Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 22/06/2007 @ 11:59:57, in Italia, visitato 2904 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
Davanti all’esodo forzato di una comunità di circa 200 rom (tra l’altro cittadini dell’Unione Europea), cacciata dal comune di Legnano dopo 3 anni di stanzialità e ben 9 sgomberi (evidentemente inefficaci!), anche il Comune di Busto ha scelto di lavarsene le mani. Una delibera del 1994 che vieta ai nomadi di accamparsi sul territorio comunale e l’assenza di spazi adeguatamente attrezzati sono le insormontabili ragioni che impediscono alla amministrazione cittadina di farsi carico del problema. Conosciamo le ragioni della “linea dura” delle forze politiche che governano la nostra città, e purtroppo negli scorsi giorni abbiamo anche potuto verificare che anche una parte della sinistra (i fatti del consiglio comunale di Milano ce ne danno prova) faccia fatica a non cedere al richiamo di parole d’ordine che si crede possano portare voti: la sicurezza, gli sgomberi immediati, il controllo, le quote. Purtroppo restano ancora troppo isolati i casi in cui si tenta di andare oltre, di ragionare in termini di “patto sociale”, di integrazione come momento sui cui investire con risorse e relazioni da spendere per costruire comunità che sappiano convivere e crescere, con vantaggi per tutti. Abbiamo incontrato alcune famiglie rom che sono rimaste in zona: non abbiamo visto minacciosi ladri o parassiti che vogliono campare alle spalle degli onesti lavoratori o rubando nelle nostre case, ma abbiamo visto bambini piccolissimi, madri spaventate, padri angosciati per la sorte delle loro famiglie. Sono poveri, non hanno nulla, e davanti alla domanda “Che cosa vi serve?” allargano le braccia sorridendo: “Non abbiamo niente”. Non abbiamo trovato nè imponenti roulotte nè macchine lussuose, ma solo la povertà dignitosa di chi può tenere tutti i suoi averi in qualche sacchetto di plastica. Facciamo appello a quanti a Busto Arsizio continuano a credere nella solidarietà, nell’eguaglianza, nell’integrazione. Vi chiediamo di contribuire, come singoli ed associazioni, con cibo e vestiti (per tutte le età). È l’unica cosa che purtroppo, di fronte alla cecità dell’amministrazione, possiamo fare: non possiamo impedire che i rom vengano cacciati dalla nostra città, ma possiamo impedire che sembri che tutta la città è d’accordo e che tutti i cittadini se ne infischiano dei poveri, da qualunque luogo essi vengano. Possiamo solo lanciare un segnale a queste persone e supportarli in questi giorni drammatici. È poco, pochissimo, ma sono le nostre coscienze a chiedercelo. Sabato 23 giugno, dalle 9 alle 12.30, presso Migrando – La bottega, in via Pozzi – sarà possibile portare il proprio contributo (alimentari e abbigliamento).
Di Fabrizio (del 23/06/2007 @ 10:24:55, in Europa, visitato 1976 volte)
Attivisti della Lega per i Diritti Umani lamentano un altro attacco a sfondo razziale. Secondo le informazioni fornite dal direttore della Lega, C. Igboanusi, cinque individui incappucciati e mascherati vestiti di nero si sono introdotti nella casa di una famiglia rom, i Sarközys di Záhorská Ves. I cinque erano armati di mazze di legno e di ferro e hanno gridato "Siamo della polizia, svegliatevi!". Gli assalitori hanno malmenato l'intera famiglia e distrutto la mobilia. Una delle donne picchiate testimonia: "Piangevo che c'era un bambino piccolo, che dovevano lasciarci in pace, ma continuavano a picchiarci lo stesso. Mi hanno dato bastonate in testa e tutto il mio torace è blu per le botte. Mio marito che è disabile - ha una pensione di disabilità - è finito in ospedale per contusioni ed una frattura al polso. Mi hanno detto che il mio bambino ha subito uno shock psicologico." La famiglia era già stata attaccata da persone mascherate nel 2003. Igboanusi nota che l'investigazione su quel fatto è ancora incompleta. "Dato che gli attacchi razzisti a questa famiglia continuano senza che lo stato intervenga, saremo costretti a ricorrere al Parlamento Europeo appena possibile, chiedendo che si occupi della situazione della famiglia." Un portavoce della polizia di Bratislava dice che scoperti chi fossero gli assalitori, l'azione legale partirebbe immediatamente.
Di Fabrizio (del 24/06/2007 @ 10:12:36, in casa, visitato 2294 volte)
Da
British_Roma
Ustiben report
By Grattan Puxon
Minacciati dalla distruzione delle loro case, i residenti di
Dale Farm, la più grande comunità di Nomadi e Viaggianti della Bretagna,
intende inviare settimana prossima un'ingiunzione al consiglio di Basildon per
prevenire l'autorità locale dall'intraprendere uno sgombero con la forza.
