Oggi (6 settembre ndr) ho parlato con Thomas Hammarberg, commissario del
Consiglio d'Europa per i diritti umani. Era profondamente preoccupato per la
reazione UE alla risposta italiana alla richiesta della Commissione di
chiarimenti sulla presa delle impronte ai Rom. Ha detto che questo
legittimerà ulteriori discriminazioni e accuse ai Rom di crimini potenziali.
Hammarberg si è anche interrogato sul diritto del commissario Jacques Barrots di
parlare a nome della commissione in questione.
Irka Cederberg - giornalista
irka.cederberg@telia.com
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L'associazione La voix des Roms, creata nel 2005, ha il proprio
blog
per parlare della cultura Rom e combattere la "gitanofobia", "perché
non siamo inevitabilmente quello che gli altri vedono in noi". Incontro col suo
presidente, Saimir Mile. INTERVISTA di Viola Fiore.
(video
in francese)
Quali sono i pregiudizi più importanti di cui soffrono i Rom? Credo che il pregiudizio più grande sia dire che i Rom sono ripiegati su sé
stessi, chiusi nella loro comunità e non interessati ad integrarsi nel paese
dove vivono. L'immagine che si alimenta è quella del gitano ladro che vive in un
campo sporco, meglio se conduce una Mercedes e ha denti d'oro. E' importante
dire che i Rom che vivono in campi rovinati ai margini delle città sono una
minoranza. In Francia, per esempio, non rappresentano che l'1% o l'1,5% dei
500.000 Rom che vivono nel paese. Dire che i Rom sono rinchiusi nella loro
comunità, è avere di loro un'infima conoscenza.
Quindi chi soni i Rom? Bella domanda. Ma prima di rispondere, sarebbe bene porre la stessa
questione riguardo gli altri popoli europei: chi sono i Francesi? Gli Italiani?
Sono identità diverse che si sono fuse nel tempo sino a costituire le nazioni
attuali. In origine, i Rom erano abitanti dell'India meridionale, da cui furono
cacciati circa 800 anni fa. Da là è nato il popolo rom, diversificato attraverso
i luoghi che ha attraversato priam di arrivare, infine, in Europa.
Che dire del sentimento di appartenenza di questo popolo? Il sentimento identitario è molto forte tra i Rom. Ho un cugino, in Albania,
che voleva sposare un'Albanese, ma i suoi genitori, entrambe rom, si sono
opposti. Esiste una volontà diffusa di restare "tra Rom", ma non è sempre così.
Spesso, le donne incontrano degli ostacoli quando vogliono sposare un "gadjo",
qualcuno che non è Rom, e che di solito dopo il matrimonio non si integra nella
comunità. Il problema è facile da capire: più si è rifiutati, esclusi dalla
società, più si ha la tendenza a ripiegarsi nella propria comunità. E la storia
dei Rom è piena di rifiuti.
In Francia, come in tutta Europa, l'integrazione è molto limitata. In
altri paesi va meglio? Prima della guerra, le cose andavano meglio nei Balcani. In Albania, il
paese da cui arrivo, c'era molto più mescolanza: gli Albanesi imparavano il
romanès (lingua parlata dai Rom e dai Sinti) nei villaggi, cosa inimmaginabile
in Francia!
Perché falliscono i progetti d' integrazione? Perché non c'è una visione globale, serena e chiara di quello su cui si
vuole intervenire. La terminologia lo mostra molto bene: in Francia, si parla di
"gens du voyage" quando i Rom non sono più nomadi da tempo. Questa definizione
mostra che l'individuo rom non esiste, e questo in una Repubblica che rifiuta il
comunitarismo. A quello stadio, se le istituzioni persistono a chiamare "nomadi"
i Rom, è perché loro vogliono che siano nomadi. Chiarire questa falsa
informazione, significa perdere i lavori e le sovvenzioni legate a quello che si
chiama "l'etno-businnes rom". Che alcuni chiamano "l'industria Zingara".
Gli specialisti del "problema gitano" sono numerosi: le imprese che
gestiscono le "aree di accoglienza" (i campi, spesso creati vicino a discariche
o ditte inquinanti, dove vive una parte della popolazione rom), le imprese della
sicurezza, le associazioni a cui lo Stato francese ha delegato la gestione
dell'amministrazione e dei servizi per i Rom, ecc. Spesso, tutte queste
organizzazioni sono molto controproducenti, perché mantengono la popolazione in
una situazione di dipendenza totale.
