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\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 12/10/2007 @ 10:26:47, in Italia, visitato 1622 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale

Intolleranza e discriminazione pesano sull'Italia. Il rapporto dell'Enar

Migranti, richiedenti asilo, rifugiati e rom i gruppi più colpiti: stanno peggio le donne. Casa e lavoro fanno registrare il maggior numero di episodi di razzismo. Premiato il governo di centro-sinistra: ''chiara inversione di tendenza''


ROMA - Il rapporto Enar 2006 "Shadow Report” sul razzismo in Italia non fa sconti: intolleranza e discriminazioni sono “ancora uno dei principali problemi che migranti, richiedenti asilo, rifugiati, rom e sinti devono affrontare in vari settori della vita pubblica”. Tuttavia gli osservatori registrano “una chiara inversione di tendenza nell’approccio” dell’attuale governo di centro-sinistra rispetto a quella di centro-destra, che “includeva anche il partito xenofobo della Lega Nord”. Un cambiamento politicamente molto rilevante secondo gli osservatori è stato il ritiro delle riserve presentate dall’Italia in merito alla Decisione Quadro del Consiglio sulla lotta al razzismo, che nel 2002 non era stata adottata proprio a causa dell’opposizione del Governo italiano. Pesano positivamente la nuova proposta di riforma della legge sulla cittadinanza ha come obiettivo quello di abbattere le barriere all’accesso alla cittadinanza per tutti i cittadini stranieri e, in particolare, per i bambini nati in Italia da genitori non italiani o che, pur essendo nati all’estero, sono arrivati in Italia molto piccoli. Altrettanto importante è giudicata la creazione di un Tavolo Interministeriale su rom, sinti e camminanti e di una Consulta giovanile per il pluralismo religioso e culturale. Atti di indirizzo significativi, ma che al momento non hanno ancora determinato efficaci cambiamenti nella qualità della vita delle persone. Non passano inosservate la riforma della Bossi-Fini e un nuovo approccio rispetto ai Cpt.

Restano, tra i gruppi maggiormente colpiti, ancora le popolazioni rom e sinte, i richiedenti asilo ed i rifugiati, i musulmani con cittadinanza italiana e non, gli immigrati provenienti dai paesi del Maghreb e dall’Africa Sub-Sahariana. E, all’interno di questi gruppi, la situazione delle donne e dei minori è peggiorata rispetto allo scorso anno. Nel mercato del lavoro, il rapporto dimostra che i gruppi più vulnerabili sono rimasti relegati negli impieghi più pesanti, precari e meno specializzati e che gli stipendi medi sono rimasti ben al di sotto di quelli della maggioranza dei lavoratori. Il rapporto denuncia inoltre l’alto tasso di incidenti sul lavoro, che “sembra essere strettamente correlato alle condizioni di lavoro e ai bassi livelli di sicurezza sui luoghi di lavoro”. La maggior parte delle donne immigrate sono ancora impiegate nel lavoro di cura con salari molto bassi, senza che vengano presi minimamente in considerazione i loro titoli di studio. E accanto a questo, è il settore degli alloggi che ha fatto registrare il maggior numero di casi di discriminazione denunciati al numero verde dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar). Anche nell’istruzione l’Italia arretra: persistono, secondo il rapporto, i bassi tassi di successo scolastico degli alunni non italiani in tutti i livelli di scuola, uniti alla pratica diffusa di inserire i/le bambini/e stranieri appena arrivati in Italia in classi inferiori rispetto alla loro età anagrafica e al livello raggiunto nella scuola del paese d’origine. Sotto accusa anche i media che “in numerose occasioni i media a larga diffusione abbiano diffuso un’immagine negativa e distorta degli immigrati, dei rifugiati e dei rom, trasformandoli in capri espiatori per numerosi problemi sociali, inclusa la percezione di insicurezza diffusa in alcuni contesti urbani”. (vedi lanci successivi)
© Copyright Redattore Sociale


Rom e sinti, la segregazione nei campi ''ancora più grave''

Rapporto Enar. ''Vivono quotidianamente pratiche di emarginazione e esclusione dai principali settori della vita economica, sociale e professionale''


