Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.
Il Laboratorio Manufatti Donne Rom sarà presente con opere ricamate alla mostra
di Sara Bernabucci e Barbara Salvucci “SENZA PERDERE IL FILO” curata da Lea
Mattarella ; inaugurazione venerdì 16 ottobre 2009, ore 19 fino al 18 dicembre
2009. Vicolo del Farinone, 32 – Roma.
PRODOTTI: Realizziamo manufatti in stoffa, originali ed esclusivi, accessori per
la casa e per l'abbigliamento unici e curati nei dettagli:
• Linea Donna gonne della tradizione zingara, sciarpe, collane, portagioielli, borse,
pochette, portamonete, pizzi • Linea Casa tovaglie, set da tavola, canovacci, asciugamani •
Linea Bambino vestiti, gonnelline, pantaloncini per bambini grandi e piccoli con tessuti
anallergici e di facile vestibilità
Facciamo piccole riparazioni e "restauri". Ordinazioni pronte in una settimana.
DESCRIZIONE COMPAGNIA: Il Laboratorio è composto da più locali, uno dei quali è
stato allestito come punto esposizione dei manufatti, dando la possibilità di
mettere in relazione da subito le partecipanti con il pubblico.
Nel Laboratorio c’è anche un piccolo angolo cucina e uno spazio dedicato ai
bambini con giochi per la prima infanzia e altro materiale didattico che dà la
possibilità alle partecipanti di portare con loro i figli che non vanno a
scuola: possibilità indispensabile per le donne Rom che allattano per lungo
tempo.
Il sabato, quando vengono i bambini più grandi, ci si dedica anche ad attività
ludico/educative, al sostegno scolastico, ai lavori di bricolage, alle
passeggiate nel quartiere, a momenti per la divulgazione della cultura Rom,
tramite iniziative specifiche (ascolto e lettura di fiabe e racconti, canti o
balli tradizionali ecc...).
Le attività di manifattura ad oggi sono realizzate con 6 macchine da cucire,
professionali ed industriali, 1 taglia e cuci, 1 ricamatrice, 1 bullonatrice per
tessuti. La strumentazione in dotazione sta permettendo l’assetto del gruppo
lavoro, grazie alla parallela attività di promozione e gestione delle donazioni,
curate anche queste dalle donne Rom, ad oggi realizzate in concomitanza di
manifestazioni pubbliche, di eventi particolari e grazie ad una rete informale
di diffusione commerciale che si realizza con il lavoro volontario di molte
altre donne.
L’elevato livello di professionalità raggiunto in questi anni ha spinto le donne
a voler sperimentare nuove produzioni di manufatti (abbigliamento per bambini
con tessuti anallergici e di “facile vestibilità”, gonne della tradizione
“zingara”), ma soprattutto a voler accrescere la visibilità del laboratorio
anche con l’idea di sensibilizzare al consumo critico, inteso come quel
comportamento che consiste nel comprare un prodotto sulla base non solo del
prezzo e della qualità, ma anche in base all'impatto sociale, alla
valorizzazione del capitale umano impiegato e alla preferenza verso prodotti
artigianali ad elevato contenuto di manodopera.
La visibilità di questa esperienza al territorio, inoltre, permette di far
conoscere la sua “originalità” in termini di contenuto e di processo lavorativo,
valorizzando l’immagine dei Rom e sottolineando un’idea concreta di
intercultura.
MISSIONE: Dal 2006, l’Associazione Insieme Zajedno, insieme a donne
bosniache di etnia Rom, ha attivato a Roma, in Via dei Bruzi 11/c (quartiere San
Lorenzo), un LABORATORIO DI MANIFATTURE DONNE ROM, che è anche un progetto per
la formazione e l’occupazione di donne Rom nel settore della manifattura e
vendita di accessori per l’abbigliamento e la casa (taglio, cucito, tricot,
tappeti a mano, manufatti in pelle).
Il Laboratorio si presenta come un esperimento su piccola scala di inclusione
sociale, “naturale” e “dal basso”, e come un percorso concreto di autonomia e
integrazione.
