Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Sucar Drom (del 12/08/2007 @ 09:24:40, in blog, visitato 1764 volte)

Roma, in Consiglio Regionale lo SDI si smarca da Veltroni e si schiera contro i mega "campi nomadi" da 1000 persone
“Sono tra coloro che giudicano positivo il fatto che Roma abbia firmato il patto di legalità. La questione degli arrivi a Roma è stata sottovalutata per troppo tempo: si pensava che la Capitale fosse in grado di accogliere tutto e tutti. Ma le cose non stanno ...

Foggia, l'Opera Nomadi protesta insieme ai Rom dopo l'ennesimo sgombero
L’insediamento rom di Borgo Segezia è stato sgomberato. Ma non è la prima volta. Numerosi gli uomini delle forze dell’ordine arrivati in quello che un tempo veniva definito “il giardino di Foggia” per mandar via i circa 200 Rom presenti. La goccia che ha fatto traboccare ...

Goran Bregovic: "Noi zingari non siamo immondizia"
Rom "acquisito", Goran Bregovic, in 30 anni di carriera, con la sua musica ha scaldato, esaltato e commosso il pubblico di tutto il mondo. «Ma sono una delle poche star esistenti, che si presterebbero a suonare in riva al mare di un paesino sconosciu...

Modena, i Sinti sono soddisfatti del luogo proposto dall'Amministrazione Comunale per una micro area
I Sinti modenesi sono soddisfatti. Al loro rappresentante Efrem De Barre piace la nuova collocazione della microarea annunciata dal sindaco Pighi e dall’assessore Maletti. Trenta persone della comunità sinti, ora residenti ne...

Palermo, la ragazzina rom che studia senza libri
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Università di Firenze, iscriviti al corso di “Educazione e Pluralismo Culturale”
Il Dipartimento di Scienze dell'Educazione e dei Processi Culturali e Formativi dell'Università di Firenze ha predisposto il Corso di Perfezionamento Post-Lauream “Educazione e Pluralismo Culturale” per l'Anno Accademico 2007/2008. Il corso si rivolge a insegnan...

Palermo, chi risarcisce l’immagine brutalmente violata dei Rom e dei Sinti?
E’ stato solo un caso di strumentalizzazione. Di “psicosi”, così è stato definito dalla Magistratura la vicenda ( avvenuta sabato scorso) del presunto tentato rapimento di un bimbo di tre anni da parte di una “zingara” in una spiaggia di Isole delle Femmine, a poca distanza di Palermo. Il magistrato ha scarcerato la donna, una rumena d...

Accademia Europea di Arte Romanì, aperte le iscrizioni
Da oggi sono aperte le iscrizioni per i corsi attivati dall’Accademia Europea di Arte Romanì. L’accademia è un progetto di Alexian Santino Spinelli, Docente della Cattedra di Lingua e Cultura Romanì all’Università di Trieste. L’Accademia nasce come risposta alla grande richiesta di formazione specifica ed ac...

Palermo, Alleanza Nazionale si schiera al fianco delle minoranze albanofone siciliane
“All’Ars, attraverso l’arma vigliacca del voto segreto e dietro incomprensibili motivazioni politiche, si e’ consumata un’imboscata ai danni delle minoranze albanofone si...

Action Week against Racism and Discrimination
La rete FARE (Football Against Racism in Europe), partner UEFA nella lotta al razzismo, terrà la sua ottava Action Week annua dal 17 al 30 ottobre. La Action Week against Racism and Discrimination delle rete FARE è diventata, negli ultimi sei anni, la maggiore iniziativa antirazzismo del calcio europeo. Lo s...

I Rom e i Sinti di Roma resteranno a Roma
I Rom e i Sinti di Roma resteranno a Roma: lo ha chiarito ieri il presidente della Provincia, Enrico Gasbarra, ai sindaci di una serie di comuni molto preoccupati dalla possibilità di essere costretti a ospitare i "villaggi della solidarietà" pre...

Roma, i volontari di Don Orione scrivono a Veltroni
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Rom "rapitrice" scagionata, Ordine dei Giornalisti: "giornalisti devono riflettere"
Dopo la vicenda della Rom arrestata a Palermo, scagionata dopo aver rischiato il linciaggio in una spiaggia con l'accusa d'aver tentato di rapire un bimbo -- caso finito con grande risalto su tutti i media -- i giorn...

L'odio
L’odio non l’ho mai conosciuto, ne ho solo sentito parlare… Forse oggi mi rendo conto cosa vuol dire. Oggi il mondo è pieno d’odio, basti pensare a quanto odio esiste contro il mio popolo, i Rom e i Sint...

Livorno, bruciati vivi quattro bambini
Ancora un dramma della disperazione. Quattro bambini rom sono bruciati vivi in un incendio che si e' sviluppato questa notte, intorno all’una, in una baracca vicino Livorno. La baracca in legno dove i quattro bambini sono morti è collocata sotto un cavalcavia lungo Pian di ...

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Di Fabrizio (del 13/08/2007 @ 09:37:28, in Italia, visitato 1633 volte)

Tra le tante segnalazioni che mi stanno arrivando dopo il rogo di Livorno dove sono morti quattro piccoli Rom, un commento di Radames Gabrielli di Nevo Drom. Secondo voi, davvero i campi rom (abusivi o meno) sono a rischio?

