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La redazione
-

\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 08/11/2006 @ 10:52:24, in Europa, visitato 1665 volte)

FOCSANI - L'ex Ministra per la Sanità, Daniela Bartos, ha consultato lo scorso 28 ottobre, 50 donne Rom nella città di Marasesti, nella provincia di Modruzeni.

Daniela Bartos è arrivata a Modruzeni, una delle più importanti comunità Rom della regione Vrancea, accompagnata dalla Segretaria di Stato, Mariea Ionescu, presidente dell'Agenzia Nazionale per l'Etnia Rom.

"L'agenzia Rumena che dirigo sviluppa esclusivamente programmi per le donne - Con noi, tra di noi, su di noi, donne - Il programma intende analizzare lo stato di salute delle donne rom e di conseguenza creare una strategia sanitaria per l'etnia." dice la Segretaria di Stato.

Il progetto esaminerà la situazione sanitaria delle Romnià in dieci città.

Fonte: Romanian_Roma

 
Di Fabrizio (del 10/11/2006 @ 10:01:22, in Europa, visitato 1948 volte)

European Roma and Travellers Forum - Press Release

L'allargamento EU e la situazione dei diritti umani in Kosovo sono stati i principali temi della seconda Assemblea Plenaria che si è tenuta a Strasburgo presso il Palazzo d'Europa dal 6 all'8 novembre. Oltre 60 delegati dalla maggior parte degli stati membri hanno preso parte all'incontro assieme ai rappresentanti delle principali organizzazioni Rom europee ed internazionali.

Il primo giorno ha contemplato una cerimonia d'apertura ufficiale [...] seguita da una cerimonia commemorativa delle vittime dell'Olocausto, presso il memorial di fronte al Palazzo del Consiglio d'Europa, alla presenza dei Rom sopravvissuti e del rabbino capo di Strasburgo.

Il secondo giorno è stato dedicato alla situazione dei diritti umani in Kosovo. L'ex incaricato per il Kosovo, Marek Nowicki, uno dei rari rappresentanti della comunità internazionale a parlare della sua esperienza e contro la discriminazione dei Rom nel Kosovo.

L'accesso in EU di Romania e Bulgaria, entrambe con un'importante popolazione Rom, si tradurrà in un forte incremento del numero dei Rom in EU. Il Forum rimane preoccupato perché l'accesso non ha portato un reale miglioramento sulla situazione dei Rom ed in alcuni casi come in Slovacchia, si registra un deterioramento. Altra preoccupazione è data dal crescere di nuove barriere in Europa [...]

Formatosi nel 2004, il Forum Europeo dei Rom e Viaggianti è l'organizzazione ombrello che rappresenta le organizzazioni che difendono gli interessi dei Rom e le loro preoccupazioni attraverso l'Europa. L''organizzazione vanta il supporto e il riconoscimento del Consiglio d'Europa, con cui ha firmato un accordo di partnership. La Seconda Assemblea Plenaria dovrebbe definire le linee guida politiche er il 2007 e chiamare le istituzioni internazionali e i governi nazionali ad agire per un cambio reale.

For further information and interviews please contact:
European Roma and Travellers Forum
c/o Council of Europe
F – 67 075 Strasbourg
Tel.: 00 33 3 90 21 53 50/4331

 
Di Fabrizio (del 13/11/2006 @ 10:12:49, in Europa, visitato 1973 volte)

Un viaggio tra le pieghe dell’anima - di Licia Brunello

Un lungo viaggio, quello organizzato dalla Casa della Carità, non solo per i chilometri percorsi e le ore passate sul “Panbus” sapientemente condotto da Don Massimo Mapelli, ma soprattutto per le profonde implicazioni socio-emotive che hanno visto questo gruppo spettatore-protagonista di una realtà dicotomica: la “Romania rumena” poliedrica e spesso contraddittoria, e la terra dei Rom che lì vivono stanzialmente da oltre sette secoli.

