Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 01/09/2013 @ 09:03:20, in blog, visitato 1557 volte)
Se ve lo siete perso o se siete troppo lontani da Milano per richiederlo (la
distribuzione è un po' così) ora potete scaricarlo
QUI.
Edizione con testo e note riveduti e aggiornati, una rassegna fotografica
inedita e un epilogo sugli ultimi due anni.
Copyright Fabrizio Casavola (Attribuzione Creative Commons 2.0)
Edizione seconda edizione Pubblicato 3 agosto 2013
Lingua Italiano Pagine 99 Formato
del file PDF Dimensioni del file 6.75 MB
Prezzo 4,00 euro
Altre info:
Di Fabrizio (del 02/09/2013 @ 09:05:20, in casa, visitato 1406 volte)
Associazione 21 luglio 29 agosto 2013 (in foto: Dragan Trajlovic)
In una lettera inviata al sindaco di Roma Ignazio Marino, la comunità rom
insediata dallo scorso giugno in via Salviati, nella periferia est della
Capitale, chiede di non essere più costretta a vivere nei "campi" e di iniziare
nuovi percorsi condivisi di inclusione sociale. Per l'Associazione 21 luglio,
l'appello rappresenta la possibilità, per Roma, di mettere in atto quelle nuove
politiche di integrazione previste dalla "Strategia Nazionale di Inclusione dei
Rom, Sinti e Camminanti", adottata dall'Italia nel 2012.
"Caro sindaco, siamo e ci sentiamo cittadini di questa città, dove viviamo da
trent'anni - si legge in uno dei passaggi chiave della lettera, che porta la
firma di Sandor Dragan Trajlovic, portavoce della comunità -. Siamo orgogliosi
di essere cittadini italiani e cittadini d'Europa. Siamo cittadini rom che
credono nell'inclusione e che sognano di poter avere piena cittadinanza in
questa bella città. Per questo le chiediamo di ascoltare il nostro desiderio di
essere cittadini come gli altri, senza discriminazione e senza ghettizzazione".
(Guarda
il video su YOUTUBE)
Lo scorso giugno i 152 rom che attualmente si trovano nell'insediamento
informale di via Salviati sono fuggiti dal "villaggio attrezzato" di Castel
Romano, dove vivevano dal 2010, in seguito a ripetuti episodi di violenza da
parte di altri abitanti del "campo".
"Vivere nel campo ci fa sentire come all'interno di un ghetto, riservato a 1300
rom - scrive al sindaco la comunità -. Sì, il campo di Castel Romano è
effettivamente un ghetto, isolato dalla città, insicuro, recintato, chiuso, dove
non esiste alcuna possibilità di inclusione sociale. Abbiamo paura per noi e per
i nostri figli, perché vivere a Castel Romano significa vivere nella sofferenza
e rinunciare al futuro. Dopo trent'anni non ce la facciamo più a vivere nei
ghetti. Costringerci a farlo rappresenta per noi un atto di discriminazione".
In seguito a un'ordinanza del sindaco, il 12 agosto scorso le forze dell'ordine
avrebbero dovuto sgomberare l'insediamento di via Salviati. Lo sgombero,
tuttavia, è stato sospeso e rimandato di alcuni giorni.
La comunità rom, ad oggi, vive nella costante tensione per un imminente
sgombero
e per il rischio di essere trasferita nuovamente a Castel Romano. Consapevole
della necessità di non poter e non voler restare nell'attuale insediamento di
via Salviati, la comunità lancia quindi un appello al sindaco per iniziare una
nuova stagione di dialogo e un percorso all'insegna dell'inclusione.
"La mia comunità è disponibile a rimboccarsi le maniche e ad assumersi delle
responsabilità per intraprendere un percorso che non ci porti più a vivere nei
campi e nel degrado, per essere inclusi, per integrare i nostri figli, per avere
un futuro migliore. Ci chiamano nomadi ma non è quello che siamo e ci
sentiamo", prosegue la lettera.
"Questo appello rappresenta la possibilità di trasformare il "problema dei rom
di via Salviati" in una opportunità storica per sperimentare
percorsi virtuosi
di inclusione sociale così come previsto e richiesto dalla Strategia
Nazionale di Inclusione di Rom, Sinti e Camminanti", afferma
l'Associazione 21 luglio.
La politica dei "campi", alimentata dalla passata Amministrazione con il Piano
Nomadi, non ha prodotto che segregazione abitativa e concentrazione su base
etnica. "È il momento che anche a Roma, come già avviene in altre città
italiane, ai rom vengano offerte soluzioni diverse da quelle dei "campi"".
