Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
-

\\ Mahalla : VAI : Regole (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 04/04/2009 @ 09:09:56, in Regole, visitato 1557 volte)

Da Slovak_Roma

COMUNICATO STAMPA - Centro per i Diritti Umani e Civili

Il proprietario di un pub si scusa per discriminazione

Košice, Slovacchia - Il 24 marzo 2009 si è concluso con un accordo amichevole il caso di una discriminazione di origine etnica portata davanti al Tribunale Distrettuale di Košice.

L'incidente capitò nel dicembre 2005 quando Jan Polak visitò il pub "Gasthof Zuka" a Medzev (piccola città nella Slovacchia orientale) con i suoi amici. Una volta entrati il cameriere rifiutò di servirli. Disse che per un ordine del proprietario non si servivano i Rom. In seguito alla discriminazione, [Jan Polak] decise, in cooperazione con l'OnG di Kosice Centro per i Diritti Umani e Civili, di rivolgersi alla corte civile appellandosi alla Legge Antidiscriminazione [...].

"Le scuse del proprietario del pub per trattamento discriminatorio è per me una grande soddisfazione. Credo che questa situazione discriminatoria non succederà più. Ho accolto questo accordo come una buona volontà di compiere il mio sogno di una coesistenza tollerante di Rom e non-Rom nella mia città. Credo sinceramente che chiunque nella nostra città, indipendentemente dal colore della pelle, dovrebbe sforzarsi per questo ed io ho iniziato..." ha dichiarato Jan Polak.

L'accordo amichevole con scuse esclude il risarcimento pecuniario. Jan Polak [...] per mostrare che lo scopo della sua richiesta non era di ottenere una compensazione finanziaria, aveva [già] deciso di donare in beneficenza il denaro che avesse ottenuto.

For more information on the case please contact:

Stefan Ivanco
Equal Opportunities Program
Porada pre občianske a ľudské práva
(Center for Civil and Human Rights)
Krivá 23, Slovakia.
Tel./fax: +421 55 68 06 180
E-mail: poradna@poradna-prava.sk

 
Di Fabrizio (del 10/04/2009 @ 09:37:21, in Regole, visitato 1516 volte)

Segnalazione di clochard

[mercoledì 8 aprile 2009]
Alla Camera viene soppresso l’art. 5 del decreto legge che prevedeva il prolungamento dei tempi di detenzione a sei mesi

Nuova battuta d’arresto sui Cpt. Già il Senato, nell’ambito della discussione sul disegno di legge 733 (quello che tra le altre contiene la soppressione del divieto di segnalazione da parte dei medici) aveva cassato la previsione di trattenere un anno e sei mesi i migranti irregolari nei centri di detenzione.

Ma il Viminale, indisponibile a cedere sul governo delle migrazione tramite l’incarcerazione (si dice in attesa di espulsione) aveva riproposto attraverso il cosiddetto decreto "anti-stupri", tuttora in vigore, una norma simile, che prolungava a sei mesi il trattenimento. Questo, non solo nel caso di ostruzione all’identificazione (come previsto dalla contestatissima direttiva europea sui rimpatri) ma semplicemente per difficoltà (magari burocratiche e attribuibili alle autorità dei paesi d’origine) nel risalire alla nazionalità dei migranti in attesa di espulsione.

Sulla sorte del decreto legge, che il Parlamento deve ratificare entro 60 giorni dalla sua emanazione) per la parte relativa ai Cie, è però intervenuto un emendamento di Udc e Pd che ha fatto sopprimere l’art 5 sostenuto dal voto segreto di alcuni esponenti della maggioranza.
Uno "smacco" che non va giù alla Lega Nord che sull’immigrazione sta rigiocando la sua legittimità.

Il terreno è tutto aperto, il decreto ancora in vigore, si attendono le successive votazioni del Senato. Intanto però si afferma uno spazio di possibilità nella realtà di una crisi che sta travolgendo profondamente gli assetti monolitici della rappresentanza politica incapace di trovare risposte adeguate allo scenario che abbiamo davanti. Le risposte sono confuse e vanno dalle dichiarazioni belligeranti del Ministro Maroni (ricordiamo la sua annunciata "cattiveria contro i clandestini") a quelle spiazzanti del presidente della Camera Fini (macchè tolleranza, ci vuole integrazione...), a quelle bonapartiste del presidente del Consiglio, attento a colpire la "pancia del popolo" ma tanto astuto da saper ammorbidire le controversie spinose.
Chi volesse guardare a questo scenario con gli occhi classici della politologia rischierebbe di impazzire. Chi prova a farlo con quelli dell’ideologia, di ritrovarsi in una visione fantasiosa.

La nuda e cruda realtà è quella che tiene insieme il razzismo più becero che vorrebbe scaricare la crisi sui migranti, insieme e contemporaneamente alle centinaia di firme raccolte dai parlamentari della maggioranza contro la segnalazione degli irregolari. Una matassa nuova.
A quanti pensano che il voto alla Camera contro l’art 5 del decreto significhi la possibilità di rispondere al razzismo col voto dell’opposizione, diciamo che il suo sguardo è corto e mistificatorio.
In gioco non c’è la capacità di votare, la decisione su questo o quel provvedimento, ma la forza di decidere.

