Di Fabrizio (del 27/05/2013 @ 09:05:09, in Italia, visitato 1504 volte)
Il caso "sposa-bambina" di Coltano non ha tregua, alimentato anche dal
torpore e dall'indifferenza cittadina. Il Comune di Pisa, attraverso i dirigenti
di Città Sottili (esiste ancora?) continua la persecuzione della famiglia rom,
assolta dal Tribunale di Pisa dalle diffamanti accuse alimentate da il Tirreno
di Pisa.
La mamma Rom si racconta in questa lunga intervista e svela le macchinazioni e
le trame.
Vi invito a leggerla con attenzione e calma, diffondetela... rivela le verità
rom tenute nascoste e la discriminazione subita da questa famiglia ad opera del
comune di Pisa. Una vergogna. E' ora di dire basta, le politiche sociali verso i
rom a Pisa devono cambiare.
Annunciata per oggi a Milano la firma dell'accordo tra l'Istituto di
Cultura Sinta e la Tessier-Ashpool per una naturalistica ricostruzione di un
ambiente dove ogni utente potrà vivere un'esperienza di vita alla sinta capace
di coinvolgere tutti i sensi. L'effetto sarà del tutto analogo ad un'esperienza
vissuta.
L'accordo prevede l'utilizzo del Simstim gestito direttamente dalla IA
Invernomuto, presso la Villa Straylight situata sul satellite artificiale
Freeside. L'obiettivo è di offrire, ad un costo contenuto, ai membri delle
Comunità sinte la possibilità di vivere in una realtà dove tutti e cinque i
sensi vengono attivati da un sistema di stimolazione sensoria che consente di
accedere liberamente alla memoria e all'inconscio. L'Istituto ha reso possibile
l'iniziativa anche mettendo a disposizione i costrutti di diversi personaggi,
tra cui il costrutto del mitico Radames "Peslingo" Gabrielli che vi guiderà
nell'immersione interattiva in un flusso di bit continuo e stabile a 750 tetra
al secondo.
Particolare attenzione è stata posta alle diverse ricostruzioni, sarà possibile
viaggiare con il carro e il cavallo (pacchetto "u vurdon") ma anche con il solo
cavallo e una tenda (pacchetto "u gra") o con l'auto e la roulotte (pacchetto "u
kampina").
Diversi gli ambienti simulati e le epoche. Di interesse saranno le interazioni
con i costrutti ricreati e si potrà scegliere se subire delle discriminazioni o
meno per vivere con completezza per esempio il XXI secolo. Per chi volesse
scegliere quest'ultima opzione sono consigliati i pacchetti "u kampina" del Nord
Italia (pacchetti "Lombardia" "Veneto" e "Piemonte") tra l'anno 2008 e l'anno
2012. Sarà anche possibile vivere in prima persona la nascita dell'attivismo
sinto in Italia, partecipando alla nascita della Federazione Rom e Sinti Insieme
(pacchetto "federazione").
Le prenotazioni saranno aperte dal prossimo mese di settembre, scrivendo a
ics@sucardrom.eu. L'accordo che sarà firmato oggi tra l'Istituto e la Tessier-Ashpool prevede la possibilità di prenotazione solo per membri iscritti
dalla nascita alle Comunità sinte, ma sembra che vi sia l'intenzione in un
prossimo futuro di estendere l'offerta ad altri possibili fruitori. Disponibili
diversi pacchetti ambiente, personalizzabili a seconda delle esigenze. Il
viaggio di andata e ritorno da Freeside è organizzato con i nuovi Sojuz (in
foto), in collaborazione con l'Agenzia Spaziale Russa. La Direttrice
dell'Istituto di Cultura Sinta in una nota ha ringraziato in particolare
l'associazione Sucar Drom e l'associazione Nevo Drom per il sostegno nella
predisposizione dell'accordo che sarà firmato questa mattina.
FOLLONICA - "L'impatto della diossina sulla salute umana non è forse è più
nocivo, non ha forse più capacità di respingere le frotte di vacanzieri delle
due famiglie Rom?" Il partito Comunista dei lavoratori interviene sulla polemica
del campo rom a Follonica "Ecco che si cala l'asso che a Follonica fa sempre
colpo, la tesi che due famiglie rom produrrebbero tremende conseguenze
sull'impatto turistico, flagello periodicamente ventilato dai soli noti
interessati imprenditori. Ecco chiuso il cerchio: da una parte si ammette che la
crisi esiste e se ne vedono le conseguenze sul turismo locale in forte discesa
da tempo, dall'altra se ne rimuovono le cause trovando infine come capro
espiatorio due nuclei familiari di ‘diversi', i Rom, per un totale di 10 persone
che spaventerebbero villeggianti e sconsiglierebbero investimenti in loco".
