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La redazione
-

\\ Mahalla : VAI : lavoro (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 19/10/2009 @ 09:08:18, in lavoro, visitato 1664 volte)

Laboratorio Manufatti Donne Rom * * * Ass. Insieme Zajedno * * * La pagina su Facebook

Il Laboratorio Manufatti Donne Rom sarà presente con opere ricamate alla mostra di Sara Bernabucci e Barbara Salvucci “SENZA PERDERE IL FILO” curata da Lea Mattarella ; inaugurazione venerdì 16 ottobre 2009, ore 19 fino al 18 dicembre 2009. Vicolo del Farinone, 32 – Roma.

PRODOTTI: Realizziamo manufatti in stoffa, originali ed esclusivi, accessori per la casa e per l'abbigliamento unici e curati nei dettagli:

Linea Donna
gonne della tradizione zingara, sciarpe, collane, portagioielli, borse, pochette, portamonete, pizzi
Linea Casa
tovaglie, set da tavola, canovacci, asciugamani
Linea Bambino
vestiti, gonnelline, pantaloncini per bambini grandi e piccoli con tessuti anallergici e di facile vestibilità

Facciamo piccole riparazioni e "restauri". Ordinazioni pronte in una settimana.

DESCRIZIONE COMPAGNIA: Il Laboratorio è composto da più locali, uno dei quali è stato allestito come punto esposizione dei manufatti, dando la possibilità di mettere in relazione da subito le partecipanti con il pubblico.

Nel Laboratorio c’è anche un piccolo angolo cucina e uno spazio dedicato ai bambini con giochi per la prima infanzia e altro materiale didattico che dà la possibilità alle partecipanti di portare con loro i figli che non vanno a scuola: possibilità indispensabile per le donne Rom che allattano per lungo tempo.

Il sabato, quando vengono i bambini più grandi, ci si dedica anche ad attività ludico/educative, al sostegno scolastico, ai lavori di bricolage, alle passeggiate nel quartiere, a momenti per la divulgazione della cultura Rom, tramite iniziative specifiche (ascolto e lettura di fiabe e racconti, canti o balli tradizionali ecc...).

Le attività di manifattura ad oggi sono realizzate con 6 macchine da cucire, professionali ed industriali, 1 taglia e cuci, 1 ricamatrice, 1 bullonatrice per tessuti. La strumentazione in dotazione sta permettendo l’assetto del gruppo lavoro, grazie alla parallela attività di promozione e gestione delle donazioni, curate anche queste dalle donne Rom, ad oggi realizzate in concomitanza di manifestazioni pubbliche, di eventi particolari e grazie ad una rete informale di diffusione commerciale che si realizza con il lavoro volontario di molte altre donne.

L’elevato livello di professionalità raggiunto in questi anni ha spinto le donne a voler sperimentare nuove produzioni di manufatti (abbigliamento per bambini con tessuti anallergici e di “facile vestibilità”, gonne della tradizione “zingara”), ma soprattutto a voler accrescere la visibilità del laboratorio anche con l’idea di sensibilizzare al consumo critico, inteso come quel comportamento che consiste nel comprare un prodotto sulla base non solo del prezzo e della qualità, ma anche in base all'impatto sociale, alla valorizzazione del capitale umano impiegato e alla preferenza verso prodotti artigianali ad elevato contenuto di manodopera.

La visibilità di questa esperienza al territorio, inoltre, permette di far conoscere la sua “originalità” in termini di contenuto e di processo lavorativo, valorizzando l’immagine dei Rom e sottolineando un’idea concreta di intercultura.

MISSIONE: Dal 2006, l’Associazione Insieme Zajedno, insieme a donne bosniache di etnia Rom, ha attivato a Roma, in Via dei Bruzi 11/c (quartiere San Lorenzo), un LABORATORIO DI MANIFATTURE DONNE ROM, che è anche un progetto per la formazione e l’occupazione di donne Rom nel settore della manifattura e vendita di accessori per l’abbigliamento e la casa (taglio, cucito, tricot, tappeti a mano, manufatti in pelle).