C’è qualcosa di nuovo che ha bisogno di trovare nuove istituzioni, nuovi momenti di decisione. Le reti di solidarietà, quelle dei medici contro la delazione, le reti auto-organizzate dei migranti, possono parlare ad un paese in cui la crisi ha rotto ogni inibizione alla xenofobia.

La risposta al razzismo, nella crisi, non può che essere una risposta moltitudinaria. Non quella degli esperti dell’immigrazione, non quella dei migranti soli contro altri, ma quella di una società che dal basso sappia riprendersi ciò che questo mondo così mal governato le ha tolto. La capacità di decidere sul proprio futuro.

N. Grigion, Progetto Melting Pot Europa

Vedi anche:
The road to Lampedusa - L’inferno ora dura 6 mesi

 
Di Fabrizio (del 28/04/2009 @ 08:53:27, in Regole, visitato 1857 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

25 aprile 2009 - Fonte: Beta

BELGRADO - La polizia serba (MUP) ha annunciato di aver arrestato cinque minori, sospettati di aver pianificato un attacco all'insediamento rom di Nuova  Belgrado.

I ragazzi, nati tra il 1991 e il 1994, sono stati identificati con le sole iniziali. La polizia ha detto di aver trovato in loro possesso al momento dell'arresto sbarre di metallo ed esplosivi.

Dopo una consultazione col Tribunale Minorile Distrettuale, la MUP ha deciso di rilasciare i sospetti, ma anche di archiviare le accuse a loro carico.

Le accuse si baseranno sulla presunta violazione di due leggi riguardanti armi, munizioni e dispositivi esplosivi.

 
Di Fabrizio (del 30/04/2009 @ 14:19:09, in Regole, visitato 2164 volte)

Ricevo da Roberto Malini

Italia. Nuovo Decreto Sicurezza. Oggi riprende nelle Commissioni I e II della Camera l'esame del ddl sicurezza (A.C. 2180). E' imminente approvazione.

Roma, 29 aprile 2009

Il Gruppo EveryOne ha inviato oggi a ciascun membro della Camera dei Deputati, ai Senatori e per conoscenza agli Europarlamentari e alle personalità politiche democratiche dell'Unione europea la seguente breve lettera e una disamina del ddl in approvazione alla camera.

Illustri membri della camera dei Deputati,

oggi potete scrivere una pagina di civiltà o un'altra pagina di orrore e abusi. Oggi potete dire "no" all'intolleranza che umilia e uccide, che trasforma le vittime in "nemici pubblici" oppure potete piegare la testa all'odio razziale, come fecero uomini nella Vostra posizione 71 anni fa. Presto potrete guardarVi allo specchio e sapere se siete ancora uomini... o no. Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau - Gruppo EveryOne

Violazioni dei Diritti Umani e incongruenze amministrative del decreto sicurezza

Il ddl si presenta a tutti gli effetti come una legge razziale, articolata in una serie di articoli che violano la dignità, la sicurezza e i diritti fondamentali di Rom, migranti e minori stranieri. E' un decreto che irride la Carta dei diritti fondamentali nell'Unione europea e si pone quale fondamento giuridico ai movimenti razzisti e xenofobi italiani ed europei. Non a caso Maroni e il suo parto hanno ricevuto il più entusiastico consenso da parte di tutti i gruppi neonazisti e razzisti italiani ed europei, ma anche internazionali, come Stormfront o White Pride (p.e. http://www.stormfront.org/forum/showthread.php?t=488893&page=10 ). Si configurano nel decreto numerose violazioni della Carta dei diritti fondamentali nell'Unione europea e delle Direttive Ue che garantiscono libera circolazione, pari diritti e criteri di accoglienza e protezione ai rifugiati.

1) Riguardo alla disposizione che invitava i medici e il personale sanitario a denunciare i clandestini richiedenti cure (art. 35, co. 5 T.U.), pare che la maggioranza abbia deciso di ritirare l'articolo, anche se la stampa riporta notizie secondo cui il governo non esclude di varare sia tale norma - che viola lo stesso giuramento prestato dai medici - sia l'introduzione delle "ronde padane", squadracce che già sono attive soprattutto dal nord al centro Italia e la cui attività, di fatto, è la persecuzione di Rom, senzatetto e migranti poveri.

Si intende tuttavia reintrodurre il prolungamento fino a 6 mesi di detenzione nei Cie: l'immigrato trattato come criminale (i Cie, oltretutto, in Italia sono luoghi di tortura e abuso quotidiano). Sei mesi sono una pena vera e propria ed è una grave violazione dei diritti del profugo applicarla a persone non solo innocenti, ma socialmente vulnerabili. Persone da proteggere, secondo la Carta europea dei diritti fondamentali. L'Unione europea si misura anche su questo fronte: è destinata a rinunciare alla cultura dei Diritti Umani, alla Dichiarazione universale, alla Convezione di Ginevra per "difendersi" dalle "invasioni" o saprà proseguire una via di accoglienza e rispetto? Siamo a un bivio e l'Italia rappresenta la tentazione "oscura" che ci riporterebbe a tempi di intolleranza e orrore.

