzismo.
Un tentativo di decostruzione dei pregiudizi e degli stereotipi comuni
nell'opinione pubblica e nel discorso dei media attraverso l'analisi di otto
casi esemplari: dal pogrom di Ponticelli alla strage di Erba, dalla violenza
subita da Navtej Singh a Nettuno sino al caso dello stupro della Caffarella.
I curatori del Libro bianco fanno una premessa: l'Italia non è un paese
razzista, ma è innegabile che esistano preoccupanti fenomeni di razzismo. Nel
paese sembra essere in atto un processo di legittimazione culturale, politica e
sociale del razzismo che vede protagonisti gli attori pubblici e istituzionali.
E, in un Europa che sembra sempre più pervasa da pulsioni xenofobe, il caso
italiano appare ancora più inquietante. L'opinione pubblica internazionale e le
istituzioni europee guardano con sempre maggiore preoccupazione al caso Italia.
E il rapporto di Lunaria è aggiornato all'aprile 2009, quando ancora l'Europa
non aveva visto l'Italia all'opera nel lavoro di respingimento degli immigrati e
nella diatriba con Malta su chi dovesse ospitare i migranti alla deriva sul
cargo Pinar. Preoccupa tuttavia la saldatura avvenuta tra razzismo
istituzionale, xenofobia popolare e stigmatizzazione mediatica dello straniero.
Un circolo vizioso che, secondo Anna Maria Rivera, docente e etnologia
all'università di Bari e autrice di uno dei capitoli del Libro bianco, ha
portato al "crollo dei freni inibitori nel proporre discorsi razzisti e a una
banalizzazione stessa del razzismo".Un processo lungo, che nel corso dell'ultimo
ventennio ha portato alla de-umanizzazione dei migranti e delle minoranza. Un
processo in rapida accelerazione negli ultimi due anni dovuto all'azione del
governo di centrodestra attualmente in carica, che ha dato continuità alle
decisioni prese dal centro sinistra negli anni passati. Anna Maria Rivera parla
di "piatto pronto" e cita l'esempio delle reazioni all'omicidio di Giovanna
Reggiani nell'autunno del 2007 a Roma, delitto che provocò la dura reazione
dell'allora sindaco della capitale Veltroni e una forte ondata anti-rumena. Ma
non solo.
Analizzando e confutando il reato di immigrazione clandestina il magistrato
Angelo Caputo mostra come esso sia la traduzione in termini giuridici del "netto
discrimine" tra regolari e irregolari enunciato nella legge Turco-Napolitano. Un
discrimine degenerato in quella che Caputo definisce "la menzogna della
differenza ontologica tra migrante irregolare e regolare". Tale menzogna unita a
un costante richiamo alla "percezione dell'insicurezza" ha condotto allo
spostamento del discorso dal sociale al penale. A riprova di questo l'inclusione
delle norme sui migranti all'interno del pacchetto sicurezza. E con il reato di
immigrazione alla criminalizzazione non dei comportamenti della persona, ma del
suo stesso stato d'essere.
Una politica che, secondo Lunaria, criminalizzando lo straniero alimenta i
fenomeni di "giustizia fai te" alla base dell'aumento della violenza organizzata
e per bande. Violenze soprattutto fisiche, che ormai hanno superato di numero le
discriminazioni e le offese verbali. Omicidi, pestaggi, baby-gang. Fenomeni che
colpiscono gli adulti, ma che vedono sempre più spesso protagonisti i giovani.
Il Libro bianco rivela come i "figli dell'immigrazione", la seconda generazione
siano spesso separati dai loro coetanei italiani, senza che si formino rapporti
interculturali. Una forte discriminazione, spesso reciproca, ben descritta da
una ragazza straniera intervistata per realizzare il Libro: "i miei genitori
appena arrivati lottavano per lavorare. Noi dobbiamo lottare per vivere". (da
http://www.lettera22.it/showart.php?id=10555&rubrica=24 )
Una delle priorità della politica estera della Repubblica di Serbia nel
quadro del riavvicinamento alla UE e dell'entrata nella lista bianca di Schengen
e la prevenzione della migrazione illegale, come l'ammissione e l'inserimento
delle persone che ritornano, sulla base degli accordi bilaterali sulla
riammissione. Dopo la fase iniziale della messa in opera dell'accordo, a partire
dal gennaio 2008, sono tornate in Serbia 586 persone, la maggior parte dalla
Germania, dalla Svizzera e dalla Svezia. [...]