L’obiettivo principale del Laboratorio è stato sin dall’inizio quello della
partecipazione delle donne Rom alla progettazione, allo sviluppo, alla
valutazione e alla gestione diretta degli spazi e delle risorse, comprese quelle
economiche: questo è il vero elemento innovativo del progetto.
Il percorso che ha permesso ad oggi di avere un gruppo di lavoro consolidato di
donne Rom che gestiscono il laboratori ha agito su più versanti, da quello della
formazione lavorativa, a quello dell’inserimento nel tessuto sociale e al
supporto al nucleo familiare, a quello dell’aggregazione, intesa come
possibilità di dialogo e di confronto.
Il gruppo-lavoro è diventato, quindi, un contenitore di supporto alle difficoltà
del cammino che le donne Rom devono realizzare in un mondo al di fuori del
contesto di un “Campo Rom”.
Si tratta di una metodologia improntata sulla condivisione del lavoro e della
collaborazione fattiva e quotidiana tra le donne Rom e le donne
dell’Associazione (una pediatra esperta in etnopediatria, due coordinatori di
nidi e scuole dell’infanzia comunali, tre educatori di nidi comunali, esperte in
tecniche di taglio e cucito e tricot).
L’idea di fondo è che l’integrazione e l’educazione ad evitare comportamenti di
devianza sociale, debbano passare attraverso le relazioni umane ed essere
improntate ad un itinerario concreto di orientamento, educazione e formazione
professionale che favorisca l'acquisizione di valori educativi quali l'impegno,
la responsabilità, l'autonomia, l'autostima individuale, ma anche la possibilità
di comunicare migliorando la capacità di compiere le proprie scelte.
Queste modalità di lavoro includono necessariamente un percorso che agevola ed
evidenzia davvero le idee delle donne, sviluppandone l'immaginazione, la
spontaneità e le proprie abilità, si deve lavorare a 360 gradi, e comprende
anche quei passaggi (costruzione di relazioni affettive, sostegno
all’istruzione, aiuto nel disbrigo di pratiche amministrative come permessi di
soggiorno e ricongiungimenti familiari, controllo sanitario ecc…) utili a
fornire gli strumenti validi per una reale autonomia.
Trascorrere la giornata lavorativa insieme (comprendente i momenti del pranzo e
dell’accompagnamento al Campo Nomadi), stimola la possibilità di dialogo e di
confronto paritetico fra diverse culture senza rinunciare a parti significative
della propria identità; tutte le donne coinvolte imparano a sviluppare un certo
grado di confidenza all'interno del gruppo e a condividere, con semplicità,
attitudini ed emozioni; si impara a mettere in pratica, nelle situazioni
quotidiane, quanto appreso nel gruppo; si cresce nell’accettazione e nel
rispetto di se stesse; si diventa tolleranti nei confronti degli altri,
rispettando le diversità; si condividono i meccanismi di accettazione e di
differenza e la socializzazione aiuta a superare l’isolamento fino ad arrivare a
ideare e produrre insieme.
In questo contesto che si potrebbe definire “di genere”, la donna Rom diventa,
in quanto imprenditrice di se stessa, un punto di forza, un esempio di successo,
qualcuno in cui identificarsi, anche per altre donne.
Essenziale è il rispetto concreto delle condizioni di lavoro. Una donna che
lavora nel Laboratorio è stata assunta, già dal 2007, dalla Cooperativa “Le rose
blu” partner dell’associazione, con contratto a tempo indeterminato e gode di
tutti i diritti che questo comporta (permesso di soggiorno anche per i figli,
assegni familiari, malattia, maternità, ricongiungimento familiare per il
marito).
Di Fabrizio (del 05/11/2009 @ 09:37:24, in lavoro, visitato 1813 volte)
Care amiche, cari amici,
in questo clima di ostilità e razzismo crescente, anche all’interno delle
istituzioni, non possiamo certo restare fermi e attoniti a veder peggiorare le
cose.
Ci sono iniziative concrete che vogliono lottare contro le discriminazioni e
permettere alle donne romnì di offrire le proprie competenze senza essere a
priori respinte.
