Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 12/10/2007 @ 10:26:47, in Italia, visitato 1622 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
Intolleranza e discriminazione pesano sull'Italia. Il rapporto dell'Enar
Migranti, richiedenti asilo, rifugiati e rom i gruppi più colpiti: stanno peggio
le donne. Casa e lavoro fanno registrare il maggior numero di episodi di
razzismo. Premiato il governo di centro-sinistra: ''chiara inversione di
tendenza''
ROMA - Il rapporto Enar 2006 "Shadow Report” sul razzismo in Italia non fa
sconti: intolleranza e discriminazioni sono “ancora uno dei principali problemi
che migranti, richiedenti asilo, rifugiati, rom e sinti devono affrontare in
vari settori della vita pubblica”. Tuttavia gli osservatori registrano “una
chiara inversione di tendenza nell’approccio” dell’attuale governo di
centro-sinistra rispetto a quella di centro-destra, che “includeva anche il
partito xenofobo della Lega Nord”. Un cambiamento politicamente molto rilevante
secondo gli osservatori è stato il ritiro delle riserve presentate dall’Italia
in merito alla Decisione Quadro del Consiglio sulla lotta al razzismo, che nel
2002 non era stata adottata proprio a causa dell’opposizione del Governo
italiano. Pesano positivamente la nuova proposta di riforma della legge sulla
cittadinanza ha come obiettivo quello di abbattere le barriere all’accesso alla
cittadinanza per tutti i cittadini stranieri e, in particolare, per i bambini
nati in Italia da genitori non italiani o che, pur essendo nati all’estero, sono
arrivati in Italia molto piccoli. Altrettanto importante è giudicata la
creazione di un Tavolo Interministeriale su rom, sinti e camminanti e di una
Consulta giovanile per il pluralismo religioso e culturale. Atti di indirizzo
significativi, ma che al momento non hanno ancora determinato efficaci
cambiamenti nella qualità della vita delle persone. Non passano inosservate la
riforma della Bossi-Fini e un nuovo approccio rispetto ai Cpt.
Restano, tra i gruppi maggiormente colpiti, ancora le popolazioni rom e sinte, i
richiedenti asilo ed i rifugiati, i musulmani con cittadinanza italiana e non,
gli immigrati provenienti dai paesi del Maghreb e dall’Africa Sub-Sahariana. E,
all’interno di questi gruppi, la situazione delle donne e dei minori è
peggiorata rispetto allo scorso anno. Nel mercato del lavoro, il rapporto
dimostra che i gruppi più vulnerabili sono rimasti relegati negli impieghi più
pesanti, precari e meno specializzati e che gli stipendi medi sono rimasti ben
al di sotto di quelli della maggioranza dei lavoratori. Il rapporto denuncia
inoltre l’alto tasso di incidenti sul lavoro, che “sembra essere strettamente
correlato alle condizioni di lavoro e ai bassi livelli di sicurezza sui luoghi
di lavoro”. La maggior parte delle donne immigrate sono ancora impiegate nel
lavoro di cura con salari molto bassi, senza che vengano presi minimamente in
considerazione i loro titoli di studio. E accanto a questo, è il settore degli
alloggi che ha fatto registrare il maggior numero di casi di discriminazione
denunciati al numero verde dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar).
Anche nell’istruzione l’Italia arretra: persistono, secondo il rapporto, i bassi
tassi di successo scolastico degli alunni non italiani in tutti i livelli di
scuola, uniti alla pratica diffusa di inserire i/le bambini/e stranieri appena
arrivati in Italia in classi inferiori rispetto alla loro età anagrafica e al
livello raggiunto nella scuola del paese d’origine. Sotto accusa anche i media
che “in numerose occasioni i media a larga diffusione abbiano diffuso
un’immagine negativa e distorta degli immigrati, dei rifugiati e dei rom,
trasformandoli in capri espiatori per numerosi problemi sociali, inclusa la
percezione di insicurezza diffusa in alcuni contesti urbani”. (vedi lanci
successivi)
© Copyright Redattore Sociale
Rom e sinti, la segregazione nei campi ''ancora più grave''
Rapporto Enar. ''Vivono quotidianamente pratiche di emarginazione e esclusione
dai principali settori della vita economica, sociale e professionale''
ROMA – Tra i gruppi più a rischio di discriminazione in Italia ancora al primo
posto le popolazioni rom e sinte, e secondo l’Enar nel 2006 la situazione nei
campi è ancora peggiorata. “Vivono quotidianamente pratiche di emarginazione e
esclusione dai principali settori della vita economica, sociale e professionale,
oltre che risultare profondamente emarginati in settori quali l’alloggio,
l’istruzione, l’accesso ai servizi”, si legge nel rapporto. “La segregazione
territoriale della popolazione rom nei campi nomadi si è riproposta nel corso
del 2006 in misura ancora più grave”, spiega l’Enar. Non è un caso quindi che i
più eclatanti casi di policing profiling di cui si ha traccia (in Italia manca
un monitoraggio completo) “riguardano i trattamenti riservati ai cittadini di
origine rom o sinti, costantemente soggetti a sgomberi forzati e a controlli
indiscriminati da parte delle forze di polizia”. Il rapporto segnala in
particolare alcune ricerche secondo cui è “pratica diffusa da parte di Polizia e
Carabinieri di arrivare nei luoghi di insediamento durante la notte o la mattina
presto per sgomberare i campi, effettuare controlli ed espellere coloro che sono
privi di permesso di soggiorno”. Pratica, commenta l’associazione talmente
frequente “da essere ormai divenuta la normalità per molte persone che vivono
nei campi”. Preoccupa l’Enar anche la condizione dei cittadini romeni in Italia,
con l'ingresso in Ue. “Parallelamente alla crescita molto significativa che
caratterizza in questi anni la comunità romena (con l’11,9% sul totale della
presenza immigrata costituiscono il primo gruppo nazionale), questa conosce nel
corso dell’anno un progressivo processo di criminalizzazione, fortemente
alimentato dai media e è fatta oggetto di numerosi aggressioni a sfondo
razzista”.