Nella struttura nazionale delle persone che ritornano, i Rom sono i più
numerosi, circa 149, 61 sono Serbi e circa 80 non si sono pronunciati. E' stato
approntato un Ufficio di riammissione per organizzare meglio l'ammissione delle
persone deportate e di assicurare il loro reinserimento nella vita quotidiana
serba. I rappresentanti dell'Ufficio di riammissione hanno stabilito il contatto
diretto con le 355 persone deportate, nei locali del controllo poliziesco dei
documenti e di transito, all'aeroporto "Nikola Tesla" di Belgrado [...]. In
collaborazione col Commissariato per i rifugiati, sette ex centri collettivi
sono stati trasformati in centri di ammissione urgente per le persone che
ritornano, nei quali sono alloggiate soprattutto in funzione del loro precedente
domicilio.
Secondo i dati della polizia, nel corso dei prime cinque mesi dell'anno in
corso, la Serbia ha ottenuto 774 domande di ritorno di suoi cittadini che
soggiornavano illegalmente all'estero, e 109 sono ritornati, ha dichiarato Rade
Dubajic, rappresentante della Squadra di reinserimento che ritornano e
consigliere del vice-primo ministro del governo, Jovan Krkobabic. Presentando il
rapporto sull'aiuto alle persone che ritornano, Dubajic ha dichiarato che non
aveva dati esatti sul numero di persone ritornate, perché gli uffici di
riammissione non esistono a tutti i passaggi frontalieri. Ha ugualmente aggiunto
che dei 109 totali, 77 sono tornati dalla Svizzera, 12 dalla Croazia e 7 dalla
Danimarca. Dubajic ha messo in rilievo che è in corso d'elaborazione un libro
informativo per chi torna, perché conoscano più facilmente i loro diritti, e che
la mancanza di soldi per la realizzazione dei progetti d'aiuto alle persone che
ritornano, pone un grande problema.
Di Fabrizio (del 16/06/2009 @ 14:23:52, in scuola, visitato 1389 volte)
15:32 - CRONACA- 15 GIU 2009 Così la comunità di Sant'Egidio ha portato a scuola 30 bambini
Roma, 15 giu. (Apcom) - Una borsa di studio di 100 euro al mese destinata
a ogni bambino che frequenta la scuola con regolarità. Poche e semplici regole:
non superare le tre assenze ingiustificate al mese, partecipare alle attività
extrascolastiche, incluse le gite, e niente accattonaggio. Così a Roma la
comunità di Sant'Egidio ha recuperato 30 bambini rom, di famiglie originarie
della ex Jugoslavia. Il progetto, partito dal campo di via dei Gordiani e da
un centro di accoglienza della Comunità, si è via via esteso ad altri
insediamenti, coinvolgendo 42 bambini in tutto. Il progetto è stato presentato
questa mattina dal presidente della comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo e
dal direttore generale del dipartimento immigrazione del ministero del Welfare,
Giuseppe Silveri. L'iniziativa, ha spiegato Impagliazzo, è partita a settembre e
punta sulla responsabilizzazione dei genitori che non solo devono garantire la
regolare frequenza del figlio, ma partecipare attivamente, presentandosi spesso
a scuola per parlare con gli insegnanti. I risultati, ha sottolineato, sono
stati sorprendenti: la maggior parte dei genitori ha usato i soldi per
acquistare quaderni e materiale scolastico. Su 42, solo 12 bambini non hanno
rispettato le regole e non hanno ottenuto la borsa, vale a dire solo uno su
quattro. Quasi tutti i bambini coinvolti sono stati inseriti nella scuola
elementare Iqbal Masih; ma anche altre 5 scuole primarie sono state coinvolte,
con l'inserimento di 7 bambini. "Questo è un progetto esemplare con un successo
evidente - ha sottolineato Silveri - spiegando che è stato il ministero del
Welfare a finanziare l'iniziativa con i fondi destinati all'integrazione. Già il
Comune di Napoli e quello di Milano - ha aggiunto - hanno mostrato interesse per
il progetto". Il costo dell'operazione è stato 134mila euro, ha spiegato
Impagliazzo. Una cifra, ha sottolineato, piuttosto contenuta a fronte dei
risultati ottenuti. "Ma la cosa più importante - ha aggiunto - è che il progetto
è replicabile anche con operatori non della Comunità di Sant'Egidio. Il problema
di molti progetti di inserimento scolastico - ha continuato - è che puntano
tutto sull'inserimento e poi trascurano la frequenza. Negli ultimi anni sono
cresciute molto le iscrizioni a scuola. Ma su 17.500 minori rom e sinti in
Italia, solo 219 sono quelli iscritti alle superiori. Li perdiamo per strada.