Fra queste, vorrei segnalarvi il corso di sartoria romanì, o di romanì fashion,
come le ragazze hanno proposto, che da circa due anni si sta tenendo a Milano.
E' difficile riuscire a trasmettere con poche parole la vivacità e la bellezza
interiore di queste persone che si impegnano con generosità e fiducia, molta ma
molta di più di quanto si possa immaginare...
Tutto questo per chiedere a chi ha possibilità di:
- offrire commesse di lavoro (perché, ad esempio, non commissionare loro una
borsa, un copriletto o una tovaglia ecc. in patchwork ecc.) o anche solo di
- offrire stoffe e tessuti in buone condizioni da riutilizzare
Potete
- scrivere alla mail dell'Opera Nomadi di Milano (operanomadimilano@tiscali.it)
o
- telefonare al Presidente (Maurizio Pagani: 3393684212) e/o
- andare a trovare queste giovani donne il martedì e il giovedì mattina nel
laboratorio (in via De Roberto a Milano, zona Quarto Oggiaro) o al campo in cui vivono (principalmente a
Baranzate)
Insieme a due ospiti affrontiamo due temi comunicanti: con Monica Rossi,
antropologa sociale, discutiamo della possibilità di inserimento lavorativo per
un Rom. Con Ermelinda Coccia, giovane regista, parliamo del documentario Me
Sem Rom e dell'idea di voler raccontare come lavoro una realtà ai limiti della
società.
L'inclusione dei Rom nella società potrebbe aumentare il PIL dell'11%
Bratislava, 27 ottobre (TASR) - Secondo lo studio "Perdite per l'esclusione
dei Rom", l'integrazione sociale dei Rom arricchirebbe la Slovacchia di oltre
l'11% del PIL nazionale, dicono gli autori Anton
Marcincin e Lubica Marcininova.
Secondo gli autori, non sarebbe il risultato del risparmio dei benefici
sociali, quanto un impiego della forza lavoro impiegata, che incrementerebbe il
PIL. Lo studio ipotizza che nel 2030 il10% della popolazione slovacca sarà
Rom, col 16% della popolazione in età lavorativa o scolastica.
"Se continuiamo ad ignorare i Rom - i loro problemi e sottosviluppo - e non
capiremo che tutte le nostre regioni sono del tutto dipendenti dalla forza
lavoro locale e dal suo impiego, lavoro, consumo - in molti casi anche dei Rom,
un giorno ne sconteremo le conseguenze," ha detto Marcinin.
Ha spiegato che la curva demografica dei Rom è differente da quella della
popolazione non-Rom, puntualizzando che se non useremo il loro talento e
capacità lavorative, la Slovacchia potrebbe risvegliarsi nel 2020 scoprendo che
in alcune regioni della Slovacchia orientale la maggioranza dei Rom è ancora
disoccupata. "E non c'è nessun modo di investire lì, perché non c'è niente o
nessuno su cui investire," ha aggiunto.
Secondo le stime attuali, almeno 430.000 Rom vivono oggi in Slovacchia
(popolazione 5,4 milioni), di cui i due terzi sono in età produttiva. Tra i
bambini in età scolare, un settimo appartiene alla minoranza rom. "Gran parte
della popolazione rom dipende dal sistema sociale. La cattiva istruzione e il
colore differente della pelle sono tra le ragione dei tassi bassissimi di
impiego tra i Rom (secondo le stime soltanto il 10% in età produttiva sta
lavorando)," elenca lo studio, aggiungendo che la povertà viene trasferita di
generazione in generazione.
Di Fabrizio (del 12/11/2009 @ 09:11:13, in lavoro, visitato 1475 volte)
La Repubblica Genova.it Hanno tra i 23 e i 50 anni, e provengono da Molassana e Bolzaneto: "Vorremmo
creare una cooperativa". Boom di iscrizioni al corso della Provincia: "Così
cambiamo il nostro futuro"
di Domenica Canchano
Al corso professionale di sartoria aderiscono tredici donne di etnia rom e sinti.
