Ricevo da Tommaso Vitale
Rom: esseri umani o pacchi postali?
Siamo arrivai al limite del grottesco: Vitali
mantiene la propria promessa elettorale e sgombera il campo abusivo
in zona S. Paolo, tra gli applausi e le urla inferocite della gente
accorsa in strada (scena davvero triste!).
Come sempre accaduto in questi tre anni (siamo al
nono sgombero con abbattimento di baracchette incluso, per un costo
complessivo stimato da alcuni in circa 150.000€!) dopo poche ore i
Rom cercano di tornare. Ma questa volta la zona è presidiata.
Inizia una lunga peregrinazione di 180 persone per la città, che
li porta, tra l'altro, anche a sostare un pomeriggio intero in
Piazza S. Magno, davanti al Comune.
Alla fine una loro delegazione viene ammessa a
colloquio con il Sindaco, che riconferma la linea dura. A giudicare
da quanto riportato dai giornali il colloquio si svolge in questi
termini: "Qui non c'è più posto per voi. Quello che possiamo offrire
sono i container vicino alla Grancasa (posti per 3-4 famiglie) e i
biglietti per tornare i Romania".
Nulla di fatto, quindi, e la peregrinazione
riprende... dove? Nei boschi al confine tra Legnano e Busto Arsizio.
Risultato: Rom che per 3-4 giorni vengono sgombrati dalla Polizia
Locale di Busto, fanno 100 m e rientrano a Legnano. Al mattino
vengono sgombrati dalla Polizia Locale di Legnano, fanno 100 m e
rientrano a Busto... e così via!
...insomma, trattati come pacchi postali rispediti al
mittente!
Di fronte a questa situazione allucinante, ancora una
volta, noi di Insieme per Legnano abbiamo ribadito che
la questione non si risolve con gli slogan ("Tolleranza zero", "via
i Rom da Legnano", ecc.), buoni per vincere le campagne elettorali
ma non per sciogliere i problemi.
Abbiamo quindi ribadito la nostra volontà di
collaborare con le forze istituzionali (Comune di Legnano e a questo
punto Comuni limitrofi, Prefetture di Milano e Varese, Provincia)
con le forze sociali (Caritas e altre associazioni impegnate per
l'accoglienza degli stranieri) perchè, attraverso l'istituzione di
un tavolo di confronto, si possa studiare e avviare un progetto che
coniughi solidarietà (percorsi per l'inserimento sociale dei nuclei
familiari Rom) e legalità (rispetto delle regole di convivenza
civile, attraverso un patto che vincoli i beneficiari del progetto,
per esempio, a rinunciare all'accattonaggio, a mandare regolarmente
i figli a scuola, ecc.)
Per ora non abbiamo ottenuto risposta. Non appena
possibile, porteremo questa richiesta, insieme a un nostro
progetto, nelle sedi istituzionali opportune.
Se l'unica risposta che otterremo sarà ancora un
secco no, chi lo avrà pronunciato se ne assumerà le responsabilità
di fronte alla comunità Legnanese.
A chi fosse interessato, posso fornire articoli dei
quotidiani locali sugli argomenti trattati sopra.
A presto,
Lorenzo Radice.
Insieme per Legnano
lorenzoradice@alice.it
Emergenza ROM: da Legnano all'Altomilanese
Legnano (19 giu 2007) Come promesso in
campagna elettorale, il neo sindaco di Legnano Lorenzo Vitali prima
di definire la giunta e di risolvere le piccole tensioni interne
alla maggioranza, ha voluto prendersi carico dell'emergenza ROM.
Promessa mantenuta: venerdì 15 giugno, ore 7.00, è iniziato
l'ennesimo sgombero.
Dal 2004, quando i ROM presenti sul territorio di
Legnano erano una ventina, sono stati eseguiti ben nove sgomberi, il
penultimo lo scorso marzo, l'ultimo, appunto, venerdì scorso: per la
cronaca 180 i ROM coinvolti, dislocati in 6 diversi campi nel rione
San Paolo, tra la via Liguria ed il Cimitero Parco. Come oramai di
consueto, i 50 uomini della polizia sono stati accompagnati da
personale della Croce Rossa e della Caritas, premuroso di prendersi
carico della prima assistenza ai nomadi: donne, anziani e bambini
(il più piccolo di soli 15 giorni di vita) in particolare. In poche
ore lo sgombero era terminato: baracche
abbattute, terreni ripuliti e recintati, sentieri
chiusi da cumuli di terra; dopo una rapida identificazione, in
quanto tutti erano muniti di regolare passaporto, i ROM si sono
diretti verso piazza S.Magno, improvvisando un corteo, pacifico,
silenzioso, scandito solamente dalla fisarmonica del "capofila". Una
delegazione di capifamiglia, con la presenza della mediatrice
culturale Diana Pavlovic, di Nicoletta Bigatti e di Giuseppe
Marazzini, è stata ricevuta dal sindaco Vitali e dal suo "ex" Cozzi.
Nessun "dietro-front" da parte del primo cittadino, che ha
dichiarato: "Il Comune pagherà il viaggio a tutti coloro che
vorranno tornare in Romania. Una ventina di persone potranno essere
accolte nei container di via Jucker, per gli altri qui non c'è
posto. Quindi si fa come decido io - ha chiuso Vitali- se i Rom
torneranno nei boschi, ci regoleremo di conseguenza".
Dal primo pomeriggio di venerdì è così iniziata la
"diaspora" dei 180 Rom: 35 sono stati ospitati nei container di via
Jucker (ma già ieri pomeriggio erano solo 7), qualche mamma con
neonati in camere di albergo, gli altri si sono dileguati tra i
campi e i boschi di Legnano, al confine con i territori di Busto
Arsizio (Borsano) e Villa Cortese. Il primo campo è sorto in una
radura tra via Novara e via per Villa Cortese, il secondo dall'altro
lato di via Novara, all'interno del parco dell'AltoMilanese, al
confine tra il territorio di Legnano e quello di Busto. Passano i
giorni, i campi si moltiplicano e l'emergenza si allarga anche ad
altri Comuni: questo il risultato, sicuramente prevedibile e
scontato, di un ennesimo sgombero senza pensare ad un serio progetto
alternativo per dare una soluzione definitiva e matura al problema.
Un progetto di sostegno per chi vuole integrarsi
(uomini e donne che lavorano, bambini che vanno a scuola), un
progetto rigoroso per punire e allontanare chi non rispetta la
legalità e le leggi del nostro Paese e per garantire sicurezza ai
cittadini. Un progetto che deve superare le divisioni politiche, che
deve unire tutte le forze cittadine, quelle politiche e quelle della
società civile (le stesse che fino a qualche settimana fa non si
sono certo risparmiate in campagna elettorale), che deve coinvolgere
i Comuni vicini, la Provincia di Milano e quella di Varese, i
cittadini dei quartieri interessati, le forze dell'ordine e le
associazioni di volontariato.
Nove sgomberi in tre anni hanno dimostrato che questo
non è certamente il metodo per risolvere il problema, anzi, serve
solo ad allontanarlo e a far finta di non vederlo: ora penso sia
giunto il momento di cambiare rotta, per Legnano, per i suoi
cittadini e per coloro che cercano una vita migliore nel nostro
Paese!