Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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La redazione
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\\ Mahalla : VAI : Kumpanija (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 11/09/2011 @ 09:00:32, in Kumpanija, visitato 2750 volte)

Il ritorno del BAR RIGHI

Al Bar Righi dal 17 settembre al 3 ottobre come a Monaco, ci sarà l'Oktoberfest con Birre, würstel, crauti a volontà (ma anche un menù tradizionale Sinto), non perdetevi questi eventi
MA SOPRATUTTO MUSICA DAL VIVO

18 Settembre dalle ore 19.30 - Musica varia
IL GATTO & LA VOLPE / Franco Zadra & Renzo.

24 Settembre dalle ore 19.30 - Musica e Menù Sinto
NEVES E IL SUO GRUPPO / Neves, Davide, Kam

30 Settembre dalle ore 19.30 - Musica da scoprire
OMNIBUS il Gruppo musicale

VIA CADORNA 23 CAMPI SPORTIVI RIGHI BOLZANO
TEL 0471 1811688 / 3938396540 / radames.gabrielli@gmail.com

Su Facebook, le foto dell'inaugurazione e l'appuntamento per l'Oktoberfest


Dal blog della cooperativa Aquila: VOGLIO RICORDARE AI AMICI DEL BAR RIGHI CHE SI POSSONO ORGANIZZARE SU PRENOTAZIONE: PRANZI, CENE, GRIGLIATE, BUFFET
SPECIALI, NORMALI, TRADIZIONALI, LATINE, SINTE O COME VUOI TU.
PER.COMPLEANNI - MATRIMONI - EVENTI SPECIALI. HO PER TUTTO QUELLO CHE VOI VOLETE, CON O SENZA MUSICA
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PER IL PREZZO !!!!! AL BAR RIGHI PUOI METTERTI D'ACCORDO, CI SONO SOLUZIONI PER TUTTI

IN PIÙ TROVERETE
Simpatia, Cordialità, Disponibilità.
Panini caldi e Freddi / Toast / Hamburger / Hot Dog / Piadine / Porchetta
POTETE ORGANIZZARE
Concerti / Incontri - Dibattiti / programmare delle Serate speciali per delle persone speciali
MA TROVERETE ANCHE TANTA MUSICA CON IL KARAOKE
VI RICORDO CHE IN PIÙ TROVATE L' WI FI GRATUITO, DOVE TUTTI I GIORNI POTETE CHATTARE CON I VOSTRI AMICI, FIDANZATI E PARENTI

Parco Talvera, Campi Sportivi Righi , via Cadorna N. 23 Bolzano.
PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Tel. 0471 1811688 Cel. 328 4659839 / 331 3583668 / 393 8396540
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Di Fabrizio (del 19/09/2011 @ 16:27:13, in Kumpanija, visitato 2422 volte)

E' iniziato circa mezz'ora fa lo sgombero di Dale Farm, dopo il fallimento della trattativa di stamattina tra i residenti e il consiglio di Basildon. Sempre stamattina l'ONU si era proposto come mediatore al governo inglese, ma la sua proposta è stata rifiutata.

Chi vuole rimanere aggiornato tenga d'occhio questi siti:

Il consiglio di Basildon, dopo il BIG WEEKEND di fine agosto, aveva rimandato lo sgombero di Dale Farm dal 2 al 19 settembre, sperando che allora ci fossero stati meno sostenitori. Quanti erano stamattina si può vedere in questa foto di Stevie Stratton

Dichiarazione di Andrew George, parlamentare liberaldemocratico: "Non capisco spendere tutti questi soldi, perché [Dale Farm] ritorni a quella che sarà la più costosa discarica della storia"

Umorismo inglese : - ): Cose che succedono al Camp Costant: "Ho perso la mia borsa coi trucchi. Se qualcuno la ritrova me la riporti. Vorrei essere in ordine quando gli ufficiali giudiziari mi spaccheranno la testa!"

Nota su Facebook di stanotte: Notte agitata prima del promesso sgombero. Leggo che a Dale Farm stavano cantando, un modo per farsi coraggio e sentire la vicinanza di chi domani potrebbe essere sbattuto per strada.
Per un momento ho immaginato la scena con gli occhi dei poliziotti che montano di guardia lì attorno: freddo e pioggia, il buio della campagna illuminato da qualche falò, il profilo incerto di una roulotte, il canto che sembra provenire da una città fantasma...
Domani mattina sarà tutta un'altra storia, ma chissà cosa rimarrà loro in mente di questa lunga notte?

 
Di Sucar Drom (del 01/10/2011 @ 09:35:42, in Kumpanija, visitato 2067 volte)

Amiche e amici di Articolo 3 vi aspettiamo giovedì 6 ottobre alle ore 9.00
Presso l'aula magna della Fondazione Università di Mantova – via Scarsellini, 2 - Mantova

in occasione della conferenza internazionale
In Other Words

Discuteremo di stereotipi, rappresentazione delle minoranze e media con:
Udo Enwereuzor, esperto COSPE
Rosita D'Angiolella, magistrata, UNAR
Verica Rupar, professoressa Università di Cardiff e ricercatrice Media Diversity Institute
Eva Rizzin, ricercatrice Articolo 3
Davide Provenzano, presidente ArciGay 'La salamandra'
Porpora Marcasciano, presidentessa Movimento Identità Trans
Mostafa El Ayoubi, giornalista e caporedattore 'Confronti'
Saji Assi, giornalista Rai News 24
Daniel Reichel, giornalista 'Pagine Ebraiche'
Tiziana Ferrario, giornalista Tg1, consigliera nazionale Ordine dei giornalisti

La conferenza è organizzata dalla Provincia di Mantova nell'ambito del progetto europeo "In other WORDS ", di cui Articolo 3 è partner.

Per informazioni e iscrizione:
Matteo Bassoli sei3@provincia.mantova.it - 0376.204369

Il programma completo è in allegato assieme all'appuntamento con Articolo 3 presso l'Altrofestival - l'Italia sono anch'io di venerdì 30 settembre alle 20.30 a Villa Brescianelli (Castiglione delle Stiviere) in occasione della campagna CGIL per i diritti di cittadinanza delle persone straniere

 
Di Fabrizio (del 03/10/2011 @ 09:20:37, in Kumpanija, visitato 4022 volte)

venerdì 7 ottobre dalle 18.00 in Via Impastato 7 Rogoredo Milano
 
Il Museo del Viaggio, dedicato a Fabrizio De Andrè, fondamentale testimone dell'incontro con la cultura Rom, sorge all’interno del campo di via Impastato, quartiere Rogoredo. Il Centro raccoglie i cardini della cultura Rom per metterli a disposizione di coloro che vogliono approfondire la conoscenza di questo universo.

Il Campo si apre alla città ed è pronto ad accogliere scolaresche, studiosi, ricercatori e visitatori di ogni genere.

Al suo interno un’importante raccolta di racconti, libri, documenti, fotografie, dischi, oggetti della tradizione, filmati. Un percorso guidato attraverso la storia di questo affascinante popolo, raccontato direttamente da Giorgio e Mirko Bezzecchi e Maurizio Pagani.

Molte le sorprese in programma: interventi, filmati, ospiti, musicisti gitani, cantautori italiani, gruppi folk, danze della tradizione, esposizione di capi della sartoria Sinta e del laboratorio Romanì, il tutto accompagnato da un rinfresco a base di specialità zingare.

Scarica la locandina!
http://www.consorziosir.it/83-iniziative/102-inaugurazione-museo-rom.html

E’ gradita la prenotazione tramite mail a:
museodelviaggio@gmail.com


Il Museo e Centro di Documentazione ha sede all'interno di un locale, appositamente ristrutturato e arredato, nel campo comunale di via Impastato 7, a Rogoredo.

Gestito da Opera Nomadi Milano e dalla Cooperativa Romano Drom, ha al suo interno: libri, foto, scritti, materiali audiovisivi, tesi di laurea, sitografia.