Che grande dispiacere................................
ecco che cosa succede a costruire i cosiddetti campi nomadi... adesso chi si prende la colpa!!! logicamente sempre dei poveri... quelli che non hanno niente per vivere decentemente... li prendono e li buttano nei campi nomadi... e la popolazione permette che ne costruiscono più grandi. così che si possono bruciare tutti, sinti e rom in un colpo solo. dice che faranno le indagini... ma veramente chi a la colpa!!!

radames.

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Di Fabrizio (del 14/08/2007 @ 09:17:51, in Kumpanija, visitato 1992 volte)

Da Mundo_Gitano (lungo, consiglio la lettura offline)

Ingegnere aeronautico, consulente per gli affari sociali del governo degli Stati Uniti, autore teatrale, poeta, giornalista, conferenziere, musico, filosofo, diffusore dellla cultura gitana in Internet nel tempo libero... Miguel Mendiola è un gitano stanziato negli Stati Uniti con cui si potrebbe conversare per ore e ore sugli argomenti più diversi e, come mostra nei suoi articoli, conta su un invidiabile senso dell'humour

[...]

Puoi commentarci alcuni dati della tua biografia?

Sono nato a Siviglia nel 1944. Sono nato in una famiglia mista paya (gagia) e gitana; anche se mi identifico di più con la parte gitana da parte di padre, in un barrio dove i vicini erano per lo più gitani e i payos che vivevano lì erano "gitanizzati". [...] Tutti avevamo una cosa in comune: la povertà. E quando si andava a mangiare da un vicino o dall'altro, non si pensava se uno era gitano o payo. Mi impressionava la solidarietà che esisteva e si dimostrava e come fosse possibile vivere in armonia specialmente quando la miseria ci lasciava nudi nella nostra umanità.

Da parte di padre, la mia famiglia era parte dei Vargas, una famiglia gitana molto antica ed estesa a Siviglia. Eravamo anche in buone relazioni con i Pavones, da parte di mia nonna Carmen. La mia famiglia ha sempre avuto passione per il Flamenco. Tutte le mie sorelle furono ballerine professioniste e mio fratello Rafael è chitarrista (fu membro del gruppo Farruco Los Bolecos).  Io sono la pecora nera della famiglia. Imparai a leggere e scrivere, cosa che non era molto comune per i giovani del barrio, dove la gente aveva altre preoccupazioni più urgenti: la fatica giornaliera di non saper cosa comprare per mangiare. Grazie ad alcuni zii da parte di madre, ho potuto studiare un poco.

Mi sposai molto giovane e venni a lavorare in America, perché a Siviglia non vedevo chiaro nel mio futuro. Qui per diversi anni ho lavorato come ingegnere nell'industria aeronautica. Attualmente lavoro per i Servizi Sociali dello stato di California, come supervisore di dipartimento. Non so il perché, mi è sempre piaciuto riflettere sulle cose e come a Camarón, "mi domandavo sul mio passo per questo Mondo". Da qui il mio amore per la Filosofia. Credo che per questo odiai tanto il mio lavoro e trovavo sollievo in altre cose, leggendo, per esempio. Cominciai a scrivere su tutte le stupidate che mi capitavano, anche poesie,  e ho non so quante casse piene di fogli e lettere, chissà a cosa serviranno, eccetto che ad aiutarmi a mettere in ordine i miei pensieri.

Mi incanta la musica folclorica e classica ed imparai da solo a suonare il flauto, semplicemente per intrattenermi. [...] Una volta scrissi un'opera teatrale andalusa. Venne presentata a Los Angeles con molto successo, ci lavoravano molti attori di teatro e del cinema ben conosciuti nell'area, diverse volte è stata sul punto di essere presentata in altri teatri, ma alla fine questo non succedeva mai per diverse disgraziate ragioni.

Quest'opera, La Salamandra contiene pezzi musicali che comprendono tutta la gamma del folclore andaluso, compreso soprattutto il flamenco (qui mi aiutarono mio fratello Rafael e mio cognato Enrique Soto "El sorderita"). I pezzi musicali accompagnano la trama e questo richiede che gli artisti sappiano anche ballare. E' un'opera difficile, però con un tema molto originale, anche se un buon direttore potrebbe semplificarla. Come succede sempre in queste cose, il problema è il denaro. Però intanto l'opera c'è, e qui sono anch'io al vostro servizio.

Quanti bambini hai mangiato oggi?

So che ti riferisci a "Una modesta proposta" [..] ispirata all'originale di Jonathan Swift, è una parodia che spero nessun abbia preso sul serio. Proponevo di tornare alla nostra venerabile tradizione di "mangia-bambini" per cui i payos che ci accusano di cannibalismo continuano ad avere ragione

[...] Esistono miti orribili sui gitani. Non molto tempo fa vidi un film dal titolo Il violino rosso. E' la storia di un violino che passando di mano in mano influenza la vita dei suoi padroni. Uno di loro muore e viene seppellito con il violino. Naturalmente, di seguito appaiono diversi gitani che la notte vanno nel cimitero, dissotterrano il morto e portano via il violino. Questo è un mito che prevale attraverso la storia e la letteratura: i gitani come saccheggiatori di tombe. Ma, se siamo tra i più paurosi al mondo! Io non vado da nessuna parte, nemmeno dal medico. Deve accompagnarmi qualcuno, altrimenti non ci vado. Come potremmo andare di notte in un cimitero a disseppellire i morti?! Però queste sono le immagini che vengono continuamente proiettate e che ci disumanizzano.