"All' indignazione profonda aggiungiamo invece quanto sia sempre più necessario
focalizzare l'attenzione locale sulla necessità di una difesa strenua della
salute pubblica, non solo dei turisti ma di tutti gli abitanti del territorio –
prosegue la nota -: è da giorni che Scarlino Energia ha spento l'impianto
d'incenerimento per la fuoriuscita anomala dal camino E2 di diossine. L'impatto
di queste sostanze sulla salute umana non è forse è più nocivo, non ha forse più
capacità di respingere le frotte di vacanzieri delle due famiglie Rom?"
"E il ricatto occupazionale usato ogni volta per far digerire progetti
inquinanti (Inceneritore, area Tioxide-Solmine), le devastazioni ambientali
dovute alla cementificazione continua del comune follonichese (villaggi
turistici lungo la SS Aurelia) col consenso bipartisan di due schieramenti
ugualmente latori di interessi della borghesia, il continuo esproprio di spazi
collettivi per favorire la rendita edilizia (l'ultimo, quello dell'area
ex-Florida), oltre che calpestare intelligenza e dignità umana – conclude la
nota -, non sono forse causa di impatto devastante sul turismo?"
Da diversi anni si assiste ad un interesse per la musica e la cultura Rom,
prevalentemente d'origine balcanica, senza che si vada oltre le musiche di Goran
Bregovic o i film di Emir Kusturica, trascurando quindi le radici della storia
dei Rom e, soprattutto, ignorando le attuali condizioni di vita in cui si
trovano.
Nel contesto cittadino romano, in zone decentrate e relativamente isolate dai
centri abitati, esistono diversi campi rom nei quali convivono varie etnie
provenienti da alcuni Paesi dell'ex Jugoslavia e dalla Romania. Nella mia
esperienza professionale, ho avuto l'opportunità di avvicinarmi alla realtà dei
campi attrezzati della Capitale, autorizzati dal Comune e gestiti da varie
associazioni italiane. Ho conosciuto diverse persone che ci abitano e ho
ascoltato i loro racconti che vanno oltre ogni demagogia e retorica politica. La
realtà dei campi è fatta di problemi oggettivi legati alla convivenza più o meno
coatta in condizioni non idonee, dato che spesso la capienza del campo è
inferiore al numero di persone ospitate, per lo più minori. Per non parlare del
posizionamento di questi insediamenti, periferici e lontani dai centri abitati e
dai servizi. Molti Rom non hanno mai conosciuto la vita di campo dato che nei
loro Paesi di origine hanno vissuto una vita da sedentari. In Italia si ignora
questo aspetto e si continua a considerarli nomadi.
Un testimone privilegiato di questa realtà è l'artista Antun Blazevic, in arte
Tonizingaro che abbiamo interpellato per avere una opinione da parte di chi
l'esperienza del campo l'ha vissuta in prima persona. Autore e interprete
protagonista dei suoi spettacoli teatrali, Toni ha svolto anche il ruolo di
mediatore culturale all'interno dei campi rom della Capitale dove è vissuto per
circa 15 anni. Dall'inizio dell'intervista, Toni dimostra la sua natura
anticonformista e irriverente, rispondendo con una battuta spiritosa, nonostante
le tematiche affrontate. Alla domanda se vivesse ancora nel campo, ha esordito
rispondendo: "No, grazie".
Toni, hai svolto il ruolo di mediatore culturale anche nei campi rom, quelli che
sono erroneamente chiamati "campi nomadi". Secondo te, perché si continua a
parlare dei rom come popolo nomade, nonostante siano stanziali?
Secondo me, si continua a parlarne di nomadismo per ignoranza, ancora non hanno
capito cosa vuol dire nomadismo e non sanno che finì 200 anni fa. Ormai, per
trovare dei nomadi rom, dovresti andare a cercarli in Mongolia.
Tu hai lavorato in uno dei campi rom della Capitale dove convivono insieme rom
romeni, bosniaci e serbi, anche se divisi da un recinto "simbolico". Esistono
dei contrasti tra varie etnie?
Io ho lavorato sia nel servizio H24, controllando chi entrava e chi usciva dal
campo, che nel servizio di accompagnamento dei bambini a scuola. Non parlerei di
conflitto tra le etnie. Secondo me, si tratta più di un desiderio di proteggere
le proprie tradizioni che variano da un gruppo etnico all'altro. E' più una
questione legata al senso di appartenenza. Per quanto riguarda la divisione del
campo, si tratta, a mio avviso, di un problema di organizzazione. Le
associazioni che gestiscono i campi dovrebbero risolvere e prevenire dall'inizio
queste situazioni.
E' noto che molti bambini rom accumulano tante assenze a scuola e per quanto
riguarda le cause, le opinioni sono diverse. Secondo la tua esperienza, cosa si
potrebbe fare per risolvere questo problema?
