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Di Fabrizio (del 19/11/2008 @ 09:09:56, in scuola, visitato 1860 volte)

Da Czech_Roma

Da Aktualne.cz

I Rom rimangono sotto-rappresentati nell'effettiva scolarizzazione

Praga - Le organizzazioni dei Rom europei hanno detto in una conferenza tenutasi il 12 e 13 novembre a Praga che il governo ceco ha fallito nell'impedire la segregazione dei bambini Rom nelle scuole primarie speciali per bambini con ritardi mentali.

L'accusa, basata su di una ricerca condotta all'inizio di quest'anno, arriva esattamente un anno dopo che la Corte Europea dei Diritti Umani aveva giudicato che questa pratica rappresenta una discriminazione illegale delle leggi internazionali. Nel caso sollevato, le famiglie di 18 bambini rom avevano lamentato di essere stati messi in scuole speciali a causa della loro origine etnica.

Le scuole speciali esistono ancora

Una legge scolastica effettiva dal 2005, che intendeva eliminare la discriminazione dei Rom, abolì le scuole speciali sostituendole con le cosiddette "scuole  di pratica". La riforma introdusse anche classi preparatorie e mediatori scolastici Rom nelle scuole primarie standard, per facilitare l'integrazione dei bambini con un retroterra svantaggiato.

Nonostante la riforma e il giudizio del tribunale di Strasburgo, i bambini rom rimangono sovra-rappresentati nelle ex scuole speciali, ora riettichettate come scuole di pratica, dove sono istruiti secondo i curricula sotto gli standard, disegnati per bambini con disabilità mentali.

Secondo ricerche condotte dall'European Roma Rights Centre (ERRC) e dal Fondo Istruzione Rom (ERF), i bambini rom rappresentavano più della metà della popolazione studentesca in 14 delle 19 scuole visitate dai ricercatori.

Le scuole di pratica ammazzano le possibilità dei Rom nel mercato del lavoro

"La cosa allarmante è che è i direttori scolastici, i genitori e gli stessi studenti mettono sullo stesso piano "scuole di pratica" e "scuole per Rom", dice Tara Bernard, che ha partecipato al progetto di ricerca.

Così, alcuni esperti cechi mettono in guardia contro la richiesta dei gruppi rom di abolire le scuole di pratica, per integrare completamente i bambini rom nel sistema scolastico. "Il nostro sistema educativo non è ancora pronto. Espelleremmo soltanto quei bambini dalle scuole. Si limiterebbero ad abbandonare. dice il sociologo Ivan Gabal.

Decisioni affrettate

Le organizzazioni rom che sono dietro la ricerca, puntualizzano che i centri di consiglio psicologici-pedagogici che decidono circa la disposizione dei bambini nelle scuole di pratica, adoperano la medesima metodologia usata prima del 2005. I ricercatori hanno trovato che la decisione riguardo un bambino rom viene spesso presa in una singola sessione che dura dai 15 ai 30 minuti.

"La Repubblica Ceca non ha una legge che ordini di ripetere il giudizio che pone i bambini nelle scuole di pratica," dice Bernard. Aggiunge poi che la grande maggioranza di questi bambini non saranno mai in grado di continuare nell'istruzione secondaria o superiore.

I rappresentanti dei centri di consiglio psicologici-pedagogici ribattono che i bambini rom sono stati trasferiti nelle scuole di pratica su loro stessa richiesta.

La ricerca ERRC-ERF lo conferma, ma i suoi autori puntualizzano che spesso i loro genitori hanno agito così per essere andati loro in classi speciali segregate, e perché non avevano abbastanza informazioni su cosa significasse per i loro bambini andare alle scuole di pratica.

La mancanza di istruzione nella comunità Rom si traduce allora in alti tassi di disoccupazione. Secondo una indagine della Banca Mondiale, la qualità complessiva dell'istruzione tra i Rom è andata costantemente discendendo dal 1989.