Hanno tra i 23 e i 50 anni, provengono dai campi nomadi di via Adamoli a
Molassana, dove risiedono i rom di origine bosniaca, e di via Nostra Signora
della Guardia a Bolzaneto, dove i nomadi sono sinti, italiani, di origine
piemontese. Il corso è promosso dalla sezione genovese dall'Opera Nomadi in
collaborazione con la Provincia. L'appuntamento è presso la sede del Cna. Le
presentazioni sembrano un momento liberatorio: «Io mi chiamo Margherita», dice
una. «Mezza storta, mezza dritta», aggiunge con tono scherzoso la nipote Silvia,
di 26 anni. L'insegnante la riprende, scatenando l'ilarità dei presenti: «Eh no,
quando si ha una forbice in mano bisogna andare sempre dritta». Silvia racconta:
«Noi siamo italiani di origine piemontese che abitiamo in un campo. Anche per
noi è difficile trovare lavoro. Questo progetto ci offre l'opportunità di
specializzarci in un mestiere. Ho una bambina di sei anni e solo mio marito
lavora. Mia zia fa i panini per la nostra comunità nel campo di Bolzanet».
Zekija invece è una donna di 52 anni che proviene dalla Bosnia. E' in Italia da
18 anni, e a Genova sono nati i suoi figli. «La più piccola dei miei sei figli
ha 17 anni e fra poco potrà chiedere la cittadinanza italiana. Anche se ho molti
dubbi sui tempi di consegna. Due anni fa ho fatto domanda per ottenere la carta
di soggiorno e ad oggi non ho avuto risposta».
Fino a poco tempo fa lavorava come bidella, oggi si ritrova ad imparare un nuovo
mestiere per diventare economicamente indipendente. Quasi tutte stentano a
trovare un impiego e sebbene abbiano altre, Genova è la loro casa: i loro figli
e i loro nipoti sono i nuovi genovesi. Salmira, per esempio, ha 23 anni ed è
arrivata dalla Bosnia quando era appena una neonata. «Per la precisione avevo
poche settimane. Dico sempre che sono bosniaca, ma in realtà tutta la mia vita
l'ho vissuta qui». Serena Camedda dell'Opera Nomadi spiega: «Chi frequenta il
corso è perché intende proporsi al mondo del lavoro con una base di conoscenza
reale della sartoria. La speranza è quello di riuscire ad aprire una cooperativa
dove le donne possano svolgere questo lavoro. Sarebbe un ulteriore passaggio
all'autonomia». Quello che è certo è che alla fine del corso, previsto per la
prossima settimana, le "nuove" sarte otterranno un attestato di frequenza. «In
questi cinque mesi ho imparato a fare la gonna - racconta con un filo di
orgoglio Semsa, 42 anni - . Pulivo le scale dei palazzi, l'idea di fare la sarta
non mi dispiace. Anzi non vedo l'ora che le italiane indossino le mie gonne. La
gente onesta esiste, ed è anche fra di noi».
Di Fabrizio (del 12/03/2010 @ 09:49:52, in lavoro, visitato 1589 volte)
Sono iniziate questa mattina, negli insediamenti di via Candoni e via di
Salone, le preselezioni tra i residenti di cinque campi nomadi autorizzati della
capitale per svolgere dei tirocini formativi nel settore del decoro urbano.
Attualmente sono 105 i posti a disposizione dei rom della capitale, 80 nelle
cooperative che operano alle dipendenze del Servizio Giardini nel decoro urbano
e 25 all'Ama nei servizi di recupero di materiali ed elettrodomestici
abbandonati. Quattro mesi di apprendistato, retribuito 450 euro al mese grazie
ad uno stanziamento di 500mila euro messo a disposizione dal Comune di Roma,
potrebbero aprire ai nomadi selezionati le porte del mondo del lavoro.
L'iniziativa fa parte del programma Retis, voluto dall'assessorato alle
Politiche sociali del Comune di Roma per favorire l'integrazione sociale dei rom
attraverso il lavoro. La prossima settimana le preselezioni proseguiranno:
lunedì al Roman River, mercoledì al campo di via dei Gordiani e venerdì in
quello di via Pontina. Dopo una prima selezione, che privilegerà i più giovani e
coloro che hanno già svolto esperienze lavorative, i rom svolgeranno dei
colloqui individuali per delineare assieme ad un tutor un profilo personale che
evidenzi le proprie competenze. (omniroma.it)
Di Fabrizio (del 17/03/2010 @ 09:23:27, in lavoro, visitato 1506 volte)
VERGOGNA!
