Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Nonno Radu oggi è agitato anzi, lo sono anch'io. Dopo una vita che mi chiede soldi, finalmente potrà ridarmi i 5 euro che gli avevo prestato. Tutto merito di Internet: tramite una gentile mail ha scoperto di avere persino un conto corrente di cui ignorava l'esistenza. Certo, la lettera era scritta un po' con i piedi, ma Radu a queste cose non ci ha mai fatto caso.
Il problema è che per avere i suoi soldi deve digitare i suoi dati (combinazione Codice Utente, Password e PIN) personali, e lui non li ha mai avuti! E per giunta, nella lettera gli fanno anche fretta.
Ora, dopo che per tutta mattina digitiamo su questo http://www.finecobanca.net non siamo riusciti a capirci niente.
Kalderosh, che è il nostro esperto in politica e finanza, dice che dev'essere una banca bella grossa, se la società che ha registrato il sito è australiana (vedi register.it) e addirittura il dominio è della Corea.
Phishing, ha concluso, facendo la sua faccia da profeta di Mahalla. E visto che Radu era corso a prendere la sua fida canna da pèsca, ha aggiunto anche che in quei paesi la pesca va fatta con la canna rinforzata per i Marlin blu.
Mica sono attesi tifoni anche li?
Trascrizione (quasi esatta) dell’intervista di questo pomeriggio.
In qualche caso ho cambiato l’ordine di domande e risposte, per rendere il testo più comprensibile.
Mahalla 15.11
Ciao! qui piove a dirotto!
Yuri Del Bar 15.11
è spuntato il sole a Mantova
Mahalla 15.11
a Vicenza piove?
Yuri Del Bar 15.12
non lo so, certo piovono gli sgomberi per le famiglie sinte
Mahalla 15.13
Dopo ne riparliamo, se vuoi. Volevo cominciare con la tua candidatura: com'è nata?
Yuri Del Bar 15.13
c'è qualcuno di Vicenza collegato? Battete un colpo!
Mahalla 15.14
Da parte del tuo partito che reazione c'è stata?
Yuri Del Bar 15.17
io non ero iscritto al partito della Rifondazione Comunista, in effetti sono stato eletto come indipendente. Carlo ha battuto tutti i partiti politici, l'unico a rispondere positivamente è stata Rifondazione
Mahalla 15.17
e gli altri, perché no?
Yuri Del Bar 15.19
evidentemente perché non credevano nel nostro sogno: un sinto in consiglio comunale
Mahalla 15.20
così sei risultato il secondo della lista per preferenze. Hanno buttato via parecchi voti!
Yuri Del Bar 15.21
si è stato un disastro! mi ha superato di quattro voti Fausto Banzi, attuale assessore ai servizi sociali della Provincia di Mantova. Molti sinti sono analfabeti e quindi non sono riusciti a scrivere il mio nome, altri hanno proprio sbagliato… comunque è stato bello, sia la campagna elettorale che l'attesa dei risultati
Mahalla 15.22
Sempre sullo stesso argomento: secondo te, perché questo è stato possibile proprio a Mantova?
Yuri Del Bar 15.23
probabilmente per il lavoro fatto insieme negli ultimi quindici anni. Il primo progetto di mediazione culturale, coinvolgendo direttamente Sinti, è partito all'inizio degli anni '90
Mahalla 15.24
è un'esperienza che si potrà fare in altre città? e quali?
Yuri Del Bar 15.25
speriamo e già ci stiamo lavorando. la prima scadenza è per le comunali a Bolzano. Speriamo di poter aiutare Radames Gabrielli a diventare il secondo consigliere comunale Sinto in Italia. Naturalmente ci stiamo preparando per le provinciali a Mentova: i socialisti sono interessati
Mahalla 15.26
mi sembra che proprio in Trentino un consigliere comunale (Lega) abbia rifiutato di sedersi accanto a un eletto "extracomunitario"
Yuri Del Bar 15.28
non lo sapevo, ma non mi stupisce. nella Lega ci sono diverse manifestazioni di discriminazione razziale. come a Piovene Rocchette, dove il sindaco leghista fa scavare i fossati anti-sinti. Tutto molto triste
Mahalla 15.27
Quali sono i tuoi rapporti con i colleghi di giunta?
Yuri Del Bar 15.28
io non sono in giunta. Rifondazione è in minoranza anche se stiamo lavorando per entrare nella maggioranza
Mahalla 15.29
intendo, di consiglio
Yuri Del Bar 15.30
buoni anche se un consigliere della lega non voleva, all'inizio salutarmi. ora è meglio. Sono comunque tutti contenti della mia elezione. sindaco compreso.
Mahalla 15.30
Come si è svolta la tua campagna elettorale?
Yuri Del Bar 15.31
naturalmente ci siamo accordati con Rifondazione. anche se all'inizio qualcuno aveva del mal di pancia sulla mia candidatura. Abbiamo formato un comitato elettorale che mi ha supportato per tutta la campagna elettorale. Eravamo una ventina: lo slogan era “un sinto in consiglio comunale è ricchezza per tutti”
Mahalla 15.32
mal di pancia "partitici" o degli elettori?
Yuri Del Bar 15.33
mal di pancia partitici, in particolare i giovani comunisti. gli elettori incontrati in piazza erano tutti curiosi e contenti. Non sarei stato eletto con il solo voto dei sinti, visto che moltissimi hanno sbagliato a votare
Mahalla 15.35
Dobbiamo sempre farci riconoscere
Yuri Del Bar 15.36
Al conteggio il 50% dei voti sono sinti e l'altro 50% di appartenenti alla cultura maggioritaria
Mahalla 15.36
Hai rapporti con altri Rom e Sinti eletti in Europa?
Yuri Del Bar 15.36
No, non conosco nessuno
Mahalla 15.37
Veniamo ai temi che un consigliere affronta: Casa: sta cambiando qualcosa?