Questa iniziativa premia la frequenza, investendo tutto sulla continuità".
Coinvolgendo e responsabilizzando la famiglia nella scolarizzazione del bambino
- ha proseguito Impagliazzo - si mettono le basi per l'integrazione. Il
risultato è un circolo virtuoso, che ci ha permesso di organizzare feste di
quartiere a cui hanno partecipato famiglie italiane e rom, che si sono svolte
senza alcun problema di razzismo. Quello che ci auguriamo ora è che diverse
amministrazioni locali seguano l'esempio, adottando questo modello". "I soldi ci
sono", ha sottolineato Silveri: "Le amministrazioni comunali - ha spiegato -
hanno a disposizione i fondi erogati dal ministero del Welfare agli enti locali
proprio per questo tipo di progetti". Ma dove i municipi manterranno i cordoni
della borsa troppo stretti, la Comunità, ha annunciato Impagliazzo, lancerà
"l'adozione a distanza": "Oggi noi - ha spiegato - seguiamo 8mila adozioni a
distanza nei Paesi dell'Africa e dell'America Latina. Proporremo alle famiglie
di buona volontà di fare altrettanto per bambini meno distanti, ma che hanno
altrettanto bisogno: chiederemo di adottare un bambino rom, per permettergli di
andare a scuola".
Di Fabrizio (del 17/06/2009 @ 08:53:15, in Italia, visitato 2179 volte)
Ricevo da Rosanna Ferrucci
Alla luce dell'esperienza del il Primo Congresso Nazionale della “Federazione
Rom e Sinti insieme” riprendono a grandi passi, i lavori di quei Sinti e quei
Rom che pensano al futuro dei loro diritti, quelli che si identificano nella
sintesi dei principi emersi da questa prima consultazione nazionale.
Il primo grande innovamento è portato dell'esigenza generalizzata di aprire le
porte a tutte le comunità di rom presenti sul territorio nazionale ed europeo.
Attraverso una visione unitaria che non pretende di rappresentare tutti i rom ma
dichiara di voler perseguire obiettivi unitari che riguardano anche tutti
i gruppi europei: Rom; Sinti; Kalé; Manouches; Romanichels (oltre a rom,
sinti e camminanti italiani).
Questo significa da un lato rilanciare i temi ormai condivisi:
1. il riconoscimento di minoranza linguistica
2. la conoscenza della cultura Romanì
3. abbandonare la politica dei campi nomadi per avviare una politica abitativa
pubblica per tutti i cittadini
4. abbandonare ogni forma di politica differenziata, le forme di
assistenzialismo culturale e definire un ruolo propositivo per il popolo Romanò
5. recupero e sviluppo di una economia romanì, tra tradizione e modernità.
Ponendo al centro dell’azione politico/culturale l’unità e la partecipazione
attiva della popolazione Romanì, la promozione della cultura Romanì con il
riconoscimento e la valorizzazione delle professionalità Rom e Sinte, quale
strategie sia per stimolare processi di formazione alla partecipazione attiva,
sia per l’orientamento delle scelte politiche e culturali.