Nella città delle bombe, I BRAVI RAGAZZI ROM DIVENTANO … INGOMBRANTI
E’ l’esperienza di imprenditoria Economica, Ambientale e Sociale più
significativa di Reggio Calabria e probabilmente dell’intero sud.
Un fiore all’occhiello – come in tanti si sono sempre affrettati sempre a dire
nei convegni o di fronte alle telecamere locali e nazionali –
Hanno deciso di ucciderla, cancellarla. Con un atto di sfrontato, calcolato
cinismo.
La cooperativa Rom 1995 la conoscono e l’apprezzano tutti.
Dal 1999 – epoca lontana della giunta Falcomatà – ha gestito in città il
servizio di raccolta dei rifiuti ingombranti e beni durevoli. Lo ha fatto anche
nell’era Scopelliti.
Rappresenta un piccolo, grande miracolo; un mix riuscito di efficienza,
professionalità, disponibilità, solidarietà.
E’ un esempio raro ,soprattutto a queste latitudini, di integrazione umana e
sociale dimostrato dal fatto che per servizio di raccolta degli ingombranti sono
regolarmente impiegati dieci ragazzi Rom. Nomadi, zingari, insomma.
Hanno vinto e hanno fatto vincere una scommessa difficile. Contro ogni
scetticismo. Roba da non crederci -
Ora avranno un premio: saranno giocoforza licenziati. Ricacciati nel ghetto e
nella strada. Dove però loro, persone capaci e responsabili, non intendono
andare.
La cooperativa ROM 1995 è un frutto di Legalità, ama la Legalità. Gestisce un
bene confiscato alla ‘ndrangheta che con un duro e paziente lavoro è stato
ristrutturato. Ora la Legalità è tradita e ferita.
La cooperativa Rom è amica dell’Ambiente. Gestisce un servizio di alto valore
ecologico. Incalcolabile il numero di rifiuti ingombranti (dai vecchi televisori
ai frigoriferi, dai materassi alle scaffalature) strappati alle fiumare e ai
cassonetti in questi oltre dieci anni di lavoro.
La cooperativa ROM 1995 è evidentemente un lusso per la nostra città,
un’anomalia. Non è incline alle mediazioni di basso profilo. Perciò si è deciso
di spazzarla via?
Se motivi ragionevoli non ce ne sono,le ragioni vanno cercate, come spesso
accade, dietro le quinte.
I fatti sono quelli raccontati dai responsabili della stessa cooperativa in
conferenza stampa. Incontestabili. Leggere per capire.
Dopo il bando per la gestione del servizio di raccolta differenziata, il gioco
passa in mano alla Leonia. Per la cooperativa Rom 1995 non c’è posto. Il bando
prevederebbe la possibilità di subappaltare, ma si scopre a giochi fatti, che la
Leonia (Società a maggioranza del Comune) aveva dichiarato di non volersi
avvalere di questa possibilità. Scopelliti e la sua Amministrazione avevano
rassicurato: state tranquilli, vi sarà la continuità del vostro prezioso
servizio, sarà prevista una nuova convenzione con voi. Tutte bugie. La
possibilità di affidamento alla cooperativa nel bando non ci sarà. Non la si è
voluta inserire (l’Amministrazione avrebbe potuto disporre preventivamente in
tal senso) né è stata prevista la gestione diretta del servizio da parte dello
stesso Comune. Un motivo ci sarà.
Quello che è accaduto è un fatto gravissimo e vergognoso. Una vera ingiustizia
che ci tocca direttamente, tocca direttamente tutta la città e non solo-
DOBBIAMO MOBILITARCI, FARE QUALCOSA
Chiediamo una soluzione immediata e convincente affinché il servizio di raccolta
di rifiuti ingombranti e di gestione della ricicleria che sta per essere aperta
sia affidato, come per il passato, alla cooperativa Rom 1995.