Trenta persone tra operatori sociali, educatori, giornalisti, sindacalisti e musicisti della “Original Rom Big Band”, sbatacchiati sulle strade sconnesse della Valacchia, pronti a carpire, conoscere, respirare le mutevoli arie di questi luoghi, per la gran parte fermi nel tempo.

Villaggi di 800 anime costruiti con terra e paglia, in mezzo a campagne abbandonate senza alcuna possibilità di lavoro, ma con una scuola ben attrezzata che accoglie tutti i bambini, Rom e Rumeni, che abitano nei dintorni. Carretti trainati da cavalli, e Porche Cayenna parcheggiati fuori dalle abitazioni stile “Mille e una notte” del villaggio dei Rom Aurari di Strehaia, che ostentano i loro sorrisi d’oro. Sorrisi di bimbi a piedi nudi, che dormono in ricoveri per animali e ti tengono per mano stretti stretti, quasi a voler sancire il possesso di una calda carezza; cumuli di mattoni venduti per pochi bani, unica fonte di sostentamento delle famiglie Rom di Tintareni, decimate dall’emigrazione degli uomini più giovani e forti in cerca di futuro in terra italiana.

Il bus viaggia, attraversa terre e confini; alcune frontiere sono ostili e difficili da attraversare, così come nell’animo dei suoi passeggeri si accavallano e tracimano sensazioni, emozioni, sentimenti, alcuni noti, altri inattesi, altri ancora misteriosi, difficili da riconoscere, da attraversare e far propri.

Scorrono i fiumi ai cui margini sostano cavalli e candidi greggi come scorrono i giorni che si imprimono nella memoria di questi trenta viaggiatori affamati di umanità.

Nell’enorme palazzo di Ceausescu sede del Parlamento Rumeno, secondo per grandezza solo alla Casa Bianca e costato la vita a migliaia di rumeni, il partito dei Rom, prima minoranza in Romania, ci riceve per stabilire un primo contatto. Lo stile, le parole, gli abiti, poco hanno a che fare con i Rom che conosco, ma una frase riferita al progetto di accoglienza messo in atto dalla Casa della Carità nell’estate del 2005 per offrire riparo ai Rom sfrattati da Via Caporizzuto, mi fa ricredere: grazie per quello che avete fatto, così ne arriveranno molti, molti di più da voi. La schiettezza, con cui sono state pronunciate queste parole ha fugato ogni mio dubbio sull’appartenenza di questo ministro all’etnia meno diplomatica che ho conosciuto.

A tratti sembra di approdare in porti sicuri; a Bucuresti alcune autorità parlano di un processo di sviluppo che ormai ha risolto la maggior parte dei problemi; l’Europa alle porte sarà garanzia per una “buona omologazione” agli standard occidentali; ma gli occhi vedono realtà ben più complesse ed inique e l’anima si strappa nel bisogno intimo di fare qualcosa.

Lo scopo del viaggio è raggiunto. Ora si tratta di dar seguito al proposito. In questo si evidenzia la differenza tra uomo e Uomo.

“Ciò che conta non è l’enormità del compito da svolgere, ma la grandezza del coraggio”

Matthieu Ricard


Segue il racconto fotografico del viaggio. Da non perdere

La Original Rom Big Ban è disponibile per feste, matrimoni, eventi.
E' uscito il loro primo CD. Richiedetelo
DA ASCOLTARE: Comincia lento e poi parte, come una toccata e fuga. E' il pezzo con cui aprono i loro concerti

 
Di Fabrizio (del 13/11/2006 @ 10:12:55, in Europa, visitato 3344 volte)
Bambini a Salcuzza

Salcuzza è la patria di molti Rom musicisti

Il terreno è argilloso e serve alla fabbricazione di mattoni, impastati e messi a seccare. Il processo dura oltre un mese


Casa di Tintareni

il padrone di casa
L'accoglienza dentro la casa

Il soffitto e il lampadario

Strehaia sorge in una zona mineraria, dove ci sono miniere d'oro. I Rom lavoravano nelle miniere e commerciavano l'oro. La privatizzazione delle miniere ha spopolato la regione. Ora si vive delle rimesse dall'estero. Le case dei Rom sono la testimonianza della passata ricchezza. Alcune vedute di Strehaia:

Il Parlamento di Bucarest, dove siamo stati ricevuti da un deputato Rom e abbiamo raccontato la nostra esperienza

Grazie a Licia Brunello per le foto e la collaborazione. Chi volesse, può richiedere le foto in formato originale (in formato zippato 4065Kb).