Il Laboratorio si presenta come un esperimento su piccola scala di inclusione sociale, “naturale” e “dal basso”, e come un percorso concreto di autonomia e integrazione.
L’obiettivo principale del Laboratorio è stato sin dall’inizio quello della partecipazione delle donne Rom alla progettazione, allo sviluppo, alla valutazione e alla gestione diretta degli spazi e delle risorse, comprese quelle economiche: questo è il vero elemento innovativo del progetto.

Il percorso che ha permesso ad oggi di avere un gruppo di lavoro consolidato di donne Rom che gestiscono il laboratori ha agito su più versanti, da quello della formazione lavorativa, a quello dell’inserimento nel tessuto sociale e al supporto al nucleo familiare, a quello dell’aggregazione, intesa come possibilità di dialogo e di confronto.
Il gruppo-lavoro è diventato, quindi, un contenitore di supporto alle difficoltà del cammino che le donne Rom devono realizzare in un mondo al di fuori del contesto di un “Campo Rom”.
Si tratta di una metodologia improntata sulla condivisione del lavoro e della collaborazione fattiva e quotidiana tra le donne Rom e le donne dell’Associazione (una pediatra esperta in etnopediatria, due coordinatori di nidi e scuole dell’infanzia comunali, tre educatori di nidi comunali, esperte in tecniche di taglio e cucito e tricot).

L’idea di fondo è che l’integrazione e l’educazione ad evitare comportamenti di devianza sociale, debbano passare attraverso le relazioni umane ed essere improntate ad un itinerario concreto di orientamento, educazione e formazione professionale che favorisca l'acquisizione di valori educativi quali l'impegno, la responsabilità, l'autonomia, l'autostima individuale, ma anche la possibilità di comunicare migliorando la capacità di compiere le proprie scelte.

Queste modalità di lavoro includono necessariamente un percorso che agevola ed evidenzia davvero le idee delle donne, sviluppandone l'immaginazione, la spontaneità e le proprie abilità, si deve lavorare a 360 gradi, e comprende anche quei passaggi (costruzione di relazioni affettive, sostegno all’istruzione, aiuto nel disbrigo di pratiche amministrative come permessi di soggiorno e ricongiungimenti familiari, controllo sanitario ecc…) utili a fornire gli strumenti validi per una reale autonomia.

Trascorrere la giornata lavorativa insieme (comprendente i momenti del pranzo e dell’accompagnamento al Campo Nomadi), stimola la possibilità di dialogo e di confronto paritetico fra diverse culture senza rinunciare a parti significative della propria identità; tutte le donne coinvolte imparano a sviluppare un certo grado di confidenza all'interno del gruppo e a condividere, con semplicità, attitudini ed emozioni; si impara a mettere in pratica, nelle situazioni quotidiane, quanto appreso nel gruppo; si cresce nell’accettazione e nel rispetto di se stesse; si diventa tolleranti nei confronti degli altri, rispettando le diversità; si condividono i meccanismi di accettazione e di differenza e la socializzazione aiuta a superare l’isolamento fino ad arrivare a ideare e produrre insieme.

In questo contesto che si potrebbe definire “di genere”, la donna Rom diventa, in quanto imprenditrice di se stessa, un punto di forza, un esempio di successo, qualcuno in cui identificarsi, anche per altre donne.

Essenziale è il rispetto concreto delle condizioni di lavoro. Una donna che lavora nel Laboratorio è stata assunta, già dal 2007, dalla Cooperativa “Le rose blu” partner dell’associazione, con contratto a tempo indeterminato e gode di tutti i diritti che questo comporta (permesso di soggiorno anche per i figli, assegni familiari, malattia, maternità, ricongiungimento familiare per il marito).

 
Di Fabrizio (del 05/11/2009 @ 09:37:24, in lavoro, visitato 1813 volte)

Care amiche, cari amici,

in questo clima di ostilità e razzismo crescente, anche all’interno delle istituzioni, non possiamo certo restare fermi e attoniti a veder peggiorare le cose.

Ci sono iniziative concrete che vogliono lottare contro le discriminazioni e permettere alle donne romnì di offrire le proprie competenze senza essere a priori respinte.

Fra queste, vorrei segnalarvi il corso di sartoria romanì, o di romanì fashion, come le ragazze hanno proposto, che da circa due anni si sta tenendo a Milano.