E' un centro di ricerca e studi, sede permanente di corsi di lingua e cultura rom e sinta coordinati da Giorgio Bezzecchi e di una scuola di musica curata dal maestro Jovic Jovica.

Ospita scolaresche delle scuole dell’obbligo , studenti liceali e universitari, ricercatori e sarà aperto al pubblico, previa prenotazione, due giorni la settimana, il mercoledì pomeriggio e il giovedì mattina.

Un piccolo museo itinerante per ripercorrere la storia del popolo Rom.

Il percorso storico avrà inizio con la visita di una tradizionale carovana (kampina) rom al cui interno si potrà scoprire, grazie al supporto di audiovisivi, i molteplici aspetti di questo popolo. Il visitatore potrà così rivivere la storia della comunità Rom dall’inizio del secolo fino ai giorni nostri.

La ricerca dei contenuti etnologici, etnografici e storici ed il recupero dei materiali del centro di documentazione saranno curati personalmente da Giorgio Bezzecchi e da Maurizio Pagani che da oltre due decenni promuovono la conoscenza della cultura romanì sul territorio nazionale.

Alcuni dei progetti in programma:

  • laboratori mirati per le scuole elementari, medie e superiori,
  • consulenze dirette per universitari, ricercatori e studiosi,
  • percorsi a tema su storia, usi e costumi,
  • incontri programmati con i maggiori studiosi ed esponenti della cultura dei Rom e dei Sinti,
  • eventi musicali e dibattiti,
  • punto ristoro nella stagione estiva.

IMMAGINI

 
Di Fabrizio (del 14/10/2011 @ 09:14:22, in Kumpanija, visitato 2274 volte)

Lo confesso: non amo i convegni, le frasi fatte che conosco a memoria, le polemiche che si tirano dietro. Qualche volta, qualcuno riesce a catturare la mia attenzione: martedì scorso è successo con i discorsi di Jovica Jovic e quello finale di Nicolae Gheorghe: magari non ero d'accordo su tutto, ma si respirava (ecco: RESPIRARE è il termine appropriato) una grammatica mentale romanì, indipendente dai modi di pensare e di imporre il proprio pensiero, tipici di ogni cultura maggioritaria, come è anche la nostra. Però, lo confesso : - \, non so resistere ai convegni perché ogni volta mi capita di incontrare amici vecchi e nuovi e mi incanta come in pochi minuti si ricrei tra noi un clima cameratesco.
Dopo che timidamente in Mahalla si era accennato ad Idea Rom di Torino, finalmente ci si è conosciuti di persona. Ma lasciamo che si descrivano da soli, attraverso il loro sito:

L'associazione:
IDEA ROM ONLUS è un'associazione di promozione sociale costituita nel 2009 che opera a Torino nelle sedi di via Garibaldi 13 e via Cavagnolo 7 e presso i territori con i maggiori insediamenti abitativi di famiglie Rom della città. Nel 2010 l'associazione è stata premiata con una Targa d'Onore del Presidente della Repubblica per l'opera tesa a favorire l'integrazione sociale della propria comunità.

Da chi è formata:
L'Associazione è costituita da donne Rom appartenenti alle diverse comunità presenti a Torino, alcune con esperienze professionali nel campo della mediazione culturale.

A chi si rivolge:
Idea Rom Onlus ha una forte caratterizzazione femminile perché le principali azioni hanno come attori, riferimenti e interlocutori soprattutto le donne e le giovani Rom delle diverse comunità con cui condividere ed elaborare saperi e competenze, creando e sostenendo sbocchi lavorativi e attività culturali.
Destinatarie e protagoniste degli interventi sono le famiglie Rom presenti in città, nei "campi nomadi" e negli appartamenti, coinvolte direttamente nella definizione dei bisogni, nella progettazione delle iniziative e nella loro concreta realizzazione.

Obiettivi dell'associazione:
Idea Rom Onlus, pur non rappresentando i Rom della città, cerca di promuovere progressive forme di rappresentanza diretta, formale e sostanziale, delle diverse comunità.
Tutti i progetti e le attività sono ispirati ai seguenti obiettivi:

  • favorire l'integrazione e la partecipazione attiva dei Rom (e dei Sinti, dei Kalé, dei gruppi e delle comunità viaggianti) nella società italiana ed europea, nel rispetto delle diverse identità, della pari dignità e dei valori fondamentali del vivere civile
  • contrastare i pregiudizi diffusi sui Rom e tutte le forme di discriminazione, dirette e indirette verso questa popolazione

E poi, se vi garba, ci sarebbero molte altre cose da scoprire. In Home page troverete i link:


Convegno per il 40° dell'AIZO - due interventi che mi sono goduto:

Jovica Jovic, secondo il programma, avrebbe dovuto parlare di "Lo sterminio della mia famiglia". Educato e rispettoso com'è sempre, visto che agli oratori precedenti erano stati riservati tempi biblici di intervento, ha chiesto se per lui c'erano limiti di tempo, aggiungendo "se vi stancate, ditemelo, che riprendo a suonare la fisarmonica".

Dopo i primi minuti di discorso, il moderatore della mattinata si stava visibilmente preoccupando perché Jovica continuava a parlare d'altro. Gliel'ha fatto notare, con garbo. Per tutta risposta, Jovica ha continuato, col medesimo garbo, per la sua strada. Questo il resoconto di una parte dell'intervento, riportato da Balkan-Crew:

"Io sono solo un musicista, ma la mia testimonianza è una testimonianza di vita vissuta in Bosnia, tra un campo e un altro a parlare con figli e nipoti di chi è morto a Jasenovac eppure la mia fisarmonica non parla ne di fascismo ne di razzismo, ma solo di pace. Tanti parlano per sentito dire o perché hanno studiato e pensano di poter esprimere giudizi, io quello che racconto l'ho vissuto e viene dal cuore. La Jugoslavia non c'è più e tutti a dire è colpa tua, no è colpa tua, ma la Jugoslavia non c'è più!!! Ho suonato tante volte al binario 21 a Milano, posto in cui i rom e gli ebrei e tante altre minoranze venivano deportati per i campi di concentramento e ancora adesso, dopo tanti anni e tanti morti, troviamo ancora chi vorrebbe fare le stesse politiche. Il popolo rom meriterebbe un nobel, perché ha passato le peggiori cose e non si è mai ribellato, non ha mai fatto guerra a nessuno, nonostante non ha una terra su cui vivere. Che colpa ho avuto io a nascere da una zingara e che colpa ha avuto mia figlia che è nata in Italia, è stata vaccinata, ha frequentato la scuola, eppure non può avere la cittadinanza perché non può dimostrare la residenza ? Ma come faccio a risiedere in un posto se dopo tot anni arriva l'ordine di sgombero? Ero in un campo in cui si rubava e ho cambiato la situazione. Ho fatto fare una chiesa e veniva un prete a celebrare la Santa messa. Le persone erano cambiate, non rubavano più, ma ci hanno detto di andare via e hanno distrutto la chiesa e buttato la croce nel fango. Le persone le giudichi da ciò che dicono e che fanno. Se fanno del male sono persone cattive, ma loro sono i primi giudici di loro stessi"

Insomma, ha parlato ai suoi fratelli, di qualsiasi razza fossero.