Dall'altro lato significa aggiungere scopi e valori contestuali all'Europa. La popolazione romanì è la più grande minoranza europea! È arrivato il momento di cimentarsi nella progettazione e nella ricerca sul
livello europeo oltre che sul livello nazionale.
Come prima conseguenza propone una nuova denominazione: FEDERAZIONE ROMANÌ.
Il popolo romanò ha la forza e le competenze per determinare il suo cammino.
La Federazione Romanì vuole essere lo strumento per realizzare questo
cammino.
In considerazione dei recenti avvenimenti sismici che hanno colpito l'Abruzzo
si stanno organizzando una serie di iniziative su tutto il territorio Italiano
volte a sostenere l'Orchestra Sinfonica Abruzzese duramente colpita dal sisma.
In tale contesto si propone l'esecuzione di un "Concerto di musica romanì"
con l'Orchestra Sinfonica Abruzzese da realizzarsi a Roma, Lanciano e Ancona nei
giorni 13, 14 e 15 Novembre 2009.
SI RICHIEDE
Un valido sostegno!!!! !!! In tre modi e a seconda delle proprie possibilità:
Come coorganizzatore, come collaboratore e come aderente.
1) La coorganizzazione dell'evento prevede i seguenti termini:
compartecipazione con 2000 euro a copertura della spese dei concerti
dell'Orchestra Sinfonica Abruzzese
(cachet orchestra, teatro, pagamento della stampa delle partiture, pubblicità,
SIAE, etc.).
Tutti e tre i concerti avranno una pubblicità unica di carattere nazionale e
ciascuna associazione coorganizzatrice avrà diritto di apporre il proprio logo
sul materiale pubblicitario ufficiale prodotto dall'Istituzione Sinfonica
Abruzzese.
La conferenza stampa di presentazione dei concerti avverrà a Roma, in
Campidoglio all'inizio di Novembre 2009 e ciascuna delle associazioni
coorganizzatrici ha diritto di presiedervi, assieme ai sindaci delle tre città,
alle autorità e al direttore artistico della Sinfonica Abruzzese M° Vittorio
Antonellini.
2) La collaborazione consiste nel promuovere l'evento presso i propri
contatti e i propri canali (riviste, mailing list etc.), nel cercare contatti
con radio e riviste che possono sostenere l'evento (unico nel suo genere e di
portata mondiale), di procurare contatti con musicisti rom diplomati capaci di
suonare con l'orchestra sinfonica che sarà diretta, probabilmente, dal kalò
spagnolo Paco Suarez (dipende dai mezzi economi a che avremo).
3) L'adesione: consiste nella libera sottoscrizione da parte di
associazioni e di privati sul conto corrente postale dell'associazione Them
Romano Onlus causale: Concerto Orchestra Sinfonica Abruzzese
CONTO CORRENTE POSTALE 201665
oppure sull' IBAN dell'associazione Them Romano Onlus
IBAN IT46Z07601155000000 00201665
Le associazioni coorganizzatrici finora sono: Ass. Them Romanò Onlus di Lanciano, Ass. Altrevie di Roma, Arci Solidarietà
Lazio di Roma, Coop. Ermes di Roma, Ass. Piemonte Grecia "Santorre di Santarosa"
di Torino, Fondazione Casa della Carità di Milano, Ut Orpheus di Bologna, CNI di
Roma, Ethnoworld di Milano.
Le associazioni collaboratrici finora sono: Gruppo Everyone di Pesaro, Amici della musica di Campovalano di Teramo, Ass.
Adriatica Mediterranea di Ancona, Istituto di Cultura Gitana (Barcellona) ,
Cooperativa L'occhio del Riciclone di Roma.
Le associazioni che aderiscono finora sono: Casa Laboratorio San Giacomo di
Palermo.
Le radio che collaborano finora: Radio Spazio 103 di Udine, Radio Flash di Torino, Radio Kjoi Voce della
Speranza di Roma, Radio Onda D'Urto di Brescia, Radio Popolare di Roma.
Per ulteriori informazioni e delucidazioni non esitate a contattarci. Vi terremo
informati costantemente sugli sviluppi dell'organizzazione!!!!!!!!!!!