2) Reato di soggiorno illegale. L'introduzione del reato è in contrasto con le basi stesse del diritto e causerà drammi e problemi gravissimi, anche nell'ipotesi di cancellazione della modifica dell'art. 35, co. 5 T.U., con riferimento alla situazione dei genitori irregolari di minore iscritto a scuola: i presidi saranno obbligati a sporgere denuncia nei loro confronti, divenendo delatori a tutti gli effetti, a meno che non facciano obiezione di coscienza, assumendosene i rischi, che nell'Italia di oggi possono significare il carcere. Introdurre in un Paese membro Ue questo reato, che non corrisponde a un'azione contro la società da parte del migrante, il quale, anzi, fugge da luoghi in cui è perseguitato e soggetto a condizioni di vita impossibili, è un precedente di enorme pericolosità e - come scritto sopra - stravolge le basi del diritto, il significato stesso di "legge", che diviene strumentale alla xenofobia. L'unica via civile è considerare l'immigrato come un profugo (quando si rifugia in un Paese per evitare sofferenze intollerabili in patria) o un migrante (è evidente che se stesse bene in patria, non affronterebbe il "viaggio della speranza"). Non vi è crimine in queste imprese che individui e famiglie compiono: vi è coraggio, amore per la famiglia, desiderio di riscatto. Vi sono termini precisi per definire chi combatte e non aiuta questi fratelli umani: crudeltà, razzismo, intolleranza, persecuzione.

E' importante rilevare come il fondamento ideologico dell'introduzione del reato si ponga in antitesi con la Direttiva 115/2008 sui rimpatri, all'art. 2, co. 2, che consente di non applicare le disposizioni della stessa Direttiva agli stranieri per i quali il rimpatrio costituisce sanzione penale. Attraverso l'introduzione del reato di clandestinità, il provvedimento di espulsione segue automaticamente la condanna, aggirando le disposizioni che, nella Direttiva, tutelano lo straniero "irregolare", a partire dal suo diritto al rimpatrio volontario, senza permanenza nei Cie.

Maroni utilizza per cacciare i migranti anche l'art. 15, co. 1 lettera a) della stessa Direttiva, che consente di dar luogo a detenzione e a rimpatrio
coatto qualora vi sia rischio di fuga dello straniero, ipotesi che in mancanza di chiarimenti Ue può sempre essere ravvisata, consentendo ad amministratori xenofobi di aggirare le norme Ue.

3) Obbligo per lo straniero di dimostrare la regolarità del soggiorno, se vuole beneficiare dei servizi, a esclusione di quelli sanitari, per ora garantiti a tutti, e se intende del perfezionare gli atti di stato civile (nascita, matrimonio, riconoscimento dei figli, morte).

Riguardo ai servizi, si deve notare in particolare una grave violazione riguardo a quelli scolastici: se i genitori saranno obbligati a esibire al presi il permesso di soggiorno, questi sarà costretto in caso di soggiorno illegale dei genitori a denunciarli, trattandosi di un reato perseguibile d'ufficio.

In merito alla registrazione della nascita, la facoltà di ottenere un permesso di soggiorno da parte di una donna incinta non offre sufficienti tutele alla richiedente, poiché il permesso può essere rilasciato solo dietro presentazione di un passaporto in corso di validità.

Il riconoscimento del figlio naturale da parte del padre clandestino diventerà un evento irrealizzabile, non essendo prevista la concessione di un permesso al padre naturale. L'impossibilità di registrare i neonati allo stato civile sarà fonte di angoscia per gli stranieri "irregolari" e causerà gravi drammi umanitari. E' un'altra misura che nega i diritti dell'infanzia, oltre a costituire persecuzione del migrante "clandestino".

4) Un altro punto da censurare senza mezzi termini è quello relativo all'obbligo di dimostrare la regolarità del soggiorno per la celebrazione del matrimonio sul suolo italiano. Viola il diritto, per il cittadino straniero e anche per l'italiano, il diritto a costituire una famiglia legittima, perché lo Stato impedirà a chiunque di unirsi in matrimonio a una persona irregolarmente soggiornante. Si crea un precedente mai esistito nei Paesi democratici e civili. Si teme che l'Italia, se potrà attuare queste disposizioni, possa costituire un esempio di intolleranza che altri Paesi membri potrebbero seguire. "Tanto l'Unione europea non prende provvedimenti rilevanti," potrebbero dire...

5) Obbligo di verifica delle condizioni igienico-sanitarie dell'alloggio ai fini dell'iscrizione anagrafica. Vale per tutti (anche italiani e comunitari) e viola il diritto alla libertà Comunedi
circolazione dei cittadini (italiani, in primo luogo). Notate che, in base alla legge, la persona che abbia un alloggio non idoneo dovrebbe comunque essere iscritta all'anagrafe come "senza fissa dimora". Non si vede quale effetto positivo possa avere la modifica.

6) Il Comune avrà l'obbligo di certificare l'idoneità abitativa dell'alloggio ai fini del ricongiungimento. Le condizioni richieste tuttavia sono difficili da raggiungere anche per le famiglie italiane; non si tiene conto, inoltre, della necessità di agevolare gruppi sociali vulnerabili, per consentire loro di integrarsi. Rendendo loro le cose difficili o impossibili, non si fa che creare nuova "irregolarità", nuova disoccupazione, nuove tragedie umanitarie. Moltissimi edifici nei centri storici sono privi di idoneità abitativa, eppure sono abitati da cittadini. La normativa europea prevede che si possano richiedere, riguardo ai migranti, le caratteristiche di un alloggio considerato "normale" nella regione dove lo straniero vive e comunque prevede criteri che agevolino e non opprimano i migranti che cercano di costruirsi vite oneste e regolari.

