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Tornare a casa
Di Fabrizio (del 13/11/2006 @ 10:12:49, in Europa, visitato 1973 volte)

Un viaggio tra le pieghe dell’anima - di Licia Brunello

Un lungo viaggio, quello organizzato dalla Casa della Carità, non solo per i chilometri percorsi e le ore passate sul “Panbus” sapientemente condotto da Don Massimo Mapelli, ma soprattutto per le profonde implicazioni socio-emotive che hanno visto questo gruppo spettatore-protagonista di una realtà dicotomica: la “Romania rumena” poliedrica e spesso contraddittoria, e la terra dei Rom che lì vivono stanzialmente da oltre sette secoli.

Trenta persone tra operatori sociali, educatori, giornalisti, sindacalisti e musicisti della “Original Rom Big Band”, sbatacchiati sulle strade sconnesse della Valacchia, pronti a carpire, conoscere, respirare le mutevoli arie di questi luoghi, per la gran parte fermi nel tempo.

Villaggi di 800 anime costruiti con terra e paglia, in mezzo a campagne abbandonate senza alcuna possibilità di lavoro, ma con una scuola ben attrezzata che accoglie tutti i bambini, Rom e Rumeni, che abitano nei dintorni. Carretti trainati da cavalli, e Porche Cayenna parcheggiati fuori dalle abitazioni stile “Mille e una notte” del villaggio dei Rom Aurari di Strehaia, che ostentano i loro sorrisi d’oro. Sorrisi di bimbi a piedi nudi, che dormono in ricoveri per animali e ti tengono per mano stretti stretti, quasi a voler sancire il possesso di una calda carezza; cumuli di mattoni venduti per pochi bani, unica fonte di sostentamento delle famiglie Rom di Tintareni, decimate dall’emigrazione degli uomini più giovani e forti in cerca di futuro in terra italiana.

Il bus viaggia, attraversa terre e confini; alcune frontiere sono ostili e difficili da attraversare, così come nell’animo dei suoi passeggeri si accavallano e tracimano sensazioni, emozioni, sentimenti, alcuni noti, altri inattesi, altri ancora misteriosi, difficili da riconoscere, da attraversare e far propri.

Scorrono i fiumi ai cui margini sostano cavalli e candidi greggi come scorrono i giorni che si imprimono nella memoria di questi trenta viaggiatori affamati di umanità.

Nell’enorme palazzo di Ceausescu sede del Parlamento Rumeno, secondo per grandezza solo alla Casa Bianca e costato la vita a migliaia di rumeni, il partito dei Rom, prima minoranza in Romania, ci riceve per stabilire un primo contatto. Lo stile, le parole, gli abiti, poco hanno a che fare con i Rom che conosco, ma una frase riferita al progetto di accoglienza messo in atto dalla Casa della Carità nell’estate del 2005 per offrire riparo ai Rom sfrattati da Via Caporizzuto, mi fa ricredere: grazie per quello che avete fatto, così ne arriveranno molti, molti di più da voi. La schiettezza, con cui sono state pronunciate queste parole ha fugato ogni mio dubbio sull’appartenenza di questo ministro all’etnia meno diplomatica che ho conosciuto.

A tratti sembra di approdare in porti sicuri; a Bucuresti alcune autorità parlano di un processo di sviluppo che ormai ha risolto la maggior parte dei problemi; l’Europa alle porte sarà garanzia per una “buona omologazione” agli standard occidentali; ma gli occhi vedono realtà ben più complesse ed inique e l’anima si strappa nel bisogno intimo di fare qualcosa.

Lo scopo del viaggio è raggiunto. Ora si tratta di dar seguito al proposito. In questo si evidenzia la differenza tra uomo e Uomo.

“Ciò che conta non è l’enormità del compito da svolgere, ma la grandezza del coraggio”

Matthieu Ricard


Segue il racconto fotografico del viaggio. Da non perdere

La Original Rom Big Ban è disponibile per feste, matrimoni, eventi.
E' uscito il loro primo CD. Richiedetelo
DA ASCOLTARE: Comincia lento e poi parte, come una toccata e fuga. E' il pezzo con cui aprono i loro concerti