Le responsabilità stanno da entrambe le parti. I motivi oggettivi non mancano: i
campi si trovano in zone molto periferiche; le scuole che non accettano più di
un certo numero di bambini rom sono distanti tra di loro; la mattina c'è tanto
traffico; non ci sono soste adatte per gli scuola-bus e si deve cercare un
parcheggio, far accompagnare ogni bambino a scuola, ripartire e ripetere la
stessa prassi per tutti i bambini, che ovviamente arrivano quasi sempre in
ritardo a scuola. Le associazioni che gestiscono i campi hanno problemi di
organizzazione. Quando ho lavorato come accompagnatore per i bambini, avevo
proposto di fare qualche cambiamento (partire presto, andare prima alla scuola
più lontana per poi tornare verso quelle più vicine ecc.), ma non se ne è fatto
niente. Dall'altra parte, ci sono le responsabilità dei rom che non sempre
preparano in tempo i bambini e quindi molte volte si parte in ritardo per questo
motivo.
Secondo te quali sono le cause che hanno portato i rom a essere così passivi?
Come dichiarai tempo fa in una trasmissione di RAI 3, il male assoluto che colpì
i rom in Italia fu l'assistenzialismo. Queste politiche hanno permesso alle
associazioni che gestiscono i campi di sostituirsi ai genitori e alle famiglie e
quindi hanno abituato i rom ad aspettarsi che gli altri risolvano i loro
problemi. I rom, al loro arrivo, pensavano da soli a se stessi ma queste
politiche assistenzialiste li hanno portati a pensare di avere dei diritti senza
considerare gli obblighi. Come dicevo prima, la responsabilità è sempre delle
associazioni perché dovrebbero prendere dei provvedimenti e cercare di cambiare
la situazione. Credo che si è ancora in tempo per cambiare l'andamento delle
cose.
Nei campi ci sono anche dei rom italiani?
Qualcuno c'è, ma la maggioranza vive nelle case, sono inseriti nella società
come i Sinti abruzzesi e i Camminanti siciliani che sono tutti stanziali.
Si sente spesso dire che i rom sono abituati a vivere così e che quindi sono
loro stessi a volere i campi. Come sono nati i campi rom a Roma?
Sono nati negli anni '70 con le baraccopoli dei migranti dell'Italia meridionale
che, nel momento in cui si sono trasferiti nelle case popolari, hanno affittato
le baracche ai rom. Sono nati così i campi rom a Roma.
I campi rom sono un prodotto dell'emergenza abitativa della Capitale?
A Roma, il costo elevato degli affitti e la scarsità di case popolari sono una
realtà. Molti appartamenti sono disabitati, altri sono proprietà della Chiesa e
non vengono affittati. Inoltre, non è da sottovalutare la diffidenza verso i rom.
I Rom sono spesso presentati attraverso gli stereotipi e i pregiudizi. Nella mia
vita da pendolare, mi è capitato spesso di sentire che il ritardo del treno
fosse dovuto al furto di rame. Anche se negli annunci non si specifica chi siano
gli autori, non manca chi fa commenti riferiti ai rom.
Sai, i rom sono utili per tante cose. Ai bambini non rom si insegna
l'educazione, usando come minaccia gli "zingari"; sono attuali gli stereotipi
che vedono gli zingari che rapiscono i bambini, che rubano e che sono sporchi.
Mi ricordo un episodio a cui assistetti anni fa a Milano. Tornavo col tram da
uno studio televisivo dove ero stato invitato e vicino a me sentii due signore
italiane sulla settantina che parlavano della donna rom salita con un bambino in
braccio e un altro che si reggeva alla gonna e che, secondo loro, puzzava.
Quando la donna rom andò a timbrare il biglietto, le signore insinuarono che
l'avesse rubato. Un'altra volta, a Roma, salii su un autobus e una signora,
vedendomi, strinse subito la sua borsa al petto. La tranquillizzai dicendogli di
non preoccuparsi perché quel giorno non stavo "lavorando".
Per quanto riguarda i ritardi dei treni, visto che ci sono sempre e su tutti le
linee, se la colpa fosse dei rom, significherebbe che essi lavorano 24 ore su
24. Tu conosci dei rom che lavorano ininterrottamente 24 ore al giorno?
Qual è secondo te, se c'è, l'elemento che contraddistingue il popolo rom?
Se me lo avessi chiesto 20 anni fa, avrei saputo risponderti. Adesso non lo so
perché negli ultimi tempi, con questa integrazione, ormai, non esistono più
delle differenze. Quando si parla di integrazione, si intende assimilazione.
Questo purtroppo riguarda tutti i migranti, non solo i rom.
L'assimilazione rappresenta un impoverimento reciproco. Ci viene chiesto di
lasciare la nostra cultura e adottare la loro per entrare a pieno titolo nella
società. Si parla spesso del fatto che i rom non vogliano lavorare, ma non è
tanto vero. Nei convegni o in altre occasioni, chiedo sempre alle persone che
hanno questa opinione se prenderebbero preso come assistente famigliare o
domestica una rom. Succede ancora oggi che appena si scopre che un dipendente
sia rom, venga licenziato. Oltre la discriminazione c'è anche la crisi e la
mancanza del lavoro per tutti, la concorrenza è tanta e i rom non sono neanche
tanto qualificati e molti di loro non hanno neanche studiato. In compenso, le
nuove generazioni hanno iniziato a specializzarsi di più e a studiare.