I gruppi rom criticano anche la mancanza di statistiche. Soltanto di recente il Ministero dell'Istruzione ha iniziato a raccogliere dati sulla nazionalità degli studenti, la lingua che parlano a casa e il tipo e grado di scuola che frequentano. Sinora sono state disponibili soltanto delle stime.

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Di Fabrizio (del 20/11/2008 @ 09:24:33, in Europa, visitato 1838 volte)

Da Roma_Daily_News

Inter Press Service - By David Cronin

BRUXELLES, 13 novembre - Un'ideologia politica basata sul desiderio di sterminare i Rom sta emergendo in diverse parti d'Europa, così dice una conferenza tenutasi a Bruxelles

Dopo numerosi attacchi violenti a Rom da parte di skinhead ed altri estremisti in Bulgaria, nell'agosto 2007 è stata annunciata la formazione del partito di estrema destra Guardia Nazionale.

"L'anti-ziganismo" rivendicato dal suo leader Vladimir Rasate può essere comparato all'anti-semitismo che negli anni '30 aiutò i nazisti a prendere il potere in Germania, secondo Michael Stewart, professore di antropologia all'University College di Londra. "Il partito di Guardia Nazionale vede l'eliminazione dei Rom come base del rinnovamento nazionale," dice Stewart, che a lungo ha lavorato con le comunità rom negli ex paesi comunisti. "E' un nuovo fenomeno in Europa, che prima non esisteva. E' un pericolo reale."

I commenti di Stewart, rilasciati in un'audizione del Parlamento Europeo  il 13 novembre, riecheggiano i dati di un recente rapporto sui crimini contro i Rom di Human Rights First. L'organizzazione con base a New York dichiara che per i Rom in alcuni paesi "il rinnovato virulento anti-ziganismo è un ricordo strano e lugubre del Porrajmos, l'Olocausto Romanì durante la II guerra mondiale, che uccise più della metà della popolazione rom europea."

"Quando navigati leader politici europei discutono pubblicamente sulla 'soluzione' al 'problema Rom', invocando l'uso di dinamite, recinzioni elettrificate, deportazioni, presa delle impronte a uomini, donne e bambini, involontariamente vengono alla mente paralleli storici."

L'ostilità contro i Rom è diventata particolarmente acuta in Italia, dove i partiti che formano la coalizione governativa del primo ministro Silvio Berlusconi hanno tentato apertamente di dipingere tutti i Rom come criminali. A maggio il governo italiano ha introdotto un "pacchetto sicurezza" che comprende lo smantellamento dei campi rom e la deportazione automatica dei migranti che non possono provare di avere un impiego regolare.

La discriminazione contro i Rom in Italia "non ha confronto con nessun altro paese in Europa", dice Monica Rossi, ricercatrice all'Università di Roma, spiegando che ai Rom viene negato lo status ufficiale di minoranza e non sono in grado di richiedere la cittadinanza italiana. I programmi apparentemente volti alla scolarizzazione dei bambini rom hanno fallito, dice. "Dopo 40 anni di progetti scolastici, ci sono 20 ragazzi che vanno alle superiori. Questo su una popolazione di 15.000."

Graziano Halilovic, Rom Xoraxane delle Federazione Rom d'Italia, descrive le condizioni dei campi dove vive la sua gente come "abbastanza estrema".

"E' una vergogna per la nazione italiana lasciar vivere i Rom in condizioni simili," aggiunge. "Quel che è peggio è che l'Italia è parte dell'Unione Europea. La vergogna dell'Italia presto può diventare la vergogna dell'Unione Europea."

A settembre la Commissioen Europea, braccio esecutivo della UE, ha ospitato un summit Rom, che ha raccolto le richieste per lo sviluppo di una strategia UE per l'inclusione dei Rom. La sua popolazione è stimata tra i 12 e 15 milioni, i Rom sono spesso descritti come la più grande minoranza etnica in Europa, oltre 9 milioni di loro vivono nei 27 paesi UE.