Un personaggio apparentemente all'opposto di Jovica, è il dott. Nicolae Gheorghe, che può vantare un curriculum di tutto rispetto. In Italia si esprime in un misto di rumeno, italiano, spagnolo, inglese e francese. Lui è un Rom che ragiona di alta (a volte troppo) politica, con il raro dono di rendersi immediatamente comprensibile. Gli toccava concludere il convegno, senza che i custodi ci chiudessero dentro. Questo il sunto del suo intervento finale di 3 minuti:

"L'Olocausto ancora non è stato riconosciuto come fatto politico.
La povertà del nostro popolo, la capisco sino ad un certo punto, non oltre: non siamo a chiedere l'elemosina agli altri. La nostra miseria da forza ai nuovi nazisti, dobbiamo averne conoscenza per combatterli.
La nostra terra, il ROMESTAN, ci è stato copiata ed è diventato patrimonio dei discorsi della destra. Ricordatevi: in Germania la prima misura dei nazisti fu di togliere la cittadinanza ai sinti, e la loro prima richiesta a guerra finita fu di riaverla. Allora: la cittadinanza EU, richiesta da molti, non può essere una riparazione per la mancata cittadinanza nazionale.
Siamo una nazione culturale: IL NOSTRO SIMBOLO NON E' LO STERMINIO, MA LA SOPRAVVIVENZA."


Per completare la mia personalissima cronaca, aggiungo anche un comunicato sicuramente più oggettivo:

COMUNICATO STAMPA
CONVEGNO "LO STERMINIO DI ROM E SINTI E LE NUOVE INTOLLERANZE"

Lunedì 10 e martedì 11 ottobre si è tenuto presso la sala Lauree della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere il Convegno dal titolo "Lo sterminio di rom e sinti e le nuove intolleranze", organizzato dall'Associazione Italiana Zingari Oggi, che da 40 anni opera a difesa dei diritti e per la promozione dei doveri della popolazione rom.

Il Convegno ha visto la partecipazione di relatori da tutta Europa, i quali hanno arricchito il dibattito con riflessioni, non solo sulla tragedia dello sterminio, ma anche sulle nuove intolleranze che stanno emergendo e sui problemi che questa minoranza quotidianamente incontra nei paesi europei.

La prima mattinata del Convegno è stata dedicata alle celebrazioni dei quarant'anni dell'Associazione, a cui hanno portato il proprio saluto, tra gli altri, il Preside della Facoltà di Lingue, l'ex sindaco Diego Novelli e l'attuale assessore alle Politiche Sociali, Elide Tisi, la quale ha anche consegnato alla Presidente dell'A.I.Z.O., Carla Osella, una targa di ringraziamento da parte del Comune di Torino per i 40 anni di proficua collaborazione.

Il resto del Convegno è stato dedicato al ricordo dello sterminio del popolo rom e sulle nuove intolleranze. Di particolare rilievo sono stati gli interventi dell'on. Letizia De Torre, che ha presentato il Rapporto sulla condizione di rom, sinti e caminanti, stilato dal Senato, facendo sorgere un vivo dibattito sui problemi della minoranza rom in Italia e le azioni intraprese dal governo, e il contributo dell'avv. Olga Marotti, dell'UNAR, la quale ha presentato gli interventi dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali a tutela dei diritti dei rom.
Tra gli interventi riguardanti lo sterminio perpetuato dai nazi-fascisti, tragico e commovente il resoconto sugli esperimenti compiuti dal dott. Mengele e il suo staff sui bambini detenuti nei campi, che è stato presentato dal dottor Erasmo Maiullari, docente di chirurgia pediatrica dell'Università di Torino, così come meticolosi ed interessanti gli interventi del dott. Claudio Vercelli e della dott.ssa Rosa Corbelletto, che rispettivamente hanno presentato le basi ideologiche dello sterminio di rom e sinti in Germania e dell'internamento in Italia.
Tra i relatori internazionali, di particolare interesse sono stati i contributi di Nicolae Gheorghe, attivista rom dalla Romania e di Dusan Mladen, presidente della Camera di Commercio Romani degli Stati Uniti, che ha presentato i progetti realizzati dal suo Istituto in Serbia.
L'ultima parte del convegno, dedicata alla situazione attuale ed alle intolleranze che stanno emergendo, è stata arricchita dagli interventi della prof.ssa Marcella Delle Donne, che con passione ha presentato casi di emarginazione e di integrazione, richiamando con forza la necessità di un riconoscimento della minoranza rom da parte delle istituzioni italiane ed europee, e dall'intervento delle prof.ssa Mara Francese, che ha presentato una riflessione sull'emergere di nuovi pregiudizi che, come i ghetti fecero durante la seconda guerra mondiale, impediscono la conoscenza reciproca e l'integrazione.

L'intero Convegno è stato animato dall'eclettico musicista Jovica Jovic, che ha suonato alcuni pezzi con la sua celebre fisarmonica durante i momenti di pausa. Lo stesso Jovica è intervenuto come relatore, portando la propria testimonianza sullo sterminio della sua famiglia e sulle difficoltà che oggi lui e i suoi figli incontrano nel percorso verso l'integrazione nella nostra società.

I relatori e il pubblico hanno condiviso la necessità primaria di riconoscere la minoranza rom quale minoranza italiana da parte dello Stato e di rendere più semplice l'accesso ai documenti e alla cittadinanza, requisiti fondamentali per una completa integrazione. Altro argomento più volte emerso è il ruolo dell'Unione Europea e del Consiglio d'Europa nella difesa della minoranza rom e sulla necessità di fare pressione sul governo italiano affinché si muova per avere accesso ai fondi messi a disposizione dall'UE per l'inclusione sociale.

L'alta partecipazione da parte delle istituzioni e dalla cittadinanza al Convegno realizzato dall'A.I.Z.O., oltre ad essere motivo d'orgoglio per l'Associazione, rappresenta una speranza per un incremento dell'interesse della popolazione maggioritaria nei confronti delle questioni che toccano il popolo rom e per un rafforzamento della collaborazione tra associazioni rom e gagjè e enti locali.

 
Di Fabrizio (del 16/10/2011 @ 09:30:09, in Kumpanija, visitato 2171 volte)

Pannello esposto al Museo del Viaggio Fabrizio De Andrè

Domenica, finalmente. Il tempo per rilassarsi:

Mi piace

  • al calar del sole, davanti ad un fuoco acceso e seduti su sedie sgangherate, ritrovarsi tutti assieme con nonni e nipoti, in silenzio, gustandosi questa vicinanza. Il rito del caffè, che si ripete;
  • un campo senza topi e ratti, ma dove i bambini crescono assieme a cani, gatti, galline, capre, cavalli. Un bambino che cresce in un ambiente simile, difficilmente diventerà cattivo;
  • guardare i figli dei bambini a cui vent'anni fa facevo da educatore. Informarmi sulle malattie e sui progressi a scuola, coccolarli e viziarli sotto gli occhi dei loro genitori, come se fossi uno zio, non più un animatore;
  • fare a gara a chi è più bravo a prendere in giro chi ti è seduto di fronte. Ridendo e guardandosi negli occhi, perché non c'è cattiveria nella parole;
  • in una kampina con l'antenna satellitare, seduti in 5 o 6 con una lattina di birra in mano, commentare le partite di calcio del campionato rumeno, discutendo se Nicolita sia una pippa o un campione. Forse ci manca il sacchetto di popcorn nell'altra mano, per essere giudicati integrati o integrabili come tutti.
 
Di Fabrizio (del 25/10/2011 @ 08:56:39, in Kumpanija, visitato 1373 volte)

Cingeneyiz.org 24 ottobre 2010 (i video sono sottotitolati in inglese, ndr.)

Fabbri nomadi in India

In India vivono diversi gruppi zigani. Questi zingari che parlano lingue differenti tra loro e vivono in regioni differenti dell'India, sopravvivono con le occupazioni tradizionali dei loro antenati, lavori che le comunità locali non svolgono più.

Gli spazzini Valmikis e il sistema delle caste

Musicisti Langhas, addestratori di animali Nats (inclusi incantatori di serpenti) e ballerine Saperas, Banjaras che sopravvivono con occupazioni zingare le più disparate, Birhors che producono corde, Korwas e Mahalis invece cesti, Rabhas che sopravvivono con la tessitura, Parayiars musicisti di matrimoni e percussionisti, calzolai Sakkiliyars, fabbri, intrecciatori di cesti e musicisti Kotas, spazzini i Valmikis - sono alcuni dei più conosciuti gruppi zigani indiani. Ma ce ne sono ancora altri.