"Passare dalla ghettizzazione all'inclusione sociale: è questa la grande
occasione che Roma ha davanti a sé per dimostrarsi Capitale europea attenta ai
diritti umani e ai bisogni delle categorie più svantaggiate", conclude
l'Associazione.
SCARICA la lettera al sindaco Marino
Sinti in viaggio per il diritto e la cultura Pubblicato da Claudio
Gennari a 09:50 -
27 agosto 2013 Gazzettadimodena.it
Il bilancio dopo i primi mesi da ministro dell'integrazione. "Non solo Ius Soli,
in questi 100 giorni ho preparato importanti progetti per i giovani, il dialogo
tra religioni e i diritti" strategia nazionale d'inclusione dei Rom, Sinti e
Camminanti.
di Andrea Marini
Fino all'anno scorso c'era anche lei tra le decine di volontari quotidianamente
impegnati nei turni tra gli stand, i ristoranti, o a distribuire materiale a
Ponte Alto. Ecco quindi che quella di oggi per Cecile Kyenge, ministro modenese
dell'Immigrazione nel governo Letta, sarà una serata speciale. Sarà lei infatti
a tagliare il nastro della festa provinciale del Pd. Una festa che cade a
ridosso della scadenza dei primi 100 giorni di vita del govern o delle larghe
intese, in cui il suo nome è stato citato un numero di volte probabilmente
minore soltanto a quello di Letta, per via della sua battaglia per favorire
l'integrazione degli stranieri e per lo Ius Soli .
Ministro, bentornata a Modena. Con quale bilancio di questa sua esperienza?
"Sono molto soddisfatta. In questi 100 giorni sono riuscita a lavorare sull'idea
di un cambiamento culturale della società e su progetti ben specifici
dall'integrazione delle politiche migratorie, in senso molto ampio, e di
integrazione delle minoranze, tra le diversità. E in ultimo sulle politiche
giovanili e per le adozioni internazionali, settori per me nuovi ma in cui c'è
tanto da fare"
La cosa che l'ha resa più orgogliosa?
"È stata quella di aver posto con forza un tema che è diventato un punto
fondamentale nel Paese: la cittadinanza al di là della nazionalità. Una nuova
cittadinanza e una nuova convivenza, un nuovo modo di coesione sociale.
Evidenziare un punto fondamentale: ci sono diritti e doveri in tutti i settori.
Ponendo all'attenzione la questione delle seconde generazioni, fondamentale per
tutto il territorio".
Le è stato utile il bagaglio di esperienza accumulato sui temi come immigrazione
e integrazione qui a Modena, da sempre avanti su questo settore?
"Direi che l'esperienza, il bagaglio che mi sono portata dietro è importante e
aiuta a concretizzare alcuni progetti del ministero. Soprattutto sul fronte
dell'integrazione, quanto fatto a Modena mi risulta utile; così come è utile
confrontarlo con il cammino e i percorsi di altre realtà italiane. Su Modena è
stato importante il progetto di formazione, sensibilizzazione approccio
multiculturale, il settore sanitario, così come la preparazione degli operatori
della scuola, ma anche per gli studenti, i giovani. Questo percorso locale e
regionale mi aiuta, sono molto fiera di portare avanti le buone pratiche di
questo territorio".
E la cosa che più l'ha ferita in questi 100 giorni?
"Occorre distinguere tra i due piani: personale e istituzionale. Sul piano
personale ho sempre tenuto a non farmi trascinare e toccare da offese e
provocazioni alla mia persona. Cerco di far capire che serve un cambiamento
culturale che riguarda tutta la società non ci si deve riferire a una sola
persona. Ma tutti insieme si deve lottare per combattere razzismo, xenofobia e
altre discriminazioni. Ecco quindi che sul piano istituzionale, al di là della
mia persona, sto lavorando per far sì che chi riveste una carica istituzionale
sia protetta e rispettata, proprio per il ruolo istituzionale che riveste e
perché abbia gli strumenti per fare bene il suo lavoro".
Cosa le è mancato in più in questi mesi della vita normale. Nel rapporto con la
famiglia, le figlie.
"Sicuramente l'autonomia, la semplice quotidianità. Quanto alla famiglia sono
fiera del supporto molto forte che mi sta dando. Noi siamo sempre stati molto
insieme, ora hanno capito che è un po' più difficile, sono spesso lontano, ma mi
stanno agevolando molto.