Valeriu Nicolae, segretario generale dell'Organizzazione di Base Europea Rom, ha detto che i Rom non vengono consultati in modo appropriato quando vengono formulate le politiche che li riguardano. "Il corpo principale dell'Unione Europea che agisce sulle tematiche Rom - la Commissione Europea - non impiega nessun Rom o qualche politico Rom esperto," dice.

Jan Jarab, componente della Commissione riguardo le politiche sociali, dice che l'esecutivo UE sta tentando di aumentare gli sforzi per agire sulla difficile situazione dei Rom. Ma è riluttante, aggiunge, e semplicemente "rinomina" leggi precedentemente introdotte contro la discriminazione "mettendogli l'etichetta 'strategia'."

Al momento, le politiche sui Rom nei paesi UE sono spesso basate o sull'approccio "laissez-faire" o sulla repressione, aggiunge. Cita la Spagna come un paese dove si sono registrati successi nel fornire ai Rom case e lavori decenti.

Marian Nedelica, insegnante nella città rumena di Craiova, dice che anche se il suo paese ha promulgato una legge che garantisce l'accesso all'istruzione, circa il 27% dei bambini rom non frequenta la scuola. Dovrebbero essere introdotte misure contro le autorità scolastiche che permettono che ci sia discriminazione, continua.

Livia Jaroka, membro ungherese del Parlamento Europeo di  origine Rom, dice che il suo popolo soffre di un "tipo di povertà estremo come nell'Africa sub sahariana". Aggiunge che c'è bisogno di strumenti che puniscano i governi UE che non applicano le leggi dell'Unione contro la discriminazione.

Gabriela Hrabanova, che lavora presso il ministero ceco del lavoro e degli affari sociali, ha detto che c'è una "mancanza di coordinamento" tra gli stati membri della UE sulle tematiche riguardanti i Rom. "In molti stati membri, non c'è niente a livello locale, anche se sulla carta sembra che tutto stia andando al meglio." (END/2008)

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Di Fabrizio (del 20/11/2008 @ 09:38:38, in Italia, visitato 1924 volte)

Ricevo da Agostino Rota Martir questo appello, apparso ieri sul blog di Sergio Bontempelli