ROMA – Tra i gruppi più a rischio di discriminazione in Italia ancora al primo posto le popolazioni rom e sinte, e secondo l’Enar nel 2006 la situazione nei campi è ancora peggiorata. “Vivono quotidianamente pratiche di emarginazione e esclusione dai principali settori della vita economica, sociale e professionale, oltre che risultare profondamente emarginati in settori quali l’alloggio, l’istruzione, l’accesso ai servizi”, si legge nel rapporto. “La segregazione territoriale della popolazione rom nei campi nomadi si è riproposta nel corso del 2006 in misura ancora più grave”, spiega l’Enar. Non è un caso quindi che i più eclatanti casi di policing profiling di cui si ha traccia (in Italia manca un monitoraggio completo) “riguardano i trattamenti riservati ai cittadini di origine rom o sinti, costantemente soggetti a sgomberi forzati e a controlli indiscriminati da parte delle forze di polizia”. Il rapporto segnala in particolare alcune ricerche secondo cui è “pratica diffusa da parte di Polizia e Carabinieri di arrivare nei luoghi di insediamento durante la notte o la mattina presto per sgomberare i campi, effettuare controlli ed espellere coloro che sono privi di permesso di soggiorno”. Pratica, commenta l’associazione talmente frequente “da essere ormai divenuta la normalità per molte persone che vivono nei campi”. Preoccupa l’Enar anche la condizione dei cittadini romeni in Italia, con l'ingresso in Ue. “Parallelamente alla crescita molto significativa che caratterizza in questi anni la comunità romena (con l’11,9% sul totale della presenza immigrata costituiscono il primo gruppo nazionale), questa conosce nel corso dell’anno un progressivo processo di criminalizzazione, fortemente alimentato dai media e è fatta oggetto di numerosi aggressioni a sfondo razzista”.
© Copyright Redattore Sociale

 
Di Fabrizio (del 14/10/2007 @ 09:11:05, in Italia, visitato 1820 volte)

Con la collaborazione
con il Centro Servizi per il Volontariato di Pescara

Sono una bambina Rom, non dimenticatevi che anche io sono una bambina! …  come tutte le bambine del mondo

  • PROGRAMMA

COORDINATORE DOTT. Piergiorgio GRECO,
Responsabile comunicazione CSV Pescara

  • SALUTO DELLE AUTORITÀ
  • RELAZIONI:

Nazzareno GUARNIERI,
Rom abruzzese, esperto minoranze Rom/Sinte

DOTT. Massimo MARCUCCI,
Referente del progetto “Le radici e le ali”

PROF. Alain GOUSSOT,
Docente di Pedagogia speciale, Facoltà di Psicologia di Cesena

Fabrizio CASAVOLA,
Redattore di Mahalla

PROF. Marco BRAZZODURO,
Docente di politiche sociali alla Facoltà di Statistica dell’Università “ La Sapienza” Roma

DOTT.SSA Giovanna DI LELLO,
Regista

  • DIBATTITO
  • CONCLUSIONI

Presentazione e distribuzione gratuita ai partecipanti di una nuova pubblicazione di RomSinti@Politica.

 
Di Fabrizio (del 17/10/2007 @ 09:26:45, in Italia, visitato 1801 volte)

MOBILITAZIONE NAZIONALE

27 OTTOBRE 2007 A BRESCIA
PER LA LIBERTÀ E I DIRITTI DEI MIGRANTI

La legge Bossi-Fini è ancora in vigore e non sembra ci sia la volontà di abrogarla, nemmeno di superare gli aspetti più razzisti che continuano a provocare il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei migranti. Abbiamo sentito nell'ultimo anno tante promesse, nessuna si è tradotta in realtà. Nei fatti non abbiamo visto alcuna discontinuità con i governi precedenti. Anzi abbiamo assistito ad un aumento di episodi razzisti di una gravità allarmante: amministratori locali che incitano la popolazione a cacciare rom e migranti. I migranti non sono considerati persone, soggetti che vogliono affermare i propri diritti sociali e politici, ma donne e uomini da usare nelle fabbriche, nel commercio, nelle cooperative come forza lavoro precaria e sottopagata.

Da quasi due anni i migranti e le loro famiglie sono costretti a pagare centinaia di euro per ogni rinnovo del permesso di soggiorno. Gran parte di questi soldi vanno alle Poste Italiane senza che forniscano un servizio e un'assistenza adeguati. L'accordo tra lo Stato e le Poste si è rivelato solo un grande affare per le Poste e le casse dello Stato, un ulteriore costo per i migranti e un notevole allungamento dei tempi per rinnovare i permessi di soggiorno. Bisogna trasferire tutte le pratiche dalle questure e dalle Poste agli enti locali, comuni e circoscrizioni, in modo che i migranti non siano più costretti a fare umilianti code davanti agli sportelli e perché finalmente i permessi di soggiorno siano una normale certificazione amministrativa.

Il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro continua ad essere il principale motivo della precarietà dei migranti oltre che rappresentare un costo economico e sociale eccessivo per i migranti: basti pensare che per lavorare i migranti devono avere una casa idonea con tanto di certificazione a norma degli impianti idraulico e elettrico.

La diffusione dei cosiddetti regolamenti e patti sulla sicurezza sta alimentando un clima sociale ostile nei confronti dei migranti. I CPT continuano a essere aperti e svolgere la loro funzione repressiva e di controllo della libertà dei migranti.