Le manca il lavoro da oculista a Modena?
"Soprattutto il contatto con i miei pazienti, perché andava oltre la
professione. Si diventava un po' i confidenti. Sento la mancanza di questo
contatto umano. Anzi approfitto della Gazzetta per mandare un caro saluto a
tutti i miei pazienti e far presente loro che pur essendo nel ministero li penso
spesso e me li ricordo uno a uno".
In questi mesi del suo lavoro si è parlato praticamente solo di Ius soli, ma lei
fa anche altre cose. Ad esempio?
"La prima cosa che affronteremo a settembre sarà il rilancio del servizio
civile nazionale Uscirà un bando nazionale per il quale abbiamo trovato i fondi
per 92 milioni per impegnare 15mila 500 giovani, 14mila 500 per un servizio nel
sociale e partecipare a progetti di coop sociali, 850 per progetti di
cooperazione internazionale. Poi un'altra quota, circa 300, per l'assistenza ad
invalidi civili o non vedenti o ciechi civili, di questo progetto sono
orgogliosa. Dopo un anno e passa di immobilismo si è ripreso a lavorare in
questo settore con un segnale del Senato, che ha approvato un ulteriore milione
per il servizio civile".
Si occupa anche di politiche giovanili. Come vede la situazione dei giovani in
Italia.
"È inutile nascondere il momento difficile. Posso assicurare, come ha più volte
ribadito il presidente Letta, che loro sono tra le priorità del governo. Sono
tanti i progetti interministeriali. Ad esempio stiamo per lanciare la creazione
di un Fondo rotatorio per concedere mutui a giovani coppie e single con figli.
Con apertura anche per i lavoratori atipici. Ad oggi lo stanziamento è di 50
milioni ma potrà salire a 110 entro il 2015. Il tutto in concerto con il
ministro Lupi e la collaborazione dell'Abi. In pratica lo Stato sarà Garante dei
mutui di giovani coppie e single con figli, anticipando anche le somme che
giovani e single si impegneranno poi a restituire ".
E che altro?
"Daremo un'occasione di lavoro a tanti giovani neolaureati che impegneremo
assumendoli per lavorare al piano straordinario per l'informatizzazione e
digitalizzazione del patrimonio artistico nazionale".
È vero che il decreto del fare ha snellito le procedure per ottenere la
cittadinanza?
"Questa norma riguarda prima di tutto il fatto di mettere i diritti al centro
dell'attenzione. I giovani stranieri, in possesso dei requisiti, al compimento
del 17 esimo anno e 6 mesi di età riceveranno una lettera che li informa di
questa possibilità Per avere la cittadinanza non basterà presentare solo la
residenza, ma si potrà testimoniare il proprio percorso all'interno del paese si
potrà con i certificati scolastici e poi c'è l'obbligo agli enti locali di usare
gli strumenti informatici per velocizzare le procedure".
E sul fronte delle religioni e della discriminazione?
"Abbiamo avviato un percorso per il piano triennale contro la discriminazione
razziale a settembre terremo un incontro con le Associazioni e i ministeri
interessati, le Regioni, gli enti locali e le associazioni sindacali e dei
datori di lavoro. Inoltre con il supporto dell'Unar – Ufficio Nazionale
antidiscriminazione razziale, sono in fase di monitoraggio l'avvio dei tavoli
regionali e locali per l'attuazione della strategia nazionale d'inclusione dei
Rom, Sinti e Camminanti. Ma lavoriamo anche sull'inclusione delle diverse
religioni con iniziative congiunte in tema d'integrazione tramite il dialogo
interreligioso. E ci saranno tavoli europeo e incontri all'Onu, a New York".
Uno dei problemi, anche a Modena, è la gestione dei tanti minori stranieri non
accompagnati che giungono nelle varie città.
"È la nuova emergenza, noi siamo mobilitati anche per supportare il lavoro degli
enti locali, anche dal punto di vista economico e ricordo anche il lavoro che
stiamo facendo sul fronte delle adozioni internazionali".
Questo governo durerà per riuscire a fare tutte queste cose?
"Mi auguro di sì. Io fino a quando saremo in carica lavorerò su tutti questi
progetti".
