Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 11/03/2006 @ 10:07:44, in Italia, visitato 2011 volte)
Ieri le agenzie stampa non credevano ai loro tasti: avevano di seguito due notizie serie sui Rom. La prima riguardava un incendio che aveva lasciato 400 persone per strada (peccato che ancora non si capisca come va a finire). La seconda che il senatore Livio Togni, per contestare la sua mancata ricandidatura, porterà 50 zingari (sic) a manifestare in Senato. Da parte sua, il senatore ha già trovato ospitalità nelle liste del Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo. "Basta con i simboli patinati della trasgressione come la signora Luxuria. Bertinotti faccia il comunista vero e si occupi una volta tanto dei diversi e dei diseredati"Dopo aver difeso a suo tempo la battaglia del senatore, se posso dirlo, la sua motivazione non mi convince. Se tra qualche anno qualcuno/a saltasse fuori con "Meglio fascisti che zingari"?
Di Fabrizio (del 12/03/2006 @ 10:55:55, in Italia, visitato 2018 volte)
Al Responsabile della Protezione Civile Nazionale - Roma
Stim.sso Dott. Bertolaso,
Come forse avrà appreso dalle cronache dei mezzi di informazione, nei giorni scorsi l’ennesimo, drammatico incendio di questo lungo inverno ha distrutto una vasta parte dell’insediamento Rom di Via Triboniano a Milano, privando di alcun riparo centinaia di persone di cittadinanza romena.
Nel corso di poche ore, oltre trecento persone, in gran parte bambini che frequentavano le scuole del quartiere, donne, anziani e uomini adulti hanno infatti perso tutto quanto possedevano.
L’intervento delle Autorità Pubbliche e della stessa Protezione Civile Comunale, la cui sede dista poche centinaia di metri dall’accaduto, si è tuttavia limitato alla sommaria indicazione di una pronta accoglienza in alcune strutture comunali, prive però delle effettive attrezzature per l’accoglienza (nei locali della stessa protezione civile è stata messo a disposizione solo il refettorio con delle coperte ma senza l’ausilio di brandine, uso delle docce, assistenza psicologica alle persone ecc.).
L’indomani la situazione non appariva mutata, tant’è che i posti letto disponibili nei cameroni aperti per “l’emergenza freddo invernale” che ospitano i “senza fissa dimora” erano solo 8.
Crediamo che valga la pena riassumerLe brevemente e senza eccessiva enfasi quale era la situazione reale che nel frattempo si viveva e si vive tutt’ora nell’insediamento rom.
Donne e bambini giacevano distesi per terra, lungo i muri di cinta che fronteggiano il Cimitero Maggiore, sotto una coltre fitta di coperte, tra immondizie e pericoli di ogni genere e topi, tanti topi.
Molti sono quelli che hanno trascorso le notti in macchina, con tutta la famiglia, accendendo di tanto in tanto il motore per attivare il riscaldamento.
All'interno dell’area comunale scampata all’incendio vi era una processione continua di gente da una roulotte all'altra, dove le persone si stipavano silenziosamente una accanto all’altra per passare la notte. E questo accadeva anche per i bambini che, stremati, dormivano a gruppi di 5 o 6 in un’unica branda.
Neonati, bambini di pochi mesi, minori malati sono rimasti, malgrado quello che era successo, senza alcuna forma di assistenza se non quella minima che in quelle condizioni potevano dargli i propri sventurati genitori, eppure era ben noto come in quel “campo”, abitato inizialmente da 600 – 700 persone, vi fossero anche numerosi minori con patologie gravi per le quali lo stesso Tribunale per i Minorenni ha predisposto nel tempo delle misure di protezione.
Ancora una volta sono quindi mancati quegli interventi umanitari, di conforto e assistenza minima che pure ormai riteniamo abituali e meritori in occasione di un blocco stradale, di un evento con un gran numero di persone e non solo nelle calamità che in ogni dove percorrono periodicamente il nostro Paese.
Anche nei giorni successivi all’evento non è stato predisposta alcuna azione volta a verificare se e in quale misura vi fossero situazioni di reale disagio o di richiesta di aiuto da parte delle persone, eppure sul luogo erano presenti per interventi di ordine pubblico forze di polizia dello Stato e locale, ma non assistenti sociali e personale sanitario dei servizi del territorio.