© Copyright Redattore Sociale
Di Fabrizio (del 14/10/2007 @ 09:11:05, in Italia, visitato 1820 volte)
Con la collaborazione con il Centro Servizi per il Volontariato di Pescara
Sono una bambina Rom, non dimenticatevi che anche io sono una bambina! …
come tutte le bambine del mondo
COORDINATORE DOTT. Piergiorgio GRECO,
Responsabile comunicazione CSV Pescara
- SALUTO DELLE AUTORITÀ
- RELAZIONI:
Nazzareno GUARNIERI,
Rom abruzzese, esperto minoranze Rom/Sinte
DOTT. Massimo MARCUCCI,
Referente del progetto “Le radici e le ali”
PROF. Alain GOUSSOT,
Docente di Pedagogia speciale, Facoltà di Psicologia di Cesena
Fabrizio CASAVOLA,
Redattore di Mahalla
PROF. Marco BRAZZODURO,
Docente di politiche sociali alla Facoltà di Statistica dell’Università “ La
Sapienza” Roma
DOTT.SSA Giovanna DI LELLO, Regista
Presentazione e distribuzione gratuita ai partecipanti di una nuova
pubblicazione di RomSinti@Politica.
Di Fabrizio (del 17/10/2007 @ 09:26:45, in Italia, visitato 1801 volte)
MOBILITAZIONE NAZIONALE
27 OTTOBRE 2007 A BRESCIA
PER LA LIBERTÀ E I DIRITTI DEI MIGRANTI
La legge Bossi-Fini è ancora in vigore e non sembra ci sia la volontà di
abrogarla, nemmeno di superare gli aspetti più razzisti che continuano a
provocare il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei migranti.
Abbiamo sentito nell'ultimo anno tante promesse, nessuna si è tradotta in
realtà. Nei fatti non abbiamo visto alcuna discontinuità con i governi
precedenti. Anzi abbiamo assistito ad un aumento di episodi razzisti di una
gravità allarmante: amministratori locali che incitano la popolazione a cacciare
rom e migranti. I migranti non sono considerati persone, soggetti che
vogliono affermare i propri diritti sociali e politici, ma donne e uomini da
usare nelle fabbriche, nel commercio, nelle cooperative come forza lavoro
precaria e sottopagata.
Da quasi due anni i migranti e le loro famiglie sono costretti a pagare
centinaia di euro per ogni rinnovo del permesso di soggiorno. Gran parte di
questi soldi vanno alle Poste Italiane senza che forniscano un servizio e
un'assistenza adeguati. L'accordo tra lo Stato e le Poste si è rivelato solo un
grande affare per le Poste e le casse dello Stato, un ulteriore costo per i
migranti e un notevole allungamento dei tempi per rinnovare i permessi di
soggiorno. Bisogna trasferire tutte le pratiche dalle questure e dalle Poste
agli enti locali, comuni e circoscrizioni, in modo che i migranti non siano più
costretti a fare umilianti code davanti agli sportelli e perché finalmente i
permessi di soggiorno siano una normale certificazione amministrativa.
Il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro continua ad essere il
principale motivo della precarietà dei migranti oltre che rappresentare un costo
economico e sociale eccessivo per i migranti: basti pensare che per lavorare i
migranti devono avere una casa idonea con tanto di certificazione a norma degli
impianti idraulico e elettrico.