Credi che gli stereotipi ed i pregiudizi contro i gitani riguardino l'accesso al mondo del lavoro?

Sarebbe difficile che un impresario consideri dare un posto di lavoro ad una persona "sporca, vaga e bugiarda". Gli stereotipi sono ben saldi ed a quelli tradizionali dobbiamo aggiungere il più moderno di "drogato". Forse la miglior maniera di rispondere a questa domanda si troverebbe in quello che scrissi in un forum di Internet come risposta a chi accusava i gitani per stare dove sono e secondo loro siamo noi che non vogliamo integrarci e rifiutiamo il lavoro, pagare la tasse ed altro. "Il pregiudizio starebbe nell'attribuire a tutto un gruppo di persone virtù o difetti di una parte dei suoi componenti. Nel caso della comunità gitana,i razzisti vedono solamente il settore più povero e marginalizzato della comunità. [...] Analizzano le caratteristiche e concludono: Tutti gli individui di questo settore hanno attributi comuni. Già questo costituisce pregiudizio, perché in quel settore ci saranno sotto-settori ed individui che non corrispondono al comportamento segnalato. Entriamo per esempio in un barrio composto la maggior parte da gitani poveri, analfabeti e soprattutto marginalizzati dalla società. I razzisti concludono che tutti quanti vivono nel barrio sono gitani ed in secondo luogo che tutti sono pezzenti e drogati. Nessuna delle due cose è vera. Quello che può essere verità è che dentro a questo gruppo e dovuto alle condizioni estreme di vita, si incontra un maggior indice di delinquenza, come in tutti i gruppi marginalizzati, non importa siano payos o gitani.

Qualcuno menziona che le carceri sono piene di gitani. Una volta di più, è una dichiarazione falsa e razzista. Le carceri contengono payos e gitani, I numeri sono proporzionali al margine di povertà che esiste in entrambe i gruppi. Questo accade in tutti i paesi del mondo e con tutti i gruppi marginalizzati. Le carceri del mondo contengono molta gente povera. Punto.

Dichiarazioni di questa indole sono disegnate per segnalare un  gruppo determinato come speciali. "Le carceri sono piene di gitani" non è che una accusa mal dissimulata di qualcosa di intrinsecamente nocivo nell'etnia gitana, per cui ci sono "tanti" gitani in carcere. Questo è il messaggio subliminale (non così subliminale per quanti di noi abbiamo passato tanto tempo studiando l'origine, la causa e l'effetto del razzismo).

Una volta scoperti questi attributi nel settore scelto, li si estende a tutto il gruppo in generale. Così abbiamo iniziato a parlare non dei pregiudizi, ma del razzismo. I commenti di questi razzisti iniziano sempre con "i gitani così, i gitani cosà", includendo tutti. Non tutti sono uguali e ho conosciuto alcuni gitani onesti, però... Il però è il però razzista, molto conosciuto nei circoli dove studiamo queste cose, E' il però che addolora, che dispiace.

Il linguaggio razzista ha la sua propria grammatica e le sue proprie regole sintattiche. Il razzista non sa ma sospetta. Sono quelli che iniziano con "Io non sono razzista, però...", "Non lo dico per offendere, però..." ed iniziano ad offendere, oppure "Non voglio criticare, però..." e procedono a criticare.

Confidano nella loro ignoranza per cui tutti i gitani sono ladri, drogati, rapitori di bambini, ecc. non interessa loro se le loro conclusioni sono verità o menzogna. Queste cose del razzismo non sono facili. Per educare un razzista, occorrono molta pazienza, molti anni e molti ricorsi, che naturalmente non abbiamo e tanto meno con un mezzo come questo.

La colpa della marginalizzazione sofferta dal popolo gitano ricade sui gitani stessi nel non volersi integrare nella società maggioritaria. La parola "integrazione" viene pronunciata con irritazione. Come una maestra impaziente che vuole aiutare l'alunno, che però non collabora. Questo dell'integrazione viene da molto lontano. Ai gitani non viene permesso di essere gitani e per integrarsi devono lasciare i loro uffici tradizionali, come il lavoro dei metalli, la compravendita, la vendita ambulante ecc. Però nessuno ci ha mai spiegato perché il dedicarsi alla vendita ambulante sia un segno di ribellione, di non volersi integrare. Milioni di gagé ha i propri affari e nessuno glielo impedisce né parla loro di integrazione. Un'altra cosa che da fastidio è che alcuni gitani insistano in una certa forma di vestirsi. [...] Che danno possano fare, più che a quanti capricciosamente vogliono imporre i loro gusti?

Per molto tempo, si è proibito loro di parlare la propria lingua. Per integrarsi occorre parlare la lingua della comunità maggioritaria. Però il gitano parla la lingua maggioritaria. Non fa nessun danno il potere parlare un altra lingua, come il catalano, il basco, che si parlano senza menzionare la parolina "integrazione".

Per integrarsi occorre lasciare i costumi e le tradizioni gitane ed adottare quelle della comunità maggioritaria. Molti gruppi regionali hanno costumi e tradizioni proprie che non sono necessariamente celebrati nel resto del paese. Però a loro non si richiede di lasciare costumi  e tradizioni. Perché allora ai gitani? Una volta di più denoto in questa domanda un tono paternalista. Ed una volta di più stiamo parlando di certi settori della comunità gitana, perché non tutti i gitani seguono le antiche tradizioni. [...]