A livello europeo, quali sono le principali politiche per i Rom? In Europa, domina ancora la concezione dei Rom come popolazione "asociale".
Il primo passo da superare, secondo noi, è quello del riconoscimento giuridico
dei Rom e della loro cultura. Da qualche anno, grazie allo sviluppo di Internet,
abbiamo installato una rete con altre associazioni di Rom di differenti paesi
europei. Nel 2001, abbiamo elaborato assieme uno statuto del popolo rom che
occorre fare approvare dall'Unione Europea. Ma il cammino per il riconoscimento
è ancora lungo.
Pausa sull'erba del principale parco milanese, controllando permessi e altro,
vicino, un gruppo di musicisti improvvisamente iniziò a suonare... musica
zingara. Forte. Belle canzoni da Gadjo Dilo e altre famose colonne sonore. Qui
nei prossimi giorni ci sarà qualcosa come un festival di musica zingara. E' la
prima volta che in questa città appare questo tipo di musica in questa maniera
eccezionale... un fenomeno che succede in un periodo in cui la vita romanì viene
rappresentata sui media come una minaccia alla sicurezza urbana italiana ed un
pericolo per la cultura e la legalità italiane. Piuttosto spiazzante questo
Giano a due facce (i Rom come popolo) non sarebbe differente dalle forme
classiche con cui la vita romanì potrebbe resistere/negare/accettare le
oppressioni e le discriminazioni. In ogni caso, sopravvivere. Le condizioni
costanti di essere nel contempo esoticizzati ed oppressi può aver contribuito a
perpetuare l'ambiguità della rappresentazione comune della vita romanì culturale
e sociale. Un'ambiguità che sfida qualsiasi concezione pura ed essenziale
dell'identificazione, che è la ragione per cui sociologi ed antropologi si
sentono nel contempo affascinati e delusi.
In questo paese, dove il tempo sembra eterno, dove - come dice Pasolini in un
film apparso in questi giorni sulla sua "rabbia" - non c'è una rabbia forte,
perché non c'è una forte vita borghese, tutte le possibilità di emancipazione ed
opposizione all'ideologia dominante (come il capitale e la chiesa) sono vecchie,
non rinnovate. E questo è molto più interessante quando si arriva alla questione
su come vengano costruite le rappresentazioni. Penso che dovremmo prendere la
rappresentazione dei Rom come un caso di "eternizzare" un mondo sociale che si
pensa essere solo un utile strumento per assicurare a qualche piccolo borghese
la sensazione di sicurezza. Naturalmente, non tutti in questo paese hanno questa
sensazione. E non sono neanche sicuro che quello di cui parla Pasolini sia così
differente da quello di un prete o di un vescovo... la tendenza ad essere
profeta, la tendenze a spiegare "la realtà", tutto, con un paio di frasi, e la
tendenza ad arrivare ad importanti conclusioni da un paio di considerazioni
sulla "società italiana". Mancanza di materiale empirico, in altre parole.
Tuttavia - come dice Bourdieu - gente come Sartre (e Pasolini potrebbe essere
considerato una sorta di j. P. Sartre italian-visuale orientato all'arte) sono
quelli che hanno le parole da usare quando qualsiasi altro è silente.
di Rita Guma (presidente Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
onlus)
Poiche' si continuano a leggere rivendicazioni di alcuni riguardo al parere
della Commissione UE sulla questione del 'censimento' dei Rom in Italia, vanno
fatte alcune precisazioni.
Il commento del sottosegretario Mantovano ce ne da' lo spunto. "La valutazione
della Commissione europea, di integrale apprezzamento per le misure adottate dal
Governo italiano sui campi nomadi, non ha bisogno di commenti: è chiara ed
esplicita. - ha affermato Mantovano - Mancano ancora, invece, le scuse pubbliche
di tutti quegli italiani che, all'opposizione dentro e fuori il Parlamento,
non hanno esitato a buttare fango sull'Italia pur di contrastare l'azione
dell'Esecutivo. Ma non si può avere tutto... Resta il rammarico di tre mesi
persi dietro a polemiche che, al vaglio del massimo organismo dell'UE, si sono
rivelate per quello che erano: dannose e strumentali".
Come Mantovano sa benissimo, la Commissione UE e' un organo politico, non
giudiziario, ed emanazione dei governi, non degli elettori tutti in quanto non
elettiva, quindi le sue valutazioni risentono degli equilibri politici, tanto e'
vero che la Corte di Giustizia UE - che e' invece l'organo UE deputato alle
valutazioni sulla legalita' dei comportamenti europei alla luce della normativa
UE - non sempre sposa la concezione della Commissione di cio' che e' legale.