7) Introduzione del permesso di soggiorno a punti. Aumenta i problemi burocratici, già gravi in Italia, dove le amministrazioni sono in grave ritardo, costantemente, nel rispetto dei tempi di legge in merito al rilascio e al rinnovo dei permessi. Inoltre toglie allo straniero le pari opportunità rispetto al cittadino italiano. La società diventerebbe simile a quei film di fantascienza in cui cittadini superiori avrebbero tutti i diritti, mentre quelli inferiori, ridotti a "schiavi" dovrebbero vivere ringraziando e accondiscendendo i loro "benefattori"... Si tenga conto che di fatto in Italia è già così la condizione dei migranti "utili", mentre per quelli "inutili" (perché in condizioni di povertà) vi sono solo abusi polizieschi e giudiziari, violenze razziali, sottrazione di minori, sgomberi disumani, espulsioni de jure e de facto.

8) Prova di conoscenza della lingua italiana per il permesso CE ai soggiornanti di lungo periodo. Va rilevato che il possesso di tale permesso è condizione sine qua non, per l'accesso ai servizi di assistenza sociale per invalidi. I portatori di invalidità psichica resteranno senza tali servizi essenziali, poiché spesso non sono in grado di superare il test. Anche gli anziani hanno problemi con la lingua di un Paese nuovo. Basti pensare che molti ebrei immigrati in Israele dopo la guerra parlano anche oggi quasi esclusivamente lo Yiddish.

9) Introduzione di un aumento del contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno: da 8o a 200 euro. E' evidente la volontà di colpire una fascia debole della popolazione, in un frangente di crisi economica internazionale. Sembrano "piccole" perversità, ma nel loro insieme pongono gli stranieri in una condizione di cittadini di serie b, c... z.

10) Come spiega correttamente Sergio Bruglio in una sua disamina del ddl, va sottolineato il problema insito nel provvedimento di "condizionare la conversione del permesso dei minori non accompagnati, al compimento della maggiore età, alla maturazione di un soggiorno pregresso triennale. Vanifica l'orientamento giurisprudenziale sviluppatosi in questi anni, rischia di incentivare un'immigrazione di ragazzi al di sotto dei quindici anni e induce all'abbandono dei progetti di inserimento i minori non accompagnati per i quali la conversione dovesse risultare inevitabilmente preclusa".

Grazie a Sergio Bruglio

 

Ricevo da Roberto Malini

Napoli, 4 maggio 2009. "La giovane Rom ha subito una condanna assurda, senza prove, senza indagini approfondite, senza buon senso," dichiarano i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. "Abbiamo inviato al giudice del Tribunale d'Appello un dossier che ne dimostra l'innocenza". Il grande giurista Juan de Dios Ramirez Heredia si è detto pronto a "indossare la toga per difenderla, accanto all'avvocato Valle". Angelica viene da Bistrita-Nasaud città della Transilvania. Era arrivata in Italia da pochi mesi con il giovane marito Emiliano e alcuni familiari. Ha una figlia di 3 anni, Alessandra Emiliana, che è rimasta in Romania. "Ma come possono pensare che io abbia cercato di rapire una bambina?" protesta Angelica davanti a un attivista di EveryOne, che ha avuto il permesso dal giudice di visitarla. "Sono una mamma e se qualcuno mi portasse via la bambina, morirei dal dolore".

A Napoli la ragazza viveva di elemosina "e di qualche piccolo furto," confessa, "ma solo quando non sapevo come procurarmi da vivere, perché il mio sogno era quello di lavorare, se solo avessi avuto un'occasione". Il 10 maggio Angelica viene arrestata con un'accusa terribile: una donna di Ponticelli afferma di averla sorpresa mentre avrebbe tentato di rapire la sua bambina in fasce. "Per entrare nella stanza in cui dormiva la piccola," ricostruiscono gli attivisti, "Angelica avrebbe dovuto trovare contemporaneamente aperti il cancello esterno, il portone dell'edificio e la porta blindata dell'appartamento, senza imbattersi in un inquilino e senza che la piccola, una volta afferrata, si mettesse a piangere. Tutto questo, in un periodo caratterizzato a Ponticelli da una vera e propria fobia nei confronti degli 'zingari', tanto che tre mesi prima era nato un Comitato di Ponticelli per il problema dei Rom. Inverosimile".

Leggendo gli atti del processo e il dispositivo di sentenza, si rileva che non esistono prove a carico di Angelica, ma solo la testimonianza della madre della bambina neonata. "Non vediamo perché la donna avrebbe dovuto mentire," scrive il magistrato. "E' una sentenza priva di razionalità, proprio per la 'zingarofobia' che si era impadronita in quei giorni degli abitanti di Ponticelli," prosegue EveryOne. "La Storia ci insegna che fin dal Medioevo la sola presenza di 'zingari' vicino a un bambino 'cristiano' faceva gridare le comunità locali al ratto di minore. Anche volendo credere alla buona fede dell'accusatrice, il fattore-pregiudizio non può in alcun modo essere ignorato nel giudizio di un caso come questo. Una perizia, che non è stata mai eseguita, avrebbe dimostrato che Angelica avrebbe dovuto muoversi al rallentatore per essere vista dalla madre, già sul pianerottolo e con la bimba in braccio, e quindi raggiunta e bloccata. Sembra che la madre della neonata descriva una propria paura piuttosto che un evento reale. I seguito è ancora più irreale. La madre leva la piccola dalle braccia di Angelica, rientra in casa, pone la bambina a terra, grida e... Angelica è rimasta ancora sul pianerottolo, giusto per farsi raggiungere dal nonno della neonata e poi da altri vicini, che cercano di linciarla".