Pur conoscendo le condizioni e i motivi, accidentali, per i quali si è sviluppato l’incendio, non sono state infine predisposte quelle misure minime atte a scongiurarne efficacemente un altro, che infatti potrebbe ripetersi in qualsiasi momento con esiti ancor più drammatici.
A fronte di quanto sopra descritto riteniamo che l’impiego e l’intervento della Protezione Civile Comunale, nel suo coordinamento e non certo per l’abnegazione degli operatori, abbia seguito un criterio “politico” pregiudiziale, non ottemperando ai propri obblighi di assistenza umanitaria verso persone in stato di grave necessità e gettando un’ombra di discredito e preoccupazione sull’operato di un’istituzione che per i propri indiscussi meriti si è guadagnata in Italia e all’estero un generale apprezzamento e simpatia.
Distinti saluti
Il Direttivo
Opera Nomadi Sezione di Milano
Ente Morale DPR n. 347 del 26.3.1970
Via Archimede n. 13
20129 Milano
Tel 0284891841 3393684212
C.F. 97056140151
Di Fabrizio (del 13/03/2006 @ 10:25:42, in Italia, visitato 1980 volte)
Un appuntamento segnalato da pensieri in migrazione: È stato annunciato un interessante appuntamento nei prossimi giorni a Milano. il titolo è: “Costruire l'integrazione nelle comunità multiculturali". Si svolgerà martedì 14 marzo 2006, a partire dalle ore 9.30, presso Spazio Oberdan, in piazza Oberdan (MM1 Porta Venezia. la Provincia di Milano, in collaborazione con il Centro COME e della Cooperativa Farsi Prossimo, presenterà i primi risultati del progetto finalizzato all'apertura, prevista nel 2007, di una " Casa delle Culture ", uno spazio di reciproca conoscenza e dialogo con i cittadini immigrati, occasione permanente di riflessione e di co-progettazione e struttura aperta alla collaborazione di coloro che vogliono fare del nostro territorio il luogo di una comunità coesa, solidale, interculturale. Nell'occasione verrà distribuita "INTEGRANDO - Mappa delle comunità straniere, dei servizi comunali e delle associazioni di mediazione nella provincia di Milano ". La mappa delinea, da un lato, la presenza sul territorio provinciale di "sportelli o servizi" per stranieri, predisposti localmente su base comunale o inter-comunale, dall'altro traccia la diffusione e le caratteristiche di associazioni e comunità straniere, nazionali e inter-etniche che vi risiedono. Verranno inoltre presentati i risultati di una serie di focus group rivolti ad alcuni testimoni privilegiati che da anni si occupano di integrazione e di intercultura, condotti dalla Provincia di Milano in collaborazione con il Centro COME, allo scopo di approfondire gli obiettivi del progetto di apertura della "Casa delle Culture" e delineare azioni e iniziative da realizzare in quello spazio. All'incontro prenderanno parte: Daniela Benelli, Assessore alla cultura, culture e integrazione della Provincia di Milano; Graziella Favaro e Miriam De Vito del Centro COME, che illustreranno il lavoro di realizzazione della Mappa e il suo funzionamento; Massimo Gatti e Gianluca Cassuto, operatori socio-culturali rispettivamente di Desio e San Donato Milanese, che illustreranno le politiche di integrazione dei loro Comuni; Bendaoud Mouchen e Almira Myzyri, mediatori linguistico-culturali, che parleranno della partecipazione degli immigrati alla costruzione delle politiche di integrazione
Di Fabrizio (del 13/03/2006 @ 11:01:57, in Italia, visitato 3343 volte)
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Talmente abituati a scommettere su B. o su P., talmente abituati a una campagna elettorale continua, che i partiti di programmi e impegni farebbero volentieri a meno. Come dargli torto?
I votanti, una parte almeno, se ne sono accorti, hanno fatto un girotondo e com'era ovvio, sono finiti TUTTI GIU' PER TERRA a chiedere: “E i programmi?”
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Beh, ci siam detti un paio di mesi fa, se chi deve provvedere se ne dimentica, e chi deve protestare, protesta, PROVIAMO... si scrive noi qualcosa.
Voi non potete immaginare cosa può fare un collezionista di notizie, con una linea internet e 100 persone che discutono per due mesi.
