La moglie del romeno ucciso: "L'ambulanza solo dopo mezz'ora" di
Cristina Zagaria
"Il mio Petru è stato lasciato morire. C' era una sola ambulanza e ha portato
via il 14enne. Mio marito è rimasto a terra per 30 minuti. Se era italiano
sarebbe stato diverso, a noi ci lasciano finire così". Parole forti nella
denuncia di Mirella, la compagna del romeno Petru Birlandeanu ucciso per errore
dai killer della camorra. Un delitto compiuto durante una sparatoria tra la
folla avvenuta poco prima delle otto di sera martedì a Montesanto.
"Per 5 minuti ha parlato. Per 10, mi ha guardato fisso negli occhi e, quando io
gridavo, lui scuoteva la testa e mi stringeva più forte la mano. Per mezz' ora
il corpo di mio marito Petruè rimasto per terra e nessuno ha fatto niente. Ci
guardavano tuttie c' era anche chi mi scattava fotografie. Č arrivata un'
ambulanza, ma non era per noi era per il bambino ferito. Due feriti un'
ambulanza sola... per l' italiano". Un' accusa. Lunga trenta minuti. Mirella è
spaventata e arrabbiata. Mirella ha poco più di vent' anni ed è la moglie di
Petru Birlandeanu, il romeno ucciso per errorea Montesanto. Mirella fumae
piange. Fuma e si preme le mani sulla testa. Fuma Winston blu e si accuccia per
terra, seduta sul cordolo dell' aiuola davanti all' obitorio, tenendo stretta la
mano al fratello. Ernesto Cravero, docente della Federico II, sul sito di Noi
Consumatori, conferma il racconto di Mirella: "Ritorno verso il ferito, il
poveretto non si muove più, la donna che era con lui piange in silenzio. Sento
delle sirene, penso: è l' autoambulanza. No, è una volante. Sono
disorientato...eppure l' ospedale dei Pellegrini è lì a 100 metri. Chissà,
portarvi quell' uomo a braccia o in barella. Alle 20 gli addetti della
funicolare chiudono le portea vetro per isolare quel poveretto che è ancora lì e
non si muove più". La sparatoria è avvenuta tra le 19.30 e le 19,40: trenta
minuti prima. L' accusa di Mirella è dura: "Se era italiano sarebbe stato
diverso. Agli italiani noi romeni facciamo paura e ci lasciano morire". E
Mirella, piccola donna vestita di nero, con le ciabatte aperte e due cerchi d'
oro alle orecchie, in Italia da tre anni, non trova spiegazione né tregua. "Mio
marito è morto per 8 euro. Tanti erano i soldi che aveva in tasca. Tanti i soldi
che racimoliamo ogni giorno e spediamo quasi tutto in Romania, dove c' è la mia
bambina". Petru e Mirella hanno due figli, la più grande ha 10 anni, il più
piccolo ne ha 6 e vive a Napoli. "Ma non lo portavamo quasi mai con noi al
lavoro", fa notare Mirella. Lavoro? Petru suonava la fisarmonica sulla Cumana,
ma era un calciatore. Mirella mostra la carta di identità del marito e racconta:
"Era un centravanti del Poli Iasi, serie A rumena. Amava seguire le partite del
Napoli e quando poteva giocava con i bambini, insegnava a giocare a calcio anche
agli italiani. Perché Petru era romeno, non rom". Quando pronuncia la parola
"italiani" grida: "Gli italiani vogliono ammazzare anche me. Non ho visto
niente, niente... ma ero lì e la mafia ora mi sta cercando". Un motorino
sfreccia nel viale e lei scoppia a piangere. Un attimo dopo una sirena. Mirella
si rannicchia e poi balza in piedi. I rumori della paura fanno affiorare i
ricordi: "Siamo alla stazione. Sentiamo gli spari. Petru mi afferra e dice:
"Corri". Vedo il sangue, ma lui mi dice che è solo un graffio e che devo
correre. Fino alla fine ha pensato a me, a salvare me...a lui non ha pensato
nessuno e io non potevo fare niente". Torna la rabbia, appannata dall'
impotenza. Ora accanto a Mirella c' è suo fratello, una interprete romena,
Elisabeta, Enzo Esposito dell' Opera Nomadi, Federico Zinnae Carlo Parato del
Partito Identità Romena della Campania. Chi è accanto a Mirella ha già avviato
la domanda in Prefettura (che si è già attivata) perché Petru sia riconosciuto
vittima di mafia, mentre il Comune si è offerto di organizzare il trasferimento
della salma in Romania. Ma Mirella non riesce a seguire niente. Si prepara a
passare la notte piangendo, senza che le sue lacrime sfiorino mai il corpo di
Petru, come vuole la tradizione. Telefona in Romania: "Preparate il vestito da
sposo di Petru. Deve essere tutto pronto, per il funerale. Torniamo a casa
presto, per sempre".
(16 giugno 2009)