I Banjaras

L'India è un paese dove il sistema universale delle cast tra zingari e no è più visibile. I membri delle caste superiori generalmente classificano gli zingari come "intoccabili" e cercano di impedire qualsiasi tipo di relazione personale tra le due caste. Il sistema universale di discriminazione di casta tra zingari e no che tacitamente esiste in molte altre parti del mondo, qui diventa visibile e tangibile.

Incantatori di serpenti

Altre segnalazioni in inglese:

Dr. Ambedkar: scienziato sociale e politico. Ha contribuito alla stesura della Costituzione indiana. Era un Dalit. E' stato membro della Gypsy Universal Nation.

Source: Ali Mezarcıoğlu Çingenelerin Kitabı Cinius Yayınları 2010 ( The Book of Gypsies; Cinius Publishing)

 
Di Fabrizio (del 03/12/2011 @ 09:23:25, in Kumpanija, visitato 2428 volte)

Al Jazeera Le comunità tradizionalmente nomadiche di fronte alla discriminazione statale ed ai violenti tentativi di abolire il loro modo di vita
James Brownsell and Pennie Quinton

Le comunità viaggianti come quella di Dale Farm sono spesso distrutte col pieno appoggio delle autorità statali [GALLO/GETTY]

Viaggiate dovunque nel Medio Oriente e potrete essere accolti con queste parole: Ahlan wa sahlan wa marhaban. Letteralmente "Benvenuti su questo pezzo di terra", un ritorno al tempo in cui la cultura araba era per natura tradizionalmente più nomade ed i visitatori potevano aver avuto un lungo viaggio periglioso prima di raggiungere i loro amici.

Ma l'immagine romantica del viaggiatore errante è ben lontana dalla realtà quotidiana sperimentata dalle comunità nomadi. Da Est ad Ovest, la loro è più spesso una vita piena di discriminazioni, violenza ed oppressione portata avanti dalle autorità di stato, che tentano di costringerle a conformarsi con lo stile di vita urbano.

"E' stata un'esperienza che non dimenticherò più, la polizia che ci attaccava, ci picchiava, usava le scariche elettriche," dice Pearl, della comunità di Dale Farm.

Lei fa parte di un gruppo di oltre 200 Traveller irlandesi cacciati a forza dai loro terreni vicino a Basildon nell'Essex, Inghilterra del sud-est, da una serie di sgomberi violenti che si dice siano costati sino a 18 milioni di sterline ($29m).

L'isolamento della loro comunità, fondata negli anni '70, ha paragoni inquietanti con quella dei Beduini residenti nel Negev, che hanno subito frequenti minacce dai funzionari di Israele sin dalla fondazione dello stato - col diniego di servizi infrastrutturali ai villaggi "non riconosciuti" o semplicemente rasi al suolo dalle ruspe.

Dale Farm è un'ex discarica, venduta dal consiglio di Basildon alla comunità Traveller irlandese quando la loro vita nomade venne messa fuorilegge dal Criminal Justice Act nel 1994, che abrogava le precedenti garanzie legali ai diritti dei Traveller. Al suo culmine, Dale Farm ospitava circa 1.000 persone.

La legge del1994 abolì l'obbligo da parte dei comuni di fornire siti ai Traveller, riducendo così drasticamente i posti dove le comunità nomadi potevano sostare durante i loro spostamenti.

Attivista solidale a Dale Farm regge un crocifisso davanti alle barricate in fiamme [GALLO/GETTY]

Le autorità locali incoraggiarono allora le comunità viaggianti ad acquistare terreni per ovviare alla situazione: Dale Farm nacque appunto così. Ma la comunità di Dale Farm non si aspettava ciò che hanno descritto come un pregiudizio arbitrario mostrato dal consiglio di Basildon a guida Tory, che ha rifiutato ripetutamente i permessi di edificabilità per parcheggiare rimorchi e case mobili, e costruire casette sul sito, con la scusa che quell'ex discarica inquinata facesse parte della fascia protetta detta "green belt".

Si riferisce che durante lo sgombero, una cappella cattolica eretta in loco - intitolata a san Cristoforo patrono dei viaggianti - sia stata distrutta dalla compagnia degli ufficiali giudiziari, Constant & Co. Padre Dan Mason, il prete del posto, era a Dale Farm quel giorno.

"Ero lì... a visitare i miei parrocchiani e vedere come stavano. E' stato molto traumatico," ha detto all'Independent Catholic News.

"E' stata ferita una donna. Mi hanno detto che è stata spinta contro un muro e presa a calci. Ha subito un infortunio alla schiena. Questo è quello che mi han detto. E' stata portata in ospedale ma non l'hanno trattenuta perché non c'erano posti letto. E' tutto completamente surreale. Conosco bene quel sito. Le famiglie sono così ospitali. Ci siamo seduti in una roulotte per una tazza di tè. Non credevo ai miei occhi. Dappertutto vedevo poliziotti, elicotteri, manifestanti - sembrava una zona di guerra."

John Baron, eletto Tory al Parlamento nella circoscrizione di Basildon ed ex banchiere, ha difeso lo sgombero come applicazione della legge sui suoli.

"Non dimenticate, queste sono famiglie che hanno infranto la legge, ha detto alla BBC. "Non possiamo permetterlo in questo paese... se dovessimo semplicemente concedere a questi viaggianti di rimanere, dopo aver infranto tutte le leggi, che messaggio arriverebbe a tutti gli altri? Chiunque direbbe -Bene, se loro possono farla franca, perché non noi?- Ed avremmo il caos."

Durante lo sgombero a Richard Howitt, eletto Laburista al Parlamento Europea nella circoscrizione Inghilterra Est, non è stato permesso di osservare lo svolgersi delle azioni, dicendogli che il consiglio di Basildon aveva ordinato al personale addetto alla sicurezza di farlo spostare nello spazio riservato ai media, accanto a Dale Farm. Era stato invitato dalla televisione regionale, col permesso scritto della polizia, ed aveva correttamente ed in anticipo informato il consiglio di Basildon; quindi ha presentato una denuncia formale sulle azioni del consiglio e sull'attacco alla sua persona.

Il parlamentare si era in precedenza offerto per mediare tra Traveller e consiglio, come avevano fatto gruppi di chiesa ed organizzazioni statali. Persino le Nazioni Unite avevano condannato l'azione prevista, "esprimendo il profondo rammarico per l'insistenza del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord nel procedere con lo sgombero di famiglie zingare e viaggianti a dale Farm nell'Essx, prima di identificare e fornire una sistemazione culturalmente appropriata."

Distruggere le case di circa 86 famiglie senza fornire "sistemazione culturalmente appropriata" va contro il diritto internazionale, ha detto Amnesty International. Nel contempo, sono stati identificati due siti alternativi dalla Britain's Homes and Communities agency, ma il consiglio di Basildon ha deciso lo stesso di spingere per la liquidazione di Dale Farm, prima di considerare i permessi di edificazione su questi siti.

I residenti di Dale Farm hanno dichiarato di non aver altro posto dove andare dopo lo sfratto [GALLO/GETTY]

Il clamore sullo sgombero aveva attirato al sito numerosi attivisti solidali. Hanno aiutato i residenti a costruire barricate e si sono incatenati ad una torre d'osservazione costruita in fretta da loro stessi.

"La prima cosa che è successa, la polizia antisommossa ha fatto irruzione attraverso la recinzione ed hanno usato le pistole a scariche elettriche [Taser], prima ancora che i loro piedi fossero sul sito," ha detto un'attivista di nome Jenny durante un incontro alla Fiera del Libro Anarchico di Londra, una settimana dopo lo sgombero.