Alla stampa cittadina e regionale
Un "netto mutamento di clima". Una "brusca inversione di tendenza" per una città da sempre solidale con gli immigrati e i Rom. Usano parole misurate ma pesanti, i firmatari dell’"appello antirazzista pisano". E non si tratta di persone qualunque. In calce all’appello, che esprime "profondo disagio e disaccordo" con le recenti scelte dell’amministrazione, si leggono firme prestigiose: dallo storico Adriano Prosperi, della Scuola Normale, a Michele Luzzati, voce autorevole della comunità ebraica; dal teologo Don Roberto Filippini alla medievista Chiara Frugoni (la cui biografia di S. Francesco ha ispirato i lavori di Dario Fo), fino allo scrittore Luca Ricci, autore per Einaudi del premiato libro L’amore e altre forme d’odio. Assieme a loro, tra gli altri, la rappresentante dei Rom Marinela Nicolin.
Cosa ha spinto queste persone a prendere carta e penna? Nell’appello si parla di "misure vessatorie nei confronti di persone provenienti da altri paesi". E si citano in particolare due provvedimenti: la cosiddetta “ordinanza antiborsoni”, annunciata dal Sindaco ma non ancora emanata, e gli sgomberi dei campi Rom.
L’"ordinanza antiborsoni" consentirebbe alla Polizia Municipale di multare chiunque sosti con valige, fagotti e borse di grosse dimensioni in prossimità di monumenti storici: il riferimento è ai “borsoni” dei venditori ambulanti stranieri. Gli sgomberi dei campi Rom rappresentano – secondo i firmatari dell’appello – una vera e propria svolta rispetto al passato: la precedente amministrazione, infatti, aveva promosso un programma di accoglienza e inserimento abitativo, denominato “Città Sottili”. Grazie a Città Sottili, agli abitanti dei "campi nomadi" erano state assegnate delle vere e proprie case: e a beneficiare di quel programma si erano trovati anche i familiari dei bambini morti nel rogo di Livorno avvenuto nell’Agosto del 2007.
L’ordinanza anti-borsoni e gli sgomberi fanno parte di un programma più ampio, un vero e proprio “Patto per la Sicurezza” (simile a quelli di Roma e Milano) che la Giunta vorrebbe stipulare con la Prefettura e la Questura. Su questo “patto” il Sindaco ha avuto il via libera dal consiglio comunale, con i voti sia della maggioranza (PD, IdV, Socialisti e Liste Civiche), sia dell’opposizione di centro destra.
I firmatari dell’appello criticano però la stessa filosofia di questi provvedimenti: "Gli immigrati senza permesso di soggiorno, i Rom e i venditori ambulanti stranieri", scrivono, "non rappresentano un pericolo, per una città che ha sempre operato per l’accoglienza e l’integrazione". E la legalità invocata dall’amministrazione comunale, aggiungono, "va difesa a partire dai diritti civili e sociali di tutti".
Affermazioni che sembrano riecheggiare le recenti parole del Presidente della Repubblica, in difesa del valore positivo dell’immigrazione. Anche in quel caso c’era stata una convergenza con le autorità ecclesiastiche, come il presidente del consiglio pontificio Iustitia et Pax, il Cardinale Renato Martino, che aveva lodato con grande soddisfazione le frasi di Napolitano. Ma allora si trattava di una reazione alle proposte legislative della Lega, non all’operato di un’amministrazione di centrosinistra.
Il clima di razzismo e di intolleranza diffuso in tutto il paese, concludono i firmatari dell’appello, "rischia di penetrare anche a Pisa". Una politica "alta", a loro parere, "deve essere in grado di opporsi all’avanzata di falsi stereotipi". Un compito non facile in questi tempi.