E' necessaria una nuova sanatoria, base di partenza per l'introduzione della regolarizzazione permanente, di tutti i migranti presenti sul territorio.

E venuto il momento che i migranti e gli antirazzisti riprendano la parola e si mobilitino in prima persona in due scadenze nazionali: il 27 ottobre a Brescia e il 28 ottobre a Roma.



Sabato 27 ottobre ore 15.00 piazza della Loggia (Brescia)



· per l'abrogazione del protocollo di intesa con Poste Italiane basta dare i soldi alle poste per i permessi di soggiorno.

· per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro, fonte di precarietà e di ricatto sui luoghi di lavoro.

· per la chiusura definitiva dei Centri di Permanenza Temporanea (CPT) in cui continuano ad essere rinchiusi i migranti che non hanno commesso alcun reato. No ai regolamenti e ai patti sulla sicurezza che colpiscono i migranti e alimentano il razzismo

· per la sanatoria e la regolarizzazione permanente di tutti/e i/le migranti presenti sul territorio

· per l' abrogazione della Bossi-Fini

· per il rimborso dei contributi pagati per chi rientra definitivamente nel proprio paese



Appuntamento a Milano ore 12.00 in piazza XXIV Maggio 2

(davanti al Mercato Comunale)
Partenza pullman ore 12.30 - Costo del biglietto 5 euro (andata e ritorno)

Il pullman è organizzato dalla Rete di associazioni di immigrati Cittadini di Fatto


Per comprare i biglietti chiamare: 339/2328678 – 333/1229779

Il costo del biglietto è ridotto grazie al contributo di Arci Milano – Fillea Lombardia – Rete Scuole Milano



Prime Adesioni

Associazione Diritti per tutti (Immigrati in lotta), Coordinamento Immigrati Cgil Brescia e Provincia, Forum delle Associazioni degli Immigrati, Associazione Multietnica Castegnato, Centro islamico Vobarno e Valle Sabbia, Associazione islamica Mohammadiah, Associazione Sri Lanka-Italia, Tavolo Migranti ,Centro sociale Magazzino 47, Radio Onda d'Urto, Centro sociale 28 maggio SdL Intercategoriale, Centro islamico Bresciano, Confederazione Cobas, Associazione Sinistra Critica, Circolo Fai-Arci, Associazione Italia – Bangladesh, Giovani Comunisti Brescia, Associazione Il Maghreb, Associazione Essalam, Associazione Immigrati Franciacorta, Centro Islamico di Sarezzo, Coordinamento Immigrati Bergamo, Coordinamento Migranti Bologna, Gruppo Migranti Torino, Rete Cittadini di Fatto Milano, Laboratorio antirazzista L'Incontro La Spezia, Coordinamento Migranti Vicenza

 
Di Fabrizio (del 20/10/2007 @ 09:05:40, in Italia, visitato 2353 volte)

Ricevo da Marcel Costache

Caro Fabrizio,
Venerdì scorso sono stati di nuovo lanciati petardi e bombe carta contro i 10 bambini con 4 uomini (uno su una carozzina, perché è disabile) e 4 donne che vivono all'interno della cascina Gandina, struttura di Pieve Porto Morone (provincia di Pavia). I rom sono gli ultimi dei 200 che stavano all'ex Snia -Pavia e che sono stati sgomberati.
"Criminali per bene-nazi duri e impuri pronti a tutto", (come dice "Il Settimanale Pavese"), hanno nuovamente cinto d'assedio i Rom chi vivono nella cascina Gandina, gridato insulti,lanciato petardi e bombe carta. Sono stati circa 150, scrive il giornale.
Lunedì è stata incendiata l'auto di un rom che vive alla cascina Gandina, all'altezza del ponte sul Po. Un rom chi sta lavorando e che adesso non ha più un mezzo per raggiungere il suo posto di lavoro.
Questa é la tolleranza italiana?!
Voglio che tu faccia conosciuto questo messaggio,
Grazie,
Marcel

 
Di Fabrizio (del 25/10/2007 @ 22:03:34, in Italia, visitato 2514 volte)

Anche a nome di Paolo Cagna e Dijana Pavlovic, vi invio qui sotto una proposta di iniziativa che vorremmo prendere a partire da lunedì. Ci sembra importante partire lunedì, pur se i tempi organizzativi sono stretti e pur non essendoci modo e tempo di aprire un confronto approfondito. D'altra parte si tratta di questioni di cui da tempo stiamo discutendo e che in linea generale trovano tutti d'accordo. L'iniziativa in sé, anche dopo la buona riuscita della "Settimana Rom", vuole essere un modo di dare concretezza a tanti discorsi e anche di provare a rispondere a singole e materialissime contingenze, ora drammatizzate dal freddo e dal brutto tempo.