Il racconto del viaggio

 
Di Fabrizio (del 16/11/2006 @ 10:07:31, in Europa, visitato 1526 volte)

BUCAREST - Circa 200 attivisti hanno marciato per la capitale il 10 novembre, per protestare contro le discriminazioni di razza, disabilità, genere oppure orientamento sessuale.

I partecipanti "inclusi supporters dei diritti umani, attivisti per la libertà di informazione ed anarchici" portavano uno striscione con lo slogan "Tutti differenti, tutti uguali."

Sono anche state commemorate le vittime della persecuzione nazista, quando i manifestanti hanno fatto tappa al monumento delle vittime dell'Olocausto. "La Romania deve assumersi la responsabilità dei crimini commessi 60 anni fa... Non ce n'è traccia nei libri di storia," dice Razvan Martin, uno degli organizzatori.

Nel periodo della guerra, il governo filo-nazista del maresciallo Ion Antonescu fu responsabile della morte di 280.000 - 380.000 Ebrei, ed oltre 11.000 Rom.

Dopo decadi di negazione del ruolo assunto dal paese nell'Olocausto, il governo ha riconosciuto nel 2004 la responsabilità dei crimini passati.

I dimostranti hanno anche letto un appello richiamante il rispetto delle minoranze.

Dice Martin "Rimane un'enorme discriminazione e marginalizzazione sui Rom e gli omosessuali in Romania."

La polizia ha fermato una trentina di persone, apparentemente tifosi di calcio, che hanno provato a fermare la manifestazione.

Fonte: Romanian_Roma

 
Di Fabrizio (del 17/11/2006 @ 09:55:34, in Europa, visitato 1779 volte)

STRASBURGO - L'8 novembre scorso le comunità dell'etnia Rom e dei gruppi nomadi in Europa hanno chiesto la progettazione di una Carta Europea che garantisca una migliore protezione contro la discriminazione.

"L'etnia della minoranza Rom è frequentemente vittima di discriminazioni in molti stati europei, per quanto riguarda l'accesso alla scolarizzazione, ai servizi medici o ai posti di lavoro," dice Rudko Kawczynski, presidente del Forum Europeo per l'Etnia Rom e i Gruppi Nomadici, durante un seminario organizzato dal Consiglio d'Europa. Circa 80 delegati di tutta Europa hanno illustrato l'aggravarsi della situazione per l'etnia Rom in alcuni paesi dell'Europa Orientale, come la Slovacchia o la Repubblica Ceca. "Le donne temono la sterilizzazione forzata, intere famiglie sono soggette a spostamenti forzati," dice Kawczynski.

La situazione è ancora peggiore nel Kosovo, dove 20.000 Rom sono stati cacciati "proprio di fronte agli occhi dei membri della Forza di Peacekeeping, o KFOR," aggiunge Kawczynski.

Circa 14 milioni di Rom vivono nei 46 paesi d'Europa, solo l'1% rappresenta gruppi nomadici.

Il Forum Europeo per l'Etnia Rom e i Gruppi Nomadici fu fondato nel 1991 e combatte l'alienazione dell'etnia Rom, richiedendo "un miglior uso dei fondi EU" rivolti a questa minoranza.

Fonte: Roma_Daily_News

 
Di Fabrizio (del 18/11/2006 @ 10:08:35, in Europa, visitato 1685 volte)

Una visita tra le diapositive a Belgrado, precisamente a "Piccola Londra". Gli abitanti dell'insediamento sono Rom che vivono lì da almeno 30 anni.

Nessuno conosce perché si chiami Piccola Londra", dice Nikola. "Qualcuno cominciò e il nome è rimasto."