Appello pisano contro il razzismo
Il netto mutamento di clima che si registra a Pisa da alcuni mesi a questa parte suscita preoccupazioni e inquietudini diffuse. Nella nostra città, come nel resto del paese, la politica sembra cedere oggi a facili tentazioni securitarie, all'ansia di ordine pubblico, inteso peraltro nella sua accezione più riduttiva, quella di mero intervento repressivo. Si tratta di scelte che, in tutta Italia, hanno prodotto un terreno favorevole a inaccettabili episodi di violenza a danno di persone straniere, come raccontano quotidianamente gli organi di informazione. Chi vive a Pisa avverte tutta la novità di un simile cambiamento di clima. Una svolta che rappresenta una brusca inversione di tendenza per una città che, in anni recenti, si è spesso proposta ed è stata percepita a livello nazionale come un laboratorio di sperimentazione sociale, un luogo dove le istituzioni si riconoscevano in istanze di dialogo e di integrazione. Oggi tutto questo scompare, per ragioni che sembrano rispondere soprattutto alle opportunità del momento, alla ricerca di un facile consenso politico, attraverso risposte ferme a un presunto 'allarme sicurezza' (pure smentito da tutti i dati ufficiali a disposizione).
In un quadro che, dopo i recenti, gravissimi episodi di violenza a sfondo razziale di Milano e di Castelvolturno, rischia di configurarsi nei termini di un’inedita emergenza nazionale, si impone come necessario un appello al senso civico di tutti gli abitanti della città di Pisa, al di là delle specifiche appartenenze politiche, affinché venga ribadito con forza e nei fatti quanto previsto dall’articolo 3 della Costituzione italiana, che afferma il principio di pari dignità sociale e di uguaglianza davanti alla legge "senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".
Negli ultimi anni la presenza dei lavoratori stranieri in Italia ha raggiunto i livelli dei paesi europei con una più lunga storia di immigrazione. Sono gli italiani di domani, che oggi chiedono solo di poter vivere con lavoro e dignità, di vedere riconosciuto il loro status di 'esseri umani'. È una sfida contro il razzismo che riguarda il futuro delle nostre città e del paese, il futuro di tutti. Mentre dall'altro lato dell'oceano un afro-americano accede alla massima carica dello Stato più influente del mondo, in Italia una quota elevata della popolazione non può essere rappresentata, perché priva del diritto di voto. Il 'paese reale' rivela una distanza drammatica dal 'paese legale'.
In una città 'aperta' come Pisa, da sempre arricchita dall'arrivo degli studenti da fuori, l'amministrazione locale, entro le sue competenze, deve essere pronta a raccogliere l’odierna sfida dell’integrazione con capacità, intelligenza e spirito propositivo. Da essa molti cittadini si attendono che dia un effettivo contributo alla rimozione degli ostacoli che condizionano la vita degli stranieri in Italia, e non il contrario. Continuare a ricorrere a misure vessatorie nei confronti di persone provenienti da altri paesi, quali appaiono la recente proposta di proibire i ‘borsoni’ degli ambulanti che lavorano nella zona del Duomo, o quella di allontanare i Rom dai campi cosiddetti ‘abusivi’, non è degno in una città che vanta tradizioni di apertura e di tolleranza verso stranieri spesso costretti a fuggire dai propri luoghi di origine: dall’accoglienza offerta agli esuli dalle dittature militari in Grecia e in Cile negli anni settanta, alla costruzione di percorsi di integrazione con le famiglie Rom immigrate negli anni novanta a causa delle guerre nella ex-Jugoslavia. Pisa non deve disperdere il proprio patrimonio di impegno per una società aperta e solidale, che veda nelle differenze una ricchezza e non una minaccia.
Per queste ragioni, per il profondo disagio e disaccordo provocato dal tentativo di colpire i più deboli in modo indiscriminato, per non dover più assistere a una quotidiana e incomprensibile caccia all’uomo da parte delle forze di polizia locale, si è reso inevitabile sollevare una voce contro i germi di un razzismo strisciante che rischia di penetrare anche a Pisa. Una politica alta deve essere in grado di opporsi all’avanzata di falsi stereotipi. Gli immigrati senza permesso di soggiorno, i Rom che abitano nelle baracche e nei campi alla periferia urbana, i venditori ambulanti stranieri non rappresentano un pericolo, per una città che ha sempre operato – in modo corale – per l’accoglienza e l’integrazione. La stessa legalità, di continuo invocata nel dibattito pubblico di questi mesi, non è un principio neutro. Perché sia democratica occorre che venga difesa a partire dai diritti civili e sociali di tutti.

Primi firmatari:
- Adriano Prosperi, docente Scuola Normale Superiore
- Chiara Frugoni, storica
- don Roberto Filippini, teologo, diocesi di Pisa
- Michele Luzzati, docente universitario Storia Medievale, Università di Pisa
- Luca Ricci, scrittore
- Marinela Nicolin, rappresentante Federazione Rom e Sinti Pisa
- Giorgio Gallo, Università di Pisa, corso di laurea in Scienze della Pace
- Paola Bora, docente universitaria Filosofia, Pisa
- Barbara del Bravo, medico, Pisa

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Di Fabrizio (del 21/11/2008 @ 09:00:04, in lavoro, visitato 2330 volte)

L'articolo integrale su: Bubkes: The Weblog of Stephen Lewis

Un cancello di ferro lavorato in via Iskar o Eksark Iosef, Sofia, Bulgaria, autunno 1996. L'artefatto è tipico della fine del XIX secolo e dell'inizio del XX secolo di edifici e città in Bulgaria. Molti artefatti simili erano opera di fabbri ed artigiani Rom. La foto è stata ripresa con una macchina 35 mm Minox G-series su Tri-X film. Combina l'atmosfera della Sofia autunnale con la delicata rappresentazione e l'accurata geometria della Minox G.