Cosa diresti ai bambini e bambine gitani ?

L'assenteismo scolastico tra i bambini è un problema grave e difficile da risolvere, specialmente quando ci riferiamo ai gruppi più marginalizzati.

E' particolarmente grave per il futuro di questi bambini quando si inizia male nella scuola primaria, Se non si piantano delle buone basi o non si termina il ciclo di studio, il bambino non tornerà a studiare, o se la fare più avanti sarà molto difficile

Quelle volte che si arriva alla scuola secondaria, c'è la frustrazione di tutto quanto non si è acquisito dei conoscimenti di base, costa nuovamente apprendere il livello superiore. [...] C'è mancanza di voglia, di motivazione e frustrazione che invitano ad abbandonare gli studi per sempre.

E' molto difficile parlare a bambini che vivono in condizioni sub-umane dei benefici del permanere nella scuola. Non c'è comunicazione perché questi concetti sono totalmente estranei a loro. A ciò dobbiamo aggiungere "l'aspettativa del fallimento". [...] E' dimostrato che l'indice di fallimento scolastico è molto elevata tra quei bambini ai cui si va dicendo che non avranno successo o glielo si fa intendere.

I tempi sono cambiati. Ai miei tempi, non avevo niente da decidere. Era mio padre, o la paura di mio padre, quello che mi faceva continuare. E dietro tutta la famiglia. [...] Credo sia cruciale per quanti oggi sono in un collegio, che hanno la fortuna di una borsa di studio, di terminare almeno gli studi di base. Non soltanto per loro, ma per tutta la comunità gitana. Abbiamo bisogno di gente con una professione, di leaders e di gente preparata. Necessitiamo di esempi. Questi chavales non hanno idea della trascendenza storica di cui fanno parte. [...]

Quali iniziative a favore della convivenza interculturale degli Stati Uniti sottolineeresti e quali potrebbero essere più facilmente adottabili in Spagna?

In questo paese non esiste la convivenza interculturale. Tutti i gruppi etnici, razziali e sociali sono segregati. I negri vivono nei loro quartieri, i cinesi nei loro e lo stesso per i latino americani. E nella società maggioritaria vediamo la separazione tra chi è ricco e chi non lo è tanto.

Non vedo nessuna iniziativa per poter cambiare il panorama. Ci sono molte leggi contro la discriminazione che dicono "Questo non si può dire e non si può fare quest'altro", ecc. In qualche caso, tante proibizioni risultano controproducenti, l'unica cosa a cui servono è separare maggiormente le differenti culture, allo svilupparsi di questo "non toccarmi" che ultimamente produce indifferenza. Io spero che questo sentimento di "politicamente corretto" che ha invaso la società americana non arrivi in Spagna.

Ciò che è sano è modificare l'equilibrio socio-economico tra i gruppi. Per questo abbiamo la politica di "azione affermativa" per cui tutte le imprese statali o che dipendano dal governo devono impiegare un certo numero di lavoratori di minoranze, secondo la percentuale che esiste nella società. In Spagna, traslando questa politica, avremmo un 2% di gitani impiegati dal governo e in tutte le aziende che dipendano dal governo.

Questa politica delle quote a prima vista sembra ingiusta. Però in qualche modo occorre pagare il debito storico, il danno causato da tanti anni di persecuzione e razzismo. A parte questo, non trovo sbagliato che tutti i gruppi di una società siano rappresentati nei differenti organi sociali, siano lavorali, politici o culturali.

Un articolo che pubblicasti sulla rivista I Tchatchipen lo titolasti "Il gitano nel XXI secolo". Sei ottimista o pessimista rispetto al nuovo secolo e millennio? Quali saranno i valori e le conoscenze più importanti?

Sono ottimista che in questa epoca le cose cambieranno significativamente e mi baso su due ragioni: le qualità gitane sono ideali per questo tempo di cambi drastici e la promozione di queste qualità, per mezzo di gitani preparati, sarà in funzione di progressione geometrica, lenta al principio, ma subito accelerata [...]

Parliamo un poco di queste "virtù" a cui tante volte mi riferisco e di cui sono tanto orgoglioso. Però chiarisco prima che quando parlo di qualità e virtù mi riferisco ad una cultura in generale e naturalmente ci sono eccezioni individuali.

La prima è la generosità inerente alla cultura gitana. Il fattore "bontà" come lo chiamo, contrapposto al fattore "avarizia" che predomina nelle culture lineari. Man mano che la società maggioritaria andrà facendosi più matura psicologicamente, inizierà a valorizzare individui con un alto livello di "coefficiente emozionale", più che di quello intellettuale. Una persona può avere un alto coefficiente di intelligenza ed essere allo stesso tempo un "gilipollas" che non serve a niente. Le imprese lavorali oggi van cercando gente che sia preparata, ma che sia anche flessibile, rapida a reagire ai cambi, che prenda decisioni in un batter d'occhio. In altre parole, tutto ciò di cui è carente un "idiota educato" o un "robot cibernetico". Questi saranno necessari per compiere una funzione specifica ma saranno, marco queste parole, i braccianti del secolo XXI. Non sanno ridere e ami impararono a piangere, per questo non intendono la natura umana. In questo secolo è sommamente importante, e chi meglio di un gitano per questo?

Quali valori stiamo cercando in questo secolo? Niente di più o di meno dei valori innati del gitano: osservazione, intuizione, adattabilità ecc. Il secolo XXI è alla nostra portata.