...gli zingari, popolo di cui non frega niente a nessuno (come mi piace questa definizione!)
vivono sul suolo italiano da qualche secolo, abbastanza per aver imparato che se qualsiasi politico chiedesse il voto per loro, al limite rimedierebbe una solenne trombatura. E allora si è ragionato su cosa chiedere, non per i Rom e i Sinti, ma per i loro vicini sedentari, che dai Rom hanno preso lo stesso vizio di lamentarsi in continuazione.
Sarebbe bello, assieme, scoprire che si può anche fare, agire, ragionare... quando lamentarsi non basta.
E così, nasce il nostro programma. Povero, ma dignitoso, in stile con chi lo propone. Ma, la cosa più importante, fattibile e nell'interesse di tutti. I soliti sognatori dai piedi per terra!
Un po' ne siamo orgogliosi, mi pare ovvio, ma visto che, come si dice, è un programma partecipato, sarebbe interessante che i lettori potessero dirne peste e corna. Ci contiamo.
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Il candidato virtuale ha i suoi problemi:
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trovare gli urbanisti, i consorzi, le associazioni sul territorio che diano una mano;
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calcolare quanti siano i certificati elettorali mancanti al campo.
Perché, è come essere un minuscolo partito, l'un per mille della popolazione. In zona, un pacchetto di 50/70 voti può far comodo di questi tempi, o può darsi che non siano sufficienti. Di nuovo, bisogna chiedere una mano ai lettori.
E, visto che le elezioni sono un gioco democratico, per chiudere lascio la parola a un avversario politico (altrettanto virtuale)
Di Fabrizio (del 14/03/2006 @ 10:55:51, in Italia, visitato 2140 volte)
Ricevo e ripubblico, col permesso dell'autrice, questa lettera datata 12 aprile:
Caro Fabrizio, non so se lo sai, ma a a Roma ieri è morta una bambina. Era piccola, aveva appena 18 mesi. Giocava sul ciglio del fiume, un branco di cani l’ha inseguita, piena di terrore è scappata e caduta sul fondo. Le braccia che la potevano salvare non sono arrivate che quando era troppo tardi. La sua mamma l’ha stretta quando già la sua piccola non poteva sorriderle più.La sua morte è stata tragica come è stata tragica la sua breve vita e la vita dei suoi fratellini di due mesi e 7 anni, e della sua giovane mamma, di soli 23 anni che si è buttata per salvarla....troppo tardi.Sì, perchè nel terzo millennio, in un paese tra i più ricchi del mondo, in una capitale “con un tasso di crescita del 4,1%” , questi tre piccini vivevano con i loro genitori in una baracca, tra le canne, sul ciglio del fiume, vicino a loro altre baracche, altre famiglie, altri bimbi indifesi, vulnerabili, altri bimbi in pericolo.Questa bambina si chiamava Alina, veniva dalla Romania. Suo papà cercava di sopravvivere e far sopravvivere lei, la mamma, i due fratellini, offrendosi a giornata come manovale, ai “caporali”. Se aveva fortuna, era un giorno di lavoro, 35 euro per 10 ore a portar sacchi di mattoni e cemento. Altrimenti, andava ai semafori, lavava i vetri per portare a casa gli spiccioli buttatigli in mano da qualche automobilista più pietoso di altri.Erano rumeni, di etnia rom. Scappati dalla povertà, l’emarginazione, il razzismo. Scappati in Occidente, inseguendo un sogno di benessere, per una vita migliore per sè e i loro figli. C’è del male in volere questo?O forse c’è del male in una società che non accoglie e protegge i piccoli che vengono a lei? Come si può lasciar vivere delle famiglie, delle mamme in gravidanza, dei bimbi vulnerabili, in una baracca , sul ciglio di un fiume, tra le canne, in mezzo ai cani randagi? A pochi metri da seconde case magari lasciate sfitte...o con affitti stratosferici?Come è possibile, mi chiedo, che , se non si riesce a dar un tetto a tutti, almeno non si provvede ai bimbi e ai loro genitori, ai malati, a chi chiede asilo e altro rifugio non ha?Adesso che succederà alla mamma di Alina, ai suoi fratellini? Alla cuginetta di due anni caduta nel fiume insieme a lei, ma che , piccola di due anni, è riuscita a tirarsi fuori sulle sue gambette e che nei suoi occhi porterà per sempre il ricordo di una compagna di giochi che il fiume le portò via per sempre?(ho letto la notizia su repubblica di ieri, c'era un articolo in cronaca, comunque ecco un link all'ansa http://www.audionews.it/notizia.asp?id=140953)Ecco mi chiedo che possiamo fare noi per evitare che questo accada di nuovo? Scrivere al sindaco, ai giornali, che altro?Più siamo a farlo, meglio siamo, per questo te l'ho raccontato.