"Quelli che si erano incatenati alla torre, sono stati staccati da una "squadra di arrampicatori" molto brutale ed è stata tagliata l'elettricità, inclusa la casa di una persona che ne aveva bisogno per le apparecchiature mediche che gli sono indispensabili... Altri che erano rimasti incatenati [al cancello, alla torre] erano ancora lì 24 ore dopo. I lucchetti sono stati scardinati in una maniera rischiosa - quando le televisioni ed i media se ne erano andati. [...]"

Il giorno dopo, i Travellers decisero che era giunto il momento di andare. Racconta Jenny: "Non volevano vedere nessun altro colpito. Hanno deciso di andare con dignità e ci hanno chiesto di uscire assieme a loro... Siamo partiti in dignità e solidarietà."

Tony Ball, leader del consiglio di Basildon, ha detto alla stampa: "E' molto incoraggiante vedere i Traveller ed i loro sostenitori lasciare Dale Farm in maniera pacifica e dignitosa, cosa che ho sempre sollecitato ed auspicato. Purtroppo, questo si sarebbe potuto ottenere molti anni fa e senza le scene di violenza a cui abbiamo assistito nelle ultime 48 ore, e con queste spese a carico dei contribuenti."

Residenti, testimoni ed attivisti lamentano che lo sgombero si è svolto in maniera illegale e che, nonostante le battaglia legale condotta dai residenti, le regole di condotta emanate dall'Alta Corte non siano state seguite dalla polizia o dagli ufficiali giudiziari - che ora stanno rendendo il sito inabitabile, accumulando macerie e rifiuti sui terreni di proprietà della comunità. La compagnia [degli ufficiali giudiziari] dedica un'intera sezione del suo sito alla rimozione dei Traveller, evidenziando che "i procedimenti del tribunale significano ritardo" e promettendo "un'azione alternativa e veloce".

Contesto internazionale

Il Comitato ONU sull'Eliminazione della Discriminazione Razziale ha notato [PDF] che "Tuttora Viaggianti e zingari subiscono notevoli discriminazioni ed ostilità da parte della società maggioritaria... e quesyo potrebbe peggiorare a causa delle azioni intraprese dalle autorità nell'attuale situazione".

Infatti, un rapporto del 2008 [PDF] di Human Rights First nota che parte delle discriminazioni viene approvata dallo stato stesso:

[in Italia] Migliaia di Rom sono stati allontanati dalle loro case nel 2007, quando la folla ha attaccato. picchiando i residenti ed incendiando i loro insediamenti che sono stai rasi al suolo, mentre viene riferito che in diversi casi la polizia non è intervenuta a protezione delle vittime. Alcuni politici italiani hanno favorito quanti chiedevano che i Rom fossero espulsi dalle città e deportati.

Episodi di violenza sono stati riportati anche in Bulgaria, Repubblica Ceca, Federazione Russa, Serbia e Slovacchia.

Lo stesso rapporto annota anche le dichiarazioni razziste espresse ufficialmente dal prefetto di Roma, Carlo Mosca, nel dichiarare i propri intenti di firmare i decreti di espulsione senza esitazioni. "E' necessaria la linea dura," dice, "per agire contro queste bestie".

Sono stati firmati "Patti di sicurezza" dai sindaci di Roma e Milano, che "prevedono lo sgombero forzato di 10.000 Rom" dalle due città, ignorando le regole di migrazione UE.

Nella Repubblica Ceca, Liana Janáèková, senatrice e sindaco, ha detto che il problema degli insediamenti rom potrebbe essere risolto con "la dinamite", che i Rom hanno troppi bambini, e che dovrebbero essere ""tenuti dietro una recinzione elettrica".

Tuttavia, è in Israele che lo stile di vita nomade è stato maggiormente criminalizzato, col pretesto di "aiutare" le comunità nomadi a diventare più "civilizzate".

Sono state dispiegate le guardie di frontiera, mentre le ruspe demolivano il villaggio beduino di al-Arakib [GALLO/GETTY]

Khalil al-Amour ha 46 anni ed insegna matematica ad al-Sira, uno dei 45  villaggi beduini "non riconosciuti" nel deserto del Negev, Israele meridionale.

"[I funzionari israeliani] hanno ordinato la demolizione di tutte le case del villaggio nel 2006," ha detto ad Al Jazeera. "Ci sono circa 70 famiglie e 500 persone ad al-Sira."

Le loro case non sono state ancora demolite (a differenza di altri villaggi beduini) ed il caso viene dibattuto in tribunale. Ma la loro comunità resta senza nessuno dei servizi statali che collegano i villaggi attorno, come la rete elettrica o le strade asfaltate.

"La gente ha usato i generatori per anni," dice. "Ora sto cercando di convincere sempre più persone ad usare sistemi e pannelli solari - che [sono] molto costosi. D'altra parte, anche il carburante usato per i generatori è molto caro."

Ci sono circa 80.000 beduini che vivono nei villaggi "non riconosciuti".

La loro comunità è sempre stata semi-nomade; migrano stagionalmente con le loro mandrie in cerca di pascoli e tornano ai loro villaggi ogni anno.

Ma quando Israele ha approvato le sue leggi su pianificazione e sviluppo nel 1965, vennero esclusi i villaggi beduini del Negev, "anche se i beduini erano una popolazione indigena e lì vivevano da secoli," dice Doni Remba, co-direttore della Campaign for Bedouin-Jewish Justice in Israele.

La sua campagna, un progetto dei Rabbini per i Diritti Umani in America del Nord e della Jewish Alliance for Change, sottolinea che, oltre a non avere servizi di infrastrutture, i beduini vivono sotto minaccia costante di sgombero forzato che [...] "si basa su una legge fondamentalmente discriminatoria".

"L'esempio più recente sono state una serie di demolizioni nel villaggio beduino di al-Arakib, nel Negev," dice Remba ad Al Jazeera.

"In questo caso, il governo israeliano ha inviato ben 1.300 poliziotti paramilitari, per espellere violentemente oltre 300 uomini, donne e bambini. Il villaggio è stato distrutto e ricostruito quasi 30 volte, soltanto nell'ultimo anno e mezzo."

Una donna beduina seduta sulle macerie della sua casa ad al-Arakib, distrutta dalle ruspe israeliane [GALLO/GETTY]

In più, sono in corso piani che secondo i funzionari israeliani saranno una risoluzione completa sullo status dei beduini di tutto il Negev.

"Il Piano Praver [dal nome dell'ex collaboratore di Netanyahu, Ehud Praver] riguarda la demolizione di 20 villaggi non riconosciuti e l'espulsione di 20-40.000 residenti, se questi non accettassero un'offerta di compensazione piuttosto scarsa ed inadeguata," dice Remba.

L'obiettivo del piano, aggiunge, era di concentrare l'intera comunità beduina in sette "riserve" riconosciute dal governo,  nella regione che attualmente ospita circa 100.000 persone che, aggiunge, sono già state sgomberate dalle loro terre.

"Il governo li discrimina e trascura, perché i beduini sono tra le popolazioni di Israele più economicamente svantaggiate sotto ogni parametro socio-economico."

"Anche nei villaggi approvati dal governo, quindi legali e non a rischio di demolizione... i tassi di disoccupazione, povertà, criminalità, istruzione e mortalità infantile sono tra i più sfavorevoli."

"Il tasso di mortalità infantile è quattro volte superiore a quello delle comunità ebraiche lì accanto, ad una o due miglia di distanza - e tutto a causa dell'estrema discriminazione delle condizioni di vita."

"Il governo intende "cancellare" i villaggi beduini e rimpiazzarli con comunità ebraiche, "per controllare il territorio...  in collegamento a ciò che il primo ministro Netanyahu chiama - mantenimento della maggioranza ebraica nel Negev-," ha detto Rembo ad Al Jazeera.

Come nel caso dei residenti di Dale Farm, i funzionari dicono che la rilocazione "aiuterà" i residenti a rispettare le leggi di pianificazione. Ma, mentre lodava il suo nuovo piano, persino Netanyahu notava che i beduini sono stati allontanati dalla terra su cui hanno vissuto per generazioni.