L'idea è di partire lunedì con un primo gruppo di digiunanti (che oltre a digiunare, stazioneranno tutto il giorno, e nei giorni successivi, con dei cartelli in piazza della Scala).

Se le adesioni saranno molte, si potrà poi procedere "a staffetta", nei giorni e settimane successive.

Dovendo domani già comunicare alla stampa l'iniziativa, vi chiediamo cortesemente una sollecita decisione rispondendo a questo indirizzo mail: sergiosegio@libero.it indicando, oltre al nome e cognome:
- se si partecipa a titolo individuale

- se si preferisce specificare anche l'organizzazione di appartenenza

- se si è disponibili solo al digiuno (in questo caso specificando quale o quali saranno i giorni in cui si digiunerà) o anche ad essere fisicamente presenti in piazza della Scala, e in che giorni e orari.

- se si aderisce solo politicamente all'iniziativa ma senza digiunare e presenziare in piazza della Scala.

Qui sotto trovate il testo con il quale abbiamo intenzione di gestire l'iniziativa
Aspettiamo dunque un pronto riscontro Grazie - Sergio Segio


SALVIAMO LA VITA AI BAMBINI ROM :Un digiuno di protesta e di proposta!
Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case;

Voi che trovate tornando la sera

Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo

Che lavora nel fango

Che non conosce la pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per un sì e per un no.

Questi versi scritti da Primo Levi di ritorno dal lager ci commuovono e ci indignano. Ma solo se rimangono sulla carta, se restano confinati nella Storia, in un lontano passato. Eppure sarebbe facile accorgersi che ci parlano anche del presente. Di questo presente in questa città di Milano. Ma anche di Roma, di Livorno, di Bologna, di Pavia…

A Milano, con maggior sistematicità, determinazione e fors’anche cattiveria, da tempo è in atto una sorta di “pulizia etnica”. Gli sgomberi forzati dei campi rom hanno letteralmente e fisicamente buttato sulla strada centinaia di persone, compresi anziani e malati, donne e bambini. Sgomberi effettuati senza concedere alternative e senza che rispondessero a una qualche strategia da parte dell’amministrazione pubblica che non fosse semplicemente quella, brutale, di buttare queste persone nella disperazione, rendendo loro la vita così dura da costringerle ad andarsene.

Una logica, oltre che cinica, miope. Perché queste persone non hanno un Paese dove tornare. Anche nei luoghi da cui sono arrivati sono soggetti a repressione e discriminazione, dunque non si capisce perché e come potrebbero tornarvi.

La politica degli sgomberi senza alternative produce e produrrà solo una maggiore sofferenza e disperazione, comporta il fatto che centinaia di persone sono costrette a vivere come topi, all’addiaccio, nel fango. In condizioni non troppo dissimili da quelle di cui raccontava Primo Levi.

Anche oggi si può infatti essere scacciati e schiacciati, si può rischiare di morire per un sì o per un no. A Milano, a Pavia. O a Roma, dove pochi giorni fa è morto Francesco, piccolo rom di due mesi, congelato dal freddo in una tenda dove era stato confinato con i suoi genitori dalla politica degli sgomberi.

Ogni anno nelle grandi città si parla di «emergenza freddo», come fosse un fatto anomalo ed eccezionale. Di questa prevedibilissima emergenza muoiono ogni anno decine e decine di bambini e anziani, di rom e di senza dimora. E ogni anno assistiamo alle ipocrite e pilatesche lacrime di coccodrillo di troppi amministratori pubblici.

Il Comune di Milano, dopo lo sgombero del campo di San Dionigi, si era impegnato a garantire un minimo di risposta almeno a donne e bambini,ospitandoli nel dormitorio pubblico di viale Ortles. Pur di fronte allo smembramento delle famiglie, era meglio del niente. Eppure anche questa piccola e minima cosa non è stata realmente garantita. Basta nulla per perdere anche questa minuscola possibilità.

Da venerdì 19 ottobre una madre e i suoi quattro bambini, di cui tre piccolissimi e in cattive condizioni di salute, sono in strada, cacciati dal dormitorio perché si erano assentati due giorni, per assistere un parente malato. Ora si trovano senza il minimo riparo, mentre cresce il freddo e cominciano le piogge.

Di fronte a queste drammatiche situazioni, da mesi le istituzioni locali e la prefettura si girano dall’altra parte. Fingono di non vedere, di non sapere, di non avere responsabilità e doveri. Associazioni, forze sociali, sindacati hanno inutilmente rivolto loro appelli, chiesto interventi e risposte.