Mi chiedi alla fine cosa fare. Giuro che non lo so. Sarei tentato di ripostare tutta la tua lettera, con la risposta che segue, e vedere cosa ne salta fuori.
Ecco una lettera a cui è difficile rispondere. Perché ci sono troppi AGGETTIVI, che (parere personale) un rom non adopererebbe, o forse sì... ma di sicuro adoperiamo noi quando cerchiamo un pretesto:
- Era piccola, aveva appena 18 mesi...
- La sua morte è stata tragica come è stata tragica la sua...
- Suo papà cercava di sopravvivere...
- Scappati dalla povertà, l’emarginazione, il razzismo. Scappati in Occidente, inseguendo un sogno di benessere...
- seconde case magari lasciate sfitte...o con affitti stratosferici...
- piccola di due anni, è riuscita a tirarsi fuori sulle sue gambette...
Tutte cose giuste, anche se non conosco il caso personale, ma riferite a una nostra immagine del Rom, come specchio delle storture del nostro sistema. E magari questo sistema è marcio davvero, ma cambiarlo non è semplice, perché gli stessi AGGETTIVI allora li potrei usare per i milioni di Aline sconosciute che conducono la stessa vita, e di cui ci si ricorda quando passano alla TV, o quando tentiamo noi di imitare la TV. Come lo risolvi? Scrivendo al sindaco, ai giornali, che altro? Non ci credo. Sindaco e giornali non faranno niente, e noi ci saremo scaricati la coscienza sino al prossimo caso. I milioni di Aline, non sono Rom: magari sono del Ruanda, del Pakistan... o dell'Italia (ci sono anche nostri connazionali che condividono vite simili). Sapere che una bambina rom è morta così, non cambia niente del nostro sapere chi sono questi Rom. Perché, il Rom è chi vive in situazione di povertà estrema, come l'operaio che porta a casa uno stipendio ma tace sulla sua origine, è Rom chi subisce la miseria e chi cerca di combatterla, è Rom chi vive tra i cartoni e chi vive in una casa portandosi dietro ricordi da fuggiasco... Non cambieremo il mondo, forse aiuteremo i Rom a vivere meglio, quando sapremo capire la loro "romanipè" (l'essenza, ammesso che il termine sia giusto). Uomini e donne che possono convivere e collaborare, non oggetti da disprezzare o compatire.
Di Fabrizio (del 14/03/2006 @ 12:02:26, in Italia, visitato 3030 volte)
E' di tre giorni fa, lo ripubblico ora prima che sulla vicenda cali il silenzio:Il Comune di Milano sta approntando, con ampio ritardo, la cosiddetta messa in sicurezza del campo comunale per Rom in via Triboniano 210-212, costituito il 6 nov. 2001 e subito uscito… di sicurezza, per un’improvvido squillo di trombe mediatiche che lo trasformò in un punto di raccolta di Rom da tutt’Italia, con la conseguente drammatica condizione d’ingovernabilità –sia da parte dei capi famiglia, che delle autorità municipali- che è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere, invece di fare propaganda. Il fuoco di mercoledì sera ha dato una mano, senza troppo distinguere fra regolari ed irregolari, come d’altronde fanno le autorità degli sgomberi. * Il giorno dopo il disastro la polizia era già all’opera per l’ennesima conta e così 10-15 persone sono state portate via con un pulmino dalle macerie ancora fumanti e dalle famiglie. Il progetto deliberato in Giunta prevedeva che l’insediamento sarebbe stato diviso in quattro settori. Gli abitanti di ognuno di questi settori sarebbero stati trasferiti in successione nel prato antistante, per consentire l’esecuzione dei lavori; quindi, gli aventi diritto (a giudizio insindacabile del Comune e con l’assistenza del servizio sociale, affidato alla Questura) avrebbero potuto poi prendere possesso dei containers messi a disposizione dal progetto (costo 1.050.000 €). * Non stiamo qui a sottilizzare su altri aspetti, quali la realizzazione, nonostante l’ostilità degl’interessati e degli altri abitanti del quartiere, d’un insediamento di 300 persone, in