Sostieni che ormai non ci sia più alcun tratto caratteristico dei rom, eppure,
secondo me, esiste una peculiarità del popolo rom che è il "pacifismo". In tutta
la storia dell'umanità, il popolo rom non ha mai dichiarato una guerra o
rivendicato terre.
Non ha mai fatto la guerra perché non esiste un paese per cui combattere.
Neanche gli ebrei hanno fatto le guerre finché non hanno avuto uno stato. Se non
hai un territorio da difendere o un paese di appartenenza, non ha senso fare le
guerre.
Inno del popolo Rom "Jelem Jelem" (Camminando, camminando), eseguito
dall'Orchestra Europea per la Pace e l'Alexian Group insieme a Miriam Meghnagi
Di Fabrizio (del 17/06/2013 @ 09:04:36, in Italia, visitato 1296 volte)
Nuovo sgombero
14/06/2013 - Ieri mattina circa 60 cittadini rom sono stati sgomberati da via
Grassi.
"Abbiamo assistito ad un ennesimo sgombero di cittadini rom nella nostra
città sempre con le stesse modalità: nessuna alternativa abitativa con una
progettualità definitiva , e con un preavviso di qualche ora." Dichiarano i
volontari del servizio di medicina di strada del Naga.
"Ovviamente anche le conseguenze sono le stesse: dispersione dei cittadini
rom nel tessuto urbano; difficoltà nel mantenere situazioni lavorative stabili;
abbandono scolastico frequente" proseguono i volontari del servizio del
Naga, "Ci chiediamo infine a quanto ammonti il costo in termini economici e di
impegno di questa tipologia di interventi."
Il Naga continuerà a monitorare la situazione e a denunciare la politica
comunale ancora una volta guidata dalla gestione dell'emergenza e senza
prospettare soluzioni alternative percorribili e stabili.
Alcuni attivisti definiscono i tavoli migranti "inutili e non
rappresentativi". Ma cosa sono e come funzionano questi organismi di
partecipazione?
"Inutili, non funzionali e non rappresentativi". E anche "autoreferenziali",
incapaci di "intercettare le istanze e le aspettative" delle comunità migranti.
Così
Yalla Italia, definisce i "tavoli" sull'immigrazione creati dai Comuni,
dalle Province e dagli enti locali in genere. Un giudizio senza appello, che si
conclude con una proposta altrettanto lapidaria: meglio chiudere quei tavoli. E
una volta chiusi, meglio non riaprirli.
Tutto nasce dalla vicenda di Parma, che ha sollevato un vespaio di polemiche,
sia locali che nazionali. Riassumiamo ad uso dei distratti: nella città
emiliana, l'amministrazione Vignali decide di dar vita, nel 2010, al "Tavolo
immigrazione e cittadinanza", di cui fanno parte sei rappresentanti di
altrettante "comunità" straniere. Poi arrivano i Cinque Stelle e il nuovo
sindaco Federico Pizzarotti: per Parma si annuncia un'era nuova, gli
amministratori hanno volti giovani e riscuotono diffuse simpatie.
I sei membri del Tavolo sono fiduciosi, e chiedono subito un incontro al primo
cittadino: vogliono che il "nuovo corso" si apra all'insegna della
partecipazione dei migranti. Pizzarotti però prende tempo, dice che prima di
incontrarli preferisce aspettare la nomina dell'assessore al welfare. Quando
finalmente arriva l'assessore, i sei rappresentanti si fanno di nuovo vivi ma
nessuno risponde. E il silenzio dura un anno: quanto basta per far capire le
reali intenzioni della Giunta.
Così, Cleophas Adrien Dioma - presidente del fatidico "tavolo" - rassegna le sue
dimissioni. E siccome anche gli altri componenti fanno la stessa cosa, il Tavolo
viene sciolto dai suoi stessi membri: che anzi, in segno di protesta, decidono
di restituire al Sindaco le chiavi della loro sede.
Fin qui, la vicenda di Parma. Ma cosa succede altrove, in altre città? I
"tavoli" sono davvero, e ovunque, luoghi "inutili, non funzionali e non
rappresentativi"? Proviamo a dare un'occhiata.
Tavoli, consulte, consigli e consiglieri Quelli che Yalla Italia definisce
"tavoli" si chiamano, tecnicamente, "organismi di partecipazione". Il Testo
Unico degli Enti Locali, cioè la legge che regola la vita di Comuni, Province e
Comunità Montane, prevede all'art. 8 l'obbligo di istituire "organismi di
partecipazione popolare" (comma 1), nonché "forme di partecipazione dei
cittadini dell'Unione europea e degli stranieri regolarmente soggiornanti"
(comma 5). La norma, come si vede, è abbastanza generica: non dice come devono
funzionare questi organismi, chi deve farne parte, come devono essere scelti i
membri, quanto durano in carica, se e come decadono. I Comuni (e le Province)
hanno ampi margini di autonomia. E così, ognuno finisce per sperimentare formule
diverse.