Noi non abbiamo più nulla da chiedere al sindaco, all’assessore o al prefetto. Il loro silenzio e immobilismo sono più eloquenti di tanti discorsi. Del resto, troppe parole e riunioni sono state sinora generosamente, e inutilmente, spese. Le parole, infatti, non costano molto.

Come don Abbondio non si poteva dare un coraggio che non aveva, così queste
istituzioni non possono dar mostra di responsabilità che evidentemente non avvertono.

Da lunedì 29 ottobre noi, come singole persone più che come esponenti di associazioni, effettueremo un digiuno totale, durante il quale sosteremo fisicamente, ogni giorno, in piazza della Scala, davanti a Palazzo Marino.

Non per rivendicare qualcosa. Semplicemente per testimoniare e denunciare che quattro bambini sono stati buttati per strada, che rischiano di ammalarsi e anche di morire. Per chiedere a tutti e a ciascuno “Se questo è un uomo”, se è tollerabile che tutto ciò accada nella ricca e democratica Milano, se davvero non è possibile dare un segno di umanità e una risposta concreta a quei bambini e al problema generale di cui essi sono parte e drammatica rappresentazione.

 
Di Fabrizio (del 29/10/2007 @ 21:58:08, in Italia, visitato 2562 volte)

Ricevo da Dijana Pavlovic


PRIMI IMPORTANTI RISULTATI DEL DIGIUNO PER I BAMBINI ROM
DOMANI, MARTEDÌ 30 OTTOBRE, LA PROTESTA CONTINUA. I DIGIUNANTI INCONTRERANNO DAVANTI A PALAZZO MARINO IL SEGRETARIO GENERALE CGIL ONORIO ROSATI.

Venerdì scorso, 26 ottobre, abbiamo annunciato alla stampa l’iniziativa del digiuno per i bambini Rom Silvia, Adelina, Sincera, Decibal. I quattro bambini e la loro madre Simona dal venerdì precedente, 19 ottobre, erano stati espulsi dal dormitorio pubblico di viale Ortles, in quanto si erano assentati due giorni. Per la cronaca: si erano dovuti recare a Roma per trovare un parente malato.
Sabato 27 ottobre sia il “Corriere della Sera” sia “la Repubblica”, sia agenzie di stampa avevano dato notizia dell’iniziativa di protesta.
Lo stesso sabato la Casa della Carità, su richiesta dell’assessore Mariolina Moioli, ha deciso di accogliere i quattro bambini e la loro madre, che da una settimana erano costretti all’addiaccio.
Quest’oggi, lunedì 29 il primo gruppo di digiunanti si è ritrovato in Piazza della Scala, davanti al Comune di Milano, dando comunque vita all’iniziativa programmata. Se è infatti vero che si è trovata una sistemazione a Silvia, Adelina, Sincera, Decibal e Simona, è altrettanto vero che nella loro precedente condizione, quella dell’addiaccio, si trovano numerosi altri bambini. Così come è vero che la sistemazione si è resa disponibile solo dopo l’annuncio del digiuno di protesta.
Al presidio di quest’oggi davanti al Comune, con i digiunanti, erano presenti anche Silvia, Adelina, Decibal, Sincera con il loro padre, Luciano: pur se ora loro hanno ottenuto un posto per dormire al coperto, sanno bene che centinaia di altri bambini sono ancora costretti a vivere in situazioni inaccettabili, prodotte dalla violenta politica degli sgomberi senza alternative messa in atto da mesi dal Comune di Milano.
Nel pomeriggio, i digiunanti, i quattro bambini e alcuni rom sono entrati a Palazzo Marino per assistere al consiglio comunale.
L’altro risultato ottenuto dalla mobilitazione è che quattro consiglieri comunali (Patrizia Quartieri, Basilio Rizzo, Marco Granelli, Aldo Brandirali), in difformità dal previsto ordine del giorno, sono intervenuti, chi per associarsi alla nostra denuncia, chi per prenderne atto.
Domani, martedì 30 ottobre, proseguiremo la protesta e il digiuno, trovandoci nuovamente in Piazza della Scala a partire dalle ore 12.
Alle 12,20 i digiunanti incontreranno il segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, Onorio Rosati

 
Di Fabrizio (del 03/11/2007 @ 00:38:56, in Italia, visitato 1935 volte)