Yuri Del Bar 15.39
per i sinti sì. stiamo già lavorando con la nuova giunta per far chiudere il campo nomadi, luogo di segregazione. e realizzare piccole microaree. inoltre, stiamo discutendo per realizzare una'area di transito ed eliminare i divieti di sosta ai "nomadi"
Mahalla 15.41
Ti riporto di seguito un commento, che ho trovato in un blog che aveva ripreso la notizia sul camping austriaco (che avete riscritto anche su Sucardrom): “Esistono norme precise che regolano l'accesso a luoghi pubblici (come un campeggio, un bar, un ristorante, etc.). Nessuno può dire tu sì, tu no; lo posso fare a casa mia, ma trattasi di luogo privato.Invece che sbraitare, chiamare i carabinieri e denunciare. Non è indignandosi che si toglie il razzismo dalla testa della gente, quello c'è sempre stato e sempre ci sarà.” Cosa risponderesti?
Yuri Del Bar 15.45
Sicuramente abbiamo sbagliato in questi anni a non denunciare certe situazioni, ma è pur vero che in Italia non avevamo una legislazione precisa fino al 1999. In secondo luogo la legislazione è molto blanda e non prevede il penale per la discriminazione razziale. il penale è solo per incitamento alla discriminazione razziale. è per questo che a Verona abbiamo denunciato i sei leghisti, condannati in primo grado. Terzo: chi crede che il razzismo rimarrà è un'inguaribile pessimista. io credo che non bastino le denuncie. ma azioni concrete per poter costruire una cultura della pace
Mahalla 15.46
La vertenza in Veneto mi sembra molto estesa territorialmente…
Yuri Del Bar 15.47
Considera che in Veneto le associazioni di sinti e rom sono inesistenti. l'Opera Nomadi è a Padova e basta.
Mahalla 15.48
Secondo te, quello che state facendo a Mantova per la casa, può servire come progetto-pilota?
Yuri Del Bar 15.50
Sì, lo speriamo. Da quello che sappiamo per le micro-aree c'è la sola esperienza della Fondazione Michelucci insieme alla nostra. a Guastalla (RE) stiamo realizzando la nostra prima micro-area. Considera che c'è molta confusione in giro su cosa è una micro-area: per alcuni è solo un piccolo campo nomadi…
Mahalla 15.51
Approfittane per spiegarlo: come intendi una micro-area?
Xpisp 15.51
ma è strutturato con tutti i servizi necessari?
Yuri Del Bar 15.53
Una micro-area è costituita da unità abitative singole per ogni nucleo familiare. al massimo sei nuclei famigliari tutti legati da stretti vincoli di parentela o affinità. Inoltre, la micro-area deve essere progettata insieme alle famiglie che l'abiteranno in un percorso guidato dalla mediazione culturale
Mahalla 15.53
Chi provvede al mantenimento dell'area?
Yuri Del Bar 15.55
La manutenzione ordinaria è a carico delle famiglie, la straordinaria al comune se resta proprietario. pensiamo anche a percorsi dove le famiglie acquistano le stesse micro-aree. In ogni spazio famigliare deve esserci un'unità abitativa, una casa, pensata per la famiglia che ci abiterà e uno spazio, almeno 500mq, per l'arrivo di parenti. Inoltre nello studio preliminare è da considerare la proiezione demografica per i successivi quindici anni. Naturalmente a questi progetti vanno affiancati altri sui temi del lavoro e della scuola
Mahalla 15.57
In Inghilterra un progetto simile sta cadendo, perché non si trovano accordi sull'individuazione delle aree
Yuri Del Bar 15.58
Perché nessuno vuole un "campo nomadi" di fianco alla propria abitazione. Ciò che succede in Inghilterra è causato da una politica abitativa solitaria. ovvero non supportata da un lavoro di mediazione culturale
Mahalla 16.00
questo non saprei, in Inghilterra sono attivi da anni da questi temi
Xpisp 15.59
scusa 500 mq per famiglia???? Forse sarebbe meglio chiarire la dimensione di una famiglia, altrimenti potrebbe nascere un po’ d'invidia leggendo solo queste parole
Yuri Del Bar 16.01
Certo che ci sarà invidia. vedi Xpisp nelle culture sinte la famiglia è il valore primario per questo i figli non lasciano i genitori ed è per questo che abbiamo bisogno di più spazio. Una famiglia sinta in mezzo a tanti "gagi" avrebbe paura e piuttosto andrebbe in un "campo nomadi". Devi anche pensare che durante il nazismo ci avete mandato allo sterminio e ancora oggi ci rinchiudete nei campi nomadi. forse bisogna ribilanciare la situazione. Non pensi Xpisp?
Xpisp 16.03
leggendo la tua risposta ho pensato ad una persona ignorante come me che ritiene la famiglia quella tipo di 3-5 persone, quindi ne nascerebbe un equivoco. Ho chiesto solo un chiarimento per capire cosa si intendesse per famiglia.
Scusa ma io non ho mandato nessuno allo sterminio, se fare domande per capire mi fa paragonare a ciò che dici....
Yuri Del Bar 16.06
Un nucleo familiare è formato da cinque sei persone in media. poi quando i figli si sposano devono rimanere per alcuni anni con i genitori. sei mesi dai genitori della moglie, sei mesi dai genitori del marito. solo dopo alcuni anni le famiglie diventano autonome.
Mi dispiace che tu ti senta offeso. ma vedi in Italia ancora non è stata fatta un'elaborazione del lutto su quanto successo durante il fascismo. e quindi, se noi siamo ancora rinchiusi nei campi nomadi chi ne ha colpa?
Mahalla 16.09
Se volete discutere del fascismo, cause e concause, non se ne esce +. Preferirei rimanere al discorso del lavoro che si può fare oggi. Eventualmente, riprendere il discorso storico in un altro incontro.