La diffusione dei cosiddetti regolamenti e patti sulla sicurezza sta alimentando
un clima sociale ostile nei confronti dei migranti. I CPT continuano a essere
aperti e svolgere la loro funzione repressiva e di controllo della libertà dei
migranti.
E' necessaria una nuova sanatoria, base di partenza per l'introduzione della
regolarizzazione permanente, di tutti i migranti presenti sul territorio.
E venuto il momento che i migranti e gli antirazzisti riprendano la parola e si
mobilitino in prima persona in due scadenze nazionali: il 27 ottobre a Brescia e
il 28 ottobre a Roma.
Sabato 27 ottobre ore 15.00 piazza della Loggia (Brescia)
· per l'abrogazione del protocollo di intesa con Poste Italiane basta dare i
soldi alle poste per i permessi di soggiorno.
· per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di
lavoro, fonte di precarietà e di ricatto sui luoghi di lavoro.
· per la chiusura definitiva dei Centri di Permanenza Temporanea (CPT) in cui
continuano ad essere rinchiusi i migranti che non hanno commesso alcun reato. No
ai regolamenti e ai patti sulla sicurezza che colpiscono i migranti e alimentano
il razzismo
· per la sanatoria e la regolarizzazione permanente di tutti/e i/le migranti
presenti sul territorio
· per l' abrogazione della Bossi-Fini
· per il rimborso dei contributi pagati per chi rientra definitivamente nel
proprio paese
Appuntamento a Milano ore 12.00 in piazza XXIV Maggio 2
(davanti al Mercato Comunale)
Partenza pullman ore 12.30 - Costo del biglietto 5 euro (andata e ritorno)
Il pullman è organizzato dalla Rete di associazioni di immigrati Cittadini di
Fatto
Per comprare i biglietti chiamare: 339/2328678 – 333/1229779
Il costo del biglietto è ridotto grazie al contributo di Arci Milano – Fillea
Lombardia – Rete Scuole Milano
Prime Adesioni
Associazione Diritti per tutti (Immigrati in lotta), Coordinamento Immigrati
Cgil Brescia e Provincia, Forum delle Associazioni degli Immigrati, Associazione
Multietnica Castegnato, Centro islamico Vobarno e Valle Sabbia, Associazione
islamica Mohammadiah, Associazione Sri Lanka-Italia, Tavolo Migranti ,Centro
sociale Magazzino 47, Radio Onda d'Urto, Centro sociale 28 maggio SdL
Intercategoriale, Centro islamico Bresciano, Confederazione Cobas, Associazione
Sinistra Critica, Circolo Fai-Arci, Associazione Italia – Bangladesh, Giovani
Comunisti Brescia, Associazione Il Maghreb, Associazione Essalam, Associazione
Immigrati Franciacorta, Centro Islamico di Sarezzo, Coordinamento Immigrati
Bergamo, Coordinamento Migranti Bologna, Gruppo Migranti Torino, Rete Cittadini
di Fatto Milano, Laboratorio antirazzista L'Incontro La Spezia, Coordinamento
Migranti Vicenza
Di Fabrizio (del 20/10/2007 @ 09:05:40, in Italia, visitato 2353 volte)
Ricevo da Marcel Costache
Caro Fabrizio,
Venerdì scorso sono stati di nuovo lanciati petardi e bombe carta contro i 10
bambini con 4 uomini (uno su una carozzina, perché è disabile) e 4 donne che
vivono all'interno della cascina Gandina, struttura di Pieve Porto Morone
(provincia di Pavia). I rom sono gli ultimi dei 200 che stavano all'ex Snia
-Pavia e che sono stati sgomberati.
"Criminali per bene-nazi duri e impuri pronti a tutto", (come dice "Il
Settimanale Pavese"), hanno nuovamente cinto d'assedio i Rom chi vivono nella
cascina Gandina, gridato insulti,lanciato petardi e bombe carta. Sono stati
circa 150, scrive il giornale.
Lunedì è stata incendiata l'auto di un rom che vive alla cascina Gandina,
all'altezza del ponte sul Po. Un rom chi sta lavorando e che adesso non ha più
un mezzo per raggiungere il suo posto di lavoro.
Questa é la tolleranza italiana?!
Voglio che tu faccia conosciuto questo messaggio,
Grazie,
Marcel
Di Fabrizio (del 25/10/2007 @ 22:03:34, in Italia, visitato 2514 volte)
Anche a nome di Paolo Cagna e Dijana Pavlovic, vi invio qui sotto una
proposta di iniziativa che vorremmo prendere a partire da lunedì. Ci sembra
importante partire lunedì, pur se i tempi organizzativi sono stretti e pur non
essendoci modo e tempo di aprire un confronto approfondito. D'altra parte si
tratta di questioni di cui da tempo stiamo discutendo e che in linea generale
trovano tutti d'accordo. L'iniziativa in sé, anche dopo la buona riuscita della
"Settimana Rom", vuole essere un modo di dare concretezza a tanti discorsi e
anche di provare a rispondere a singole e materialissime contingenze, ora
drammatizzate dal freddo e dal brutto tempo.