"Dopo anni in cui i loro bisogni non erano trattati sufficientemente, questo governo ha deciso di prendere in mano la situazione ed arrivare ad una soluzione a lungo termine della questione," ha detto.

"Il piano permetterà ai beduini, per la prima volta, di stabilizzare i loro beni e tramutarli da capitale morto a vivo - di essere proprietari della terra, cosa che permetterà loro di costruire case nel rispetto della legge e lo sviluppo di imprese e posti di lavoro. Questo sarà un progresso per la popolazione e darà loro l'indipendenza economica."

"Il nostro stato sta balzando verso il futuro e voi dovete essere parte di questo futuro. Vogliamo aiutarvi a raggiungere l'indipendenza economica. Questo piano è volto allo sviluppo ed alla prosperità. E' un'opportunità storica che non dobbiamo perdere."

Comunque, questo tipo di retorica non piace a molti beduini.

"Il problema del piano è che ci sradicherà tutti dalla nostra terra ancestrale, per metterci nelle città più povere," dice al-Amour, leader beduino di al-Sira.

"Stiamo per essere sradicati, per perdere le nostre tradizioni, la nostra vita, la cultura ed i valori - andando in queste città - questa è l'antitesi del nostro essere, come beduini. E' per questo che ci opponiamo al piano. Gli ebrei hanno il diritto di scegliere dove vogliono vivere. Possono vivere in città, in un villaggio, in un moshav, in un kibbutz. Ora i beduini dovrebbero vivere solo in città. E' ridicolo, è incredibile."

Ridicolo forse, ma non incredibile. Difatti, molti beduini ed i loro sostenitori dicono che il Piano Praver è soltanto la continuazione della politica di stato portata avanti da decenni.

Nel 1963, l'allora ministro dell'agricoltura Moshe Dayan mostrava il suo disprezzo per i beduini ed il loro modo di vita, dicendo ad Haaretz:

"Dobbiamo trasformare i beduini in lavoratori urbani... Significa che il beduino non vivrà più sulla sua terra col suo gregge, ma si urbanizzerà, tornerà a casa nel pomeriggio e si metterà le pantofole. I suoi figli si abitueranno ad un padre che indossa pantaloni, senza un pugnale, che non si spulcia in pubblico. Andranno a scuola con i capelli pettinati. Sarà una rivoluzione, ma si può fare in due generazioni. Senza coercizione, ma con la guida dello stato. La realtà è che i beduini spariranno."

Campagna in corso

Al-Amour è stato insegnante per 28 anni, ed è anche docente di sistemi informatici di rete, ha un master in amministrazione dell'istruzione ed ha appena terminato il secondo anno di studi in legge.

Dice ad Al Jazeera che continuerà a lottare per la sua comunità, senza abbandonare mai il suo stile di vita nomade.

"Andrò a Ginevra per prendere parte alla riunione del Comitato ONU per i Diritti Economici, Sociali e Culturali, e dopo a Berna, ed incontrerò dei sostenitori a Losanna. Sarò sempre in movimento, per rappresentare la mia comunità ed il mio popolo."

Difatti, lui - e migliaia come lui - hanno sostenitori in tutto il globo.

Doni Remba, di New York, ha detto che la discriminazione contro i beduini deve finire.

"Se noi crediamo che Israele sia una democrazia, come pretende di essere, il minimo che deve ai propri concittadini beduini è dar loro gli stessi diritti ed opportunità dei cittadini ebrei."

"E' ciò che Israele promise nella sua dichiarazione d'indipendenza - di sviluppare il paese per il beneficio di tutti i suoi abitanti... [il Piano Praver] è una violazione dei principi democratici base israeliani, e del suo impegno per l'eguaglianza - lo vedo come una violazione dei valori morali base ebraici."

"Penso anche che sia estremamente negativo e che infiammerà le relazioni tra ebrei ed arabi in Israele - e questo non può portare ad un buon finale."

Tornando all'Essex, una volta usciti da Dale Farm, gli ex residenti hanno reso omaggio ai loro sostenitori e richiesta una solidarietà continuata con le comunità viaggianti, dato che gli ufficiali giudiziari hanno continuato a distruggere le loro case:

"Stanno facendo cose che non si immaginava potessero fare," dice un residente di nome Clen. "Stanno sfasciando tutto, gli ufficiali giudiziari stanno facendo un gran casino nel mezzo del sito. I residenti stanno gridando. Ma se siete venuti a Dale Farm, siete venuti ad appoggiare una causa, perché sapevate che quanto stava accadendo era sbagliato. Vi voglio bene con tutto il cuore. Prima d'ora nessuno si era erto per i Traveller, avete fatto la storia."

Conclude Pearl: "Voglio bene a qualsiasi attivista nel mondo, senza di loro il mondo sarebbe un posto duro e malvagio."


NdR: Contemporaneamente, è uscito un articolo molto simile, su un sito di un'organizzazione ebraica americana, ma già il testo di Al Jazeera era lungo, e lo tradurrò un'altra volta. Segnalo anche questo.

 
Di Fabrizio (del 05/12/2011 @ 09:33:04, in Kumpanija, visitato 1630 volte)

Segnalazione di Voijslav Stojanovic

Noi come loro, un secolo fa Albania News - 02 Dicembre 2011 - Da Esmeralda Tyli

Se mi si domanda di definire la prima generazione di immigrati, oserei dire "silenziosa, invisibile e individualista per troppo tempo". Ne sono consapevole che una tale definizione non susciterà troppe simpatie e consensi.

Sia per un po' d'orgoglio, sia perché come tutti gli umani, siamo più propensi a gettare le colpe sempre sugli altri, in pochi condivideranno questa mia opinione.

Essere schietti e leali, prima di tutto vuol dire esserlo con se stessi. Fare un bel esame di coscienza individuale e generazionale non guasterebbe, anzi, aiuterebbe ad uscire prima possibile da quel guscio in cui ci siamo rifugiati dal momento in cui siamo approdati in questa terra, ancora succubi delle condizioni socio-politiche che avevamo lasciato nei paesi d'origine.

Era ovvio che la paura e le diffidenze non ci avrebbero abbandonato subito. Educarsi con la nozione e la realtà "Democrazia" non è fenomeno che si realizza automaticamente appena metti piede in un paese democratico. È un processo lungo e non sempre facile se non aiutato da politiche adeguate per l'integrazione. Ma siamo arrivati in Italia, paese che storicamente va avanti a forza di decreti legge per le emergenze..emergenza abusivismo, emergenza corruzione.

Persino emergenza mafia, anche se la mafia esiste da un bel po' di tempo ormai. Sempre emergenza in vista. Così fu e ancora lo è con il fenomeno immigrazione. L'emergenza albanesi che ha liberato i polacchi dal peso della definizione "il male dell'Italia", passandoci la staffetta . Poi i jugo, (le popolazioni della ex- Yugoslavia che scappavano dai feroci conflitti che stavano sprofondando la penisola balcanica in una guerra senza fine) e poi e poi di nuovo gli albanesi, i rumeni, cinesi, subsahariani nordafricani rom un'eterna emergenza.

Sono entrata in questo paese con la legge Martelli..e non mi si domandi se ricordo tutte le leggi che si sono susseguite risponderei di no. Ho perso il filo nella giungla di leggi e decreti speciali. Un immigrazione alquanto selvaggia per il fatto che le politiche per l'integrazione erano totalmente assenti. L'integrazione era questione di noi altri.

"Se vogliono, che s'integrino" - la frase più ricorrente che usciva come perla di saggezza dai politici, i giornalisti, persino dal panettiere sotto casa. L'integrazione, al massimo era una questione che dovevano risolvere le varie associazioni e organizzazioni non governative.