"Qui la vita non è molto differente dall'altra Londra," dice, "eccetto che qui abbiamo ratti e serpenti - ma non l'elettricità."

 
Di Fabrizio (del 19/11/2006 @ 10:39:16, in Europa, visitato 1651 volte)

Il 13 e il 14 novembre i Rom dei quartieri Ferentari e Zabrauti hanno manifestato davanti all'ufficio del sindaco del 5° distretto, perché la Compagnia Elettrica aveva tagliato i collegamenti col quartiere.

Affamati ed infreddoliti, bambini, madri e padri Rom e no, hanno protestato contro l'impoverimento delle condizioni di vita nei ghetti di Bucarest.

L'assegno della Sicurezza Sociale è l'unico reddito e non rende possibile pagare i debiti accumulati negli anni con la Compagnia. La mancanza di accesso ai servizi sanitari, l'impossibilità per i bambini di frequentare la scuola, sono tra gli indicatori di una situazione di mancanza di pari opportunità col resto della popolazione e dell'assenza di una volontà delle autorità nell'affrontare questi problemi.

I manifestanti hanno attuato un sit-in di due giorni di fronte all'ufficio del sindaco, con lo slogan "Non ritorneremo a casa se il Sindaco non risolverà i nostri problemi."

Questa situazione è iniziata diciassette anni fa, quando l'allora sindaco Marian Vanghelie dichiarò di fare il suo dovere informando negli anni passati Polizia e Governo Centrale sui problemi sociali di quelle aree.

"E' impossibile pensare che una persona possa sopravvivere con 30 euro al mese, che è quanto fornisce la Sicurezza Sociale. La situazione può essere estesa a livello nazionale, e manifestazioni simili si sono avute quest'anno nella regione della Valle Jiu e recentemente a Tulcea. Sono diverse le aree di povertà e c'è bisogno di una riforma dell'assistenza sociale collegata alle esigenze attuali," ci ha dichiarato Vana Sorin, esperto di questioni rom nella città di Petrila.

Cristinela Ionescu
Tumende TV Production
Lucas Jeno Tiberiu, 1B/10, Petrosani, 332061.
Hunedoara. Romania.

Phone 004 0721 34 26 72
TV Parang. Phone 0245 543 676

 
Di Alessandro (del 28/11/2006 @ 10:45:12, in Europa, visitato 2738 volte)

Masse di emigranti rom ungheresi in Svezia

Le basse prospettive di vita alimentano in Ungheria un fenomeno nuovo, le migrazioni di massa
Budapest (Dal nostro corrispondente)- Nell’arco delle quattro settimane scorse, sono arrivati a Malmö (Svezia) circa 250-300 cittadini ungheresi in ricerca di “rifugio politico”, o di lavoro; almeno queste sono state le ragioni espresse dai pretendenti immigranti ungheresi, che sono per lo più grandi famiglie rom provenienti dai paesini di una zona ben definita della regione Baranya, un distretto dell’Ungheria sud-occidentale.

continua

 
Di Fabrizio (del 05/12/2006 @ 10:10:53, in Europa, visitato 2094 volte)


Rom e cancellati: amnesia europea

30.11.2006 scrive Franco Juri

Una marcia europea dei "cancellati" contro l'indifferenza del governo e parlamento sloveni. Per ribadire il loro diritto alla cittadinanza. Intanto in Slovenia dilaga la rivolta razzista anti-rom. Scenari inquietanti per un Paese che nella prima metà del 2008 presiderà l'UE

La lunga marcia dei cancellati è cominciata lunedì scorso a Lubiana. E' passata per Trieste, dove 48 vittime della cancellazione che non si vogliono arrendere o rassegnare di fronte all'indifferenza del governo e del parlamento di Lubiana che continuano a glissare sul problema, sono state accolte in Consiglio regionale dall'assessore alla cultura e alle politiche della pace Roberto Antonaz e da alcuni consiglieri di diversi partiti della sinistra (Rifondazione, PdCI, DS e Verdi).