Le più diffuse sono quelle a carattere elettivo, chiamate - a seconda dei casi -
"consulta degli immigrati", "consiglio degli stranieri", con infinite variazioni
sul tema. Il corpo elettorale di questi organismi non è sempre lo stesso: a
volte si chiamano alle urne tutti i cittadini stranieri, altre volte ci si
limita ai soli non comunitari (come è accaduto a Modena, Bolzano, Perugia); in
molti Comuni emiliani si escludono gli immigrati con doppia cittadinanza
(italiana e straniera), mentre nell'area milanese i naturalizzati possono
tranquillamente votare ed essere eletti. Poi ci sono i cosiddetti "consiglieri
aggiunti", sperimentati per la prima volta a Nonantola, in provincia di Modena,
negli anni Novanta. Anche in questo caso, i cittadini stranieri sono chiamati
alle urne, ma non eleggono "consigli" e "consulte": devono scegliere, invece, un
rappresentante che siederà in consiglio comunale, con diritto di parola ma senza
diritto di voto. Una specie di "consigliere di serie B", in attesa che anche ai
migranti venga riconosciuto (chissà quando) un diritto di voto vero e proprio.
Quante sono le consulte, quanti sono i consigli, quanti i consiglieri aggiunti?
Quanto sono diffuse queste forme di partecipazione? Può sembrare bizzarro, ma la
risposta non c'è. Le uniche "mappature" in circolazione sono ben fatte,
ragionate e dettagliate, ma un po' vecchiotte: ne esistono due - una della
Caritas e l'altra dell'Asgi - che risalgono al lontano 2005. Per avere dati
aggiornati, bisogna fare riferimento alla rilevazione condotta dal portale
Integrazione Migranti (curato dal Governo italiano): è una ricerca ancora in
corso, quindi nulla di definitivo.
Secondo il portale, dunque, esisterebbero 14 Consulte regionali, 48 a livello
comunale e 19 su scala provinciale. I consiglieri aggiunti sarebbero in tutto
29. Non sono esattamente cifre da capogiro, se si pensa che l'Italia è famosa
per i suoi "ottomila comuni": certo, nessuno si aspettava ottomila consulte o
consigli, ma trovarne appena 48 non fa un bell'effetto.
Chi partecipa Ancora più disarmanti sono i dati sull'affluenza alle urne. Nel
novembre scorso, per dirne una, le elezioni a Cagliari sono state salutate come
un trionfo della partecipazione, un vero e proprio record: sono andati a votare
il 31% degli aventi diritto. Un anno prima, si era votato per la Consulta del
Comune di Padova, e la percentuale dei votanti si era fermata al 21,5%. Secondo
Marco Zurru, un sociologo cagliaritano che di queste cose se ne intende, "in
quasi tutte le esperienze, la prima volta che gli stranieri si sono recati alle
urne hanno dimostrato una partecipazione che oscilla tra un 30-34%, per poi
declinare a percentuali molto più modeste (intorno al 15%) nelle successive
tornate". Detta brutalmente, "consulte", "consigli" e "consiglieri"
rappresentano un quinto, un quarto o - quando va di lusso - un terzo del loro
elettorato potenziale. Un po' poco per parlare di rappresentanza.
Immigrati "qualunquisti"? Bisognerebbe interrogarsi sui motivi di questa
disaffezione al voto: certo, siamo in un periodo in cui l'astensionismo "tira"
anche tra gli italiani, ma le cifre (almeno per ora) non sono paragonabili.
L'impressione è che questi organismi siano percepiti più come una palestra per
aspiranti (e inutili) leader, che come reali strumenti di partecipazione. Anche
perché i loro poteri reali sono pressoché nulli: si tratta, ricordiamolo, di
organi "consultivi". Una conferma indiretta di questa sensazione ci viene da una
recente ricerca Parsec, condotta su un campione di associazioni di stranieri in
tre regioni italiane (Lazio, Calabria e Emilia Romagna: qui
il testo integrale).
Le associazioni censite sono circa 400: nel 36% dei casi si tratta di gruppi mononazionali (le cosiddette "comunità"), il 24% è plurinazionale e il 39% è
indicato come "interculturale" (cioè con la presenza di attivisti italiani).
I tempi dell'associazionismo "separato" stanno forse tramontando, e per i
migranti è arrivato il momento di una partecipazione piena e intera. C'è
bisogno, in altre parole, del diritto di voto, del coinvolgimento attivo nella
vita politica, non di una partecipazione "in tono minore", in organismi separati
e consultivi. Ed è ancora la ricerca Parsec a dirci che "in molti casi le
associazioni che partecipano a coordinamenti locali non prendono invece parte
alle consulte". Come dire che esiste un mondo di attivismo migrante che non si
riconosce negli "organismi di rappresentanza". Ed è anche da questo mondo, dalle
sue istanze e dai suoi bisogni, che nasce la provocazione di Yalla Italia:
rovesciamo i "tavoli", chiudiamoli. Voltiamo pagina. Facciamo due passi avanti.