area di rispetto cimiteriale, nella zona 8 del Decentramento, già carica di analoghe presenze, con conseguenze a ricaduta sull’uso di servizi pubblici (scuola, sanità, trasporti…). * Contrariamente al previsto, si è cominciato dai Rom bosniaci, una famiglia allargata di 50 persone. Essi hanno assistito, dal fango del prato, in cui hanno trascorso questi mesi di pioggia e gelo, alle varie fasi dei lavori e, con grande sconcerto, a quella che ha portato all’installazione dei containers. Infatti, mentre la gru li sollevava per collocarli sul terreno, hanno potuto constatare che essi erano ampiamente danneggiati nella parte sottostante. Alcuni lo sono anche nell’interno e nel soffitto. Insomma, ci piove. Uno dovrà essere sostituito, perché i suoi allacciamenti non corrispondono a quelli che l’impresa ha realizzato nel terreno. *Ci chiediamo se questi scatoloni, ammassati a due metri l’uno dall’altro, abbiano veramente un costo tale da corrispondere a quello previsto in delibera, dove peraltro non si parla di materiali di recupero. Su ognuno di essi, infatti, una targhetta metallica recita: Commissario del Governatorato del Friuli. Ditta Autocar Nuova di Battistini Ezio. Cesena. Contr. N° 301. 9.7.1992. Riparato 11.2.1993. *I Rom romeni, autentici emigranti, a poco tempo dal preannunciato inizio (?) dei lavori, ancora non sanno con che criterio saranno scelti gl’inquilini e gli espulsi, col solito probabilissimo esito di famiglie spezzate, di bambini tolti dalla scuola, di lavoro faticosamente trovato e subito perso. Insomma una nuova Capo Rizzuto. *Non ci rimane che ricordare che dentro quelle scatole vivranno delle persone, che verranno a rilassarsi, tornando dal lavoro in cantiere, dei bambini ci ritorneranno da scuola e ci faranno i compiti, ecc. Una ‘corea’, come si diceva una volta, parlando di emigranti nostri. In fondo, ci pare un bel segnale d’integrazione e di cittadinanza, se degli zingari potranno, finalmente, vivere come i nostri terremotati. Ma, se scoppiasse un incendio, nel NUOVO CAMPO messo in sicurezza (ma con le bombole), che accadrebbe fra questi containers ammucchiati? il Presidente, Laurenţiu Sandu il vicepresidente Ernesto Rossi Milano 10 marzo 2006 Per informazioni ASSOCIAZIONE “ AVEN AMENTZA” – UNIONE ROM E SINTI – ONLUS Via Triboniano 212 – 20156 Milano (Italia). Tellefono +39.(02).48409114 Provincia di Milano, Via Pancrazi 10 –20145 Milano. Tel. +39.(02).7740.4489 – fax 7740.4490
Di Fabrizio (del 15/03/2006 @ 15:33:00, in Italia, visitato 1818 volte)
Nuovi documenti sui trend migratori dalla Romania, dall'Egitto e sul ruolo degli enti locali. Testo in italiano, cliccare sull'immagine
Di Fabrizio (del 16/03/2006 @ 10:40:49, in Italia, visitato 4201 volte)
“Informatevi su quanti soldi effettivamente hanno visto i
Rom, su quanto costa una fontanella o l'allaccio dell'acqua. ...”
era uno dei punti che suggerivo in Come
sopravvivere alle elezioni (e a ciò che segue).
L'estate scorsa, usci un articolo de il Giornale: Via
Idro, dove la convivenza è realtà Presto anche
l’impianto antincendio, che riportava anche i propositi
della giunta comunale:
A questo, si aggiunge l'intervento del
Comune: oltre 100mila euro investiti in «lavori straordinari
per la messa in sicurezza dell'area». In assoluto, i primi in
un campo nomadi. «Alla fine - spiegano gli ingegneri che
lavorano al progetto - l'anello di 253 metri di diametro che
comprende il campo sarà organizzato come una specie di
campeggio». Quindi, nuovo manto stradale, pozzi neri, bagni,
allacciamenti al sistema idrico e a quello elettrico, impianto
anti-incendio, strutture a «piazzola». Nuovi servizi,
nuove spese che gli abitanti del campo si dicono «pronti ad
affrontare». E dopo via Idro, gli interventi arriveranno in via
Negrotto e via Novara. In totale, 600mila euro stanziati dal
Comune...