Alcuni cittadini di Ponticelli hanno ricordato che l'accusatrice ha precedenti giudiziari per falso ideologico. Le stesse conclusioni tratte dal Gruppo EveryOne e dal giurista spagnolo Heredia sono state tratte dal giornalista investigativo spagnolo Miguel Mora sulle pagine di El Pais: "Il teorema che ha portato alla condanna si basa solo sulle parole contraddittorie dell'accusatrice. "Il caso di Angelica ha scatenato gli abitanti di Ponticelli," commentano gli attivisti, "che in men che non si dica hanno sgomberato con brutalità i terreni occupati da Rom romeni, che erano al centro di un progetto urbanistico in attesa di un finanziamento pubblico di milioni di euro, finanziamento che poco dopo il 'pogrom' sono arrivati".

Angelica, secondo la giurisprudenza, è una "minore non accompagnata" e il legislatore ritiene che un minore di età debba rimanere in Istituto il minor tempo possibile, favorendo tutte le possibilità di reinserimento sociale. "Ma Angelica è già dentro da un anno," conclude EveryOne, "e sconcerta il fatto che non le sia stato concesso il patrocino gratuito per un motivo surreale: era impossibile al magistrato stabilire le sue condizioni economiche in Romania". Se in appello sarà fatta giustizia, per Angelica si aprono due possibilità: tornare in Romania e ricostruirsi una vita con i suoi cari oppure restare in Italia, grazie a una famiglia che si è offerta di aiutarla in un percorso di inserimento sociale positivo, in attesa di ricongiungersi alla famiglia. Intanto il suo caso ha destato l'attenzione della Commissione europea, del Cerd (Nazioni Unite) e delle più importanti organizzazioni contro la discriminazione e gli abusi che colpiscono il popolo Rom in Europa, da Union Romani a ERRC, dall'OSI al Coordinamento Antirazzista Sa Phrala.

Scriviamo al Presidente della Corte di Appello di Napoli Sezione Minorenni dr Vincenzo Trione e al Presidente del Tribunale per i Minorenni di Napoli dr. Stefano Trapani:
info@tribunalenapoli.it
tribmin.napoli@giustizia.it

Per informazioni:
info@everyonegroup.com
www.everyonegroup.com

 
Di Fabrizio (del 08/05/2009 @ 11:40:58, in Regole, visitato 2386 volte)

Ricevo da Roberto Malini (La ragione per cui continuo a pubblicare i suoi comunicati è semplice: sul processo ad A. non riesco a trovare altre notizie)

Confermata il appello la condanna per la giovane Angelica, accusata del tentato rapimento di Ponticelli. Molteplici le ragioni del nuovo abuso giudiziario. Necessario cambiare strada se si spera di ottenere giustizia in Cassazione

Napoli, 8 maggio 2009. La giovane romnì Angelica è stata condannata anche in appello. Non abbiamo ancora il dispositivo di sentenza, ma il verdetto è stato confermato dopo una breve udienza, senza che siano state presentate nuovi elementi, perizie o relazioni a discolpa della ragazza. Chi pensava che il verdetto sarebbe stato modificato, in assenza di nuovi elementi, sbagliava. I presidenti delle organizzazioni per i Diritti Umani EveryOne e Union Romani avevano chiesto ai legali di Angelica di lasciarsi affiancare nel procedimento di appello, ma purtroppo, ancora una volta, invano. Senza un supplemento di indagini, una video-perizia, relazioni di specialisti nella valutazione di abusi contro cittadini di etnia Rom, nuove interviste a cittadini di Ponticelli, difficilmente si poteva sperare in un capovolgimento del verdetto di primo grado. L'intervista ad Angelica apparsa ieri su Repubblica andava suffragata da altre considerazioni e avrebbe dovuto apparire almeno sette giorni fa, per avere efficacia. Ricordiamo, inoltre, che i Rom di Ponticelli si sono trovati al centro di interessi molteplici, in cui è innegabile il ruolo della criminalità organizzata, cui il razzismo (a Napoli come a Milano, dove i mafiosi nuotano come un branco di squali nelle torbide acque dell'Expo) fa comodo, visto che occuparsi di Rom, mendicanti e senzatetto distoglie l'attenzione delle autorità dagli affari dalle organizzazioni criminali. In quel clima, non si vede perché, senza nuovi elementi, il magistrato avrebbe dovuto cambiare il giudizio del suo collega di primo grado. Peccato. Peccato, perché con il Presidente dell'Union Romani Juan De Dios Ramirez Heredia in Italia, a Napoli, avremmo potuto organizzare una conferenza stampa di carattere nazionale e internazionale, sollevando un caso istituzionale, con interrogazioni parlamentari e inchieste Ue. Nonostante si fosse offerto di collaborare alla difesa di Angelica, a proprie spese, "indossando di nuovo la toga", però, il presidente di Union Romani non ha mai ricevuto il dossier relativo al caso della romnì, nonostante l'avesse richiesto con insistenza. Ci sorprende anche il fatto che nessuno dei politici di Napoli (li abbiamo contattati tutti) abbia voluto approfondire la posizione di Angelica, incontrandola in carcere o documentandosi sul suo caso, né abbia preso una posizione sulla stampa. Qualcuno si è limitato ad esprimere una generica e sterile solidarietà. Inoltre, vi è da rimarcare che la stampa locale e nazionale ha censurato regolarmente i comunicati stampa congiunti diramati da EveryOne  / UnionRomai / Coordinamento Antirazzista Sa Phrala. Solo qualche sito internet li ha pubblicati, mentre Liberazione ha risposto all'ultimo messaggio stampa, ma non ci risulta che poi abbia pubblicato le nostre considerazioni. Il giudizio di appello è un nuovo clamoroso errore giudiziario, ma è anche frutto di un clima ostile alla verità che poneva sotto pressione chi era delegato ad decidere.