Di Fabrizio (del 04/09/2013 @ 09:04:06, in sport, visitato 1836 volte)
Segnalazione di Paolo Teruzzi
E' lo sponsor sulla nuova maglia
Calcio, il presidente del Monza con la bozza della maglia con la scritta
"Stop racism" (Foto by RADAELLI)
Il cittadino MONZA BRIANZA
Monza - "Stop racism". Non ci sarà uno sponsor commerciale
sulla maglia del Monza per la stagione 2013-2014, ma un messaggio importante:
"Stop al razzismo". Lo ha annunciato il presidente Anthony Armstrong-Emery
lunedì in municipio in occasione della presentazione di "Playing for Children",
in programma mercoledì 4 settembre allo stadio Brianteo alle 20.30.
In programma la presentazione della squadra di mister Asta e di tutte le
giovanili, la partita tra la Nazionale Piloti e i Giornalisti Sky (che
trasmetterà l'evento) per il centenario dell'Ac Monza Brianza. Il presidente ha
acquistato i biglietti di entrambe le curve per l'intero evento, per regalarli
ai tifosi e trasformare la partita in una festa dello sport. Il ricavato
sostiene il Comitato Maria Letizia Verga Onlus e l'Associazione Dynamo Camp per
il progetto Radio Dynamo in aiuto ai bambini ricoverati in ospedale.
Il presidente ha già chiamato più volte a raccolta i monzesi dalla sua pagina
facebook.
VIDEO
Di Fabrizio (del 05/09/2013 @ 09:03:21, in scuola, visitato 1419 volte)
Slovacchia, rapporto di Amnesty International sui diritti violati degli alunni
rom (CS104 - 04/09/2013)
In Slovacchia, migliaia di alunne e alunni rom stanno iniziando un altro anno
scolastico in classi e scuole separate e la continua mancanza d'azione da parte
del governo contro la segregazione di migliaia di bambini è un vergognoso e
illegale affronto nei confronti della società.
È quanto ha dichiarato oggi Amnesty International, presentando il rapporto
"Promesse non mantenute: la segregazione degli alunni rom continua", nel quale
denuncia la continua e neanche riconosciuta assenza di iniziative per eliminare
la duratura discriminazione dei rom nel sistema scolastico.
"È giunto davvero il momento che le autorità slovacche pongano fine alla prassi
discriminatoria della segregazione nel campo dell'istruzione e riconoscano che
hanno la responsabilità di garantire che tutti i bambini e le bambine abbiano
uguale accesso a un'istruzione di qualità" - ha dichiarato Jezerca Tigani,
vicedirettrice del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International.
Secondo una ricerca del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, circa il
43 per cento dei rom iscritti alle scuole ordinarie è stato posto in classi
etnicamente segregate. In assenza di una riforma complessiva del sistema, il
governo slovacco sta tollerando una discriminazione illegale basata sull'etnia
nel campo dell'istruzione.
Il 30 ottobre 2012 il tribunale regionale di Presov, nella Slovacchia orientale,
aveva dato alla comunità rom un segnale di speranza, stabilendo che
l'inserimento di alunni rom in classi separate di una scuola elementare del
villaggio di Sharishské Micha'any violava l'Atto antidiscriminazione ed era
contrario alla dignità umana. Il tribunale aveva ordinato alla scuola di
modificare la prassi per l'inizio dell'anno scolastico 2013-14.
Questo caso ha messo in evidenza quanto le singole scuole e le autorità locali
non siano consapevoli di cosa costituisca discriminazione e segregazione. Ha
inoltre posto in luce la mancanza di fondi aggiuntivi per garantire
un'istruzione uguale e inclusiva a beneficio dell'intera popolazione scolastica.
"Le autorità nazionali devono assistere la scuola di Sharishské Micha'any con
direttive chiare e coi fondi extra, necessari per rispettare la sentenza. In
questo modo, incoraggeranno altre scuole a spezzare il circolo della
segregazione per motivi etnici e invieranno al resto della società il segnale
che la segregazione etnica non sarà tollerata" - ha commentato Tigani. "Spetta
al governo slovacco dare attuazione al diritto di accedere all'istruzione senza
discriminazione, attraverso una riforma complessiva e forme di assistenza mirata
all'interno del sistema educativo".
La diffusa e continua segregazione dei bambini e delle bambine rom nelle scuole
della Slovacchia ha implicazioni più ampie, poiché mediante essa le autorità
slovacche stanno anche violando il diritto internazionale dei diritti umani e la
legislazione antidiscriminazione dell'Unione europea. La Commissione europea ha
la responsabilità, l'obbligo e gli strumenti per assicurare che gli stati membri
rispettino le norme dell'Unione europea, anche attraverso procedure
d'infrazione.