L'idea è di partire lunedì con un primo gruppo di digiunanti (che oltre a
digiunare, stazioneranno tutto il giorno, e nei giorni successivi, con dei
cartelli in piazza della Scala).
Se le adesioni saranno molte, si potrà poi procedere "a staffetta", nei giorni e
settimane successive.
Dovendo domani già comunicare alla stampa l'iniziativa, vi chiediamo
cortesemente una sollecita decisione rispondendo a questo indirizzo mail:
sergiosegio@libero.it indicando,
oltre al nome e cognome:
- se si partecipa a titolo individuale
- se si preferisce specificare anche l'organizzazione di appartenenza
- se si è disponibili solo al digiuno (in questo caso specificando quale o quali
saranno i giorni in cui si digiunerà) o anche ad essere fisicamente presenti in
piazza della Scala, e in che giorni e orari.
- se si aderisce solo politicamente all'iniziativa ma senza digiunare e
presenziare in piazza della Scala.
Qui sotto trovate il testo con il quale abbiamo intenzione di gestire
l'iniziativa
Aspettiamo dunque un pronto riscontro Grazie - Sergio Segio
SALVIAMO LA VITA AI BAMBINI ROM :Un digiuno di protesta e di proposta!
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no.
Questi versi scritti da Primo Levi di ritorno dal lager ci commuovono e ci
indignano. Ma solo se rimangono sulla carta, se restano confinati nella Storia,
in un lontano passato. Eppure sarebbe facile accorgersi che ci parlano anche del
presente. Di questo presente in questa città di Milano. Ma anche di Roma, di
Livorno, di Bologna, di Pavia…
A Milano, con maggior sistematicità, determinazione e fors’anche cattiveria, da
tempo è in atto una sorta di “pulizia etnica”. Gli sgomberi forzati dei campi
rom hanno letteralmente e fisicamente buttato sulla strada centinaia di persone,
compresi anziani e malati, donne e bambini. Sgomberi effettuati senza concedere
alternative e senza che rispondessero a una qualche strategia da parte
dell’amministrazione pubblica che non fosse semplicemente quella, brutale, di
buttare queste persone nella disperazione, rendendo loro la vita così dura da
costringerle ad andarsene.
Una logica, oltre che cinica, miope. Perché queste persone non hanno un Paese
dove tornare. Anche nei luoghi da cui sono arrivati sono soggetti a repressione
e discriminazione, dunque non si capisce perché e come potrebbero tornarvi.
La politica degli sgomberi senza alternative produce e produrrà solo una
maggiore sofferenza e disperazione, comporta il fatto che centinaia di persone
sono costrette a vivere come topi, all’addiaccio, nel fango. In condizioni non
troppo dissimili da quelle di cui raccontava Primo Levi.
Anche oggi si può infatti essere scacciati e schiacciati, si può rischiare di
morire per un sì o per un no. A Milano, a Pavia. O a Roma, dove pochi giorni fa
è morto Francesco, piccolo rom di due mesi, congelato dal freddo in una tenda
dove era stato confinato con i suoi genitori dalla politica degli sgomberi.
Ogni anno nelle grandi città si parla di «emergenza freddo», come fosse un fatto
anomalo ed eccezionale. Di questa prevedibilissima emergenza muoiono ogni anno
decine e decine di bambini e anziani, di rom e di senza dimora. E ogni anno
assistiamo alle ipocrite e pilatesche lacrime di coccodrillo di troppi
amministratori pubblici.
Il Comune di Milano, dopo lo sgombero del campo di San Dionigi, si era impegnato
a garantire un minimo di risposta almeno a donne e bambini,ospitandoli nel
dormitorio pubblico di viale Ortles. Pur di fronte allo smembramento delle
famiglie, era meglio del niente. Eppure anche questa piccola e minima cosa non è
stata realmente garantita. Basta nulla per perdere anche questa minuscola
possibilità.
Da venerdì 19 ottobre una madre e i suoi quattro bambini, di cui tre
piccolissimi e in cattive condizioni di salute, sono in strada, cacciati dal
dormitorio perché si erano assentati due giorni, per assistere un parente
malato. Ora si trovano senza il minimo riparo, mentre cresce il freddo e
cominciano le piogge.
Di fronte a queste drammatiche situazioni, da mesi le istituzioni locali e la
prefettura si girano dall’altra parte. Fingono di non vedere, di non sapere, di
non avere responsabilità e doveri. Associazioni, forze sociali, sindacati hanno
inutilmente rivolto loro appelli, chiesto interventi e risposte.