Chiaro che questi sono i termini generali, dobbiamo vincere tre ostacoli importanti:

  1. Reputazione. Gli stereotipi nei quali stiamo asfissiando.
  2. La mancanza di preparazione scolastica.
  3. La poca esperienza in lavori non tradizionali.

Di questo parleremo un'altra volta. Però voglio tornare a parlare delle virtù gitane, anche se le mie sono opinioni molto personali basate sulla mia esperienza. Però spero di trovare appoggio in questa difesa del buono della cultura gitana e forse un giorno, che potremmo denominare "dell'effettività gitana", questo si converta in uno slogan universale tra di noi.

Questa effettività è più di un "coefficiente emozionale". Non conoscevo questo termine sino a poco tempo fa, anche se l'avevo descritto con le mie parole. Un amico, mentre parlavamo di queste cose, mi disse che le mie teorie sulla cultura gitana e "l'effettività gitana" erano comuni quel che un certo Goleman aveva denominato "coefficiente emozionale". Per il dottor Daniel Goleman, queste qualità includono l'intuizione, la capacità di osservazione, l'empatia e la destrezza, che marcano le persone con successo nella vita. Sono capacità basiche necessarie per il successo nel campo lavorale. Tutte sono qualità gitane per cui deduco che il gitano sia "emozionalmente intelligente".

Le persone che hanno un deficit di coefficiente emozionale solgono essere introverse, antisociali, riservate. Hanno gran difficoltà nell'intendere la comunicazione non verbale [...] Ecco il "gilipollas"... che è l'antitesi del gitano. Però, se il gitano è così "sveglio", perché non ha il successo che dovrebbe? Per i tre ostacoli di cui ho parlato prima.

Nel momento in cui il gitano otterrà una educazione scolare e si integrerà nella forza lavoro, vedremo un'ascensione esponenziale [...].

Dobbiamo tradurre queste qualità nel campo lavorale. Quando succederà, il gitano sarà molto impiegabile e molto sollecitato. Le grandi imprese stanno dannandosi per incontrare persone con queste qualità, che siano decisivi nel gestire le crisi, nella risoluzione dei conflitti e nel saper prendere decisioni con un'alta percentuale di successo. Credo che il secolo XXI sia il secolo del gitano.

Hai anche scritto che "la famiglia è il fulcro (il punto di appoggio) della vita del gitano". Come credi che interverranno i nuovi tempi nel concetto di famiglia nella cultura gitana?

Spero con tutta l'anima che non si perda niente, perché il giorno che il gitano non amerà la sua famiglia, non rispetterà i genitori, non gli importerà se un fratello è ammalato, sarà la fine della gitanità.

Il nostro amore per la famiglia va oltre quello che qualsiasi persona decente possa sentire per la sua gente. La nostra è devozione e sorpassa l'amore naturale tanto in qualità che come estensione. Amiamo e ci preoccupiamo per qualsiasi cugino di primo, secondo o terzo grado, mentre la maggioranza della gente neanche lo conosce o sospetta della sua esistenza. Questa unione e amore filiale è stata l'affinità degli atomi della nostra cultura.  Tutto quanto pregiudica la conservazione di questo amore filiale, tutto - ripeto, è antizigano. Non importa se è qualcosa di tanto nobile cole la religione, tanto canaglia come la droga o tanto mondano come la politica, l'avarizia o l'egoismo. Di questo potremmo parlare a lungo e lo lasciamo ad un'altra occasione.

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Di Sucar Drom (del 15/08/2007 @ 09:31:29, in blog, visitato 1678 volte)

L'immigrazione clandestina fa male alle donne...
"L'immigrazione clandestina fa male alle donne. Nessuna solidarietà senza legalità. L'Italia a chi la ama", questo il testo dell'ultima campagna di AN sull'immigrazione clandestina. Una campagna che ripropone scandalosamente, mescolati tutti assieme in un unico calderone, stereotipi razzisti, misogini, emergenziali, utilizzando le donne (e la vi...

Rom e Sinti, sindaci: "Servono più risorse"
Basta con la politica dello scaricabarile. I sindaci non ci stanno e alle accuse del ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, che ha fatto cadere sulle amministrazioni locali le responsabilità sull'emergenza dei “campi nomadi” commentando il triste e...

Livorno, criminalizzati i genitori
La svolta giudiziaria fa già polemica: per il rogo di Livorno la procura punta il dito contro i genitori dei quattro piccoli morti venerdì notte in una baracca alla periferia della città. Due coppie di romeni sono in stato di fermo nel carcere delle Sughere con l'ipotesi di incendio colposo e abbandono di minore e di incapace: due dei bambini erano sordomuti. Reati con pene previste fino a 8 anni di reclus...

Rom e Sinti, una tragedia annunciata
Nella baraonda mediatica di questi giorni possiamo semplificare brevemente le diverse posizioni. Secondo il Ministro Ferrero servono più soldi e le amministrazioni locali devono prendersi carico dei Rom e dei Sinti che sono dei cittadini, offrendo sol...

Rom e Sinti devono partecipare
Comunicato stampa del Comitato Rom e Sinti Insieme
Dopo la tragedia di Livorno con la morte di quattro bambini Rom nell’incendio della loro baracca, il Comitato Rom e Sinti Insieme denuncia all’opinione pubblica la vergognosa propaganda messa in atto con false e strumentali di...