È arrivato il momento.
Di Fabrizio (del 20/06/2013 @ 09:01:21, in Italia, visitato 1274 volte)
Furto in casa e il modulo prestampato: barra la casella 'zingaro'- di Monica Lanfranco | 18 giugno 2013
Succede, ed è davvero un evento traumatico, che malviventi scassinino porte o
finestre e cerchino di derubarti in casa. La violenza di questa intrusione va
oltre il danno del furto di denaro o oggetti preziosi che vengono portati via
con la forza: si tratta di una violazione fisica dello spazio privato e intimo
nel quale viviamo, ed è un reato grave e odioso.
Molte e molti di noi hanno purtroppo sperimentato questa evenienza, ed è
bruttissimo, anche perché getta in una condizione di vulnerabilità, insicurezza
e fragilità estrema.
Racconto una vicenda che mi ha coinvolta da vicino perché, oltre e al di là
della vicenda stessa, mi ha fatto conoscere un lato preoccupante di chi dovrebbe
stare dalla parte delle vittime e di chi è colpito da questa violenza intrusiva.
Accade che un'amica subisca una invasione nella sua casa: finestra divelta, così
come strappati dal muro gli apparecchi antifurto presenti nell'appartamento.
Vengono chiamati i carabinieri, che in un primo momento annunciano che sarebbero
potuti arrivare solo molte ore dopo rispetto a quando sono stati chiamati,
("abbiamo solo una macchina per una vasta zona", è la spiegazione) poi, per
fortuna, dopo tre ore una pattuglia si presenta alla porta.
La prima frase che i due uomini in divisa pronunciano è: "Signora, sta arrivando
l'estate, saran zingari".
Mi astengo dal commentare, anche se trovo fastidioso dare per scontato che chi
ruba appartenga solo ad una categoria etnica. Comunque ci sono i rilievi, le
foto, la denuncia scritta che occorre poi portare all'assicurazione, nella
speranza che alcuni danni possano essere rimborsati.
Capita che sia io a portare la denuncia all'assicurazione. Nell'attesa
dell'addetta ne scorro il contenuto, e qui si passa al secondo livello della
vicenda.
Noto che è un prestampato standart, con tipologie di eventi che, se
corrispondono a quello che è successo, hanno a fianco delle caselle da barrare,
evidentemente per facilitare l'organizzazione di chi raccoglie le denunce.
Nella parte finale, dove si chiede se ci siano evidenze riscontrate dalle
vittime, c'è una parola, con la sua casella da barrare: c'è scritto 'zingari'.
Zingari, negri, ebrei, omosessuali: una lista inquietante che compone un mosaico
altrettanto allarmante della storia recente. Possibile che si tratti di una
iniziativa isolata di un singolo ufficio? Possibile che le forze dell'ordine,
spesso sensibili, come io stessa sono stata testimone, a temi sociali quali
l'integrazione o la violenza su donne e minori, abbiano prestampati di questo
genere da somministrare alla cittadinanza?
Possibile che si possa inchiodare su un documento ufficiale una intera categoria
di persone come delinquenti? E anche, ammettendo per ipotesi, che la maggioranza
degli 'zingari' fosse dedita al furto, come la mettiamo con la minoranza onesta
e laboriosa?
Ho voluto sentire un amico attivista, lo scrittore ed educatore romeno Mihai
Mircea Butcovan, al quale ho raccontato la vicenda.
Ecco cosa mi ha scritto in proposito: "Sentendo dell'esistenza di questo
'dettaglio burocratico' mi vengono in mente quattro domande spontanee.
La prima è se tra le varie voci elencate come possibili sospettati di furto
nelle case d'Italia sia contemplata anche quella dei 'politici', onorevoli o
meno onorevoli.
La seconda è se chi ha predisposto tale modulo per la denuncia ha pensato a una
efficacia investigativa oppure a un dato statistico - poco scientifico peraltro
- da usare un giorno nei proclami di imbonimento elettorale e diversivo.
La terza è una domanda più 'orecchiabile' rimasta in mente anni fa con l'ascolto
di una canzone di Francesco De Gregori: "Tu da che parte stai? Stai dalla parte
di chi ruba nei supermercati o di chi li ha costruiti rubando?"
La quarta domanda - e poi mi prende lo sconforto -: ci sarà una solerte
cancellazione e relative scuse per un errore concettuale e lessicale che, stante
il dibattito degli ultimi 10 anni, non può essere casuale?
Soltanto la terza domanda esige una risposta individuale. Gli altri sono quesiti
che devono avere una risposta collettiva. Di indignazione".