[...]

Facendo cantare il ferro

Un secolo fa, i Rom erano relativamente bene integrati nel tessuto di molti villaggi e città nei Balcani. Gli insediamenti urbani erano più piccoli e compatti in quei giorni e le distanze etniche, religiose e di classe erano minori. I Rom erano anche più integrati nelle economie urbane, le loro tradizionali capacità come fabbri, oppure di trasportatori erano di centrale importanza nei giorni in cui il metallo si sollevava e veniva piegato. Nei cento anni a seguire, i Rom sono stati spinti nelle periferie delle città bulgare. Le città sono state riprogettate e le minoranze disperse oltre i cordoni sanitari. Le capacità lavorative valutate un secolo fa sono diventate periferiche e sempre più spesso obsolete. Soprattutto, la solidificazione dell'identità nazionale bulgara ha marginalizzato i gruppi minoritari. I componenti delle minoranze che avevano l'opportunità e le risorse per lasciare la Bulgaria partirono. Oltre il 90% degli Ebrei del paese se ne andarono nel 1948. La popolazione turca e musulmana fu periodicamente pressata verso esodi di massa, culminati con la partenza di 300.000 di loro nell'estate del 1989. I Rom furono relegati in blocchi edilizi isolati, l'equivalente bulgaro delle favelas e dei bantustan.

La frase "facendo cantare il ferro" coniuga l'abilità e la passione dei fabbri e dei lavoratori del metallo di un'era passata. La prima volta ho sentito la frase da un Bulgaro turco che era stato imprigionato all'inizio degli anni '50 nell'isola Belane sul basso Danubio, il piccolo Arcipelago Gulag della Bulgaria. Usava quella frase per descrivere la capacità di lavorare il metallo di un compagno di prigionia, Shakir Mustafa Pashov. Pashov era un dirigente comunista rom negli anni in cui l'appoggio ai gruppi minoritari veniva sollecitato dai capi comunisti ed ancora ritenuto ideologicamente accettabile. A seguito dei processi contro il cosmopolitanismo nell'Unione Sovietica ed il processo Slansky nella Cecoslovacchia, i comunisti come Pashov caddero presto in disgrazia. Molti, come lui, finirono in prigione. I caratteristici cancelli in ferro lavorato di Sofia, rappresentano un silenzioso ricordo sia delle generazioni di Sofioti che li attraversarono che del mondo svanito dei fabbri Rom che presero parte alla loro creazione

Lavoratore del metallo, Quartiere di Stoliponovo, Plovdiv, Bulgaria, 1997

Photos and Text Copyright Stephen Lewis 2008

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Di Fabrizio (del 21/11/2008 @ 09:47:05, in musica e parole, visitato 1856 volte)

Da Roma_Daily_News

Il ragazzo rom Misha Puntov rappresenterà la Russia a Children Eurovision il 22 novembre.

Ha 13 anni e in Russia si dice che abbia una voce angelica. Misha vive nel villaggio di Nizhny Mamon vicino a Voronezh, è un bravo studente sia nella scuola normale che in quella di musica. Suo padre guadagna da vivere col commercio dei metalli.

Lilith Mazikina

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Di Fabrizio (del 21/11/2008 @ 19:54:57, in Italia, visitato 2583 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro

Carissim*
la comunità del Casilino 900 è ben lieta di invitarla in un viaggio attraverso la memoria di un popolo.