Poi è stata la volta di Monfalcone, dove ad esprimere la propria solidarietà ai cancellati della Slovenia (ma anche a qualche cancellato italiano che si è unito alla carovana, come il giovane rom nato a Roma da genitori ex-jugoslavi Zvonko Đurđević) sono stati gli operai della Fincantieri, quelli del sindacato FIOM, con alle spalle una lunga tradizione di lotte operaie e di solidarietà interetnica.

Ad applaudire il gruppo accompagnato nel loro viaggio verso Bruxelles dagli attivisti sloveni e italiani di "Karavla mir" e "Dostje" c'erano pure alcuni lavoratori del Bangladesh e del Pakistan, alcuni dei tanti che nella Monfalcone progressista e cosmopolita hanno ottenuto un diritto di domicilio esemplare rispetto ad altre realtà industrializzate. Da Monfalcone a Parigi, al parlamento francese insieme ai "sans papier" e poi a Bruxelles dal commissario Franco Frattini, accompagnati da due deputati della sinistra europea, Giusto Catania e Roberto Musacchio che avvertono: la Slovenia risolva questo problema prima di prendere in mano le redini dell'UE. Viaggio imbarazzante per il governo sloveno, che sulla marcia europea dei diseredati ex-jugoslavi preferisce per ora mordersi la lingua. Solo due i messaggi pervenuti dal mondo politico ai cancellati in procinto di partire; quello solidale del deputato socialdemocratico Aurelio Juri, e quello critico e stigmatizzante dell'eurodeputato del Partito democratico sloveno Miha Brejc.

Molti cancellati, nonostante due delibere a loro favore della corte costituzionale slovena, continuano a rimanere tali, a non godere cioé di quegli elementari diritti di cittadinanza o di residenza che furono cancellati amministrativamente in una notte del 1992 e più tardi solo parzialmente riconosciuti a coloro che risucirono a mettere insieme tutta la documentazione richiesta, perlopiù andata in fiamme lì dove infuriava la guerra.

La rivolta razzista

Ma il problema dei cancellati è solo uno dei problemi che la Slovenia dovrà o dovrebbe risolvere prima di assumere la presidenza dell'Unione Europea nella prima metà del 2008. L'altro inquietante scenario che sembra purtroppo dilagare ed essere sfuggito di mano allo stesso governo Janša, che fin'ora lo ha ispirato e sostenuto tramite i propri commissari politici, è la rivolta anti-rom in tutta la Slovenia.

Ad Ambrus c'è stato sabato scorso il primo caso di violenza, con in prima fila la testa insanguinata di un contestatario locale che assieme ad altre centinaia di compaesani bloccava le strade impedendo alla polizia l'accesso all'insediamento rom della famiglia Strojan. La polizia ha caricato ed ha colpito la testa di un locale militante del partito di governo. Negli scontri sono stati leggermente feriti anche altri paesani.

Il giorno dopo ne ha fatto le spese il direttore della polizia di Lubiana, mentre Janša ed il ministro degli Interni Mate hanno chiesto scusa alla popolazione di Ambrus, dove quasi tutti votano tradizionalmente per il loro partito.

I disordini erano cominciati in seguito alla notizia che la famiglia rom, ospitata nel centro di permanenza per stranieri di Postumia (25 persone di cui 21 tra donne, bambini ed un'anziana) per sfuggire al linciaggio della folla di Ambrus, si era decisa a tornare a casa propria dopo che le tante promesse del governo di trovare una sistemazione alternativa erano finite in una sommossa nazionale;da Ambrus a Mala huda, da Grosuplje a Ig, da Kocevje a Ribnica e Lubiana. Barricate, blocchi stradali persino con la partecipazione dei locali vigili del fuoco e dei loro mezzi antincendio, uomini minacciosi armati di pali e seghe a motore, pronti ad affrontare anche le unità speciali di polizia, gli skin head e le "viole", gli ultras del Maribor, pronti ad aiutare gli insorti, e una polizia tollerante e intimidita con l'eccezione dei disordini ad Ambrus di sabato, finiti con una testa rotta e le dimissioni immediate del direttore di polizia.