info@everyonegroup.com
www.everyonegroup.com

 
Di Fabrizio (del 11/05/2009 @ 09:22:43, in Regole, visitato 1680 volte)

Da La voix des Rroms (articolo precedente QUI)

Giovedì scorso 7 maggio 2009, la 17^ correttiva del Tribunale di Grande Istanza di Parigi ha reso nota la sua decisione riguardo la trasmissione "Delinquenza: la via dei Rom". Yves-Marie Laulan, intervenuto nella trasmissione, come pure Marc Tessier, ex proprietario di France Télévisions, sono stati condannati a pagare ammenda oltre ai danni e agli interessi. Le associazioni rrom, che avevano iniziato la procedura con un semplice reclamo al procuratore della Repubblica, si dicono soddisfatte a metà per la decisione.

Di certo non ci sono precedenti giudiziari: France Télévisions condannata per incitamento all'odio razziale, ed inoltre, grazie all'iniziativa di una serie di associazioni rrom che hanno avuto fiducia nella giustizia.

Ma, occorre incitare al genocidio per essere condannati? Perché i propositi di Yves-Marie Laulan, il solo intervenuto alla trasmissione ad essere stato condannato, più che un incitamento all'odio, corrispondono ad un incitamento al genocidio. Laulan aveva infatti affermato tra l'altro che "per agire bene", occorreva "sottrarre questi bambini" alle loro famiglie.

Inoltre, il fatto di parlare di "criminalità organizzata su base di clan o etnica", di "Dalton" che "sparano a tutto ciò che si muove", dire che "quella gente là è spaventosamente pericolosa" (Xavier Raufer) non è stato giudicato come incitamento all'odio razziale. Niente di più che stampare sullo schermo "Delinquenza: la via dei Rom" e sistematicamente riportare la discussione verso le reti mafiosi ed il pericolo dei Rrom, come ha fatto Yves Calvi.

Le associazioni rrom ritengono che si tratti di un primo segnale positivo per fare muro all'antiziganismo nei media, ma restano determinate a proseguire nelle loro azioni, compreso con la giustizia.

E' stato dedicato un sito internet alla trasmissione "Delinquenza: la via dei Rom", sul quale sarà pubblicata tra l'altro la decisione integrale del tribunale, quando sarà in nostro possesso.

 

Da Roma_Italia (i link sotto riportati sono in formato .pdf ed in inglese)



Brussels, Budapest, Firenze, New York, 5 Maggio 2009:
Col pretesto di condurre un censimento per ragioni umanitarie, l’Italia sta costantemente violando i fondamentali diritti di Rom e Sinti tutelati dalla legislazione Europea. È quanto afferma il contenuto di due lettere inviate ieri alla Commissione Europea da parte di alcuni gruppi per la difesa dei diritti umani. In tali lettere, indirizzate ai Commissari Europei Spidla e Barrot, i gruppi European Roma Rights Centre, osservAzione e l’Open Society Institute richiedono che la Commissione avvii le procedure di infrazione in relazione alla mancata applicazione da parte dell’Italia della Direttiva Europea sull’Uguaglianza Razziale e la Direttiva Europea sulla Protezione dei Dati Personali.

Undici mesi dopo l’attuazione da parte del Governo Italiano della propria “Dichiarazione sullo stato d’emergenza riguardante gli insediamenti di comunità nomadi nei territori delle regioni di Campania, Lazio e Lombardia” ed i regolamenti a supporto di essa, il Governo ha concentrato la sua “risposta all’emergenza” nella schedatura coercitiva di Rom e Sinti in numerosi campi, fotografandoli e prendendo loro le impronte digitali, perquisendone le abitazioni senza un ordine del tribunale, in alcuni casi usando le informazioni raccolte per deportare chi non era in grado di dimostrare il proprio diritto a vivere in Italia.

Il Governo Italiano sostiene fermamente che non sia stato creato nessun database e che il censimento sia stato condotto nel rispetto di leggi e regolamenti nazionali ed internazionali riguardanti la protezione della privacy. Le organizzazioni firmatarie delle lettere hanno supportato le proprie richieste con un memorandum congiunto, nel quale si delinea nel dettaglio il processo di attuazione del censimento ed il modo in cui esso abbia violato i regolamenti, previsti dalla legislazione europea, tramite minacce, intimidazioni ed altre forme di coercizione, rilevanti mancanze per quanto concerne un’adeguata fornitura delle informazioni e il consenso informato, e la diffusa pratica di fotografare Rom e Sinti.

Nel commentare le reali ragioni dietro il censimento, le organizzazioni che hanno firmato le lettere sottolineano l’aumento negli interventi da parte delle Forze dell’Ordine e dei controlli sull’immigrazione, nonché la crescente minaccia di sgomberi forzati per molti Rom e Sinti.