Noi non abbiamo più nulla da chiedere al sindaco, all’assessore o al prefetto.
Il loro silenzio e immobilismo sono più eloquenti di tanti discorsi. Del resto,
troppe parole e riunioni sono state sinora generosamente, e inutilmente, spese.
Le parole, infatti, non costano molto.
Come don Abbondio non si poteva dare un coraggio che non aveva, così queste
istituzioni non possono dar mostra di responsabilità che evidentemente non
avvertono.
Da lunedì 29 ottobre noi, come singole persone più che come esponenti di
associazioni, effettueremo un digiuno totale, durante il quale sosteremo
fisicamente, ogni giorno, in piazza della Scala, davanti a Palazzo Marino.
Non per rivendicare qualcosa. Semplicemente per testimoniare e denunciare che
quattro bambini sono stati buttati per strada, che rischiano di ammalarsi e
anche di morire. Per chiedere a tutti e a ciascuno “Se questo è un uomo”, se è
tollerabile che tutto ciò accada nella ricca e democratica Milano, se davvero
non è possibile dare un segno di umanità e una risposta concreta a quei bambini
e al problema generale di cui essi sono parte e drammatica rappresentazione.
Di Fabrizio (del 29/10/2007 @ 21:58:08, in Italia, visitato 2562 volte)
Ricevo da Dijana Pavlovic
PRIMI IMPORTANTI RISULTATI DEL DIGIUNO PER I BAMBINI ROM DOMANI, MARTEDÌ 30 OTTOBRE, LA PROTESTA CONTINUA. I DIGIUNANTI INCONTRERANNO DAVANTI A PALAZZO MARINO IL SEGRETARIO GENERALE CGIL ONORIO ROSATI. Venerdì scorso, 26 ottobre, abbiamo annunciato alla stampa l’iniziativa del digiuno per i bambini Rom Silvia, Adelina, Sincera, Decibal. I quattro bambini e la loro madre Simona dal venerdì precedente, 19 ottobre, erano stati espulsi dal dormitorio pubblico di viale Ortles, in quanto si erano assentati due giorni. Per la cronaca: si erano dovuti recare a Roma per trovare un parente malato. Sabato 27 ottobre sia il “Corriere della Sera” sia “la Repubblica”, sia agenzie di stampa avevano dato notizia dell’iniziativa di protesta. Lo stesso sabato la Casa della Carità, su richiesta dell’assessore Mariolina Moioli, ha deciso di accogliere i quattro bambini e la loro madre, che da una settimana erano costretti all’addiaccio. Quest’oggi, lunedì 29 il primo gruppo di digiunanti si è ritrovato in Piazza della Scala, davanti al Comune di Milano, dando comunque vita all’iniziativa programmata. Se è infatti vero che si è trovata una sistemazione a Silvia, Adelina, Sincera, Decibal e Simona, è altrettanto vero che nella loro precedente condizione, quella dell’addiaccio, si trovano numerosi altri bambini. Così come è vero che la sistemazione si è resa disponibile solo dopo l’annuncio del digiuno di protesta. Al presidio di quest’oggi davanti al Comune, con i digiunanti, erano presenti anche Silvia, Adelina, Decibal, Sincera con il loro padre, Luciano: pur se ora loro hanno ottenuto un posto per dormire al coperto, sanno bene che centinaia di altri bambini sono ancora costretti a vivere in situazioni inaccettabili, prodotte dalla violenta politica degli sgomberi senza alternative messa in atto da mesi dal Comune di Milano. Nel pomeriggio, i digiunanti, i quattro bambini e alcuni rom sono entrati a Palazzo Marino per assistere al consiglio comunale. L’altro risultato ottenuto dalla mobilitazione è che quattro consiglieri comunali (Patrizia Quartieri, Basilio Rizzo, Marco Granelli, Aldo Brandirali), in difformità dal previsto ordine del giorno, sono intervenuti, chi per associarsi alla nostra denuncia, chi per prenderne atto. Domani, martedì 30 ottobre, proseguiremo la protesta e il digiuno, trovandoci nuovamente in Piazza della Scala a partire dalle ore 12. Alle 12,20 i digiunanti incontreranno il segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, Onorio Rosati
Di Fabrizio (del 03/11/2007 @ 00:38:56, in Italia, visitato 1935 volte)
Ricevo da Dijana Pavlovic
Mercoledì 31 ottobre, al terzo giorno di digiuno, al presidio davanti a
palazzo marino hanno portato la loro solidarietà Dario Fo e Franca Rame, i
presidenti della Caritas, delle ACLI e dell'ARCI, la Camera del lavoro di
Milano, su proposta della quale si terrà il 14 novembre una conferenza unitaria
per una strategia comune. Alle 14, dopo nostra richiesta,la dottoressa Lucarelli,
funzionario dell'assessorato alle politiche sociali, ci ha comunicato che
l'assessore Moioli era disponibile a un incontro con una delegazione dei
digiunanti. Abbiamo deciso quindi di far partecipare alla delegazione le mamme e
i bambini espulsi da viale Ortles insieme con alcuni rappresentanti del campo di
S. Dionigi. Al momento dell'incontro l'assessore, smentendo clamorosamente
l'accordo fatto con il suo funzionario, ha dichiarato che avrebbe parlato solo
con i rom presenti. A questo atteggiamento arrogante e pretestuoso anche i rom
hanno risposto rifiutando di partecipare all'incontro e insieme abbiamo
presidiato l'assessorato, mentre l'assessore se ne andava precipitosamente, fino
all'arrivo della senatrice Franca Rame che messasi in collegamento con il
sindaco Moratti otteneva il rientro dell'assessore per affrontare e risolvere il
problema da noi posto. L'incontro, con la partecipazione dei rom, si concludeva
con la dichiarazione della Moioli che le due donne espulse con i loro figli
rientravano immediatamente in viale Ortles e con l'impegno a dare
una sistemazione definitiva agli sgomberati da S. Dionigi.