BUT BAXT TA SASTIPE'!!!!!!!
Per il Coordinamento Nazionale Antidiscriminazione Sa Phrala
Di cicciosax (del 17/06/2009 @ 09:24:27, in Italia, visitato 2349 volte)
La moglie del romeno ucciso: "L'ambulanza solo dopo mezz'ora" di
Cristina Zagaria
"Il mio Petru è stato lasciato morire. C' era una sola ambulanza e ha portato
via il 14enne. Mio marito è rimasto a terra per 30 minuti. Se era italiano
sarebbe stato diverso, a noi ci lasciano finire così". Parole forti nella
denuncia di Mirella, la compagna del romeno Petru Birlandeanu ucciso per errore
dai killer della camorra. Un delitto compiuto durante una sparatoria tra la
folla avvenuta poco prima delle otto di sera martedì a Montesanto.
"Per 5 minuti ha parlato. Per 10, mi ha guardato fisso negli occhi e, quando io
gridavo, lui scuoteva la testa e mi stringeva più forte la mano. Per mezz' ora
il corpo di mio marito Petruè rimasto per terra e nessuno ha fatto niente. Ci
guardavano tuttie c' era anche chi mi scattava fotografie. È arrivata un'
ambulanza, ma non era per noi era per il bambino ferito. Due feriti un'
ambulanza sola... per l' italiano". Un' accusa. Lunga trenta minuti. Mirella è
spaventata e arrabbiata. Mirella ha poco più di vent' anni ed è la moglie di
Petru Birlandeanu, il romeno ucciso per errorea Montesanto. Mirella fumae
piange. Fuma e si preme le mani sulla testa. Fuma Winston blu e si accuccia per
terra, seduta sul cordolo dell' aiuola davanti all' obitorio, tenendo stretta la
mano al fratello. Ernesto Cravero, docente della Federico II, sul sito di Noi
Consumatori, conferma il racconto di Mirella: "Ritorno verso il ferito, il
poveretto non si muove più, la donna che era con lui piange in silenzio. Sento
delle sirene, penso: è l' autoambulanza. No, è una volante. Sono
disorientato...eppure l' ospedale dei Pellegrini è lì a 100 metri. Chissà,
portarvi quell' uomo a braccia o in barella. Alle 20 gli addetti della
funicolare chiudono le portea vetro per isolare quel poveretto che è ancora lì e
non si muove più". La sparatoria è avvenuta tra le 19.30 e le 19,40: trenta
minuti prima. L' accusa di Mirella è dura: "Se era italiano sarebbe stato
diverso. Agli italiani noi romeni facciamo paura e ci lasciano morire". E
Mirella, piccola donna vestita di nero, con le ciabatte aperte e due cerchi d'
oro alle orecchie, in Italia da tre anni, non trova spiegazione né tregua. "Mio
marito è morto per 8 euro. Tanti erano i soldi che aveva in tasca. Tanti i soldi
che racimoliamo ogni giorno e spediamo quasi tutto in Romania, dove c' è la mia
bambina". Petru e Mirella hanno due figli, la più grande ha 10 anni, il più
piccolo ne ha 6 e vive a Napoli. "Ma non lo portavamo quasi mai con noi al
lavoro", fa notare Mirella. Lavoro? Petru suonava la fisarmonica sulla Cumana,
ma era un calciatore. Mirella mostra la carta di identità del marito e racconta:
"Era un centravanti del Poli Iasi, serie A rumena. Amava seguire le partite del
Napoli e quando poteva giocava con i bambini, insegnava a giocare a calcio anche
agli italiani. Perché Petru era romeno, non rom". Quando pronuncia la parola
"italiani" grida: "Gli italiani vogliono ammazzare anche me. Non ho visto
niente, niente... ma ero lì e la mafia ora mi sta cercando". Un motorino
sfreccia nel viale e lei scoppia a piangere. Un attimo dopo una sirena. Mirella
si rannicchia e poi balza in piedi. I rumori della paura fanno affiorare i