Gli avvocati dei residenti dicono che è stata preparata una domanda di
rassegna giudiziaria che sarà immediatamente presentata dopo il consiglio di
giovedì 28 giugno, che dovrebbe dare il via libera al piano di distruggere con
le ruspe undici proprietà a Dale Farm, vicino Crays Hill, Essex.
L'ingiunzione estenderà l'attuale protezione di 40 proprietà alle undici
minacciate di distruzione entro il 6 luglio.
Nel frattempo, il portavoce dei residenti Richard Sheridan dice che questa
settimana la comunità ha ricevuto nuove offerte di aiuto dai gruppi che
promuovono i diritti di Nomadi e Viaggianti. Si impegnano assieme nella Campagna
per Salvare Dale Farm.
"Siamo tutti preoccupati per quanto può succedere alle nostre dimore, e loro
hanno risposto alla nostra richiesta di aiuto," dice Sheridan. "La nostra
fiducia nel risultato finale è stata ristabilita."
I gruppi includono l'European Roma and Travellers' Forum, il Traveller Law
Reform Project ed il IrishTravellers' Movement. Il Rev.Joe Browne, cappellano
dei Viaggianti Cattolici, ha recentemente visitato Dale Farm impegnandosi di
persona.
Padre Browne ha detto di sperare che l'esperienza vittoriosa di Smithy Fen,
una simile enclave Viaggiante a Cottonham, Cambridegeshire, possa essere
ripetuta nell'Essex.
"Il nostro approccio è costruire ponti, non muri," ha detto ai residenti.
"Devono essere una priorità gli incontri con Crays Hill."
Kathleen McCarthy, reggente alla Scuola Primaria di Crays Hill, afferma che
bisogna tentare con ogni mezzo di migliorare le relazioni tra i Viaggianti e gli
altri residenti. Ha detto di aver sperato nell'aiuto del parlamentare locale
John Baron in questo processo.
Nel frattempo la Dale Farm Housing Association si incontrerà lunedì a
Wickford per considerare la risposta al rifiuto del consiglio di Basildon nello
sviluppo di un'area sosta a Pitsea.
L'associazione intende fissare un appello e sottoporre il caso ad inchiesta
pubblica. Dato che il progetto di prevedere una possibile alternativa a Dale
Farm presso Terminus Drive è stato inizialmente appoggiato dal Vice Primo
Ministro John Prescott, l'associazione ritiene di poter vincere l'appello.
Di Fabrizio (del 24/06/2007 @ 14:19:56, in Italia, visitato 3255 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
Patto per Roma Democratica e Solidale Appello per la città che vogliamo
È accaduto a Roma e a Milano ma sta accadendo, con diverse modalità in numerose città italiane. Sindaci come Veltroni, si comportano da autorità assolute e decidono, supportati, spesso da governatori di Regioni e Province, quali sono le priorità da affrontare nella agenda politica della città che amministrano. A Roma, secondo il sindaco, la priorità è rappresentata dall’allarme sociale creato dagli uomini e dalle donne recluse in campi attrezzati o abusivi. A Roma la priorità è costituita da chi, non potendo permettersi le spese di un alloggio decente, è costretto ad abitare in baracche fatiscenti ubicate spesso in aree insalubri, dense di pericoli, lungo il Tevere e l’Aniene. Cittadini invisibili che in alcuni casi arrivano a vivere in cave di tufo per sfuggire anche al rischio di essere catturati. E a Roma non si combatte la povertà ma i poveri, non si cercano soluzioni che rendano per tutti e per tutte possibile progettarsi un futuro migliore ma si preparano campi di deportazione fuori dalle cinta del raccordo anulare chiamandoli anche “Villaggi della solidarietà”. Per realizzare queste strutture, veri e propri ghetti che riportano alla memoria esperienze fosche di apartheid, il Comune avrà a disposizione 15 milioni di Euro. Il progetto firmato anche con la Prefettura, “Patto per Roma sicura” ha finora viaggiato nelle stanze più accondiscendenti dei poteri forti, è stato supportato mediaticamente da giornali e televisioni che hanno provveduto ad un opera di “etnicizzazione” di ogni fatto di cronaca, per giustificare norme repressive e securitarie. Ma esiste a Roma, come nelle altre città italiane una società civile, democratica, vigile e antirazzista. Associazioni di migranti e di autoctoni, movimenti, forze sociali e politiche, singole e singoli cittadini che non vogliono cadere in questa logica. Un universo variegato, che non condivide le risposte che si danno a domande di giustizia sociale, che ne vuole individuare altre e che vede, dietro la ricerca del capro espiatorio, tanto l’incapacità a farsi carico dei bisogni di tutte e di tutti, quanto la volontà di favorire il mercato immobiliare e le speculazioni edilizie. A