Il testo completo del memorandum e delle lettere inviate ai Commissari Spidla e Barrot sono disponibili qui:

· Memorandum congiunto alla Commissione concernente le infrazioni dell’Italia
· Lettera al Commissario Spidla
· Lettera al Commissario Barrot

Per ulteriori informazioni, si prega di contattare:
Sinan Gokcen, ERRC, sinan.gokcen@errc.org , +36.1.413.2200
Luis Montero, OSI, Luis.Montero@osf-eu.org , +44 7798737516
Piero Colacicchi, osservAzione, pierocolacicchi@tele2.it , +393.408.142.94

 
Di Fabrizio (del 06/06/2009 @ 09:03:09, in Regole, visitato 1782 volte)

Ricevo da Agostino Rota Martir

PISAnotizie 04/06/09 18:45 | autore: Sergio Bontempelli
"Sindaco, rispetti la Costituzione"
Protestano i Rom esclusi dal programma "Città Sottili" per gli atti di violenza del Gennaio scorso: "il giudice non si è ancora espresso"


«Chiediamo all'Amministrazione comunale di sospendere immediatamente il provvedimento di sgombero, perché stabilire la verità dei fatti non spetta al Sindaco ma è compito della giustizia». Si esprimono così i Rom macedoni e kosovari esclusi dalle abitazioni del programma Città Sottili. Per capire cosa è successo, e a cosa si riferiscano queste parole, bisogna fare un piccolo passo indietro.

I fatti del Gennaio 2008

Nel Gennaio 2008 scoppia una rissa tra un gruppo di Rom kosovari e un altro di Rom macedoni. La Polizia predispone controlli straordinari e perquisizioni: in alcuni alloggi vengono trovate pistole, bastoni e coltelli. Poiché alcuni degli indagati risultano beneficiari degli interventi di accoglienza del programma Città Sottili, l'allora Sindaco Paolo Fontanelli dichiara che "una volta appurate le responsabilità, gli autori degli atti criminali saranno sospesi dal programma".

Ma l'atteggiamento dell'amministrazione cambia radicalmente nel giro di pochi giorni. Il 31 Gennaio, il consiglio comunale si riunisce d'urgenza per discutere della questione. In un ordine del giorno approvato al termine della seduta, si invita l'amministrazione ad escludere dal programma Città Sottili "tutti coloro che sono stati segnalati dalla Questura e che non hanno rispettato il patto di legalità con il Comune di Pisa". In altre parole, il mandato del consiglio è quello di non aspettare la sentenza definitiva del giudice, ma di procedere immediatamente all'esclusione dal programma sulla base delle semplici segnalazioni di polizia.

Così, nel giro di qualche mese tutti i Rom segnalati vengono esclusi da Città Sottili: chi, in base a quel programma di accoglienza, aveva ricevuto un alloggio viene sfrattato, mentre chi era ancora in attesa di avere una casa viene "depennato" dalle liste. E a fare le spese di questi provvedimenti punitivi non sono soltanto gli indagati, ma anche le loro famiglie e i loro bambini. Per questi ultimi - denunciano ora i Rom - viene sospeso anche il servizio di scuolabus, finanziato con i fondi di Città Sottili.

Intanto, le indagini giudiziarie vanno avanti. E, a sentire i legali della difesa, molti imputati potrebbero uscire assolti dal processo perché estranei ai fatti: le forze dell'ordine avrebbero identificato le persone presenti negli alloggi o nei campi, senza distinguere tra chi era davvero coinvolto negli atti criminosi e chi, invece, era andato a trovare amici o parenti.

Il punto di vista dei Rom

Ora, i rom macedoni e quelli kosovari hanno deciso di riunirsi - mettendo da parte il contrasto che li ha divisi l'anno scorso - e di convocare la stampa per far sentire la loro voce. «Fino ad ora», spiega Mahamuti Erizon, portavoce dei Rom, «di tutta la vicenda hanno parlato il Sindaco, gli assessori, i politici e i giornali: noi pensiamo di avere anche noi il diritto di esprimere il nostro punto di vista».

«Perché ci escludono dal programma Città Sottili», chiede ancora Mahamuti, «prima ancora che ci sia stata una sentenza del Tribunale?». «Siamo qui tutti insieme, macedoni e kosovari», prosegue il portavoce dei Rom, «per dire che non ci vogliamo sottrarre alla giustizia: non ci siamo nascosti, non stiamo scappando, abbiamo fiducia nei giudici e chi ha commesso reati pagherà i suoi conti».

Ma l'esclusione dal programma Città Sottili, secondo le comunità Rom, è profondamente ingiusta. In primo luogo, perché riguarda persone giudicate colpevoli prima ancora di una sentenza. In secondo luogo, perché coinvolge l'intero nucleo familiare. «Vogliamo chiedere al Sindaco», spiegano i diretti interessati - «se quando un cittadino fa uno sbaglio debba pagare l'intera famiglia per la colpa di uno solo. Se un italiano fa una lite con altri ed abita con la sua famiglia in una casa popolare, viene allontanato dall'alloggio con tutto il nucleo, figli piccoli compresi?».