Ad esempio - proprio parlando di diritti civili - la Commissione ha concluso
accordi con gli USA sui dati sensibili dei passeggeri UE in viaggio per gli
Stati Uniti su cui il parlamento UE (organo elettivo) - timoroso per la privacy
dei cittadini europei - ha portato la Commissione davanti alla Corte di
Giustizia, che ha dato torto alla Commissione.
Il principio di separazione dei poteri esiste proprio perche' chi opera in un
ruolo politico non puo' anche amministrare la giustizia con sufficienti
garanzie, e peraltro la legislazione UE, che la Commissione UE ha dichiarato
essere stata rispettata dalle misure del governo italiano in questa circostanza,
non e' un trattato finalizzato a garantire i diritti umani.
Ricordiamo inoltre che i metodi adottati dal governo italiano nel caso dei Rom
sono stati criticati dal Commissario per i diritti dell'uomo del Consiglio
d'Europa e che il Consiglio d'Europa (di cui fa parte la Corte per i diritti
dell'uomo) e' una organizzazione che trova il suo fondamento nella "Convenzione
europea dei diritti dell'uomo", sottoscritta anche dall'Italia.
Quindi il Commissario Hammarberg - che prima di emettere il suo giudizio e'
stato due giorni in Italia - e' un esperto di diritti che basa il suo giudizio
su norme nate proprio per tutelare i diritti.
Quindi Mantovano ed altri dovranno accettare che, nonostante il pronunciamento
della Commissione presieduta da Barroso (un politico la cui ricandidatura e'
stata peraltro sponsorizzata da Berlusconi), in molti Italiani (e non) resti
ancora il dubbio sul rispetto dei diritti umani conseguente alle misure sui
campi nomadi adottate dal governo nelle varie fasi della vicenda.
Venerdì 5 settembre 2008, verso a mezzogiorno, tre famiglie Rom italiane
hanno parcheggiato le proprie auto con le roulotte in un parcheggio comunale di
Bussolengo (VR). Le famiglie sono formate da Angelo e Sonia Campos con i cinque
figli minori, il figlio maggiorenne della coppia con la moglie e due minori e il
cognato con moglie e tre minori.
Mentre stavano preparando il pranzo una pattuglia di Vigili urbani è arrivata
e ha intimato alle tre famiglie di sgomberare. Le famiglie hanno spiegato che
avrebbero mangiato e sarebbero subito ripartite.
Dopo alcuni minuti, intorno alle ore 13.00, è giunta nel parcheggio una
pattuglia dei Carabinieri ed è successo il finimondo. Hanno intimato
immediatamente lo sgombero e hanno subito iniziato a picchiare le persone,
minorenni compresi. In quel momento entrava nel parcheggio Denis Rossetto con
moglie e figlio e anche lui è stato immediatamente coinvolto.
Tutti sono stati portati in caserma e per sei ore e mezza sono rimasti in
balia di una violenza inaudita. In particolare un figlio di Angelo e Sonia
Campos è stato picchiato selvaggiamente, tanto da fargli perdere tre denti. Ma
non è tutto perché qui avviene l’inimmaginabile: un carabiniere immobilizza
il bambino di undici anni e gli immerge ripetutamente e completamente la testa
in un secchio pieno di acqua, mentre un altro carabiniere divertito filma la
scena con il telefonino. Poi un carabiniere si è denudato e ha invitato sempre
il bambino di undici anni ad avere un rapporto orale.
Alle 19.30 finisce l’incubo e sono rilasciati tutti, all’infuori di Angelo e
Sonia Campos e Denis Rossetto che vengono accusati di resistenza a pubblico
ufficiale. Sabato mattina c’è stata la prima udienza e i tre “accusati” avevano
difficoltà a camminare per le violenze ricevute. In queste ore l’associazione
Nevo Gipen (Brescia) sta supportando le famiglie nella presentazione della
denuncia.
Noi di sucardrom non
abbiamo parole per commentare quanto raccontato dagli attivisti di Nevo Gipen,
speriamo che la magistratura faccia piena luce su questo episodio gravissimo di
chiara matrice razzista. Invitiamo tutti i lettori a rilanciare la notizia per
evitare insabbiamenti.