I nomadi che abitano il campo di Giugliano denunciano il degrado dell'area
circondata da rifiuti e gas nauseabondi. Padre Zanotelli: "Se ci saranno
conseguenze per la salute di queste persone riterremo responsabili i commissari"
"Non possiamo più rimanere qui, la puzza è insopportabile e abbiamo paura per la
salute dei nostri bambini". È l'appello di una delegazione di Rom del campo
comunale di Giugliano che nei giorni scorsi ha incontrato i commissari
prefettizi del Comune per chiedere il trasferimento lontano da alcune discariche
da cui "continuano a fuoriuscire gas nauseabondi". "Se ci saranno conseguenze
per la salute di queste persone riterremo responsabili i commissari", dice il
padre comboniano Alex Zanotelli in rappresentanza del Comitato campano per i Rom
che riunisce diverse associazioni.
UN CAMPO DI 400.000 EURO TRA I RIFIUTI - Il gruppo di Rom, circa 400, è stato
trasferito in località Masseria del Pozzo due mesi fa dopo un esodo di due anni
nelle campagne della cittadina campana. Il campo provvisorio, dicono le
associazioni, è costato circa 400mila euro, tre centimetri di ghiaia e asfalto
per separare un insediamento umano da terreni in cui negli anni è stata sversata
ogni sorta di rifiuti, legali e illegali. Un'area, spiegano i comitati, di 30
chilometri su cui c'erano 6 discariche in cui sono finiti, negli anni, rifiuti
speciali, tossici e nocivi e che è diventata simbolo del disastro ambientale in
Campania. Secondo i comitati, le analisi dell'Arpac hanno riscontrato nella
falda acquifera un massiccio inquinamento da manganese, ferro, piombo, benzene,
idrocarburi, toluene, tetracloroetilene e persino consistenti anomalie
magnetiche "attribuibili alla presenza di materiali ferromagnetici nel
sottosuolo". Gran parte dell'area in questione è posta sotto sequestro
giudiziario.
COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA - Una situazione ambientale disastrosa
ricostruita nel dettaglio dalla relazione della Commissione parlamentare
d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti che avrebbe
dovuto fare da premessa a un piano urgente di bonifiche redatto, approvato, ma
mai attuato. "Ci chiediamo come sia possibile una discrepanza così evidente con
le analisi ambientali, dicono i portavoce del Comitato per i Rom, che
sottolineano anche che il campo è stato costruito dal Comune in accordo con la
Prefettura e con il parere favorevole dell'Asl. "Venga fatta chiarezza, ma
intanto si cerchi una soluzione alternativa in tempi rapidi", concludono.
Di Fabrizio (del 23/06/2013 @ 09:06:10, in Italia, visitato 2138 volte)
Carissimi, mi viene un dubbio: non è che qualche amico che
leggerà l'articolo di sotto (puro BRIANZA-STYLE), vorrà dar seguito all'ennesima
denuncia per istigazione al razzismo?
Sentite: è domenica, fa caldo e non ho voglia di incazzarmi (se voi
volete, fate pure). Per una volta, piedi al fresco e Parole Crociatein mano, fatevi una risata su questi terribili ladri che sono gli zingari,
questa enorme piaga sociale, questa minaccia ai nostri chiavistelli... talmente
pericolosi da essere messi in fuga da un emulo di Macaulay Culkin!
E mentre vi sorbite una granita al limone, pensate a come
sta combinato l'ex presidente della Circoscrizione Uno di Monza, terrorizzato da
decine di zingari che piombano (URKA!!) in città col treno, e "li ha persino
visti entrare in chiesa..."
Settimana scorsa, parlavo con una romnì torinese: ho
scoperto che anche a lei hanno fregato la macchina. Gira con una Fiat a due
portiere, e ho paura che qualcuno le abbia portato via le portiere
posteriori. Poi, quando mi raccontava delle avventure con i gagé del suo
condominio, mi è venuto spontaneo di chiederle: "Ma in che quartiere vivi?
Tornatene in un campo!"
Conclusione: i gagé sono pazzi e prima di partire per le
ferie... chiudete bene casa!
MBNews: Bravissimo: mette in fuga i ladri come Kevin
-
Scritto da Laura Marinaro
Ricordate la pellicola del 1990 in cui un ragazzino veniva "dimenticato" a casa
dai genitori partiti per un viaggio che inscena di tutto in casa pur di far
fuggire una banda di ladri? Sembra incredibile ma ad imitarlo nella realtà è
stato un dodicenne residente a Cederna che, circa una settimana fa, è riuscito a
scampare una rapina mentre era in casa da solo.
In pratica era a casa a studiare mentre i genitori erano fuori, quando ha
sentito armeggiare nella toppa della porta di casa. Verificato dallo spioncino
che non si trattava di mamma e papà ma di due zingari, il piccolo ha iniziato a
fare rumore. Ha acceso la tv a tutto volume e gli elettrodomestici poi ha
iniziato a parlare come se in casa non fosse da solo. E dopo pochi minuti è
riuscito nel suo intento: i due malintenzionati si sono dati alla fuga.