Avevo seguito i lavori con
curiosità:
Qui il fango era un ricordo, perché
i vialetti interni erano asfaltati da anni. Da un paio di mesi sono
in corso i lavori di ripavimentazione. Il campo è un cantiere
unico, ma tra gli operai che lavorano non conosco nessuno, sono di
un'impresa esterna. Gli uomini del campo sono seduti a fumare e a
lamentarsi, i più giovani invece fanno a gara con gli operai:
il tempo è ancora incerto e stanno riparando i tetti delle
loro baracche. Le baracche sono abusive, ma nessuno dice niente,
d'altronde qui c'è chi ci abita da 16 anni - e non conosco
nessuno che a Milano vivrebbe tutto questo tempo in una roulotte.
Vediamo cosa è successo l'anno scorso: il Comune di
Milano aveva indetto una gara d'appalto (al ribasso) vinta da una
cooperativa di Messina, che la primavera scorsa iniziò i
lavori. Al campo di via Idro ricordano che gli operai lavoravano due
settimane, lasciavano le buche aperte e dopo altre due settimane si
presentava una nuova squadra. Storie normali di subappalto,
la vicina fermata della metropolitana di Cascina Gobba è
proprio una delle piazze milanesi del caporalato edilizio.
Succedono così storie assurde: mentre i Rom disoccupati del
campo di via Idro guardano gli operai svolgere i lavori che lì
tutti sanno fare, si scopre che in una squadra lavorano in nero altri
Rom che vivono dalle parti del Cimitero Maggiore. Allora la
cooperativa di Messina (o uno dei subappaltatori), assume anche due
ragazzi che abitano al campo di via Idro; ma non durano: coi
capisquadra si litiga di continuo, gli stipendi non si vedono... i
due non ci stanno a lavorare gratis a casa propria e pure a
maleparole. Si licenziano giusto in tempo per evitare l'ultima
beffa. Il Comune a fine anno toglie l'appalto ai messinesi per
inadempienza contrattuale e quella cooperativa sparisce, assieme agli
stipendi degli operai.
Oggi, come si presenta il campo di via Idro?
Case abusive ma dignitose, a
perenne rischio di sgombero che il comune comunque non ha fretta
di effettuare;
il manto stradale, a neanche un
anno dal rifacimento, è un enorme gruviera;
le colonnine dell'acqua sono
attaccate a quelle della corrente, così ci sono cortocircuiti
a ripetizione (quando va bene, sperando che qualcuno non si
becchi una scossa a 380);
un pomposo centro polifunzionale
aperto a tutti ed inagibile, perché manca la corrente
elettrica;
sono state costruite le bocchette antincendio, ma alcune non
sono collegate all'acqua.
Quello che è ancora più grave: è
dall'estate scorsa che i bagni non ci sono più, per i lavori
in corso. Ogni piazzola ha il suo bravo bagno esterno, ma solo due
funzionano per circa 130 persone... e naturalmente sono sempre
intasati. Gli altri, sono chiusi a chiave (le cui copie sono in
Comune), oppure sono manufatti di cemento VUOTI. Dappertutto,
montagne di materiale edile, pagato dal comune ed abbandonato, che
prima o poi qualcuno userà per fatti propri.
Settimana scorsa, sono arrivati nuovi operai, a pulire un'area ai
margini esterni del campo. La ragione non si sa, ma in questa
situazione anche una cosa tanto normale è stato motivo di
allarme.
Fine I puntata
È difficile rispondere a questa domanda anche perché sia dal centro destra sia dal centro sinistra non ci sono stati segnali di nuove strategie politiche da adottare nella prossima legislatura a favore di queste popolazioni. Il nove aprile andranno all’urna circa 90mila Rom e Sinti Italiani. Tantissimi ci telefonano o ci chiedono un parere per un’indicazione di voto, che noi non possiamo dare, ...
Di Fabrizio (del 18/03/2006 @ 11:00:39, in Italia, visitato 1766 volte)
La vicenda è introdotta nel blog Sucar Drom:
Le fiamme si sono levate alte ieri notte nel "campo nomadi" che sorge nella pineta dell’Arenosu ad Alghero. Si è svegliato appena in tempo l'anziano Rom che dormiva da solo nella baracca che ha preso fuoco.