Qualche spiraglio c'era in qualche realtà di amministrazioni locali, ma molto fiacca per mancanza di mezzi e di conoscenza del fenomeno. E non ne parliamo degli attacchi immediati provenienti dalla politica e dai media,rivolti ad una nazionalità specifica, in caso che un membro di essa compiva un crimine, minore o grave che fosse. Iniziava (e inizia ancora ),una campagna denigratoria senza fine. A tal punto che la nazionalità in questione emetteva un sospiro di sollievo in caso di altro crimine compiuto da italiani o da membri di nazionalità diverse.

Incredibile, offensivo e fuori da ogni logica umana ma vero!!! Era l'unico modo per salvarsi almeno per un po' da definizioni diffamatorie che toglievano le forze Dopo aver detto tutto ciò, può nascere spontanea la domanda:- "Che c'entra la prima generazione in questa situazione caotica?"

Penso che noi, cittadini di origine non italiana, dobbiamo riconoscere la nostra colpa per la formazione e lo sviluppo di questo terreno fertile di attacchi a più non posso dei media e della politica, specialmente nei momenti cruciali della nazione. Un terreno fertile anche per un certo indifferentismo e apatia nel trattare la questione Immigrazione come un problema, una questione scomoda da prendere con le pinze.

La nostra colpa? Subire in silenzio per anni, cercando di proteggere noi stessi. Subire in silenzio, non reagire in maniera organizzata rispondendo agli attacchi in modo immediato e difendendo la parte sana, (che è anche la maggioranza) degli immigrati che non ha niente a che fare con la delinquenza e le azioni lesive verso la società. Aspettare che le cose cambiassero in positivo passivamente e che questi cambiamenti arrivassero dagli altri come la mana del cielo, non riconoscendo subito il nostro ruolo da veri cittadini di questa nazione e permettere che fossimo trattati solo come braccia da lavoro Ecco, questo è in parole povere la nostra colpa.

Subire e indignarci in silenzio, rischiando di ghettizzare persino l'anima, senza reagire adeguatamente, basandosi sui mezzi che la democrazia ci concede.
La mancanza per molti lunghissimi anni dell'attività reale e organizzata, appoggiando le lotte quotidiane di quella parte della società italiana che aveva ed ha le stesse aspirazioni, gli stessi concreti ideali per una società migliore, non era di certo la strada giusta per combattere l'inadeguatezza delle politiche sull'immigrazione e integrazione, e per non permettere l'uso da parte dei media dell'immigrato come il male che infetta questo paese. Per moltissimo tempo abbiamo permesso passivamente di vedere buttarci addosso le colpe delle vari momenti difficili della nazione, abbiamo permesso che l'integrazione sia trattato come un problema e non come una strada da percorrere insieme. Abbiamo aspettato troppo.

Abbiamo aspettato troppo per gridare BASTA!! con la nostra voce potente che è ugualmente valida e ha la stessa forza di quella dei nostri compagni di viaggio italiani, nella giusta strada del miglioramento e dello sviluppo di questa società. Perché..perché spesso e volentieri abbiamo avuto
la percezione che questa società non ci apparteneva, e non appartenevamo ed essa.

Sì, sono molto critica, prima di tutto verso me stessa e verso tutti noi, verso il silenzio e la rassegnazione della cosiddetta prima generazione degli immigrati. Troppi silenzi, testa nascosta nella sabbia come lo struzzo, rassegnazione e paura di esprimersi.. Facile nascondersi dietro l'alibi delle mancanze legislative ma noi proprio noi, cosa abbiamo fatto per rispondere adeguatamente a queste mancanze? Parlo di una generazione, nella maggior parte con un bagaglio culturale e d'istruzione molto alta rimasta nascosta per troppo tempo.

Ci siamo ribellati..sì..è vero, ma una ribellione bisbigliata dentro le mura delle proprie abitazioni, oppure spesso neanche bisbigliata ma solo soffocata. Abbiamo mormorato BASTA solo dentro di noi, in silenzio, mettendo maschere d'indifferenza e non abbiamo fatto i conti che, un giorno, i nostri silenzi sarebbero caduti sulle spalle dei nostri figli.

Le parole del Presidente Napolitano sul diritto di cittadinanza per i ragazzi nati e cresciuti in Italia ci rincuorano, ci danno ottimismo. Si parla dei nostri ragazzi, di coloro che vengono definiti seconda generazione.

Ma di noi di noi che siamo i genitori, gli zii o semplicemente amici di famiglia, non se ne parla. Quasi come se questa seconda generazione fosse nata dal nulla. E questo nulla lo abbiamo creato anche noi, con la nostra indifferenza, i nostri silenzi la nostra non partecipazione.

Abbiamo cercato di integrarsi con le nostre forze, con la nostra grande volontà. Questo fatto ci fà onore. Abbiamo educato i nostri figli con dei principi sani, occupandosi di dare a loro anche una giusta istruzione, pretendendo i risultati massimi a scuola. Abbiamo cercato di vedere in loro il nostro riscatto per le ingiustizie subite in tanti anni. E non ce ne siamo accorti che forse l'ingiustizia più grande lo abbiamo fatto noi a se stessi, con i silenzi prolungati nel tempo, con la rassegnazione, rischiando di diventare fantasmi viventi.

Se domandi ancora oggi giorno un natìo italiano chi sono questi esponenti della prima generazione, all'inizio lo vedrai pensarci su, e poi spesso ti risponderà:- "Quelli che venivano in gommoni, in barconi semidistrutti.. Eh loro portavano la droga, le donne per venderle in strada" e altre cose del genere. Spesso lui ignora la presenza del muratore straniero che ha ristrutturato la sua casa, la colf che gli ha cucinato il ragù meglio di una massaia emiliana, la babysitter che gli ha cresciuto i figli con tanto amore, insegnando a loro a scandire bene la parola "mamma" e a fare i primi passi verso quella cosa così bella che si chiama vita.

Perché perché il muratore o la colf sentivano in silenzio i commenti che si facevano nelle case su questi stranieri, (e non aggiungo le definizioni non proprio simpatiche che accompagnavano il termine stranieri), su questi stranieri che "vengono qua e dettarci legge e a rubarci il lavoro e i mariti ". In silenzio e senza fiatare inghiottendo spesso le lacrime. Ecco il massimo della ribellione di noi, la prima generazione. E in silenzio abbiamo costruite le case nel paese d'origine, dove andiamo una volta all'anno e dove ci fermiamo sempre di meno.

E ce ne siamo resi conto solo tardi, molto tardi che, la vera costruzione della nostra vita noi lo facevamo lì dove producevamo ogni giorno, lì dove i nostri figli crescevano e si formavano come persone e come cittadini in una società, la quale ancora non se ne rendeva conto della nostra voce, della nostra esistenza, del nostro contributo nello sviluppo della società stessa.

Ce ne siamo accorti molto tardi che stavamo diventando immigrati a tempo indeterminato, rischiando che i nostri figli diventassero una seconda generazione di immigrati a vita. Ci ha dovuto pensare il Presidente per dare una scossa alle nostre coscienze che ormai si stavano svegliando dal letargo ma un po' apatiche, ancora non trovano la strada giusta per attivarsi nella lotta quotidiana per i diritti.

Per dirla tutta e all'onor del vero, negli ultimi 3-4 anni, la partecipazione sempre più numerosa e sempre più attiva dei cittadini di origine non italiana nelle varie manifestazioni, iniziative concrete, nelle lotte quotidiane dimostra che finalmente il risveglio delle coscienze è una realtà. Abbiamo iniziato a riconoscerci il ruolo importante di membri attivi di questa società.

Un tardivo risveglio?? Forse sì! Ma forse, forse proprio questo dà ancora più forza alla nostra voce. Perché difendiamo il nostro diritto di essere trattati alla pari nei doveri e nei diritti con i cittadini italiani. Così agendo, facciamo comprendere alla società che questo paese lo rispettiamo, lo amiamo, lo chiamiamo CASA. È la casa dei nostri figli e nipoti,la maggior parte dei quali qui ci sono nati, crescono e maturano. E la casa la si difende e la si migliora continuamente, investendo energie concrete, investendo il proprio lavoro, il proprio sudore, la propria mente e la propria passione.