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Di Fabrizio (del 16/08/2007 @ 08:55:09, in blog, visitato 1948 volte)

Da La Voix de Rroms

L'Italia e la Francia sull'elenco europeo dei paesi che discriminano | 14 agosto 2007

Un lancio dell'agenzia AFP ripreso dal giornale Le Monde informa che dopo la morte di quattro bambini rroms dopo un incendio, l'Italia è stata iscritta "fra i 14 paesi dell'Ue che mantengono discriminazioni verso i loro abitanti a causa della loro razza o della loro origine etnica". Questi 14 stati membri dell'Ue sono: la Spagna, la Svezia, la Repubblica Ceca, l'Estonia, la Francia, l'Irlanda, il Regno Unito, la Grecia, l'Italia, la Lettonia, la Polonia, il Portogallo, la Slovenia e la Slovacchia. Constatate dunque che anche la Francia vi appare, mentre la Romania, l'Ungheria, o anche la Bulgaria non vi sono. Ciò non vuole dire che non vi sia discriminazione, ovviamente, ma quello vuole dire anche che, fra i membri dell'Ue, i migliori allievi in materia d'uguaglianza non sono inevitabilmente ciò che si credono.

In Francia anche, ci sono state disgrazie come quella. Fortunatamente, non 4 morti di colpo, ma ne ce ne sono state, ad esempio a Lione, due piccole ragazze morte in un incendio, 2 anni fa. E di incendi senza vittime, ce ne sono regolarmente. L'ultimo è stato quello di Aubervilliers, ma si è inteso parlare nei mass media soltanto dell'interruzione del servizio del RER, e non dei caravan bruciati con tutto ciò che c'era dentro e della gente che si è trovata per strada. Era certamente maldestro per i voyageurs non potere rientrare da loro e di essere bloccato durante alcune ore alla Gare du Nord o sulle vie, la prova è che la Sncf le ha compensate, come occorreva. Quanto a quelli che si trovano senza nulla, fuori... NO COMMENT!

In Italia, i genitori delle vittime passeranno dinanzi al giudice per non assistenza a persona in pericolo... NO COMMENT!

Non pensiamo che sia a causa di quest'incendio che l'Italia sia stata messa sull'elenco dei paesi sospettati di discriminazione. In tutti i casi, sembra che questa tragedia semini il disordine. Destra contro sinistra, potere centrale contro enti territoriali, ciascuno respinge il difetto all'altro. Una tavola rotonda a livello nazionale viene chiesta per trovare una soluzione a questa situazione che l'Italia giudica nuova ed alla quale non sarebbe preparata. Un'argomentazione come un altra, che vale ciò che vale. Frattanto aspettando, l'Italia ed i 13 altri stati membri dell'UE che, secondo il parere dell'UE mantengono discriminazioni razziali, "sono sollecitati da Bruxelles a rispondere entro il 27 agosto, altrimenti saranno suscettibili di sanzioni finanziarie".

Le cifre dei Rroms dell'Europa centrale ed Orientale entrati in Italia recentemente sembrano gonfiate (il lancio parla di 60.000), ma non è questo l'essenziale. Questa cifra potrebbe comprendere anche i profughi politici (e ce n'è un certo numero, dall'ex Iugoslavia) e gli immigrati in situazione regolare aventi condizioni di vita normali. L'essenziale è certamente altrove: È - che sì o no la Romania fa parte dell'Ue? È - che sì o no i Rroms rumeni, come tutti gli altri cittadini rumeni possono essere considerati tale, in particolare con un diritto al lavoro che sia effettivo, anche se per un primo periodo transitorio è soltanto parziale (soltanto alcuni settori sono "aperti"), è - che sì o no i figli delle famiglie che migrano hanno il diritto di frequentare la scuola nel paese in cui i loro genitori desiderano installarsi o risiedere un certo tempo, come è riconosciuto dalla convenzione internazionale relativa ai diritti del bambino, è - che sì o no possono accedere a questi diritti, tutto sommato di base, per bidonvilles insalubri, di cui, anche se sopravvivono, non usciranno mai indenni, o in ogni caso, mai da cittadini europei?

Tale è la questione, e si pone nello stesso modo qui in Francia. Ad un momento dato occorrerà spiegarsi la realtà, prendere la questione e trattarla nell'insieme, anziché provare a fare il fai da te a destra ed a sinistra. Più che dell'immediato di alcune persone in questa o quella città di questo o quel paese, si tratta dell'Europa di domani! E quello, quello supera i politici del momento! I politici d'oggi, che siano in Italia, in Francia o altrove, domani non saranno più là. Alcuni prenderanno la loro pensione, di altri troveranno un'altra vocazione, altri ancora potranno essere condannati dalla giustizia per dio sa quale affare... ma noi, saremo là! Riflettiamo ed agiamo oggi, per continuare ad esistere ancora domani. Se non possiamo agire, almeno riflettiamo, e riflettiamo a mente fredda

Per leggere il lancio dell'AFP, PREMETE QUI

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Di Fabrizio (del 17/08/2007 @ 09:50:20, in conflitti, visitato 2513 volte)

I recenti disordini di Rom nella capitale sarebbero il risultato della discriminazione, ha affermato giovedì un gruppo dei diritti umani, ma ha minimizzato sul pericolo che queste violenze si possano espandere nel paese.