Alla luce di tutto ciò il presidio è stato sospeso mentre il digiuno di protesta
prosegue a staffetta tra quanti vi hanno aderito per verificare il rispetto
degli impegni presi.
Di Fabrizio (del 04/11/2007 @ 09:32:08, in Italia, visitato 2515 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
Sono tanti i rumeni che vivono in Italia, le cifre parlano da sole, più di
640.000 : é la comunità più numerosa che vive in Italia. Quello che è
successo a Roma e’ veramente orribile.
Siamo sconvolti, sono il primo a dirlo come rumeno che vive in Italia da più di
dieci anni.
Come rifugiato politico e in nome della LEGA PER LA PROTEZIONE DEI DIRITTI
DELLE PERSONE COMUNITARIE EXTRACOMUNITARIE E DEI RIFUGIATI POLITICI sono vicino
alla famiglia, vicino alla loro sofferenza.
Sono anni che stiamo cercando di tutelare le persone più deboli, sono anni che
lavoriamo perchè i diritti e la legge siano rispettati, ci stiamo domandando
perchè si è arrivati fin a questo punto di odio.
Quello che io posso dire, in base alla realtà che ho conosciuto, è che i rom
rumeni in questi ultimi 60 anni hanno subito, nel loro Paese di provenienza, una
situazione di emarginazione e di non inserimento dovuto in gran parte dalla
volontà delle stesse autorità rumene, all'incapacità con cui queste autorità
hanno affrontato il problema della minoranza rom, pur essendo i rom una
minoranza rappresenta anche nel loro Parlamento.
C'è poi una questione sociale che spesso viene dimenticata:lo stipendio di un
operaio rumeno è di circa 150 euro, a fronte di prezzi al consumo superano
addirittura quelli italiani. Il governo chiede quindi enormi sacrifici al popolo
rumeno, ma nel frattempo la maggior parte dei parlamentari rumeni sono
ricchissimi e la corruzione è alle stelle,e se per un rumeno è difficile
sopravvivere,ancora più difficile è la condizione per i rom di fronte ad una
situazione di esclusione sociale (e parliamo di una minoranza di quasi due
milioni di persone).
Un altro fatto molto importante è che, vigendo in Romania un codice penale che
prevede pene mostruose per qualsiasi tipo di reato, i rom, che per la maggior
parte non hanno una istruzione scolastica che permetta loro di accedere ad un
lavoro scappano via e i reati li commettono in Europa.
Il governo rumeno deve allora ammettere le sue colpe,la superficialità con cui
fino ad ora ha affrontato il problema rom. Quello che servirebbe è un
cambiamento totale dell'atteggiamento nei loro confronti. Ma qui non si parla
solo del governo rumeno, perché ora il problema riguarda anche quello italiano.
In un Paese civile come l'Italia non è possibile accettare una politica di
pulizia etnica, e non è giusto che si torni agli anni trentotto quando Mussolini
ha espulso gli ebrei.
Lo Stato deve garantire la sicurezza del cittadino ma non emanare delle leggi
che mettono a rischio intere comunità. Per questi motivi chiediamo un incontro
con i rappresentanti del governo rumeno, affinché si attivi velocemente un
tavolo interistituzionale coinvolgendo tute le categorie che possano contribuire
a risolvere al più presto questa problema.
Serve veramente un investimento umano da parte delle autorità rumene, per
avviare programmi di inserimento, incentivi statali per l'inserimento lavorativo
dei rom
Con il contributo di tutti noi possiamo superare e risolvere questo tipo di
problemi che noi stessi abbiamo creati.