Xpisp 16.10
Non mi sono offeso, solo non darmi responsabilità che non ho, conto così poco che non ho influenza, continuate sui discorsi precedenti che sono interessanti, grazie a tutti
Yuri Del Bar 16.11
Vedete il vero problema è che in Italia si ha un complesso di colpa per quanto successo agli ebrei. Al contrario per noi sinti si pensa, in larga maggioranza, che se siamo finiti nei camini è perché ce lo meritavamo. Siamo ladri, no?
Mahalla 16.13
Se tutti i ladri dovessero finire ai camini, avremmo risolto il problema energetico! Volevo magari capire meglio se queste mini aree sono da intendere come una riparazione per la storia o invece una possibilità di ovviare anche ai problemi di devianza. A Milano, ad esempio, nei grandi campi è impossibile vivere anche per un Rom o un Sinto!
Yuri Del Bar 16.14
E in effetti c'è qualcuno, vedi il blog della sucar drom, che ancora oggi ci invita a finire nei termovalorizzatori. E siamo nel 2005!
No, le micro-aree non sono una riparazione alla storia ci vorrà ben altro. ma è un primo passo per un riconoscimento della nostra cultura, della nostra società... di noi come persone!
Penso che nei grandi campi sia impossibile vivere, sia per i sinti/rom sia per qualsiasi altra 'persona. Provare per credere
Mahalla 16.17
Ho letto con interesse, a proposito del riconoscimento come persone, il post Mengro Labatarpe… volevo capire, oggi, come può evolvere la situazione lavorativa
Xpisp 16.17
chiarimento: ma 500 mq è la casa o la casa + lo spazio intorno???
Yuri Del Bar 16.18
casa + lo spazio intorno. per meglio capire sarò lieto di averti come mio ospite a gennaio quando inauguriamo la micro-area a Guastalla. Insomma è come una villetta: il progetto lavoro nasce da un'esigenza: valorizzare il lavoro che svolgono le famiglie sinte e rom a Mantova.
In effetti si pensa che noi non lavoriamo. Sbagliato, lavoriamo tutti. E’ che abbiamo una struttura sociale diversa e quindi non abbiamo divisione del lavoro come avete voi. In altre parole tutti i Sinti in Italia fanno lo stesso lavoro.
Xpisp 16.22
Una sola curiosità, qual'è questo lavoro?
Yuri Del Bar 16.23
il furto… scherzo!
Xpisp 16.23
dai non scherzare
Yuri Del Bar 16.24
Gli uomini fanno la raccolta dei materiali ferrosi, anche se alcuni hanno ancora lo spettacolo viaggiante. Le donne vedono calze, fazzoletti, centrini... porta a porta.
Xpisp 16.25
Scusa la domanda ignorante, ma dopo aver raccolto materiale ferroso...cosa ne fanno???
Mahalla 16.25
La mia domanda, sottintendeva: c'è ancora spazio per queste attività, o c'è da investire in formazione professionale verso nuovi lavori?
Yuri Del Bar 16.25
Il progetto quindi vuole valorizzare le potenzialità presenti nelle diverse famiglie. Questo è un buon momento: più il petrolio cresce e più il prezzo dei materiali ferrosi si alza, e basta con i corsi per giardinieri... non se ne può più!
Bisogna cercare di far coincidere le potenzialità, le aspirazioni e gli spazi presenti sul mercato, naturalmente senza mediazione culturale si torna a fare i corsi per giardinieri: vedi quello che sta succedendo in Emilia Romagna con due milioni di euro dell'Unione Europea
Mahalla 16.28
e con la mediazione culturale?
Xpisp 16.29
Personalmente ritengo che abbiate una grossa forza, la famiglia, con questa forza conosco molti immigrati nord-africani che sono riusciti ad aprire attività e ad avere un notevole successo, non penso che abbiano avuto bisogno di mediazioni culturali, anche se non guasterebbero.
Yuri Del Bar 16.30
certo perché altrimenti l'operatore della formazione professionale se ne va per i campi a prendere parole o sorrisetti ironici e lo pseudo corso diventa un modo per tirare avanti, con le borse di studio, per qualche mese, poi nulla.
I nord africani sono venuti e hanno accettato la cultura capitalistica; il discorso è molto complesso...
Mahalla 16.32
Ti chiedo un commento a questo esempio: Reggio Emilia corso per panettieri, diplomati una cinquantina (credo) di Rom stranieri. La giunta vanta questo risultato, Forza Italia dice che solo 50 non valgono i soldi spesi
Yuri Del Bar 16.33
in effetti non sono cinquanta e in secondo luogo avere cinquanta panettieri qualificati e nessuno assunto non è un buon risultato... o no?
Mahalla 16.33
E che ne so? Il commento lo lasciavo a te
Yuri Del Bar 16.34
e io ho commentato... non offenderti anche tu
Mahalla 16.34
Io????
Yuri Del Bar 16.34
un po di humor… altrimenti la vita è triste
Mahalla 16.35
Io faccio il bravo presentatore
Xpisp 16.35
forse ora sarebbe il caso di finanziare l'apertura di una panetteria
Yuri Del Bar 16.35
ti immagini la massaia emiliana che va a comprare il pane nella panetteria rom... grande idea… e tu sei bravissimo
Xpisp 16.36
vedo quella brianzola che compra la carne dal mussulmano...non bisogna fare il razzismo al contrario
Yuri Del Bar 16.36
e in effetti è una grande idea, cosa ho detto di male?
Xpisp 16.37
Mi sembrava un po’ ironica...chiedo scusa!!! ho toppato!!!!
Mahalla 16.37
Sempre a fare gli offesi! L La situazione scolastica a Mantova com'é?
Yuri Del Bar 16.38
Era a doppio senso... è che qui ci stiamo divertendo.
Buona, se i bambini non vanno a scuola... pessima se ci vanno.. e ci vanno tutti... un dramma.
Torniamo seri.
Mahalla 16.39
Con gli stranieri come procede? (a me va bene anche di scherzare)
Xpisp 16.40
Chiedo venia ma devo tornare a lavorare (avendo anch'io accettato la cultura capitalista), peccato perché stavo avendo delle risposte interessanti. Un saluto a tutti, ci vediamo da sucar. Ciao da Xpisp
Yuri Del Bar 16.41
La scuola è uno strumento della cultura maggioritaria. L'intento è di far conoscere la scuola ai genitori in modo tale che possano fare richieste formative. E' a quel punto che il bambino troverà nella scuola tracce del suo mondo concreto
Mi dispiace Xpisp, un saluto a te. Carlo deve risponderti sul blog. Non disperare.
Xpisp 16.42
un abbraccio a tutti
Mahalla 16.43
Un attimo, prima di perdere il filo sulla scuola...
Yuri Del Bar 16.43
ti sei perso Fabrizio...
Mahalla 16.43
Sinora si è parlato di Sinti (italiani) volevo sapere la situazione dei Rom stranieri nel vostro comprensorio
Yuri Del Bar 16.44
Sinti lombardi. A Mantova ci sono rom rudara, arljia e rumeni: sono in casa e hanno diversi lavori, uno lavora come autista degli autobus pubblici
Mahalla 16.45
Integrazione scolastica?
Yuri Del Bar 16.45
Interazione! niente integrazione, è una brutta parola
Mahalla 16.46
Se uso frequenza? Insomma, come procedono i rapporti?
Yuri Del Bar 16.47
La scuola è buona per i rom rumeni e arlija. diverso il discorso per i rudara... o meglio la famiglia è ursara. I rom rumeni vanno a scuola e pretendono il rispetto culturale. E lo ottengono. I rudara si nascondono, sono più vicini a noi sinti.
Mahalla 16.48
Potresti darmi delle cifre per capire di quanta gente si tratta?
Yuri Del Bar 16.49
A Mantova abbiamo 45 minori sinti, nove rudara, quattro rumeni, 3 arljia. Parlo del comune di Mantova, in provincia i sinti sono un centinaio e i rom una trentina. I gruppi etnici sono una decina tra sinti e rom.
Mahalla 16.52
Ho l'impressione che in una città come Mantova, le cose si vivano e si affrontino differentemente da una metropoli. Cosa ne pensi? (lo so che è banale, non mi veniva meglio)
Yuri Del Bar 16.53
Certo, ma comunque fa un rapporto tra le popolazioni e vedrai che a Mantova ci sono molti ma molti più sinti e rom che a Milano. Mantova ha quarantamila abitanti
Ci dovrebbero essere due tre associazioni per quartiere per lavorare bene.
Mahalla 16.56
Io a questo punto, se sei d'accordo farei uno stop. Riscriverò tutto e poi lo rimetto online (tra stasera e inizio settimana prossima). Se sei d'accordo, possiamo stabilire anche altri appuntamenti simili in futuro
Yuri Del Bar 16.57
Adesso che abbiamo tredici persone collegate...
Mahalla 17.02
Credo che il contatore ogni tanto vada per i fatti suoi, ma se qualcuno ha domande o vuole salutarti, ha tutto lo spazio a disposizione.
Un ringraziamento a te e alla squadra mantovana
Yuri Del Bar 17.03
Io rimango collegato a disposizione per nuove domande. ciao Fabrizio
Xpisp 17.22
ciao, breve rientro (ho lasciato aperto per rileggervi quando potevo) non era riferito a te il pigiar male, era riferito a Fabrizio, parlare con te è stato un piacere...ma sei tu che mi rispondi in sucar? grazie comunque per le risposte.
Yuri Del Bar 17.25
le risposte in sucar le scrivono diverse persone. di solito ti risponde Carlo
Sono io che ringrazio te. se non c'eri era un dialogo a due con Fabrizio. bello il tuo blog...
Xpisp 17.33
Ti ringrazio del complimento anche se immeritato, non riesco ad esprimere chiaramente i miei pensieri come Fabrizio o NNS, inoltre non ho spesso il tempo per scrivere quello che mi passa per la testa. Ad esempio spesso nel farvi le domande temo di passare per arrogante o fazioso, indubbiamente non sono privo di esperienze negative che mi hanno influenzato, ma credo che conoscendosi (deve essere reciproco) si possano capire molte cose che ci rendono ostili e forse migliorarsi reciprocamente
Yuri Del Bar 17.42
Devi fare tutte le domande che ti passano per la testa, nessuno giudica nessuno. Concordo, la conoscenza reciproca può portare alla costruzione di un mondo dove ognuno di noi si possa sentire a casa propria.
Un saluto a tutti gli amici e un nuovo ringraziamento a Fabrizio per l'occasione data.
Sunaimi sigo (ci sentiamo presto, traduzione dal sinto lombardo)
Mahalla 18.01
Sastipé, but, baxt!
(salute, lavoro e fortuna)
A volte (confesso) mi lascio trascinare dalla politica, con risultati
"buffi": come quando partendo da una fiera di cavalli a Monza che non
c'è più, ipotizzavo una piattaforma
elettorale per le elezioni locali.
A scanso di fraintendimenti, aggiungevo: ...Ora, capitemi bene, la mia non è nostalgia ma curiosità. Il progresso avanza anche fuori Italia, ma perché da noi queste "distrazioni" dal panorama urbano sono destinate a perdersi e in Francia ogni schifosa cantina di campagna diventa un museo? Perché negli Stati Uniti, in Inghilterra, Germania (per non parlare della Scandinavia) tengono alla loro storia e la valorizzano, mentre da noi
la difesa delle tradizioni è sinonimo di movimenti razzisti? Non sarebbe più interessante (anche economicamente, intendo) una grande città che oltre alle fiere, coltivasse il turismo anche per i suoi abitanti?
Il dubbio rimane, dopo che David Altheer (giornalista ed esperto di Rom e
Sinti) su British_Roma
segnala dal 1 al 9 ottobre la fiera di Ballinasloe
nell'EIRE, vitale,
frequentata, meta di Nomadi e Viaggianti da tutto il Regno Unito.
(se qualcuno passa di lì, me lo faccia sapere, grazie!)
Carissimi,Chi mi legge dai tempi di Pirori, si ricorderà (forse) il periodo dei QUIZ, che in qualche modo sono serviti a fare informazione sui Rom, divertendoci ed arrabbiandoci, ma anche a conoscerci con i nostri lati buoni e no.Superato nella Mahalla il periodo di assestamento...Passo la parola a Tikla:
Sì, credo che i QUIZ siano stato un tentativo riuscito, ma si può fare di meglio. Sto preparando una sorpresa, per rinfrescare i nostri venerdì. Ci saranno ancora domande, ma finalizzate a costruire una storia di cui voi lettori (se volete) sarete i protagonisti. Lo schema di questo gioco, che durerà sino all'estate prossima, lo potrete capire rileggendo questo post. La storia, sarà ospitata in una pagina (in preparazione) esterna al blog, che simulerà un gioco di ruolo. I giocatori dipenderanno dall'umore del Master, ma potranno anche aiutarsi od ostacolarsi a vicenda. Non è un gioco ad eliminazione, ma vi avviso: non sarà facile cavarsela, perché sono proprio le difficoltà a cementare l'unione. Potrà partecipare soltanto chi si iscrive (è gratis, naturalmente!). Per farlo, dichiaratelo qua di seguito, o se avete bisogno, fate tutte le domande che vi vengono. Può darsi persino che qualcuno risponda
Segnala Robert Anderson il progetto Kosovar Roma Oral Histories:
chi erano e chi sono i Rom del Kosovo, attraverso i loro stessi racconti (in
inglese).
Nel sito una ricca sezione fotografica, interviste, la storia dei gruppi
familiari, mappe, musica, tradizioni, politica e documenti... parecchio
materiale per ricostruire un pezzo di storia che è anche nostra.
Link segnalati:
Un popolo che vive negli Stati Uniti. Sono stati assimilati di volta in volta ai Nativi o ai Rom, ma è certo che non hanno con loro nessuna caratteristica comune se non il mistero che li avvolge. Ne parla Peace Reporter con una serie di articoli
SABATO 29 OTTOBRE
alle ore 17.00 presso la:
libreria il libro – via
Ozanam, 11 - Milano
NADA STRUGAR E RAMONA PARENZAN
PRESENTERANNO IL LORO LIBRO:
"TI RACCONTO IL MIO
PAESE: SERBIA E MONTENEGRO"
Vannini Editrice,
Settembre 2005, pag. 80
Suggerimenti e percorsi di decentramento
linguistico e culturale a scuola.
Il testo presenta livelli diversi: conoscitivo e
divulgativo, ma anche educativo e didattico. La proposta delle autrici è
di tipo interculturale e consiste nel promuovere la conoscenza e la
narrazione, a scuola e non solo, di due importanti paesi balcanici, da noi
ancora poco conosciuti dal punto di vista culturale. Il libro si offre,
inoltre, come occasione preziosa per favorire l’incontro tra gli
alunni e per dare spazio e voce a differenti linguaggi
espressivi. Durante la presentazione saranno forniti suggerimenti
didattici per costruire percorsi a sfondo ludico, linguistico e culturale.
Il libro si presta ad essere utilizzato sia nelle scuole elementari sia
nelle scuole medie.
A tutti i partecipanti all’incontro sarà dato un
simpatico ed utile omaggio.
il libro
libreria internazionale
Via F. Ozanam, 11
20129 Milano -MI-
tel. +39022049022
fax +390229516896
info@il-libro.it |
SABATO 29 OTTOBRE
dalle 18.00 alle 20.00
Libreria Utopia di via Moscova 52 Milano - 02/29003324
Incontro con Luca Bravi sulla storia, la cultura e l'identità dei Rom d'Europa
|
Te informamos de que acabamos de actualizar nuestra página web.
Salud y libertad
UNIÓN ROMANI
Unión del Pueblo Gitano
Dirección Postal/Postal Address:
Apartado de Correos 202
E-08080 BARCELONA (Spain)
Tel. +34 934127745
Fax. +34 934127040
E-mail: u-romani@pangea.org
URL: http://www.unionromani.org/index_es.htm
|
Romany singer Vera Bila playing with new band
24. 10. 2005
Vera Bila is one of the most famous Roma singers of the Czech Republic and is often
compared to Ella Fitzgerald. In the beginning of September 2005, Vera Bila split up
with her band Kale and manager and producer Jiri Smetana. Kale has intended to play
without its most charismatic performer whom they have replaced by Dezider
Lucka, a member of Kale.
http://www.dzeno.cz/?c_id=8956 |
INOLTRE:
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Nella sua recente intervista in chat, Filippo Podestà diceva, parlando del Comune di Milano:
- sarebbe bello che vincessero anche loro qualche volta... loro vincono sul campo di gioco e la MultiEtnica fuori, per la strada...