Ricevo da Dijana Pavlovic

Mercoledì 31 ottobre, al terzo giorno di digiuno, al presidio davanti a palazzo marino hanno portato la loro solidarietà Dario Fo e Franca Rame, i presidenti della Caritas, delle ACLI e dell'ARCI, la Camera del lavoro di Milano, su proposta della quale si terrà il 14 novembre una conferenza unitaria per una strategia comune. Alle 14, dopo nostra richiesta,la dottoressa Lucarelli, funzionario dell'assessorato alle politiche sociali, ci ha comunicato che l'assessore Moioli era disponibile a un incontro con una delegazione dei digiunanti. Abbiamo deciso quindi di far partecipare alla delegazione le mamme e i bambini espulsi da viale Ortles insieme con alcuni rappresentanti del campo di S. Dionigi. Al momento dell'incontro l'assessore, smentendo clamorosamente l'accordo fatto con il suo funzionario, ha dichiarato che avrebbe parlato solo con i rom presenti. A questo atteggiamento arrogante e pretestuoso anche i rom hanno risposto rifiutando di partecipare all'incontro e insieme abbiamo presidiato l'assessorato, mentre l'assessore se ne andava precipitosamente, fino all'arrivo della senatrice Franca Rame che messasi in collegamento con il sindaco Moratti otteneva il rientro dell'assessore per affrontare e risolvere il problema da noi posto. L'incontro, con la partecipazione dei rom, si concludeva con la dichiarazione della Moioli che le due donne espulse con i loro figli rientravano immediatamente in viale Ortles e con l'impegno a dare
una sistemazione definitiva agli sgomberati da S. Dionigi.
Alla luce di tutto ciò il presidio è stato sospeso mentre il digiuno di protesta prosegue a staffetta tra quanti vi hanno aderito per verificare il rispetto degli impegni presi.

 
Di Fabrizio (del 04/11/2007 @ 09:32:08, in Italia, visitato 2515 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

Sono tanti i rumeni che vivono in Italia, le cifre parlano da sole, più di 640.000 : é la comunità più numerosa che vive in Italia. Quello che è successo a Roma e’ veramente orribile.

Siamo sconvolti, sono il primo a dirlo come rumeno che vive in Italia da più di dieci anni.

Come rifugiato politico e in nome della LEGA PER LA PROTEZIONE DEI DIRITTI DELLE PERSONE COMUNITARIE EXTRACOMUNITARIE E DEI RIFUGIATI POLITICI sono vicino alla famiglia, vicino alla loro sofferenza.

Sono anni che stiamo cercando di tutelare le persone più deboli, sono anni che lavoriamo perchè i diritti e la legge siano rispettati, ci stiamo domandando perchè si è arrivati fin a questo punto di odio.

Quello che io posso dire, in base alla realtà che ho conosciuto, è che i rom rumeni in questi ultimi 60 anni hanno subito, nel loro Paese di provenienza, una situazione di emarginazione e di non inserimento dovuto in gran parte dalla volontà delle stesse autorità rumene, all'incapacità con cui queste autorità hanno affrontato il problema della minoranza rom, pur essendo i rom una minoranza rappresenta anche nel loro Parlamento.

C'è poi una questione sociale che spesso viene dimenticata:lo stipendio di un operaio rumeno è di circa 150 euro, a fronte di prezzi al consumo superano addirittura quelli italiani. Il governo chiede quindi enormi sacrifici al popolo rumeno, ma nel frattempo la maggior parte dei parlamentari rumeni sono ricchissimi e la corruzione è alle stelle,e se per un rumeno è difficile sopravvivere,ancora più difficile è la condizione per i rom di fronte ad una situazione di esclusione sociale (e parliamo di una minoranza di quasi due milioni di persone).

Un altro fatto molto importante è che, vigendo in Romania un codice penale che prevede pene mostruose per qualsiasi tipo di reato, i rom, che per la maggior parte non hanno una istruzione scolastica che permetta loro di accedere ad un lavoro scappano via e i reati li commettono in Europa.

Il governo rumeno deve allora ammettere le sue colpe,la superficialità con cui fino ad ora ha affrontato il problema rom. Quello che servirebbe è un cambiamento totale dell'atteggiamento nei loro confronti. Ma qui non si parla solo del governo rumeno, perché ora il problema riguarda anche quello italiano.

In un Paese civile come l'Italia non è possibile accettare una politica di pulizia etnica, e non è giusto che si torni agli anni trentotto quando Mussolini ha espulso gli ebrei.

Lo Stato deve garantire la sicurezza del cittadino ma non emanare delle leggi che mettono a rischio intere comunità. Per questi motivi chiediamo un incontro con i rappresentanti del governo rumeno, affinché si attivi velocemente un tavolo interistituzionale coinvolgendo tute le categorie che possano contribuire a risolvere al più presto questa problema.

Serve veramente un investimento umano da parte delle autorità rumene, per avviare programmi di inserimento, incentivi statali per l'inserimento lavorativo dei rom

Con il contributo di tutti noi possiamo superare e risolvere questo tipo di problemi che noi stessi abbiamo creati.