Di Fabrizio (del 09/09/2008 @ 08:54:27, in Europa, visitato 1345 volte)
Stimate amiche e amici:
Sono contenta di dirvi che potete già vedere nelle nostre pagine web l'album
di fotografie che abbiamo organizzato il passato mese di agosto a Madrid contro
il razzismo che patiscono i nostri fratelli gitani in Italia.
http://www.unionromani.org/notis/noti2008-09-03.htm
Ugualmente abbiamo "caricato" quattro video che sono una testimonianza fedele
del corso della manifestazione, degli slogan che si sono ripresi in coro e dei
discorsi pronunciati davanti all'Ambasciata Italiana di Madrid.
http://www.unionromani.org/videos.html#manimadrid
Come sempre, restiamo per tutto a vostra disposizione.
SILVIA RODRÍGUEZ - Departamento de Comunicación de la Unión Romaní
UNION ROMANI
Dirección Postal/Postal Address:
Apartado de Correos 202
E-08080 BARCELONA (Spain)
Mirko Cvetkovic, Primo Ministro serbo, ha detto che l'orientamento europeo serbo
ed i passi sinora presi verso l'ingresso nella UE, sono una buona base per
aumentare il suo coinvolgimento nella risoluzione dei problemi dell'integrazione
dei Rom nel paese e nella regione.
All'apertura del 14° incontro del Tavolo Esecutivo Internazionale, che prende
parte al "Decennio dell'Inclusione Rom 2005-2015", Cvetkovic ha detto che la
Legge sui diritti e le libertà delle minoranze nazionali riconosce dal 2002 ai
Rom lo status di minoranza nazionale.
Così si è creata una base per il loro accesso ai diritti che hanno le altre
minoranze, ha detto il Primo Ministro e aggiunto che d'accordo con la Carta
Europea sule Lingue Regionali e delle Minoranze, la Serbia riconosce la lingua
rom.
Cvetkovic ha detto che nel cercare di risolvere i loro problemi, lo stato
tratta i Rom come un gruppo marginalizzato, ma come una minoranza nazionale.
A presiedere all'incontro Ljuan Koka, Segretario per la Strategia Nazionale
Rom del Ministero per i Diritti Umani e delle Minoranze, ed il relatore Gabor
Daroci, che rappresentava l'Istituto di Budapest di Open Society.
L'incontro riguarderà le priorità durante la presidenza serba del Decennio
Rom, come la legislazione sulle aree residenziali Rom, la soppressione della
discriminazione nell'istruzione, la politica europea sui Rom e l'accesso ai
fondi europei, modi possibili di controllare e valutare attività a livello
regionale e nazionale.
A seguito dell'incontro Svetozar
Ciplic e Nikola
Spiric, rispettivamente Ministro Serbo per i Diritti Umani e delle Minoranze -
Presidente del Consiglio dei Ministri di Bosnia-Herzegovina, hanno firmato la
Dichiarazione sull'accesso della Bosnia-Herzegovina al Decennio dell'Inclusione
Rom.
Ciplic ha detto che così si è allargata la famiglia delli stati che vogliono
migliorare la posizione dei loro Rom.
Secondo quanto ha detto, la Serbia è onorata di avere un altro partner e
stato membro durante quest'anno di presidenza del Decennio Rom.
Spiric ha rimarcato che la Bosnia-Herzegovina intende fornire i più alti
standard alle minoranze nazionali come quelle degli Stati europei sviluppati
democraticamente.
Ha aggiunto che la Bosnia-Herzegovina farà di tutto per sviluppare il proprio
piano d'azione per risolvere il problema della popolazione Rom.
L'Associazione Jazz Manouche Django Reinhardt comunica a tutto il suo pubblico
che la 7^ edizione del
Festival Internazionale Jazz Manouche Django Reinhardt si terrà nelle date
del 18-19 e 20 Settembre 2008 nella città di Rivoli, sulle strade del centro
storico e nel teatro della "Maison Musique".
Per tre giorni Rivoli ospiterà gruppi musicali provenienti da tutta Europa per
far scoprire la musica del popolo
Manouche,
resa famosa dall'incontro di un loro figlio,
Django Reinhardt, con il jazz americano degli anni '30, il valzer musette
francese e la tradizione gypsy.
Di Fabrizio (del 09/09/2008 @ 15:54:05, in Italia, visitato 1678 volte)
Organizzazioni non governative chiedono alla Commissione europea di chiarire e rendere pubblica la propria posizione sulle politiche italiane relative ai rom CS119-2008: 09/09/2008
La EU Roma Policy Coalition (Erpc), una coalizione informale di organizzazioni non governative che si occupano in ambito europeo di diritti umani, antidiscriminazione, antirazzismo, inclusione sociale e diritti dei rom e dei travellers, ha affermato oggi che la posizione della Commissione europea sulle recenti politiche italiane relative ai rom necessita di essere chiarita.