Sarà per un'altra volta. Ieri sera alla Coppa della Pace, la squadra del Comune non si è vista, per un forfait all'ultimo momento. E' dovuto intervenire lo spirito casinista che sinora ha protetto i "MultiEtnici", sotto forma di qualche telefonata concitata, e così la manifestazione si è svolta con ben quattro squadre: la "Nuova Multietnica", che ha vinto il torneo, la Provincia di Milano (arrivati ultimi, ma la colpa è anche dei pochissimi tifosi italiani che si sono presentati), una riedizione della originale Multietnica che nel 2001 dal campo di Barzaghi sfidò le ruspe e i calciatori del Comune (ieri sera classificati terzi), e una rappresentativa di immigrati - senegalesi per la maggior parte - che si è precipitata da Cremona al campo dell'Arena (avvisati nel pomeriggio, e sono pure arrivati secondi).
Alla faccia degli italiani assenti, il casinismo multietnico ha concluso la serata con musiche e balli che hanno mischiato rom, croati, argentini, senegalesi, peruviani, colombiani...
[foto scattata ieri da Filippo Podestà]
Cambiando argomento (ma di poco): dopo l'intervista a Yuri del Bar, tocca a un altro Sinto, candidato al comune di Bolzano per le elezioni del prossimo 6 novembre.
Anche se in ritardo, un sereno Eid al Futr! E visto che ci siamo...
Sarajevo, 3. 11. 2005, 14:51, (IRNA) - Per la prima volta il Sacro Corano è stato tradotto nella lingua dei Rom dei Balcani: la notiizia è stata riportata dal Central News Bureau of the Islamic Republic of Iran Broadcasting (IRIB). Secondo la fonte, è il risultato di lunghi anni di lavoro, da parte di Muharem Serbezoski, un Rom che risiede nellla regione
ROMEA (Romani Media Agency), Romano vodi Zitná 49 110 00 Praha 1 Czech Republic tel./fax: +420 - 257 329 667, +420 - 257 322 987 e-mail: romea@romea.cz, romea@rynet.cz http://www.romea.cz
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L'uomo scese dall'auto sbattendo lo sportello, con un'aria assonnata e stressata, sbadigliando visibilmente. Non gli andava quello che stava per fare. Non oggi. No, decisamente, non era il momento giusto.
Un odore acre di immondizia bruciata lo assalì, come sempre, all'ingresso del campo. Credeva di averci fatto l'abitudine, dopo tutto ci si abitua a tutto. Ma era poi davvero così? Il ronzio dei cavi dell'alta tensione era un sottile seghetto d'angoscia per il metallo dei suoi nervi compressi, tesi al limite dello spasmo. Come al solito, alcuni bambini si accalcarono intorno all'auto, chiedendo con tono piagnucoloso da attori sperimentati, alcuni:
- Dove andiamo?
Altri:
- So keres?
Davanti al centro sociale, un gruppo di ragazzi e ragazze sedevano tranquilli a parlottare, come se nulla fosse successo in quel nuvoloso giorno di Novembre. Una donna stendeva i panni, un vecchio al tavolo con un certo numero di bottiglie vuote davanti annuiva col capo.
Fuori, lungo l'asse della circumvallazione, il traffico scorreva indifferente ai drammi della vita e della morte, gli stessi di sempre. Eppure l'indifferenza con la quale quella gente recitava i suoi drammi era di segno opposto a quella dei motori sperduti nella no man's land di Secondigliano.
- Ehi, bello, mi offri una sigaretta?
La ragazza sorrideva con uno sguardo da donna decrepita, il dente d'oro bene in vista e gli occhi struccati malamente, come se avesse cent'anni.
Un senso di sgradevole complicità pervase l'uomo, che tirò fuori dalla tasca dell'impermeabile una Marlboro e gliel'accese, svogliato. Percepiva quella ragazza invecchiata precocemente come un pugno nello stomaco. Commiserazione, sensi di colpa, un doloroso senso di solidarietà: al limite, un pizzico di compiaciuta morbosità. C'entrava un po’ di tutto nelle emozioni che lei gli suscitava. La cosa lo disturbava visibilmente. Era nervoso e impacciato, si vedeva lontano un miglio.
Un argomento su cui riflettere. Ma non oggi. Oggi no.
Il ronzio dei cavi continuava, metallico insetto d'angoscia, prolungandosi nel pulsare di un suo capillare nella tempia sinistra. Monotono, aritmico sottofondo della materia inerte alle vicende, ripetute sempre identiche, del trascinare una vita già condannata in partenza. L'opposto del vivere.
L'ubriaco fece di sì col capo, mormorò qualche incomprensibile parola in una lingua incomprensibile e tornò a sprofondare nella abituale catalessi. Tutto sommato, non così ubriaco.
"Ubriaco normale", avrebbe detto il padre di Darko. I vecchi in quelle condizioni a volte vedevano gli spiriti dei morti, i muldré, spaventevoli esseri sanguinari, coi quali si cimentavano in violente guerriglie verbali. A volte avevano anche il coraggio di minacciarli con un bastone. A ogni modo, parlandogli a tu per tu, cosa che non avrebbero mai fatto da sobri.
Forse, in questo momento, il vecchio era l'unico a vedere lo spirito del piccolo Dolar, passato come una meteora ancora giovane, schiantatasi inosservata su questa terra.
L'uomo era venuto per il suo funerale. Ammesso che non fosse già troppo tardi e che il corpo non fosse già via, sulla lunga strada verso la Jugoslavia. Una terra che non aveva mai conosciuto. La sua terra. Sua, in che senso? Almeno, non avevano fatto in tempo ad espellerlo, con la sua famiglia, verso il paese in cui non era nato. Comunque, gli avevano detto tra mezzogiorno e l'una. Si erano fatte quasi le due, non era riuscito a scappare prima. A che pro, in fondo, affrettarsi se tutto era così maledettamente lento in quell'angolo dimenticato di mondo?
-Dov'è? chiese al ragazzo khorakanò, Milan, il primo che riconobbe nel gruppo, a parte la ragazzina dalla sguardo stravissuto.
- Vieni con me, haide.