"E' ora che la Commissione europea assuma una posizione più incisiva e agisca
direttamente verso quei paesi, come la Slovacchia, i cui governi non fermano una
segregazione diffusa e sistematica che non ha alcun posto nell'Europa del XXI
secolo e che contraddice completamente le leggi dell'Unione europea e i principi
del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali su cui l'Unione
europea è orgogliosa di essere stata fondata" - ha concluso Tigani.
Approfondisci la campagna per i diritti dei rom in Europa
FINE DEL COMUNICATO Roma, 4 settembre 2013
Per interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail
press@amnesty.it
Di Fabrizio (del 06/09/2013 @ 09:04:45, in Regole, visitato 1680 volte)
Metodologia della formazione "Pretend Your Rights!" - Popica Onlus -
Metropoliz
Pubblicato in data 03/set/2013
Di Sucar Drom (del 07/09/2013 @ 09:05:21, in blog, visitato 1747 volte)
Domenica 15 settembre, ore 11.30 Libreria Popolare via Tadino 18, MILANO
Rebecca è una
ragazza rom. E' anche un mondo: dalla Romania ha girato l'Europa e il Sud
America, ha scritto, dipinge, studia al liceo artistico, è stata testimone di
infiniti sgomberi, violenze esplicite o meno. Ha ricevuto il premio UNICEF. E ancora: studia il violino e cerca di vivere come una ragazza della sua età.
Così, tornati dalle ferie, riprendiamo LE CONVERSAZIONI IN LIBRERIA. Una domenica mattina alle 11.30, in un
angolo fresco e amichevole. Ci sarà anche un'esposizione dei dipinti di Rebecca,
e si terminerà con un rinfresco offerto dalla libreria a tutti i partecipanti.
Verrà presentato l'ultimo libro di Rebecca Covaciu:
"L'arcobaleno di Rebecca - Taccuino di viaggio di una ragazza Rom" UR
Editore - 2012 – pp. 168 - euro 11,70 con l'autrice, intervistata
da voi e da Fabrizio Casavola, per la redazione di MAHALLA.
Vi aspettiamo in tanti!
Di Sucar Drom (del 09/09/2013 @ 09:07:38, in casa, visitato 1331 volte)
21luglio.org (6 settembre 2013) Foto: Gazzetta di Parma
La decisione del Comune di Parma di riqualificare il "campo nomadi" di via del
Cornocchio potrebbe indicare il reiterarsi di politiche discriminatorie e
ghettizzanti nei confronti delle comunità rom e sinte. Lo scrivono Associazione
21 luglio e Sucar Drom in una lettera di preoccupazione congiunta inviata al
sindaco di Parma Federico Pizzarotti.
La lettera si riferisce alla decisione del comune emiliano, annunciata con un
comunicato stampa dello scorso 19 agosto, di "elaborare un progetto di
riqualificazione del "campo" di via del Cornocchio, in linea con la nuova Legge
Regionale su Sinti e Rom".
Il progetto, in particolare, prevede di "recintare e mettere in sicurezza la
zona del "campo", la predisposizione di un'area di sosta di dimensioni più
limitate, il ripristino della palazzina operatori e la manutenzione del
"dormitorio di emergenza" invernale", si legge nel comunicato del Comune di
Parma.
Pur esprimendo apprezzamento per ogni azione pubblica volta a migliorare le
condizioni igienico sanitarie delle comunità rom e sinte presenti negli
insediamenti formali e informali del nostro Paese, Associazione 21 luglio e
Sucar Drom definiscono "antistoriche, antieconomiche e discriminatorie quelle
politiche abitative rivolte alle comunità rom basate in maniera quasi esclusiva
sulla costruzione di "campi nomadi" e "aree di sosta", che hanno come esito una
situazione di ghettizzazione di fatto".
Negli ultimi trent'anni le politiche locali italiane rivolte alle comunità rom
e sinte si sono basate sulla convinzione che queste siano "nomadi" e quindi
culturalmente inadatte a condurre una vita all'interno di abitazioni
convenzionali.