Se c’è la volontà questo è ancora possibile. Deve essere possibile.
O forse i ROM che gestiscono un bene confiscato danno un cattivo esempio. E’
un’onta, un fatto insopportabile da restituire alla “normalità”.
Dobbiamo decidere cosa fare e da che parte stare. Per questi motivi chiediamo a
tutti di aderire al nostro appello.
Legambiente sta dalla parte dei ragazzi della Cooperativa ROM 1995. E voi?
SCHIERIAMOCI.
ANCHE NOI SCEGLIAMO ALMENO PER UNA VOLTA DI DIVENTARE INGOMBRANTI!
Di Fabrizio (del 19/03/2010 @ 09:00:34, in lavoro, visitato 1682 volte)
Sono seriamente indeciso: un caso di ignoranza o di
malafede? Lavoravano (con tutto ciò che comporta per una popolazione che
storicamente ha avuto difficoltà nell'accesso al mercato del lavoro), spesso
pagati in ritardo, anche di mesi e mesi. Avevano la pretesa di essere pagati per
il loro lavoro! Ed osano lamentarsi per essere stati lasciati a casa (se di casa
si può parlare...)
Il GiornaleOra i rom si lamentano perché il Comune non li vuole pagare
più di Redazione
Quando ha dovuto affrontare l’emergenza rom, l’assessore alle Politiche sociali
del Comune si è messa le mani nei capelli. «Era fuori controllo. Noi abbiamo
preso in gestione una situazione abbandonata a se stessa», racconta
Mariolina Moioli. Era il 2006 e l’amministrazione aveva da anni una convenzione
con l’Opera Nomadi per gli interventi di mediazione culturale nelle scuole
elementari da 100mila euro. Più un secondo contratto di 125mila euro annui con
la cooperativa sociale di romeni Romano Drom, fondata dal segretario dell’Opera
Nomadi, Giorgio Bezzecchi. Ma poco dopo il suo arrivo la Moioli ha deciso di
rescindere i contratti: «All’inizio ho lasciato fare, poi ho verificato e le
cose non corrispondevano. Vedevo che non c’era un’equa distribuzione dei bimbi
rom: una scuola ne aveva 5 e un’altra ne aveva 50. Abbiamo cambiato sistema e i
presidi sociali ho pensato di farli nei campi». E da quando ci sono loro,
assicura l’assessore, il numero dei rom che vanno a scuola è aumentato di molto.
L’Opera Nomadi come spiega il vicepresidente Maurizio Pagani «è una onlus, senza
fini di lucro. Non percepiamo uno stipendio, e ora i soldi sono sempre meno. Il
nostro bilancio è di 30mila euro». Giura Pagani che chi lavora per
l’associazione è volontario e l’obiettivo è solo quello di promuovere attività
di mediazione culturale e sociale per il riconoscimento delle comunità rom e
sinti. Ma come ammette lo stesso Pagani, le mediatrici che hanno lavorato fino
al 2007 con il Comune percepivano uno stipendio: «Dieci euro netti all’ora, con
un contratto cocopro che veniva rinnovato di anno in anno».
Di Fabrizio (del 15/04/2010 @ 09:22:20, in lavoro, visitato 1608 volte)
Ricevo da Maurizio Pagani
Fare di una tradizione famigliare
un lavoro: è la Sartoria Romanì, un progetto tutto al femminile che offre una
via creativa all’integrazione di un gruppo di donne rom.
Il laboratorio, avviato tre anni fa dall’Opera Nomadi, oggi ha anche il
sostegno della Fondazione Ismu.
Coinvolge una quindicina di donne dei campi alla periferia di Milano: si inizia
con un corso per imparare i segreti di ago e forbici, quindi si avvia la
produzione dei pezzi più semplici, come grembiuli e tessili per la casa. Ma oggi
le più brave confezionano anche borse e abiti, che rivendono in fiere e negozi.
Quale miglior tentativo di inserimento sociale in quella che, per eccellenza, è
considerata la Città della Moda?!
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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