BASTA CON LA CACCIA AI ROM, AI RUMENI, AI MIGRANTI che sono una ricchezza
per il paese. Respingiamo tutte le politiche di xenofobia e di odio razziale che
hanno prodotto un decreto legge varato sull'onda dell'emotività e delle
pressioni della destra, un decreto che non risolve i problemi della sicurezza.
Pensare che demolendo le baracche dove vivono i disperati si risolve il problema
della criminalità è sbagliato.
Le leggi servono per tutelare la cittadinanza e non per creare odio.
Per questo riteniamo sbagliatissimo l'intervento di Veltroni alla TV rumena e
ancora più sbagliate le risposte del premier rumeno che nella sua ignoranza
della situazione non ha fatto altro che consentire alla colpevolizzazione di un
intero popolo
La stragrande maggioranza del popolo rumeno è un popolo di lavoratori, umili e
rispettosi, ed è il caso di ricordare che è stata proprio una donna rumena a
denunciare il rom ,ma tutto questo è
passato in secondo piano.
Quanti rumeni sono morti nei cantieri dove lavoravano,nell'indifferenza e nel
silenzio di uomini politici e mass media?
Per quanto tempo giornali e mass media si occuperanno dei quattro rumeni
massacrati a Tor bella monaca o di quelli costretti a fuggire per evitare
linciaggi?
E’ tutto sbagliato. Chiediamo collaborazione e nello stesso tempo buon senso.
Sevastian Zlotea Rifugiato politico.
Di Fabrizio (del 09/11/2007 @ 08:56:59, in Italia, visitato 1620 volte)
COMUNICATO STAMPA CS127-2007 UCCISIONE DI GIOVANNA REGGIANI E ATTACCHI XENOFOBI: AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA RICHIAMA LE ISTITUZIONI E I MEZZI D'INFORMAZIONE A DARE IL BUON ESEMPIO TENENDO UN ATTEGGIAMENTO RESPONSABILE Facendo proprio il richiamo all'importanza della giustizia e all'insensatezza della violenza e della vendetta, rivolto dai familiari di Giovanna Reggiani, aggredita e uccisa a Roma il 31 ottobre 2007, la Sezione Italiana di Amnesty International ha sottolineato la necessita' che i rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali, gli esponenti politici e gli operatori dei mezzi di informazione adottino un atteggiamento responsabile e obiettivo che stigmatizzi le responsabilita' individuali e prevenga gli attacchi xenofobi. 'Esortiamo i rappresentanti del Governo, del Parlamento e degli enti locali cosi' come gli operatori dell'informazione a non indulgere a generalizzazioni, a non alludere a responsabilita' collettive di un determinato gruppo di migranti e a non utilizzare un'inaccettabile identificazione tra poverta' e propensione al crimine. Le istituzioni i media hanno il compito di 'dare il buon esempio' e di garantire la sicurezza anche attraverso un atteggiamento chiaro e inequivocabile di rifiuto di ogni forma di violenza e di pregiudizio' - ha detto Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. 'In questo momento siamo vicini alla famiglia di Giovanna Reggiani, come a tutte le vittime di crimini e di violenza commessi nei confronti delle donne. La sua uccisione ci ricorda la necessita' che i governi adottino azioni positive per fermare la violenza degli uomini contro le donne che, in Italia, secondo i dati ufficiali colpisce, a diversi livelli, una donna su tre. Approfittarne per esacerbare il dibattito sulle politiche migratorie significa dimenticare che tale violenza ha portata trasversale a elementi quali la cultura, la nazionalita' e la condizione sociale e che non vi sono popoli o gruppi che possano considerarsi immuni' - ha proseguito Pobbiati. La Sezione Italiana di Amnesty International si e' detta sorpresa per il modo affrettato e reattivo con cui sono stati adottati provvedimenti di portata generale che modificano le norme relative alla permanenza sul territorio italiano e alle espulsioni dei cittadini dell'Unione europea. L'organizzazione ha ricordato alle istituzioni che, secondo gli standard dei diritti umani stabiliti a livello internazionale e regionale, ogni espulsione deve essere adottata su base individuale e su presupposti chiaramente predefiniti e prevedere il vaglio da parte di un'autorita' indipendente. FINE DEL COMUNICATO Roma, 7 novembre 2007 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
Di Fabrizio (del 10/11/2007 @ 08:50:23, in Italia, visitato 1959 volte)