L'Erpc si è dichiarata preoccupata per i commenti resi dal portavoce del commissario Barrot, che ad oggi rappresentano l'unica risposta pubblica al rapporto inviato dal ministro dell'Interno Roberto Maroni alla Commissione europea.
Secondo l'Erpc, la Commissione europea pare aver assunto la più limitata delle posizioni, accettando una versione "soft" delle misure inizialmente attuate dal governo italiano, misure che sono state duramente criticate in quanto discriminatorie e contrarie ai diritti umani da parte del Consiglio d'Europa, della società civile e della stessa Commissione europea.
L'Erpc teme che questo approccio mandi un segnale pericoloso, specialmente in Italia dove la retorica e gli atti ostili ai rom hanno già raggiunto livelli inaccettabili, come gli incendi di campi da parte di gruppi di facinorosi. Questa realtà pare assente dall'attuale interpretazione della Commissione europea, secondo la quale il censimento delle comunità rom è accettabile come soluzione estrema, sebbene un censimento effettuato su base etnica sia evidentemente una pratica discriminatoria.
In nome della trasparenza, è nell'interesse della Commissione europea fornire una spiegazione adeguata sulle proprie conclusioni e rendere pubblica tutta la documentazione pertinente.
Mentre la Commissione europea si prepara a ospitare un summit che dovrebbe affrontare il tema dell'esclusione dei rom in Europa, è indispensabile che non vi siano malintesi sulla sua posizione riguardante i diritti fondamentali dei rom che vivono in Europa.
Pertanto, l'Erpc chiede alla Commissione europea di: rendere interamente pubblico il rapporto del ministro Maroni e le note esplicative su cui ha basato il proprio giudizio; chiarire se la risposta a tale rapporto implica un "via libera" alle azioni e alle misure in fase di attuazione, tra cui gli sgomberi forzati e le affermazioni degradanti o razziste di autorità pubbliche; infine, affrontare le questioni relative ai rom dal punto di vista delle politiche d'inclusione sociale e non da quello delle preoccupazioni per la sicurezza.
FINE DEL COMUNICATO Brussels, 9 settembre 2008
Fanno parte dell'EU Roma Policy Coalition (Erpc): Amnesty International, European Roma Rights Centre, European Roma Information Office, European Network Against Racism, Open Society Institute, Spolu International Foundation, Minority Rights Group International, European Roma Grassroots Organisation, Roma Education Fund e Fundación Secretariado Gitano.
Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
da PARADA FRANCE All'attenzione di: Monsieur Olivier Dubault - Sotto Prefetto
di la Seine Saint-Denis
Bianca ha otto anni. L'anno scorso era in una classe CLIN a Saint-Ouen e la
sua insegnante era onorata del suo lavoro. Fa parte delle famiglie rom che si
sono battute perché i loro figli potessero andare a scuola. Bianca doveva
rientrare nel CE1 nella sua nuova scuola di Saint-Ouen. L'accampamento che
abitava fino a lunedì scorso è chiuso ed alcune famiglie sono state selezionate
per essere integrate in un villaggio d'inserimento, la scolarizzazione era uno
dei criteri. Bianca e sua madre sono stati trattenuti, ma la sua famiglia
comprende anche i nonni, che sono troppo anziani per essere integrati nel
villaggio. In conseguenza di ciò, Bianca raggiungerà i nonni in un altro
accampamento che è difficile da raggiungere da qui. La sua scolarità verrà
interrotta e tutti quelli come lei saranno esposti all'obbligo di lasciare
permanentemente il territorio.
A dispetto di tutte le convenzioni internazionali sul diritto all'infanzia,
sulla libertà di circolazione dei cittadini europei, rischia quindi di essere
reinviata in Romania perché la sua famiglia vuole restare unita. Bianca è
arrivata in Francia all'età di due anni, non conosce il rumeno.
BIANCA DEVE RESTARE IN FRANCIA CON LA SUA FAMIGLIA E CONTINUARE AD ANDARE
ALLA SCUOLA DI SAINT-OUEN !
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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Outsourcing Questo e' un blog sgarruppato e provvisorio, di chi non ha troppo tempo da dedicarci e molte cose da comunicare. Alcune risorse sono disponibili per i lettori piu' esigenti: