Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Il Consiglio d’Europa ospiterà la prima sessione del Forum europeo dei Rom e nomadi, ERTF, che riunirà rappresentanti dei Rom di 42 Stati membri dell’Organizzazione. Il Forum, che si terrà da martedì 13 a giovedì 15 dicembre, rappresenta la prima tappa del processo d’integrazione di circa 12 milioni di Rom residenti in Europa, molti dei quali in condizioni di estrema povertà, con un’aspettativa di vita 15 anni inferiore alla media e con il più alto tasso di mortalità infantile d’Europa. Il segretario generale del Consiglio d’Europa, Terry Davis, e il rappresentante permanente della Romania e attuale presidente dei Rappresentanti dei Ministri, l’Ambasciatore Gheorghe Magheru, parteciperanno alla cerimonia inaugurale, alla presenza degli ambasciatori finlandese, Anne-Marie Nyroos, e francese, Gilles Chouraqui. È attesa anche la partecipazione del presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e del presidente del Parlamento europeo, Josep Borrell Fontelles. ERTF è la più vasta organizzazione europea e l’unica istituzione internazionale Rom che riunisce organizzazioni Rom e nomadi di livello internazionale e nazionale, leader delle comunità, rappresentanti di ONG, organi consultivi governativi e partiti politici. Rif: Agenzia AISE
Di Daniele (del 18/12/2005 @ 05:14:35, in Europa, visitato 2289 volte)
I Rom cercano di far cessare il razzismo antizigano by Grattan PuxonUn appello per mettere fine all'uso delle espulsioni forzate e delle deportazioni di massa, sarà fatto alla prima sessione del nuovo forum dei Rom e dei Nomadi europei, che sarà ospitato la prossima settimana dal Consiglio Europeo a Strasburgo (13-15 dicembre - vedi QUI ndr). Il forum, riunendo i delegati eletti da 42 nazioni su una popolazione Rom di 12 milioni, vuole porre fine a tutte le forme di razzismo antizigano, e aiutare ad affrontare l'estrema povertà e l'alto tasso di mortalità infantile ora prevalente. Attacchi razzisti contro i Rom attraverso l'Europa, avvengono al tasso di dieci a settimana, secondo Rudko Kawczynski, Presidente dell'ERTF. Duemila sono stati assassinati e il doppio sono stati feriti negli ultimi dieci anni. Kawczynski pensa che esista un rapporto diretto fra azioni di forza dello stato e le uccisioni a sfondo razziale. Egli dice che le correnti deportazioni e le continue operazioni di sgombero, incoraggiano un clima di intolleranza e di razzismo.
In Gran Bretagna migliaia di Nomadi e Viaggianti sono stati sfrattati dalla propria terra. Fra di essi Kay Beard e Cliff Codona, i due delegati all'ERTF, eletti da una nuova conferenza permanente della Gran Bretagna.
Codona dice che in Gran Bretagna la richiesta di una moratoria è appoggiata da azioni che includono: * Contestazioni legali su terre acquisite di recente e sgomberate dalle consigli comunali. * Moratoria dello sgombero delle 85 famiglie di Dale Farm contro uno sgombero deciso dal Basildon Council. * Un tour nelle zone calde del Gypsy and Travellers Affairs team che stanno tornando sulla strada per raccontare sta succedendo ai nomadi costretti ad accamparsi illegalmente. * Pressioni internazionali da parte della UK Association of Gypsy Women, che lavora tramite il Progetto Patrocinio a Washington ed altre agenzie. * La promozione del festival del RED WHEELS FESTIVAL che coincide con il 35° Giorno della Nazione Rom, il 7 e 8 aprile 2006.
Kay Beard, presidente dell'UKAGW ed esperto lobbista internazionale, sta raccogliendo video, film ed altre prove documentali che mostrano i metodi brutali usati dalle compagnie di sicurezza private assoldate dalle autorità locali per il lavoro di sgombero.
"Certi sgomberi sono stati condotti come raid polizieschi," commenta Beard. "Noi pensiamo che non si dovrebbe far ricorso alle ditte private e limitare l'uso della polizia al mantenimento dell'ordine."
Nel frattempo, Codona sta montando un caso giudiziario sull'azione di sgombero nel Mid-Bedforshire di 50 famiglie dal parcheggio di roulotte Woodside senza provvedere ad una sistemazione alternativa.
Mentre Woodside, e molte altre aree di sosta attrezzate sono state distrutte dai consigli comunali, dice che i 600 Nomadi e Viaggianti di Dale Farm sono determinati a resistere. ( vedi ndr.) Il Vice Primo Ministro ha ordinato al Consiglio di Basildon di facilitare il trasloco sul terreno di Pitsea invece di distruggere le loro case. ( vedi ndr.) La Commissione britannica per l'Uguaglianza Razziale ha bollato di razzismo le ragioni ddel comune Basildon. Il Consiglio ha stabilito di spendere 5.000.000 di euro per la pulizia etnica dei Nomadi e Viaggianti "illegalmente accampati" dal distretto. "Vogliamo vivere in armonia" dice Richard Sheridan, portavoce di Dale Farm. "Ma se necessario difenderemo le nostre case e i nostri diritti umani".
Parlando del loro ritorno sulla strada, Joe e Bridie Jones, dicono che stanno ancora cercando di ottenere licenze edilizie per la loro terra nel Kent. Vivere temporaneamente sul ciglio della strada sarà una sofferenza, ma sono preparati a soffrire per il bene di tutti.
"Questa situazione non può continuare" ha commentato Jones. "Speriamo di appellarci a Strasburgo e, rifugiandoci ancora sulla strada, aiuteremo a porre fine alla miseria delle migliaia che soffrono". La delegazione britannica vuole che l'ERTF promuova una più ampia osservanza del Giorno della Nazione Rom il prossimo anno come un mezzo di pressione per un miglior progetto di sistemazione legale, istruzione e assistenza medica.
Di Fabrizio (del 19/12/2005 @ 11:07:43, in Europa, visitato 1931 volte)
15/12/05 - Una coppia bulgara, il cui figlio nato in Irlanda è morto qui due anni fa, ha fatto appello per la revisione della sentenza governativa di rimpatrio forzato.
Andon Kozhukarov e Bilyana Spasovo, entrambe parte della comunità rom, hanno vissuto in Irlanda da quando hanno lasciato la Bulgaria nel 2002.
Ora chiedono asilo a causa della persecuzione politica, motivando la richiesta col fatto che nella loro città natale il signor Kozhukarov sarebbe stato malmenato e la signora Spasovo trattenuta dalla polizia. Gli avvocati della coppia sostengono che il Ministero di Giustizia non ha considerato come uniche e tragiche le circostanze del loro caso e che non ha vagliato se questo rimpatrio fosse avvenuto nello spirito della Convenzione Europea sui Diritti Umani.
Il loro primo figlio, Davide, morì nel dicembre 2003 ed ora è sepolto nel cimitero di Glasnevin a Dublino.
Affermano che sarebbe impossibile per loro visitare la sua tomba, se fossero rispediti in Romania.
da Sucar Drom
Ritorniamo sul rapporto annuale dell’European Monitoring Centre on Racism and Xenophobia che indica le Minoranze Etniche Linguistiche dei Rom e dei Sinti le più esposte al razzismo in Europa. Ad una attenta lettura del rapporto si evince che i paesi dell'area mediterranea (Italia, Spagna, Grecia e Portogallo) vengono praticamente assolti. Ciò che inquieta sulla situazione italiana, sia noi sia l’European Monitoring Centre on Racism and Xenophobia, è il fatto che il nostro paese da due anni non invia nessun rapporto. Su questa questione ci eravamo già espressi: l'Italia sembra candida solo perchè non esiste un serio sistema di monitoraggio e denuncia delle discriminazioni in atto. In paesi come la Francia e l'Inghilterra questo sistema di monitoraggio esiste e per questa ragione risultano le maglie nere d'Europa. Speriamo che l'Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali (UNAR) possa offrire le giuste risorse alle tante associazioni nazionali e locali che ogni giorno si battono per denunciare le continue e reiterate politiche di discriminazione e segregazione che avvengono in Italia contro le Minoranze Etniche Linguistiche dei sinti e dei Rom. Nel rapporto vengono comunque denunciate le leggi regionali del Veneto e della Lombardia che praticamente non sono finanziate da un decennio.
L'articolo precedente
Di Fabrizio (del 21/12/2005 @ 16:00:06, in Europa, visitato 2046 volte)
di Silvia Tomasi
Dopo l’ Anno europeo della mobilità professionale – 2006 e quello delle Pari opportunità per tutti– 2007, lo scorso 5 ottobre la Commissione europea ha presentato una proposta di Decisione per designare il 2008 quale "Anno europeo del dialogo tra le culture".
Istruzione, cultura, gioventù e cittadinanza costituiscono gli ambiti maggiormente interessati da questa iniziativa che intende divenire strumento fondamentale di sensibilizzazione dei cittadini, e soprattutto dei giovani, sui temi del confronto e del ravvicinamento dei popoli dell’Europa. In particolare, l’ Anno europeo si propone di: - promuovere il dialogo interculturale in quanto fattore in grado di aiutare i cittadini europei e quanti vivono nell'UE ad acquisire le conoscenze, le competenze e le attitudini che permetteranno loro di adattarsi ad una società sempre più aperta e complessa e di gestirne le difficoltà, per trarre vantaggio dalle occasioni da essa offerte sia in Europa che altrove; - sensibilizzare i cittadini europei e quanti vivono nell'UE sull'importanza di sviluppare, attraverso il dialogo interculturale, una cittadinanza europea attiva e aperta sul mondo, rispettosa della diversità culturale e fondata sui valori comuni dell’Unione europea. L’ Anno del dialogo interculturale potrà contribuire, inoltre, alla realizzazione di alcune priorità strategiche dell'Unione, in particolare al raggiungimento degli obiettivi della rinnovata Strategia di Lisbona, per la quale l'economia della conoscenza necessita di persone capaci di adattarsi ai cambiamenti e di sfruttare tutte le fonti d'innovazione esistenti per accrescere la prosperità, e al consolidamento dell'impegno dell'Unione a favore della solidarietà, della giustizia sociale e di una maggiore coesione.
In base alla proposta della Commissione, l' Anno europeo sarà dotato di uno stanziamento pari a 10 milioni di euro destinati a sostenere tre tipi di azioni: • Azioni su scala comunitaria: realizzazione di una campagna informativa (compreso il suo adattamento alle peculiarità nazionali), per diffondere i messaggi chiave dell'Anno europeo; indagini e studi su scala comunitaria, al fine di valutare la preparazione, l'efficacia, l'impatto e gli sviluppi a lungo termine dell'iniziativa. Queste azioni verrano, di norma, realizzate a seguito del lancio di bandi di gara d'appalto. • Cofinanziamento di azioni su scala comunitaria: realizzazione di un numero limitato di manifestazioni ed iniziative emblematiche di portata europea miranti alla sensibilizzazione, in particolare dei giovani, in merito agli obiettivi dell'Anno; queste azioni, realizzate a seguito di inviti a presentare proposte di progetto, potranno fruire di un contributo comunitario fino all' 80% del loro costo complessivo. • Cofinanziamento di azioni su scala nazionale: realizzazione di manifestazioni ed iniziative a livello nazionale con una forte dimensione europea dirette a promuovere gli obiettivi dell’Anno europeo. Si prevede di finanziare un'iniziativa per Stato membro, di grande portata, capace di suscitare la mobilitazione della società civile. Il contributo comunitario per i progetti relativi a queste azioni potrà coprire fino al 50% dei loro costi complessivi.
L'Anno europeo del dialogo intercultirale sarà operativo per il periodo 2007-2008; la proposta della Commissione dovrebbe essere presentata al Parlamento europeo e al Consiglio per la sua definitiva adozione entro la fine del 2006.
Scheda di riferimento: 2008 - AE per il dialogo interculturale
Di Fabrizio (del 22/12/2005 @ 10:53:06, in Europa, visitato 1711 volte)
Una notizia dal Neue Zürcher Zeitung:17. Dicembre 2005 - Secondo la Società per i Popoli Minacciati gli uffici svizzeri per la cooperazione di Pristina (Kosovo) non impiegano appartenenti alla minoranza rom. Il parlamentare verde Josef Lang intende discutere questo caso nella sessione invernale del parlamento federale. Allo stesso link, un articolo sulle politiche sociali verso i Rom nella Repubblica Ceca (ma non ho il tempo materiale per tradurlo dal tedesco, forse settimana prossima) PS: qualcuno che ha studiato il tedesco in tempi più recenti dai miei???
Pubblichiamo un controverso e contraddittorio articolo apparso sul sito di Rinascita. A parte alcune inesattezze (l'Opera Nomadi fondata durante il fascismo ???) prova a leggere i rapporti con i complessi mondi rom e sinti, presenti in maniera sempre più numerosi con l'allargamento dell'Unione Europea (soprattutto Romania e Ungheria). Uno spunto di riflessione su ciò che è scritto al di fuori della ristretta schiera degli addetti ai lavori.
Con il prossimo allargamento a Romania e Bulgaria l’Unione Europea vedrà aumentare consistentemente il numero dei Rom all’interno dei propri confini. Oggi con piú di 10 milioni di persone sono la minoranza piú consistente dell’Europa allargata. Ma ancora oggi c’è molta ignoranza su di loro, sulla loro cultura e la loro storia. Molti associano Rom ai rumeni forse per cacofonia o perché molti dei Rom provengono da quel Paese ma sono due popoli totalmente distinti ed anche in Romania i Rom sono considerati una minoranza etnica, pur sempre molto numerosa. Spesso vengono chiamati in modo diverso: nomadi, gitani, zingari e raminghi, ad indicare comunque sia, persone senza terra e senza patria. Però si è soliti fa risalire all’XI (alcuni dicono XII) secolo l’arrivo di queste popolazione dal Nord dell’India, cacciate dal Re Mohamed Gazni perché considerate nemiche. D’allora vissero in Europa migrando in piú parti del continente, alcuni fanno differenza tra gitani spagnoli e zingari romeni e Rom bosniaci ma non la gente comune. E’ soltanto dal 1993 attraverso il Consiglio d’Europa ed i “Criteri di Copenhagen” che gli Stati europei candidati hanno cominciato definire meglio queste popolazioni. In Slovacchia ed Ungheria, dove vivono circa un milione di Rom, i governi hanno attuato delle riforme notevoli e la situazione ènettamente migliorata nel tempo, almeno per quanto scritto su carta bollata. La nazione magiara é stata la prima al mondo a riconoscere il diritto collettivo delle minoranze. In Ungheria le minoranze riconosciute sono 12 ed esse godono di diritti molto vasti: accesso all’insegnamento, rappresentanza nei consigli comunali, integrazione nelle strutture politiche internazionali, organizzazione delle manifestazioni culturali, creazione di un posto di commissariato alle minoranze ecc. Però recandosi a Budapest o Bratislava non si può non notare la netta differenza tra occidentali, locali, e Rom. La Repubblica slovacca sancisce nella sua costituzione i princìpi della salvaguardia delle minoranze ma in alcune zone del Paese, dove tali minoranze sono presenti, la percentuale di disoccupazione è al 100%. Qui, come in Ungheria, i Rom, per le loro attività non integrate, sono strettamente controllati dalla polizia, non godono di adeguati servizi sociali e vengono visti con disprezzo da gran parte della popolazione, un pó come avviene in quasi tutte le parti d’Europa. Ma se negli Stati dell’Est e balcanici si cerca in qualche modo di attenuare tali conflitti sociali, nei vecchi Paesi dell’Unione c’è un diffuso disinteresse verso i Rom, anche perché il comportamento degli zingari nelle cittá piú ricche ed industrializzate non è sempre molto corretto. Nonostante esistano associazioni pubbliche e di volontariato per favorire l’insegnamento e l’integrazione dei bambini Rom e per cercare di toglierli dalla strada, generalmente per quanto riguarda l’occupazione e l’integrazione culturale, il problema è di difficile soluzione, anche se grazie alle canzoni dei Gypsy Kings o ai film di Kustorica l’interesse per la cultura Rom nei Paesi occidentali è cresciuta. In Spagna vive la comunità Rom piú grande d’Europa (600.000) ma non esiste nessun deputato o senatore di tale etnia. Nella stessa Spagna, Inghilterra (dove godono comunque sia di buoni diritti rispetto ad altri Paesi europei), Germania ed Italia (dove fin dal fascismo è in attività l’Opera Nomadi) la nuova emergenza è la lotta fra poveri e i conflitti con le altre minoranze immigrate nel Paese ospitante. Aumenta cosí il disprezzo di coloro che vivono loro intorno. Se gli zingari oggi vogliono avere i diritti che spettano alle altre debbono però adeguarsi a seguire normali regole di convivenza. Sulla questione dei nomadi, comunque regna l’ipocrisia mascherata da perbenismo. Attraverso il riconoscimento, la difesa ed la garanzia dei diritti di tutte le minoranze si attua un processo giusto almeno sulla carta ma che tuttavia allo stesso tempo è indice di sgretolamento culturale. Tale sgretolamento porta addirittura alla creazione di piccole aristocrazie locali, vassallaggi e oligarchie interne alle etnie rette dunque da “nomenklature” più astute che si accaparrano i fondi che i Paesi ospiti offrono e ne regolano la distribuzione. E i rimedi diventano così peggiori dei mali.