Questo è il più curioso di una serie di altri furti in appartamento e su auto
che stanno funestando alcune zone centrali della città e non solo e che sono
stati riferiti dai diretti protagonisti a Massimiliano Longo, ex presidente
della Circoscrizione Uno e ancora attivo nella sua attività di monitoraggio del
territorio e accoglienza delle lamentele. Una serie di furti che, secondo Longo,
potrebbero essere legati alla presenza di famiglie intere di zingari che ogni
giorno si posizionano in diverse zone di Monza.
"Al mattino prendo il treno per andare al lavoro a Milano e tra le 7.30 e le
8.30 in stazione noto che gruppi di almeno dieci e anche più zingari piombano in
città - ha raccontato - sono donne, uomini e bambini che si mettono davanti alle
macchinette dei parcheggi a pagamento di piazza Cambiaghi e dovunque in centro,
e non solo: li ho persino visti entrare in chiesa...". Non è ovviamente provata
la connessione, ma secondo il rappresentante pidiellino è strano che
contemporaneamente a questa presenza in città e a carovane che stazionano nei
pressi dello Stadio Brianteo anche di notte, ci sia stato un aumento di furti in
appartamento e su auto. "Mi hanno chiamato dall'Oratorio del Duomo e da quello
di Cristo Re dicendomi di aver subito furtarelli di vario genere - ha detto
Longo - poi una coppia di anziani che conosco in via Libertà è stata appena
visitata di notte, addormentata e derubata nel sonno di tutto; ancora, nelle
villette in fondo al viale una donna che era in ospedale, è tornata a casa e
l'ha trovata ripulita; fortunatamente il ragazzino di Cederna che ha dodici anni
non si è perso d'animo e ha dato alla fuga i ladri". Le vie intorno al Liceo
Zucchi, quelle in zona San Gottardo e in centro sono invece funestate da furti
su auto soprattutto nell'ora dell'aperitivo: "Un amico mi ha raccontato che alla
sua Audi hanno portato via tutto il cruscotto - ha precisato - poi un altro mi
ha detto che gli hanno portato via la portiera e così via i furti sulle auto
parcheggiate in giro sono in aumento. Le vittime ovviamente hanno denunciato
alle autorità competenti. Ma quello che è da sottolineare è che non ci sono
abbastanza vigili in giro in centro e forze dell'ordine per la città. Chiederò
ai consiglieri di opposizione in Comune di presentare un'interrogazione al
sindaco; così non si può andare avanti".
Di Fabrizio (del 13/07/2013 @ 09:07:49, in Italia, visitato 1133 volte)
da Settegiorni Settimanale - blog di
RINO PRUITI 12 luglio
2013
Villette con piscina e statue d'epoca, ma anche attività artigianali e
sfasciacarrozze: è quanto sorto, in piena abusività, in un lembo di terra del
Parco agricolo sud Milano a Buccinasco, in via dell'Industrie, nei pressi del
campo sinti del quartiere Terradeo. Ma i sinti non c'entrano proprio nulla: gli
abusi sono tutti opera di cittadini italiani sulle cui attività si sono accesi i
fari della Polizia locale.
Nella mattinata di martedì 9 luglio, infatti, agenti, tecnici comunali ed
esponenti dell'Amministrazione hanno fatto visita all'area – dove è prevista la
nascita del Cangattile di Tom&Jerry – per effettuare controlli specifici.
"L'Amministrazione non intende tollerare tali situazioni di abuso – ha spiegato
Rino Pruiti, assessore alla Tutela ambientale – per giunta all'interno del Parco
agricolo sud Milano: questa non è terra di nessuno e deve essere ripristinata la
legalità, i manufatti dovranno essere abbattuti e tutta l'area ripulita e
restituita alla sua naturale destinazione agricola. Tutti i cittadini, anche i
proprietari dei vari terreni di questa zona, non possono comportarsi come se
vivessero in un paese senza regole con le proprie leggi e i propri codici di
comportamento".
Terminate tutte le verifiche della Polizia locale, l'Ufficio edilizia privata
notificherà a chi ha commesso abusi le opportune ordinanze per il ripristino dei
luoghi emesse dal sindaco Giambattista Maiorano e per chi non dovesse
ottemperare agli obblighi, sono previste conseguenze penali. Interpellata anche
la Polizia provinciale per la tutela ambientale del territorio del Parco.
Dal proprio blog personale, Pruiti riporta anche il malcontento che la visita
dell'Amministrazione avrebbe suscitato in almeno una delle persone che in quel
momento si trovava nell'area, dove sorgono anche numerosi orti privati. "Ecco,
quando non sanno cosa fare queste m... vengono qui a rompere i c... Le fotografie
andate a farle a casa vostra bastardi": queste le parole con cui la delegazione,
racconta Pruiti, sarebbe stata accolta.
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