15:32 - CRONACA- 15 GIU 2009 Così la comunità di Sant'Egidio ha portato a scuola 30 bambini
Roma, 15 giu. (Apcom) - Una borsa di studio di 100 euro al mese destinata
a ogni bambino che frequenta la scuola con regolarità. Poche e semplici regole:
non superare le tre assenze ingiustificate al mese, partecipare alle attività
extrascolastiche, incluse le gite, e niente accattonaggio. Così a Roma la
comunità di Sant'Egidio ha recuperato 30 bambini rom, di famiglie originarie
della ex Jugoslavia. Il progetto, partito dal campo di via dei Gordiani e da
un centro di accoglienza della Comunità, si è via via esteso ad altri
insediamenti, coinvolgendo 42 bambini in tutto. Il progetto è stato presentato
questa mattina dal presidente della comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo e
dal direttore generale del dipartimento immigrazione del ministero del Welfare,
Giuseppe Silveri. L'iniziativa, ha spiegato Impagliazzo, è partita a settembre e
punta sulla responsabilizzazione dei genitori che non solo devono garantire la
regolare frequenza del figlio, ma partecipare attivamente, presentandosi spesso
a scuola per parlare con gli insegnanti. I risultati, ha sottolineato, sono
stati sorprendenti: la maggior parte dei genitori ha usato i soldi per
acquistare quaderni e materiale scolastico. Su 42, solo 12 bambini non hanno
rispettato le regole e non hanno ottenuto la borsa, vale a dire solo uno su
quattro. Quasi tutti i bambini coinvolti sono stati inseriti nella scuola
elementare Iqbal Masih; ma anche altre 5 scuole primarie sono state coinvolte,
con l'inserimento di 7 bambini. "Questo è un progetto esemplare con un successo
evidente - ha sottolineato Silveri - spiegando che è stato il ministero del
Welfare a finanziare l'iniziativa con i fondi destinati all'integrazione. Già il
Comune di Napoli e quello di Milano - ha aggiunto - hanno mostrato interesse per
il progetto". Il costo dell'operazione è stato 134mila euro, ha spiegato
Impagliazzo. Una cifra, ha sottolineato, piuttosto contenuta a fronte dei
risultati ottenuti. "Ma la cosa più importante - ha aggiunto - è che il progetto
è replicabile anche con operatori non della Comunità di Sant'Egidio. Il problema
di molti progetti di inserimento scolastico - ha continuato - è che puntano
tutto sull'inserimento e poi trascurano la frequenza. Negli ultimi anni sono
cresciute molto le iscrizioni a scuola. Ma su 17.500 minori rom e sinti in
Italia, solo 219 sono quelli iscritti alle superiori. Li perdiamo per strada.
Questa iniziativa premia la frequenza, investendo tutto sulla continuità".
Coinvolgendo e responsabilizzando la famiglia nella scolarizzazione del bambino
- ha proseguito Impagliazzo - si mettono le basi per l'integrazione. Il
risultato è un circolo virtuoso, che ci ha permesso di organizzare feste di
quartiere a cui hanno partecipato famiglie italiane e rom, che si sono svolte
senza alcun problema di razzismo. Quello che ci auguriamo ora è che diverse
amministrazioni locali seguano l'esempio, adottando questo modello". "I soldi ci
sono", ha sottolineato Silveri: "Le amministrazioni comunali - ha spiegato -
hanno a disposizione i fondi erogati dal ministero del Welfare agli enti locali
proprio per questo tipo di progetti". Ma dove i municipi manterranno i cordoni
della borsa troppo stretti, la Comunità, ha annunciato Impagliazzo, lancerà
"l'adozione a distanza": "Oggi noi - ha spiegato - seguiamo 8mila adozioni a
distanza nei Paesi dell'Africa e dell'America Latina. Proporremo alle famiglie
di buona volontà di fare altrettanto per bambini meno distanti, ma che hanno
altrettanto bisogno: chiederemo di adottare un bambino rom, per permettergli di
andare a scuola".