E' difficile riuscire a trasmettere con poche parole la vivacità e la bellezza interiore di queste persone che si impegnano con generosità e fiducia, molta ma molta di più di quanto si possa immaginare...

Tutto questo per chiedere a chi ha possibilità di:

- offrire commesse di lavoro (perché, ad esempio, non commissionare loro una borsa, un copriletto o una tovaglia ecc. in patchwork ecc.) o anche solo di
- offrire stoffe e tessuti in buone condizioni da riutilizzare

Potete
- scrivere alla mail dell'Opera Nomadi di Milano (operanomadimilano@tiscali.it) o
- telefonare al Presidente (Maurizio Pagani: 3393684212) e/o
- andare a trovare queste giovani donne il martedì e il giovedì mattina nel laboratorio (in via De Roberto a Milano, zona Quarto Oggiaro) o al campo in cui vivono (principalmente a Baranzate)

 
Di Fabrizio (del 07/11/2009 @ 01:10:03, in lavoro, visitato 1725 volte)

RadioPopolareRoma

Insieme a due ospiti affrontiamo due temi comunicanti: con Monica Rossi, antropologa sociale, discutiamo della possibilità di inserimento lavorativo per un Rom. Con Ermelinda Coccia, giovane regista, parliamo del documentario Me Sem Rom e dell'idea di voler raccontare come lavoro una realtà ai limiti della società.

Durata: 51:18 minutes (23.49 MB)
Formato: MP3 Mono 44kHz 64Kbps (CBR)

Clicca sul lettore per ascoltare la registrazione

 
Di Fabrizio (del 10/11/2009 @ 09:53:36, in lavoro, visitato 1731 volte)

Da Slovak_Roma

L'inclusione dei Rom nella società potrebbe aumentare il PIL dell'11%

Bratislava, 27 ottobre (TASR) - Secondo lo studio "Perdite per l'esclusione dei Rom", l'integrazione sociale dei Rom arricchirebbe la Slovacchia di oltre l'11% del PIL nazionale, dicono gli autori Anton Marcincin e Lubica Marcininova.

Secondo gli autori, non sarebbe il risultato del risparmio dei benefici sociali, quanto un impiego della forza lavoro impiegata, che incrementerebbe il PIL. Lo studio ipotizza che nel 2030 il10% della popolazione slovacca sarà Rom, col 16% della popolazione in età lavorativa o scolastica.

"Se continuiamo ad ignorare i Rom - i loro problemi e sottosviluppo - e non capiremo che tutte le nostre regioni sono del tutto dipendenti dalla forza lavoro locale e dal suo impiego, lavoro, consumo - in molti casi anche dei Rom, un giorno ne sconteremo le conseguenze," ha detto Marcinin.

Ha spiegato che la curva demografica dei Rom è differente da quella della popolazione non-Rom, puntualizzando che se non useremo il loro talento e capacità lavorative, la Slovacchia potrebbe risvegliarsi nel 2020 scoprendo che in alcune regioni della Slovacchia orientale la maggioranza dei Rom è ancora disoccupata. "E non c'è nessun modo di investire lì, perché non c'è niente o nessuno su cui investire," ha aggiunto.

Secondo le stime attuali, almeno 430.000 Rom vivono oggi in Slovacchia (popolazione 5,4 milioni), di cui i due terzi sono in età produttiva. Tra i bambini in età scolare, un settimo appartiene alla minoranza rom. "Gran parte della popolazione rom dipende dal sistema sociale. La cattiva istruzione e il colore differente della pelle sono tra le ragione dei tassi bassissimi di impiego tra i Rom (secondo le stime soltanto il 10% in età produttiva sta lavorando)," elenca lo studio, aggiungendo che la povertà viene trasferita di generazione in generazione.