L'uomo lo seguì fino al numero 38, dove vide una grande folla di persone in piedi, evidentemente in attesa di qualcosa. Sulle tavolate imbandite sotto la veranda, c'erano pronte diverse pietanze, tra cui l'uomo distinse alcune dolma, pita e birra a profusione, oltre a vari tipi di dolci. Una sorta di pranzo di consuolo, usanza antica che era in vigore anche dalle parti di cui era originario lui. Milan si voltò, bofonchiando qualcosa tra i denti, che l'uomo decifrò come:
- Ci vediamo dopo
Lui, di famiglia khorakanì, gruppo in netta minoranza nel campo, non si avvicinava a una cerimonia di quegli "altri", gli ortodossi, che erano solo buoni a ubriacarsi e a fare scoppiare casini. In più, c'erano già stati diversi litigi violenti all'interno del campo tra i due gruppi e questo non aveva certo contribuito a rasserenare gli animi. Neanche la morte riusciva a riunire ciò che gli uomini, chavoré rissosi e presuntuosi, si ostinavano a tenere separato.
L'uomo chiese permesso tra la folla e si avvicinò al gruppo, dove gli sembrava di aver riconosciuto qualcuno. Era Boban Djordjevic, una persona distinta e a modo, vestito con una sahariana azzurra che metteva in risalto il colore violaceo della sua pelle. Dall'alto dei suoi circa due metri, Boban ispirava un senso di intelligenza furba e pacioccona, forse anche a causa dei suoi lunghi baffoni spioventi.
- Brutta storia - disse l'uomo - era tuo parente?
- Quasi parente, sai, io compare di suo zio Dusko.
- Si sa qualcosa di come è successo?
- No, bronchite forse. Ci ganav. Sua famiglia non vuole dicere.
Sulla morte del bambino, l'uomo aveva sentito per lo meno tre versioni differenti: bronchite con complicazioni cardiache, malformazione genetica al cuore, influenza non curata o curata male. La morte, indeterminata come la vita, aveva in mezzo a quella comunità tutti i volti immaginabili e nessuno in particolare. Che importava la diagnosi della malattia, se tanto comunque il bambino, per ignoranza dei genitori o mancanza di mezzi, non sarebbe stato curato come doveva?
E poi, il piccolo, malato lo era stato sempre, per quanto poteva ricordare. Epilessia e rachitismo, malattie croniche e senza cura: Dolar - nelle parole stesse del dottore - era nato sotto una cattiva stella. Almeno, così, si era risparmiato la morte più atroce, la lectospirosi, provocata dai morsi delle zoccole.
A scuola, i ragazzini più grandi l'avevano preso di mira e qualcuno l'aveva anche picchiato. Questo l'aveva allontanato dai banchi scolastici e da allora si aggirava per il campo con quella sua andatura traballante e malferma, come se il suo corpicino gracile non sostenesse gli sforzi eroici di quella vita insensata che gli si agitava dentro.
- Kaj jas? Dove andiamo? l'uomo lo sentiva sempre ripetere, come un motivetto stonato che esce da un giocattolo sul punto di rompersi definitivamente.
E adesso non c'era più. Finalmente andato, partito per l'ultimo viaggio, a conoscere quella sua terra d'origine soltanto immaginata, di cui aveva tanto sentito parlare. Adesso, quella morte assurda, più assurda del solito, ci aveva pensato lei a espellerlo, una volta per tutte.
Dall'interno del prefabbricato, proveniva un pianto soffocato. A un tratto una donna con gli occhi arrossati uscì, i capelli grigi scarmigliati, appoggiata alla comare, lo sguardo perso nel vuoto. Fuori, gli uomini e i ragazzotti tirati a lucido parlavano sommessamente. Il funerale era l'occasione mondana per rincontrare gente di famiglia e sapere le ultime novità. La roba sul tavolo non aveva un aspetto molto florido, pensò l'uomo. Qualche mosca apatica degustava con anticipo le delizie culinarie preparate per consolare gli ospiti e ringraziarli della visita.
Un sole stanco e malato filtrava mollemente attraverso il tendone, rendendo la scena ancora più spettrale.
Si aspettava il Pope. L'ampio stanzone all'interno era illuminato fiocamente da qualche candela ed era gremito di gente. L'uomo si intrufolò tra i presenti, riconoscendo e salutando vari tipi che si accalcavano sulla porta e nella parte prospiciente la bara. L'assenza di luce e l'odore fortissimo dei fiori gli provocarono una lieve sensazione di capogiro. Si guardò attorno, senza riuscire ancora a localizzare se non la forma esteriore del feretro. Il monolocale era stato allestito senza badare a spese per la veglia funebre, che era durata tutta la notte, e per la cerimonia del mattino seguente.
Facce di uomini provati dalla vita, a quarant'anni già sfiancati dal dolore e attenti al rituale arcaico della morte, la sola cosa, insieme alla festa di Gurgevdan, che potesse riunirli, per un momento, attorno a qualcosa di diverso dalla sbornia quotidiana. I ragazzi e i bambini, forse gli unici realmente meravigliati di non vedere più Dolar tra di loro a giocare tra i rottami e i rifiuti della discarica proprio fuori del campo, gli adulti concentrati e rispettosi, ma per nulla sorpresi dall'eventualità di morire a nove anni.
Al centro della stanza, appena adattata la vista al buio illuminato solo dai ceri, l'uomo ebbe la visione irreale del volto del bambino, avvolto in un nastro verde. Come se morendo avesse riacquistato il suo essere androgino, completo. Qualcuno più pio di lui l'avrebbe detto assurto finalmente all'invidiabile condizione di angelo. Ma cos'era un angelo, per lui? Il labbro impercettibilmente leporino tradiva appena lo stupore di quell'esserino implume di stare proprio lì, in quella cassa di legno, circondato da fasci di fiori colorati e da tanta gente vestita di nero.