ricordi: "Siamo alla stazione. Sentiamo gli spari. Petru mi afferra e dice:
"Corri". Vedo il sangue, ma lui mi dice che è solo un graffio e che devo
correre. Fino alla fine ha pensato a me, a salvare me...a lui non ha pensato
nessuno e io non potevo fare niente". Torna la rabbia, appannata dall'
impotenza. Ora accanto a Mirella c' è suo fratello, una interprete romena,
Elisabeta, Enzo Esposito dell' Opera Nomadi, Federico Zinnae Carlo Parato del
Partito Identità Romena della Campania. Chi è accanto a Mirella ha già avviato
la domanda in Prefettura (che si è già attivata) perché Petru sia riconosciuto
vittima di mafia, mentre il Comune si è offerto di organizzare il trasferimento
della salma in Romania. Ma Mirella non riesce a seguire niente. Si prepara a
passare la notte piangendo, senza che le sue lacrime sfiorino mai il corpo di
Petru, come vuole la tradizione. Telefona in Romania: "Preparate il vestito da
sposo di Petru. Deve essere tutto pronto, per il funerale. Torniamo a casa
presto, per sempre". (16 giugno 2009)
In Italia ci si consegna ai pogrom, in Repubblica Ceca si fa campagna
proponendo la "soluzione finale", un po' dappertutto nell'Europa Centrale ed
Orientale si piazzano i bambini rrom nelle scuole per handicappati mentale, in
Francia si strappano le tende di famiglie che si mettono per strada, ora, è la
volta dell'Irlanda del Nord, dove da qualche giorno, gruppi estremisti hanno per
obiettivo delle famiglie rrom originarie della Romania.
Dove va l'Europa? Adolf Hitler aveva un progetto europeo. All'indomani della
II guerra mondiale, gli Stati Europei misero in atto l'Unione Europea proprio
per evitare il ritorno di quel progetto. Siano ancora a tempo per evitare quel
ritorno.
La voix des Rroms chiede alle istituzioni europee di adottare rapidamente lo
Statuto quadro dei Rrom nell'Unione Europea, proposto dalla Rete rrom degli
attivisti sulle questioni giuridiche e politiche (RANELPI)*. L’adozione
immediata di questo statuto quadro che ha appena ricevuto l'appoggio della
presidenza dell'Unione Rromani Internazionale (OnG a statuto consultivo presso
l'ONU) e la sua messa in opera diviene ormai un'urgenza.
* Il progetto di Statuto quadro è disponibile in inglese, francese,
ungherese, italiano, polacco e rumeno sul sito
http://www.rroma-europa.eu
INVITO: La Casa della Resistenza e l’Istituto storico della
Resistenza "P. Fornara" vi invitano per un aperitivo cui seguirà la
presentazione della mostra "Porrajmos" e lo spettacolo "Rom Cabaret"
Sabato 20 giugno 2009, ore 20.00 - 23.00
Casa della Resistenza
Via Turati 9, Verbania Fondotoce
Una storia da raccontareLa persecuzione di Rom e Sinti tra ieri e
oggi
"Quanti conoscono la parola Porrajmos? Pochissimi. Questo è l’indizio più
significativo di come la memoria dei popoli che ci ostiniamo a chiamare zingari
e nomadi fatichi a trovare ascolto e cittadinanza in Italia. Porrajmos è la
parola che nelle lingue Sinte e Rom definisce il ‘divoramento’ subito in Europa
tra il 1934 e il 1945".
L’Associazione Casa della Resistenza, in collaborazione con la Regione Piemonte,
Assessorato alla Cultura, organizza una giornata di riflessione sul tema della
discriminazione e della persecuzione verso le popolazioni Rom e Sinte attraverso
la mostra storica Porrajmos. Sulle tracce della memoria che sarà
presentata dal curatore, Carlo Berini, ricercatore dell’Istituto di
cultura Sinta di Mantova.