 
Di Fabrizio (del 12/11/2009 @ 09:11:13, in lavoro, visitato 1475 volte)

La Repubblica Genova.it
Hanno tra i 23 e i 50 anni, e provengono da Molassana e Bolzaneto: "Vorremmo creare una cooperativa". Boom di iscrizioni al corso della Provincia: "Così cambiamo il nostro futuro"
di Domenica Canchano

Al corso professionale di sartoria aderiscono tredici donne di etnia rom e sinti. Hanno tra i 23 e i 50 anni, provengono dai campi nomadi di via Adamoli a Molassana, dove risiedono i rom di origine bosniaca, e di via Nostra Signora della Guardia a Bolzaneto, dove i nomadi sono sinti, italiani, di origine piemontese. Il corso è promosso dalla sezione genovese dall'Opera Nomadi in collaborazione con la Provincia. L'appuntamento è presso la sede del Cna. Le presentazioni sembrano un momento liberatorio: «Io mi chiamo Margherita», dice una. «Mezza storta, mezza dritta», aggiunge con tono scherzoso la nipote Silvia, di 26 anni. L'insegnante la riprende, scatenando l'ilarità dei presenti: «Eh no, quando si ha una forbice in mano bisogna andare sempre dritta». Silvia racconta: «Noi siamo italiani di origine piemontese che abitiamo in un campo. Anche per noi è difficile trovare lavoro. Questo progetto ci offre l'opportunità di specializzarci in un mestiere. Ho una bambina di sei anni e solo mio marito lavora. Mia zia fa i panini per la nostra comunità nel campo di Bolzanet». Zekija invece è una donna di 52 anni che proviene dalla Bosnia. E' in Italia da 18 anni, e a Genova sono nati i suoi figli. «La più piccola dei miei sei figli ha 17 anni e fra poco potrà chiedere la cittadinanza italiana. Anche se ho molti dubbi sui tempi di consegna. Due anni fa ho fatto domanda per ottenere la carta di soggiorno e ad oggi non ho avuto risposta».

Fino a poco tempo fa lavorava come bidella, oggi si ritrova ad imparare un nuovo mestiere per diventare economicamente indipendente. Quasi tutte stentano a trovare un impiego e sebbene abbiano altre, Genova è la loro casa: i loro figli e i loro nipoti sono i nuovi genovesi. Salmira, per esempio, ha 23 anni ed è arrivata dalla Bosnia quando era appena una neonata. «Per la precisione avevo poche settimane. Dico sempre che sono bosniaca, ma in realtà tutta la mia vita l'ho vissuta qui». Serena Camedda dell'Opera Nomadi spiega: «Chi frequenta il corso è perché intende proporsi al mondo del lavoro con una base di conoscenza reale della sartoria. La speranza è quello di riuscire ad aprire una cooperativa dove le donne possano svolgere questo lavoro. Sarebbe un ulteriore passaggio all'autonomia». Quello che è certo è che alla fine del corso, previsto per la prossima settimana, le "nuove" sarte otterranno un attestato di frequenza. «In questi cinque mesi ho imparato a fare la gonna - racconta con un filo di orgoglio Semsa, 42 anni - . Pulivo le scale dei palazzi, l'idea di fare la sarta non mi dispiace. Anzi non vedo l'ora che le italiane indossino le mie gonne. La gente onesta esiste, ed è anche fra di noi».

 
Di Fabrizio (del 12/03/2010 @ 09:49:52, in lavoro, visitato 1589 volte)

Sono iniziate questa mattina, negli insediamenti di via Candoni e via di Salone, le preselezioni tra i residenti di cinque campi nomadi autorizzati della capitale per svolgere dei tirocini formativi nel settore del decoro urbano. Attualmente sono 105 i posti a disposizione dei rom della capitale, 80 nelle cooperative che operano alle dipendenze del Servizio Giardini nel decoro urbano e 25 all'Ama nei servizi di recupero di materiali ed elettrodomestici abbandonati. Quattro mesi di apprendistato, retribuito 450 euro al mese grazie ad uno stanziamento di 500mila euro messo a disposizione dal Comune di Roma, potrebbero aprire ai nomadi selezionati le porte del mondo del lavoro. L'iniziativa fa parte del programma Retis, voluto dall'assessorato alle Politiche sociali del Comune di Roma per favorire l'integrazione sociale dei rom attraverso il lavoro. La prossima settimana le preselezioni proseguiranno: lunedì al Roman River, mercoledì al campo di via dei Gordiani e venerdì in quello di via Pontina. Dopo una prima selezione, che privilegerà i più giovani e coloro che hanno già svolto esperienze lavorative, i rom svolgeranno dei colloqui individuali per delineare assieme ad un tutor un profilo personale che evidenzi le proprie competenze. (omniroma.it)