- Quello è il nonno, non è vero? chiese l'uomo, un po’ in soggezione, come se avesse paura di dovere giustificare la sua presenza lì, in mezzo a loro. Aveva indicato un grassone trasandato e mal sbarbato, dall'occhio strabico e i capelli appiccicaticci, che gli sembrava in qualche modo associato al piccolo scomparso.
- No, quello è compare di padre. Nonno morto.
Finalmente, il Pope fece il suo ingresso nella casetta dei Radosavljevic, con la valigetta in mano. Un ometto tarchiato, con uno sguardo ferino stampato sul volto e l'aria, ma solo l'aria, di chi è al di sopra delle passioni umane. Un che di inquietante, pensò l'uomo, nelle maniere circospette, come di spia al servizio di una qualche Inquisizione celeste. Era qui ufficialmente per giustificare quella morte assurda. Teodicea. Anche a questo livello elementare e primitivo di esistenza si sentiva il bisogno di spiegare l'inspiegabile: si poteva chiamare vita la breve sfortunata parabola di Dolar su questa terra? Il Pope era pagato per dire che Dio voleva questo, che dunque tutto ciò era giusto. Era questo il suo mestiere.
Un mestiere sporco, pensò l'uomo.
L'alito di alcool che diffuse nell'aria al suo passaggio, il colletto sudicio e gli occhiali appannati resero il Pope allo stesso tempo meno venerando e più vicino ai suoi fedeli. A ogni modo, appena entrato, sparì nella stanza da letto per cambiarsi.
Ben presto riapparve, vestito con il tipico copricapo e i paramenti sacri. Aveva una Bibbia bisunta in mano, verosimilmente scritta in caratteri greci. Subito attaccò una litania in quella lingua sconosciuta a tutti eppure familiare. L'atmosfera divenne carica di una sorta di venerazione, l'altro lato dell'indifferenza. Indifferenza verso il mistero del male, di quella vita cattiva, di quel dio cattivo, che stava lì, lontano e impenetrabile, salvo scendere a colpire implacabile quando si ricordava degli uomini.
- Kyrie Eleison…, recitava la litania, monotona.
Il fotografo gagiò scattava in continuazione, con un apparecchio vecchio modello, provocando grossi lampi bianchi nel buio dello stanzone. L'uomo vide a un tratto districarsi dalla folla Milorad, fratello maggiore di Dolar, in preda a una crisi di pianto. Era un ciccione dal carattere piuttosto irascibile. Si era sciolto in lacrime di fronte alla scena straziante del fratellino nella bara.
Al suo passaggio tra la folla, l'uomo gli posò impacciato una mano sul braccio, in segno di solidarietà, ma il ciccione, lo sguardo velato di lacrime, pur guardandolo in viso per un breve lunghissimo istante, sembrò non riconoscerlo. Passò oltre.
- Kyrie Eleison…
Dopo un'ultima benedizione con l'incensiere, il Pope si accomiatò dai familiari baciandoli sulle guance e invitò i presenti a fare lo stesso con Dolar. Uno a uno gli astanti si avvicinarono alla bara e compirono il macabro rituale. Qualcuno fece l'offerta delicata di un fiore porpora, altri misero qualche banconota italiana ai piedi del corpicino, dove già era visibile altro denaro. I più baciarono il cadavere sulla fronte direttamente o con la punta delle dita.
L'uomo chiese il permesso ai genitori e si avvicinò, commosso. Cosa aveva unito quella vita strampalata, breve quanto il volo di un calabrone peloso in una giornata afosa d'estate, alla sua esistenza irrequieta, insoddisfatta, incapace di adattarsi a quello che la sua ragione e la sua passione gli indicavano come il surplus di assurdo regalato al mondo dai suoi consimili? Non sapeva rispondere. Ma un filo c'era, lo sentiva, tenue ma palpabile, ne era sicuro. Altrimenti non sarebbe stato lì, in quel momento, a condividere un dolore che non era il suo. Si chinò sul volto del bambino. Era avvolto nella fascia verde, come se avesse dolore ai denti. Mentre baciava la fronte di Dolar, una fitta lo colpì al fianco. Una sensazione di nausea, forse dovuta al profumo intenso dei fiori, gli fece girare la testa.
Appena fuori, si avvicinò al padre, un ometto tarchiato con il volto stravolto e fece per stringergli la mano. Boban, che lo aveva seguito, gli prese il gomito e lo tirò in disparte:
- Questo tu non fai, gente a funerale non si dà mano…Tu mangia qualcosa, vuoi?
La faccia baffuta e sorridente di Boban sembrò perdere consistenza, liquefarsi sotto i suoi occhi brucianti per l'incenso e la mancanza di ossigeno, che rendevano difficile anche respirare in quella casa. Nel cranio dell'uomo scorrevano e si mescolavano le vibrazioni monotone del cavo ad alta tensione, il profumo dei fiori, i mille volti tutti così uguali eppure diversi l'uno dall'altro. L'uomo si voltò, stava male, forse stava per vomitare. Si allontanò velocemente dal cortile, bofonchiando qualche saluto tra i denti.
Non sarebbe più tornato, giurava a se stesso, mai più. Si pentiva addirittura di avere mai messo piede in un campo Rom. Sarebbe andato nella grande città per ubriacarsi e stordirsi, per cercare di estrarsi quella spina dolorosa dal fianco. Estirpare quel ronzio fastidioso dal cranio. Solo questo gli importava.
No, non sarebbe tornato più. Eppure, in fondo, sapeva che non era vero.
Salì in macchina sbattendo lo sportello, mise in moto imprecando contro il suo destino e, dopo aver sgommato nevroticamente, imboccò il vialetto dell'uscita.
I ragazzi lo videro allontanarsi impassibili, come se niente fosse mai stato.
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