Domenica 23 novembre 2008
dalle 10 alle 20
info: casilino_900@libero.it

QUANDO CADONO I MURI
Perché un campo non sia più un campo, basta che tutti ci entrino...
insieme ad artisti, studenti, artigiani, musicisti, poeti, scrittori, clown e tanti altri

Affinché l'immaginario individuale si confronti con la realtà.
Affinché l'immaginario individuale si confonda con l'immaginario collettivo.
Affinché l'immaginario di un movimento si relazioni con l'immaginario di una storia corale.
Affinché l'invisibile si trasformi in visibile.
Affinché gli ostaggi vengano liberati.
Affinché l'altrove sia un qui con noi.
Affinché specchi deformati ritrovino la loro reciproca specularità.

"Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior."

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Di Fabrizio (del 22/11/2008 @ 09:19:12, in conflitti, visitato 2589 volte)

Da Hungarian_Roma

19 novembre 2008, BUDAPEST (Reuters) - L'uccisione di due Rom in un assalto con granate nell'Ungheria meridionale mercoledì scorso ha dato luogo ad una disputa tra l'ombudsman delle minoranze e la polizia, che dice che è prematuro parlare di pregiudizio razziale.

L'attacco ha avuto luogo nella notte di martedì a Pecs, 250 km. a sud di Budapest, quando una granata è stata gettata dentro una casa da una finestra.

La polizia della contea di Baranya dice che sono stati uccisi un uomo e una donna, ed i loro due figli hanno riportato lievi ferite.

"Escludiamo la possibilità che ci sia stato un movente razziale," ha detto alla Reuters Peter Zsobrak, portavoce della polizia di Baranya.

"Non c'è nessuna indicazione che la famiglia fosse il bersaglio di un attacco etnico," ha aggiunto, dicendo che un'unità speciale sta investigando, ma la motivazione appare essere una vendetta.

Durante la conferenza stampa, Erno Kallai, ombudsman in carico ai diritti delle minoranze etniche e nazionali, ha accusato la polizia di essere saltata alle conclusioni.

"Non sappiamo se questo crimine abbia o no motivazioni razziali. Ma non è compito della polizia passare alle conclusioni prima che siano terminate le indagini," ha detto.

L'Ungheria ha una delle più vaste comunità Rom [...] nell'Europa dell'Est, che compongono dal 5 al 7% dei 10 milioni di abitanti.

Kallai ha rilasciato una dichiarazione in cui dice che è allarmante la serie di recenti attacchi verso i Rom ungheresi.

"L'etnia delle vittime ed il tipo di crimini ci portano a pensare che questi attacchi non sono una coincidenza. I Rom, che vivono alla periferia della società, che sono i più vulnerabili, che sono soggetti a pregiudizio, sono sotto attacco," recita la dichiarazione.

All'inizio del mese due Rom erano stati colpiti a morte durante un attacco a due case nel villaggio nord-orientale di Nagycsecs (VEDI ndr), ma la polizia dice che non ci sono collegamenti tra quel fatto e l'attacco di martedì.

A giugno, delle molotov erano state lanciate in tre case rom a Patka, a ovest di Budapest, mentre a luglio erano stati sparati colpi contro tre case rom a Galgagyork, vicino a Budapest. Non ci sono stati feriti.

Uno studio di ottobre, del Political Capital think tank, commissionato dalla Fondazione Ungherese Anti-Razzismo, ha trovato che la forza crescente dell'estrema destra ungherese coincide col pregiudizio crescente contro i Rom.

"Una... significativa minaccia è il rafforzamento del conflitto tra i Rom e la società non-Rom, che è il conflitto sociale più importante del nostro paese," dice lo studio.

(Reporting by Krisztina Than and Balazs Koranyi; editing by Michael Roddy)

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Di Fabrizio (del 22/11/2008 @ 09:23:04, in Regole, visitato 1323 volte)

Ricevo da Clochard

Virgilio Notizie

Almeno 58 casi: Serve un provvedimento

Roma, 21 nov. (Apcom) - Non si possono dimenticare "quei bambini di età fino a tre anni che vivono in carcere con le mamme detenute, e che continuano a soffrire di questa inaccettabile situazione": lo afferma la senatrice radicale (Pd) Donatella Poretti, all'indomani della giornata dell'infanzia.