La
Strategia Nazionale d'Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti, adottata dal
Governo italiano nel 2012, afferma tuttavia che nel nostro Paese "la politica
amministrativa dei "campi nomadi" ha alimentato negli anni il disagio abitativo
fino a divenire di conseguenza essa stessa presupposto e causa della marginalità
spaziale e dell'esclusione sociale per coloro che subiscono una simile modalità
abitativa"
"Le nostre organizzazioni - si legge nella lettera indirizzata al sindaco
Pizzarotti da Associazione 21 luglio e Sucar Drom - condannano la scelta di
qualsiasi Amministrazione locale di continuare a investire sulla "campizzazione"
su base etnica di comunità rom stanziali ed esprimono la preoccupazione che la
riqualificazione del nuovo "campo nomadi" di via del Cornocchio, che sembra
basarsi su una nuova Legge Regionale a tutt'oggi non ancora presentata in
Regione, possa rappresentare l'ennesimo sperpero di denaro pubblico che si
tradurrà, nella migliore delle ipotesi, nell'abbellimento temporaneo di un
ghetto".
Il villaggio rom lungo il fiume Crati
Il quotidiano della Calabria
Lettera dei rom ai cosentini dopo i raid punitivi su cui indaga la procura
Botte, insulti e addirittura un'incursione in auto con un uomo investito: dopo
l'escalation di violenza in città è stata aperta un'inchiesta affidata alla
polizia. Ma intanto gli abitanti del villaggio sulla riva del fiume Crati
scrivono alla città: "Vi è mai successo di essere massacrati di botte mentre
andate al supermercato?"
COSENZA - "Vi è mai successo di essere massacrati di botte mentre andate al
supermercato a comprare il pane per i vostri figli? Siete mai stati accusati di
una cosa che non avete fatto? A noi tutto questo succede da ormai un mese". La
comunità rom che vive nel villaggio di Vaglio Lise, alle porte di Cosenza, ha
deciso di rivolgersi alla città con una lettera aperta, dopo l'escalation di
violenza subita nei giorni scorsi. La procura, nei giorni scorsi, ha deciso di
fare luce sulla vicenda e ha affidato alla polizia un'indagine sui pestaggi.
"Ogni volta che usciamo dal villaggio per andare a fare la spesa, su via Popilia
veniamo aggrediti, picchiati, insultati da persone che dicono di volersi
vendicare per aver subito dei furti" scrivono ora i rom nella loro lettera che,
sottolineano, è rivolta a chi ce l'ha con loro, "più che al resto della
cittadinanza ed a quanti nel quartiere ci hanno sempre dato affetto e
ospitalità": "Chiediamo a questi giovani se secondo loro è giusto che a pagare
debbano essere padri di famiglia innocenti, uomini che si alzano all'alba ogni
giorno per andare a vendere aquiloni e collanine sulle spiagge. Ai giovani che
si aggirano intorno alle nostre baracche, armati di pistole, benzina e mazze da
baseball vorremmo chiedere se a loro sia mai capitato di essere picchiati,
perseguitati, incarcerati ingiustamente". E aggiungono: "Ogni giorno viviamo nel
terrore. E di notte non dormiamo, perché temiamo che qualcuno possa incendiare
le nostre baracche, far del male ai nostri bambini".
Raccontano anche che una settimana fa, mentre passava davanti ad una chiesa, un
abitante del campo rom, un uomo che vive a Cosenza da quasi dieci anni e mai si
è macchiato del minimo reato, è stato investito da una macchina. Dalla macchina
sono scesi due giovani che, invece di soccorrerlo, si sono accaniti su di lui a
colpi di mazze, spaccandogli la testa. "Alle istituzioni chiediamo sicurezza - è
l'appello dei rom -. Ai parenti ed agli amici di questi giovani che fanno le
ronde, chiediamo di parlare con loro, spiegare che l'uso della violenza è sempre
sbagliato, e che attaccare gli innocenti solo in base alle loro origini etniche,
è un crimine contro l'umanità".
Le indagini intanto proseguono e intenzione della Procura di Cosenza è dare un
nome agli aggressori. Impresa non tanto facile e per questo ci si avvarrà anche
della visione di alcuni video ripresi dalle telecamere di sicurezza posizionate
lungo le strade dove si sono materializzati alcuni dei pestaggi. Ritorna alla
ribalta, però, il problema dell'integrazione in città: nei giorni scorsi era
montata una protesta dei cittadini di Casali, che chiedono l'allontanamento
delle famiglie rom dal palazzetto dello sport, nel quale il Comune di Cosenza le
ha sistemate da quattordici mesi, dopo un incendio che distrusse molte baracche
a Vaglio Lise. Doveva essere un alloggio temporaneo, ma i rom sono ancora lì,
con la struttura sportiva (un tempo molto frequentata) diventata un grande
stanzone, che ospita quindici nuclei familiari. In teoria dovrebbero abbandonare
la struttura, in quanto l'emergenza è di fatto scaduta.
|