questo mondo nessuno ha mai chiesto di firmare alcun patto, di questo mondo nessuno ha voluto ascoltare le voci e trarne le dovute conseguenze. Facciamo perciò appello, al di là delle diverse sensibilità, al di là delle diverse modalità con cui si affrontano le stesse tematiche, perché queste voci trovino un momento unico per farsi sentire in sede istituzionale, per mobilitarsi se necessario, affinché il Patto per Roma sicura venga boicottato e smentito. Ci auspichiamo un altro patto siglato dall’amministrazione con tutte e tutti coloro che vivono a Roma, indipendentemente dalla loro provenienza e dal loro status sociale. Un patto per una Roma democratica e solidale, che ci impegniamo a realizzare insieme. Per discuterne insieme, e per trovare insieme soluzioni e proposte comuni, invitiamo tutte e tutti ad una assemblea pubblica che si terrà Martedì 26 giugno dalle ore 18, presso la Casa delle Culture, Via di S. Crisogono 45 (Trastevere nei pressi diP.zzaSonnino) Per informazione e contatto: Claudio Graziano: 3356984279, e mail: claudiograzianoit@yahoo.it Hamadi zribi : 3334408921, e mail: hamadi.zribi@posta.rifondazione.it Andrés Barreto: 3402392099, email: andresbarreto@libero.it Francesco Careri, 347 4142500, email: careri@uniroma3.it Hanno aderito finora: Action; Arci Roma; Attac; Campo per la Pace Ebraico; PRC Roma; Riva Sinistra; Associazione Dhumcatu, Rdb-CUB Immigrati Roma;Annamaria Rivera;(docente Università di Bari) Maurizia Russo Spena; (Ricercatrice); Sveva Haertter (Ufficio migranti Fiom); Anna Pizzo (consigliera regione lazio), Adriana Spera (capo gruppo PRC- SE Roma), Padre Roberto Sardelli (scuola 725). AINAI (Associazione nordafricani in Italia),Filippo Miraglia rep immigrazione arci;Grazia Naletto( Associazione Lunaria); Stefano Galieni (Dip. Immigrazione PRC nazionale),Alessia Montuori ( Associazione Senzaconfine), STALKER Osservatorio Nomade; Maurizio Fabbri (capon Gruppo Gruppo PRC-Se Provincia di Roma) Giada Valdannini (giornalista e studiosa di cultura rom);Vivi Valente ( Associazione Progetto Diritti), Santino Spinelli ( Ambasciatore dell’Arte e della Cultura Romanì nel MondoCommissario per gli Affari Esteri dell’International Romani Union IRUVice Presidente del Parlamento dell’IRU, Delegato Italiano dell’ERTF), Luciana Menna, Valeria Belli (ass. Onlus Yakaar), Marco Brazzoduro (professore alla Sapienza); Associazione Ex-Lavanderia- Roma, La casa delle Culture, Simona Sinopoli arci, Meo Hamidovic (cooperativa Sociale Onlus Rom Bosnia Herzegovina), Pilar Saravia ass.NODI, Prof. Giulio Girardi (Teologo);Hamadi Zribi (Responsabile immigrazione PRC Roma), Prof. Bruno Bellerate (ex docente universitario), Stefania Ruggeri (Cooperativa sociale B612- Ostia),Fabio Baglioni (ASGI); Associazione sri lankesi in italia, Laura Nobili, Rosaria Gatta ARCI, Irene Castagna ARCI, Maria Giovanna Casu ARCI, Aida Nahum, Caterina PATTI Assessore con delega alle politiche dei migranti del XIX Municipio;Claudio ORTALE Capogruppo PRC-S.E. del XIX Municipio di Roma, Alfonso Perrotta (associazione interculturale villaggio globale),Gianluca Peciola (assessore XI Municipio), Roberto Morea (assessore ai servizi sociali del I municipio), Silvia Macchi (urbanista),Tiziana La Torre ARCI, Fabrizio Burattini ( Segreteria Cgil Roma Sud), Giorgio Cremaschi ( Segreteria nazionale Fiom), Giulia Cortellesi Lunaria, Claudio Graziano Arci, Stefano Moser alice nel mondo, Sandro Medici (Presidente del X Municipio), Ghirmai Tewelde (consigliere PRC-SE XVIII), Nando Simeone (Vice Presidente del Consiglio Provinciale di Roma), Lucio Conte (consigliere VII Municipio), Associazione Scuola Università Ricerca, Gennaro Loffredo (Associazione Maria Musu), Cristina Formica (Chiama L’Africa), nodo di Roma Rete LILLIPUT, Vittoria Pagliuca (attivista diritti umani), Mirjana Brkic ARCI, Hevi Dilara Europa levante, Associazione Chiama l'Africa onlus,…
Di Fabrizio (del 25/06/2007 @ 08:19:56, in Italia, visitato 2976 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
Rom: esseri umani o pacchi postali?
Siamo arrivai al limite del grottesco: Vitali
mantiene la propria promessa elettorale e sgombera il campo abusivo
in zona S. Paolo, tra gli applausi e le urla inferocite della gente
accorsa in strada (scena davvero triste!).
Come sempre accaduto in questi tre anni (siamo al
nono sgombero con abbattimento di baracchette incluso, per un costo
complessivo stimato da alcuni in circa 150.000€!) dopo poche ore i
Rom cercano di tornare. Ma questa volta la zona è presidiata.