(11 marzo 2010 ore 13:13)

 
Di Fabrizio (del 17/03/2010 @ 09:23:27, in lavoro, visitato 1506 volte)

VERGOGNA!
Nella città delle bombe, I BRAVI RAGAZZI ROM DIVENTANO … INGOMBRANTI

E’ l’esperienza di imprenditoria Economica, Ambientale e Sociale più significativa di Reggio Calabria e probabilmente dell’intero sud.
Un fiore all’occhiello – come in tanti si sono sempre affrettati sempre a dire nei convegni o di fronte alle telecamere locali e nazionali –

Hanno deciso di ucciderla, cancellarla. Con un atto di sfrontato, calcolato cinismo.

La cooperativa Rom 1995 la conoscono e l’apprezzano tutti.
Dal 1999 – epoca lontana della giunta Falcomatà – ha gestito in città il servizio di raccolta dei rifiuti ingombranti e beni durevoli. Lo ha fatto anche nell’era Scopelliti.

Rappresenta un piccolo, grande miracolo; un mix riuscito di efficienza, professionalità, disponibilità, solidarietà.
E’ un esempio raro ,soprattutto a queste latitudini, di integrazione umana e sociale dimostrato dal fatto che per servizio di raccolta degli ingombranti sono regolarmente impiegati dieci ragazzi Rom. Nomadi, zingari, insomma.

Hanno vinto e hanno fatto vincere una scommessa difficile. Contro ogni scetticismo. Roba da non crederci -

Ora avranno un premio: saranno giocoforza licenziati. Ricacciati nel ghetto e nella strada. Dove però loro, persone capaci e responsabili, non intendono andare.

La cooperativa ROM 1995 è un frutto di Legalità, ama la Legalità. Gestisce un bene confiscato alla ‘ndrangheta che con un duro e paziente lavoro è stato ristrutturato. Ora la Legalità è tradita e ferita.
La cooperativa Rom è amica dell’Ambiente. Gestisce un servizio di alto valore ecologico. Incalcolabile il numero di rifiuti ingombranti (dai vecchi televisori ai frigoriferi, dai materassi alle scaffalature) strappati alle fiumare e ai cassonetti in questi oltre dieci anni di lavoro.

La cooperativa ROM 1995 è evidentemente un lusso per la nostra città, un’anomalia. Non è incline alle mediazioni di basso profilo. Perciò si è deciso di spazzarla via?
Se motivi ragionevoli non ce ne sono,le ragioni vanno cercate, come spesso accade, dietro le quinte.
I fatti sono quelli raccontati dai responsabili della stessa cooperativa in conferenza stampa. Incontestabili. Leggere per capire.
Dopo il bando per la gestione del servizio di raccolta differenziata, il gioco passa in mano alla Leonia. Per la cooperativa Rom 1995 non c’è posto. Il bando prevederebbe la possibilità di subappaltare, ma si scopre a giochi fatti, che la Leonia (Società a maggioranza del Comune) aveva dichiarato di non volersi avvalere di questa possibilità. Scopelliti e la sua Amministrazione avevano rassicurato: state tranquilli, vi sarà la continuità del vostro prezioso servizio, sarà prevista una nuova convenzione con voi. Tutte bugie. La possibilità di affidamento alla cooperativa nel bando non ci sarà. Non la si è voluta inserire (l’Amministrazione avrebbe potuto disporre preventivamente in tal senso) né è stata prevista la gestione diretta del servizio da parte dello stesso Comune. Un motivo ci sarà.
Quello che è accaduto è un fatto gravissimo e vergognoso. Una vera ingiustizia che ci tocca direttamente, tocca direttamente tutta la città e non solo-
DOBBIAMO MOBILITARCI, FARE QUALCOSA
Chiediamo una soluzione immediata e convincente affinché il servizio di raccolta di rifiuti ingombranti e di gestione della ricicleria che sta per essere aperta sia affidato, come per il passato, alla cooperativa Rom 1995.
Se c’è la volontà questo è ancora possibile. Deve essere possibile.
O forse i ROM che gestiscono un bene confiscato danno un cattivo esempio. E’ un’onta, un fatto insopportabile da restituire alla “normalità”.
Dobbiamo decidere cosa fare e da che parte stare. Per questi motivi chiediamo a tutti di aderire al nostro appello.