G.L.
Di Fabrizio (del 23/12/2005 @ 12:33:10, in Europa, visitato 1846 volte)
E' uscito l'aggiornamento di dicembre 2005 di PICUM.org con le notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli immigranti non documentati in Europa. Disponibile nel formato Word nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese.
Di Daniele (del 23/12/2005 @ 19:58:53, in Europa, visitato 2589 volte)
da OSSERVATORIO SUI BALCANI 23.12.2005
Dopo il 1999 sono stati evacuati dalle proprie case e trasferiti in campi contaminati dal piombo a nord del fiume Ibar. L’emergenza, che doveva durare poche settimane, è giunta al sesto anno. Una situazione paradigmatica dello stato del Kosovo. Nostra traduzione
Di Martin Fisher, Transitions Online, 15 dicembre 2005 (titolo originale: “Camp Life”) Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta Budapest - Dopo i bombardamenti NATO in Serbia del 1999 nella città kosovara di Mitrovica, etnicamente composita, la popolazione albanese aggredì le comunità Rom. L’agenzia dell’ONU per i rifugiati (UNHCR) aiutò allora ad evacuarle a pochi chilometri di distanza, in una regione ora come allora controllata dai Serbi. L’idea era di porle fuori dalla portata degli Albanesi, che vedevano i Rom come alleati dei Serbi; ma i Rom finirono in un’area contaminata, non dall’odio etnico bensì dal piombo.
Di Fabrizio (del 27/12/2005 @ 17:44:08, in Europa, visitato 2037 volte)
Pristina/Belgrado, 22 Dec. (AKI) - Marek Novicky, ombudsman per il Kosovo, ha criticato lo stato dei diritti umani nella provincia, sotto amministrazione ONU dal 1999, dicendo che è "lontana dagli standards internazionali". Novicky, nominato cinque anni fa' dalla comunità internazionale per supervisionare la situazione sui diritti umani in Kosovo, ha detto che le minoranze etniche nella regione, in particolare Serbi e Romanichals, "non sono ancora in grado di muoversi liberamente", cosa che limita le loro condizioni economiche e di vita.
Mercoledì scorso a Pristina, durante la conferenza stampa d'addio, Novicky ha ammonito che la situazione peggiorerà se la comunità internazionale non nominerà un nuovo controllore dei diritti umani.
Il capo dell'amministrazione ONU, Soren Jessen Petersen, che ha ampli poteri nella provincia, ha deciso di incaricare le locali autorità di etnia albanesi al controllo dei diritti umani, una mossa che Novicky considera prematura.
Petersen è stato critico anche verso le autorità di Belgrado, sui tempi di formazione dei ministeri degli interni e della giustizia, attualmente sotto il controllo dell'etnia albanese. Da quando i Serbi hanno abbandonato la regione, a seguito dei bombardamenti del 1999, questi poteri sono stati sotto il controllo internazionale.
Dusan Batakovic, in rappresentanza del presidente serbo Boris Tadic, replica che le sue competenze sono state invalidate da Petersen e che il suo trasferimento aumenterebbe la pressione sui 100.000 Serbi che rimangono nella provincia.
Sono oltre 200.000 i Serbi e gli appartenenti a etnie differenti da quella albanese, che hanno lasciato il Kossovo dal 1999. Ora l'etnia albanese chiede l'indipendenza, a cui Belgrado si oppone. non avendo più nessuna autorità nella provincia. I colloqui sullo status finale dovrebbero iniziare a gennaio.
(Vpr/Aki) 22-Dec-05 11:55
|