Ce ne ribelliamo più apertamente e in modo attivo verso le leggi discriminatorie della Destra, (la legge Bossi-Fini, con il suo contenuto disumano è un ostacolo quasi insormontabile per una vera e naturale integrazione), e ci rallegriamo per l'attivazione concreta della Sinistra nel cercare di dare al fenomeno immigrazione la dignità e l'attenzione che merita, senza abbassare la guardia e il tenore degli sforzi quotidiani a questi intenti. Sto cercando di rimanere il più possibile neutrale e razionale su questo punto, perché in queste mie personali riflessioni non vorrei fare un'analisi politica né dell'una e né dell'altra parte, anche se a chi mi conosce è noto il fatto su da che parte sto per quanto riguarda lo sviluppo politico italiano. Non è stato mai un segreto e ne sono consapevole delle mie scelte e le mie convinzioni.

Ma, anche dalla parte politica che io stessa appoggio, c'è una certa falla per quanto riguarda la prima generazione. Forse il mio è un richiamo a noi e proprio a loro. Siamo dei quarantenni, con delle risorse ancora inesplorate e non messe alla disposizione.

Abbiamo un mondo ricco dentro di noi, che si può sfruttare in tutti i campi. Il futuro è dei nostri figli, dei giovani ma noi esistiamo in questo presente. Esistiamo e viviamo non siamo dei vegetali.

Abbiamo molto da dare prima di tutto la nostra energia e il nostro sapere, la nostra esperienza inestimabile. Abbiamo coscienza e per di più siamo degli adulti che come dovere primario conosciamo il ruolo di guida per i nostri ragazzi. Non siamo solo una definizione di un aspetto dell'immigrazione, siamo attivi. Non scordate la nostra presenza, perché siamo proprio noi le radici di questa seconda generazione.

Ci siamo!!! E vogliamo che si riconosca il nostro ruolo attivo in questa società, in tutti i campi per preparare un terreno fertile per la crescita e lo sviluppo delle nuove generazioni. Rendiamo attiva questa prima generazione, rendiamola utile proprio ora che la sua coscienza è risvegliata. Perché si è lasciata ed è stata lasciata per troppo tempo in disparte per ragioni sopra menzionate. Sennò rischiamo di vedere una seconda generazione riconosciuta come cittadini in tutti gli effetti, che come radice ha una generazione ghettizzata.

L'esempio dei ragazzi di origine nord-africana di cittadinanza francese che fischiano l'inno nazionale, ci deve fare riflettere. Già il mondo lavorativo tratta i quarantenni e i cinquantenni come peso morto Che la politica non faccia lo stesso errore!!!

Chiudo queste riflessioni personali, prendendo spunto da due passaggi che citerò:
1. "Ho provato ad affermare un principio: l’integrazione non riguarda gli altri. Riguarda noi, tutti. Noi tutti che condividiamo il destino di vivere nello stesso spazio e nello stesso tempo. Indipendentemente da dove siamo nati, in quale lingua sogniamo, quale sia il nostro credo religioso, il nostro orientamento sessuale, la nostra età, il nostro genere o la nostra condizione sociale ed economica. Noi che usiamo gli stessi mezzi pubblici, le stesse piazze, gli stessi luoghi di lavoro, gli stessi giardinetti dove giocano i nostri figli

2. Lavoriamo perché l'Italia sia un paese per tutti, per i bimbi e per i loro genitori, qualsiasi sia la loro origine.

Visti così, sembrano i passaggi dello stesso discorso, della stessa persona. Invece appartengono a momenti diversi e a persone diverse. Il primo è di Ilda Curti, Assessore delle Politiche per l'Integrazione di Torino. E il secondo appartiene a Marco Pacciotti, Coordinatore Nazionale del Forum Immigrazione PD, in un intervento congiunto con Piero Ruzzante, Vicepresidente della Commissione Bilancio di Regione Veneto.

Comunque la si pensi dal punto di vista politico, si può trarre la conclusione che, la società che vogliamo è proprio questa, dove c'è un posto e un ruolo per tutti, e dove la politica mette in centro del suo lavoro il cittadino.

Noi, di prima generazione lo siamo!!! E vogliamo riconoscere e vedere riconosciuto il nostro ruolo nella società e nello sviluppo di essa. Ne vale il nostro presente e il futuro delle generazioni che verranno.

Esmeralda Tyli Ha studiato "Letteratura italiana" presso l’Università di Tirana

 



Dopo i recenti avvenimenti che hanno coinvolto i Rom che abitano nella Cascina Continassa di Torino, occorre aiutare e supportare in questo tragico momento le famiglie che hanno perso l'unica casa che conoscevano.

Superata la prima emergenza, è prioritario ridare dignità e speranza a uomini, donne e bambini che, in pochi istanti, hanno visto andare a fuoco tutta la loro vita e che ora si trovano ad affrontare il freddo e la disperazione di non avere più niente.

Di grande aiuto sono stati, in questi primi giorni, coloro che hanno portato la loro solidarietà e che hanno contribuito a migliorare le condizioni materiali in cui si sono ritrovate a sopravvivere le vittime dell'attacco razzista: le associazioni di volontariato, le autorità politiche e religiose, i funzionari pubblici e, soprattutto, i tantissimi cittadini fra i quali molti residenti nel quartiere da cui si è mosso il corteo che ha assaltato il campo nomadi.

Adesso è però necessario dare un indirizzo alla spontanea solidarietà dei tanti che ancora vorrebbero manifestare concretamente la loro solidarietà.

Le famiglie rimaste nella cascina hanno una enorme, principale, necessità:

un'ABITAZIONE VERA nella quale poter vivere dignitosamente.

Per questo motivo facciamo un appello ai cittadini, alle associazioni, agli enti religiosi e alle istituzioni affinché si adoperino per l'unica vera soluzione alla gran parte dei problemi innescati dalla presenza di campi nomadi nelle città: un'abitazione per le poche famiglie costrette a restare nel luogo in cui sono state aggredite e messe in pericolo di vita.

Si tratta di 3 famiglie, 7 persone in tutto, quelle che hanno finora trovato il coraggio di rivolgersi alla Magistratura per ottenere quella giustizia che gli aggressori hanno tentato d'oltraggiare durante il linciaggio.

Chi vuole dare il suo sostegno può:

  1. mettere a disposizione locali per l'ospitalità delle famiglie;
  2. offrire un lavoro;
  3. versare un contributo economico al Centro Studi Sereno Regis di Torino specificando la causale AIUTO FAMIGLIE ROM INCENDIO CONTINASSA:
  • con bonifico sul conto corrente postale 23135106 intestato a Centro Studi Sereno Regis – via Garibaldi 13 – 10122 Torino - IBAN IT 67 G 076 0101 0000 0002 3135 106
  • con vaglia postale
  • in contanti presso la segreteria del Centro Studi (sarà rilasciata ricevuta)

I fondi raccolti saranno consegnati direttamente alle famiglie per provvedere alle necessità materiali e alle spese per le abitazioni che speriamo di poter reperire. Sarà data completa trasparenza alla gestione dei contributi.

FEDERAZIONE ROMANI'
Via Altavilla Irpina n. 34 – 00177 Roma - fax +39.0664829795
http://federazioneromani.wordpress.com
federazioneromani@libero.it

IDEA ROM ONLUS
c/o Centro Studi Sereno Regis
Via Garibaldi 13 - 10122 Torino - fax +39.01182731123
www.idearom.it  - Fb IdeaRom
idea.rom@gmail.com

CENTRO STUDI SERENO REGIS
Via Garibaldi 13 - 10122 Torino - tel +39.011532824 +39.011549005 - fax +39.0115158000
http://serenoregis.org/
info@serenoregis.org

 
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