Inizia una lunga peregrinazione di 180 persone per la città, che
li porta, tra l'altro, anche a sostare un pomeriggio intero in
Piazza S. Magno, davanti al Comune.
Alla fine una loro delegazione viene ammessa a
colloquio con il Sindaco, che riconferma la linea dura. A giudicare
da quanto riportato dai giornali il colloquio si svolge in questi
termini: "Qui non c'è più posto per voi. Quello che possiamo offrire
sono i container vicino alla Grancasa (posti per 3-4 famiglie) e i
biglietti per tornare i Romania".
Nulla di fatto, quindi, e la peregrinazione
riprende... dove? Nei boschi al confine tra Legnano e Busto Arsizio.
Risultato: Rom che per 3-4 giorni vengono sgombrati dalla Polizia
Locale di Busto, fanno 100 m e rientrano a Legnano. Al mattino
vengono sgombrati dalla Polizia Locale di Legnano, fanno 100 m e
rientrano a Busto... e così via!
...insomma, trattati come pacchi postali rispediti al
mittente!
Di fronte a questa situazione allucinante, ancora una
volta, noi di Insieme per Legnano abbiamo ribadito che
la questione non si risolve con gli slogan ("Tolleranza zero", "via
i Rom da Legnano", ecc.), buoni per vincere le campagne elettorali
ma non per sciogliere i problemi.
Abbiamo quindi ribadito la nostra volontà di
collaborare con le forze istituzionali (Comune di Legnano e a questo
punto Comuni limitrofi, Prefetture di Milano e Varese, Provincia)
con le forze sociali (Caritas e altre associazioni impegnate per
l'accoglienza degli stranieri) perchè, attraverso l'istituzione di
un tavolo di confronto, si possa studiare e avviare un progetto che
coniughi solidarietà (percorsi per l'inserimento sociale dei nuclei
familiari Rom) e legalità (rispetto delle regole di convivenza
civile, attraverso un patto che vincoli i beneficiari del progetto,
per esempio, a rinunciare all'accattonaggio, a mandare regolarmente
i figli a scuola, ecc.)
Per ora non abbiamo ottenuto risposta. Non appena
possibile, porteremo questa richiesta, insieme a un nostro
progetto, nelle sedi istituzionali opportune.
Se l'unica risposta che otterremo sarà ancora un
secco no, chi lo avrà pronunciato se ne assumerà le responsabilità
di fronte alla comunità Legnanese.
A chi fosse interessato, posso fornire articoli dei
quotidiani locali sugli argomenti trattati sopra.
A presto,
Lorenzo Radice.
Insieme per Legnano
lorenzoradice@alice.it
Emergenza ROM: da Legnano all'Altomilanese
Legnano (19 giu 2007) Come promesso in
campagna elettorale, il neo sindaco di Legnano Lorenzo Vitali prima
di definire la giunta e di risolvere le piccole tensioni interne
alla maggioranza, ha voluto prendersi carico dell'emergenza ROM.
Promessa mantenuta: venerdì 15 giugno, ore 7.00, è iniziato
l'ennesimo sgombero.
Dal 2004, quando i ROM presenti sul territorio di
Legnano erano una ventina, sono stati eseguiti ben nove sgomberi, il
penultimo lo scorso marzo, l'ultimo, appunto, venerdì scorso: per la
cronaca 180 i ROM coinvolti, dislocati in 6 diversi campi nel rione
San Paolo, tra la via Liguria ed il Cimitero Parco. Come oramai di
consueto, i 50 uomini della polizia sono stati accompagnati da
personale della Croce Rossa e della Caritas, premuroso di prendersi
carico della prima assistenza ai nomadi: donne, anziani e bambini
(il più piccolo di soli 15 giorni di vita) in particolare. In poche
ore lo sgombero era terminato: baracche
abbattute, terreni ripuliti e recintati, sentieri
chiusi da cumuli di terra; dopo una rapida identificazione, in
quanto tutti erano muniti di regolare passaporto, i ROM si sono
diretti verso piazza S.Magno, improvvisando un corteo, pacifico,
silenzioso, scandito solamente dalla fisarmonica del "capofila". Una
delegazione di capifamiglia, con la presenza della mediatrice
culturale Diana Pavlovic, di Nicoletta Bigatti e di Giuseppe
Marazzini, è stata ricevuta dal sindaco Vitali e dal suo "ex" Cozzi.
Nessun "dietro-front" da parte del primo cittadino, che ha
dichiarato: "Il Comune pagherà il viaggio a tutti coloro che
vorranno tornare in Romania. Una ventina di persone potranno essere
accolte nei container di via Jucker, per gli altri qui non c'è
posto. Quindi si fa come decido io - ha chiuso Vitali- se i Rom
torneranno nei boschi, ci regoleremo di conseguenza".