In una lettera aperta alla presidente della commissione bicamerale dell'Infanzia, Alessandra Mussolini, Poretti ricorda che "secondo i dati del Dipartimento di amministrazione penitenziaria riferiti al 30 giugno 2008, gli asili nido funzionanti nelle strutture carcerarie italiane sono 16. Sono 58 le detenute madri con figli che vivono con loro dentro l'istituto, quindi sono almeno 58 i bambini minori di tre anni che trascorrono un tempo estremamente prezioso e delicato della loro vita in galera. Alcuni possono accedere ai nidi pubblici, altri trascorrono l'intera giornata dietro le sbarre".

L'auspicio dell'esponente radicale è che venga adottato "un provvedimento finalmente risolutivo della situazione di questi bambini, può e deve essere abbracciato anche dalla Commissione bicamerale per l'infanzia da te presieduta, perché si stimoli la dovuta discussione del Parlamento e si giunga alla più celere calendarizzazione in Parlamento delle proposte esistenti per poter risolvere nel modo più opportuno tale situazione".

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Di Fabrizio (del 23/11/2008 @ 09:20:52, in Italia, visitato 1993 volte)

GIOVEDI’ 27 novembre
ore 21 presso il "Gabbiano" a Baggio – via Ceriani 3 MILANO

IN CHE MO(N)DO VIVI?
spazio di confronto socio-politico
Incontro pubblico sul tema "Immigrazione e razzismo"

ROM E GAGE’
per capire bisogna conoscere

incontreremo Dijana Pavlovic rom serba, attrice teatrale e mediatore culturale nelle scuole elementari
partecipa Fabrizio Casavola redattore di Mahalla - Rom e Sinti da tutto il mondo

Un giorno, camminando in montagna, ho visto da lontano una bestia.
Avvicinandomi, mi sono accorto che era un uomo.
Giungendo di fronte a lui, ho visto che era mio fratello.

(Proverbio tibetano)

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Di Fabrizio (del 23/11/2008 @ 09:22:02, in conflitti, visitato 1693 volte)

Da Czech_Roma

BBC News

Alcuni dei dimostranti erano a volto coperto - VIDEO

La polizia anti rivolta della città ceca di Litvinov ha ingaggiato una battaglia sanguinosa con i dimostranti di estrema destra che cercavano di raggiungere il quartiere rom.

I poliziotti, alcuni a cavallo, hanno tentato di far retrocedere con i manganelli e gas i circa 500 rivoltosi, che hanno risposto con lancio di pietre e molotov.

Sette dimostranti e sette poliziotti sono rimasti feriti negli scontri.

La violenza è esplosa durante la marcia del Partito dei Lavoratori lunedì scorso, festa pubblica nella Repubblica Ceca.

E' stato visto almeno un poliziotto ferito a terra con del sangue in faccia, ed una macchina della polizia è stata data alle fiamme.

Circa 1.000 poliziotti sono stati dispiegati per controllare i manifestanti.

"La polizia ha cercato di far indietreggiare i dimostranti al percorso prestabilito, ma questi hanno iniziato a lanciare bottiglie incendiarie," ha detto Jarmila Hrubesova, portavoce della polizia.

In seguito sono state arrestate circa 15 persone.

La grandemente impoverita popolazione Rom della Repubblica Ceca da tempo è bersaglio dell'estrema destra e molti Rom in questo paese di 10 milioni di persone lamentano un'endemica discriminazione razziale.

Dicono gli analisti che i gruppi di destra come il Partito dei Lavoratori non sono riusciti ad attecchire nella politica nazionale nell'ultima decade.

Published: 2008/11/17 21:27:34 GMT
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