Ricevo da Tommaso Vitale
Intolleranza e discriminazione pesano sull'Italia. Il rapporto dell'Enar
Migranti, richiedenti asilo, rifugiati e rom i gruppi più colpiti: stanno peggio
le donne. Casa e lavoro fanno registrare il maggior numero di episodi di
razzismo. Premiato il governo di centro-sinistra: ''chiara inversione di
tendenza''
ROMA - Il rapporto Enar 2006 "Shadow Report” sul razzismo in Italia non fa
sconti: intolleranza e discriminazioni sono “ancora uno dei principali problemi
che migranti, richiedenti asilo, rifugiati, rom e sinti devono affrontare in
vari settori della vita pubblica”. Tuttavia gli osservatori registrano “una
chiara inversione di tendenza nell’approccio” dell’attuale governo di
centro-sinistra rispetto a quella di centro-destra, che “includeva anche il
partito xenofobo della Lega Nord”. Un cambiamento politicamente molto rilevante
secondo gli osservatori è stato il ritiro delle riserve presentate dall’Italia
in merito alla Decisione Quadro del Consiglio sulla lotta al razzismo, che nel
2002 non era stata adottata proprio a causa dell’opposizione del Governo
italiano. Pesano positivamente la nuova proposta di riforma della legge sulla
cittadinanza ha come obiettivo quello di abbattere le barriere all’accesso alla
cittadinanza per tutti i cittadini stranieri e, in particolare, per i bambini
nati in Italia da genitori non italiani o che, pur essendo nati all’estero, sono
arrivati in Italia molto piccoli. Altrettanto importante è giudicata la
creazione di un Tavolo Interministeriale su rom, sinti e camminanti e di una
Consulta giovanile per il pluralismo religioso e culturale. Atti di indirizzo
significativi, ma che al momento non hanno ancora determinato efficaci
cambiamenti nella qualità della vita delle persone. Non passano inosservate la
riforma della Bossi-Fini e un nuovo approccio rispetto ai Cpt.
Restano, tra i gruppi maggiormente colpiti, ancora le popolazioni rom e sinte, i
richiedenti asilo ed i rifugiati, i musulmani con cittadinanza italiana e non,
gli immigrati provenienti dai paesi del Maghreb e dall’Africa Sub-Sahariana. E,
all’interno di questi gruppi, la situazione delle donne e dei minori è
peggiorata rispetto allo scorso anno. Nel mercato del lavoro, il rapporto
dimostra che i gruppi più vulnerabili sono rimasti relegati negli impieghi più
pesanti, precari e meno specializzati e che gli stipendi medi sono rimasti ben
al di sotto di quelli della maggioranza dei lavoratori. Il rapporto denuncia
inoltre l’alto tasso di incidenti sul lavoro, che “sembra essere strettamente
correlato alle condizioni di lavoro e ai bassi livelli di sicurezza sui luoghi
di lavoro”. La maggior parte delle donne immigrate sono ancora impiegate nel
lavoro di cura con salari molto bassi, senza che vengano presi minimamente in
considerazione i loro titoli di studio. E accanto a questo, è il settore degli
alloggi che ha fatto registrare il maggior numero di casi di discriminazione
denunciati al numero verde dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar).
Anche nell’istruzione l’Italia arretra: persistono, secondo il rapporto, i bassi
tassi di successo scolastico degli alunni non italiani in tutti i livelli di
scuola, uniti alla pratica diffusa di inserire i/le bambini/e stranieri appena
arrivati in Italia in classi inferiori rispetto alla loro età anagrafica e al
livello raggiunto nella scuola del paese d’origine. Sotto accusa anche i media
che “in numerose occasioni i media a larga diffusione abbiano diffuso
un’immagine negativa e distorta degli immigrati, dei rifugiati e dei rom,
trasformandoli in capri espiatori per numerosi problemi sociali, inclusa la
percezione di insicurezza diffusa in alcuni contesti urbani”. (vedi lanci
successivi)
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Rom e sinti, la segregazione nei campi ''ancora più grave''
Rapporto Enar. ''Vivono quotidianamente pratiche di emarginazione e esclusione
dai principali settori della vita economica, sociale e professionale''
ROMA – Tra i gruppi più a rischio di discriminazione in Italia ancora al primo
posto le popolazioni rom e sinte, e secondo l’Enar nel 2006 la situazione nei
campi è ancora peggiorata. “Vivono quotidianamente pratiche di emarginazione e
esclusione dai principali settori della vita economica, sociale e professionale,
oltre che risultare profondamente emarginati in settori quali l’alloggio,
l’istruzione, l’accesso ai servizi”, si legge nel rapporto. “La segregazione
territoriale della popolazione rom nei campi nomadi si è riproposta nel corso
del 2006 in misura ancora più grave”, spiega l’Enar. Non è un caso quindi che i
più eclatanti casi di policing profiling di cui si ha traccia (in Italia manca
un monitoraggio completo) “riguardano i trattamenti riservati ai cittadini di
origine rom o sinti, costantemente soggetti a sgomberi forzati e a controlli
indiscriminati da parte delle forze di polizia”. Il rapporto segnala in
particolare alcune ricerche secondo cui è “pratica diffusa da parte di Polizia e
Carabinieri di arrivare nei luoghi di insediamento durante la notte o la mattina
presto per sgomberare i campi, effettuare controlli ed espellere coloro che sono
privi di permesso di soggiorno”. Pratica, commenta l’associazione talmente
frequente “da essere ormai divenuta la normalità per molte persone che vivono
nei campi”. Preoccupa l’Enar anche la condizione dei cittadini romeni in Italia,
con l'ingresso in Ue. “Parallelamente alla crescita molto significativa che
caratterizza in questi anni la comunità romena (con l’11,9% sul totale della
presenza immigrata costituiscono il primo gruppo nazionale), questa conosce nel
corso dell’anno un progressivo processo di criminalizzazione, fortemente
alimentato dai media e è fatta oggetto di numerosi aggressioni a sfondo
razzista”.
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