Martedì la polizia stava pattugliando un quartiere accanto ad un ghetto rom, quando circa 400 Rom armati di coltelli, asce e bastoni sono apparsi richiamati dalla voce che il quartiere stava per essere attaccato dagli skinheads.

L'agitazione era nell'aria da domenica, quando un Rom era stato picchiato da skinheads. Il giorno dopo circa 200 Rom avevano devastato un caffè e attaccato quattro persone che avevano l'aspetto di skinheads.

Le organizzazioni dei diritti umani dicono che questi incidenti sono il simbolo delle condizioni dei Rom in Bulgaria, molti dei quali passano la loro vita in povertà, sono analfabeti e marginalizzati nella società.

Ci sono diversi elementi - tensioni etniche, problemi sociali, severe discriminazioni contro i ghetti zingari - dice Emil Koen dell'osservatorio del Comitato di Helsinki.

"I ghetti sono come polveriere pronte ad esplodere al minimo incidente, Non mi aspetto il crescere della tensione in tutto il paese... I Rom bulgari mancano del senso di solidarietà che i rivoltosi francesi avevano de anni fa," ha aggiunto.

Secondo la polizia gli incidenti non indicano il crescere delle tensioni etniche e viene anche rifiutato il paragone portato dai giornali con i disordini nelle periferie francesi del 2005, stimolati dal razzismo e dalla discriminazione contro le minoranze etniche.

I Rom  sono circa il 4,7% dei 7,8 milioni di popolazione bulgara.

Numerose iniziative per affrontare al loro discriminazione sono fallite. Sono sesso trattati con sospetto dai Bulgari, che tendono a stereotipare i Rom come disonesti e pigri.

Alcune organizzazioni Rom hanno detto che le agitazioni di questa settimana sono state deliberatamente provocate dai partiti politici che osservano per ootenere il supporto alle elezioni comunali di ottobre.

La polizia martedì non ha effettuato arresti ed i media locali riportano quanto ha detto il segretario del Ministro degli Interni, Ilia Iliev, di aver paura di essere accudato di discriminazione.


PHOTO: internet - Reuters

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Di Fabrizio (del 17/08/2007 @ 10:59:58, in Europa, visitato 1999 volte)
Da crj-mailinglist

La questione rom, dopo essere stata argomento spesso strumentale di polemica politica, esplode in questi giorni di agosto grazie all'eco della stroncatura europea nei riguardi dell'Italia. L'Italia è infatti accusata dall'Europa di non applicare la "direttiva contro la discriminazione basata sulla razza e le origini etniche". E' prima di tutto necessario chiarire alcuni aspetti, intimamente legati a quella che assume le proporzioni di una vera emergenza umanitaria.

I cittadini rom di nazionalità rumena sono a tutti gli effetti cittadini europei, ogni discriminazione nei loro riguardi è doppiamente illecita, oltre che ingiusta. Per quanto riguarda la popolazione di origine jugoslava ed in particolare kosovara essa è vittima delle guerre che si sono succedute in quella martoriata regione.I rom della Jugoslavia e del Kosovo sono sfuggiti alle vendette e alle epurazioni etniche che negli ultimi anni hanno assunto le proporzioni di un moderno progrom.

continua

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Di Fabrizio (del 18/08/2007 @ 09:40:54, in Regole, visitato 1764 volte)

http://www.yle.fi/news/id66822.html

Una nuova guida è appena uscita in stampa per ripulire dalle credenze stereotipate che esistono tra Rom e polizia. La guida intende facilitare la comunicazione tra i due gruppi nei loro incontri.

Il volumetto spiega i diritti e doveri dei cittadini, il mandato delle autorità e sottolinea aspetti della cultura Rom.

La guida è il prodotto della collaborazione tra il Ministro degli Interni, il Tavolo Nazionale sull'Educazione e membri della comunità Rom. Il volumetto intende anche preparare i cittadini ai cambi introdotti dalla nuova legislazione sulle parità.

La costituzione finlandese garantisce ai 10.000 Rom lo status di minoranza nazionale. D'altra parte, molti Rom sentono di non avere un pari trattamento, per esempio nei raid di polizia.

[...]

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Di Fabrizio (del 19/08/2007 @ 08:51:09, in Italia, visitato 1892 volte)

Ricevo da Agostino Rota Martir:

Cari amici,

tutti voi sapete quello che è successo a Livorno una settimana fa: quattro bambine rom rumene sono morte bruciate vive sotto un cavalcavia della superstrada. Da allora le indagini per individuare le responsabilità dell'accaduto si sono mosse in molte direzioni. Inizialmente era stato detto che le fiamme si erano sviluppate per negligenza dei Rom, ma le testimonianze successive e coerenti dei Rom stessi, e alcuni indizi rimasti sul luogo hanno fatto emergere l'ipotesi di un attentato razzista. Si tratta, ovviamente di un'ipotesi sconvolgente. Se venisse confermata si tratterebbe di uno dei più gravi e feroci attacchi razzisti verificatisi in Europa dal dopoguerra, ed è perciò comprensibile che, prima di raggiungere tale conclusione, la magistratura livornese vagli con la massima attenzione ogni indizio, ogni testimonianza.
Contemporaneamente, però, proprio di fronte alla gravità del caso ed alla pena per le vittime ed i parenti, è necessario che tutti coloro che hanno a cuore la giustizia facciano sentire la loro preoccupazione e la loro partecipazione. Non vorremmo mai che forze politiche o singole personalita’, comprensive nei confronti degli eventuali attentatori o anche soltanto preoccupate per questione di immagine, svolgessero azioni di disturbo o di pressione per deviare le indagini. E' urgente perciò far sentire la nostra presenza e il nostro appoggio alla magistratura inquirente, manifestando tutti la nostra pena e le nostre preoccupazioni. Vi invitiamo a scrivere lettere ai giornali che più si sono occupati del caso affinché essi trasmettano il nostro pensiero a tutti, a cominciare dai magistrati.