Dal primo pomeriggio di venerdì è così iniziata la
"diaspora" dei 180 Rom: 35 sono stati ospitati nei container di via
Jucker (ma già ieri pomeriggio erano solo 7), qualche mamma con
neonati in camere di albergo, gli altri si sono dileguati tra i
campi e i boschi di Legnano, al confine con i territori di Busto
Arsizio (Borsano) e Villa Cortese. Il primo campo è sorto in una
radura tra via Novara e via per Villa Cortese, il secondo dall'altro
lato di via Novara, all'interno del parco dell'AltoMilanese, al
confine tra il territorio di Legnano e quello di Busto. Passano i
giorni, i campi si moltiplicano e l'emergenza si allarga anche ad
altri Comuni: questo il risultato, sicuramente prevedibile e
scontato, di un ennesimo sgombero senza pensare ad un serio progetto
alternativo per dare una soluzione definitiva e matura al problema.
Un progetto di sostegno per chi vuole integrarsi
(uomini e donne che lavorano, bambini che vanno a scuola), un
progetto rigoroso per punire e allontanare chi non rispetta la
legalità e le leggi del nostro Paese e per garantire sicurezza ai
cittadini. Un progetto che deve superare le divisioni politiche, che
deve unire tutte le forze cittadine, quelle politiche e quelle della
società civile (le stesse che fino a qualche settimana fa non si
sono certo risparmiate in campagna elettorale), che deve coinvolgere
i Comuni vicini, la Provincia di Milano e quella di Varese, i
cittadini dei quartieri interessati, le forze dell'ordine e le
associazioni di volontariato.
Nove sgomberi in tre anni hanno dimostrato che questo
non è certamente il metodo per risolvere il problema, anzi, serve
solo ad allontanarlo e a far finta di non vederlo: ora penso sia
giunto il momento di cambiare rotta, per Legnano, per i suoi
cittadini e per coloro che cercano una vita migliore nel nostro
Paese!
Di Fabrizio (del 25/06/2007 @ 09:30:03, in Europa, visitato 2597 volte)
Da
Mundo_Gitano
Amparo Valcarce, segretaria di Stato dei Servizi Sociali, Famiglie ed
Invalidità, ha proposto oggi la creazione di una rete transnazionale europea che
gestisca l'applicazione dei fondi strutturali per lottare contro la
discriminazione di cui soffre la comunità gitana.
Durante le giornate Cooperazione transnazionale sulla comunità gitana ed
esclusione sociale" Valcarce ha spiegato che in Europa vivono 12 milioni di
gitani - 650.000 in Spagna -, che costituiscono la "minoranza etnica più
numerosa" dell'Unione Europea.
Gran parte di loro vivono in situazione di povertà, esclusione sociale e
soffre del rifiuto generalizzato della società.
Essendo una comunità "stabilita quasi esclusivamente in Europa", la
segretaria di Stato considera che la UE è il quadro "idoneo" per sviluppare
politiche pubbliche di coesione sociale a beneficio di questa etnia.
Valcarce ha affermato che la rete proposta debba includere entità con
esperienza e competenza nella gestione dei fondi strutturali, specializzate
nell'ambito del fondo sociale europeo ed anche quelle che lavorano con la
comunità gitana.
Nel contempo ha indicato al resto dei paesi partecipanti alle giornate di
fidarsi dell'esperienza spagnola nell'ambito dell'inclusione dei gitani,
specialmente del programma-impiego ACCEDER, gestito dalla Fundación Secretariado
Gitano.
Tra gli obiettivi da stabilirsi, ha proseguito, devono esserci il
miglioramento della qualità di vita, la promozione della loro partecipazione
alla vita pubblica, la miglior convivenza, il rafforzamento del movimento
associativo gitano e la lotta alla discriminazione.
Da parte sua, il presidente della Fundación Secretariado Gitano, Pedro Puente,
ha spiegato che è importante che si tratti la situazione della comunità gitana
nel quadro dei fondi strutturali europei, poiché sarebbero "l'elemento
essenziale per produrre cambi nella comunità gitana".
Puente ha chiesto ai partecipanti alle giornate che la posta in comune di
avanzamento nella coesione sociale gitana tenga un carattere continuativo nel
tempo.
Fuente :
Actualidad Etnica
Da Roma_und_Sinti
Alexandre Baurov proveniva da una famosa famiglia di artisti Rom russi. I suoi antenati erano noti per cantare nei cori di Mosca e San Pietroburgo.
Alexandre nacque il 23 marzo 1906. Il ragazzo ricevette le prime lezioni di chitarra da maestri del calibro di Alexei e Michael Shishkin. Ad undici anni iniziò a cantare nei cori rom. Ballava e suonava la chitarra. Ma la Rivoluzione d'Ottobre deprivò i cori del pubblico, ed il giovane Rom dovette trovarsi un nuovo lavoro.
Attorno al 1920 iniziò a lavorare come apprendista presso impianti Putilov. Dal 1925 al 1933 Alexandre studiò al Collegio di Comunicazioni Elettromeccaniche e dopo il diploma iniziò a lavorare come assistente di laboratorio all'Accademia delle Comunicazioni. Ma non lasciò la musica. Di sera si esibiva con un gruppo rom al Tatro di Varietà dello Stato di Leningrado.