BASTA CON LA CACCIA AI ROM, AI RUMENI, AI MIGRANTI che sono una ricchezza per il paese. Respingiamo tutte le politiche di xenofobia e di odio razziale che hanno prodotto un decreto legge varato sull'onda dell'emotività e delle pressioni della destra, un decreto che non risolve i problemi della sicurezza. Pensare che demolendo le baracche dove vivono i disperati si risolve il problema della criminalità è sbagliato.
Le leggi servono per tutelare la cittadinanza e non per creare odio.
Per questo riteniamo sbagliatissimo l'intervento di Veltroni alla TV rumena e ancora più sbagliate le risposte del premier rumeno che nella sua ignoranza della situazione non ha fatto altro che consentire alla colpevolizzazione di un intero popolo

La stragrande maggioranza del popolo rumeno è un popolo di lavoratori, umili e rispettosi, ed è il caso di ricordare che è stata proprio una donna rumena a denunciare il rom ,ma tutto questo è
passato in secondo piano.

Quanti rumeni sono morti nei cantieri dove lavoravano,nell'indifferenza e nel silenzio di uomini politici e mass media?

Per quanto tempo giornali e mass media si occuperanno dei quattro rumeni massacrati a Tor bella monaca o di quelli costretti a fuggire per evitare linciaggi?


E’ tutto sbagliato. Chiediamo collaborazione e nello stesso tempo buon senso.
Sevastian Zlotea Rifugiato politico.

 

COMUNICATO STAMPA
 CS127-2007
 
 UCCISIONE DI GIOVANNA REGGIANI E ATTACCHI XENOFOBI: AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA RICHIAMA LE ISTITUZIONI E I MEZZI D'INFORMAZIONE A DARE IL BUON ESEMPIO TENENDO UN ATTEGGIAMENTO RESPONSABILE
 
 Facendo proprio il richiamo all'importanza della giustizia e all'insensatezza della violenza e della vendetta, rivolto dai familiari di Giovanna Reggiani, aggredita e uccisa a Roma il 31 ottobre 2007, la Sezione Italiana di Amnesty International ha sottolineato la necessita' che i rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali, gli
 esponenti politici e gli operatori dei mezzi di informazione adottino un  atteggiamento responsabile e obiettivo che stigmatizzi le responsabilita' individuali e prevenga gli attacchi xenofobi.
 
 'Esortiamo i rappresentanti del Governo, del Parlamento e degli enti locali cosi' come gli operatori dell'informazione a non indulgere a generalizzazioni, a non alludere a responsabilita' collettive di un determinato gruppo di migranti e a non utilizzare un'inaccettabile identificazione tra poverta' e propensione al crimine. Le istituzioni i media hanno il compito di 'dare il buon esempio' e di garantire la sicurezza anche attraverso un atteggiamento chiaro e inequivocabile di rifiuto di ogni forma di violenza e di pregiudizio' - ha detto Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International.
 
 'In questo momento siamo vicini alla famiglia di Giovanna Reggiani, come a tutte le vittime di crimini e di violenza commessi nei confronti delle donne. La sua uccisione ci ricorda la necessita' che i governi adottino azioni positive per fermare la violenza degli uomini contro le donne che, in Italia, secondo i dati ufficiali colpisce, a diversi livelli, una donna su tre. Approfittarne per esacerbare il dibattito sulle politiche migratorie significa dimenticare che tale violenza ha portata trasversale a elementi quali la cultura, la nazionalita' e la condizione sociale e che non vi sono popoli o gruppi che possano considerarsi immuni' - ha  proseguito Pobbiati.
 
 La Sezione Italiana di Amnesty International si e' detta sorpresa per il modo affrettato e reattivo con cui sono stati adottati provvedimenti di portata generale che modificano le norme relative alla permanenza sul territorio italiano e alle espulsioni dei cittadini dell'Unione europea.
 L'organizzazione ha ricordato alle istituzioni che, secondo gli standard dei diritti umani stabiliti a livello internazionale e regionale, ogni espulsione deve essere adottata su base individuale e su presupposti chiaramente predefiniti e prevedere il vaglio da parte di un'autorita' indipendente.
 
 FINE DEL COMUNICATO
 Roma, 7 novembre 2007
 
 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
 Amnesty International Italia - Ufficio stampa
 Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
 
Di Fabrizio (del 10/11/2007 @ 08:50:23, in Italia, visitato 1959 volte)

Stefano Comi | 2007-11-07

Un delitto orribile scuote l'opinione pubblica. Il presunto colpevole è un immigrato rumeno che vive, si fa per dire, in una baracca di cartone sul ciglio dell'Aniene (1).
Parte la reazione politica: decreto legge ed espulsione di rumeni a tappeto (2).
Che per anni la legge Bossi-Fini ha di fatto costretto alla clandestinitá coloro che non potevano presentare un contratto di lavoro valido è elegantemente taciuto.