Volendo concentrare le lettere ad un indirizzo possiamo scrivere a Franca Selvatici, che ha seguito il caso per la Repubblica (e che e' una giornalista seria e attenta), sia presso firenze@repubblica.it oppure, su carta, a: Cronaca de la Repubblica, Via A. La Marmora 45, 50121 Firenze.

Ciao a tutti
Sergio Bontempelli, Africa Insieme di Pisa

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Di Fabrizio (del 19/08/2007 @ 09:00:53, in Italia, visitato 1747 volte)

Ricevo sempre da Agostino Rota Martir

Se fosse avvenuta una tragedia simile ad una famiglia Livornese, mettiamo il caso dei genitori assenti perché occupati a lavorare fuori casa, o perché usciti per fare una veloce spesa al negozio più vicino, o per parlare con dei vicini…i loro bambini lasciati soli in casa davanti alla TV, e durante la loro assenza scoppia un incendio per una qualsiasi fatalità che provoca la morte di qualche bambino, ebbene come avremmo reagito se un P.M. decidesse di arrestare quei genitori con l’accusa di abbandono, condotti in carcere, messi in isolamento per una intera settimana, perché: “I bambini erano stati lasciati soli e con molta probabilità con il forno della cucina acceso…che per cause ancora da chiarire ha provocato l’incendio, quindi sui genitori pesano delle gravi responsabilità, perché al momento del rogo questi non sono intervenuti per tentare di mettere in salvo la vita dei loro figli, perché assenti.”

Quale sarebbe stata la nostra reazione?

Immagino che si sarebbe levata una ondata di sdegno contro quel Giudici disumani, accusandoli di insensibilità, l’assurdità della Legge che non solo ignora la causa principale della tragedia, ma addirittura impedisce ai genitori di poter piangere la morte dei loro figli… non ci apparirebbe tutto questo come un accanimento da condannare?

Ma è ovvio che questo non succederà mai se in questione c’è una “nostra famiglia”.

La cittadinanza senza alcuna eccezione, si stringerebbe attorno ad essa per piangere insieme la morte dei loro piccoli, mostrando la necessaria compassione e umanità come è giusto e doveroso in questi casi.

E’ una cosa normale.

Mi chiedo, allora perché la cittadinanza Livornese (ma non solo lei), eccetto qualche persona, non è stata capace di manifestare quegli stessi sentimenti di compassione cristiana e di umanità con la famiglia Rom coinvolta in questo dramma.

Perché in questi giorni non siamo stati capaci di piangere insieme ai famigliari Rom, che con pazienza ancora attendono invano di poter entrare nel carcere delle Sughere, per abbracciare e consolare gli affranti genitori?

Perché arriviamo ad impedire che il dolore di queste famiglie Rom potesse manifestarsi liberamente, anzi ci appare normale che questo dolore resti addirittura recluso dietro le sbarre di un carcere, volendo tenerlo a distanza in una specie di “fuori luogo”, forse per timore di contagiare le nostre coscienze?

Insieme ai campi Rom, ai loro accampamenti sempre provvisori e precari, insieme alle loro stesse vite, anche il dolore è condannato ad essere un ulteriore “fuori luogo”, che imbarazza se messo in prima pagina, meglio censurarlo e consegnarlo alla giustizia.

E’ forse normale questo?

Come se il loro dolore fosse diverso dal mio, come se il nostro fosse più vero di quello di una madre e di un padre Rom.

Lo dobbiamo ammettere: siamo arrivati tranquillamente a credere in questa assurdità!

Quali i motivi che ci fanno toccare così alti livelli di disumanizzazione?

Una tragedia del genere che doveva richiamare il silenzio, invece si è scatenato addosso ogni sorta di pregiudizio, di condanna, di indice puntato, di rancore…perché è ormai diffusa la convinzione che verso il popolo Rom in genere, tutto questo è lecito, doveroso, è normale, appunto!

Ma come può essere ritenuta normale la disumanizzazione?

Perché le Istituzioni laiche e religiose, le Chiese e noi semplici cittadini non arriviamo a sdegnarci di fronte a questa “normalità”, invece ci adeguiamo e non ci accorgiamo invece, che pian piano ci stiamo avvelenando dentro.

Ogni volta che permettiamo ad ogni essere umano di vivere ghettizzato, anche se nascosto sotto i cavalcavia alle porte delle nostre città, ben lontano dalla nostra vista noi accettiamo e contribuiamo al degrado intero della nostra società, quello stesso degrado che arma la mano non solo dei piromani che bruciano i nostri boschi, ma anche la vita dei più indifesi, che nella nostra società subiscono la sorte di essere di essere abbandonati sotto i cavalcavia prima, ma poi abbandonati anche attraverso i poteri giudiziari per non turbare i nostri pregiudizi.

p.Agostino Rota Martir
campo Rom di Coltano (PI) - 17 Agosto 2007

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