Il rogo sembra sia partito poco dopo le 20,00, da una stufa a legna dimenticata accesa in cucina. Quando l’uomo è balzato dal letto, la stanza era completamente avvolta dalle fiamme. Ha provato a domare le fiamme lanciando due secchi di acqua, ma è stato tutto inutile. Il legno che costituiva la struttura ha favorito il propagarsi dell’incendio che in pochi minuti l’ha divorata «Ho preso il cane e sono scappato via», ha raccontato l’uomo, stringendo a sé il piccolo animale ancora spaventato per il pericolo scampato.
Il tempestivo arrivo dei vigili del fuoco sopraggiunti con un’autobotte nel "campo nomadi", ha impedito che le fiamme avanzassero fino a interessare la pineta o altre baracche. La vegetazione infatti non è stata intaccata, ma dell’abitazione lignea del rom, non è rimasto che lo scheletro. All’interno tutti i suoi oggetti sono finiti in cenere.
Un utile approfondimento del giorno dopo:
L’incendio verificatosi la scorsa notte nel campo nomadi, all’interno della pineta sulla direttrice per Santa Maria la Palma, ripropone ancora una volta un problema che negli ultimi vent’anni nessuna amministrazione che si è succeduta alla guida della città è riuscita a risolvere in maniera concreta ALGHERO - L’incendio verificatosi la scorsa notte nel campo nomadi, all’interno della pineta sulla direttrice per Santa Maria la Palma, ripropone ancora una volta un problema che negli ultimi vent’anni nessuna amministrazione che si è succeduta alla guida della città è riuscita a risolvere in maniera concreta. Della realizzazione di una vera area attrezzata per la sosta delle famiglie Rom se ne inizia a parlare dai primi anni ’90 quando vengono resi disponibili appositi finanziamenti regionali per la realizzazione di campi di sosta per i nomadi. Da allora le varie amministrazioni hanno lavorato in questo senso richiedendo i fondi e regolarmente perdendoli per la mancanza di accordo sulla localizzazione del sito dove realizzare l’area attrezzata. Un disaccordo che vide in varie occasioni la protesta delle famiglie assegnatarie dei terreni limitrofi al potenziale sito del campo nomadi e in altri momenti l’Opera Nomadi contraria a siti troppo nascosti e a rischio di “ghettizzazione”. Sta di fatto che nessuna amministrazione è quindi riuscita a risolvere tale problema. Nel frattempo in questo ventennio si è assistito ad un deturpamento ambientale senza precedenti che ha portato al diradamento consistente del patrimonio boschivo della pineta del Calich e contestualmente all’inquinamento dell’intera area fino alle sponde dello stagno con rifiuti tra i più pericoli e nocivi quali carcasse d’auto con il loro carico di olii esausti, batterie e altro ancora. L’incendio della scorsa notte che avrebbe potuto avere tragiche conseguenze non è che l’ultimo di una lunga serie. Fuochi accesi per scaldarsi utilizzando gli alberi di pino, fuochi per fondere le plastiche dei fili elettrici per poi estrarre il rame utilizzato dai Rom per le loro attività artigianali, sono solo alcune delle azioni svolte senza nessun controllo. Per non parlare poi della corrente elettrica messa a disposizione dal comune e che viene lasciata accesa giorno e notte. Insomma un campo fuori da ogni dettame di civiltà e regolamentazione. Bambini che giocano nel fango d’inverno e nella polvere d’estate. Via vai di auto e poco controllo di quello che si fa all’interno del campo. Il Comitato di Quartiere di Fertilia per diversi anni si è adoperato per una integrazione dei Rom attraverso la scolarizzazione. Un progetto che andò avanti per un po’ di tempo in maniera positiva con la frequentazione della scuola elementare da parte dei bambini ma poi tutto è finito li. Oggi più di ieri diventa assolutamente necessario un sito idoneo per le due famiglie Rom. Un area controllata, recintata, dotata di piazzole di sosta, acqua , potabile ed energia elettrica. Ma soprattutto igiene, non è più tollerabile infatti che venga consentito l’accumulo di rifiuti in maniera così disinvolta. Non è più accettabile che la cultura diversa, l’etnia diversa possa essere il pretesto per inquinare e devastare l’ambiente. L’amministrazione comunale dunque è chiamata a svolgere il proprio ruolo per regolamentare la vita di queste famiglie ospiti nel territorio algherese e non più nomadi, ma stanziali. Diritto dunque a vivere in un ambiente dignitoso, ordinato e igienico, ma anche l’obbligo a farlo rimanere tale.
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