Rom Cabaret Spettacolo con testi e musica popolare di artisti Rom
di Dijana Pavlovic
con Diana Pavlovic, Jovica Balval, Marta Pistocchi
"La convivenza tra comunità diverse in un medesimo territorio – non solo
possibile, ma anche auspicabile – passa anche attraverso l’incontro e la
conoscenza delle reciproche culture, unica via per dissipare incomprensioni,
pregiudizi, luoghi comuni, diffidenze di tutti i tipi".
Alla presentazione della mostra seguirà lo spettacolo teatrale Rom Cabaret
di Dijana Pavlovic, con Jovica Balval e Marta Pistocchi. Lo spettacolo è
nato come occasione di incontro tra la cultura Rom e la rappresentazione che ne
ha fatto la tradizione occidentale attraverso l’immagine romantica del mondo
zingaro. Di fronte alle vicende drammatiche degli ultimi anni, che a partire dal
caso di Opera sono culminate nella cosiddetta "emergenza Rom", è nata l’esigenza
di attualizzare lo spettacolo e trasformarlo in uno strumento non solo di
conoscenza e confronto, ma anche di denuncia. Attraverso poesie e racconti,
musica e canzoni popolari, interviste e immagini si racconta la storia del
popolo Rom (anche nei suoi momenti più drammatici, come lo sterminio nei campi
di concentramento nazisti) e la condizione attuale dei Rom in Italia tra
sgomberi e pregiudizi. Il tono è ora poetico, ora amaro e drammatico, senza
dimenticare l’ironia e anche l’autoironia delle barzellette Rom.
Con il patrocinio di:
Consiglio Regionale del Piemonte - Comitato per l’affermazione dei valori della
Resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana
Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea nel Novarese e
nel VCO P. Fornara"
Sezione didattica
Istituto storico Resistenza e società contemporanea "P. Fornara"
Corso Cavour 15, 28100 Novara
tel. 0321 392743; fax 0321 399021
email: didattica@isrn.it ; sito web:
www.isrn.it
Ogni singola poesia, ogni parola, ogni pensiero espresso in questo libro - il
primo di Neziri Nedžmedin - descrive la paura, la sofferenza e la nostalgia
della casa della sua famiglia, quella della Rromani mahàla [area tipica Rromani
nelle città balcaniche] nella "Kosovaqi Mitrovica" e per le case costruite
secoli fa lungo le rive del fiume Ibar. Sono poesie legate a un dramma umano ben
conosciuto. Una tragedia là accaduta, e come in ogni tragedia vissuta dai Rrom,
impiglia di sofferenza e paura le tettoie rotte, gli anziani, tutte le case che
hanno testimoniato la nascita e la crescita dei numerosi bambini, ma anche i
vicoli polverosi dove scuri e sporchi correvano i Rrom a piedi nudi, ridendo e
tenendo in mano una fetta di pane nero. La paura portata dei "dannati", che
hanno incendiato il Kossovo e espulso tutti i diversi, anche quelli che non
avrebbero fatto male a una mosca. Non è frutto della fantasia, è storia vera, di
una sofferenza che solo i Rrom e chi abitava vicino a loro può comprendere. Nel
nostro secolo. Dando il mio supporto a questo libro, mi aggiungo alla sua
preghiera. E' stato scritto nel momento giusto, nel modo giusto. Per piangere la
nostra tragedia. Sperando che non debba ripetersi ancora! Alija Krasnići, scrittore Rromani
NON DIMENTICARE
1.
Proprio lungo l'Ibar
Scorreva la sua vita
La Rromani mahàla
Nella stretta via della Fabbrica
E qui erano germogliate le case
Come funghi dopo la pioggia
Offrivano un nido tiepido
Ognuno dipinto con caldi colori
A me, a te, a tutti
Lucidati vivamente
E con la forza della grazia
Assieme ai canti degli uccelli
Il sole
Coi suoi raggi d'argento
Fa brillare quei bambini scuri
E tutti i bambini echi della musica Rromanì
Che da da secoli
Presero l'anima e
Alleggerirono i cuori di quanti
Crebbero, invecchiarono e
Morirono lì.
2.
Arrivò infine il 1999
Anno scuro di miserie
Vide nascere le carovane
di Rrom colpiti dalla disgrazia
Guardate i piedi nudi dei bambini
Piangono e cercano
Chi amano
Dove ritroveranno una casa?