Nel 1941, quando l'URSS entrò in guerra, Alexandre fu spedito al fronte. Con sé portò la chitarra. Nei pochi momenti liberi Baurov suonava per gli amici.
Grazie alle sue conoscenze tecniche, fu nominato ufficiale. Iniziò come comandante dei supporti di comunicazione del 44° battaglione. Prese parte ai combattimenti sulle alture di Pulkovo. Durante un attacco vicino Krasnoye Selo fu ferito gravemente al braccio e venne salvato dai medici.
Dopo il ricovero ritornò al fronte con la 189^ divisione di fanteria. Più avanti fu comandante della 1^ divisione aeronautica, che forniva all'artiglieria sovietica le immagini delle linee nemiche.
Sull'istmo di Karelia fu ferito al fianco.
Il suo coraggio fu riconosciuto da premi e promozioni. Alexandre ottenne nel 1944 il grado di capitano. Fu decorato con l'Ordine della Stella Rossa e con l'Ordine del Nastro Rosso di Battaglia. Ricevette anche l'Ordine Alexandre Nevsky (molto raro e onorato) per la battaglia sull'Oder, e una Croce Polacca al Valore.
La vittoria arrivò a Lipsia, ma non lasciò il servizio militare. Dopo la vittoria andò in Germania. Dal 1949 al 1955, già luogotenente colonnello del Corpo d'Ingegneria, prese parte nel creare e lanciare i primi razzi sovietici.
Alexandre Baurov morì il 18 febbraio 1972. Testimonianze sul servizio militare di Baurov e fotografie del periodo di guerra sono ora conservate nel Museo Memoriale dell'Assedio e Difesa di Leningrado. Fu uno delle migliaia di soldati, ufficiali e partigiani Rom che presero parte alla guerra contro il nazismo. Thanks to Nickolay Bessonov for the information
Di Fabrizio (del 27/06/2007 @ 09:46:19, in lavoro, visitato 3441 volte)
In queste settimane stiamo assistendo ad un deterioramento dei rapporti tra la società civile, la politica e le "comunità rom" senza precedenti. In gioco non ci sono soltanto delle diverse sensibilità o opinioni su cui impostare le proprie idee di governo delle città, magari con l'appoggio bipartisan di una parte dell'opposizione, ma un vero e proprio oltrepassare i limiti della comune e rispettosa convivenza. Quello che ferisce non è solo un modo diverso di concepire e trattare con pesi e misure differenti i rapporti tra soggetti sociali che non godono delle stesse opportunità, ma la cattiva coscienza di chi indica oggi dall'alto delle proprie responsabilità di potere "l'altro", il "rom", come mera espressione di un disagio generalizzato che la società vorrebbe in una qualche misura scrollarsi dalle spalle. Ad un anno ormai dalla presentazione di un "piano strategico" da parte del Comune per risolvere questa “questione” i risultati raggiunti sono francamente sconfortanti. Per la prima volta a Milano, abbiamo assistito alla realizzazione di un mega campo destinato ad accogliere c.ca 700 persone, mentre in tutto il Paese e in Europa da anni si chiede a gran forza di dare avvio ad una seria politica dell'abitazione per le comunità rom e sinte che superi l'idea del "campo nomadi" o "villaggio solidale", anche o soprattutto assegnando a chi di loro ne ha diritto delle case o aiutandoli ad averne una. Viceversa, alle famiglie Rom che hanno avuto accesso in via Triboniano è stato chiesto di sottoscrivere un "Patto di legalità e socialità" che sottolinea di fronte all'opinione pubblica solo l’esistenza di un radicato pregiudizio che a volte sfocia in aperta discriminazione da parte delle autorità, senza alcuna reale utilità pratica. A chi altro, Le chiedo, viene richiesta una cosa analoga? O forse esiste di fronte alla legge la possibilità di un trattamento differenziale degli individui in base all'origine culturale, religiosa o quant'altro? Le politiche sociali che per molti anni anche le giunte di centro destra hanno portato avanti in questa città, oggi si perdono nel "buco nero di via Triboniano" che tutto attrae e tutto si porta via. Eppure i Rom e i Sinti sono "molti", circa 5 mila, per la metà italiani di nascita o di prossima cittadinanza. Queste piccole comunità vivono da alcuni decenni nelle periferie della città, conquistandosi giorno dopo giorno il diritto di rimanerci e il rispetto dei vicini, come nel caso di via Idro dove, proprio dalle pagine del Corriere della Sera leggiamo oggi, con grande preoccupazione e sconcerto, dell’eventualità dell’arrivo degli ultimi sfollati di via Triboniano. “Comunità” dai tanti nomi, come i Rom Harvati e i Rom Abruzzesi che hanno espresso il "meglio" della loro cultura e stile di vita moderno aprendosi al confronto con la società, consentendo l’avvio ben 14 anni fa dell’esperienza delle mediatrici culturali rom nelle scuole e nella sanità, o ancora di 3 cooperative sociali che hanno impiegato in