Stefano Comi | 2007-11-07 Un delitto orribile scuote l'opinione pubblica. Il presunto colpevole è un immigrato rumeno che vive, si fa per dire, in una baracca di cartone sul ciglio dell'Aniene (1). Parte la reazione politica: decreto legge ed espulsione di rumeni a tappeto (2). Che per anni la legge Bossi-Fini ha di fatto costretto alla clandestinitá coloro che non potevano presentare un contratto di lavoro valido è elegantemente taciuto. Che per anni la "politica dell'immigrazione" si sia di fatto limitata a punire e vessare gli immigrati, tanto da chiamare sulla scena la Commissione Europea contro il razzismo e l'intolleranza (3) viene nascosto sotto il tappeto delle tante inettitudini della politica italiana. La Commissione Europea rimprovera all'Italia di non aver applicato le norme europee per facilitare l'acquisizione della cittadinanza, di non avere introdotto norme chiare contro il reato di razzismo, di non aver aggiornato gli operatori delle forze dell'ordine e della magistratura sui reati di razzismo, di non aver incentivato le iniziative locali per la rimozione di elementi di discriminazione in base alla razza, alla religione, alla lingua degli immigrati. L'Italia è rimproverata per non mettere a disposizione nei tribunali un sufficiente servizio di traduzioni per i processi che vedono coinvolti gli immigrati, per non aver istituito centri di monitoraggio anti-razzisti regionali, di non avere sufficientemente sfruttato gli studi e le statistiche elaborate con i mezzi stanziati dall'UE per promuovere politiche idonee, di non aver adeguato i programmi scolastici in tema di diritti umani. La Commissione punta senza equivoci il dito sulla Bossi-Fini quale fonte di vessazioni, arbitrio e inefficienza alla base di fenomeni che poi, di fatto, risultano essere razzisti. Mancano corsi di apprendimento della lingua italiana per stranieri, insegnanti di appoggio nelle scuole con alta frequentazione di bambini con un contesto di immigrazione. Gli immigrati sono discriminati quando cercano un alloggio, quando vogliono aprire un conto in banca o quando vogliono assicurare un'automobile. Gran parte degli stranieri è assunta in nero o con stipendi nettamente inferiori a quelli degli italiani mentre aumenta il numero dei delitti a sfondo razzista. I gruppi piú colpiti, dice la Commissione, sono i richiedenti asilo, i Rom, i gruppi mussulmani. In tutto questo contesto, il dito è puntato in prima linea contro i media (!) che, specialmente dopo l'11 settembre hanno associato senza distinzioni i mussulmani e l'Islam col terrorismo. La Commissione aveva raccomandato di istituire un organismo indipendente che vigili sulle violazioni dei diritti umani, compresi comportamenti razzisti, all'interno delle forze dell'ordine. Tale organismo non è stato fino ad oggi istituito. La Commissione rimprovera che all'interno del parlamento italiano sono tollerati i discorsi razzisti e xenofobi della Lega che hanno mirato ad attribuire a gruppi minoritari (Sinti, Rom, mussulmani) la responsabilitá del degrado del tessuto sociale arrivando all'incitamento alla violenza e all'odio nei loro confronti. Mi fermo qui. In fondo alla pagina ho messo il Link al Rapporto della Commissione Europea. ... Che ripercussioni ha tutto questo sulla nostra vita e sul tessuto sociale e civile? Siamo purtroppo testimoni in questi giorni di molti episodi di violenza bestiale ed efferata. Perugia, Lecce, Cosenza, Garlasco, ... la lista è lunga ed è testimonianza di una societá che ha perso orientamenti e valori. Ma è anche la testimonianza di una giustizia che non funziona, non perché poco severa, ma perché inefficiente. Tempi processuali lunghissimi come in nessun altro paese europeo, danno la sensazione di impunitá ai criminali di professione e di impotenza ai cittadini onesti. Ecco allora che alla presenza dell'ennesimo delitto efferato e di fronte alla reazione rabbiosa dei cittadini e della stampa, la politica in prima persona indica nell'etnia, nella diversitá e nell'immigrazione la causa del male, cavalcando cioè essa stessa la tigre della xenofobia che a parole vorrebbe frenare. Cosí, per coprire le proprie responsabilitá, che sono gravissime, la politica bipartisan indica nella categoria che da anni è vittima di discriminazioni, emarginazione e razzismo, il colpevole collettivo di tutti i mali, catturando cosí due piccioni con una fava. Primo, nascondere le proprie inettitudini ormai endemiche da molto prima del fenomeno immigratorio; secondo, disfarsi del sintomo ultimo delle proprie deficienze senza doversi impegnare ad eliminarne le cause. È uno schema giá visto e vissuto e che ha portato, nemmeno tanto tempo fa, ai Lager e alle camere a gas. (1) http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/tor-di-quinto/flebile-attivita/flebile-attivita.html
(2) http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/tor-di-quinto/scattano-espulsioni/scattano-espulsioni.html
(3) http://www.coe.int/t/e/human_rights/ecri/1-ECRI/2-Country-by-country_approach/Italy/Italy third report - cri06-19 Italian.pdf
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