Dio mio, anche nel nido
L'uccello ha cessato di cantare
E gli strumenti han perso la loro voce
nei vicoli di Mitrovica
Non ci sono più giovani che sono per mano
Un acre odore di bruciato
Tutto è vuoto e cenere
Ogni casa, ogni incrocio
Nerofumo anche il cuore e l'anima
Persino la notte è piena di paura
Le case bruciarono a lungo
Dentro, solo cenere e carbone
3.
No, la tua foto non è più qui
Neanche la mia, o quella dei tuoi figli
Né i tuoi genitori
O la mia mentre camminavo per strada
nemmeno i miei amici del reggimento
Anche il cane ha smesso di abbaiare
Anche lui distrutto dalla mano del diavolo
Quindi, Rrom,
Apri i tuoi occhi:
Non potrai mai dimenticare
L'acqua fresca che ti scorreva accanto
O i fiori di Djurdjevdan
Neanche i fuochi
Con cui ci scaldavamo
E le tombe
E le nostre ombre
O la dolcezza del fiume Ibar
O Dio
Questo hanno fatto
Hanno separato il bambino da sua madre
E hanno gettato l'anziano nel fuoco
4.
Una madre indifesa è stata picchiata con odio
L'hai visto anche tu, mio Dio
Ci hanno gettato a terra come un vecchio straccio
E calpestato la nostra antica fratellanza
Bruciato tutto quel che ricordava
La tua presenza e la mia
Osservo da lontano
Non riconoscendo più
Brucia il mio cuore e piange
Come se fossimo divorati
Da ombre assetate di sangue umano
Ci hanno sottratto le ossa
E affamati fiutano i nostri passi
Non mi rimane una goccia di sangue Rom
Sole,
Perché i tuoi raggi
Non mi scaldano più
Cosa importa se l'oscurità è diventata la nostra casa
Cosa importa se il nostro cuore è avvolto nel dolore
Ritorna ancora l'andare dei Rrom
5.
Che la maledizione arrivi
Sul gradino della tua casa
e rafforzi i Rom
Che riprendono la strada del vento
O Vento, da quando mi sono fermato vicino all'Ibar
Il fiume che tu preferivi e carezzavi
Ho visto così tante immagini colme di dolore
In 500 anni
I miei antenati non ricordano
Qualcosa di simile
Voi, Dio, Sole e tu Vento
Terra dei miei nonni
Confidenti delle nostre estati
Persino le tombe
Non sono state risparmiate
La paura dei Rrom non può rimanere silenziosa
Se nessuno sa riconoscerla
Una fredda oscurità ha davanti agl occhi
Gli anni possano bruciare
Le pietre piangano le pietre
E le madri la tomba delle loro madri
6.
Cosa importa dove mi porterà l'esilio
Ho lasciato le ossa di mia nonna
Là, sulle sponde dell'Ibar
Come calmerò il pianto
Del bambino nella culla
Cosa racconterò all'anziano
Di quel che sta succedendo qui
E dove - ma cosa importa dove,
potranno tornare le ombre delle tombe
mentre i miei pensieri si confondono
Come la luce della lampada
Nella piccola casa che aveva mio nonno
In questa notte sorda
Anche la mia canzone Rromani
E' stata strangolata
Tutta la casa sta piangendo
Chi è scomparso
Cresce piano una nuova sofferenza
E sbuca la paura dal nido
La paura di una canzone che non potè nascere
7.
Dovunque vada
Avrò perso la strada di casa mia
Il giorno diviene notte
Una notte lunga, sempre più lunga...
Lunga come la morte
Non ci sono più
I raggi argentati del sole per i Rrom
Non ci scalderanno più
Buio, abbandono
Povera gente
Senza più danze
Là, accanto al fiume Ibar
Quando il diavolo
Ha mostrato
La realtà dietro il sogno
Tutte le pietre
Rimosse dai muri
Hanno lasciato un solo segno della loro scomparsa
Scure ustioni
Di ceneri
Silenti
gementi
Un'antichissima presenza cancellata
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