pochi anni 50 giovani in stabili attività lavorative. Sì, perché anche i Rom lavorano e oggi sono fortemente preoccupati di perdere il loro posto solo perché queste straordinarie esperienze rischiano di essere ignorate e messe da parte dal Comune, già dal prossimo inizio del mese di Luglio. A cosa ci può condurre tutto ciò? Forse a far nascere delle vere e proprie banlieu nostrane impermeabili ad ogni contatto con la società? O forse davvero ci illudiamo che proclamando in modo demagogico l'applicazione di un "numero chiuso" ai Rom si possano correggere quelle profonde distorsioni che sono entrate nel modo di agire delle Istituzioni e che non facilitano anzi aggravano il contrasto alle forme di devianza e di violenza presenti anche in queste comunità? Maurizio Pagani Vicepresidente Opera Nomadi Milano
Di Sucar Drom (del 27/06/2007 @ 10:23:31, in blog, visitato 2904 volte)
Roma, il GRIS afferma: sono 7.900 i Rom e Sinti presenti nella Capitale Nei giorni scorsi Il Giornale ha dato una notizia sorprendente: settemilanovecento Rom e Sinti vivono ufficialmente nei "campi" nella capitale. Il dato è stato certificato dal Gris (Gruppo Immigrati e Salute). La ricerca rileva la presenza di 34 insediamenti ...
Milano, in via Triboniano è il caos Situazione drammatica a Milano. Gli scontri e la desolazione di via Triboniano portano la città meneghina fuori dall'Europa. L'intransigenza delle Istituzioni nel sostenere un patto scellerato ha di fatto acceso la disperazione di uomini e donne, appartenenti alle minoranze Rom rumene. Siamo all'inizio di una tragedia: o ...
Mantova, lutto colpisce le comunità sinte e rom italiane Giovedì mattina, 21 giugno 2007, è venuta a mancare Dolores Carboni, una delle ultime testimoni del Porrajmos. Dolores Carboni è stata una delle prime sinte italiane che hanno raccontato le atrocità subite dalle popolazioni sinte e rom, durante il fascismo. I racconti di Dolores Carboni, nata 91 anni fa a Pegognaga (MN), sono raccolti in diverse pubblicazioni, a partire dal libro "Porrajmo...
Roma, le associazioni e la discriminazione razziale Nel quadro delle attività di sensibilizzazione e di formazione promosse dall'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) del Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità, rientra, tra gli altri, il finanziamento del progetto dal titolo Contenuti e strumenti per la tutela in materia di discriminazi...
Mantova, se continueremo a vedere in quei bambini un pericolo.. Poche cose ci paiono odiose quanto il sarcasmo malevolo e generalizzato di un adulto contro bambini che non sono in grado di replicare con gli stessi strumenti. La lettera su “noi e i nomadi”, a firma Fredòn, comparsa sul quotidiano la "Gazzetta di Mantova" sabato 23 giugno, ha questa caratteristica. Abbiamo lavorato piuttosto a lungo con i bambini del "campo" di via Learco Guerra nell’autu...
Firenze, Mercedes Frias interviene sui "patti sicurezza" Bando sopra i Zingani e le Zingane del dì 3 novembre 1547 ab incarnatione: “L'illustrissimo ed eccellentissimo Signore il Sig.Duca di Fiorenza e per Sua Eccellentia Illustrissima li Magnifici Signori Otto di Guardia e Balia della città predetta, considerando di quanto danno sieno stati per il passato e di presente ancora sieno i Zingani e Zingane che si sono alloggiati e alloggiano appresso ...
Roma, sui letti del fiume... "Lungo un sentiero che ci porta alla stazione colori e forme spuntano dietro una rete di telo e pareti di cartone. Entrando si scopre un piccolo villaggio composto da circa una dozzina di baracche che si affacciano con tappeti e stoffe ad uno spazio più ampio." "Alcune persone e tanti bambini vivaci si sporgono incuriositi al nostro arrivo. Inizialmente timorosi, si lasciano ...
Gallarate (VA), coinvolgiamo i Sinti prima di decidere "Campo nomadi", torna alla carica Ruggero Busellato, sindaco di Cavaria con Premezzo. Con una nota diffusa venerdì 22 giugno, il primo cittadino cavariese chiede conto al suo omologo di Gallarate, Nicola Mucci, delle voci circolate nelle ultime settimane circa il probabile (e ormai prossimo, dicono a Palazzo Borghi) trasferimento della comunità sinta dall’attuale sistemazione di via De M...
Rom e Sinti Insieme al XIII Meeting Internazionale Antirazzista Le città sono attraversate oggi, più che in passato, da fenomeni sociali complessi derivanti dalla mobilità interna e internazionale. Milioni di persone sono alla ricerca di un futuro migliore o di protezione. Gli effetti dell’ingiustizia globale, delle guerre e dei conflitti tra gruppi hanno moltiplicato il numero di uomini e donne che si muovono da un punto all’altro della Terra. Le città ...