Legambiente sta dalla parte dei ragazzi della Cooperativa ROM 1995. E voi?

SCHIERIAMOCI.
ANCHE NOI SCEGLIAMO ALMENO PER UNA VOLTA DI DIVENTARE INGOMBRANTI!

La pagina su Facebook

 
Di Fabrizio (del 19/03/2010 @ 09:00:34, in lavoro, visitato 1682 volte)

Sono seriamente indeciso: un caso di ignoranza o di malafede? Lavoravano (con tutto ciò che comporta per una popolazione che storicamente ha avuto difficoltà nell'accesso al mercato del lavoro), spesso pagati in ritardo, anche di mesi e mesi. Avevano la pretesa di essere pagati per il loro lavoro! Ed osano lamentarsi per essere stati lasciati a casa (se di casa si può parlare...)

Il Giornale Ora i rom si lamentano perché il Comune non li vuole pagare più
di Redazione

Quando ha dovuto affrontare l’emergenza rom, l’assessore alle Politiche sociali del Comune si è messa le mani nei capelli. «Era fuori controllo. Noi abbiamo preso in gestione una situazione abbandonata a se stessa», racconta Mariolina Moioli. Era il 2006 e l’amministrazione aveva da anni una convenzione con l’Opera Nomadi per gli interventi di mediazione culturale nelle scuole elementari da 100mila euro. Più un secondo contratto di 125mila euro annui con la cooperativa sociale di romeni Romano Drom, fondata dal segretario dell’Opera Nomadi, Giorgio Bezzecchi. Ma poco dopo il suo arrivo la Moioli ha deciso di rescindere i contratti: «All’inizio ho lasciato fare, poi ho verificato e le cose non corrispondevano. Vedevo che non c’era un’equa distribuzione dei bimbi rom: una scuola ne aveva 5 e un’altra ne aveva 50. Abbiamo cambiato sistema e i presidi sociali ho pensato di farli nei campi». E da quando ci sono loro, assicura l’assessore, il numero dei rom che vanno a scuola è aumentato di molto.
L’Opera Nomadi come spiega il vicepresidente Maurizio Pagani «è una onlus, senza fini di lucro. Non percepiamo uno stipendio, e ora i soldi sono sempre meno. Il nostro bilancio è di 30mila euro». Giura Pagani che chi lavora per l’associazione è volontario e l’obiettivo è solo quello di promuovere attività di mediazione culturale e sociale per il riconoscimento delle comunità rom e sinti. Ma come ammette lo stesso Pagani, le mediatrici che hanno lavorato fino al 2007 con il Comune percepivano uno stipendio: «Dieci euro netti all’ora, con un contratto cocopro che veniva rinnovato di anno in anno».

 
Di Fabrizio (del 15/04/2010 @ 09:22:20, in lavoro, visitato 1608 volte)

Ricevo da Maurizio Pagani

Fare di una tradizione famigliare un lavoro: è la Sartoria Romanì, un progetto tutto al femminile che offre una via creativa all’integrazione di un gruppo di donne rom.

Il laboratorio, avviato tre anni fa dall’Opera Nomadi, oggi ha anche il sostegno della Fondazione Ismu.

Coinvolge una quindicina di donne dei campi alla periferia di Milano: si inizia con un corso per imparare i segreti di ago e forbici, quindi si avvia la produzione dei pezzi più semplici, come grembiuli e tessili per la casa. Ma oggi le più brave confezionano anche borse e abiti, che rivendono in fiere e negozi. Quale miglior tentativo di inserimento sociale in quella che, per eccellenza, è considerata la Città della Moda?!

guarda il servizio (00:04:15)

 
Di Fabrizio (del 25/04/2010 @ 09:31:32, in lavoro, visitato 2078 volte)

Segnalazione di Ilenia Modafferi

 (il link per chi legge da Facebook)

 
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