Presenti alla conferenza stampa anche Padre Agostino Rota Martir, sacerdote cattolico che abita al campo di Coltano, e i volontari di Africa Insieme. Che denunciano le illegalità nell'operato dell'Amministrazione. «E' la nostra Costituzione», spiegano, «a stabilire che la responsabilità penale è personale, e non coinvolge le famiglie, e deve essere accertata con un regolare processo».


In allegato: CONFERENZA STAMPA SULLA LITE AL CAMPO DEL GENNAIO 2008

MI CHIAMO MAHAMUTI ERIZON E SONO UN RAPPRESENTANTE DEI ROM DI COLTANO.

FACCIO PARTE DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE ROM DI PISA (ACER) NATA QUALCHE ANNO FA'.

ABBIAMO VOLUTO ORGANIZZARE QUESTO INCONTRO CON LA STAMPA PER SPIEGARE ALCUNI NOSTRI PROBLEMI E FAR ASCOLTARE LA NOSTRA VOCE SULLA ORMAI FAMOSA LITE AL CAMPO DEL GENNAIO 2008.

FINO AD ORA SEMPRE NE HANNO PARLATO SOLO ALTRI: SINDACO, ASSESSORI, POLITICI, GIORNALI…MAI NESSUNO HA SENTITO IL BISOGNO DI ASCOLTARE ANCHE NOI, PERCHE'?

ECCO, NOI PENSIAMO DI AVERE ANCHE NOI IL DIRITTO DI DIRE QUALCOSA SU QUESTA LITE E DI FAR CONOSCERE ALLA GENTE, ATTRAVERSO VOI QUELLO CHE ABBIAMO DA DIRE.

1. NOI ANCORA OGGI CI CHIEDIAMO PERCHE' QUESTA ESCLUSIONE DAL PROGETTO PRIMA ANCORA CHE CI SIA STATA UNA SENTENZA DEL TRIBUNALE?

QUESTA ESCLUSIONE A NOI SEMBRA INGIUSTA E VOLGARE ANCHE PERCHE' IL SINDACO NON HA UNA MINIMA CONOSCENZA DEL LUOGO DOVE ABITIAMO.

CHIEDIAMO AL SINDACO E ALLA AMMINISTRAZIONE DI SOSPENDERE IMMEDIATAMENTE IL PROVVEDIMENTO, PERCHE' NON SPETTA A LORO STABILIRE LA VERITA' DEI FATTI, MA E' COMPITO SOLO DELLA GIUSTIZIA

2. NOI SIAMO QUI TUTTI INSIEME, GLI AUTORI DI QUELLA LITE E VOGLIAMO DIRE CHE NON CI VOGLIAMO SOTTRARRE ALLA GIUSTIZIA, DICIAMO CHE ABBIAMO FIDUCIA IN ESSA, E CHE NON SIAMO MAI SCAPPATI VIA O NASCOSTI, ANZI ABBIAMO ANCHE COLLABORATO PIU' VOLTE CON LA GIUSTIZIA E ASPETTIAMO IL RISULTATO FINALE.

3. VOGLIAMO CHIEDERE AL SINDACO SE ESISTE ANCORA UNA LEGGE CHE DICE CHE QUANDO UN CITTADINO FA' UNO SBAGLIO, DEBBA PAGARE ANCHE L'INTERA FAMIGLIA PER LA COLPA DI UNO SOLO.

SE UN ITALIANO FA' UNA LITE CON ALTRI ED ABITA CON LA SUA FAMIGLIA IN UNA CASA POPOLARE, FORSE VIENE ALLONTANATO CON TUTTI I SUOI MEMBRI DALLA SUA ABITAZIONE? ALLORA, CHIEDIAMO DI ESSERE TRATTATI COME TUTTI GLI ALTRI CITTADINI, NON SIAMO QUI PER CHIEDERE DEI PRIVILEGI PARTICOLARI!

E' TUTTO! GRAZIE DELLA VOSTRA ATTENZIONE E ASCOLTO E VI PREGHIAMO DI FAR CONOSCERE LA NOSTRA VOCE ALLA CITTADINANZA DI PISA.

 
Di Fabrizio (del 12/06/2009 @ 09:28:52, in Regole, visitato 1438 volte)

Segnalazione di Dario Cercek

11 giugno 2009 - Due agenti della polizia locali sono finiti sotto inchiesta con l’accusa di sequestro di persona e violenza privata per aver fermato una donna rumena - fermata sulla base dell’ordinanza contro l’accattonaggio firmata lo scorso autunno dal sindaco Bruni - averla caricata sull’auto di servizio e averla abbandonata in pieno inverno, con una temperatura sotto zero e tra la neve in cima a Civiglio. Non prima di averle fatto togliere le scarpe e averle gettate in un dirupo, ovviamente innevato. L’episodio incriminato risale al 3 gennaio, due giorni dopo l’ennesima nevicata di un inverno tra i più rigidi e imbiancati che Como ricordi. La donna, una ultrasessantenne frequentatrice abituale degli incroci semaforici della convalle, dopo essere stata abbandonata in "altura" ha dovuto far rientro in città a piedi. L’inchiesta ha preso il via solo alcuni mesi dopo, pare in seguito a una relazione di servizio che uno dei due componenti della pattuglia incriminata ha consegnato al comandante. L’estensore della relazione di servizio, nei giorni scorsi, è stato interrogato dal magistrato titolare del fascicolo alla presenza del suo avvocato e avrebbe di fatto confermato l'episodio.

 
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