Che per anni la "politica dell'immigrazione" si sia di fatto limitata a punire e vessare gli immigrati, tanto da chiamare sulla scena la Commissione Europea contro il razzismo e l'intolleranza (3) viene nascosto sotto il tappeto delle tante inettitudini della politica italiana.

La Commissione Europea rimprovera all'Italia di non aver applicato le norme europee per facilitare l'acquisizione della cittadinanza, di non avere introdotto norme chiare contro il reato di razzismo, di non aver aggiornato gli operatori delle forze dell'ordine e della magistratura sui reati di razzismo, di non aver incentivato le iniziative locali per la rimozione di elementi di discriminazione in base alla razza, alla religione, alla lingua degli immigrati. L'Italia è rimproverata per non mettere a disposizione nei tribunali un sufficiente servizio di traduzioni per i processi che vedono coinvolti gli immigrati, per non aver istituito centri di monitoraggio anti-razzisti regionali, di non avere sufficientemente sfruttato gli studi e le statistiche elaborate con i mezzi stanziati dall'UE per promuovere politiche idonee, di non aver adeguato i programmi scolastici in tema di diritti umani.

La Commissione punta senza equivoci il dito sulla Bossi-Fini quale fonte di vessazioni, arbitrio e inefficienza alla base di fenomeni che poi, di fatto, risultano essere razzisti. Mancano corsi di apprendimento della lingua italiana per stranieri, insegnanti di appoggio nelle scuole con alta frequentazione di bambini con un contesto di immigrazione. Gli immigrati sono discriminati quando cercano un alloggio, quando vogliono aprire un conto in banca o quando vogliono assicurare un'automobile. Gran parte degli stranieri è assunta in nero o con stipendi nettamente inferiori a quelli degli italiani mentre aumenta il numero dei delitti a sfondo razzista.
I gruppi piú colpiti, dice la Commissione, sono i richiedenti asilo, i Rom, i gruppi mussulmani.

In tutto questo contesto, il dito è puntato in prima linea contro i media (!) che, specialmente dopo l'11 settembre hanno associato senza distinzioni i mussulmani e l'Islam col terrorismo. La Commissione aveva raccomandato di istituire un organismo indipendente che vigili sulle violazioni dei diritti umani, compresi comportamenti razzisti, all'interno delle forze dell'ordine. Tale organismo non è stato fino ad oggi istituito.

La Commissione rimprovera che all'interno del parlamento italiano sono tollerati i discorsi razzisti e xenofobi della Lega che hanno mirato ad attribuire a gruppi minoritari (Sinti, Rom, mussulmani) la responsabilitá del degrado del tessuto sociale arrivando all'incitamento alla violenza e all'odio nei loro confronti.
Mi fermo qui. In fondo alla pagina ho messo il Link al Rapporto della Commissione Europea.
...
Che ripercussioni ha tutto questo sulla nostra vita e sul tessuto sociale e civile?
Siamo purtroppo testimoni in questi giorni di molti episodi di violenza bestiale ed efferata.
Perugia, Lecce, Cosenza, Garlasco, ... la lista è lunga ed è testimonianza di una societá che ha perso orientamenti e valori. Ma è anche la testimonianza di una giustizia che non funziona, non perché poco severa, ma perché inefficiente. Tempi processuali lunghissimi come in nessun altro paese europeo, danno la sensazione di impunitá ai criminali di professione e di impotenza ai cittadini onesti. Ecco allora che alla presenza dell'ennesimo delitto efferato e di fronte alla reazione rabbiosa dei cittadini e della stampa, la politica in prima persona indica nell'etnia, nella diversitá e nell'immigrazione la causa del male, cavalcando cioè essa stessa la tigre della xenofobia che a parole vorrebbe frenare.

Cosí, per coprire le proprie responsabilitá, che sono gravissime, la politica bipartisan indica nella categoria che da anni è vittima di discriminazioni, emarginazione e razzismo, il colpevole collettivo di tutti i mali, catturando cosí due piccioni con una fava.
Primo, nascondere le proprie inettitudini ormai endemiche da molto prima del fenomeno immigratorio; secondo, disfarsi del sintomo ultimo delle proprie deficienze senza doversi impegnare ad eliminarne le cause.
È uno schema giá visto e vissuto e che ha portato, nemmeno tanto tempo fa, ai Lager e alle camere a gas.

(1) http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/tor-di-quinto/flebile-attivita/flebile-attivita.html

(2) http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/tor-di-quinto/scattano-espulsioni/scattano-espulsioni.html

(3) http://www.coe.int/t/e/human_rights/ecri/1-ECRI/2-Country-by-country_approach/Italy/Italy third report - cri06-19 Italian.pdf

 

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