Immagini da klu klux klan ma con dimensioni di massa da far rabbrividire anche il regista cinematografico più azzardato. Ogni ipotesi di insediamento dei rom, in qualsiasi parte del paese, persino a Lubiana, porta in strada le cosiddette "vaške straže" la cui simbologia politica rievoca direttamente il collaborazionismo filonazista nella seconda guerra mondiale.

Una revansce in chiave attuale e xenofoba, su cui - salvo rare eccezioni - il mondo politico tace o balbetta, mentre la chiesa cattolica e un buona fetta dell'intellighenzia glissano pavidamente. A fare le spese della furia popolare anti-rom è stato pure il nuovo sindaco di Lubiana Zoran Janković che ha tentato di offrire una sistemazione alla famiglia Strojan nel proprio comune. E' stato fischiato e contestato aspramente dalla folla della comunità locale interessata ed ha fatto, vistosamente preoccupato, un realistico dietro front.

Martedì per il solo sospetto (infondato) che nei veicoli della polizia dell'accademia di Gotenica presso Kočevje ci potesse essere uno Strojan è insorta la cittadina di Ribnica; al post odi blocco le »straže« hanno fermato persino i poliziotti e li hanno perquisiti, umiliando nuovamente lo stato di diritto. Cinquanta intellettuali di area liberal-progressista hanno richiesto intanto, in un appello a favore dei diritti dei Rom, le dimissioni del ministro degli interni Dragutin Mate cui addebitano la responsabilità diretta del caos razzista nel paese.

Gli Strojan intanto aspettano nel CPT di Postumia, il governo mantiene un atteggiamento ambiguo, esibendo la propria impotenza ed umanitaria benevolenza ma senza perdere occasione di puntare l'indice su presunte divisioni in seno alla stessa famiglia e sulla "poca affidabilità" di questa al momento di trovare un accordo.

La stessa sindrome dell'antisemitismo

Cosa sta succedendo nella Slovenia del 2006, nel paese che tra meno di due anni dovrebbe presiedere l'Unione Europea? E' forse in preda alla sindrome di angoscia collettiva che sembra pervadere una buona fetta dei paesi dell'est europeo e che ricorda quella dell'antisemitismo nella Germania di Weimar? Dalla Polonia all'Ungheria, alla Slovenia. Com'è possibile che un paese con il reddito più alto tra quelli dei nuovi membri UE e noto per la sua tradizionale moderazione e per una proverbiale (apparente) stabilità politica, diventi ora poligono di lotte razziali e di un crescente culto del linciaggio e delle "vaške straže"?.

La risposta va probabilmente cercata nella dilagante insicurezza, nel disagio che accompagna la gente in una fase di transizione particolarmente incerta, dove diventa tangibile e dolente ma anche redatto a tavolino, in nome delle leggi del libero mercato, il ridimensionamento dello stato sociale, dell'assistenza pubblica, di quella pensionistica, dei pari diritti alla scuola ed alla sanità.

E poi è in arrivo l' Euro e con lui la grande paura dei rincari e dell' ulteriore perdita del potere d'acquisto. E poi Schengen e la libera circolazione all'interno dell' area, e l'arrivo della Romania e della Bulgaria e di tanti immigrati più giovani e più fertili.

Insomma la percezione è quella di un sommovimento tettonico epocale che sta angosciando il piccolo individuo, sempre più insicuro e che cerca nella propria rassicurante comunità tradizionale un rifugio, da difendere ad ogni costo, anche con le seghe a motore.

La classe politica al potere è impegnata ormai da alcuni anni a spiegare alla gente che l'assistenzialismo sociale va ridotto al minimo, cominciando dai settori più "parassitari". E l'idea del "parassita sociale", responsabile del malessere generalizzato, s'insinua nell' immaginario collettivo della gente che cerca e trova il capro espiatorio nei più deboli.

Emira è bosniaca e lavora alla TV pubblica come donna delle pulizie con un contratto precario; entra nello studio tutta imbronciata e borbotta: "Maledetti Zingari, loro non lavorano e incassano l'assistenza sociale.Ed io qui a sgobbare! Maledetti!".

 

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