Rom e Sinti, Amato rinuncia alla conferenza internazionale e convoca gli esperti Il Ministro Amato ha di fatto revocato l'annunciata conferenza internazionale che si doveva tenere giovedì 28 giugno. Al suo posto si terrà un incontro di esperti, tra cui: Santino Spinelli, Claudio Marta e Leonardo Piasere. Sarà presente ...
Di Fabrizio (del 28/06/2007 @ 09:59:39, in casa, visitato 2360 volte)
Da Les Rroms acteurs
A Puces de Saint-Ouen, la signora Rouillon, sindaca della città, invitava oggi all'inaugurazione del posto Django Reinhardt. Il grande Django suonava regolarmente in questa zona, ed un festival di jazz vi ha luogo tutti gli anni.
Ma Saint-Ouen, è anche la città che espelle i Rroms che vi hanno trovato un tetto, in particolare in un edificio abbandonato dell'EDF. La Sig.ra sindaca, che ha tenuto oggi questo discorso d'apertura, di diversità, di mixité sociale ecc., è la stesso che rifiuta le domande d'istruzione dei bambini rroms. Le famiglie che si sono installate in via Ardoin, nella zona dei bacini, hanno ricevuto la notifica della loro espulsione per lunedì 25 giugno. EDF, proprietaria dei luoghi occupati, aveva chiesto alla sindaca di organizzare una tavola rotonda con la prefettura per trovare una soluzione agli occupanti prima dell'applicazione della decisione d'espulsione. Silenzio radiofonico del lato del comune. I Rroms si sono riuniti giovedì scorso, ma le porte in ferro della sindaca si sono chiuse immediatamente. È il dialogo come concepito dalla Sig.ra sindaca, almeno oltre ai suoi interventi pubblici. E mentre la cerimonia d'inaugurazione si svolgeva, ecco di fronte alla Sig.ra sindaca i bambini che rifiuta scolarizzare; venuti con animatori dell'associazione Parada, che organizza con loro diverse attività.
Lunedì mattina, questi bambini perderanno forse anche i seminari dell'associazione Parada, se l'espulsione ha luogo e le famiglie si disperderanno a destra ed a sinistra. Si può lasciare fare? A quando? Ecco l'opuscolo che è stato diffuso oggi a Puces de Saint-Ouen:
SAINT-OUEN SIA REALMENTE UMANA ED INTERDIPENDENTE! NO all'espulsione senza soluzione di rialloggiamento delle famiglie dI via Ardoin! Siamo un certo numero di famiglie, per la maggior parte rroms, che abitiamo nella zona bacini, via Ardoin. Da alcuni mesi, il nostro luogo di vita è minacciato d'espulsione. Una decisione d'espulsione è stata resa infatti, in particolare a causa di "disordini di vicinanza", disordini inesistenti nei fatti, poiché non abbiamo vicini. Dopo alcuni mesi di calma, abbiamo ricevuto una notifica dell'espulsione che dovrebbe intervenire il lunedì 25 giugno. La sindaca di Saint-Ouen è restata muta dinanzi alla proposta di una tavola rotonda fatta dalla EDF, proprietaria dei luoghi, tavola rotonda alla quale parteciperebbe anche la prefettura. Ha fatto anche l'orecchio di mercante davanti le nostre domande d'istruzione dei nostri bambini, mentre secondo gli insegnanti di Saint-Ouen ci sarebbero 15 posti liberi nel CLIN, classi d'accoglienza per gli allievi non francofoni. Riconosciamo anche gli sforzi dei servizi della sindaca, ma questi restano minuscoli: casse mobili di rifiuti sono state messe a nostra disposizione ed a volte abbiamo ricevuto abiti. Certamente, ciò ci ha permesso di rispettare meglio il nostro luogo di vita e la città, ma è sufficiente? Non chiediamo la carità, ma il rispetto della nostra dignità umana. Se l'espulsione venisse ad avere luogo, ci troveremmo nella via con i nostri figli, le nostre persone anziane, i nostri malati... Di conseguenza, chiediamo: 1 Che nessun'applicazione della decisione d'espulsione intervenga senza che una soluzione sia trovata per il nostro rialloggiamento 2 Che la sindaca accetti le domande d'iscrizione dei nostri bambini nelle scuole di Saint-Ouen 3 Che la sindaca chieda luna tavola rotonda con tutti i servizi interessati, per trovare soluzioni durature di rialloggiamento e d'inserimento delle nostre famiglie Attendiamo dunque una risposta a queste domande e l'apertura di un dialogo con la sindaca, poiché delle soluzioni sono possibili. Ciò che ha funzionato a Saint-Denis, Aubervilliers ed altre città della regione parigina, dovrebbe potere funzionare anche da noi, a Saint-Ouen, città umana ed interdipendente. Le famiglie della via Ardoin ed i loro sostenitori
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